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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume ed il successivo coprono un unico periodo, che per la sua lunghezza abbiamo diviso in due: il periodo dell'ultimo Ministero Crispi, iniziato il 15 dicembre 1893 e conclusosi tragicamente ad Adua. Come data finale del presente volume è stato scelto il 31 marzo 1895.

I documenti pubblicati gettano luce sui tentativi fatti da Crispi per migliorare le relazioni con la Francia, quelle con la Santa Sede e per tutelare l'identità nazionale degli italiani dell'Impero austriaco. Si tratta tuttavia in massima parte di documenti già editi o già noti, grazie soprattutto ai volumi curati da Palamenghi-Crispi. E' invece nuova una lettera di Pisani Dossi, secondo il quale il vecchio statista manifesta ormai sintomi di decadenza intellettuale. Ma la figura di Crispi sta in secondo piano, mentre invece campeggia a tutto tondo quella di Blanc, ministro degli affari esteri.

Non mancano a Blanc le buone intenzioni: desidera sinceramente, come Crispi, l'intesa con la Francia; è consapevole del pericolo che per la pace costituisce la diplomazia dell'imperatore Guglielmo; molto spesso è d'accordo con Sonnino, che i documenti pubblicati a suo tempo da Benjamin F. Brown e Pietro Pastorelli confermano la mente più lucida della compagine governativa; si sforza di frenare alcune iniziative avventate di Crispi e di imprimere un tono di ragionevolezza al desiderio, che egli sente molto forte, di adeguare il nostro Paese alle tendenze imperialistiche diffuse fra le Potenze, con una politica di iniziativa dal Marocco alla Turchia, dalla Tripolitania al suo hinterland centroafricano e all'Etiopia.

Ma le buone intenzioni di Blanc sono soverchiate da alcuni difetti. Il primo consiste nel non vedere che la reticenza dell'Inghilterra ad imprimere in tempo di pace, senza che vi sia coinvolto un suo grave interesse, un carattere operativo agli accordi del 1887 è intrinseca alla diplomazia di quella Potenza, condizionata per di più dall'impegno preso con la Francia per Tunisi nel 1878. Anche i predecessori di Blanc -Crispi, Rudinì e Brin -hanno inseguito la stessa illusione di rendere operativi gli accordi del 1887. Ma egli va oltre perché attribuisce la reticenza inglese, con una sorta di vera e propria ossessione, ai presunti errori di Rudinì e di Brin (e, insieme a loro, di Malvano e di Depretis), troppo disposti, a suo giudizio, a fare verso Parigi e Pietroburgo delle avances che suscitano le diffidenze di Londra e contrastano con la politica di Robilant di cui egli si sente, insieme a Crispi, il continuatore. Un altro difetto di Blanc è l'intento di attribuire alla Triplice Alleanza un carattere attivo, più di quanto Berlino e Vienna non siano disposte a concedere, nelle questioni mediterranee e addirittura africane. Il suo ideale è fare dell'Italia l'anello di congiunzione tra l'Inghilterra e la Triplice in tali questioni. In questa visione un ruolo importante spetta alla Spagna, che però vi antepone i cordiali rapporti con la Francia.

Date tutte queste premesse, l'attività di Blanc si risolve in continue delusioni, non sufficientemente compensate dall'accordo, raggiunto con l'Inghilterra il 5 maggio 1894, per la delimitazione delle rispettive sfere di influenza sulle frontiere meridionali dell'Etiopia. Dall'osservatorio di Vienna Nigra si rende conto degli errori di Blanc, per la cui diplomazia finisce con l'avere una disistima netta. «Stimo inutile il chiedere ciò che non si può ottenere», egli scrive senza perifrasi al suo ministro. Non conosciamo per via diretta il giudizio degli altri due nostri migliori ambasciatori, Tomielli e Lanza, ma sappiamo da Pisani Dossi che essi disapprovano la diplomazia di Blanc.

Nei confronti del problema etiopico, che finisce col diventare quello cruciale, Blanc desidera inizialmente una politica di raccoglimento e considera prioritaria la questione finanziaria. Non intende però, rinunciare alla sostanza dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli, ed a poco a poco, quasi inavvertitamente, si lascia coinvolgere in una politica militare attiva, cui aspira Baratieri, che un competente di cose africane come Dal Verme definisce «sitibondo di gloria». L'accordo con l'Inghilterra del 5 maggio 1894 e poco dopo la conquista di Cassala, voluta da Baratieri nonostante il parere contrario dello Stato Maggiore, cui Mocenni si adegua, sono tappe importanti di questo coinvolgimento, a proposito del quale si manifesta qualche dissenso con Sonnino, che tenta invano di agire da freno.

2. Il volume si basa principalmente sulla documentazione conservata nei foudi seguenti dell'Archivio storico-diplomatico del Ministero degli affari esteri: Archivio segreto di Gabinetto 1869-1914; telegrammi in arrivo e partenza delle serie ordinaria e riservata; Affari politici 1891-1914; Carte Blanc; Carte Primo Levi; Eredità Nigra; Archivi delle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi e Vienna; Archivio del Ministero dell'Africa italiana.

Alcuni documenti, come viene indicato in nota, provengono dall'Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito, dalle Carte Crispi conservate nell'Archivio centrale dello Stato e nel Museo centrale del risorgimento, e dall'Archivio Sonnino di Montespertoli.

Purtroppo non è stato possibile consultare l'Archivio De Vecchi nel quale è conservato uno spezzone di Carte Nigra. Tanto più la cosa dispiace in quanto nel carteggio di Nigra da noi pubblicato è presente qualche lacuna.

3. Varii documenti erano già editi, integralmente o in parte, nei Libri Verdi, in questo periodo particolarmente numerosi, e in molte pubblicazioni che si citano qui di seguito:

Trattati e convenzioni fra il Regno d'Italia e gli altri Stati raccolti per cura del Ministero degli affari esteri, vol. 13 ( 1892-1894), Roma, Tipografia nazionale di G. Berterio, 1894;

Nouveau recueil général de traités et autres actes relatifs aux rapports de droit international. Continuation du grand recueil de G. F. de Martens par F. Stoerk, deuxième série, tome XX, Goettingen, Dieterich, 1895;

L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, Documenti ( 1891-1893 ), a cura di D. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1981;

Die Grosse Politik der Europiiischen Kabinette 1871-1914, band 8, Berlin, 1924;

Libro Verde 77, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Aigues-Mortes, II, seduta del 20 febbraio 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1894;

Libro Verde 79, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Incidente di Melilla, prima serie, seduta del 6 dicembre 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 80, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Incidente di Melilla, seconda serie, seduta del 6 dicembre 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 81, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Successione sceriffiana (Marocco), seduta del 6 dicembre 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 84, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Brasile, Guerra civile, seduta del 6 dicembre 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 85, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Brasile, Reclami italiani, seduta del 6 dicembre 1894, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 86, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Agordat-Cassala, seduta antimeridiana del 25 luglio 1895, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 87, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Halai-Coatit-Senafè, seduta antimeridiana del 25 luglio 1895, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 89, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Bianc ), Somalia italiana ( 1885-1895), seduta antimeridiana del 25 luglio 1895, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1895;

Libro Verde 91, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio (Rudinì) di concerto col ministro degli affari esteri (Caetani) e col ministro della guerra (Ricotti), Avvenimenti d'Africa (gennaio 1895-marzo 1896), comunicati alla presidenza della Camera con lettera del 27 aprile 1896, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1896;

Libro Verde 92, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio (Rudinì) di concerto col ministro degli affari esteri (Caetani) e col ministro della guerra (Ricotti), Avvenimenti d'Africa (gennaio 1895-marzo 1896), comunicati alla presidenza della Camera con lettera del 27 aprile 1896, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1896;

Parliamentary Papers presented to both Houses of Parliament by command of Her Majesty, 1411 (C. 7388) (Blue Book);

O. BARATIERI, Memorie d'Africa (1892-1896), Torino, Bocca, 1898;

A. BILLOT, La France et l'Italie. Histoire des années troubles 1881-1899, tome second, Paris, Plon-Nourrit, 1905;

Carteggi politici inediti di Francesco Crispi ( 1860-1900), estratti dal suo archivio, ordinati e annotati da T. Palamenghi-Crispi, Roma, L'Universelle, 1912;

F. CRISPI, Questioni internazionali. Diario e documenti ordinati da T. Palamenghi-Crispi, Milano, Treves, 1913;

F. CRISPI, Politica interna. Diario e documenti raccolti e ordinati da T. Palamenghi-Crispi, Milano, Treves, 1924;

C. RICHELMY, Lettere inedite di Costantino Nigra, in «Nuova Antologia», 1928, vol. 262;

F. CRISPI, La prima guerra d'Africa. Documenti e memorie a cura di T. Palamenghi-Crispi, Milano, Garzanti, 19392 ;

F. CURATO, La questione marocchina e gli accordi mediterranei italo-spagnoli del 1887 e del 1891, vol. II, Milano, Edizioni di Comunità, 1964;

E. SERRA, Le questioni di Cassala e di Adua nelle nuove fonti documentarie, in «Storia e politica», anno V, fase. IV (ottobre-dicembre 1966);

E. SERRA, La questione tunisina da Crispi a Rudinì ed« il colpo di timone» alla politica estera dell'Italia, Milano, Giuffrè, 1967;

S. SONNINO, Carteggio 1891-1913, a cura di B.F. Brown e P. Pastorelli, Roma-Bari, Laterza, 1981;

C. ZAGHI, La conquista dell'Africa. Studi e ricerche, Napoli, Istituto universitario orientale, 1984.

4. Il volume è il frutto della mia collaborazione con la dott. Emma Moscati Ghisalberti cui spetta il merito della impostazione generale del volume e della maggior parte della ricerca. Insieme desideriamo ringraziare la dott. Marina Tomaselli, che ha compiuto con intelligenza proficue ricerche, soprattutto negli archivi esterni al Ministero degli esteri, ha redatto l'indice dei nomi e l'indice sommario relativo al 1895 e ha corretto le bozze; la signora Fiorella Giordano, le cui ricerche bibliografiche ci sono state di grande utilità e alla quale si devono la redazione delle appendici, la correzione delle bozze e i contatti col Poligrafico dello Stato per la stampa del volume; la signora Andreina Marcocci che ha trascritto numerosi documenti, anche in lingua straniera e spesso di difficile lettura, e la dott. Silvana Competiello che ha collaborato alla trascrizione.

GIAMPIERO CAROCCI


DOCUMENTI
1
1

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI

T. S.N. Vienna, 16 dicembre 1893.

Accolga mie sincere congratulazioni per il suo ritorno al Governo e per il largo criterio con cui compose amministrazione. V.E. avrà visto che la di lei presenza al Governo è salutata con fiducia dall'opinione di questo Paese, conforme a quella del Governo imperiale. Sappia anche che ogni provvedimento atto a ristorare le finanze italiane sarà qui giudicato con equità e simpatia.

2

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. S.N. Vienna, 16 dicembre 1893.

Le do il benvenuto alla Consulta. Il programma di una politica di pace degna e sicura 1 sarà accolto in questo Paese dall'opinione pubblica e dal Governo con sincera simpatia. A questa politica sarò lieto di collaborare oon V.E. coi sentimenti che ella sa da più di trenta anni.

3

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 1592/637. Berlino, 16 dicembre 1893 (per. il 7 gennaio 1894) 1.

Al suo ritorno dall'ultimo viaggio in Italia, il conte Kalnoky ministro degli esteri austro-ungarico, presentò al suo sovrano una relazione scritta sulla visita

diretto a tutte le ambasciate, non pubblicato. 3 1 Annotazione a margine di Blanc: «Recatomi da Roffredo Caetani».

fatta alle LL.MM. il Re, e la Regina in Monza, relazione di cui fu ora mandata copia a tutte le ambasciate austro-ungariche all'estero.

Il signor Szogyeny si compiacque ieri sera, in via affatto confidenziale, darmi visione di quel documento, ch'io lessi con compiacimento. Il conte Kalnoky comincia col render conto dell'accoglienza sì cordiale fattagli dalle Loro Maestà e se ne di1postra grato e commosso. Egli prosegue quindi narrando le conversazioni avute con S.M. il Re e col ministro Brin. Non entrerò nei particolari ben noti costì, mi preme solo rilevare come il conte Kalnoky, ad ogni pagina, esprime la sua ammirazione per l'alta conoscenza di uomini e di cose di S.M. il Re, il profondo tatto e discernimento della Maestà Sua e del ministro Brin; ed ogni sua parola reca l'impronta di sensi di vera simpatia per il nostro Paese. Per ultimo il conte Kalnoky informa il suo sovrano che egli ha creduto doversi astenere dal parlare col re della questione pontificia e della restituzione della visita dell'imperatore, come soggetti troppo delicati per essere trattati in presenza di Sua Maestà ed aggiunge che dal suo viaggio egli è ritornato sempre più convinto che una visita dell'imperatore d'Austria al re d'Italia, non sarebbe assolutamente possibile, se non in Roma.

Ringraziai il signor Szogyeny per la prova di amicizia e di fiducia datami comunicandomi la relazione del suo capo. Egli che, ritengo a torto, crede tuttora possibile vedere, un giorno o l'altro, l'imperatore Francesco Giuseppe a Roma, mi soggiungeva che le notizie giunte in questi giorni a Vienna sulla salute del papa, sono tali da considerarne probabile la morte da un momento all'altro, come una candela che si spegne, e che simile evento potrebbe riparare a molte cose.

2 1 Con queste parole Blanc aveva definito il suo programma nel T. 3220 dello stesso 16 dicembre

4

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 19 dicembre 1893, ore 12,10.

Ringrazio sua lettera 2• Miei convincimenti e propositi coincidono in ogni punto. Ne traggo conforto per l'arduo compito mio.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. RISERVATO 3258. Roma, 19 dicembre 1893, ore 16,25.

La soluzione dell'incidente di Aigues-Mortes fu trovata da noi completa quale fu recata nel Libro Verde 1 a piena notizia del Parlamento. Abbiamo confidato

2 Non rinvenuta.

che il Ministero francese vorrà darvi esecuzione pura e semplice col concorso della r. ambasciata. L'attuale Gabinetto francese insistendo ora per nuove condizioni 2 riaprirebbe una questione che per parte nostra manteniamo dover considerare chiusa.

4 1 Minuta autografa.

5 1 Si tratta del Libro Verde 76, Documenti Diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Brin), Aigues-Mortes, seduta del 23 novembre 1893, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, !893.

6

IL REGGENTE IL GOVERNO DELL'ERITREA, ARIMONDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. URGENTISSIMO 4221. Massaua, 22 dicembre 1893.

Agordat, ore 17, 21 dicembre. Oggi ore undici intero corpo dervisci, forte seimila fucili e quattromila lance, girata ala destra posizione Agordat, si schierò lungo torrente Damtài, con probabile intenzione attaccare questa sera *e di rovesciare forte. Prevedendo attacco notturno ci sarebbe stato fatale* 2 deciso attaccare con tutte le forze. Dopo due ore feroce ed ordinato combattimento, dervisci in completa rotta ripassarono Barca per riguadagnare linea ritirata, lasciando grandissimo numero morti, fra cui *abominevole* comandante Hhmed Alì, e quasi tutti emiri. Più di sessanta bandiere, una mitragliatrice caddero nelle nostre mani. Nostre perdite: capitano Forno, tenente Pennazzi Lincoln, tenente Colmia, furiere maggiore Profili, morti; tenenti Mangia galli e Brizio, feriti gravemente. Non posso dare indicazioni esatte nostre perdite che sono abbastanza rilevanti. *Domani mattina giungendomi nuova compagnia e cinquecento irregolari da Asmara, inseguirò attivamente per completa distruzione. Prego comunicare guerra.*

7

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1168/681. Londra, 22 dicembre 1893 (per. il 29).

A rimpiazzare sir Clare Ford nel posto di ambasciatore a Costantinopoli fu nominato sir Ph. Currie, fin qui sotto segretario di Stato permanente del Foreign Office. Egli è certamente persona adatta a coprire con distinzione l'importante carica ed a rappresentare, nel disimpegno di essa, le migliori e più salde tradizioni della diplomazia britannica. In talune circostanze e principalmente per affari concernenti le espansioni in Africa, sir Ph. Currie si è dimostrato, in riguardo nostro, poco

2 In L V 86 e in CRISPI, op. cit., invece delle parole fra asterischi, «un attacco notturno essendo da evitarsi».

benevolo. Non si potrebbe però da ciò argomentare per ritenerlo meno favorevole all'amicizia solida, ed alla eventuale intesa del suo con il nostro Paese. «Mi reco colà, mi diss'egli, per lavorarvi nel nostro comune interesse».

La di lui partenza dal Foreign Office ha però un lato dispiacevole per noi. Egli conservava non solo i documenti, ma anche lo spirito della politica di lord Salisbury e, se dovesse accadere che lord Rosebery si ritirasse dall'ufficio prima che l'amministrazione Gladstone lasciasse il potere, la tradizione di quella politica sarebbe interrotta. Indicandomi l'armadio dove sono custodite le carte segrete, «io rimetterò, egli mi disse, le note che sono là al mio successore». Ma quale valore quei documenti abbiano dopo il ritiro di lord Salisbury, non è facile determinare ed ancor più difficile sarà il determinarlo quando essi siano passati, come sterile lettera, in custodia di altre persone. Né si può omettere di osservare che, sebbene il servizio in Inghilterra affidato al personale permanente rimanga distinto dalla politica e non ne subisca le oscillazioni e le influenze, tuttavia non pochi sono coloro che vedono nell'allontanamento dal Foreign Office di sir Ph. Currie una concessione fatta da lord Rosebery alle esigenze gladstoniane, perché personalmente l'alto funzionario appartiene agli unionisti conservatori.

5 2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 637, allegato.

6 1 Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi e con varianti, in LV 86, p. 7 e in F. CRISPI, La prima guerra d'Africa, Documenti e memorie a cura di T. Palamenghi-Crispi, Milano, Garzanti, 1939 2 , pp. 275-276.

8

RIUNIONE ALLA CONSULTA 1

VERBALE. Roma, 23 dicembre 1893.

Il 23 dicembre 1893 alle 5 pomeridiane si abboccarono alla Consulta S.E. il ministro, S. E. il sottosegretario di Stato ed il generale Baratieri governatore dell'Eritrea. Assistevano alla conversazione il nobile A. Pisani Dossi ed il signor

G. Silvestrelli.

S.E. il barone Blanc domandò al generale Baratieri cosa potesse significare l'avanzata sopra Cufit testè telegrafata dal colonnello Arimondi 2 : nelle circostanze attuali il Governo desiderava una politica di raccoglimento e non avrebbe ritenuta opportuna la conquista di Cassala. Il generale Baratieri rispose che il colonnello Arimondi, a suo avviso, stava inseguendo i dervisci sconfitti; che la sua avanzata di ben 70 chilometri provava quanto completa dovette essere la disfatta dei nostri nemici; escluse la possibilità di una avanzata su Cassala.

Il conte Antonelli disse di voler esprimere la sua opinione sulla sistemazione dell'Eritrea rilevando come dopo una vittoria era più agevole esaminare liberamente la situazione attuale dell'Eritrea. Rilevò che in questi ultimi tre anni invece di fare

2 T. 4233 dello stesso 23 dicembre, non pubblicato.

una politica dì raccoglimento sì era continuato sulla via pericolosa dell'espansione da essere arrivati alle porte di Cassala. Che il territorio occupato era troppo vasto in proporzione dei mezzi finanziari e delle forze disponibili. Se invece di una vittoria sì avesse una sconfitta l'agitazione in paese poteva essere grave e l'Italia non è in condizioni dì mandare aiuti in Africa. Nell'interesse generale ed in quello particolare della Colonia riteneva che la sistemazione dell'Eritrea dovesse avere le seguenti basi: occupazione effettiva ristretta al solo triangolo, senza punti avanzati ma servizio di informazioni; l 000 uomini all'Asmara, l 000 a Keren, 500 a Massaua; fuori del triangolo capi tributarii senza nostri residenti; limitatissima sarebbe allora la spesa di lavori pubblici e le economie che si farebbero sopra tutti i servizi ridurrebbero il bilancio a 5.000.000; trasformazione della Colonia da militare a effettivamente civile e soprattutto commerciale in modo da preparare una graduale e progressiva espansione e da raggiungere il vero scopo al quale mirìamo 3 .

Il barone Blanc disse che il concetto primitivo coloniale fu che essa fosse una colonia commerciale: ricordò. dì avere in questo senso lavorato nel1881 come sottosegretario degli affari esteri; in modo speciale poi fece osservare che nelle strettezze attuali della finanza dovevano farsi economie radicali, PURCHÉ NON PREGIUDICHINO L'AVVENIRE, anche nell'Africa: si preoccupava del fatto che dervisci o abissini potessero venir lanciati contro di noi dai maneggi di qualche Potenza in un momento nel quale, chiuso in seguito ad una conflagrazione il canale di Suez, non fosse possibile di spedire rinforzi dall'Italia. Pregò il generale Baratieri di esprimere tutta quanta la sua opinione.

Il generale Baratieri cominciò col dichiarare che una tale discussione non era di sua competenza: spettava al Governo solo la decisione sull'indirizzo della politica; tuttavia, cedendo alla richiesta formale di S.E. il ministro avrebbe espresso liberamente il suo avviso. Disse allora che i posti avanzati di Agordat dalla parte del Sudan, di Adi Ugri ed Halai dalla parte dell'Abissinia, dai quali irradia un eccellente servizio di informazioni, rendono più facile la difesa e lasciano al Governo la scelta del luogo della battaglia; ridotte le truppe soltanto nei forti di Asmara e Keren, facilmente aggirabili, la difesa presenterebbe maggiori difficoltà. Escluse la possibilità di tenere il triangolo con 2500 soldati, mentre le forze attuali furono ridotte da quelle del 1890 quando appunto si voleva limitare al triangolo la nostra occupazione effettiva, e colla scelta opportuna dei punti avanzati sopra accennati provvedono efficacemente alla nostra difesa. Accennò alla penosa impressione che un abbandono del Seraè e dell'Oculè Cusai e dei territori del Mareb-Gasc produrrebbe in Italia e nella Colonia soprattutto, dove abbandoneremmo ai loro nemici popolazioni che si erano affidate alla nostra protezione e ci avevano servito fedelmente. Non si preoccupava troppo della eventualità di una chiusura del canale di Suez: il nostro contingente coloniale era quasi tutto indigeno, colle forze attuali potevamo contare di difenderci in ogni evenienza, e la recente vittoria sui dervisci provava il suo assunto. Disse che egli aveva suggerito ed attuato numerose economie sul bilancio coloniale, che altre ne avrebbe studiate e proposte; soprattutto ed appena sarebbe possibile

avrebbe ridotto il battaglione cacciatori di una compagnia, quindi di due; così pure avrebbe ridotto il numero dei carabinieri italiani. Altre riduzioni non poteva in

. coscienza raccomandarle e le credeva pericolose. Quanto poi alla trasformazione della colonia in colonia commerciale disse che coll'abbandono dei punti avanzati i territori al di là dei forti di Asmara e Keren ricadrebbero in mano ai briganti, si chiuderebbero le strade, cesserebbe completamente quel traffico del quale già esiste un principio e che lascia adesso speranza di svilupparsi nell'avvenire. Aggiunse infine che a Godofelassi abbiamo una colonia agricola italiana bene avviata; coll'abbandono di Adi Ugri converrebbe distruggerla. In conclusione a suo avviso la riduzione dell'occupazione al triangolo produrrebbe economie irrilevanti, ci farebbe abbandonare alle razzie dei dervisci e dei tigrini popolazioni che cominciavano a prosperare sotto il nostro dominio, ci farebbe rinunciare a qualunque tentativo di avviare commerci col Sudan e coll'Abissinia e di coltivare e colonizzare le regioni più fertili dell'altipiano.

S. E. il ministro disse d'aver voluto esprimere al generale Baratieri gli intendimenti di massima del Governo per ciò che concerne la questione dell'indirizzo commerciale della Colonia collegata colla questione finanziaria, e le sue preoccupazioni politiche. Si affidava del resto al generale Baratieri, del quale riconosceva tutta quanta la competenza.

8 1 Ed. in L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, Documenti ( 1891-1893), a cura di D. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1981, pp. 474-476, con la seguente nota: «Steso a Roma da Silvestrelli, con modifiche e aggiunte introdotte nel testo da Antonelli (in corsivo) e dal ministro Blanc (in maiuscoletto)». Si seguono gli stessi criteri di edizione.

8 3 Nel testo redatto da Silvestrelli, invece del passo in corsivo, «in punto esclusivamente commerciale».

9

IL MINISTRO DEL TESORO, SONNINO 1 , AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 2

L. PERSONALE. Roma, 25 dicembre 1893.

Tre o quattro giorni fa fu scritto da questo ministero al tuo, pregandolo, a proposito delle trattative in corso tra il Credito mobiliare italiano e alcuni forti banchieri di Berlino (come Bleichroder ed altri) per ottenere un concorso di capitali tedeschi, di telegrafare al nostro ambasciatore a Berlino, che il Governo italiano, pur notando il carattere privato della cosa, ha espresso la sua raccomandazione in questi termini: che, cioè, il Governo italiano riconosce l'opportunità di far sentire alla Cancelleria imper:ale che esso non potrebbe non vedere con soddisfazione il concorso di capitali germanici in Italia.

Per potermi regolare nel rispondere alle vive premure degl'interessati (e visto anche il vantaggio generale che può derivare dalla cosa), ti sarei grato se tu mi potessi far sapere, con qualche sollecitudine, se il nostro ambasciatore ha fatto qualche passo presso la Cancelleria, e che cosa ha telegrafato o scritto in proposito 3 .

9 1 In realtà Sonnino era ministro delle finanze con l'interim del tesoro fino al 13 giugno 1894; dopo questa data divenne solo ministro del tesoro. 2 Da Archivio Sonnino; ed. in S. SONNINO, Carteggio 1891-1913, a cura di B.F. Brown e P. Pastorelli, Roma-Bari, Laterza, 1981, p. 77. 3 lvi, p. 78 è ed. la risposta di Blanc, dello stesso 25 dicembre.

10

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. S.N. 1 Roma, 26 dicembre 1893, ore 9,45.

Decifri ella stessa. Le condizioni della Sicilia non sono gravi, ma possono divenirlo, gli anarchici fomentati dagli stranieri volendo promuovervi una rivoluzione. A tale scopo abbiamo chiamato sotto le armi, per tutte le occorrenze, la prima categoria del 1869, la quale comprende solo 8000 uomini che verranno a sostituire i soldati della classe anziana, che vanno in congedo alla fine di questo mese. Di ciò vi prevengo, affinché se ne sarà il caso, ma senza vostra iniziativa, possiate parlarne con codesto signor ministro degli affari esteri.

11

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI 1

L. PERSONALE. Roma, 26 dicembre 1893.

Avete pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto per la chiamata sotto le armi della prima categoria 1869. La notizia, che andrà all'estero, darà occasione di commenti di vario genere in questo momento che i giornali di Francia ci imputano di voler fare una spedizione in Tunisia.

Ne sono dolente perché neanco voglio far sapere che possa venire il bisogno di mandare rinforzi in Sicilia. Un'altra volta vorrete informarmene prima di dar pubblicità a notizie di tal genere.

12

L'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA, EDWARDES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. Roma, 26 dicembre 1893.

Je viens de recevoir un télégramme de lord Rosebery qui me charge d'offrir au Gouvernement du roi !es vives félicitations du Gouvernement de Sa Majesté Bri-

IO 1 La minuta autografa è in Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi. Il 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

tannique sur la victoire que viennent d'emporter !es armes italiennes en Afrique. Ce succès, ajoute lord Rosebery, est un sujet de vraie félicitation mutuelle. C'est avec des sentiments de sincère participation que j'ai l'honneur de m'acquitter de ce devoir agréable auprès de V.E .... 1

13

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO 289. Let Marefià, 27 dicembre 1893 1 .

Sento dire che il Governo inglese ha aperto al commercio delle armi il suo porto di Zeila, ciò che mi conferma quanto scrissi (n. 242, 24 ottobre u.s_)2 sulla importanza attuale di quella città. Gli inglesi per solito così avversi a quel genere di commercio nelle loro colonie debbono con questo avere pensato di poter richiamare a Zeila il commercio, che ora loro toglie Gibuti. Ma a parte queste considerazioni il passo fatto dalle autorità inglesi mi pare che abbia una grave importanza per noi ora che vorremmo isolare Menelik. Non è del commercio delle armi, che sarà misero, credo, che dobbiamo temere ma dell'effetto morale che avrà sull'animo degli abissini che invece di vedersi chiudere le vie a quel che loro più preme se le vedono aumentare. E per chi conosce questa gente sa quanto ne imbaldanzirà a tutto nostro danno. Non credo di errare se io assicuro V.E. che sarebbe di sommo vantaggio per noi se il R. Governo potesse in qualche modo far richiamare a più amichevoli propositi le autorità di Aden e far rimettere il veto alla importazione delle armi, come era stato fin qui.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 4303. Madrid, 28 dicembre 1893, ore 15 (per. ore 19,55).

Il signor M oret sospettando la preparazione di intrighi francesi 2 presso il sultano del Marocco in vista della prossima apertura dei negoziati diplomatici che il Gabinetto di Madrid si propone intavolare presso S. M. Sceriffiana, chiese, su di ciò, il parere del proprio ministro a Tangeri, il quale rispose non potere

lO

ancora bene pronunziarsi intorno al quesito fattogli; che però aveva ragione di credere si stesse formando un sindacato estero per facilitare al sultano i mezzi di superare le difficoltà finanziarie, in cui lo metterà la domanda di indennità della Spagna, mediante un imprestito *sotto gli auspici del Governo della Repubblica, il quale poi, a suo tempo, potrà ricavare, da siffatta posizione, quei vantaggi che non ho d'uopo enumerare. Ci troviamo dunque in presenza di due diametralmente opposte correnti: l'Inghilterra che vede di mal occhio la reclamazione d'una indennità; la Francia, al contrario, che farà il possibile per favorirla al duplice scopo d'ingraziarsi il Governo spagnuolo e di aver contemporaneamente in sua balia il sultano.* 3

12 1 Blanc rispose con lettera del 27 dicembre di cui si pubblica il passo seguente: «l was quite touched by lord Rosebery's words calling the Italian success an object of mutuai rejoice». 13 1 Manca l'indicazione della data di arrivo. 2 Non pubblicato nel volume XXV della serie II. 14 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in LV 79, p. 37. 2 La parola «francesi» è omessa in LV 79.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

D. 48629/489. Roma, 28 dicembre 1893.

Allo scopo di precisare le nostre intenzioni sull'indirizzo politico ed amministrativo della Colonia Eritrea credo opportuno riassumere quanto ebbi a dirle a voce nei varii colloqui dalla S.V. avuti con questo ministero.

Da un rapido esame dei documenti qui esistenti risulta che la nostra situazione politica nell'Eritrea, non ha subito variazioni rimarchevoli. Vi furono è vero delle oscillazioni in un senso piuttosto che in un altro ma l'indirizzo generale riguardo all'Etiopia fu sempre ispirato a non turbare amichevoli relazioni fra i capi dell'Etiopia ed il Governo dell'Eritrea.

Non altrettanto è accaduto dalla parte settentrionale dove la recente vittoria di Agordat ci prova che le relazioni colle popolazioni musulmane al di là delle nostre occupazioni sono in aperta ostilità.

Come ebbi l'onore di dire ali'E.V. oggi più che mai è necessario che l'Italia non abbia ad avere preoccupazioni di future complicazioni coloniali. Il Governo del re intende che la colonia sia organizzata a diventare una colonia agricola e commerciale e non di espansione militare e di conquista.

Le ristrettezze del bilancio dello Stato, le grandi economie che urge fare per far fronte ai nostri impegni impongono a tutti il dovere di evitare qualunque spesa non assolutamente necessaria; quindi più che alla vastità dell'occupazione militare del territorio coloniale noi dobbiamo mirare al consolidamento della colonia ed al suo sviluppo morale e materiale.

Fissati questi concetti generali dall'E.V. riconosciuti utili e necessari mi permetta che le esponga le mie vedute sulle questioni d'indole più speciale e che nel nostro ultimo colloquio non furono accennate.

l. Rapporti coll'imperatore di Etiopia. Dai documenti esistenti nell'archivio dell'Ufficio coloniale risulta che l'imperatore di Etiopia ha lasciato in sospeso la questione dell'interpretazione dell'articolo XVII e quella che si riferisce ai confini. Inoltre fin dall'anno scorso ha denunziato il trattato che ha con noi interpretando in modo inesatto l'articolo XVI che si riferisce alle modificazioni da proporsi dopo cinque anni dalla firma del trattato.

Per le prime due questioni noi continueremo ad adoperarci perché sieno definite in modo conveniente e decoroso. Per l'altra abbiamo l'antecedente che il mio predecessore on. Brin molto opportunamente partecipò alle Potenze 2 che la denuncia data dall'imperatore non era accettabile perché il trattato era perpetuo e perché l'art. XVI permette solo d'introdurre modificazioni, le quali, bene inteso, dovrebbero essere accettate da ambedue i contraenti. Del qual parere furono l'Inghilterra, la Germania e l'Austria 3 .

È mia intenzione di sollecitare per quanto sarà possibile la soluzione di queste questioni, quindi l'E.V. comprenderà che fino a tanto che non avremo una risposta decisiva dall'imperatore noi dobbiamo cercare di evitare qualunque cosa che possa irritarlo o destare sospetti.

2. Relazioni coi capi del Tigrè. Nell'assumere la direzione di questo dicastero ho trovato che il mio predecessore aveva consentito che l'E.V. offrisse dei doni a ras Mangascià del Tigrè quando sarà ospite dell'E.V. ed io a ciò nulla ho da opporre se non raccomandarle caldamente che i doni non siano provviste di armi e munizioni e in ogni caso queste non siano date in quantità da costituire un pericolo più che un semplice regalo essendo sempre stato il Tigrè la regione più irrequieta e battagliera dell'Etiopia.

Approvo che ella mantenga amichevoli rapporti di buon vicinato coi capi tigrini e che quindi faccia dei doni, ma non potrei approvare che si fornissero armi e munizioni da guerra salvo in proporzioni piccolissime.

3. Questione coi dervisci. Non è il caso di esaminare nello stato attuale delle cose le origini delle nostre difficoltà coi musulmani. Sta il fatto che negli anni 1887-1888 e 1889-1890 le nostre relazioni coi musulmani di Kassala erano ottime. I dervisci consideravano gli italiani come loro amici rivolgendo tutte le loro ire contro Suakin. Queste nostre buone relazioni avevano suscitato se non dei sospetti certo della gelosia da parte delle autorità anglo-egiziane di Suakin, da far supporre che le autorità di Massaua se la intendessero troppo coi capi dervisci.

Oggi le cose sono mutate. Suakin è lasciato tranquillo e la nostra frontiera è minacciata.

Ristabilire buoni rapporti è certo per ora quasi impossibile. L'E.V., conoscitore profondo di quelle regioni e di quelle popolazioni, sarà il miglior giudice per stabilire quello che conviene di fare per rendere meno incerta la tranquillità della Colonia.

15 2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 332. 3 lvi, nn. 392, 410 e 445.

La gloriosa vittoria di Agordat ha provato il valore dei nostri ufficiali e l'abilità delle disposizioni organiche da lei date nei nostri presidi ma non le nascondo le mie apprensioni per l'avvenire.

Infatti rileggendo i telegrammi del bravo colonnello Arimondi 4 risulterebbe che il corpo di spedizione dervisciano era composto di 6.000 uomini circa armati di fucile e 4.000 armati di lancia, ciò che forma un totale di circa 10.000 uomm1.

Nel combattimento i dervisci perdettero, sempre secondo le informazioni del colonnello Arimondi, piu di mille uomini, gli altri si dispersero con grande disordine.

Resterebbero però circa 9.000 combattenti che in epoca più o meno prossima potrebbero riorganizzarsi e tentare un altro attacco.

Se vorrà l'E.V. darmi su ciò qualche informazione mi farà cosa grata.

14 3 Sulla questione del Marocco Blanc fece fare dagli uffici una Memoria, datata 24 gennaio 1894, nella quale si legge: «L'incidente di Melilla, il conflitto coi riffegni, e la spedizione militare della Spagna, pongono in seconda linea tutte le altre questioni. Esso pare avviato a favorevole soluzione, mercè la moderazione mostrata questa volta dalla Spagna, non essendo controversa che la clausola della indennità per danni di guerra. Ma resta sempre la grave scossa che hanno, per diverse vie e motivi, subito il prestigio britannico ed italico; resta la quasi completa dissoluzione degli accordi ispano-britannico-italiani; e, sovrattutto, resta aperta, e semplicemente rimandata, la pretesa della Francia ad occupare Tuat>>.

15 1 Minuta di Antonelli; ed. in L'Italia in Ajì-ica, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 476-478. Dopo la riunione a Roma del 23 dicembre [cfr. n. 8] Baratieri era ripartito per l'Africa.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. S.N. Parigi, 29 dicembre 1893, ore 16,45 (per. ore 19).

Grazie per il suo telegramma 2• La chiamata della prima categoria 1869 non fu sfruttata in senso allarmista, come era, e finora nessuno dei ministri che vidi me ne parlò, ma io devo avvertire V.E. che qui si dà importanza capitale al regolamento quistione indennità Aigues-Mortes e, come ieri scrissi al barone Blanc 3 , il signor Périer mi dichiarò che essendo impossibile, senza la promessa d'una domanda di credito per i danneggiati francesi, da farsi alla nostra Camera, ottenere indennità agli italiani dalla Camera francese, egli dovrebbe considerare il rifiuto di tale promessa come indizio di tendenze non concilianti di V.E. e mettersi in guardia. Ciò fu detto confidenzialmente.

17

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI

D. RISERVATO 48855/389. Roma, 30 dicembre 1893.

Il ras del Tigrè ha formalmente espresso il desiderio di abboccarsi col governatore dell'Eritrea, ed è probabile che metterà presto ad esecuzione tale divisa

2 Cfr. n. IO.

3 Cfr. LV 77, p. 12.

mento. Egli verrà col suo seguito nel nostro territorio e sarà ospite del governatore durante la visita.

Qualora la S.V. ricevesse dal ministero o da Massaua la notizia di questo convegno, oppure la voce pervenisse direttamente allo Scioa da fonte abissina, ella dovrà spiegare a Menelik che la visita mira soltanto a stringere vieppiù i nostri legami d'amicizia colle autorità etiopiche ed i rapporti commerciali fra i due Paesi. Ella potrà pure aggiungere che non saranno fornite armi e munizioni ai tigrini.

Non credo del resto che la cosa possa creare sospetti e malintesi nell'animo di Menelik, il quale nell'ultima sua lettera del 29 luglio u.s. 1 sembrò perfettamente rassicurato circa ai nostri rapporti con Mangascià e ras Alula.

15 4 Cfr. n. 6.

16 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

18

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI 1

D. RISERVATO 48857/391. Roma, 30 dicembre 1893.

Trasmetto qui accluse alla S. V. 3 lettere ministeriali da consegnarsi a Menelik, alla regina Taitù ed al grasmac Joseph 2 . Ho letto le istruzioni del mio predecessore contenute nel dispaccio del 13 agosto 1892, n. 30460, e nel telegramma del 25 ottobre p. p.'. Il dispaccio summenzionato, consegnatole a Roma prima della sua partenza, conteneva proposte concilianti destinate all'imperatore; ed esse vennero fatte dal

R. Governo in seguito ad esplicita richiesta del negus contenuta nelle lettere da lei portate in Italia 4 . Debbo constatare con rincrescimento che Sua Maestà non ha dato alcuna risposta in merito a tali proposte, e che dall'epoca della denuncia del Trattato d'Uccialli (febbraio 1893) 5 la questione non ha fatto alcun passo. Il Governo del re desidera che queste trattative abbiano una sollecita soluzione e questo anche nell'interesse dello stesso imperatore.

Interesso quindi vivamente la S.V. a volere opportunamente insistere presso Menelik perché ci faccia conoscere almeno le sue controproposte per venire ad una soluzione concreta che valga ad appianare i nostri malintesi e ristabilire fra noi maggiore fiducia. La S.V. farà conoscere al più presto i desideri dell'imperatore che saranno accuratamente esaminati dal dicastero scrivente. Le raccomando la massima calma e sollecitudine.

2 Si pubblicano solo le lettere dirette a Menelik.

1 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 38, nota 4 e n. 584.

4 Cfr. serie II, vol. XXIV. n. 706.

5 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 330, allegato.

ALLEGATO I

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II

L. Roma, 31 dicembre 1893 [sicj.

Ho l'onore di partecipare alla Maestà Vostra che ho assunto l'alto ufficio di ministro degli affari esteri e fin da ora mi piace farle sapere che è mio vivo desiderio mantenere colla Maestà Vostra i più cordiali rapporti d'amicizia.

E per darle una prova della sincerità di questi miei sentimenti la prego di farmi conoscere i suoi desideri per togliere fra di noi qualunque causa di irritazione e di malinteso. Prego Iddio di concedere alla Maestà Vostra molti anni di felicità e di prosperità.

ALLEGATO II

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II

L. Roma, 31 dicembre 1893 [si c].

Mi affretto a partecipare alla Maestà Vostra la mia nomina a sottosegretario di Stato del Ministero degli affari esteri. Come sta la Maestà Vostra?

Sono più di due anni che ho lasciato lo Scioa ma non ho mai dimenticato la Maestà Vostra presso la quale ho vissuto per dodici anni.

Il tempo è un gran rimedio a tutte le cose ed io sarei felice se durante il tempo che resterò al ministero riuscissi a ristabilire fra l'Etiopia e l'Italia quella amicizia che io stesso avevo iniziato e compiuto.

Prego Iddio che conceda alla Maestà Vostra molti anni di grandezza e prosperità.

17 1 Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 404-405.

18 1 Ed. in L'Italia in Afì"ica, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit, pp. 478-480.

19

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL CAVALIER FELTER

D. 48858/866. Roma, 30 dicembre 1893.

Prego la S.V. di voler inoltrare allo Scioa con mezzo sollecito ma non troppo dispendioso, il piego qui accluso indirizzato al dottor Leopoldo Traversi 1 e le lettere ministeriali dirette a Makonnen, queste ultime, nel caso molto probabile che il ras non sia tornato all'Barar.

ALLEGATO l

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'HARAR, RAS MAKONNEN

L. Roma, 31 dicembre 1893.

Le partecipo che ho assunto l'alto ufficio di ministro degli affari esteri.

È mio vivo desiderio che i rapporti fra noi sieno frequenti ed amichevoli e le sarò grato se vorrà coll'opera sua ed i suoi consigli aiutarmi a ristabilire fra l'Italia e l'Etiopia le relazioni le più amichevoli da allontanare fra di noi qualunque causa di malinteso verificatosi in questi ultimi anni.

È in questo senso che scrivo collo stesso corriere all'imperatore e desidererei che lei pure da parte sua facesse con Sua Maestà altrettanto. Prego Iddio per la sua felicità e grandezza.

ALLEGATO II

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'HARAR, RAS MAKONNEN

L. Roma, 31 dicembre 1893.

Dal giorno della mia partenza da Harar non le ho più scritto ma la mia amicizia per

V.E. non è mai venuta meno e non ho mancato d'informarmi della sua salute.

Dopo più di due anni trovo che le questioni sulle quali si doveva decidere per consolidare l'amicizia tra l'Etiopia e l'Italia sono restate nello stato che le avevamo lasciate. V.E. potrebbe in tutta amicizia farmi sapere perché non si è ancora venuti ad una decisione?

Lei sa il mio affetto per l'imperatore e per lei, e quanto io abbia a cuore la prosperità dell'Etiopia e la sua amicizia coll'Italia. Quindi la prego d'informarmi con tutta sincerità di tutto quello che si dovrebbe fare perché ciò che da lei e da me fu fatto non vada dimenticato

o perduto. Prego l'Altissimo che le conceda ogni felicità ed ogni grandezza.

19 1 Cfr. nn. 17 e 18.

20

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

L. PERSONALE RISERVATISSIMA. Roma, 30 dicembre 1893.

La ringrazio cordialmente della sua cortese lettera del 27 1 . Ho avuto, or sono molti anni, nella Conferenza di Bruxelles, ampie prove delle qualità personali che le valsero poi la meritata fiducia del re e del Governo per le alte funzioni sue

16 attuali. Mi felicito di averla a collaboratore e le sono grato di assicurarmi che troverò in lei gli stessi sentimenti di amicizia che le ho sempre conservati.

Le dirò in confidenza, riguardo alle intelligenze ·coll'Inghilterra, specialmente per il Marocco, oggetto di un suo recente interessante rapporto 2 , la situazione in cui si trova il presente Ministero. Tali intelligenze italo-inglesi, sempre da noi professate in massima, furono interpretate ed attuate in modo assai variabile dai varii Ministeri precedenti. Basti accennare che i documenti riservati esistenti presso le nostre ambasciate recano molte antiche lagnanze del Governo britannico sul nostro contegno nelle quistioni di Egitto e dell'Africa; e non v'ha dubbio che da certe nostre incoerenze, segnalate tempo fa severamente dal generale Robilante dal conte de Launay, il Gabinetto di Saint James abbia conchiuso,-ed anzi i circoli parlamentari inglesi abbiano ricavato impressione dai Blue Books e Libri Verdi, che non abbiamo pigliato abbastanza sul serio il nostro programma primitivo di essere noi trait d'union tra la Triplice Alleanza e l'Inghilterra; onde le posizioni da noi prese o da prendersi nelle quistioni del Mar Rosso e del Marocco, anziché essere considerate in Inghilterra come appoggio di naturali alleati e per conseguenza con favore, furono oggetti di sospetto, per i ripetuti tentativi nostri di procedere a speciali accordi con Potenze non alleate in senso contrario alla politica inglese (vedi per esempio i Libri Verdi sull'Egitto) 3 . Ora l'attuale Ministero è risoluto a far poggiare tutta la sua politica interna ed estera sul solido terreno del vero, e non è questa una vana parola. Il nostro discredito finanziario ha per cagione, assai meno di quel che si crede, le animosità politiche in Francia, le quali non fanno che approfittare dei nostri guaj reali, e il disavanzo, che per un Paese come il nostro non è di certo incurabile: il discredito ha per principale ragion di essere metodi finanziarii scorretti e contrarii ai principii di sound business. Ora del pari che più esatti e veridici resoconti di banche ristabiliranno il credito delle nostre banche, così una più retta coerenza della nostra azione in ogni particolare coi principii ormai invariabili della nostra politica estera può farci veramente trait d'union tra la Triplice Alleanza e l'Inghilterra. Conviene in altri termini ristabilire la fiducia evidentemente scossa tra Roma e Londra. Giungere a tale risultato non è cosa facile, malgrado la meritata fiducia personale ispirata dal nostro presidente del Consiglio. Non possiamo né vogliamo far cosa cui sono impedimenti alte considerazioni di dignità governativa e di solidarietà nostra coi nostri predecessori davanti all'estero: cioè, confessare apertamente gli errori nostri, che soli fecero apparire al Paese le alleanze quali sterili; ciò non è possibile. Tenterò di formulare davanti al Parlamento una politica estera chiara e nazionale in base alle alleanze ed alle solidarietà d'interessi nostri coll'Inghilterra; ma abbiamo tante volte parlato bene ed agito male che poca è l'efficacia delle parole. Né possiamo desiderare complicazioni, neppure al Marocco, per il solo vantaggio di prendere una posizione praticamente più netta e che tolga di mezzo gli equivoci del passato; le condizioni del Paese non possono che indurci più che mai a desiderare non solo la pace, ma l'allontanamento di ogni incidente allarmante. Da tutto ciò quale conclusione emerge? Questa:

nità, ma vorrebbe venisse ridotta a tale somma che il sultano del Marocco fosse in grado di sborsarne subito un terzo ed il resto poi a piccole rate. Da quanto mi ha detto ambasciatore Inghilterra, il suo Governo garantire [sic] che l'indennità dovrebbe oscillare fra dieci e quindici milioni di franchi accostandosi se possibile più alla prima che alla seconda cifra e sopratutto non esigere pegno di qualsiasi natura. Il Governo spagnuolo però avrà da contendere coll'opinione pubblica del proprio Paese tanto per la entità del totale da chiedere quanto per le guarentigie dei pagamenti.

20 1 Non pubblicata.

20 2 R. confidenziale 1586/634 del 14 dicembre, non pubblicato nel vol. XXV della serie II. 3 Si tratta dei Libri Verdi 35, Questione d'Egitto (1881-1882) e 47, Questione egiziana (1883-1885).

23

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 25. Berlino, 3 gennaio 1894, ore 15,40 (per. ore 18).

Gabinetto di Berlino, già a conoscenza da Madrid del desiderio Moret di aver parere Potenze su indennità da chiedere Marocco 1 , trova strana tale domanda e la spiega come inganno spagnuolo per impegnare per così dire responsabilità Potenze se mai indennità di guerra chiesta fosse troppo grande per le risorse sultano, oppure troppo piccola per soddisfazione opinione pubblica. Questo Gabinetto desidera astenersi dal dare parere basandosi ignorare mezzi di cui disponga sultano. Questo Gabinetto concorda con V.E. nel trovar gravi per conseguenze future le trattative prestiti francesi a sultano Marocco. Inghilterra con capitalisti inglesi potrebbe e dovrebbe prevenire Francia. Hatzfeldt ha avuto ordine, se lo creda a proposito e se ne presenti l'opportunità, parlarne confidenzialmente con Rosebery.

24

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 31. Parigi, 3 gennaio 1894, ore 18,08 (per. ore 21,50).

Nell'odierna udienza ministro degli affari esteri mi ha espresso suo vivo rincrescimento per verdetto dei giurati di Angoulème 1 dicendo che era interprete dei sentimenti di tutto il Governo per provarmi quanto quel verdetto fosse impreveduto. E per giustificare azione della magistratura egli mi lesse, confidenzialmente, alcuni brani del rapporto diretto l'indomani del giudizio dal procuratore generale al guardasigilli. Mi disse pure confidenzialmente che s'erano prese occorrenti precauzioni per evitare che arrivo assolti a Nìmes o Aigues-Mortes desse luogo a scandali.

23 Cfr. n. 21. 24 1 Il 30 dicembre erano stati prosciolti tutti gli imputati per i fatti di Aigues-Mortes.

25

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA, E AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI 1

T. 25. Roma, 4 gennaio 1894, ore 16,30.

Il Gabinetto di S. Giacomo ha fatto pervenire a quello di Madrid ripetuti suggerimenti perché la indennità da chiedersi al sultano per i fatti di Melilla sia mantenuta in una somma che S.M. Sceriffiana possa pagare senza ricorrere ad un imprestito all'estero, ciò che potrebbe dar luogo ad una competizione fra le Potenze, e senza essere obbligata a dare pegni, o garanzie su redditi speciali 2 . Ho data istruzione al r. ambasciatore in Madrid 3 di adoperarsi perché tali suggerimenti, cui noi ci associamo, abbiano a prevalere nella decisione che il Governo spagnuolo sta per prendere 4 .

26

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 48. Parigi, 4 gennaio 1894, ore 18,40 (per. ore 22,50).

Il ministro affari esteri mi ha detto ora che riconosceva il procedersi perfettamente corretto dell'autorità di Genova, in seguito oltraggio fattovi allo scudo consolare francese. Procuratore del re avendo informato quel console di Francia che Governo della Repubblica poteva chiedere azione giudiziaria contro i colpevoli,

S.E. Périer telegrafò al console che non domandava tale riparazione; ed a me dichiarò che così fece per un sentimento di giustizia dappoiché non furono condannati gli accusati di Angoulème.

27

DAVID LEVI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. CONFIDENZIALE. Torino, 4 gennaio 1894.

I Moti di Sicilia. Da notizie che ricevo dalla Francia e altrove mi risulta in modo positivo e sicuro: l) Che questi moti sono, da gran tempo, preparati e organizzati in Francia da gesuiti, boulangisti, patrioti e radicali intesi col Vaticano in Roma.

2 La notizia era stata data da Tornielli con T. 34 del 3 gennaio, non pubblicato. Cfr. anche il n. 22.

1 T. 26, pari data, non pubblicato.

4 Analogo telegramma venne inviato in pari data a Tornielli col n. 27.

2) Che a tale scopo si sono inviati, sino dalla scorsa estate, emissan m Sicilia, profittando del malcontento dei contadini e delle plebi, vi si accordarono con clericali-borbonici, alcuni radicali e socialisti, vi si distribuirono danari e armi, si fondarono giornali ordinaronsi fasci o comitati ecc ....

3) Nello stesso tempo a Parigi e nelle provincie francesi si mandavano articoli, si assoldavano giornali d'ogni colore per aizzare le ire, i sospetti contro l'Italia. Tra i giornali ai soldi della vasta cospirazione, oltre ai clericali, si notava le Petit Journal, le Journal, la Libre Parole, la Lanterne, Io stesso Intransigeant ecc. ecc.

4) Alcuni giornali italiani, fra cui primeggia Il Secolo di Milano, si prestano alle loro viste, ed, illusi o complici, tengono il sacco alla cospirazione contro l'Italia una che si vuoi convertire in un'Italia confederata e in pezzi in balia del neo-guelfismo e papato.

5) Ora si tratta in Marsiglia e in Corsica di preparare una specie di spedizione dei mille, reazionaria, per far insorgere, dopo le provincie, Palermo, onde spedire poscia, nelle acque di Sicilia, alcune navi francesi col pretesto di proteggervi gl'interessi e i sudditi francesi.

6) Si preparano ad un tempo a propagare il moto dalla Sicilia nel continente, nelle Calabrie, Puglia e Basilicata e, soprattutto nelle Romagne. Qui sono già organizzati comitati o fasci. Solo si attende il momento o la parola d'ordine per passare all'azione.

7) E tal parola d'ordine partirà a suo tempo, (forse nella prossima primavera) da Parigi e dal Vaticano, i due centri della cospirazione contro Italia e Casa Savoja.

8) Altro potrei aggiungere ancora. Ma a te, antico cospiratore, bastano questi cenni per prevedere, e provvedere. Io, antico patriota e cospiratore, mi metto a tua disposizione. Se mi metti all'opera, e non sarò obliato ancora, molto potrò fare.

9) Una parola ancora prima di chiudere questa mia confidenziale. Non fidare troppo nel ministro Blanc. Agli esteri, ora più che mai, conviene insediarvi un patriota antico e provato ... 2

25 1 Ed., con varianti, in LV 80, p. 7.

27 1 Da Museo centrale del risorgimento. Carte Crispi.

28

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. 38. Roma, 5 gennaio 1894, ore 17,39.

Cantagalli telegrafa 1 aver ragione di ritenere che, qualora risultasse impossibilità che sultano paghi elevata indennità, Francia farebbe pervenire Madrid consiglio di chiedergli invece compenso territoriale. In vista simile eventualità, rendesi tanto più opportuno ed urgente che codesto Governo insista affinché Governo spagnuolo limiti domanda secondo i suggerimenti datigli da Inghilterra e da noi, conforme telegrafai a V.E. il 4 corrente 2 .

o a voce, o per iscritto, i particolari». 28 1 T. 52, pari data, non pubblicato.

Cfr. n. 25 e nota 4 allo stesso.

27 2 Sullo stesso foglio Crispi ha minutato la seguente risposta: «Roma, li Il del 1894, Mio caro Levi, quello che tu mi scrivi è di una vera importanza, e faresti atto patriottico, se potessi darmene,

29

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 61. Massaua, 5 gennaio 1894, ore 18,10 (per. ore 20.40).

Traversi informa 14 dicembre Menelik ricevette lettere francesi presidente Repubblica, ministro degli esteri, Lagarde. Ringraziano accoglienza Chefneux, promettono coniare moneta Menelik, grande ajuto, armi, munizioni. Menelik risponde senza servirsi nostro agente alle lettere ricevute Governi inglese, tedesco, italiano circa denunzia trattato spiegandone ragione 1• Menelik parte quindici spedizione Guraghie. Giunge Assab messo Menelik ritirare rimanente 400.000 cartucce lasciate indietro Traversi. Debbo consegnarle? Tigré tranquillo 2 .

30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

Roma, 6 gennaio 1894, ore 11, 45.

Non è il caso fare nuovo sequestro cartucce Menelik lasciate indietro Traversi. Faccia consegna messo scioano giunto Assab.

31

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 74. Parigi, 6 gennaio 1894, ore 18,50 (per. ore 21,15).

Ebbi la lettera di V. E. in data del 3 1 e ne la ringrazio. Mi sono reso fedele, caldo interprete dei suoi concetti circa l'indennità. In una lunga conversazione, che ho poc'anzi avuta col ministro degli affari esteri, scosso dagli argomenti espostigli e lieto delle parole concilianti da me riferitegli, ma invincibilmente preoccupato della questione parlamentare sempre convinto di non potere ottenere il credito della Camera senza poterla assicurare che l'Italia procederà nella stessa forma e per la stessa via, cioè con intervento della Camera nel pagare l'indennità propria, la frase della lettera di V.E. «che ad una cortesia francese Governo del re saprebbe rispon

2 Per la risposta cfr. n. 30.

dere in modo condegno» gli parve bensì implicare intenzione di una reciprocità anche di forma; ma osservò che, se vi fosse malinteso, e se così interpretandola per ottenere il credito egli si ingannasse, la conseguenza sarebbe gravissima, giacché dopo aver pagato la indennità francese, egli dovrebbe rifiutare l'italiana, perché non offerta nella stessa forma. Avrò con lui nuovo convegno, desiderando egli riparlarne con i suoi colleghi.

29 1 Cfr. n. 82, allegato e n. 146, allegato.

30 1 Risponde al n. 29.

31 1 Ed. in L V 77, p. 13: intenzione di tener separata la questione dell'indennità francese per i fatti di Aigues-Mortes dall'offerta italiana di rimborso ai danneggiati francesi.

32

L'AMBASCIATORE A VIE NNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 78. Vienna, 6 gennaio 1894, ore 19,50 (per. ore 22).

Ho informato Kalnoky dei suggerimenti dati a ministro di Spagna dal Gabinetto di Londra e da V.E. 1 Kalnoky mi ha detto che anche egli ha già fatto giungere eguali consigli a Madrid per mezzo dell'ambasciatore di Spagna a Vienna. Egli consigliò per le medesime ragioni di non chiedere una somma troppo alta, che provochi il pericolo d'un imprestito in Francia, e di non esigere compensi territoriali.

33

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALE S.N. Roma, 6 gennaio 1894.

Sir Francis Clare Ford, giunto ten mattina a Roma, è venuto a vedermi coll'impressione che la situazione in Italia fosse quasi disperata. Compiacquesi grandemente alla mia affermazione che il R. Governo conosceva tutte le difficoltà del momento ed aveva non solo ferma volontà di andare in fondo ad ogni questione per quanto pericolosamente posta dalle circostanze attuali, ma era pieno di fiducia di superarle mercè l'opera del presidente del Consiglio che ha il Paese con sé. L'ambasciatore d'Inghilterra mi disse che avrebbe subito telegrafato a lord Rosebery per assicurarlo che il Governo italiano era pronto e preparato a qualsiasi eventualità. Del che la informo per norma del suo linguaggio 1 .

32 1 Cfr. n. 28.

33 1 A questo telegramma Tornielli rispose con R. riservato 6/26 dell'8 gennaio di cui si pubblica il passo seguente: «Poche volte lord Rosebery mi parlò delle nostre difficoltà interne e sempre con quella misura che gli è propria, piuttosto, se ben io ne intesi l'intenzione, per dare a me la occasione di spiegare o di smentire le altrui esagerazioni. Egli accolse sempre con benevolo interesse le spiegazioni e le smentite mie. So che il signor Gladstone si è qualche volta dimostrato sfavorevolmente impressionato delle condizioni finanziarie ed economiche dell'Italia. Anche con me, mettendo le sue affermazioni sotto la cautela retorica del non pretendere egli giudicare delle cose degli altri Paesi, questo primo ministro non nascose il pensiero suo affermando egli che la buona politica deve avere per base la spesa proporzionata alle entrate ed il contento delle popolazioni».

34

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

L. PERSONALE. Roma. 6 gennaio 1894.

Ti ringrazio della tua gentile lettera 1 . Le questioni interne dominano naturalmente qui, ed è fortuna che all'estero la situazione non sia troppo complicata mentre abbiamo così gravi problemi di economia interna da sciogliere. Siamo esattamente sulla stessa linea di lord Rosebery per gli affari del Marocco, e, confido, così saremo per tutti gli altri, per la sostanziale comunanza d'interessi pacifici. La questione di Aigues-Mortes è stata chiusa dal precedente Gabinetto; non lasceremo che abbia alcuno strascico irritante, e faremo in modo da non esser verso la Francia in nessuna questione dalla parte del torto. Il mio collega del tesoro pensa assiduamente alla possibilità di ristabilire la fiducia coi capitalisti inglesi; egli non crede più di me alla réclame giornalistica ed alle intromissioni di faccendieri; vuole anzitutto riporre le cose da noi sopra una base di sound business, ma perciò appunto tu potresti dar forse suggerimenti circa il da farsi a Londra, se c'è qualche cosa di pratico da farsi attualmente.

Suppongo che avrò il piacere di rivederti qui fra non molto.

35

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Roma, 6 gennaio 1894.

Le sono tenutissimo della sua interessantissima lettera del 2 1 . La prego di esprimere al conte Kalnoky la mia sincera gratitudine per le sue benevole testimonianze al mio riguardo, ed il mio convincimento che gli interessi dei nostri due Paesi continueranno a procedere in pieno accordo.

Faccio tesoro dei suoi suggerimenti sopra argomenti speciali verso i quali divido del tutto i suoi apprezzamenti e dei quali le scriverò all'occasione.

Ella tocca un punto di eccezionale importanza per il Paese quando dice che buone condizioni finanziarie ed economiche importano altrettanto del numero dei soldati e delle navi. A tale questione si riferiva un povero mio discorso al Senato e lo stesso argomento fu nel 1882 oggetto di una comunicazione del segretario generale degli esteri al Ministero della guerra, che le mando in copia. Ma quando si tocca quell'argomento, molti ne rifuggono come da arcanum imperii riservato

35 1 Non rinvenuta.

a competenza più alta che non sia il Parlamento e il Ministero stesso. È tale impressione purtroppo talmente diffusa nel pubblico che si fanno al riguardo commenti in senso diverso ma egualmente deplorevoli. Da una parte i radicali ripetono le asserzioni di certa stampa straniera secondo le quali il secret du roi imporrebbe armamenti rovinosi quanto inefficaci pelle condizioni della finanza; da un'altra parte e perfino da militari cui non piace l'avviamento a milizie territoriali cui dicono ridursi il sistema Pelloux, la sistematica distruzione dell'esercito (così si esprimono molti) farebbe parte di esigenze e guarentigie imposte al potere esecutivo contro una politica segreta di alleanze alla quale alcuni membri di passati Gabinetti erano apertamente contrari. Tali esagerazioni sono un sintomo della perturbazione morale che purtroppo accompagna il dissesto economico ed il pericolo in cui ognuno sa versare il Paese. lo non sono competente ad esprimere pareri tecnici sulla possibilità e la opportunità di mutare nelle attuali circostanze critiche l'assetto dell'esercito; né ignoro che tale questione può politicamente accrescere le difficoltà già troppo serie in cui è il Gabinetto. Peraltro secondo alcuni miei colleghi nel Gabinetto le spietate economie e gli aumenti di imposte che sono condizioni di salvezza non saranno accettati dal Paese se non gli si presenterà ad un tempo tali riforme organiche sostanziali da convincerlo che si abbandona del tutto lo sperpero inutile e si ritorna al vero in ogni ramo anche nell'esercito. Ella vede, caro amico la mia situazione. Non posso con sicurezza sottoporre al presidente del Consiglio al quale mi unisce non solo l'assoluta personale devozione ma la più ampia comunanza d'intenti alcun parere fondato in qualsiasi senso, ignorando quel che si pensa davvero a Berlino, ove la cosa è delicata pel generale Lanza. Mi sono penosamente presenti le gravi espressioni del generale Robilant, che mi scriveva a proposito della legge che istituiva i due corpi d'armata nel 1882: "C'est un crime " ... Ma oggi, che c'è da fare? È per me su questo terreno che i nemici della Monarchia manovreranno in un dato momento.

Le circostanze sono assai serie, non dubitiamo punto di poter fare tutto il nostro dovere verso il re ed il Paese; le nostre persone non importano nulla; basta che ognuno di noi si ispiri ai più savii consigli, e so non poterne ricevere migliori che da lei.

34 1 Non rinvenuta.

36

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI1

T. 64. Roma, 8 gennaio 1894, ore 15.

Rosebery, a richiesta del Governo spagnuolo, fece assumere costì informazioni, m base alle quali dichiarò, poi, a Madrid che indennità potrebbe, a suo avviso,

concordarsi in 25 milioni di franchi, pagabili in dieci rate annuali 2 . Prego riferirmi se simile combinazione sembri a V.S. escludere necessità di un prestito per parte del Marocco'.

36 1 Ed., con varianti, in LV 80, p. 9.

37

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. RISERVATO 616/17. Roma, 8 gennaio 1894.

Il nostro agente in Etiopia c'informa, in data del 14 dicembre p.p.l, che Menelik ricevette lettere del presidente Carnot, del ministro francese degli affari esteri e del signor Lagarde, governatore di Obock.

Essi ringraziano il negus delle accoglienze fatte al signor Chefneux, promettono di coniare una moneta per l'Etiopia e d'inviare grandi provviste d'armi e di munizioni.

V.E. osserverà senza dubbio che le lettere suddette inviate a Menelik sono in aperta contraddizione coll'assicurazione formale datale dal signor Develle, che il Governo della Repubblica non avrebbe risposto alla circolare del negus del 27 febbraio u. s. 2

Io non so ancora, non avendo copia del loro testo, se in quelle lettere vi sia menzione della circolare suddetta; ma la circostanza stessa della loro spedizione, fatta direttamente ed a così breve scadenza dalla pretesa denunzia del nostro trattato, gli argomenti dei quali esse trattano, e la menzione del signor Chefneux, che è il maggior intrigante contro la politica italiana in Abissinia, mostrano chiaramente che il Governo francese ha mancato, se non alla lettera, certamente allo spirito delle sue promesse verso di noi.

Prego l'E.V. di voler far notare opportunamente quanto precede a cotesto ministro degli affari esteri, consegnandogli una nota verbale' nella quale riassuma assai brevemente le nostre lagnanze, e dichiari che «il Governo italiano ritiene il Trattato d'Uccialli in perfetto vigore e che la nostra posizione politica verso l'Etiopia rimane quale fu notificata ai vari Stati nell'ottobre 1889, che ce ne diedero formale atto» 4 .

3 Per la risposta cfr. n. 51.

2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 330.

3 Ed. in Documents Diplomatiques Francçis ( 1871-1914 ). Fe série (1871-1900), tome XI (ler janvier 1894-7 mai 1895), Paris, Imprimerie nationale, 1947, n. 9.

4 Ressman rispose con R. 64/32 del IO gennaio del quale si pubblica il passo seguente: «Il signor ministro degli affari esteri della Repubblica non aveva notizia del fatto da me segnalatogli, e che ad ogni modo sarebbe accaduto sotto il precedente Gabinetto. Egli si riservò di informarsene».

36 2 T. 89 di Maffei, pari data, non pubblicato.

37 1 Cfr. n. 29.

38

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARA TI ERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 107. Massaua, 9 gennaio 1894, ore 10,25 (per. ore 12.10).

Secondo Traversi, Menelik scrive sovrano scusandosi violazione articolo 16 accusandoci infedeltà articolo 17, violazione frontiera, uccisione abissini senza processo. Chiede richiamo Traversi, sostituzione articolo 17, ritorno frontiera concordata 1• Informazioni da Cassala confermano importante vittoria, perdite gravissime, sfiducia dervisci, discordia capi. Parlasi tremila ottocento morti prigioni. Oltre a Ahmed Alì morti tutti 4 emiri, comandante Rub del Ghedaref. Nostri posti collegati linea Algheden.

39

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, RESSMAN, E A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 79. Roma, 9 gennaio 1894, ore 12,50.

Riva telegrafa 1 che nostra agenzia sola non issò bandiera per arrivo principessa di Bulgaria e domanda se deve issarla ora per parto. Desidero suo parere c1rca astensione anteriore e sulla opportunità di mutar contegno 2 .

40

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARA TI ERI

T. 83. Roma, 9 gennaio 1894, ore 16.

Ho dato istruzioni regi rappresentanti all'estero 1 prevenire proteste Menelik 2 alle quali diamo secondaria importanza trovandoci d'accordo colle Potenze circa validità trattato.

2 Per le risposte cfr. nn. 42 e 46.

Cfr. n. 38.

38 1 Per la lettera di Menelik cfr. n. 82, allegato.

39 1 T. 93 dell'8 gennaio, non pubblicato.

40 1 Con dispacci dello stesso 9 gennaio, non pubblicati.

41

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 120. Parigi, 9 gennaio 1894, ore 18,20 (per. ore 21,15).

Consiglio dei m1mstri ha trattato questa mattina indennità Aigues-Mortes. Ministro degli affari esteri, che ho veduto dopo il Consiglio, mi ha quasi testualmente ripetuto le sue precedenti dichiarazioni riferite nel mio telegramma del tre 2 , assicurandomi che desiderava vivamente una pronta conclusione; ma che, non potendo egli in nessun modo pagare indennità senza presentare progetto di legge, doveva, se interpellato, poter almeno esprimere sicura fiducia che Italia procederà pure per via di un progetto di legge. Mi ha detto che l'essere autorizzato confidenzialmente con una sola parola a interpretare in questo senso la lettera di V.E. in data del tre 3 gli basterebbe, né chiederebbe alcun impegno scritto. E' indubbio suo buon volere e riconosco le difficoltà sue, ma gli dissi che per parte mia non potevo sostituire una promessa a formale appello alla fiducia fatto dall'E.V.

42

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 121. Parigi, 9 gennaio 1894, ore 18,20 (per. ore 21,15).

A me parve poco giustificabile la prima astensione della sola agenzia italiana a Sofia 1 , e lo parrebbe ancora meno una astensione ripetuta, non conforme a ciò che fanno i nostri alleati, e offensiva per principe di Bulgaria.

43

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA 1

T. S.N. Roma, 9 gennaio 1894.

Le mm1stre du roi à Bukarest télégraphie ce qui sui t 2 : «Le roi Charles a des raisons de croire lui aussi que la France ne serait pas étrangère aux émeu

Cfr. n. 24.

3 Cfr. n. 31, nota l.

2 Con telegramma dell'S gennaio il cui contenuto fu ripetuto nel R. riservato 37112 del 9 gennaio, non pubblicato.

tes de Sicile et qui auraient un certain rapport avec un mouvement de troupes qu'il a su s'accentuer sur la frontière italienne. Sa Majesté m'ayant fait communiquer cette nouvelle qu'elle tient probablement de Berlin, je crois devoir la répéter a V.E.» 3 .

41 1 Ed., con varianti, in LV 77. p. 14.

42 1 Risponde al n. 39.

43 1 Ed. in F. CRISPI, Politica interna. Diario e documenti raccolti e ordinati da T. Palamenghi-Crispi, Milano, Treves, 1924, p. 311.

44

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

L. PERSONALE 1 . Roma, 9 gennaio 1894.

Potrete immaginare i motivi pei quali ho ritardato a rispondere alla gradita vostra del 22 dicembre 2 . Sono in una vera galera, avendo trovato il Paese, dopo i tre anni del mio ritiro, in una tale dissoluzione che non avrei immaginato mai.

In Italia manca lo spirito di continuità. Ogni mutamento di Ministero porta un mutamento nei congegni amministrativi. Voi potrete comprendere quanto danno questo procura. Vi è sempre a ricominciare.

Esercito, finanza, polizia, tutto è disordinato. Abbiamo bisogno e ne prego Iddio, un lungo tempo di pace, raccogliersi tranquilli e ricostruire l'edificio dello Stato.

I moti di Sicilia ci hanno provato la nostra debolezza. Ho sconfitto gl'insorti nei vari comuni in cui la rivoluzione era scoppiata; ed ora bisogna lavorare a ricondurvi la calma ed a consolidarla.

Per me è stato un disastro il ritorno al potere, quando il 7 dicembre mi fu telegrafato dal re, venni qui col proponimento di non accettare il mandato. Il rifiuto -dopo udito il re -mi parve una viltà, e consentii ad assumere il grav1ss1mo peso.

Prego Iddio, che mi dia forza a compiere la missione, che malvolentieri mi sono assunta.

Voi conoscete le mie idee per la politica internazionale, e sapete qual desiderio io abbia per mantenere con la Francia buone relazioni. Vi riuscirò? In gran parte dipenderà dal Governo della Repubblica. Dipende dal medesimo il preparare senza scosse, un avvenire che giovi ad entrambi i Paesi.

Sarebbe mio desiderio di vedervi e parlarvi. Il vostro ministro però crede, che allo stato delle cose non giovi allontanarvi da Parigi.

Vi mando con la posta un pacco del giornale il Droit da restituire, ed una nota di numeri che mancano e che bisogna avere. Incaricatene qualche impiegato del!' ambascia t a.

2 Non pubblicata.

43 1 Per le risposte cfr. nn. 53 e 56.

44 1 Copia.

45

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 33/13. Londra, 9 gennaio 1894 (per. il 15).

Nella campagna elettorale che riuscì sfortunata per il signor Waddington, questi, giustificando l'operosità sua a pro' della Francia nel servizio diplomatico, addusse, in una lettera pubblicata nei giornali, fra gli altri titoli di merito, lo aver egli, durante il Congresso di Berlino e mediante una segreta stipulazione con l'Inghilterra, ottenuto per la Francia carte bianche a Tunisi, sicché poté essere più tardi stabilito il protettorato francese senza che occorresse alcun incidente europeo.

Mentre era al Governo lord Salisbury, quando io, in obbedienza ad insistenti istruzioni del R. Governo, dovetti ripetutamente urtarmi contro le evasive sue risposte alle nostre comunicazioni intese a conseguire che il Gabinetto di Londra s'interessasse al pari di noi nella questione di Biserta, non mancai di riferire che, a parer mio, questo ministro britannico che era stato plenipotenziario al Congresso di Berlino, dovea essere trattenuto in questa questione dai personali impegni colà presi appunto con il signor Waddington che qui rappresentava allora il Governo della Repubblica. Quelle che erano supposizioni, suggerite dal singolare contegno di lord Salisbury, divennero in me una quasi certezza durante un colloquio avuto con lord Rosebery nel luglio 1893, quando incidentalmente Sua Signoria affermavami che l'occupazione della Tunisia per parte della Francia era stata, fra questa e le altre Potenze, regolata all'epoca del Congresso di Berlino.

La lettera recente del signor Waddington ai suoi elettori toglie di mezzo ogni incertezza o dubbio in proposito. Non è l'antico ambasciatore francese a Londra persona tale da equivocare nell'uso di parole delle quali perfettamente conosce il proprio significato ed il valore. Non ho veduto il testo francese del suo scritto; ma ne ho sotto gli occhi la versione inglese data dal Times: «Finally, by a secret stipulation with England, I obtained carte bianche for France in Tunis, wich later on permitted us to establish there our protectorate without the occurrence of any european incident». Se il signor Waddington ha scritto che una stipulazione segreta ha avuto luogo con l'Inghilterra, ciò vuoi dire che un impegno scritto esiste. E le ultime parole da lui adoperate indicherebbero che altre Potenze dovrebbero averne avuto notizia senza muovere contro il medesimo alcuna abbiezione. Questa interpretazione sarebbe conforme a ciò che lord Rosebery ebbe a dirmi occasionalmente della occupazione francese stata regolata fra la Francia e le altre Potenze all'epoca del Congresso del 1878 (rapporto della r. ambasciata 22 luglio 93 n. 629/396) 1•

Mi asterrò dal fare menzione della lettera del signor Waddington con lord Rosebery prima di aver avuto istruzioni da V.E. Parmi tuttavia che la divulgazione del segreto avvenuta in Francia, dispenserebbe ormai il Gabinetto di Londra dal tenerci celati i veri termini dell'accordo seguito a Berlino e che a noi interesserebbe certamente di conoscere con precisione 2 .

Cfr. n. 165.

45 1 Non pubblicato nel vol. XXV della serie II.

46

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 136. Pietroburgo, 10 gennaio 1894, ore 9,40 (per. ore 18,50).

Credo che sarebbe opportuno di non mutare contegno a Sofia coll'issare bandiera1 se noi preferiamo evitare diffidenza Pietroburgo. Nello stato presente delle cose, simile contrasto colla nostra astensione anteriore, potrebbe essere interpretato come una manifestazione.

47

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 132. Madrid, 10 gennaio 1894, ore 12,10 (per. ore 17,15).

La Francia consultata anche essa circa indennità, rispose come si prevedeva, animando la Spagna a reclamare intero risarcimento spese della guerra; cioè almeno quaranta milioni. In questo stato di cose, Drummond Wolff, consenziente suo Governo, ha un mezzo termine per impedire da un lato che il Gabinetto di Madrid continui esigere pegno, chiudendo, dall'altro, la via agli intrighi finanziari francesi nel Marocco. L'idea di Drummond Wolff sarebbe di combinare una specie di guarentigia europea, inclusa naturalmente la Francia, e che legasse a questa le mani. Il pensiero incontra, in massima, approvazione ministro di Stato. Ho ricevuto appuntamento da mio collega per questa mattina e scriverò prontamente ulteriori ragguagli 1•

48

IL MINISTRO A L' AJA, GERBAIX DE SONNAZ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 129 1 . L'Aja, 10 gennaio 1894, ore 14 (per. ore 16.20).

R. ministero mi ha ordinato di non metter bandiera per l'arrivo del principe di Bulgaria, primo, in vista della già viva irritazione personale dello czar contro il matrimonio, secondo, perché Governo principesco pretendeva per la principessa trattamenti riservati ai membri di famiglie regnanti. Astensione ordinata da R. Governo era del resto concorde colla riservata politica estera da parte nostra praticata in questo caso. Non rammento data precisa delle istruzioni che però debbono trovarsi a Sofia senza che io ne abbia copia. Segue rapporto 2 .

47 1 Cfr. n. 54. 48 1 Risponde al T. 89 del 9 gennaio, non pubblicato.

2 Per maggiori particolari cfr. il R. riservato confidenziale 8/5 di Sonnaz dello stesso l O gennaio, non pubblicato.

46 1 Risponde al n. 39.

49

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. 93. Roma, 10 gennaio 1894, ore 14,45.

Affare Aigues-Mortes. Non equivochiamo. Abbiamo lealmente e chiaramente esclusa questione procedura parlamentare come d'ordine interno. Era dignitosa per i due Governi affermazione spontanea che ad una indennità agli italiani avrebbe corrisposto una indennità ai francesi. Eviti che codesto Governo si mantenga nell'errore, col parlare di sostituire promessa formale ad un appello alla fiducia, che non si sollevino qui discussioni parlamentari non legalmente necessarie e politicamente inopportune e tali da aprire questioni irritanti che consideriamo chiuse. Confermo mie precedenti istruzioni invitandola conformarvi sue risposte circa questioni d'ordine interno francese nelle quali non siamo entrati a proposito verdetto di Angouleme né vogliamo entrare per quanto riguarda disposizioni Camere francesi. Non bisogna dimenticare che la indennità dovuta dalla Francia si fonda sovra ragioni e fatti di una vera serietà, mentre quella richiesta all'Italia su motivi assai problematici. Non approvo le dimostrazioni italiane, quantunque fossero naturale protesta contro il massacro di Aigues-Mortes. Desiderio di concordia ci spinse concedere indennità, non altro.

50

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 139. Londra, 10 gennaio 1894, ore 16 (per. ore 22,20).

Rosebery mi dice non sapere più nulla delle intenzioni della Spagna relativamente alla indennità. Egli aveva avuto notizie di un invito che Moret pensava rivolgere a tutte le Potenze per esercitare una pressione collettiva sul sultano, ma questo invito al quale la Francia non avrebbe potuto rifiutarsi non è stato fatto. Non si ebbe qui sentore della intenzione della Francia di consigliare al Marocco una cessione territoriale in cambio della indennità pecuniaria. Per mezzo del medico del sultano il Governo francese esercita molta autorità presso quel sovrano e pare lo spinga ad accettare il prestito offerto dal Crédit Lyonnais con la garanzia del controllo sopra le dogane marocchine. Ne deriverebbe una condizione di soggezione per quell'Impero e si creerebbe un fomite pericoloso di rivalità internazionali. Feci osservare che appunto per prevenire le prevedibili conseguenze di pretese eccessive della Spagna gioverebbe che l'azione inglese a Madrid divenisse più stringente nel senso di persuadere quel Gabinetto a mostrarsi accomodante. Senza prestarvi fede assoluta Rosebery soggiunse essere egli inclinato a credere alle dichiarazioni fattegli dal mio collega spagnuolo che il presente Ministero non cederà alla tentazione di offerte di ingrandimenti territoriali.

49 Ed .. con varianti, in LV 77, pp. 14-15.

51

IL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 135. Tangeri 10 gennaio 1894, ore 16,10 (per. ore 16,50).

Dopo attento esame 1 , reputo possibile per il sultano pagamento indennità venticinque milioni, in dieci rate, e senza ricorrere imprestito. Segue rapporto 2 .

52

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 133. Berlino, 10 gennaio 1894, ore 16,27 (per. ore 17,55).

Questo signor ministro degli affari esteri che ricevette comunicazione analoga a quella fattami da V.E. col telegramma di ieri 1 , mi ripeté quanto già le telegrafai tre corrente 2 . Governo imperiale preferisce astenersi dal dare consiglio al Governo spagnuolo; amerebbe però questo moderasse sue pretese nell'indennità di guerra richiesta al Marocco e specialmente per evitare ritardo riapertura Cortes tenendo assai all'approvazione per parte di questa del trattato di commercio colla Spagna, modus vivendi con questa scadendo trentuno corrente.

53

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. S.N. Berlino, 10 gennaio 1894, ore ... 2 (per. ore 17,15).

Ministre des affaires étrangères auquel je me suis empressé de communiquer télégramme de V.E. d'hier 3 m'a assuré ne rien savoir absolument sur les prétendues menées de la France en Sicile.

Cfr. n. 43.

51 1 Risponde al n. 36. 2 Il rapporto è ed. in LV 80, pp. 9-11. 52 1 T. 81 con cui veniva ritrasmcsso alle ambasciate a Berlino. Londra c Vienna il telegramma di cui al n. 36, nota 2. 2 Cfr. n. 23. 53 1 Da ACS, Carte Crispi. 2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

54

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 142. Madrid, 10 gennaio 1894, ore 19 (per. ore 6 dell' 11).

Ho veduto Drummond Wolff il quale mi tenne il discorso seguente: «Scorgendo sempre lord Rosebery gravissimo inconveniente alla cessione di dogane marocchine, sia alla Spagna, sia ad un gruppo francese ho riferito a Londra che secondo me una intelligenza fra le Grandi Potenze a pressione per forzare il sultano a pagare l'indennità alla Spagna avvierebbe ad una buona soluzione. Lord Rosebery mi ha risposto che il Governo britannico sarà lieto di cooperare a qualunque intesa internazionale per terminare la controversia. In seguito a questo qualche cosa, mi sono tenuto autorizzato a intavolare trattative con il signor Moret al quale ho già esposto l'insieme del mio progetto che gli sottometterò più diffusamente questa sera». Il piano di sir Drummond Wolff è che *la Spagna domandi ai Governi d'Italia, Austria, Germania, Gran Bretagna e Francia di appoggiare la concessione di venticinque milioni di cui una decima parte maturi subito ed il resto in nove rate annuali. In mancanza di pagamento i rappresentanti predette Potenze a Tangeri sarebbero chiamati al controllo di dogana per mezzo dei loro consoli, delegando all'uopo funzionari speciali per sorvegliare la riscossione dei diritti * 1•

55

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 16 2 . Londra, 10 gennaio 1894, ore 20 (per. ore 2,35 dell' 11).

Lord Rosebery m'ayant incidentellement parlé du renforcement des troupes françaises vers frontière, je lui ai demandé de quelle source il tenait ces renseignements et s'il avait connaissance des intentions aux quelles ces mesures militaires de la France se rattachaient. Il m'a répondu que les informations lui venaient de I'Intelligence Department du Ministère de la guerre et qu'elles ne concernaient pas les intentions politiques du Gouvernement français. S'il apprendra quelque chose à cet égard il m'a dit qu'il me renseignera sans retard.

2 Numero dell'ambasciata a Londra; a Roma il telegramma non è stato protocollato.

54 1 Il passo fra asterischi è ed. in L V 80, p. Il, preceduto dalle parole «La Spagna sembra disposta a domandare». Gli ultimi due periodi del telegramma furono ritrasmessi all'ambasciata a Berlino (T. 108 dell'Il gennaio) con la richiesta di informazioni sulle disposizioni del Governo tedesco.

55 1 Ed. in CRISPI, Politica interna. cit., p. 312.

56

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. S.N. Vienna. 10 gennaio 1894.

l'ai communiqué confidentiellement à Kalnoky la nouvelle provenant du roi Charles2 . Kalnoky m'a dit qu'il ne sait rien qui puisse la confirmer. Il croit possible que le mouvement de Sicile soit en quelque relation avec !es anarchistes et socialistes de France et d'ailleurs. Mais il ne pense pas que le Gouvernement français y soit mèlé, ni que le mouvement de troupes françaises sur la frontière italienne y ait rapport. L'explication parvenue à Kalnoky de source française sur !es mesures militaires à la frontière italienne est que celles-ci ne sont que le complément du système de défense déjà adopté sur la frontière de l'est.

57

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK Il

L. Massaua. 10 gennaio 1894.

Dopo essere rimasto per qualche tempo in Italia chiamatovi dal mio Augusto Sovrano, sono tornato al governo dell'Eritrea e colgo l'occasione per mandarle molti auguri di felicità.

Una splendida vittoria abbiamo riportato sugli infedeli i quali ebbero tanta parte sulle calamità d'Etiopia. E sono tanto più lieto perché la vittoria giova non solo all'Eritrea ma a tutta l'Abissinia. I dervisci erano venuti come le cavallette dal Gallabat e dal Ghedaref per rendere schiave le tribù da noi protette e per distruggere il Cristianesimo. Ma una piccola parte delle nostre truppe li affrontò in campo aperto e coll'ajuto di Dio li ha sconfitti dopo un fiero combattimento.

Duemila dei nostri ascari hanno avuto ragione di 12.000 dei loro, armati tutti di buoni fucili e con molte cartucce ma il valore poté più del numero: i dervisci furono battuti, dispersi, inseguiti, distrutti: i loro emiri furono quasi tutti uccisi compreso il capo Ahmed Alì, parente del califfo; prendemmo 75 bandiere.

Sono sicuro che la Maestà Vostra si rallegrerà per questo nuovo trionfo delle armi italiane, trionfo della fede cristiana sopra i nemici di Dio e degli uomini. In ogni caso spero che le truppe di Vostra Maestà saranno sempre in grado di respingere qualsiasi attacco dalla parte di occidente e che colla buona intelligenza fra noi potremo provvedere alla sicurezza dei nostri Stati contro i comuni nemici. Le sarò

56 1 Ed. in CRISPI, Politica interna, cit., pp. 311-312. 2 Cfr. n. 43.

poi grato se nell'interesse del suo Impero e della Colonia Eritrea mi farà sapere notizie relative ai dervisci ed alle sue intenzioni per combatterli. Al messo che Vostra Maestà ha inviato in Assab, feci consegnare le 400.000 cartucce che vi erano ancora rimaste.

58

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

Roma, 11 gennaio l 894, ore 13.

Troviamo stabilito a Sofia il precedente dell'astensione nostra dall'issar bandiera per nozze principessa. Marochetti telegrafa 2 che sarebbe considerato a Pietroburgo dimostrazione politica l'issarla ora per parto aspettato. Può rincrescere il precedente ma avrei preferito aspettare occasione di più pratico interesse italiano per uscire da una astensione che si è estesa in Oriente negli ultimi anni anche a cose di maggiore importanza per noi.

(Per Londra e Vienna). Mi telegrafi suo parere 3 .

59

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 148. Madrid, 11 gennaio 1894, ore 13,20 (per. ore 17,25).

Il risultato dell'abboccamento verificatosi ieri sera fra Drummond Wolff e Moret non fu gran fatto conclusivo. Il ministro di Stato si mostrò esitante. Mise avanti che l'Inghilterra potrebbe essa medesima ottenere che la sopraintendenza delle dogane marocchine venga affidata alla Spagna per sottrarle così al pericolo di cadere in mano alla Francia. Insomma un'intelligenza è !ungi da essere stabilita ed un nuovo abboccamento è stato fissato, convocato ieri sera stessa da Drummond W olff, per conferire intorno prendere iniziativa di proporre lui al Governo francese la combinazione accennata nel mio secondo telegramma di ieri 1 . L'ambasciatore d'Inghilterra ha aderito.

2 Cfr. n. 46.

1 Per le risposte cfr. nn. 60 e 63.

58 1 Minuta autografa.

59 1 Cfr. n. 54.

60

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 151 1 . Londra, 11 gennaio 1894, ore 16,05 (per. ore 19,10).

Giacché ci siamo astenuti in occasione del matrimonio del principe, non vedo circostanza alcuna che valga a farci uscire presentemente dallo stesso atteggiamento, né vedo opportunità per noi di prendere una posizione che ci metta in speciale opposizione alla Russia. Se l'Inghilterra issasse la bandiera essa avrebbe un motivo nella parentela del principe con la sua famiglia reale. Il miglior partito mi sembra l'attenersi a quanto farà la Germania 2 .

61

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA

T. URGENTE 119. Roma, 12 gennaio 1894, ore 3.

Inghilterra avendo ragioni di parentela per issar bandiera non è esempio nella circostanza. Voglia uniformarsi al contegno della agenzia germanica 1•

62

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 160. Madrid, 12 gennaio 1894, ore 16 (per. ore 17,30).

Tanto io che Dubsky e Radowitz non scorgiamo altra pratica soluzione per la indennità di guerra alla Spagna salvo nella nota proposta 1 alla Francia direttamente fatta dall'Inghilterra. Moret egualmente ora se ne accontenta mentre non consentirà giammai a prender l'iniziativa lui. Tutto ciò è stato segnalato a Rosebery il quale in anteriore telegramma senza pronunziarsi definitivamente si è però espresso in modo atto ad autorizzare Drummond Wolff a sviluppare il progetto da lui concepito. Se V.E. approva io credo che farebbe opera buona animando il Governo inglese ad agire immediatamente per evitare che il Gabinetto francese possa sospettare qualche macchinazione 2•

Cfr. n. 61. 61 1 Con T. 140 del IO gennaio, non pubblicato, Collobiano aveva comunicato di aver dato istruzioni a Riva di uniformarsi invece al contegno del collega inglese. 62 1 Cfr. n. 54. 2 Questo telegramma fu ritrasmesso all'ambasciata a Londra con T. 131, pari data.

60 1 Risponde al n. 58.

63

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 165. Vienna, 12 gennaio 1894, ore 17,40 (per. ore 18,40).

Concordo con V. E. 1 nel pensare che nessun interesse italiano ci consiglia di scegliere occasione del parto per uscire dalla astensione finora seguita Sofia con un atto che irriterebbe Governo russo contro Italia senza alcun nostro vantaggio.

64

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 8/5. Pietroburgo, 12 gennaio 1894 (per. il 2 3).

Come lo sa l'E.V., il signor de Giers gravemente infermo non poté ricevermi quando ritornai dal mio congedo. Jeri, S.E. mi scrisse che, sentendosi meglio, egli avrebbe amato vedermi. Trovai il ministro in istato di estrema debolezza, appena rimesso da un severo attacco dell'angina di petto che mette la sua vita in pericolo. Egli mi accolse con grande cortesia, dicendo a due riprese «rallegrarsi di vedere a capo del nostro Ministero degli affari esteri un uomo marquant, noto per spirito di conciliazione» 1 . Mi dichiarai persuaso che all'E.V. sarebbe gratissimo questo lusinghiero e giusto apprezzamento.

Quindi la conversazione si aggirò sul tema delle feste di Tolone. Rammentai al signor de Giers il linguaggio che mi aveva tenuto l'ultima volta che lo avevo visto 2 , pochi giorni cioè prima che la squadra russa approdasse in quel porto. Notai che egli aveva ben previsto tutto l'entusiasmo francese, l'influenza che avrebbe avuto la dimostrazione della Russia sul consolidamento del partito moderato in Francia; aggiunsi che le sue profezie non solo si erano avverate, «mais que peut-ètre mème elles avaient été dépassées».

Allora, il ministro che aveva fin là parlato con voce più che fievole, estinta, ebbe come un accesso di vigoria, e, con gesto energico, disse testualmente:«J'affirme qu'il n'y a eu rien de politique dans la visite de l'escadre russe; un certain parti a voulu exploiter la présence du prince de Naples à Metz où !es manoeuvres coi"ncidaient avec !es fètes de Toulon, pour nous pousser à nous engager dans le camp opposé. Non seulement nous avons repoussé ces avances mais nous en avons profité pour bien faire comprendre que nous ne voulions pas donner un caractère

38 politique à un simple acte de courtotste. Ils sont intelligents à Paris, et ils ont parfaitement compris; ils se sentaient isolés, humiliés de leur isolement; ils ont été heureux de nous serrer la main. Je vous avouerai mème que je n'ai pas approuvé que l'empereur se soit fait voir sur un batiment français, ce jour là à Copenhague il ne fallait pas oublier que cela se passait dans un Pays neutre.

Quant à notre influence sur les partis en France il est clair que nous ne pourrions pas nous allier à des fous».

Mi meravigliai di sentire questa parola «allier», che il signor de Giers non aveva mai pronunciata nelle nostre precedenti conversazioni riferentisi alle relazioni franco-russe. La mia sorpresa non isfuggì al ministro! Prestamente si corresse, dicendo: «J'entends alliance éventuelle» per stabilire che l'alleanza non esiste, ma che l'eventualità ne è prevista, «car il n'y a pas d'alliance-continuò S. E. -on s'est embrassé et voilà tout».

Il linguaggio del ministro degli affari esteri, le stesse sue reticenze unite ad altri sintomi, mi persuadono, Eccellenza, che le feste di Tolone, e di Parigi, l'entusiasmo francese, hanno profondamente impressionato lo czar, destando le vive simpatie di questo Governo e della Nazione russa. Non credo che l'alleanza esista, perché lo nega recisamente il signor de Giers non solo, ma perché il vantaggio di questo potente Impero è di conservare la propria indipendenza, sicuro com'è di avere l'appoggio della Francia quando occorra, e perché ancora il mantenimento al potere del partito moderato in Francia, che tanto preoccupa lo czar, ed è condizione sine qua non di simpatia fra i due Governi, è meglio assicurato dall'ambizione costante e dalla brama francese di unirsi colla Russia che dall'esistenza di un patto che legherebbe le mani al sovrano autocrate e potrebbe un giorno o l'altro subordinare la sua volontà ai capriccj del partito radicale.

Ciò malgrado, è degno di nota il fatto che il signor de Giers non si limita più, come per il passato, a dire che la Russia «non lascerà schiacciare la Francia» ma accenna francamente all'eventualità di un'alleanza.

Nel concludere il ministro affermava che la Francia è animata di sentimenti pacifici, incoraggiata, ben inteso, in quella via dall'esempio e dai consiglj della Russia e deplorava i mali ed i pericoli che l'esagerazione generale degli armamenti provoca in Europa.

63 1 Cfr. n. 58. 64 1 La notizia era stata comunicata da Marochetti con T. 159 dello stesso 12 gennaio, non pubblicato. 2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 531.

65

IL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 77/16. Tangeri, 12 gennaio 1894 (per. il 18).

In ubbidienza ad ordini compartitimi verbalmente dal predecessore di V. E., feci, il 27 novembre scorso, col n. 325 1 , una relazione confidenziale sulle condizioni

nelle quali si svolge oggi il mandato affidato alla missione militare italiana in Fez di costruire ed impiantare una fabbrica d'armi per il sultano del Marocco. Per evitare ripetizioni che la brevità del tempo non consente, mi riferisco a quella relazione raccomandandone a V. E. l'attenta e ponderata lettura.

Prescindendo dalle considerazioni personali di quel mio rapporto, mi giova richiamare più specialmente l'attenzione di V. E. sulle ragioni politiche che, a mio senso, potevano fare ostacolo al ritiro della missione, fatta segno a continue insidie e fonte di perenni preoccupazioni per la legazione del re. Nella mia estimazione, dato che si volesse far opera per conservare la missione medesima, era necessario ch'io mi recassi alla Corte a conferire con S. M. il Sultano. Il cavaliere Brin replicava: (dispaccio delli 8 dicembre n. 200) 2 riservarsi, se ne fosse il caso, di farmi pervenire, in tempo opportuno, le istruzioni occorrenti all'eventuale mio viaggio a Fez.

Da quell'epoca, il cavaliere Ferrara, reggente la missione, denunziava novelle difficoltà ed intrighi favoriti dall'assenza dell'imperatore, che gli rendevano quanto mai aspro e laborioso il compito. Riferiva, perfino, che gli amministratori addetti alla fabbrica rifiutavano, con mille pretesti, di pagare la gente e che egli era stato costretto di anticipare le paghe. Informai di ciò il r. ministero con rapporto 4 dicembre, n. 332 2 . Dissi aver inviato al nostro ufficiale un memorandum perché ne desse lettura al viceré di Fez, ed una lettera di questo commissario per gli atTari esteri che ingiungeva agli amministratori di corrispondere regolarmente i salari degli operai. In risposta, il cavaliere Brin (dispaccio delli 14 dicembre n. 203) 2 si esprimeva pur approvando il mio contegno in questo modo: «Il Governo del re è sempre in questo pensiero, che già ebbi a dirle a voce, cioè: o viene garantita la stabilità ed autorità della nostra missione militare, o, piuttosto essa verrà da noi liberamente richiamata».

Secondo informava il cavaliere Ferrara, l'atteggiamento della r. legazione e la lettera di Sid Mohammed Torres produssero qualche effetto. Esso però non è stato duraturo.

Nel mio concetto, che espressi ripetutamente e chiaramente al predetto ufficiale, il sistema delle continue anticipazioni non poteva ammettersi. Il sultano ne avrebbe potuto dedurre che a noi più che a lui importasse l'esercizio della fabbrica. Se il lavoro di questa non potesse essere continuato per mancanza di retribuzione agli operai, se il compito della missione rispetto alla manifattura delle cartucce, alla zecca e ad altri non potesse eseguirsi perché le venivano rifiutati i materiali occorrenti, meglio conveniva sospendere i lavori e protestare aspettando che mercè la presenza o gli ordini positivi di Sua Maestà si ristabilissero le cose.

A questo, il cavaliere Ferrara obbiettava ed abbietta: la sospensione dei lavori trascinerebbe la chiusura dell'opificio, la consegna -che gliene verrebbe domandata -di quello; e, subito dopo l'esercizio ripreso dagli amministratori medesimi con esclusione del nostro ufficiale; scopo cui appunto mirano quei funzionari imperiali, per desiderio di lucro personale. Tutt'al più, si sarebbero serviti del signor Notari che, nella sua qualità di tecnico civile, non riveste agli occhi del Governo

Non pubblicato nel vol. XXV della serie Il.

sceriffiano l'importanza e la significanza degli altri membri militari della missione. Dichiara pertanto, che senza un mio ordine espresso ed assoluto, seguiterà, finché gli bastino i mezzi privati di che dispone, ad anticipare le paghe per mandare avanti la fabbrica ogniqualvolta gli amministratori si rifiutino a farlo.

Tale lo stato odierno della faccenda. Evidentemente, io non potrei dare al reggente la missione ordine simigliante, in considerazione delle conseguenze che talvolta avessero a nascere dall'effettiva sospensione dei lavori. Ad ogni evento, mi sembra, conviene evitare che alla missione medesima apparisca essere stato dato lo sfratto. Se dovrà partire, lo farà perché tale sia la volontà del Governo del re.

In siffatte condizioni, ho scritto al cavaliere Ferrara di mantenere le cose e guadagnar tempo; ed ho scritto al vizir Garnit rincarando sulle lagnanze da me svolte nel memorandum annesso al secondo dei miei citati rapporti. Quanto prima farò eziandio pervenire direttamente a Sua Maestà un altro ufficio trasmettendole al tempo stesso un promemoria che a tal uopo ho sollecitato dal cavaliere Ferrara. Insisterò sulla necessità che gli ufficiali italiani, da Sua Maestà stessa richiesti e dal Governo italiano concessile per l'impianto della fabbrica d'armi non abbiano ad incontrare vessazioni od intoppi nell'esercizio del loro mandato. Insisterò altresì sulla impossibilità per essi di fare il proprio dovere andando incontro ad immeritato biasimo. Insisterò, finalmente, sulla pessima impressione che proverebbe il Governo del re se venisse a conoscenza del trattamento che gli ufficiali italiani sono esposti a ricevere da parte di funzionari sceriffiani i quali profittano dell'assenza del loro signore per procacciare il proprio interesse, sollecitano ordini con false rappresentazioni o falsamente ne asseriscono l'esistenza.

Per mala ventura, il sultano è oggi preoccupato da affari di grave momento. Le faccende spagnuole lo assorbono. Da poco è tornato alla sua capitale. Ha preso per costume nelle sue relazioni coi varii rappresentanti di non rispondere ad alcuno. Di più, non va di fuori che Sua Maestà, raggirata (l'ho indicato assai volte) desideri essa stessa sbarazzarsi della missione; che abbia dato istruzioni segrete per istancarne la pazienza. Starebbero in prova di ciò e il mio carteggio dell'inverno passato e le relazioni del colonnello Bregoli, al quale, mascheratamente, fu significato allora il congedo. Credeva l'imperatore poter fare oramai senza i nostri ufficiali. Per temperare la misura concedeva al colonnello Bregoli l'alta e lontana sorveglianza; si sarebbe valso della presenza del signor Notari e di altro capo tecnico da farsi venire, in luogo del cavalier Ferrara ugualmente licenziato.

Fu giudicato non convenire in quel momento, in presenza di manovre di carattere politico indirizzate a nostro danno in Fez, seguire il sultano su quel terreno. Eppertanto fu decisa la missione del cavaliere Gentile che riuscì, non senza stento, a rimettere le cose a posto.

Non mi occorre spendere parole per arrivare alla conchiusione del presente rapporto. Essa emerge da sé. Sta nelle mani del Governo la decisione. O una novella convenzione che guarentisca l'autorità e la stabilità della missione, ed ho indicato il solo mezzo che offra qualche probabilità di giungere ad attenerla; o il ritiro della missione stessa, professatamente voluto e pubblicamente preannunziato '·

65 ·' Per la risposta cfr. n. 90.

65 1 Questo documento è stato segnalato in serie II, vol. XXV, n. 205, nota l.

66

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 177. Madrid, 13 gennaio 1894, ore 13 (per. ore 18).

Il negoziato di Drummond Wolff si trova con grave dispiacere di questi un poco arenato né Moret pare tuttavia deciso come sul principio dimostrava né Rosebery in conseguenza di ciò ha preso finora le mosse presso il Governo francese.

67

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 176. Berlino, 13 gennaio 1894, ore 15,50 (per. ore 18).

Rispondo suo telegramma Il corrente 2 . Pur approvando proposta inglese circa indennità da chiedersi dalla Spagna al Marocco e deciso appoggiarla indirettamente questo Governo desidera mantenersi fedele sua politica affari Mediterraneo e astenersi prendere qualsiasi parte attiva diretta. Non accetterà perciò nessuna ingerenza controllo dogana in caso non pagamento rate indennità come propone Inghilterra. Io e barone Marschall ignoriamo sino ad ora modo vedere Austria-Ungheria in proposito, ma è evidente ad ogni modo che non converrebbe all'Italia lasciare sole in questa questione Inghilterra e Francia. Barone Marschall opina venticinque milioni franchi pagabili a rate non ecceda forze sultano, e non gli occorre ricorrere aiuto Francia, che già è pronta a ciò con mezzo di Credito lionese.

68

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 184. Londra, 13 gennaio 1894, ore 19,13 (per. ore 6 del 14).

Marocco. Non è esatto che Rosebery abbia fatto una proposta diretta alla Francia 1; egli ha consultato Drummond Wolff circa progetto di mettere dogane sotto un controllo collettivo qualora Governo marocchino non pagasse esattamente alle scadenze. Drummond Wolff pare abbia messo innanzi tempo campo a rumore parlando del progetto prima che fosse abbastanza maturato nella mente di Rosebery: a quest'ultimo tale pensiero era suggerito dall'essersi in passato già presentata

2 Cfr. n. 54, nota l. 68 1 Cfr. n. 62, nota 2.

una situazione analoga nella quale la Spagna e l'Inghilterra entrambe creditrici del Marocco esercitarono controllo collettivo. Queste cose mi furono dette dal sottosegretario di Stato. Rosebery assente fino a lunedì.

67 1 In LV 80, p. 12 è edito un telegramma che si richiama a questo.

69

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI

T. 142. Roma, 14 gennaio 1894, ore 13.

Comunichi Traversi: «Ricevuto suoi rapporti 29 novembre al 5 dicembre 1• Desideriamo ristabilire ottime relazioni con Menelik. Ella si serva di tutti gli elementi per ottenere definitiva sistemazione negoziati ufficiali. Se non può ottenere adesione nostre proposte ottenga controproposta. Sua presenza Scioa credo utile confidando opera sua saggia prudente».

70

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 192. Madrid, 14 gennaio 1894, ore 17,50 (per. ore 21,10).

Sono riuscito 1en a dissipare il leggero malinteso esistente fra l'ambasciatore d'Inghilterra ed il ministro di Stato, dopo aver conferito meco, fece visita a Drummond Wolff dicendogli avrebbe incaricato il suo ambasciatore a Londra di parlare a Rosebery circa questione indennità. A me Moret ha ripetuto, perché lo riferisca a V.E., che mai egli prima occasione prenderà l'iniziativa, ma se il Governo britannico propone alla Francia e fa approvare il progetto Drummond Wolff, la Spagna lo accetterà.

71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO

D. 1516/11 1 Roma, 14 gennaio 1894 2 .

V.E. non ignora che l'autonomia della Bulgaria sotto l'alta sovranità del sultano non ebbe più sincero ed efficace sostenitore del presidente del Consiglio dei

71 1 Analogo dispaccio, con l'omissione del passo fra asterischi, fu inviato in pari data a Riva col

n. 1517/14. 2 Annotazione a margine: «Dettato dal ministro 13 gennaio mattina».

ministri di Sua Maestà e che l'ambasciata d'Italia in Costantinopoli non esitò a farsene propugnatrice a scopi di libertà e di pace, anche in momenti difficili ed a costo del momentaneo dispiacere di qualche Potenza, d'altronde a noi amica che ora abbiamo ragione di confidare ci abbia reso giustizia.

V.E. sa pure che nei tre anni ora decorsi gli interessi italiani in Oriente sono stati oggetto per parte nostra di un'astensione i cui motivi non è qui opportuno ricordare, ma i cui risultati si vedono precisamente nell'isolamento in cui noti precedenti ci hanno posto a Sofia, e dall'altra parte nella cessazione, dal 1891 in poi, di qualsiasi soddisfazione dei più giusti reclami dei nostri nazionali nell'Impero ottomano.

Troviamo dunque stabilito, in quanto concerne la Bulgaria, il precedente che dal r. rappresentante d'Italia non fu festeggiato l'arrivo a Sofia della principessa, e trattasi ora di decidere se si debba tornare sulla linea di condotta che fu seguita nei nostri rapporti colla Bulgaria fino dal 1891, in occasione del parto di Sua Altezza. Per quanto stia a cuore specialmente a me di ricambiare le cortesie colle quali il principe di Bulgaria ben volle onorare la

r. rappresentanza presso la Potenza alto sovrana e lo stesso Governo del re, pur tuttavia non sono d'avviso, soprattutto non essendo in giuoco alcun interesse italiano, di scegliere l'occasione dell'aspettato avvenimento per uscire dall'astensione finora seguita, comunque questa linea di condotta sia stata presa verso la Bulgaria.

Non dubito. ed anzi desidero, che torni ad attuarsi, a beneficio della pace, del liberale sviluppo delle autonomie e dei legittimi interessi nazionali rispettivi, la proclamata solidarietà nostra coll'Inghilterra e coll'Austria-Ungheria nel Mediterraneo, e che l'opinione italiana possa convincersi che la comunanza degli interessi delle tre Potenze non rimarrà lettera morta come apparve negli ultimi anni. A tale scopo gioverà la leale constatazione della situazione che trovò il presidente del Consiglio nel riprendere con la fiducia della Corona e del Paese la direzione della cosa pubblica e la prova che intendiamo dare d'una serietà e coerenza di propositi che valga a ristabilire la fiducia tra le tre Potenze.

*Ella intanto, che a proposito delle cose di Sofia, sembrò desiderare affrettar il termine della nostra politica di astensione, può nella cerchia dei suoi speciali doveri di r. rappresentante a Costantinopoli, trovarne occasione non in dimostrazioni politiche che senza utilità italiana possano turbar l'armonia che regna attualmente tra le Potenze, bensì col doveroso esercizio di quella protezione verso i nazionali che appartiene non dirò ai diritti di una Grande Potenza, ma ai doveri di qualsiasi Stato indipendente verso i suoi sudditi all'estero; doveri tanto più imprescindibili per noi nell'Impero ottomano, ove la nostra giurisdizione ci impone quell'obbligo di rendere e far rendere giustizia ai nostri concittadini che è fondamento anche all'interno dell'autorità sovrana.

Confido dunque che ella riprenderà con accorgimento l'opera riparatrice cui non negò generosa accondiscendenza, fino al 1891, l'animo illuminato ed a nm amichevole del sultano. *

69 1 Non pubblicati nel vol. XXV della serie II.

72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Roma, 14 gennaio 1894.

Rispondo, come mi ero riservato di fare, sopra un argomento della sua lettera del 2 1 , non ancora da me toccato. Il conte Kalnoky è anch'esso di parere che convenga a noi di avere colla Francia le migliori relazioni di buon vicinato che l'Austria-Ungheria tenta di mantenere colla Russia; ed è chiaro che in ciò il Governo austro-ungherese porge all'Italia un esempio che sembra utile a seguirsi, e tale sembra agli altri membri della Triplice Alleanza. Ma l'Austria-Ungheria e la Germania hanno fin dal 1888, in omaggio all'opinione europea ed al comune desiderio di pace, dato soddisfazione alla Russia togliendo di mezzo ogni sospetto colla pubblicazione degli impegni che vincolano rispettivamente i due Imperi; mentre noi siamo nella situazione assai ineguale verso gli alleati di non poter né negar l'esistenza di accordi non pubblicabili, né far di pubblica ragione accordi la cui esistenza è confessata; onde in Francia non si cessa dal farci apparire come in prima linea nei timori e nei rischi di guerra in Europa mentre l'Italia avrebbe potuto essere centro per così dire delle tendenze pacifiche; oltreché la confessata esistenza di un tale segreto è ostacolo a che l'opinione pubblica in Inghilterra (tanto influente su quel Parlamento e su quel Governo) si presti a vere intelligenze coll'Italia che tanto avrebbero giovato alla solidarietà austro-italo-inglese in Oriente. E che il segreto sul tenore dei patti mentre consta l'esistenza di essi sia di fatto in antagonismo con reali intelligenze italo-inglesi si vide fin dal 1882 c difatti in allora l'esistenza stessa della Triplice Alleanza fu tenuta segreta finché ebbe per delicato oggettivo la nostra cooperazione a due coll'Inghilterra in Egitto; abbandonato quell'oggettivo pochi mesi dopo, tosto l'esistenza dell'alleanza fu rivelata non per altro scopo che per giustificare davanti al Parlamento il rifiuto di cooperare cogli inglesi e per provare al Paese la prova fu insufficiente -che quel rifiuto era conseguenza dell'esserci impegnati verso i due Imperi. Anche nel 1891 l'annunzio pubblico della alleanza rinnovata fu accompagnato dall'abbandono ostentato della politica mediterranea di Robilant e di Crispi al punto che l'alleanza rinnovata fu rappresentata come uno dei motivi di astenerci a Costantinopoli perfino dal sostenere reclami contro dinieghi di giustizia ai nostri nazionali. Non è meraviglia se dopo tutto ciò i francesi hanno accreditato negli ultimi tre anni la triste e falsa supposizione che le secrct du roi non sia altro che una dimostrazione d'antagonismo tra Monarchia e Repubblica; non è meraviglia se la desistenza nostra, in questi ultimi tre anni, da ogni interesse italiano in Oriente, fu considerata a Londra come una concessione nostra alla Russia, corrispettivo di buoni uffici prestatici da essa a Parigi; onde Tornielli deve limitarsi a dirci che quella Potenza al postutto non ci lascerà schiacciare. Insomma la confessata

45 esistenza dei patti inconfessabili è fondamento di ostilità, per parte della Francia, di diffidenze per parte dell'opinione inglese e di deviazioni e incoerenze nella politica dei successivi nostri Gabinetti. Non saprei se hic et nunc vi sia rimedio possibile a tale nostra situazione in quanto concerne almeno i rapporti colla Francia; e non vi alludo se non per spiegare la difficoltà in cui siamo di far quel che a ragione suggerisce il conte Kalnoky.

72 1 Non rinvenuta.

73

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 196. Sofia, 15 gennaio 1894, ore 14,30 (per. ore 16,45).

Ringrazio per i telegrammi. In risposta alla domanda relativa bandiera che, a tenore ordine V.E., [non] verrà issata occasione parto principessa, V. E. mi invitò uniformarmi d'ora innanzi alle sue istruzioni 1 . Mi conceda assicurarla che altro non feci finora, né altro saprei fare in avvenire. Circa accordo con collega Germania 2 mi prendo libertà di chiedere se deve ciò riferirsi alla sola circostanza parto principessa. oppure anche al resto. Collega Germania non ha alcun rapporto esuberante col principe né colla Corte e strettamente osserva astensione completa come console di Francia. Se io dovessi seguire suo esempio sarei costretto modificare totalmente sistema seguito dal mio predecessore e anche da me colla approvazione finora dell'E. V. Ciò implicherebbe cambiamento radicale linea di condotta da noi adottat a in Bulgaria 3 .

74

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 1669/23. Roma, 15 gennaio 1894.

Riferendomi alla corrispondenza scambiata fra l'E. V. ed il mio predecessore relativamente alla delimitazione nel paese dei somali, mi pregio di trasmetterle qui acclusa, in duplice esemplare, una memoria confidenziale rimessa il 12 corrente a sir Clare Ford 1 , il quale, sino dal suo arrivo ha mostrato desiderio di occuparsi

73 1 T. 139 del 13 gennaio, non pubblicato. 2 Cfr. n. 61.

Blanc rispose con T. 196 del 16 gennaio: «Per linea generale sua condotta riceverà dispaccio del 14 corrente». Cfr. n. 71. nota l. 74 1 Non sì pubblica.

di quelle trattative. In tale memoria, oltre al progetto presentato a lord Vivian il 15 dicembre 1892 2 , si trova pure una proposta alternativa sulla base della cessione di Zeila in cambio della penisola migertina. Venne anche rimesso all'ambasciatore d'Inghilterra un esemplare della carta geografica di Perthes (foglio 6°) col tracciamento dei due progetti. Di questi il primo si trova già segnato sulla carta inviata a V. E. col dispaccio del 31 dicembre 1892 n. 48775/556 3 ; il secondo potrà facilmente esservi delineato ove si osservi che la demarcazione seguirebbe il 9° parallelo dall'Oceano Indiano fino al 43° 20' est Greenwich; poi quel meridiano sino al Garaslai, e quindi, invece di seguire il corso di quel torrente, andrebbe a terminare presso al porto di Dongareta nel golfo d'Aden.

Prego V. E., allorquando avrà occasione di tener discorso con lord Rosebery di quest'affare, di insistere opportunamente affinché venga accettata la seconda nostra proposizione, che assicurerebbe all'Italia il possesso di Zeila. Mi preme però di rispondere a tale riguardo alle interrogazioni di V. E. contenute nel rapporto diretto il 23 novembre p. p. all'o n. Brin4 .

L'E. V. desidera di sapere se il R. Governo sarebbe disposto a domandare che Zeila gli sia data in amministrazione a quello stesso titolo al quale l'Inghilterra attualmente l'occupa e l'amministra: e ciò per evitare difficoltà internazionali, trattandosi di antichi territori ottomani. Rispondo subito a V. E. che sarei pronto ad accontentarmi della soluzione da lei proposta, se non ritenessi miglior partito quello di evitare nel protocollo la menzione stessa di Zeila, e di dare all'accordo la forma puramente negativa da lei suggerita nel rapporto del 21 gennaio 1893 5 , ossia non parlando in esso che della linea di demarcazione, e sostituendo poscia in via di fatto a Zeila la nostra occupazione a quella dell'Inghilterra. Del resto il titolo al quale adesso l'Inghilterra occupa ed amministra Zeila è quello di Potenza protettrice, essendo Zeila inclusa nel protettorato britannico notificato al R. Governo il 25 luglio 1887 (vedi serie XXIII, doc. 893) 6 . E secondo la consuetudine invalsa nelle trattative africane, i protettorati possono formare oggetto di cessioni e di permute.

Dice quindi V. E. che gli impegni relativi all'Barar, contenuti nell'accordo anglo-francese del 1888 costituiscono una specie di servitù internazionale che pesa sui territori di Zeila e d'Obock, e perciò la cessione di Zeila ad una terza Potenza non potrebbe essere fatta dall'Inghilterra che colle limitazioni derivanti dai precedenti suoi impegni verso la Francia. Su questo punto la E. V. chiede di conoscere il pensiero del r. ministero. Noi riteniamo che ci giovi di valerci dell'argomento che i protocolli di delimitazione contengono impegni puramente negativi, e limitati alla Potenza che li assume. Ci conforta in questo modo di vedere il fatto che, sebbene l'Barar sia una provincia etiopica, gli impegni sopra accennati presi verso la Francia non hanno impedito all'Inghilterra di riconoscere più d'una volta il nostro protettorato (sic) sui paesi di Menelik ed anche esplicitamente sull'Barar

lvi n ?04

lvi: n: 62o: 5 lvi, n. 231. r, lvi, n. 48, allegato.

(dispaccio pubblicato di lord Salisbury a sir E. Malet del 4 giugno 1890; discorso di S. M. la Regina alle Camere del 25 novembre 1890; nota di lord Salisbury a V.E. del 16 agosto 1892); essi non impedirono a lord Salisbury di accettare nel luglio 1890 come base delle trattative di delimitazione coll'Italia nell'Africa orientale che l'Etiopia e tutte le sue dipendenze rimarrebbero nella sfera d'influenza italiana 7 . La nostra posizione all'Harar di fronte all'Inghilterra è dunque perfettamente stabilita, ed abbandonandoci Zeila e i territorii degli Issa e dei Gadabursi, l'Inghilterra dovrebbe cederci senza alcuna restrizione il territorio che le appartiene, limitato a sud dal Garaslai, a ovest dalla linea Lavadu-Abassuen-Bia Cabuba-Gildessa, fermata però questa al torrente suddetto. L'Inghilterra non modificherebbe per nulla rispetto all'Harar l'impegno che già le incombe: essa resterebbe sempre obbligata a rispettare quella regione; ma l'Italia conserverebbe intatti sopra di essa i suoi diritti, i quali si fondano sulla posizione politica in Abissinia acquistata nel 1889 e notificata alle Potenze europee, che ne presero atto formale, compresa fra queste la Francia. Ed il R. Governo, in seguito alle recise dichiarazioni fatte ai vari Stati in occasione degli incidenti sollevati ultimamente da Menelik, considera oramai la sua posizione politica sopradetta all'infuori di qualunque possibile discussione.

Sopra questo modo di vedere chiamo tutta l'attenzione della E.V.; esso costituisce infatti il caposaldo della nostra politica rispetto ali'Harar.

74 2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 204, allegato.

75

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 62/30. Londra, 15 gennaio 1894 (per. il 18).

Ho ricevuto il dispaccio ministeriale del 12 corrente 1 , relativo al richiamo del

r. addetto navale signor comandante Persico. Nel tempo stesso l'E. V. m'informa che, per effettuare una economia, il Ministero della marina ha deciso di non surrogare per ora il distinto uffiziale che copriva qui questa carica.

Sono molto dispiacente di questa decisione per due motivi principali.

Primieramente è impossibile per questa r. ambasciata il seguire, con una competenza anche soltanto superficiale, l'importantissima questione degli armamenti marittimi dell'Inghilterra senza la collaborazione di un esperto uffiziale della r. marina. La questione degli armamenti marittimi domina in questo momento tutte le altre qui e determina le stesse linee generali dell'atteggiamento della Gran Bretagna nella politica internazionale. Soltanto per la convinzione di non poter raggiungere senza una insopportabile spesa la indiscutibile supremazia del mare, l'Inghilterra si risolverà a sortire dall'isolamento nel quale è rimasta finora. A me occorre

74 Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 624. 75 1 D. 1288/19, non pubblicato.

di essere perfettamente informato del valore tecnico dei vari argomenti che nella discussione quotidiana del Parlamento e della stampa vengono messi innanzi nella questione dell'armamento navale, per poterne, a tempo opportuno, conversare utilmente, ciò che non si può fare quando si possiede insufficientemente il lato tecnico della questione.

In secondo luogo io non posso nascondere al R. Governo che il richiamo di un addetto navale da Londra produrrà nella marina inglese la più deplorevole impressione. Purtroppo negli ultimi mesi le condizioni del credito finanziario italiano fecero nascere in questo Paese i più esagerati dubbi sovra l'efficacia delle nostre difese terrestri e marittime. Questa opinione trattiene troppo manifestamente il pubblico inglese dal fare conto sovra gli armamenti italiani come di un coefficiente importante quale essi dovrebbero realmente essere per questo Paese. L'opinione pubblica quando si pronuncia in Inghilterra con un movimento determinato, costringe sempre il Governo a seguirla. Se questa opinione si formasse nel senso di considerare nella marina italiana il coefficiente necessario per conseguire, a minore spesa e con maggior sicurezza di riuscita, la supremazia del mare, l'alleanza virtuale se non formale dell'Inghilterra con l'Italia ne conseguirebbe certamente. Naturalmente a formare questa opinione concorre essenzialmente il giudizio di coloro che hanno qui maggiore autorità per trattare di cose marittime e quando nel corpo della marina si vedrà che per ragioni di economia noi siamo costretti a ritirare l'addetto navale che tutti gli Stati di qualche importanza tengono in Inghilterra, l'impressione che si produrrà qui sarà sostanzialmente delle più nocive.

Queste cose è mio stretto dovere di esporre a V. E. pregandola di prenderle nella più seria considerazione. Esse sono a me suggerite da considerazioni affatto indipendenti dal dispiacere che mi cagionerebbe il separarmi da un collaboratore del quale ebbi sempre a lodarmi quale è il comandante Persico.

Aspetterò di conoscere il giudizio che il R. Governo avrà fatto delle osservazioni contenute in questo mio rapporto prima di autorizzare la partenza del comandante Persico 2•

76

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

L. PERSONALE RISERVATA. Roma, 16 gennaio 1894.

Cogliendo una prima occasione d'indirizzare nella via retta la nostra politica coll'Inghilterra ho spedito al Cairo e a Tangeri la memoria riservata qui unita 1

per norma eventuale della condotta di quei due agenti; ed ho pure consegnato privatamente la stessa memoria a sir Clare Ford, in vista di certe tendenze, che fanno capolino, a stabilire un controllo finanziario collettivo al Marocco. Non so se sir Clare Ford, che dimostrò molta indifferenza agli affari in Costantinopoli, vi s'interesserà qui. Per mezzo di Tornielli non posso far nulla essendo egli di idee contrarie.

La volontà che abbiamo di farci anello di congiunzione tra la Triplice Alleanza e l'Inghilterra, tradizione dei Gabinetti Robilante Crispi, non adottata dai Gabinetti Depretis, Rudinì e Giolitti, incontra, conviene riflettervi, non lieve ostacolo nel doppio fatto che l) legati alla politica austro-ungherese da un patto di cui è confessata l'esistenza mentre ne è inconfessabile il tenore, siamo sospettati nella opinione inglese di non essere mossi che da antagonismo monarchico contro la Repubblica francese; e 2) coll'astenerci da ogni politica qualsiasi in Oriente da tre anni in qua, per deferenza alla politica austro-ungherese che esclude d'altronde l'Inghilterra come l'Italia da ogni parità di vantaggi commerciali e d'influenza politica a Costantinopoli, siamo sospettati a Londra di lasciar così il campo libero alla Russia in ricambio di buoni uffici resi a noi dalla Russia stessa a Parigi. Così viene ancor più oscurata una situazione nostra già resa difficile dalle incoerenze risultanti dai mutamenti di Gabinetti.

Quando lasciai Costantinopoli nel 1891, l'Inghilterra si lagnava apertamente del Gabinetto Rudinì che inclinava verso la Russia, e dell'Austria-Ungheria che approfittando della desistenza italiana e inglese da ogni azione in Oriente s'impadroniva del monopolio della influenza che avrebbe dovuto dividere con l'Inghilterra e con noi. L'Inghilterra, da tre anni in qua, non ha ottenuto né patti commerciali che le permettano di far concorrenza al commercio austro-ungherese nella penisola balcanica, né partecipazione alle concessioni ferroviarie in Turchia; e tale esclusivismo austro-ungherese, fortificato dai patti segreti che c'impegnano a non opporvici, non può rendere l'Inghilterra benevola verso di noi. Almeno l'Austria-Ungheria è barriera contro la Russia e in ciò merita l'indulgenza inglese; mentre l'Italia non ha neppure quel merito davanti alla opinione inglese.

di cooperare a due con l'Inghilterra in Egitto, che noi sostituimmo, nel 1885, la colonizzazione militare a quella commerciale nel Mar Rosso. L'Inghilterra non l'ignorava, e rifiutò la cooperazione che noi le offrimmo nel Sudan, per quanto bisogno avessero di essere soccorsi gli assediati di Kartum... La nostra situazione rimase infatti quella che era stata allorché la caduta di Kartum. conosciuta a Massaua pochi giorni dopo il nostro sbarco, arrestò il corso del piano concertato con la Francia, d'intervenire nel Sudan allo stesso momento in cui gli inglesi, come non si dubitava punto allora, se ne sarebbero resi padroni. La nostra situazione, in diritto, era inoltre pregiudicata dal contrasto tra la nostra conquista e la semplice occupazione inglese. Tale condizione di cose sembra porre ostacoli ad una intesa seria italo-inglese, ed escluderci dalle questioni capitali pendenti ora tra Inghilterra, Germania e Francia sole circa gli hinterlands africani che interessano il Mediterraneo. La Francia ha preso il posto offerto all'Italia nel 1882 per accedere ai centri africani, le cui vie sono d'ora innanzi oggetto di divisione tra essa, l'Inghilterra e la Germania. Per rimediare poco a poco al fatto che la Tripolitania è tagliata, e il Marocco sarà tra breve tagliato anch'esso fuori dei loro hinterlands politici e commerciali, e che diverranno semplicemente delle stazioni costiere senza comunicazioni all'interno, occorre rettificare ogni posizione comunque presa, e ristabilire una sincera confidenza fra noi e l'Inghilterra».

Raddrizzare tutta quella situazione non dipende esclusivamente da noi. Ogni cosa fu troppo guastata. Intanto se non si troverà mezzo né occasione di far sì che la Triplice Alleanza, da noi considerata in buona fede come base per una pratica solidarietà italo-inglese nel Mediterraneo, produca alcun frutto visibile al Paese, prevedo tempi pericolosi per la Monarchia. Non possiamo farci illusione; la situazione interna non è buona. Da dieci anni in qua, l'opera di Robilant, di Crispi e mia fu sconcertata da capo a fondo da altri Ministeri. Siamo pronti a riprenderla lealmente; ma ci vuole piena fiducia ed aiuto da Berlino e da Londra. Se no, vedo rocks ahead. Tutto ciò entre nous.

75 2 Blanc rispose con D. 4253/64 del 3 febbraio che il collega della marina gli aveva assicurato «che il richiamo dell'addetto navale, che trovasi attualmente presso codesta r. ambasciata, non è una misura di carattere definitivo e che l'assenza di quel nostro ufficiale da Londra sarà soltanto temporanea». 76 1 La memoria è datata 4 gennaio. Se ne pubblicano due passi: «Fu per una applicazione diretta di tutta quella politica, la quale aveva cominciato col rifiuto, per fedeltà al programma franco-russo,

77

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

L. PERSONALE. Roma, 16 gennaio 1894.

Oltre al promemoria del quale le parlo nella mia lettera 1 , gliene mando un altro segnato riservatissimo sulla nostra situazione verso l'Inghilterra nelle cose africane 2• Non si può ristabilire la fiducia reciproca senza una rettificazione qualsiasi della posizione da noi mal presa verso l'Inghilterra. Ella vedrà quanto la cosa sia delicata e grave. Confermo quanto le scrissi precedentemente 3 circa la difficoltà di far ammende poco onorevoli, e l'impossibilità di andare avanti con simili equivoci che per il Gabinetto di Saint James non sono un mistero, ma che sono ignoti da noi, e che perfino l'attuale presidente del Consiglio ignorò durante il suo pnmo Ministero. Anche quel documento è per esclusiva informazione di lei.

2 Il promemoria, datato 4 gennaio, si riferisce alla questione del controllo sul debito pubblico egiziano. Se ne pubblica qui l'ultima parte: «Dalla precedente esposizione di fatti risulta non avere avuto esito favorevole agli interessi italiani, e tanto meno dopo il 1870, la politica seguita prima e dopo dei Ministeri Robilant e Crispi formulata in questi termini: "noi dobbiamo adoperarci perché dalle altre Grandi Potenze si comprenda l'utilità che per ogni intromissione negli affari del Mediterraneo l'Italia venga associata alla Francia e all'Inghilterra". Rotta l'antica entente cordiale tra Francia e Inghilterra, diviso il concerto europeo in due campi, è vano voler fondare la politica italiana sopra cooperazioni franco-inglesi e far consacrare un tale consorzio in tre dal concerto europeo. L'amministrazione europea del debito pubblico egiziano può da altri essere considerata come un avanzo politico dell'antico controllo; da noi no. Consideriamo l'opera inglese in Egitto come un bene per i nostri stessi interessi. Nel Consiglio del debito non dobbiamo più assumere il contegno che diede luogo a spiacevoli commenti a Londra e a Berlino al tempo della missione Baravelli. Non possiamo associarci ai tentativi che si facessero da altri di creare imbarazzi d'indole politica all'Inghilterra in Egitto, né in questioni giudiziarie o sanitarie, né in questioni finanziarie. Mentre la delegazione italiana al Consiglio del debito deve mantenere l'integrità delle facoltà che le spettano a tutela dei diritti dei nostri portatori, essa deve ispirarsi nel pieno esercizio di quei diritti dalla considerazione che gli interessi italiani, sia nazionali che privati dei portatori, non hanno base d'avvenire più sicura che lo sviluppo graduale della autonomia araba saggiamente organizzata dall'amministrazione inglese» .

.l Cfr. n. 20.

77 1 Cfr. n. 76, nota l.

78

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 216. Tangeri, 17 gennaio 1894, ore 10 (per. ore 14, 15).

Anche capitalisti inglesi fecero offrire imprestito sultano. Legazione britannica non sembra disposta incoraggiarlo. Ho motivo di credere che, in caso difficoltà con i negoziatori spagnuoli, il sultano potrebbe accogliere proposta mediazione da parte di alcune Potenze. Reputo S. M. Sceriffiana inclinerebbe ascoltare di preferenza Francia, in caso contrario Germania. V. E. giudicherà forse opportuno penetrare al riguardo idee Governo spagnuolo, sia per allontanare possibilità pericolosa coalizione, sia per assicurare nostra eventuale partecipazione buoni uffici, se ciò conviene.

79

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. CONFIDENZIALE 223. Parigi, 17 gennaio 1894, ore 18,55 (per. ore 22,15).

Questo Governo si è finalmente convinto di non mancare ad un impegno spontaneamente preso, lasciando cadere questione indennità Aigues-Mortes per un motivo di forma. Il signor Périer risponderà dunque alla mia lettera dell'Il corrente2, desistendo dall'esigenza della procedura parlamentare. Nell'annunziarmelo poc'anzi confidenzialmente, egli mi ha dichiarato che l'intervento dei due Parlamenti gli sarebbe sembrato un mezzo d'affermare con un atto pubblico comune le intenzioni amichevoli, e che perciò vi aveva insistito.

80

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 221. Londra, 17 gennaio 1894, ore 19,18 (per. ore 22,15).

Spagna ha fatto dire qui dal suo ambasciatore che maresciallo Campos portava seco istruzioni di domandare al sultano un milione di lire sterline, pagabile rateaimente in nove anni, con garanzia sovra le dogane da esercitarsi mediante controllo

lvi, pp. 16-17. 80 1 Ed., con varianti, in L V 80, p. 12.

spagnuolo. Questa garanzia era imposta dalla opmtone pubblica in Spagna e le istruzioni date al maresciallo incontravano obiezioni dalla sola Inghilterra; tutte le altre Potenze, compresa la Francia, non vi facevano opposizione. Se il Gabinetto di Londra aveva qualche altra proposta da fare, questa sarebbe stata volentieri presa in considerazione. Lord Rosebery rispose avrebbe trovato sufficiente l'indennità di 800.000 lire sterline e l'applicazione di un controllo sovra le rendite delle dogane quando si verificasse il caso che le quote non fossero pagate alle fissate scadenze. L'ambasciatore di Spagna ritornò oggi al Foreign Office e disse che Moret stimava inaccettabili dall'opinione pubblica del suo Paese tali modificazioni; era dispiacevole che l'Inghilterra facesse soltanto delle obiezioni e non una proposta accettabile. Rosebery essendo a Osborne per qualche giorno, la comunicazione dell'ambasciatore di Spagna gli sarà telegrafata. Se la affermazione spagnuola che l'Inghilterra è rimasta sola a fare delle obiezioni non fosse esatta, sarebbe bene che io fossi autorizzato, per quanto ci riguarda, a dirlo a Rosebery.

79 1 Ed., con varianti, in L V 77, p. 18.

81

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 1999/27. Roma, 17 gennaio 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto di cotesta ambasciata n. 40/18 in data del l O corrente 1 , colla controproposta inglese relativa alla delimitazione, che ho preso in attento esame, al pari delle assennate osservazioni di V. E.

SI 1 Di questo rapporto con cui Tornielli comunicava le controproposte inglesi, faceva la storia del negoziato e chiedeva istruzioni, si pubblicano solo i seguenti passi: <<La risposta, lungamente aspettata, circa la linea di delimitazione delle rispettive zone d'influenza dell'Italia e dell'Inghilterra verso il possedimento britannico di Berbera-Zeila, mi venne da lord Rosebery comunicata con la nota delli 29 dicembre ultimo qui allegata in copia ... Dalla precitata nota risulterebbe che le informazioni possedute dall'amministrazione britannica relativamente ai territori delle varie tribù e ad alcune configurazioni geografiche, non sono concordi con quelle indicate nelle nostre comunicazioni al Foreign Office. E a causa di siffatte differenze che ora il Governo di Sua Maestà Britannica ci propone di modificare il tracciato della linea da noi proposta in guisa che, partendo da Gildessa, siano lasciati all'Abissinia i paesi di Girlu e Bertiri fino ad Harrhe e che da questo punto si abbia a discendere verso il sud lungo il 43° meridiano est fino alla intersecazione di esso con l'So parallelo nord e poscia seguire quest'ultimo fino all'incontro del 49° meridiano est il quale servirebbe a tracciare il rimanente della linea fino al mare. Il Governo inglese propone inoltre che l'Italia prenda impegno di non porre ostacolo al commercio dell'Ogaden verso i porti dei suoi possedimenti della costa del golfo di Aden. Sostanzialmente fra la proposta italiana e la contro-proposta inglese esiste questa differenza che mentre nella prima si voleva limitare la zona appartenente all'Inghilterra al 9° parallelo nord, nella seconda invece si vorrebbe sostituire il parallelo so a quello da noi designato ... Se, come io credo, chi succedesse nelle ragioni dell'Inghilterra sovra Zeila fosse costretto a mantenere i patti dal Governo britannico assunti verso la Francia, una domanda si affaccerebbe spontaneamente circa il valore pratico che il possesso di quello scalo e territorio offrirebbe all'Italia per metterla in contatto territoriale con l'Impero abissino. A me pare molto dubbio, per esempio, che senza entrare in un aperto conflitto con la Francia, l'Italia potrebbe servirsi di Zeila per operare militarmente contro I'Harar e lo Scioa. Né dal punto di vista commerciale

Il progetto inglese avrebbe due inconvenienti; ma potrebbe, a miO avviso, rimediarvisi senza alterarne i criteri sostanziali.

Nella prima parte della linea esso sembra ritenere che i confini orientali delle tribù Girri e Bertiri poco si discostino dal 43° est Greenwich. Ora ciò risulterebbe da una recente carta confidenzialmente comunicataCi del capitano inglese di Stato Maggiore Swayne, sulle strade nella parte settentrionale del paese dei Somali; ma tutte le altre carte portano i detti confini più ad est.

Inoltre le tribù Rer Alì, e Milmil, che incontestabilmente fanno parte dell'Ogaden, sarebbero tolte all'Italia. E Milmil, punto stradale importante, lasciato all'Inghilterra, taglierebbe troppo fuori l'Harar dalla costa italiana dell'Oceano Indiano.

La demarcazione lungo 1'8° parallelo prolungata fino al 49° est Greenwich taglierebbe pure troppo fuori la penisola migertina dal resto della sfera d'influenza italiana.

In somma però, assicurandoci oltre ai Girri e Bertiri anche i Rer Alì, e modificando leggermente il tracciato verso il Nogal, si potrebbe concedere all'Inghilterra 1'8° parallelo.

In questo senso è stato preparato il seguente controprogetto, che prego V. E. di voler presentare a lord Rosebery:

«Partendo da Gildessa e procedendo lungo i confini orientali delle tribù Girri, Bertiri e Rer Alì, i quali confini si stendono fra il 43° ed il 44° est Greenwich, la linea va all'8° parallelo nord lasciando a destra (ossia nella sfera d'influenza italiana) Gildessa, Darmi, Gidgiga e Milmil; poi lungo 1'8° parallelo procede fino al 48° est Greenwich; da questo punto va all'intersezione del 49° est Greenwich col 9° parallelo nord, e quindi lungo il 49° est Greenwich fino al mare.

Riguardo agli impegni commerciali, occorrerebbe concretarli un poco meglio; dicendo, per esempio, che l'Italia, per quanto può da essa dipendere, promette di accordare al commercio delle tribù dell'Ogaden (che sarebbe bene specificare) coi porti del golfo di Aden lo stesso trattamento che verrà accordato al predetto commercio coi porti compresi nella sfera d'influenza italiana.

E sarebbe utile aggiungere una clausola per la quale a Zeila e lungo la strada Zeila-Gildessa venga accordato ai sudditi e prot~tti italiani lo stesso trattamento accordato ai sudditi e protetti inglesi, per quanto si riferisce all'esercizio del commercio e delle industrie».

Quanto al nostro progetto sulla base della cessione di Zeila, esso sarebbe certo il desideratum del R. Governo, e prego quindi V. E. di valersi delle osservazioni contenute nel dispaccio ministeriale del 15 corrente 2 , e nella memoria presentata il 12 corrente a sir C. Ford, per tenerne opportunamente parola con lord Rosebery cercando di persuaderlo ad accondiscendere alla nostra domanda.

noi potremmo offrire al sovrano etiopico vantaggi speciali che egli non possa trovare negli scali rivali francesi. Se dunque l'Inghilterra non vedesse difficoltà dal canto suo a sostituire la nostra alla sua amministrazione a Zeila, resterebbe ancora a noi di esaminare attentamente se il valore praticamente attribuibile al possesso di quella località compenserebbe la probabilità di aggiungere una causa di più di rivalità e conflitti con la Francia in Africa».

81 Cfr. n. 74.

82

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 5/5. Aden, 17 gennaio 1894 (per. il 28).

Ho l'onore di trasmettere all'E. V., qui acclusa, una lettera di Menelik indirizzata a S.M. il Re, rimessami per la posta dall'agente qui di ras Makonnen, M. Tian.

Vi ho pure aggiunta una lettera del sultano dei migiurtini Osman Mahmud Jusuf, relativa alle cose di Obbia pervenutami pochi giorni sono 1•

ALLEGATO

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO l

L. Addis Abeba, 13 dicembre 1893.

J'avais porté à la connaissance de Votre Majesté parma lettre du 22 yekatit 2 les motifs qui m'ont fait prendre la détermination de dénoncer tant le traité conclu à Outchali le 25 miazia 1881, que le traité supplémentaire fait à Naples le 22 maskaram 1882. Ces motifs sont !es suivants:

l) la question de l'art. 17 n'a pu avoir une solution définitive, malgré !es ordres émanés de Votre Majesté; 2) !es soldats de Votre Majesté ont occupé d'autres territoires, malgré l'accord convenu entre nous à propos de la limite des frontières, et au mépris des bornes indiquées sur la carte; 3) vu l'insulte faite à mon envoyé chargé du soin de la dite délimitation, et cet envoyé ayant été emprisonné;

4) vu l'exécution de mes sujets sans jugements conformes aux codes;

5) vu que les représentants de V otre Maiesté, rési1ant à Massaua, ont essayé de conclure des traités avec mes vassaux méridionaux, sans se consulter avec moi.

En un mot, si je me suis décidé à dénoncer le traité, c'est pour ne pas avoir toujours des questions également à l'occasion de manque d'observation vis-à-vis des autres articles, qui n'ont pas été mentionnés dans la présente lettre, et voyant que ce traité devient un motif de désaccords entre nous deux.

C'est donc pour ces causes que j'ai renoncé au traité en question et non point pour me fiìcher avec V otre Majesté.

J'avais en outre informé Votre Majesté que mes efforts consistaient à faire solidariser l'ancienne amitié qui existait depuis le règne de votre père entre l'Ethiopie et l'Italie, et non point pour la diminuer.

82 1 Non si pubblica. 2 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 330, allegato.

Du reste, au moment du retour du d.r Traversi dans mon pays, j'avais pleinement espéré que nous allions nous entendre complètement. Je veux dire par là que le d.r Traversi m'avait assuré, l'année passée, qu'il était à mème de pouvoir arranger tous !es différends surgis entre nous et pour lesquels j'étais chagriné.

Cependant, quand il est arrivé près de nous le 5 magabit (mars), au lieu de me faire connaitre le désir exprimé par Votre Majesté dans la lettre du Il nahassié (aout)I892\ il m'en a fait simplement entrevoir une partie le 30 magabit, sans me mettre au courant de ce que Votre Majesté avait dit. Mème quand je l'ai interrogé à cet effet, il m'a répondu qu'il attendait encore les·ordres de son Gouvernement. Ce n'est qu'en me remettant, le 20 nahassié, !es lettres de LL. MM. la Reine d'Angleterre et l'Empereur d'Allemagne, qu'il m'a fait connaitre le motif pour !eque! Votre Majesté n'a pas répondu à ma lettre du 22 yekatit 4 . Ensuite, quand je lui ai écrit en lui demandant de m'informer par lettre des instructions qu'il a reçues du Gouvernement, afin de m'assurer des intentions de votre Gouvernement, il m'adressa la réponse dont la copie est ci-jointe 5 .

Mais étant persuadé que Votre Majesté ne l'autorise point à m'adresser une pareille lettre, je lui ai de nouveau écrit pour lui demander si ces paroles étaient !es siennes, ou celles du Gouvernement. Il me répondit en disant que tout ce qu'il m'avait dit ou écrit était parfaitement d'après l'ordre du Gouvernement, et que ces paroles n'étaient par conséquent pas ses paroles personnelles.

Je ne peux pourtant pas croire que !es phrases contenues dans la lettre du d.r Traversi en date du 22 nahassié soient des phrases autorisées par Votre Majesté à mon égard.

Vu donc que !es paroles du d.r Traversi, loin d'ètre des paroles capables à maintenir des accords amicaux entre Puissance et Puissance, sont au contraire des paroles capables à susciter de sérieux conflits, je désire que V otre Majesté veuille bien envoyer un homrne sérieux à l'effet d'annuler l'art. 17, et de modifier !es autres articles qui ne nous conviendraient pas.

J'ai l'espoir que Votre Majesté voudra bien accueillir favorablement le désir que je viens de vous manifester dans l'intérèt commun de la tranquillité de nos deux peuples, et je prie Dieu de daigner conserver sous sa garde Votre Majesté et son Royaume.

83

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI 1

T. RISERVATO 173. Roma, 18 gennaio 1894, ore 12,40.

Vediamo con dispiacere diffidenze tra Madrid e Londra circa il Marocco2 mentre noi ci saremmo volentieri associati ad un fiducioso accordo dei due Gabinetti qualunque fossero le disposizioni dimostrate da altre Potenze 1 .

4 lvi, n. 522, allegato I.

5 lvi, n. 539, allegati.

2 Si riferisce al n. 80.

3 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra e Vienna con T. riservato 172, pari data.

82 3 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 38, nota 4.

83 1 Ed., con varianti, in L V 80, p. 13.

84

IL MINISTRO A COPENAGHEN, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 23/14. Copenaghen, 20 gennaio 1894 (per. il 2 5).

Riferendomi alla notlZla contenuta nel mio rapporto del 18 corrente 1 che, nell'ottobre scorso, l'imperatore di Russia si rifiutò di sottoscrivere un progetto di trattato d'alleanza colla Francia partecipatogli dalla principessa Valdemaro di Danimarca, debbo aggiungere che questo Governo sa (o crede sapere) come fatto indiscutibile, che intelligenze sono state, ciò nondimeno, prese, e non di recente, fra lo Stato Maggiore dell'esercito russo e lo Stato Maggiore dell'esercito francese, per un'azione concorde dei due eserciti in caso d'una guerra. Non è stato possibile, finora, ottenere alcun altro particolare sull'argomento 2 .

85

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI

T. 209. Roma, 21 gennaio 1894, ore 17,05.

Ambasciatore a Madrid m'informa 1 che finalmente Moret telegrafò Londra sua adesione suggerimento Rosebery perciò domanda indennità di guerra sarà limitata venti milioni franchi oro e non reclamerà che un diritto internazionale sulle dogane marocchine in caso mancanza pagamento annualità. Prego, in via confidenziale e presentandosene opportunità, far conoscere sultano come Italia si è adoperata in questa circostanza onde domanda della Spagna fosse quanto possibile limitata e non venissero chieste cessioni di dogane e tanto meno di territorii.

86

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI

D. 2762/2. Roma, 22 gennaio 1894.

Sono debitamente pervenuti a questo ministero i rapporti della S. V. nn. 276, 277, 278, 280 e 285, in data del 12, 13, 14 e 15 dicembre u.s. 1

2 Annotazione a margine: «Ringraziare e raccomandare che si adoperi per avere informazioni. D'ordine A. P[isani] D[ossi] 27/1 94».

Riguardo alle lettere annunciatemi coll'ultimo di questi documenti debbo informare la S. V. che desse non sono ancora arrivate 2• Abbiamo chiesto a Londra ed a Berlino che non vi sia data risposta e così farà il re d'Italia. Risponderà però il Ministero ed inviterà Menelik a farci conoscere le sue proposte riguardo all'articolo XVII, mentre noi gliene abbiamo fatte già troppe. Nulla si dirà riguardo al trattato, essendo cosa fuori di discussione per l'Italia la sua piena ed intiera validità.

Sono dolente di non poterle rinviare il rapporto n. 285, giacché sarebbe cosa contraria ai regolamenti ed alle consuetudini di questo dicastero.

84 1 Non pubblicato.

85 1 T. riservato 257 del 20 gennaio, non pubblicato.

86 1 Non pubblicati. Qualche rapporto di Traversi è ed. in L. TRAVERSI, Let-Marejìà, Milano, Alpes, 1931.

87

IL COMANDANTE DEL XII CORPO D'ARMATA, MORRA DI LAVRIANO, A … 1

N. RISERVATISSIMA 113. Palermo, 22 gennaio 1894.

Il delegato di pubblica sicurezza di Bisacquino andato ultimamente a Corleone per conferire con quel sottoprefetto ha avuto ad accennare al medesimo, come fin dallo scorso ottobre, egli avesse comunicato al precedente sottoprefetto di Corleone, talune notizie riservatissime avute da persona degna di fede, in relazione con qualche componente del comitato centrale socialista di Palermo; dalle quali notizie sarebbe risultata l'intenzione nel partito socialista, d'insorgere prossimamente, coadiuvato dall'azione diretta della Francia e della Russia.

Egli ha anche aggiunto come le sue informazioni fossero allora state ritenute esagerate ed effetto di fantasia esaltata, a malgrado che egli allegasse in suo appoggio l'attendibilità della fonte dalla quale le aveva attinte.

Presa conoscenza delle informazioni di cui era caso, che sono trascritte nell'annesso documento, il signor sottoprefetto di Corleone ha dovuto riconoscere come i fatti che si sono verificati dall'ottobre in poi abbiano dato ad alcuna di tali informazioni un carattere di attendibilità che non può sfuggire all'attenzione.

Perciò egli ha creduto suo dovere di darmi conoscenza del documento ed io a mia volta credo doverlo comunicare senza indugio all'E. V., avvertendo che finora ad alcun altro ho stimato necessario né forse opportuno di darne comunicazione.

Frattanto ho però disposto perché il delegato in questione, ora impedito per le operazioni di disarmo, si rechi il più presto possibile in questa sede per conferire con me personalmente.

Riservandomi, se ne è il caso, di fare ulteriori comunicazioni all'E. V., la prego a volermi far sapere se crede debba qui comunicare il documento alle autorità per loro norma.

87 1 Da ACS, Carte Crispi. Il destinatario manca; si tratta probabilmente di Mocenni o di Crispi.

ALLEGAT0 2

l) La congiura che ha la sua manifestazione a mezzo dei fasci dei lavoratori socialisti, ha per obiettivo un 'azione politica, protetta e prc,mossa dalla Francia e dalla Russia, ed ha di mira lo smembramento della Sicilia dal resto d'Italia.

2) La Sicilia sarebbe invasa dalla Russia e tenuta da essa come base di operazione sopra Costantinopoli. 3) Si promette alla Sicilia un Governo libero, indipendente, senza oneri, con obbligo però di tenere nei punti che vorrebbe la Russia delle guarnigioni militari.

4) Non più tardi del maggio 1894 la Francia simulerà un passaggio delle Alpi per invadere il Piemonte, perché così il Governo italiano concentrerebbe l'esercito nel settentrione d'Italia e lasciando incustodita la Sicilia, quivi avverrebbe l'insurrezione socialista, protetta al di fuori dalla Francia, la cui flotta si limiterebbe di tenere a bada la flotta italiana e la inglese, senza provocare un incontro, mentre le corazzate russe sbarcherebbero in Sicilia, che allora sarebbe in preda alla rivoluzione, specie, come si ha fiducia di riuscire se la stessa Russia otterrà dall'Impero ottomano il libero passaggio nei Dardanelli dei legni da guerra.

5) Per tener vivo lo spirito di ribellione in Sicilia, si sforzeranno i soci del fascio allo sciopero, permodoché esasperati dalla miseria, l'impeto della rivolta sia indomabile.

6) I fasci di Sicilia attendono due navi di fucili a retrocarica, munizioni e bombe cariche di dinamite.

7) Si tenterà ancora la rivoluzione dei fasci ed altri sodalizi sovversivi delle altre regioni d'Italia, e quando il Governo cercherà di riparare per la Sicilia, la Francia tenterebbe una spedizione per invadere Roma.

8) Tutto avrà luogo con rapidità fulminea, chè in ciò le Potenze nemiche posano la maggior fiducia di completamente riuscire.

9) Si fa assegnamento sulla non intera compattezza dell'esercito italiano, tanto più che la bassa forza ritiensi voglia partecipare nelle aspirazioni comuni ed [par. ili.] alla redenzione del proletariato.

lO) Il Consiglio generale di tale congiura è composto di vari deputati siciliani, fra i quali Colajanni, De Felice Giuffrida ed un Giaconia.

Il) Per ora si è concordato un moto rivoluzionario da verificarsi o nell'atto in cui venissero sciolti i fasci o nel prossimo inverno, perché i soci del fascio potessero avere agio di approfittare con saccheggi, e così poter campare fino all'epoca in cui insorgesse con la Sicilia il resto d'Italia; tale rivolta che precorrerebbe la generale, si limiterebbe alla sola provincia di Palermo, essendo questa bene preparata con armi in parte nostrane, in parte a retrocarica e a Vetterly; e già i soci del fascio attendono in segreto alla confezione delle cartucce.

12) Si è stabilito che la corrispondenza dei cospiratori di tutti i fasci venga affidata ad appositi pedoni espressamente scelti fra i più scaltri e fidi gregari, escluso il mezzo postale ed il telegrafo, con eccezione di quest'ultimo nei casi impellenti, ma con la preintelligenza per i corrispondenti di specificare l'opposto di quello che si vorrebbe manifestare.

86 2 La lettera al re (cfr. n. 82, allegato) giunse infatti il 28 gennaio.

87 2 L'allegato ha per titolo: «Notizie sulla cospirazione del Comitato centrale esistente in Palermo, ispirate dai componenti di esso, e partecipate ad un gregario fino dal mese di ottobre 1893 ».

88

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, MACCIÒ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 281. Cairo, 23 gennaio 1894, ore 16 (per. ore 18).

Dopo passata rivista sue truppe alla frontiera kedive ha detto che sono una vergogna dell'Egitto. Sirdar diede dimissione che Sua Altezza rifiutò accettare; ma sua attitudine ritenuta offensiva ufficiali inglesi. Incidente può divenire grave. Baring crede necessaria ampia soddisfazione1 .

89

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 2757/27. Roma, 23 gennaio 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento e di ringraziare V. E. del rapporto n. 52 in data del 7 corrente 1 colle accluse lettere del dottor Traversi e del cavalier Felter.

La ragione per la quale il R. Governo persiste a lasciare il dottor Traversi allo Scioa e a continuare il negoziato con Menelik, è perché il negus ci faccia conoscere quello che vuole. Giacché conosciuti che avremo i desiderii di Menelik potremo prenderne norma per le nostre definitive risoluzioni. Frattanto il R. Governo ha ripetutamente notificato alle Potenze che considera il Trattato d'Uccialli in perfetto vigore, malgrado la pretesa denuncia. Ed il fatto stesso del non interrompere il negoziato relativo alle modificazioni eventuali dell'articolo XVII e le spiegazioni fornite da Menelik sul suo atto inconsulto tolgono qualunque serietà alla denuncia e rafforzano sempre più la posizione politica dell'Italia rispetto all'Etiopia.

90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

D. 2844/19. Roma, 23 gennaio 1894.

Nel suo rapporto del 12 corrente, n. 77/16 1 , la S. V. espone quale sia la presente situazione della nostra missione militare a Fez di fronte alle gravi difficoltà

89 1 Non pubblicato: opportunità di ritirare dallo Scioa Traversi. 90 1 Cfr. n. 65.

che rendono sempre più malagevole il compito affidato ai due ufficiali italiani che sono stati ad essa preposti.

Ho apprezzato al loro giusto valore le considerazioni da lei svolte, e ne la ringrazio. E' desiderio del Governo del re che la missione militare italiana al Marocco continui ad esistere, ma ritengo necessaria condizione della esistenza sua che le siano assicurate tutte le garanzie di stabilità· e di libertà di azione che sono richieste dalla dignità dei nostri ufficiali ed indispensabili alla buona riuscita dell'opera loro.

Le istruzioni da lei date al cavalier Ferrara sono conformi a questo concetto. Le approvo. Ed approvo che ella faccia pervenire direttamente a S. M. Sceriffiana un secondo memorandum che ponga in chiara luce il vero stato delle cose. Sappia la Maestà Sua che non il raggiro e l'intrigo possono ad ogni istante minacciare la esistenza della nostra missione, senza che il R. Governo abbia a risentirsi per la condizione disagiata e spinosa che è fatta costì ai nostri ufficiali.

Liberamente richiestone da S. M. il Sultano, liberamente il Governo del re acconsentì che ufficiali italiani prestassero al Marocco l'opera loro. Della quale la Maestà Sua ripetutamente ebbe a dichiararsi, elogiandola, assai soddisfatta. Provveda, adunque, e siano provvedimenti di duratura efficacia. Ove ciò non si avveri, il Governo del re dovrà esso pensare a tutelare la dignità degli ufficiali italiani. La istituzione della missione militare italiana al Marocco doveva essere arra di sempre più cordiali rapporti fra i due Paesi; sarebbe certamente a deplorarsi che tale speciale legame dovesse mancare.

Ove pure, in data eventualità, ciò dovesse avvenire per fatto nostro, non nostra ne sarebbe la colpa.

88 1 Per la risposta cfr. n. 96.

91

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI

D. RISERVATISSIMO PERSONALE 2975. Roma, 23 gennaio 1894.

Secondo la raccomandazione fatta in Consiglio dei ministri ai colleghi dal presidente del Consiglio stesso, il sottoscritto per quanto concerne questo dicastero ha fatto raccogliere i dati della vera situazione dei nostri affari alla venuta al potere del presente Gabinetto: ora tale situazione risulterebbe diversa in fatto circa i nostri interessi africani da quella che è stata ritenuta sin qui dal Ministero della guerra.

L'unita memoria 1 riassume informazioni riservate già comunicate in via d'ufficio, ad una ad una a loro tempo, alle nostre ambasciate ma che risulterebbero esser rimaste ignorate, per quanto ciò possa parer strano, da qualcuno dei precedenti titolari di questo dicastero; onde il Governo britannico, conoscendo tale stato di cose e supponendo che fosse noto ai membri dei passati Gabinetti, come era noto

alle nostre ambasciate, fu indotto, a torto a dubitare talvolta della nostra buona fede in negoziati che così non approdarono ad alcun risultato.

Tale ad ogni modo risulta essere la ragione per la quale l'Inghilterra dichiarò al sultano che non avrebbe mai lasciato che l'Italia s'impadronisse di Kassala e mantenne in questa ed altre questioni importanti per noi su diversi punti delle coste africane un contegno che apparì inesplicabile stante la comunanza proclamata in principio degli interessi italo-inglesi; ed in quanto alla sperata cooperazione sua alla difesa delle nostre coste si limitò a far intendere, come riferisce il nostro ambasciatore a Londra, che non lascerebbe schiacciare l'Italia.

Nel compiere il dovere di recar in via riservatissima quelle informazioni a notizia personale dell'on. collega della guerra, il sottoscritto ritiene di compier un indeclinabile dovere, stante la collaborazione dei due dicasteri in uno scopo comune di grave importanza per il Paese, quello cioè di consolidare la nostra situazione in Africa.

91 1 Si tratta con ogni probabilità della memoria di cui si pubblicano alcuni passi in nota al n. 76.

92

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI 1

T. RISERVATO 244 2 . Roma. 24 gennaio 1894, ore. 19,30.

Nei casi in cui si tratti di appoggiare la Spagna, ella procederà in completo accordo con collega d'Inghilterra qualunque sia il contegno degli altri rappresentanti.

93

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 298. Madrid, 24 gennaio 1894, ore 21 (per. ore 6 del 25).

Quantunque Moret ne abbia già dato ordine Rascon tuttavia mi pregÒ adoperarmi io pure V. E. per ottenere energico nostro appoggio alla missione Martinez Campos. Ministro di Stato è di parere che sarebbe pericoloso se il sultano potesse supporre non esistere accordo fra le Potenze. Ho creduto poter assicurare che non verrà meno cooperazione R. Governo.

92 1 Ed. in LV 80, p. 14. 2 .Minuta autografa. Il telegramma fu comunicato all'ambasciata a Madrid con T. 251 del 25 gennaiO.

94

IL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

L. PERSONALE. Roma, 24 gennaio 1894.

Di gran cuore la ringrazio della lettera che mi ha diretto durante il suo viaggio e la prego di scusarmi di questa tardiva risposta, essendoché non solo le nuove e grandi occupazioni, ma anche il desiderio di vedere il rapporto sul fatto d'armi di Agordat (non ancora qui giunto) mi hanno fatto dilazionare la risposta.

La di lei azione circa la Colonia Eritrea mi è nota più che forse lei stesso non creda, giacché ho letto molti dei suoi rapporti, ho interrogato ed interrogo tutti quanti ne sanno da più lungo tempo e gli ufficiali che tornano a Roma da Massaua. Non prenda quindi per un mero complimento le mie parole quando le dirò che nessuno apprezza più di me la direzione, lo sviluppo, il modo di funzionare della Colonia, il suo avvenire, la sua sicurezza, tutte cose che si devono al suo amore e al suo intelletto. Egli è quindi che io ho piena fiducia in lei, fiducia che il Gabinetto intiero ed il re hanno pure completa e senza limiti.

Il Ministero degli esteri sta studiando se si possa ottenere qualche economia mantenendo le condizioni della Colonia come attualmente; poi quali maggiori economie si potrebbero ottenere, data l'ipotesi che la Colonia restringesse i suoi confini. Informato di ciò ho risposto per iscritto: che non mi sarei prestato a nessuna diminuzione dei nostri confini nelle attuali condizioni, e che in nessun caso avrei permesso alcun cambiamento senza prima avere avuto il di lei parere. Il ministro Blanc se ne è convinto e non ne parleremo più.

Prestarsi a una diminuzione di territorio o d'influenza, al punto in cui siamo, all'indomani della vittoria di Agordat, il cui eco è più vivo in Egitto ed in Inghilterra che da noi, sarebbe non solo un errore ma una colpa, una colpa grave. Abbandonare le tribù che promettemmo aiutare sarebbe un'infamia; tutti quanti dimorano nel Sudan e nella Etiopia ci direbbero deboli; in Egitto ed in Europa ci chiamerebbero inetti e sarebbe fare offesa a quanti prepararono la condizione attuale e la vittoria di Agordat. Quindi non mi presterò mai ad un fatto che sarebbe, mi perdoni la frase, se non il suicidio, l'evirazione di noi stessi. Viva tranquillo su questo punto.

A lei, che ha tanta oculatezza, non mancheranno le continue informazioni di Kassala. Se il califfo nomina Osman Digma emiro di Kassala, se aduna cavalli, se manda 5000 uomini, lei vedrà quale avvenire ci si prepara. Le informazioni non le mancheranno e lei vedrà se occorra da parte nostra un qualche provvedimento, come ad esempio rafforzarsi ad Agordat o dintorni. Ad ogni modo io mi regolerei sopra i suoi consigli e sulle sue richieste.

Suppongo che avrà la relazione su Agordat prima che questa mia le giunga; ma intanto le dico che a giusto premio di chi si condusse con intelligenza

e bravura, intendiamo di esser larghi nelle ricompense, non solo a giusto premio di chi meritò, ma anche a eccitamento di quanti militano nell'esercito. Sia certo che in tutto quanto dipende da me, io la aiuterò ond'ella abbia sempre mezzi per sviluppare e consolidare la nostra Colonia, né mancherò di fare risultare i suoi meriti. 2

94 1 Da Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito.

95

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 307. Parigi, 25 gennaio 1894, ore 12,45 (per. ore 15).

Spedisco oggi a V. E. copia della lettera con cui ministro affari esteri m'informa che mette immediatamente a disposizione del R. Governo somma di quattrocentoventimila franchi per l'indennità di Aigues-Mortes. Lettera spiega intenzione che aveva dettata l'abbandonata domanda di reciproca procedura parlamentare. Il signor Périer mi disse ieri che quella somma mi sarà rimessa in un buono sul tesoro francese. Prego V. E. di volermi far subito conoscere se devo far riscuotere e trasmettere costà da Rothschild ammontare del buono, o provvedere altrimenti 2•

96

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, MACCIÒ

T. 252 1. Roma, 25 gennaio 1894, ore 13,40.

Senza atti d'ingerenza non gradita voglia in ogni occasione appoggiare lealmente amministrazione inglese qualsiasi il contegno degli altri agenti.

94 2 Si pubblica qui il seguente passo di una lettera di Baratieri a Mocenni, datata Cheren, 28 gennaio (Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito): «Questo però è certo finché duri il mahadismo Cassala più che per il passato sarà la base di razzie contro la frontiera della Colonia ed a Cassala si potranno sempre raccogliere un nembo di invasori. Io l'ho scritto e l'ho detto in cento circostanze: Cassala o va rasa al suolo od occupata con una nostra banda con a capo una nostra creatura, per esempio Ali Nurin».

95 1 Ed., con varianti, in L V 77, p. 19. 2 Con T. 260, pari data, non pubblicato, Ressman fu autorizzato a riscuotere la somma. Cfr. anche il n. 98. 96 1 Minuta autografa, risponde al n. 88.

97

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 312. Parigi, 25 gennaio 1894, ore 18,05 (per. ore 20,40).

La proroga nostra Camera, l'accumulazione truppe e navi che si credono sproporzionate al bisogno in Sicilia, i movimenti militari che apparirono come una mobilitazione, gli ultimi provvedimenti bancari, tutto ciò inquieta qui l'opinione pubblica, ed è, in ispecie nei circoli parlamentari, interpretato in un senso di previsione bellicosa. *La conseguente disposizione animo della Camera francese fa esitare Périer e Burdeau a lasciare mettere in discussione l'accordo monetario; ed il primo, che non vuole esporsi ad una ripulsa della legge, pareva propendere ieri per una proroga. Intanto progetto è stato oggi distribuito ai deputati.* Esplicita dichiarazione rassicurante sulle intenzioni pacifiche del R. Governo è qui molto desiderata e gioverebbe su tutta la linea. 1

98

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. 261. Roma, 25 gennaio 1894, ore 18,30.

Mettiamo immediatamente a disposizione di questa ambasciata di Francia un buono del tesoro italiano per la somma di trentamila lire oro, pei danneggiati francesi.

99

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 266. Roma, 26 gennaio 1894, ore 13,50.

Duolmi come la v1zmta opmwne pubblica francese abbia potuto trascinare codesto Governo in congetture assurde e senza base alcuna 1• Il movimento insur

rezionale in Italia è stato gravissimo e se non è riuscito ancora devesi alle rapide risoluzioni da noi prese. Abbiamo sotto le armi meno di quello che sarebbe necessario per reprimere i moti degli anarchici. Il credito nazionale abbastanza scosso ha dovuto risentirne le conseguenze ed abbiamo quindi dovuto ricorrere a provvedimenti bancarii per evitare nuove sventure. È doloroso che in questi momenti critici si debba malignare sulle nostre intenzioni. Non le nascondo che la polizia francese avrebbe dovuto impedire la partenza per l'Italia di esuli abbastanza conosciuti come nemici delle nostre istituzioni. È bene che V. E. venga in Italia per conoscere di persona lo stato delle cose.

97 1 Questo telegramma fu comunicato, con l'omissione del passo fra asterischi, alle ambasciate a Berlino Londra e Vienna. Per la risposta di Blanc a Ressman cfr. n. 99. Verso la metà di febbraio Nigra scrisse a questo proposito a Blanc: «lo ho creduto in allora di parlare di ciò confidenzialmente con Kalnoky. Questi non mancò, nei suoi colloqui con M. Lozé, il nuovo ambasciatore di Francia a Vienna, di far notare come veramente tali inquietudini fossero assurde e quasi puerili». (ACS, Carte Crispi).

98 1 Ed., con varianti, in LV 77, p. 19.

99 1 Risponde al n. 97.

100

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, MACCIÒ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 318. Cairo, 26 gennaio 1894, ore 16,25 (per. ore 17,05).

Incidente anglo-egiziano 1 sta per essere composto. Kedive, con ordine del giorno, loda esercito, riconoscendo merito di chi lo comanda; promette traslocare sottosegretario di Stato della guerra.

101

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Parigi, 26 gennaio 1894.

Chiedo licenza all'illustre presidente del Consiglio che profondamente rispetto di scrivere all'amico che sinceramente amo, per avere più franca e libera la penna. Ed all'amico voglio anzitutto esprimere riconoscenza per la lettera ch'egli trovò il tempo di scrivermi 2 in mezzo a cure ed a preoccupazioni maggiori e più affannose di quante mai ebbe un uomo di Stato italiano dalla fondazione del Regno ad oggi. Mi rallegro che almeno l'indisposizione fisica che a quelle preoccupazioni si era aggiunta sia rapidamente scomparsa, perché io pure prego Iddio che le dia salute e forza a compiere la missione che si è assunta.

I mali interni sono numerosi e gravi; ma ella, come già scongiurò molti, troverà rimedio a tutti, non ne dubito, se alla saviezza ed alla fermezza della politica interna corrisponderà una politica estera la quale convinca gli avversarii nostri che siamo

101 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

Cfr. n. 44.

assolutamente pacifici, oppure si fondi sopra un certo impegno del nostro alleato di tirare la spada a scadenza fissa. Capirei l'una e l'altra, pure non augurando al mio Paese, per mille ragioni, d'essere costretto a seguire la seconda nello stato presente della penisola. Ma ciò che ad ogni costo vorrei sradicare da molti animi italiani e da tutti i francesi si è l'opinione che altro può a suo talento metterei e tenerci in allarme per i proprj fini suoi, senza riguardo ai nostri danni, mostrandoci in prossima prospettiva la guerra per meglio assicurare a sé la pace ed il beneficio d'esserne e d'apparirne l'arbitro ed il custode. Più d'ogni nostra arrendevolezza, io trovo questa opinione oltraggiosa per il nostro amor proprio e per la nostra dignità. Ho torto?

Qui la situazione è molto chiara. La Francia non vuole per ora la guerra. In tutti i casi, non avendo un trattato formale colla Russia, avendo soltanto o la fede,

o la promessa d'essere assistita dalla Russia se fosse attaccata, non vuole attaccare ed evita possibilmente ogni provocazione. Profondamente turbata da un continuo lavorio sotterraneo, essa guarda da ogni parte, è facile ai sospetti e sospetta noi più di tutti. Su lei in ispecie ha fermi gli occhi, diffidando, ma non sapendo ancora se debba sperare o temere. Epperò le più strane interpretazioni d'ogni suo atto sono ammesse, discusse e influiscono talvolta sullo stesso atteggiamento degli uomini del Governo. Il suo silenzio inquieta: una sua parola pubblica rassicurerebbe e ... renderebbe meno difficile a quest'altro galeotto ch'è l'umile scrivente di far mandare un milione di spezzati all'on. ministro del tesoro!

Su quale letto di spine io con tutto ciò mi trovi, non occorre certo dire a lei. Spero che avrà già da molto tempo ricevuti i numeri domandati del Droit che subito le mandai.

l00 1 Cfr. n. 88.

102

L'ONOREVOLE SAY AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Parigi, 26 gennaio 1894.

J'ai été d'autant plus sensible à la communication que vous avez bien voulu me faire 1 , que j'y ai trouvé un témoignage de sympathie et de confiance qui devait m'ètre particulièrement précieux. Vous ne vous ètes pas mépris d'ailleurs sur mes sentiments personnels à l'égard de l'Italie.

Je partage le regret que vous inspirent Ies dissidences qui se sont produites entre les deux peuples, mais, comme vous, je constate volontiers que les relations entre les deux Gouvernements n'ont pas été affectées autant qu'on pourrait le craindre par le fàcheux état des esprits.

Sans vouloir insister sur la nature des causes premières de ce malaise, ni sur la délicate question des responsabilités encourues, je puis dire que je m'accorde avec

vous pour reconnaìtre qu'il s'agit surtout de malentendus, trop aisément entretenus et aggravés par une certaine presse de l'un et de I'autre còté des Alpes.

Les appréciations que contient la Iettre que vous avez bien voulu m'écrire, ne peuvent du reste que m'affermir dans la conviction que ces malentendus, quelque avantage que I'on trouve dans je ne sais quels endroits à Paris et à Rome à !es exploiter, ne sauraient prévaloir indéfiniment contre !es dispositions des deux Gouvernements, telles que vous me !es rappelez, ni contre une conception plus juste et plus pratique des intérèts supérieurs des deux Nations.

A cet égard, les vues que vous, M. le baron, ministre des affaires étrangères d'Italie, avez tenu à m'exprimer à moi qui suis membre du Parlement français, sont un symptome singulièrement encourageant, dont je suis heureux d'avoir été à mème de constater la haute valeur; mais qu'y a-t-il à faire que de laisser agir le temps ce "galantuomo" avec !eque! et sur !eque! la sagesse italienne a toujours su compter.

Il est inutile d'ajouter que mon concours personnel dans la mesure et sur le terrain où il pourra avoir quelque efficacité, reste acquis tout entier aux idées d'apaisement et d'entente si éloquemment exprimées dans votre communication.

Mais le ministre des affaires étrangères d'Italie se rendra compte que je ne puis que rester dans une très grande réserve, étant au dehors du Gouvernement, qui seui a qualité pour traiter de pareilles questions, ou du moins, pour !es traiter avec une utilité immédiate.

C'est donc au 'Gouvernement qu'il est préférable de s'adresser pour rechercher ce qui, dans !es circonstances actuelles, pourrait le mieux servir une cause demeurée chère à plus de français qu'on n'affecte de le croire en Italie.

Notre Gouvernement est en ce moment composé d'hommes qui ont la confiance du Pays, qui ont une vue très nette de nos besoins généraux et avec Iesquels les rapports ne peuvent ètre que très faciles si !es questions sont bien posées sans autre idée que de faciliter la continuation de rapports amicaux, si nécessaires à la prospérité de la France et de I'Italie.

102 1 È la lettera del 12 gennaio ed. in DDF, XI, cit., n. 12, annesso.

103

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. PERSONALE. Roma, 27 gennaio 1894.

Je vous remercie cordialement de votre aimable billet de ce matin 1 . Je suis reconnaissant à lord Rosebery d'avoir bien voulu m'informer par vous qu'il a donné instructions au ministre d'Angleterre à Tanger de communiquer avec ses collègues et de faire ce qu'il jugera convenable pour appuyer la demande espagnole d'indemnité et la solution d'autres points. Quant à moi j'ai déjà confirmé à notre ministre à Tanger de procéder en complet accord avec son collègue d'Angleterre quelle que soit I'attitude

des représentants des autres Puissances 2 , et je vous enverrai confidentiellement si tot qu'on l'aura copiée une dépèche que j'envoie à ce sujet à Madrid et à Tanger 3 .

Vous ètes informés de Madrid que l'appui de la France et de l'Allemagne a été promis à l'Espagne; c'est parfait, et c'est une preuve de plus qu'il suffit, à notre point de vue, d'ètre d'accord avec vous et avec l'Espagne pour que tout aille bien.

103 1 Non pubblicato.

104

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 290. Roma, 28 gennaio 1894, ore 18,45.

Con mia massima sorpresa il testo della lettera del signor Casimir Périer darebbe a credere che il pagamento dell'indennità francese fosse stato condizionato a quello dell'indennità italiana il che non fu in realtà come risulta dalla nostra corrispondenza e dalle mie chiare istruzioni. La lettera quindi del signor Casimir Périer contrariamente a quanto faceva ritenere suo telegramma del 25 1 non è coerente alle corse trattative e mi duole che rimanga negli atti parlamentari. Ripeto, la quistione di Aigues-Mortes era stata esaurita prima del nostro avvento e non poi; non potevamo che accettarne la soluzione quale era senza nulla metterei del nostro. Non posso oramai più autorizzarla a fare altri passi in proposito né dire parole al riguardo al ministro francese.

105

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 98/38. Madrid, 28 gennaio 1894 (per. il 4 febbraio).

Nella udienza particolare accordatami dalla regina reggente il 22 corrente, e della quale do conto in separato foglio 1 , Sua Maestà mi disse che doveva intrattenermi d'un soggetto assai confidenziale ed importante.

3 È il D. confidenziale 3543/29 diretto a Madrid dello stesso 27 gennaio (inviato in copia a Tangeri con D. 3544/22). Se ne pubblica qui l'ultima parte: «Il 24 corrente l'ambasciatore di Spagna venne a chiedermi dietro istruzioni del suo Governo d'appoggiare insieme ad altre Potenze fra le quali non mi risultò non essere citata altra che la Germania la missione attualmente affidata al maresciallo Martinez Campos presso il sultano. Pregai l'ambasciatore di ricordare che precedentemente il Gabinetto di Berlino aveva preferito osservare una certa riservatezza; che avevamo già dato istruzioni al nostro ministro al Marocco di prender col suo collega d'Inghilterra ogni più volenteroso e sincero accordo in ogni circostanza in cui le due Potenze potessero giovare agli interessi della Spagna; e che era tanto meno necessario modificare dette istruzioni in quanto che avevamo il convincimento che la Germania e l' Austria Ungheria non avrebbero mai suscitato ostacoli al concorde operato delle tre Potenze mediterranee». 104 1 Cfr. n. 95. 105 1 Non pubblicato.

L'attenzione della regina era stata attirata dalla voce corsa che essa, ad onta d'appartenere a casa d'Austria, si sarebbe rifiutata a far parte della Triplice Alleanza, allegando che la linea di condotta della Spagna in simil Lega avrebbe per risultato di inimicarsi la Francia, la cui amicizia, al punto di vista economico, le importava molto più di quella di tutte le altre Nazioni.

Questa notizia fu divulgata in origine dal Times, riprodotta quindi da varii giornali fra cui il Secolo di Milano. Sua Maestà mostravasi dolentissima e mi assicurò che era una impudente menzogna, facendomi l'onore d'aggiungere che, premendole darvi la più categorica smentita, mi incaricava formalmente non solo di ciò partecipare all'E. V., ma di renderne consapevoli altresì, nel suo rea! nome, i miei colleghi d'Austria-Ungheria, di Germania e· d'Inghilterra.

Come me lo prescrive il dovere, rassegno, nel modo più strettamente esatto e riservato, le cose dettemi da Sua Maestà.

l03 2 Cfr. n. 92.

106

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 102/41. Madrid, 30 gennaio 1894 (per. il 5 febbraio).

Mancherei al più elementare dovere qualora tacessi a V. E. che il signor Moret è stato alquanto sorpreso da un telegramma dell'ambasciatore costì, confermato poscia da lettera particolare, nella quale il conte Rascon a proposito degli affari del Marocco riferisce avergli V. E. affermato che l'Italia non si separerebbe giammai dall'Inghilterra nel sostenere i reclami presentati dalla Spagna quand'anche altre Potenze fossero di parere diverso. Simile dichiarazione venne resa più significativa ancora dai commenti della lettera precitata in cui si asserisce essere oggi sola base della politica italiana di non scindersi dalla Gran Bretagna. Tutto questo ha vivamente impressionato il signor Moret, il quale nel parlarmene mi ha assicurato aver sempre scorto nel Governo del re valido intermediario nelle questioni connesse coll'equilibrio del Mediterraneo, e che perciò gli riusciva doloroso il pensare che potesse, a priori, venir da noi concertata una linea di condotta con una Potenza la quale potrebbe eventualmente nutrire disegni contrari agli obiettivi spagnuoli.

Risposi tosto al signor Moret in modo da calmarlo e parmi di essere riuscito. Gli dissi che a me ugualmente V. E. telegrafava il 25 gennaio 1 di aver prescritto al

r. ministro in Tangeri di procedere d'accordo con il suo collega inglese nei casi in cui si tratta d'appoggiare la Spagna; ma che dopo la cordiale intelligenza stabilitasi fra Londra e Madrid, dopo la leale dichiarazione di lord Rosebery che i consigli recentemente qui profferiti erano ispirati esclusivamente dal vero interesse della Spagna, la perfetta conformità di vedute del Governo italiano delineavasi qual

fatto logico e naturale. Ho creduto inoltre opportuno rammentare al signor Moret che fu costante compito mio in base alle istruzioni ricevute di appianare le difficoltà e dissipare le diffidenze fra i due Paesi.

Dover perciò produrre soddisfazione non stupore il contegno da V. E. tracciato al signor Cantagalli.

Nel dar notizia confidenzialmente di ciò che precede a V. E., la prego di compiacersi ad indicarmi se ho avuto la sorte, in questa circostanza, d'incontrare la di lei alta approvazione, poiché siccome ebbi l'onore di dirlo appena ella prese la direzione degli affari esteri 2 , io bramava unicamente d'esser l'eco fedele delle sue idee e lo scrupoloso esecutore dei di lei ordini 3 .

106 1 Cfr. n. 92, nota 2.

107

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 383. Sofia, r febbraio 1894, ore 14 (per. ore 17,05).

Il principe avendo veduto ieri agente diplomatico Inghilterra incaricato di presentare felicitazioni regina, lo pregò di far sapere al suo Governo che egli si è sentito profondamente offeso vedere Italia per la seconda volta astenersi issare bandiera in una circostanza solenne per lui e per Bulgaria 1 .

108

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A LONDRA, TORNIELLI

T. 325. Roma, 2 febbraio 1894, ore 13, 10.

Tugini telegrafa 1 comandante flotta Stati Uniti avendo impiegato forza contro insorti per proteggere commercio americano comandanti italiano, inglese, tedesco non autorizzati fare altrettanto trovansi posizione imbarazzante di fronte americano. Tugini e ministri inglese e tedesco pensano potrebbesi riconoscere Saldanha come belligerante per evitare così impiego forza contro insorti, ciò che farebbe pessimo effetto sul pubblico. Telegrafi intendimenti codesto Governo 2 .

· 1 Per la risposta cfr. n. 117. 107 1 Il telegramma fu ritrasmesso in pari data a Nigra col n. 323 con la seguente aggiunta: «V.E. giudicherà se potesse indirettamente far pervenire al principe informazioni sull'indole punto offensiva del nostro contegno». Per la risposta di Nigra cfr. n. 120. 108 1 T. 389 pari data, parzialmente ed. in LV 84, p. 29.

2 Per le risposte cfr. nn. Il O e 111.

l 06 2 L. personale del 22 dicembre. non pubblicata.

109

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

Roma, 2 febbraio 1894.

Ella non deve lasciarsi ingannare da chi vuoi far supporre che ci abbassiamo a far da pacieri tra Spagna e Marocco, e che ci vogliamo far merito presso il sultano di aver fatto ridurre l'indennità spagnuola. A tale parte che ha dell'ingenuità e della bassezza si poté in altri tempi, non ora ridurre la politica italiana, da chi, a Tangeri e a Madrid, cerca di vincolarci alla sterile politica franco-spagnuola dalla quale né Canovas né Sagasta hanno mai avuto il coraggio di liberarsi. Così la Spagna rifà per il Marocco i rifiuti che abbiamo fatti, con analogo errore, per l'Egitto. Coll'Inghilterra e con noi la Spagna poteva realizzare il suo programma nazionale al Marocco; le tre Grandi Potenze mediterranee, legate ai due Imperi, potevano ridurre il sultano a loro discrezione. Ma anche la Spagna ha il suo cieco irredentismo per Gibilterra, sfruttato dai francesi che sanno far declamare l'affamato giornalismo spagnuolo; e la Spagna non capisce che noi coll'Inghilterra la moderiamo unicamente perché non venga a riparti territoriali colla Francia né a condomini o controlli finanziari a base francese. Che ciò non si voglia intendere a Madrid, pazienza. Ma sarebbe stata troppo funesta l'influenza della politica di tergiversazioni seguita alla Consulta sotto i due precedenti Ministeri, sulla perspicacia dei nostri agenti, se non capissero che noi vogliamo favorire non il sultano, ma la Spagna e che la Spagna perde la partita col volere entrare nel giuoco francese. Chi ci accusa di sostenere il sultano contro la Spagna è precisamente chi impedisce la Spagna di star coll'Inghilterra e colla Triplice Alleanza. Così, così soltanto, la Spagna e noi potremmo ridurre a nostra discrezione il sultano ed i suoi deplorevoli consiglieri. Ma il contegno della Spagna rovina l'interesse comune nel Mediterraneo e mette in forse il successo del maresciallo Martinez Campos; perché qualunque apparente favore dimostrino gli agenti di Germania, e di Austria Ungheria forse, a Madrid come a Tangeri, alle combinazioni hispano francesi, quelle combinazioni non riusciranno mai 2 .

2 Nelle Carte Blanc esiste una seconda minuta per Cantagalli, pari data, con a margine l'annotazione: «non envoyé». Se ne pubblicano i passi seguenti: «Però almeno i nostri agenti, che sanno come Crispi ed io non siamo né Depretis né Malvano, debbono capire che noi non ci opponiamo, anzi vogliamo favorire la causa puramente spagnuola al Marocco, e ci opponiamo soltanto a combinazioni hispano francesi per riparti territoriali e per controlli finanziari collettivi colla Francia ... È arte volgare a Madrid quella di invocare la Germania, che si disinteressa più o meno, e prendere poi pretesto di tale disinteressamento per rivolgersi alla Francia. Non mi sento di esporre ex professo la teoria del Mediterraneo in questa lettera; rifletta sulle nostre istruzioni, ed averle intese le basterà».

109 1 Questa minuta, conservata nelle Carte Blanc, reca a margine l'annotazione seguente: «A Cantagalli à Tanger, non envoyé, à quoi bon?»

110

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 395. Londra, 3 febbraio 1894, ore 13,40 (per. ore 15,25).

Rosebery non crede opportuno il momento per riconoscere alla flotta insorta brasiliana qualità di belligerante 1 , sia perché il comandante di essa pare disposto arrendersi all'ammiraglio degli Stati Uniti dell'America del nord, sia perché quest'ultimo ha più o meno sposato la causa del Governo Brasile. Se da ulteriori informazioni sarà indotto a mutare avviso, egli entrerà tosto in comunicazione con noi e con gli altri Governi interessati.

111

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 400. Berlino, 3 febbraio 1894, ore 19,20 (per. ore 20, 15).

Finora questo Governo non ha preso decisione questione riconoscimento belligeranti Brasile 1 . Pensa però che forse sarà conveniente farlo; non conosce ancora intenzioni del Governo inglese, presso il quale influenza Rothschild agisce favore del Governo esistente.

112

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 4715/35. Roma, 3 febbraio 1894.

Dal rapporto di V.E. in data 12 u.s. n. 13 bis\ relativo alle conseguenze del fatto d'arme d' Agordat, m'è parso rilevare che la nostra brillante vittoria potrebbe aprire una serie di nuovi e non lontani conflitti, se non si usa a tempo la massima prudenza e circospezione.

111 Cfr. n. 108. 112 1 Non pubblicato.

Deduco ciò anche dai successivi telegrammi coi quali ella m'informa della presenza d'Osman Digma in Cassala, e di concentramenti di dervisci nella regione del Taka.

Non entrerò nella parte teorico-militare, della quale ella è il miglior giudice ed il più valente esecutore, ma non posso trascurare di sottoporle alcune considerazioni d'ordine politico che implicano altissimi interessi nazionali.

Commetterebbe errore imperdonabile quel Governo che esponesse la bandiera italiana ad una guerra di provocazione contro i dervisci. Rafforzare con opere di difesa la posizione d' Agordat, ridurla in stato da potervi concentrare il grosso delle forze italiane, farne, in una parola, un'altra Keren più avanzata sulla strada di Cassala, sarebbe non un atto di conservazione ma di provocazione. Crede ella che ciò possa convenire all'Italia? Rifletta poi V.E. se ciò sia richiesto da una necessità militare, dal momento che i fatti hanno ora dimostrato che Keren è un ottimo centro di difesa, avente Agordat come posto avanzato.

Concludo esprimendo il parere che dobbiamo considerare la vittoria d'Agordat come una prova d'eccellente organizzazione della difesa settentrionale dell'Eritrea, che non v'è nessuna ragione di mutare quello che è risultato ben fatto, e che quindi basta mantenere difesa Keren, senza esporsi alla necessità di dover in seguito difendere Agordat a Biscia, o in un altro posto più avanzato verso ovest.

Non dimentichiamo che il Governo inglese ci diede la miglior prova di senno e di conoscenza di uomini e cose africane, quando, pure essendo stato battuto e rinunziando a rivincite esitò di provocare ulteriormente i dervisci limitandosi alla sola posizione di difesa e poté così allontanare conflitti rovinosi ed imprese di nessuna utilità pratica 2 .

110 1 Risponde al n. 108.

113

IL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

N. 845. Roma. 3 febbraio 1894.

Dalle recenti notizie successivamente state comunicate da V.E. al Ministero degli esteri, risulta che, dopo il combattimento di Agordat, il kalif ha già disposto per l'invio di rilevanti rinforzi a Kassala sia in fanti e cavalli, sia in cammelli, ed è altresì quasi certa la nomina di Osman Digma ad emiro di detta città.

Se tali notizie dovessero confermarsi, il che all'E. V. non mancherà certamente modo di conoscere, sembrami poter argomentare che tutto accenni ad una ben decisa intenzione per parte dei dervisci di tentar contro la Colonia nuove operazioni offensive impiegandovi maggiori forze ed affidandone l'attuazione al loro più esperto ed agguerrito condottiero.

Di fronte ad una tale eventualità, che certo non sarà sfuggita alla ben nota oculatezza di V.E., io ritengo superfluo di raccomandarle la più attiva vigilanza e faccio sicuro affidamento che, in relazione alle forze ed ai mezzi di cui la Colonia dispone, V.E. saprà prendere in tempo tutte quelle misure atte ad assicurare in qualunque evenienza l'integrità del territorio della Colonia ed a tenere alto il prestigio del nome italiano.

112 2 In precedente D. 3821131 del 30 gennaio, che accusava ricevuta della relazione di Baratieri del 12 gennaio. Antonelli aveva scritto: «Confido che V.E. riuscirà ad evitare nuove complicazioni dalla parte del Sudan. Nel suo ultimo soggiorno a Roma l'E.V. avrà potuto persuadersi che il Governo, l'opinione pubblica e la situazione finanziaria dell'Italia richiedono una politica di tranquillità e di raccoglimento».

114

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 406. Massaua, 4 febbraio 1894, ore 20,50 (per. ore 9 del 5).

Concentro otto compagnie Keren. Andrò domani Asmara. Dervisci Kassala alquanto diminuiti per diserzioni riparano cadute fortificazioni egiziane. Urge decisione intorno confine occidentale e rispondere telegraficamente mia lettera 154 1•

115

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 347. Roma, 5 febbraio 1894, ore 18, 10.

Siamo decisi non volere azioni di guerra provocanti ma di semplice difesa Keren. V.E. è miglior giudice di noi per conciliare le esigenze militari ai nostri pacifici intendimenti non oltrepassando gli avamposti di Agordat.

114 1 Per la risposta cfr. n. 115. Del lungo rapporto 154 di Baraticri a Blanc, conservato in Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito, si pubblicano i passi seguenti: <<lo non ho mai cercato di dare alla Colonia un ordinamento di espansione militare e di conquista ... Qualunque possano essere le mie opinioni militari, io le ho sempre subordinate al mio dovere di attenermi nello spirito e nella forma alle istruzioni impartitemi dal Governo di Sua Maestà; le quali istruzioni escludevano idee di avventura e di conquista, ed erano avvalorate in me dal concetto espresso dall'E.V. '"essere necessario che l'Italia non abbia preoccupazioni di future complicazioni coloniali". Del rimanente nessuna idea di conquista poteva essere inspirata dalla esiguità delle forze e dalle strettezze finanziarie ... Nondimento la prudenza, a mio modo di vedere, non mi consigliava di abbandonare per mia iniziativa i territori della Colonia verso il Tigré e verso il Sudan, già occupati militarmente e politicamente ... L'abbandonare Agordat potrebbe indurre le tribù del Barca a darsi ai dervisci, potrebbe attirare questi nei Baria e magari nelle più comode regioni vicine a Cheren ... consenta V.E. che osservi, come anche restringendo l'occupazione dell'Eritrea al triangolo Massaua-Asmara-Cheren, io non sarei in grado di proporre ulteriori economie ... In conclusione io credo che con prudenza, vigilanza e fermezza si può difendere l'attuale territorio malgrado i risparmi imposti dalla strettezza delle finanze, e lo si può meglio (cioè con maggiori relative guarentigie di sicurezza) conservando le posizioni avanzate che restringendosi all'Asmara ed a Cheren ... Invitato dall'E.V. ho manifestato le mie idee; ma intorno alla grave e delicata quistione di conservare i possedimenti italiani nella Colonia Eritrea o di abbandonarli in parte aspetto gli ordini precisi del Governo di Sua Maestà che oso pregare solleciti per uscir presto dallo stato di incertezza e di oscillazione, nocivo al progressivo e tranquillo incremento della Colonia».

116

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. 1 Roma, 5 febbraio 1894, ore 23.

Moret manifesta viva sorpresa che noi affermiamo per parte nostra e consigliamo alla Spagna per interessi comuni nel Mediterraneo procedere praticamente in fiducioso accordo coll'Inghilterra 2• Rispondo a Maffei3 essere questa nostra politica tradizionale né comprendiamo sorpresa Moret.

117

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO 4358/35. Roma, 5 febbraio 1894.

Segno ricevuta alla E.V. del suo rapporto del 30 gennaio 1894 n. 102/41 1•

Ella ha egregiamente interpretato la nostra politica tradizionale di esser legame tra la Triplice Alleanza e l'Inghilterra a tutela degli interessi italiani e spagnuoli nel Mediterraneo.

Non mi spiego la sorpresa del signor Moret né la sua impressione che si sia fatta anteriormente qui una politica diversa.

118

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 354. Roma, 6 febbraio 1894, ore 15,35.

Desideriamo vivamente conoscere definitive viste Governo inglese circa riconoscimento quali belligeranti insorti brasiliani 1•

116 1 Minuta autografa. 2 Cfr. n. l06. 3 Cfr. n. l I 7.

Il7 1 Cfr. n. 106. IIS 1 Per la risposta cfr. n. 121.

119

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 421. Vienna, 6 febbraio 1894, ore 18,10 (per. ore 19,30).

La sorpresa di Moret circa i consigli di procedere d'accordo con Inghilterra negli affari del Mediterraneo 1 non si spiega altrimenti che per il carattere un poco diffidente di questo ministro e dell'ambasciatore di Inghilterra. Kalnoky, a cui parlai di ciò confidenzialmente, mi disse che aveva fatto dare a Madrid consigli nello stesso senso. Io concordo interamente con V.E. sulla necessità di procedere risolutamente d'accordo con Inghilterra nelle questioni mediterranee e tale è pure l'avviso di Kalnoky.

120

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 422. Vienna, 6 febbraio 1894, ore 18,10 (per. ore 19,50).

Non avendo col principe di Bulgaria né coi membri della di lui famiglia stabiliti a Vienna relazioni tali da permettermi d'iniziare con essi una corrispondenza di natura delicata, non potrò far comprendere a Sua Altezza ciò che dovrebbe pur comprendere senza altro, che cioè l'astensione d'issar la bandiera non ha alcun carattere offensivo per lui, né per la Bulgaria 1 . Kalnoky, col quale ne parlai in tutta confidenza, è di parere che conviene non rilevare troppo questo incidente.

121

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 431. Londra, 7 febbraio 1894, ore 18,47 (per. ore 21,20).

Rosebery mi ha detto, che avendo saputo che gli Stati Uniti dell'America del nord non intendono per ora riconoscere gli insorti brasiliani come belligeranti e non risultando che un Governo di fatto sia stato costituito dagli insorti, crede che il riconoscimento a questi ultimi della qualità anzidetta sarebbe né politicamente opportuno, né regolare dal punto di vista giuridico 2 .

2 Per la risposta cfr. n. 122.

119 1 Cfr. n. 116. 120 1 Cfr. n. 107, nota l. 121 1 Ed. in LV 84, p. 33.

122

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI 1

T. 369. Roma, 7 febbraio 1894, ore 23,55.

Precedentemente avevo personalmente espresso all'incaricato d'affari di Germania ed al ministro degli Stati Uniti opinione analoga a quella ora espressa da lord Rosebery2 , alla quale ci associamo ormai formalmente circa situazione di diritto degli insorti brasiliani.

123

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

L. CONFIDENZIALISSIMA. Roma, 7 febbraio 1894.

Vorrei che ella fosse a giorno di una questione che c'interessa assai. In brevi parole, le condizioni della nostra emigrazione nelle due Americhe, sono orrende per effetto della troppo prolungata e troppo favoreggiata (per motivi elettorali) complicità tra agenti di emigrazione che fanno la tratta dei bianchi in Italia ed i padroni che nei porti americani arruolano per forza i nostri emigranti a beneficio delle camorre e mafie locali, onde la finale caccia all'italiano alla New Orleans ed altrove. Ho cercato invano quando ero ministro a Washington di procurare ai nostri il trattamento concertato tra società locali e le amministrazioni tedesche a beneficio degli emigranti della Germania, i quali nei loro villaggi d'origine trovano biglietti diretti per i centri americani ove trovano connazionali e mezzi di lavoro senza essere fermati dalle reti tese nei porti d'arrivo in America e nelle quali vengono presi i nostri. Potrebbe informarmi di quelle sicurezze procurate in Germania all'emigrazione?

E v'ha di più. La decadenza del prestigio e l'odio agli italiani essendosi diffusi dall'America del nord a quella del sud da più anni, i nostri nazionali non ottengono più alcuna soddisfazione per i più giusti reclami e mandar navi è commedia costosa quanto inutile. Al Brasile ultimamente si è iniziato un quasi intervento navale degli Stati Uniti. Secondo me conviene venire ad accordi cogli Stati Uniti per dare al Governo americano del nord guarentigie ed ottenerne per i nostri emigrati ed ho iniziato quel compito. Inoltre il solo mezzo di ottenere giustizia per i nostri reclami nell'America del sud, sarebbe di proporre a quei Governi di

122 1 Ed. in LV 84. p. 33. 2 Cfr. n. 121.

sottoporre ad arbitrati i reclami da troppo tempo pendenti; in caso di rifiuto loro dell'arbitrato, interrompere le relazioni, ed affidare agli agenti degli Stati Uniti, senza esitazione, la protezione interinale dei nostri nazionali. Le mie personali cognizioni degli uomini e delle cose negli Stati Uniti mi fanno credere all'efficacia di quella indiretta applicazione della dottrina di Monroe, in difetto di mezzo migliore a nostra disposizione.

Ma ecco che sopravviene l'idea che a me confesso non apparisce sotto luce favorevole, di riconoscere come belligeranti gli insorti brasiliani, sospettati di mire monarchiche e già presi a cannonate dagli Stati Uniti. Se le Potenze europee dessero corso a tale idea, si troverebbero in un'idea affatto contraria a quella che, secondo me, lo speciale interesse italiano ci avrebbe indotti a battere per parte nostra, e finché le disposizioni della Germania e dell'Inghilterra al riguardo non ci siano note non azzarderò un passo in tal senso, anzi se Germania e Inghilterra si decideranno a riconoscere le due parti come belligeranti faremo naturalmente altrettanto.

Ella vede quanto ci può giovare ogni informazione e suggerimento di lei sul complicato ed importante argomento 1 .

124

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, GALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 6-7 febbraio 1894.

Ricorderete che S.E. il generale Mocenni aveva mandato il figlio per sapere dove fosse stato possibile di incontrarsi col cardinale suo cugino, e così di rispondere alla lettera ricevuta 2 -della quale vi diedi lettura e copia. Il cardinale non avendo trovata una casa amica in cui tener il colloquio con sicurezza di secreto, aveva pregato il generale, se non gli spiacesse di recarsi al Vaticano, nella sua abitazione; e l'avrebbe atteso lunedì sera, 5 febbraio. Il generale adunque, presa una carrozza di piazza fu all'appuntamento; e dal capitano delle guardie pontificie, signor Tagliaferri, venne introdotto nelle stanze dell'eminentissimo parente, che sono poco distanti da quelle del papa.

Erano le 20,45 circa.

Le accoglienze furono molto cordiali. Il cardinale assicurò che nel capitano Tagliaferri poneva piena fiducia, e, venendo all'argomento della visita notò che finora il Vaticano nelle sue relazioni col Ministero italiano, per la questione del patriarca di Venezia, erasi servito del conte Bojani.

124 1 Da ACS, Carte Crispi; ed. in CRISPI, Politica interna, cit., pp. 128-130.

2 La lettera è andata dispersa, come osserva il curatore del volume di cui alla nota precedente.

«Questi, interruppe il generale, deve essere escluso. So che il presidente del Consiglio non tratterebbe con lui. Voi foste diplomatico e sapete quanto sia necessaria una persona gradita. D'altronde non credo che il Bojani possa nemmeno considerarsi come persona adatta per simili questioni gravi e delicate».

Di tal guisa il Bojani rimase escluso, con piacere del cardinale stesso.

Questi seguitò dichiarando: essere stato il papa che gli aveva ordinato di scrivere al ministro Mocenni. Aggiunse come Leone XIII fosse venuto a tale proposito con preparazione non improvvisa. Infatti monsignor Foschi, arcivescovo di Perugia, richiesto, aveva informato il papa che il ministro Mocenni era egregia persona; la signora di lui, di sentimenti cattolici; e la figlia sposata a Perugia, essere per la bontà considerata quale una santa. Allora veniva decisa la lettera.

In quanto alla persona da scegliersi per le trattative, il cardinale dichiarò che avrebbe preso gli ordini del papa; ma fece comprendere che non avrebbe avuto nessuna difficoltà ad assumere egli stesso l'incarico di parlare direttamente con voi. Si direbbe, anzi, che avesse rilevato la difficoltà essere soltanto materiale. «Crispi, notò egli, non può venire in Vaticano, né io posso recarmi in casa Crispi od a palazzo Braschi ... ». Certo è che al generale rimase la impressione profonda, che se si fosse trovato un luogo di reciproco gradimento, il cardinale sarebbesi con viva soddisfazione assunto il compito di trattare col presidente del Consiglio.

Accennò che si avrebbe avuto caro di trattare col generale stesso; ma questi non prese impegno. Fu domandato se io mi interessassi della questione; e venne risposto vagamente. Si tenne calcolo della vostra assenza, e per il caso di una nuova visita al vostro arrivo, si determinò che il generale, senza alcuna sottoscrizione, avrebbe mandato a Sua Eminenza un telegramma colle sole parole: «vengo stasera».

A certo punto il dialogo aveva preso andamento più vasto e più alto.

Il cardinale aveva detto: «riferite a Crispi che papa Leone non è intransigente e che sarebbe felice di un qualche accordo. Su questo non deve esistervi dubbio. Ma insieme non bisogna dimenticare che quando si parla di cattolicismo, l'Italia non è che una piccola frazione, e che il papa deve tener conto dei cattolici, non solo d'Europa ma d'America. Leone stesso di recente notava che negli Stati Uniti, correndo il 1858, esistevano soltanto 27 vescovi cattolici: oggi se ne contano oltre

70. L'Italia, rispetto al cattolicismo, sta come l'isola d'Elba, all'Italia ... ».

Seguitò il cardinale parlando delle popolazioni d'Irlanda, d'Inghilterra, di Germania, di Francia e delle loro tendenze: quindi soggiunse: «questa condizione di cose vi spieghi il linguaggio del papa, quando non è favorevole all'Italia, che pure ama fortemente. La Confederazione avrebbe tutto accomodato; adesso si comprende la importanza dei fatti compiuti; le complete conseguenze di questi, saranno vedute dai nostri posteri; ma l'accordo si potrebbe fare, quando si tenessero in conto le convenienze della situazione ... ».

Alle 21,15 il generale Mocenni prendeva commiato; e le ultime parole del cardinale erano queste: «il papa ponesi a letto alle 22; se non dorme, gli riferisco subito il nostro colloquio».

Sono certo di essere stato fedele riproduttore delle cose narratemi da S.E. il generale Mocenni. Ignoro se siavi una corrispondenza fra esse e l'opuscolo oggi pubblicato, con ispirazione vaticana, dal conte Soderini e del quale vi feci anticipatamente conoscere le conclusioni. Ma nel colloquio parecchie manifestazioni mi sembrano notevoli.

La sollecitudine del papa per trovare una persona cui rivolgersi, e l'ordine al cardinale Mocenni di scrivere la lettera, provano una iniziativa con proposito meditato e fermo. Le lodi che la lettera contiene alla vostra equanimità, ed il desiderio vivo di trattare anche con voi, esprimono altissima stima e fiducia nell'uomo cui pur si deve in tanta parte la distruzione del potere temporale. La questione del patriarcato sollevata alla questione generale per un accordo; la questione universale del cattolicismo portata quasi a scusa del linguaggio troppo spesso usato sparlando delle cose d'Italia; l'affetto che si afferma per questa; i fatti compiuti che si intravedono stabiliti nella coscienza degli avvenire; e la invocazione di salvare le convenienze quasi che sulla sostanza intanto fosse possibile intendersi -tutto ciò sembrami dare al colloquio importanza degna della vostra attenzione.

È egli un avvenimento che si prepara, il quale possa contribuire a confermare l'unità della patria nostra, senza sospenderne i progressi? Ovvero è un'altra illusione di sacerdoti, tratti da non ispento spirito di patria, a vagheggiare l'assurdo?

Lo giudicherete voi. Io non so se al generale sia stato detto: egli però lo ripeteva a me come conclusione di tutto: «basta che i gesuiti non sappiano, che dal Vaticano si propone un accordo». E con questo finisce l'affrettata relazione.

Roma, 7 febbraio 1894.

P. S. Stamane, non avendo spedito la lettera per l'annunzio del vostro arrivo, la lessi al generale. L'approvò interamente. Egli mi aggiunse che nel frattempo aveva ricevuto un biglietto da visita così concepito: «Il cardinale Mocenni-È tutto approvato ciò di cui fu parlato iersera». Ha la data 6 febbraio 94. Evidentemente l'approvazione è del papa.

123 1 Per la risposta di Lanza cfr. n. 135.

125

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI 1

Roma, 9 febbraio 1894, ore 11,10.

Ben lungi dal farci merito presso sultano di aver fatto ridurre indennità Spagna3 desideriamo gli sia ben nota nostra decisione appoggiar Spagna perché sua domanda moderata e tale da escludere interventi controlli o ingerenze altre Potenze sia accettata senz'altro dal sultano a scanso di nuove complicazioni.

2 Minuta autografa.

3 Cfr. però il n. 85.

125 1 Ed., con varianti, in LV 80, p. 21.

126

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 443. Tangeri, 9 febbraio 1894, ore 13,50 (per. ore 18,30).

Telegramma giunto al mio collega spagnuolo, con ordine comunicarlo commissario imperiale ed ai rappresentanti esteri, dice che, di fronte manovre di agenti stranieri indirizzate sostenere sultano nel rifiutare domande spagnuole, è dovere per la Spagna prepararsi avvenimenti, riunire truppe nelle provincie del sud, spedire nave da guerra nelle acque marocchine per il caso che quelle domande non siano accolte. Ho supplicato mio collega di non fare quella comunicazione, mostrandone pericolo, finché pendano negoziati; mi ha promesso farlo; per il commissario imperiale era tardi avendolo veduto prima di me; cercherà impedire che il sultano sia subito informato dal Torres delle minacce spagnuole. Accuse mosse dalla stampa contro alcuni rappresentanti esteri danno sui nervi Gabinetto di Madrid il quale non si accorge fare il giuoco dei francesi e dovrebbe essere avvertito.

127

APPUNTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

Roma, 9 febbraio 1894.

Alle 20 monsignor Costantini e monsignor Carini, per incarico del papa.

Monsignor Costantini avendo riferito al papa la cordialità con la quale era stato da me ricevuto, Sua Santità ne espresse la sua compiacenza e manifestò il suo desiderio di potere sciogliere con me tutte le questioni che ancor pendevano, tra la Santa Sede ed il Regno d'Italia. Diede al Costantini l'espresso incarico di trattare e risolvere la questione del patriarcato di Venezia.

Il papa è dolente che la stampa siasi occupata di tale argomento; dichiara che questa apertura è al di fuori della Segreteria di Stato, e desidera che su questo si serbi il massimo segreto.

Sua Santità è preoccupato del gran numero di chiese prive del loro pastore, ed in tale stato di cose non osa convocare un nuovo concistoro per fare altre nomine di vescovi. Ringrazia dei quattro exequatur ultimamente conferiti, e spera che il Governo italiano vorrà provvedere ugualmente per le altre chiese. II papa ha molta fiducia nell'attuale presidente del Consiglio, e confida che con lui si potrà giungere ad un amichevole componimento fra le due potestà.

Ringraziai e soggiunsi che ero pronto a trattare. Ricordai le trattative del 1887 per mezzo dell'abate Tosti, la buona volontà da me manifestata allora, e come tutto siasi interrotto per l'opera dei gesuiti e del Governo francese. Ricordai quanto se ne avvantaggerebbero il Papato e l'Italia se tra la Santa Sede e il Governo italiano si potesse stabilire un modus vivendi. La lotta fra le due potestà, è a danno di ambedue, e come il papa si renderebbe più forte di fronte alle altre Potenze se si rappacificasse con l'Italia. Ricordai che la Francia è infida ed insicura e che oggi solo pei suoi fini politici è d'accordo col papa. Il Governo italiano non ha da chiedere alcun aiuto nelle materie politiche; al medesimo basta l'amicizia del clero e del suo capo.

In quanto alla questione del patronato regio non posso risolverla al momento. È un affare grave e se potessi radicalmente risolverlo per tutti i casi futuri lo farei. Ne avevo parlato altra volta al compianto monsignor Di Marzo, del quale Pio IX prima e Leone XIII poi si servirono in varie occasioni presso di me.

Non posso nascondere che la questione del patriarcato di Venezia si è troppo trascinata in pubblico, e fu sventura che la stampa se ne impossessasse.

Monsignor Costantini consentì in ciò, e me ne espresse il suo rammarico. Circa il modo di scioglierla, ricordò come fu fatto col precedente patriarca monsignor Agostini. Il papa accetterebbe un decreto di nomina per parte del re; non fa questione di forma, lascia al Ministero di fare quanto crede opportuno.

-In verità -replicai -non è questione di forma, ma di sostanza. Il re, che ha il diritto di scelta, secondo il desiderio del papa dovrebbe nominare patriarca di Venezia monsignor Sarto che già fu nominato da lui. Sarebbe in pregiudizio dei suoi diritti.

Comunque, studierò la questione. Ne parlerò col guardasigilli, da cui dipende la materia ecclesiastica. L'affare sarà portato in Consiglio, e decideremo. Sia sicuro che vi metterò tutta la mia buona volontà; mi dia del tempo ...

-Quanto?

-Quattro o cinque giorni, ed avrà una risposta.

-Dovrò ritornare?

-Ne sarà avvisata. Intanto presenti a Sua Santità i miei più umili devoti omaggi. Dica al Santo Padre che male mi han dipinto quale suo nemico. Son pronto a fare tutto ciò che può un ministro del re d'Italia nei limiti delle sue attribuzioni. Il papato è una istituzione italiana, ed è gloria nostra. Sotto il precedente Ministero, all'estero feci quanto potei per proteggere i nostri poveri frati, e se al 1891 fossi stato al Governo, non avrei lasciato senza proteste le ingiustizie patite in Tunisi dai nostri frati. La chiesa ed il convento di Tunisi furono costruiti con danaro dei re di Sicilia. Tunisi era suffraganea dell'arcivescovato di Palermo.

Se il papa fosse con noi, all'estero non subirebbe la prepotenza dei francesi.

Si fecero altre considerazioni di minore importanza, e monsignor Costantini avendomi detto che vi sono più di trenta vescovati ai quali ancor non fu dato l'exequatur, ne chiesi la nota, che promise mi manderà.

Dopo le solite cortesie ci siamo congedati.

126 1 Ed. in L V 80, p. 20, con profonde modifiche nella seconda parte. 127 1 Ed. in CR!SPI, Politica interna, cit., pp. 132-134.

128

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Berlino, 10 febbraio 1894.

Mi permetta ch'io la ringrazi vivamente delle lettere private del 30 dicembre 93, 16 gennaio, 7 febbraio 941, non che delle varie memorie stampate che V. E. mi fece successivamente pervenire, lettere e memorie le quali sono per me tanto più importanti ch'esse mi fanno esattamente conoscere il pensiero del R. Governo su varie questioni di politica estera, e mi serviranno di opportuna norma di condotta.

Il modo con cui V.E. intende la nostra missione di anello di congiunzione fra la Triplice Allenza e l'Inghilterra è qui apprezzato e troverà sempre l'appoggio del Governo imperiale. Quando io venni a Berlino, mi furono [fatte], da chi ha più d'ogni altro voce in capitolo nelle questioni politiche di questo Dipartimento degli esteri, lontane allusioni alla posizione del nostro ambasciatore a Londra cui

V.E. accenna pure nella sua lettera del 16 gennaio e a qualche diffidenza che colà si nutrisse in passato verso di noi. Posteriormente però, come ebbi a riferire al ministro Brin nel giugno u.s., mi furono qui comunicate informazioni, venute da Londra, che indicavano molto migliorate le relazioni fra il Foreign Office e Tornielli, e ormai cordiali i rapporti fra l'Italia e l'Inghilterra. Di questo fatto il Governo imperiale vivamente si compiaceva; e siccome non sono a mia conoscenza fatti che possano aver mutate le condizioni di allora, così io non dubito che sotto la franca, leale ed insieme decisa direzione data da V.E. alla politica estera in quel senso, presto sarà dimenticata e passata alla storia antica ogni traccia di lagnanza, ogni traccia di sfiducia che possa per avventura aver l'Inghilterra avuto verso di noi.

129

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 455. Massaua, 11 febbraio 1894, ore 11,04 (per. ore 12,20).

Dispongo stabilimento Keren campo di osservazione, manovra, con duemila regolari, cinquecento irregolari, profittando tranquillità assoluta Colonia e Tigré. Agordat presidiato due compagnie armate, tre cannoni 9. Situazione quale apparisce mia lettera 228 1• A Cassala rivista 3 febbraio circa quattromila; viveri

129 1 Del 31 gennaio, non pubblicato.

sufficienti; diserzioni diminuite. Per il 20 attendono rinforzo tremila fanti, cinquecento cavalli arrivati già Ghedaref. Domani permetterò telegrafare corrispondente Tribuna soltanto costituzione campo.

128 1 Cfr. nn. 20, 76 e 123.

130

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 463. Madrid, 11 febbraio 1894, ore 20, 10 (per. ore 7 del 12).

In seguito alla comunicazione anche ricevuta da V.E. 1 circa voce corsa Marocco essere Italia ed Inghilterra forse disposte indurre Spagna rinunziare indennità di guerra, Rosebery ha telegrafato Tangeri solenne smentita. Moret, che ho veduto oggi, si mostra pure soddisfatto delle dichiarazioni dell'E.V. in proposito. Il Consiglio dei ministri decise iersera dare istruzioni Martinez Campos tener fermo sulla sua domanda. Il ministro di Stato crede il rumore predetto possa aver spinto sultano a essere meno arrendevole, ma non dispera vincere resistenza sperimentata, se le Potenze manterranno tutte assieme contegno energico. Avendo avuto poco prima colloquio coll'ambasciatore dell'Inghilterra, assicurai Moret che non sarebbe certo dai Governi d'Italia e della Gran Bretagna che gli verrebbe meno generoso appoggio nelle presente congiuntura.

131

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 50/33. Pietroburgo, 12 febbraio 1894 (per. il 20).

Ho comunicato verbalmente al signor Scischkin il contenuto del dispaccio ministeriale del 9 gennajo (Gabinetto Ufficio coloniale n. 820/7 1), relativo alle nuove lettere spedite da Menelik alle Potenze. Egli non contestò in nessun modo né le mie dichiarazioni, né le considerazioni che gli esposi, giusta le istruzioni impartitemi dall'E.V., ma accolse con segno di simpatica riservatezza la mia preghiera che non venga dato alcun riscontro alla lettera del sovrano etiopico, di cui naturalmente ignora il contenuto, ed anzi tutto, lo disse francamente, perché dubita molto che le

lettere siano state realmente mandate, la precedente corrispondenza di Menelik avendo incontrato, in generale. poco favore presso le Potenze.

In sostanza signor ministro, il signor Scischkin, senza volersi pronunciare, s'ingegnò cordialmente a dimostrarmi le buone disposizioni del Gabinetto imperiale, ed a questo scopo, mi parlò, fra altre allusioni alle pretese di sovranità di Menelik, in termini di spregiante ironia «del trono di quel re etiopico».

130 1 La notizia era stata data da Cantagalli con T. 1447 del 10 febbraio, di cui si pubblica il passo seguente: «Y.E. sa aver io eseguito fedelmente mie istruzioni, conformando mia condotta a quella ministro inglese. Si assicura maresciallo Campos abbia chiesto dapprima quaranta e poi quindici milioni franchi. Se ciò è vero contegno ambasciatore sarebbe stato assai dissonante dagli accordi presi a Madrid». 131 1 Cfr. n. 40, nota 1.

132

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, GALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 12 febbraio 1894.

Sento che stamane non verrete al Ministero ed intanto non voglio indugiare a darvi le notizie favoritemi da S.E. il generale Mocenni.

Come si era intesi, egli rivide il cardinale, gli espose di avervi riferito il noto colloquio 2 , e l'impressione favorevole che ne avevate ricevuta. Aggiunse che con quel fermo ardimento, il quale è un'altra prova della vostra rettitudine, avevate accettato di trattare direttamente voi stesso tanto la questione del patriarcato di Venezia, quanto la più alta, delle relazioni tra l'Italia e la Santa Sede, e che proponevate come luogo di convegno il palazzo da voi abitato. Essendo proprietà di Propaganda Fide, il cardinale, senza destar sospetti, avrebbe potuto approfittare delle stanze di qualche prelato, mentre voi sareste liberamente sceso dal vostro appartamento.

Sua Eminenza, mi assicurò il generale, seguì tutte queste indicazioni con molto interesse e con crescente compiacenza; ed in ultimo dichiarò anche di accettare la località proposta. Soltanto avvertì: «Come voi riferite a Sua Maestà, così io devo riportarmi alla approvazione del papa; ma non dubito del suo consenso».

Il generale rimase soddisfattissimo, e lo sarete anche voi perchè la stessa accettazione del luogo, abilmente designato, mentre obbliga il cardinale a recarsi nel palazzo da voi abitato, direi quasi a scoprirsi, permette a voi di non uscire di casa vostra. Ma lasciamo di ciò, che è secondario, vi riferisco, invece, che il cardinale pregò l'incontro con voi avesse luogo dalle 6 alle 8 pomeridiane non sembrandogli opportuno di mutare le consuetudini sue; si impegnò poi di rispondere non appena avesse avute le necessarie informazioni sui monsignori abitanti il palazzo Mignanelli.

Parlò anche del Bojani, narrando che dapprima il papa l'aveva creduto un rappresentante del Governo italiano, poi lo conobbe reppresentante soltanto di se stesso; e concluse: «ii papa ci tiene di far sapere a S.E. Crispi, come egli pure sia contento che quell'intermediario resti escluso».

Cfr. n. 124.

Anche ciò mi sembra notevole. Il papa agisce oramai come se trattasse direttamente con voi. Chissà! Libero dalla pressione gesuitica, egli pensa di lasciar un nome segnalato nella storia e benedetto da quella Italia che è pur la sua patria. E voi forse pensate di togliere alla patria un pericoloso avversario, e di impedire meglio nelle eventualità del futuro una Lega di Potenze cattoliche contro la Nazione. Sarebbe impossibile di far parlare voi direttamente col papa? Alle volte vado dicendo a me stesso: quanto s'intenderebbero bene queste due grandezze; il rappresentante del cattolicismo, ed il potente fattore dell'unità italiana! Sulla base inviolabile del diritto italico, parmi sorgerebbe più gagliarda la patria nostra...

Vedremo se tutto ciò sarà un sogno!

Attendo ulteriori notizie del generale ...

132 1 Da ACS, Carte Crispi; ed. in CRISPI, Politica interna, cit., pp. 130-131.

133

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO 397. Roma, 13 febbraio 1894, ore 19.

Sir Clare Ford mi ha detto 1 che lord Rosebery avrebbe parlato con lei dell'ultima memoria confidenziale sulla delimitazione delle sfere di influenza in Africa che lei già conosce 2 . Avendo poi avuto occasione d'intrattenermi sulla situazione militare nei Bogos gli comunicai che Osman Digma è arrivato da Kartum a Cassala con 3000 uomini, 500 cavalieri per formare un forte nucleo di circa 8000 combattenti. Gli ricordai che Osman Digma essendo della tribù degli Odendoa ed acerrimo nemico inglesi non sapevamo se sue mosse ostili si sarebbero rivolte verso Agordat

o Tokar e che sarebbe stato opportuno che i due governatori di Massaua e Suakin si mantenessero nei più frequenti rapporti per meglio sorvegliare il comune nemico.

134

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 399. Roma, 14 febbraio 1894, ore 16,30.

Ricevuto telegramma 11 corrente 1 e rapporto 228 2 . Sue disposizioni militari mi preoccupano ma prese da lei debbo ritenerle indispensabili. Approvo sue frequenti corrispondenze col governatore inglese di Suakin.

133 1 Nel registro dei telegrammi in partenza successivamente corretto in «ha detto al conte Antonelli». 2 Cfr. sull'argomento i nn. 74 e 81. 134 1 Cfr. n. 129. 2 Cfr. n. 129, nota l.

135

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Berlino, 14 febbraio 1894.

Colla pregiata sua lettera del 7 corrente (privata) 1 V.E. richiama la mia attenzione sulle condizioni della nostra emigrazione nelle due Americhe e, accennando al trattamento degli emigranti dalla Germania i quali sarebbero assicurati da speciali concerti con società locali e le amministrazioni tedesche contro le reti tese ai nostri nei porti d'arrivo, m'invita a informarla su queste sicurezze procurate in Germania alla emigrazione. Mentre mi riservo ritornare su questo argomento tosto che mi siano forniti gli schiarimenti che ho chiesto, devo intanto farle noto che se talune facilitazioni siano per esistere allo scopo, come V.E. accenna, di procurar biglietti agli emigranti tedeschi nei loro villaggi d'origine per i centri americani ove trovano subito lavoro, quelle facilitazioni non possono essere emanate, approvate o regolate dal Governo imperiale ma solo, ad insaputa del Governo, da società private o dai connazionali stessi già stabiliti in America. Esse costituirebbero un incitamento all'emigrazione che, come mi fu assicurato da questo Dipartimento degli esteri, il Governo fin'ora non volle mai favorire. Ma su ciò, ripeto, avrò fra breve occasione di riferire più dettagliatamente.

Nella stessa lettera V.E. mi fa conoscere le sue idee per ottenere guarentigie per i nostri emigranti negli Stati Uniti e giustizia per i nostri reclami nell'America del sud. V.E. vorrebbe, se ho ben capito, venire ad accordi col Governo americano del nord, per poi, quasi ad estensione di tali accordi, interrompere le relazioni cogli Stati del sud ed affidare la protezione dei nostri nazionali agli Stati Uniti, in caso non ci venisse data soddisfazione ai reclami da tempo pendenti 2 . V.E. è certo ottimo giudice sull'efficacia di questi mezzi, per la sua lunga permanenza in America e la sua conoscenza degli uomini e cose di laggiù. Ma, per altro lato, conviene favorire questa indiretta applicazione della dottrina di Monroe. Non credo che in tale ordine di idee ci seguirebbe la Germania, la quale teme anzi la soverchia ingerenza che gli Stati Uniti tendono a prendere nell'America del sud, teme la propagazione del panamericanismo e la più o meno lontana chiusura del mercato sud americano all'Europa, mercato che le preme tenere aperto ai suoi prodotti. La Germania in fondo avrebbe desiderato procedere d'accordo con noi e coll'Inghilterra per riconoscere la qualità di belligeranti agli insorti brasiliani, ed in ciò non era guidata da altro pensiero fuorché dal timore di lasciare prendere agli Stati Uniti una parte troppo preponderante nel Brasile. Vista la dichiarazione nostra e inglese di non ammettere quel riconoscimento la Germania si astenne essa pure, cioè non disse né si né no, aspettando gli eventi3 .

2 Per risolvere le vertenze col Brasile Blanc chiese la mediazione degli Stati Uniti ma già il 17 febbraio Potter lo informò che gli Stati Uniti, pur accettando la mediazione, rifiutavano di assumere la protezione degli interessi italiani in Brasile se si fossero interrotte le relazioni diplomatiche.

3 Si pubblica qui un passo del D. riservato urgente 6458/45 di Blanc a Tugini del 21 febbraio: «... la situazione anormale creata dai numerosi casi di violenza verificatisi al Brasile, specialmente in

135 1 Cfr. n. 123.

136

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI 1

T. RISERVATO 409. Roma, 15 febbraio 1894, ore 13,20.

Concerti con collega inglese formale appoggio domande Spagna, che secondo comunicazioni fra Madrid Roma Londra risultano moderate, avvertendo Governo Marocco che rifiutando incorre responsabilità conseguenze 2 .

137

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, GALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 16 febbraio 1894.

Oggi sarò occupato a presiedere commissioni, tanto che non potrò vedervi. Torno dunque a scrivervi.

Sul voltafaccia del Vaticano, non portavamo più dubbio, è vero. Il generale Mocenni lo aveva sospettato ricevendo il biglietto del cardinale, che vi consegnai --tanto diverso da quello promesso perchè si portavano dilazioni a ciò che si era concluso. Lo aveva rilevato, visitandolo di nuovo, al cardinale stesso, come vi narrai. Lo ponevano inoltre fuori di dubbio le sollecitudini di Sua Eminenza, nell'ultimo colloquio per risolvere la questione del patriarcato e dei vescovi, ritornando così al primo e parziale proposito che per lui stesso diventava incidentale nella grande questione delle relazioni fra Chiesa e Stato. Ciò, finalmente,

questi ultimi tempi, a danno dei nostri nazionali, e il desiderio di vedere eliminata una cagione continua di dissidio tra l'Italia e il Brasile, e di evitare pericolosi attriti tra le numerose colonie e l'elemento indigeno, mi hanno persuaso della necessità di adottare un modo di soluzione generale dei nostri reclami. proponendo a codesto Governo di deferirli tutti all'arbitrato del presidente degli Stati Uniti». l36 1 Ed., con varianti, in L V 80, p. 25.

2 Lo stesso giorno l'ambasciatore di Spagna a Roma aveva comunicato a Blanc il seguente telegramma speditogli da Moret il 14 febbraio: <<La négociation au Maroc continue stationnaire. Les maroquins promettent toujours sans venir à un accord décisif. Le sultan s'appuyant sur la communication qu'il dit avoir reçue des Gouvernements étrangers, lesquels lui conseillent d'accéder aux demandes de l'Espagne si elles sont acceptables, croit voir en ces dernières paroles un encouragement à sa résistance d\m còté et un manque de précision de l'autre. Ceci n'étant pas exact, comme V.E. sait bien, il convieni qu'elle expose au baron Blanc la situation en le priant de réitérer ses instructions à Tanger dans des termes qui ne permettent pas au sultan de s'excuser avec celte soi-disante condition et fassent qu'il termine une négociation qui commence à devenir non seulement difficile. mais dangereuse malgré la grande prudence avec laquelle agit l'ambassadeur. Que V.E. n'hésite pas à dire à ce Gouvernement que je considère la situation très grave si elle n 'a pas promptement une solution définitive». 137 1 Da ACS, Carte Crispi; ed., con data 18 febbraio, in CRJSPI, Politica interna, cit., pp. 130-131.

che avevate saputo voi, sul ravvicinamento repentino tra il Vaticano e la Repubblica, spiegava il giuoco.

Eppure ho saputo stamane un fatto che su tutto questo manda luce meridiana.

Rividi S.E. il generale Mocenni. La riflessione aveva cresciuto il suo disgusto, e dopo di esser tornato sui colloqui passati, mi soggiunse, colla maggior espansione:

«Ti narrai che ad un certo punto, quando io esposi sembrarmi utile che le trattative avvenissero fra il cardinale e Crispi, quegli si riservò di interrogare il papa2• Ebbene, completo: Sua Eminenza mi disse precisamente:-Volete voi stesso venir adesso da Sua Santità? -· Io non accettai, sembrandomi il carattere ufficiale da me rivestito, non permettesse di spingermi tanto innanzi, senza l'assenso del presidente del Consiglio. Risposi, dunque, evasivamente. Allora il cardinale si recò egli stesso dal papa. Io stetti ad attendere quindici minuti circa; ed il cardinale tornato mi disse vagamente il papa non essersi determinato, ma seguitò tutt'altro che mutando idee. Fu allora anzi che avvertì m'avrebbe fatto conoscere l'ora del convegno, accorrendogli intanto di ricercare quali fossero i monsignori abitanti negli appartamenti di palazzo Mignanelli -e pregandomi di avvisare S.E. Crispi come stimasse prudente di non mutare l'abitudine di ritirarsi in Vaticano alle 8 e quindi il colloquio, fra il cardinale e Crispi, fosse opportuno di tenerlo dalle 18 alle 20.

Ciò dimostra, concluse il generale, quanto giustificata nell'animo mio la sicurezza che tutto si dovesse considerare concretato. Era, infatti, dopo di aver parlato col papa che Sua Eminenza pensava unicamente a studiare la località indicatagli per il convegno, ed a stabilirne l'ora».

Questa circostanza è culminante. Adesso si disvuole ciò che si voleva. Non è dunque l'accampato sentimento del bene della Chiesa, che guidava: era un interesse. Mutato questo, si cambiano proposte e condotta. La Curia Vaticana è sempre la medesima.

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI 1

T. RISERVATO 428 2 . Roma, 17 febbraio 1894, ore 0,50.

Cantagalli telegrafa 3 offerta del sultano di venti milioni. Credevamo accettata dalla Spagna tale somma *secondo consiglio Rosebery e nostro*. Se Spagna rifiuta voglia concertarsi con Drummond Wolff e telegrafare direttamente a Cantagalli per sua conformità col collega inglese nel continuare sincero appoggio alla Spagna in qualsiasi via che non implichi ingerenze straniere o complicazioni.

2 Minuta autografa; il telegramma fu comunicato in pari data all'ambasciata a Londra con T. 429.

3 T. 505 del 16 febbraio, non pubblicato, che Cantagalli trasmise anche a Maffei.

137 2 Cfr. n. 132.

138 1 Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi e con varianti, in LV 80, p. 26.

139

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 512. Madrid, 17 febbraio 1894, ore 13,35 (per. ore 17,50).

Questa mattina ho veduto prima Moret indi Drummond Wolff, ed in conseguenza di tali abboccamenti *ho telegrafato Cantagalli quanto segue: «Ministro di Stato è pure informato della situazione da lei esposta 2 . Egli crede esistere equivoco. La indennità deve essere venti milioni di franchi in oro oppure venticinque milioni di pesetas. Governo spagnuolo non accetterà meno. Chiarito equivoco, faccenda potrebbe essere subito accomodata.* Concertatomi con Drummond Wolff questi riferisce subito a Londra stato delle cose, ed appena avrà istruzioni io le telegraferò ulteriormente».

140

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 520. Tangeri, 18febbraio 1894, ore 11,50 (per. ore 14,55).

Anche ai colleghi di Francia e Germania sultano ha scritto lettera identica alla mia, la quale menziona essere stato fatto intendere sultano tre milioni sufficienti in giustizia per indennità di guerra. Mio collega d'Inghilterra sospettando questa indicazione sia stata data sultano da ministro di Germania non vuole fargli conoscere lettera suo agente ed offerte di Sua Maestà pagare venti milioni pesetas. Maffei m'informa Governo spagnuolo esigere assolutamente venticinque milioni 1 . Per ottenere pratica soddisfacente soluzione ed uniformità nostre quattro risposte occorre Governo spagnuolo accetti offerta sultano e che noi siamo autorizzati raccomandare pagamento questa somma siccome giusta.

141

IL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 522. Tangeri, 18 febbraio 1894, ore 20 (per. ore 22,35).

Senza prevenire alcuno di noi, ministro di Germania ha risposto sultano, raccomandando pagamento 25 milioni. Farò oramai altrettanto appena giungano

2 Cfr. n. 138, nota 3. 140 1 Cfr. n. 139.

ministro d'Inghilterra positive istruzioni tenere stesso linguaggio, se V.E. nulla ha in contrario 1•

139 1 Il passo fra asterischi è ed., con varianti, in L V 80, p. 27.

142

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI 1

T. RISERVATO 441 2 . Roma, 19 febbraio 1894, ore 10,45.

Già prima che la Germania appoggiasse una domanda spagnuola superiore a quella precedentemente indicata io ho ripetutamente detto a questo ambasciatore· di Spagna che avremmo appoggiato la Spagna per qualunque sua domanda anche di somma superiore che non implicasse complicazioni o ingerenze straniere'.

143

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 530. Tangeri, 19 febbraio 1894, ore 18 (per. ore 23,25).

Ministro d'Inghilterra essendo stato esplicitamente autorizzato, scrivemmo ambedue sultano per raccomandare pagamento venticinque milioni. *Ringrazio E.V. telegramma di stanotte* 2 .

144

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MAGGIORE SANMINIATELLI, IN MISSIONE AL CAIRO

T. 460. 1 Roma, 20 febbraio 1894, ore 22,15.

Nel parlare con Iord Cromer2 usate massima riservatezza. Non siate primo far proposte, non dimenticate che finora egli è opposto ad ogni modificazione dell'accordo conchiuso con Rudinì'.

j ~

· Cfr. n. 138. 143 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in L V 80, p. 28.

2 Non risultano telegrammi della notte fra il 18 e il 19 febbraio; probabilmente si fa riferimento al IL 142. 144 1 Minuta di Antonelli fino alla parola «proposte>>, poi di Blanc.

2 Risponde al T 541, pari data, non pubblicato, con cui Sanminiatelli annunziava che l'indomani avrebbe incontrato Cromcr. ' Allude al protocollo del 15 aprile 1891 (serie II. vol. XXIV, n. 222, allegato).

141 1 Per la risposta cfr. n. 142. 142 1 Ed., con data 20 febbraio, in LV 80, p. 31. 2 Minuta autografa.

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PROMEMORIA

Roma, 20 febbraio 1894.

Il programma del Governo italiano nell'alleanza coi due Imperi centrali fu formulato, in massima, dall'o n. Crispi fin dal 1881 in questi termini: l'Italia deve farsi anello di congiunzione fra la Germania e l'Inghilterra.

Agli esordii del Ministero Mancini, e sotto il Ministero Robilant, l'attuazione di quel programma venne fissata come segue:

L'Italia deve, in quanto la concerne, qualunque appariscano le evoluzioni diplomatiche dei suoi alleati, rimanere irremovibile sulla linea degli interessi puramente e semplicemente italiani, i quali, secondoché sembrava dimostrato dall'esperienza, non potevano a meno di essere sacrificati nei condomini franco-inglesi in Egitto e nei riparti austro-russi in Oriente; cercare la sua base d'operazione e la sua forza non più in menzognere risurrezioni del già concerto europeo, implicanti la negazione delle sue alleanze ed il rinnovarsi a suo danno delle combinazioni di cui era stata vittima nel Congresso di Berlino, ma in una costante conformità di condotta al principio essenziale della comunanza di interessi tra Italia ed Inghilterra nel Mediterraneo; non rifiutar più come aveva più volte rifiutato di cooperare coll'Inghilterra anche sola; aver fede che nel camminare coll'Inghilterra, l'Italia si troverebbe in fine sempre colla Germania e coll'Austria-Ungheria; ritenere così nella cerchia degli interessi anglo-italiani la Germania e l'Austria-Ungheria, cui sarebbe bastato un tale punto di appoggio per non cercarne altrove; ispirare infine ai suoi alleati di Berlino e di Vienna, colla sua fermezza in tale indirizzo, la fiducia che sugli interessi liberali e pacifici dell'Inghilterra e dell'Italia, e non già sulle tendenze di altre Potenze a riparti territoriali, i due Imperi centrali debbono e possono appoggiarsi per soluzioni di nostra convenienza delle quistioni che sorgevano da sé a brevi intervalli nella penisola dei Balcani, nel Mediterraneo, ed in Africa.

Non conveniva dunque all'Italia seguire l'Inghilterra quando dimostrava disposizione a tornare ad accordi speciali colla Francia, giacché l'entente cordiale franco-inglese è diventata utopia dopo il 1870; né conveniva all'Italia seguire la Germania e l'Austria-Ungheria quando facevano mostra di tornare ad accordi speciali colla Russia, lo che ricondurrebbe l'Europa alle condizioni del 1815.

Data la Triplice Alleanza fortificata da una stretta solidarietà itala-inglese, parve prudenza per il futuro, e vantaggio per il presente, consolidarla e renderla giustamente popolare fra l'Italia e l'Austria-Ungheria; ciò potevasi attuare sulla base che presenta il programma comune, lealmente inteso ed attuato, delle autonomie balcaniche e della indipendenza dell'Impero ottomano, tutelate dal principio di non intervento, fecondate da relazioni economiche in favorevoli condizioni verso le Potenze alleate, colla guarentigia pacifica e difensiva dell'Austria-Ungheria dal lato di terra, dell'Italia e dell'Inghilterra dal lato di mare. Mancando una sincera e leale solidarietà politica anglo-austro-italiana, l'Austria sarebbe inevitabilmente ritornata a transazioni colla Russia per i riparti balcanici e colla Francia per le protezioni cattoliche; per ovviare a queste transazioni l'Inghilterra avrebbe dovuto abbandonare all'Austria-Ungheria persino gli interessi commerciali itala-inglesi nella penisola balcanica, e la Germania avrebbe dovuto sopportar derogazioni al principio, comune all'Inghilterra e all'Italia, della sostituzione delle protezioni nazionali alle protezioni religiose. Invece coll'anzidetta solidarietà si sarebbe chiusa finalmente l'era secolare di guerre a basi religiose che dopo avere minacciato l'Inghilterra colla santa armada, diviso la Germania colla guerra di trent'anni, ed oppresso l'Italia a vantaggio del potere temporale dei papi, continuava negli spartimenti della Turchia tra Potenze protettrici di cattolici e di ortodossi.

L'Italia si appoggiava ad alleanze non per la propria difesa, che in un supremo interesse di indipendenza non poteva essere affidata agli alleati, bensì al proprio esercito, di 300.000 uomini di prima linea, sufficiente se pronto, c capace di una rapida contro-offensiva; né per la quistione pontificia, nella quale non dovevasi introdurre, neppure a proprio apparente beneficio, ingerenze d'alleati cattolici; né per considerazioni d'antagonismo tra Monarchia e Repubblica, non essendovi più pericolosi amici della Monarchia di quelli che cercano per essa appoggio all'estero. L'alleanza era pacifica; assicurava semplicemente l'Italia contro ogni attacco, mentre questa. per conto suo, senza mandato nè veto di alleati, assolutamente libera di promuovere i proprii interessi nazionali, avrebbe cooperato coll'Inghilterra in grandi e proficue imprese, che l'Inghilterra, sul nostro rifiuto, compì poi sola senza rischio alcuno di guerra. Se l'alleanza non era diretta ad una attività normale nel Mediterraneo, non sarebbe più apparsa altro che una provocante manifestazione di antagonismo tra la nostra Monarchia e la Repubblica vicina. L'alleanza doveva essere nazionale o non essere; l'esistenza stessa ne doveva essere segreta fino alla prossima attuazione della cooperazione italo-inglese; la politica estera da farsi doveva così fondarsi unicamente sugli interessi nazionali col libero concorso d'un Parlamento non intralciato dalla conosciuta esistenza di patti ignoti.

Così il primitivo programma dell'alleanza.

Un altro programma diametralmente opposto venne però sin dalla ongme dell'alleanza sostenuto anche da alcuni ministri, e finì col prevalere e coll'essere dettato alla diplomazia italiana in queste brevi parole: «Noi dobbiamo adoperarci perchè dai tre Imperi si comprenda l'utilità che alla Francia e all'Inghilterra si aggiunga l'Italia in ogni nuova intromissione nelle cose del Mediterraneo». Secondo questo secondo programma, fra l'Italia e l'Austria-Ungheria, la quale dall'Italia non si aspettava nulla, e cui bastava non aver nulla a temere dagli italiani, gli accordi non erano altro che una assicurazione reciproca contro rischi di ostilità nelle quistioni pontificia da una parte, irredentista dall'altra. Nella penisola balcanica l'Inghilterra avrebbe sempre sacrificato gli interessi suoi commerciali ed a maggior ragione gli interessi italiani d'ogni genere alla necessità superiore di far dell'Austria un antemurale contro la Russia; e l'Austria-Ungheria, ingelosita di ogni sintomo d'ingerenza anglo-italiana anche sulle coste della penisola balcanica, avrebbe, in ogni occasione, opposto a tali ingerenze una dimostrazione di ritorno ai riparti d'influenze austro-russe nei Balcani ed a solidarietà di protezioni religiose colla Francia. Quelle tendenze inglesi ad escludere l'Italia dall'Africa, quelle austro-ungheresi ad escludere l'Italia dall'Oriente, non sono conseguenza di sfiducia prodotta da errori della politica italiana; erano sostanziali e fondamentali nelle tradizioni di quelle due Potenze, e costituivano il vizio radicale delle nostre alleanze. Nel Mediterraneo, circa il quale la Germania appariva disinteressarsi, l'Italia doveva farsi forte della sua alleanza per ottenere dalla Francia per Tripoli e pel Marocco,

e dalla Russia per l'Oriente, che quelle due Potenze rispettassero lo sta tu quo; e per quello scopo conveniva all'Italia prestar i suoi buoni ufficii da una parte alla Francia, perchè ad essa si concilii la politica inglese; dall'altra parte alla Russia, perchè questa trovi beneficio a rimanere con l'Italia in Oriente sul terreno del concerto europeo, e perchè presti all'Italia assistenza moderatrice e possibilmente mediazione presso la Francia, per iscansare conflitti e sopratutto evitare il casus foederis. Perciò l'Italia doveva considerare come imprudente il cooperare senza la Francia coll'lnghilterra in Egitto, o l'uscire per la questione bulgara dal concerto con la Russia; doveva preferire in ogni quistione, per star coll'Inghilterra, le occasioni in cui questa inclinava verso la Francia, come avvenne talvolta per le cose d'Africa; del pari che doveva l'Italia preferire, per stare colla Germania, i casi in cui questa appoggiava la Russia, come negli affari bulgari. Così le alleanze giovavano alle relazioni italiane anche colle Potenze non alleate, a scopo di statu quo e di pace. L'Austria-Ungheria per altro, diventata la prima delle Potenze cattoliche, avrebbe in dati casi giovato a ravvicinare il Vaticano al Quirinale, ed almeno, come alleata impegnata a difender l'Italia, assicurava questa contro ogni complicazione della questione pontificia. Non solo i conservatori ma anche i radicali potevano su quella via riunirsi al Governo; nell'abbandono della politica orientale di Robilante di Crispi i conservatori avrebbero ravvisato una concessione all'Austria per interessi monarchici; i radicali una concessione alla Russia, sacrifizio presente all'unum necessarium: Trieste, sacrifizio analogo a quello che fanno talvolta i partiti in Spagna subordinando i loro interessi marocchini alla rivendicazione di Gibilterra. L'alleanza è cosa di Corte più che del Paese e del Parlamento, cosa dinastica più che nazionale; e deve essere lasciata, nei casi imbarazzanti, a carico dell'elemento militare, diplomatico, e di Corte. L'esistenza ne deve essere rivelata a discarico delle responsabilità ministeriali nella politica estera, ma il tenc -~ ne deve rimanere segreto, il Parlamento ed il Paese preferendo ignorarlo ad ogni buon fine. Si davano così pegni rassicuranti agli avversarii interni ed esterni di alleanze conchiuse e rinnovate in erronee previsioni di prossime guerre, di alleanze rese pericolose per la dinastia dagli indissolubili legami conservati in Italia dal panslavismo, nostro antico alleato contro l'Austria, e della democrazia francese, solidale con noi contro il Vaticano; ed a quei pegni dati sia dalla politica estera, sia dalla politica interna, corrispondeva una politica militare fondata sulla convenienza di temporeggiamenti per il caso in cui al postutto scoppiasse una guerra europea; l'esercito dovendo essere in istato di riorganizzazione in tutta la durata dell'alleanza per rassicurare anche l'opinione pubblica; gli ordinamenti militari e navali rimanendo tali da escludere l'offensiva e l'improvvisa azione all'estero, e l'armamento concretandosi in un indefinito avviamento ad un tipo popolare di Nazione armata, guarantigia di non-compromissioni con subitanee avventure.

Così il secondo programma.

Di quei due programmi, dunque, il primo considerava l'alleanza come un punto d'appoggio sicuro per la libertà d'una politica veramente nazionale, mentre il secondo la considerava come una macchina esplosiva imprudentemente collocata in casa, macchina che con ogni mezzo occorreva annegare, smontare ed annullare, a costo anche d'annullare insieme la diplomazia e l'esercito. Riesce chiarissimo nei documenti parlamentari e diplomatici il cozzare e l'alternarsi dei due programmi durante i Ministeri presieduti dal Depretis; la persistenza nel primo programma sotto il primo Ministero Crispi; il trionfo del secondo dal 1891 al 1893.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 270/106. Berlino, 20 febbraio 1894 (per. il 23).

Fedele alla sua promessa, di cui era cenno nel mio rapporto n. 258/102 del 17 corrente 1 , S.E. il barone Marschall m 'inviò oggi copia della traduzione francese della lettera da ultimo spedita all'imperatore Guglielmo dal re Menelik; tale traduzione andava annessa alla lettera stessa.

S.M. l'Imperatore ordinò che la lettera di Menelik datata da Addis-Abeba, il 5 tehsas 1886 (13 dicembre 1893) rimanga senza risposta 2 .

Nell'informare di ciò l'E. V., mi affretto a trasmetterle qui unito l'interessante documento di cui è sopra parola.

ALLEGATO

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, ALL'IMPERATORE DI GERMANIA, GUGLIELMO II

L. Addis Abeba, 13 dicembre 1893.

J'ai reçu l'honorable Iettre de Votre Majesté datée du 16 sanié (juin) 1893. C'est avec plaisir que nous avons remarqué la bonne intention que Votre Majesté Impériale a à notre égard.

Nous exprimons également à Votre Majesté nos gratitudes pour la réponse amicale qu'elle a bien voulu nous adresser suivant la bienveillante attention que Sa Majesté a pour nous et pour notre Pays.

Nous avons observé dans le sens de la lettre de Votre Majesté que l'on nous a présenté camme ayant agi, en renonçant au traité entier conclu à Outchali le 25 miazia I 881, sans faire attention à l'art. 16 du dit traité. C'est en conséquence de cette interprétation que Votre Majesté nous a conseillé en exprimant le désir et I'espoir de nous voir accueillir favorablement la réponse de S.M. le Roi Umberto. Que Votre Majesté permette donc de lui démontrer !es motifs pour Iesquels nous avons été obligés de dénoncer le traité entier au lieu d'en modifier certains articles. Votre Majesté n'ignare pas qu'en concluant le traité en question notre intention était de fortifier I'amitié qui existait depuis de longues dates entre nous et le Gouvernement italien. C'était en outre avec I'intention d'approcher nos deux peuples l'un de I'autre dans nos intéréts réciproques.

Cependant, après quelque temps de la signature du dit traité, nous avons constaté que le texte de l'art. I 7 du traité en question était traduit en italien tout autrement qu'en son

2 Per le reazioni russe alla lettera di Menelik cfr. n. 131. Le reazioni austriache e inglesi (R. riservato 219/88, Vienna. 23 gennaio e R. riservato 106/54, Londra, 24 gennaio, non pubblicati) erano state analoghe a quelle della Germania. Il ministro degli esteri francese disse a Ressman di non aver ricevuto la lettera (R. 172/88 del 25 gennaio. non pubblicato).

texte amharique et que d'après l'interprétation italienne on nous présentait comme sollicitant la protection, chose que nous n'avons jamais demandée. Nous nous sommes empressés d'informer le Gouvernement italien qu'il est dans l'erreur à cet effet et nous nous sommes donné beaucoup de peine afin que la traduction inexacte faite en italien de l'art. 17 soit supprimée, suivant l'art. 19 du mème traité, qui dit que la traduction des deux textes amharique et italien doit ètre conforme afin de pouvoir servir de témoignage insoupçonnable.

Cependant le Gouvernement italien n'a point voulu prendre en considération nos justes réclamations malgré nos instances. Deuxièmement, nous nous étions entendus suivant ce traité et nous avions tracé une limite entre !es possessions éthiopiennes et italiennes. Pourtant les soldats du Gouvernement italien ont occupé plusieurs pays en dépassant les limites indiquées et cela malgré nos réclamations et le traité conclu. Ils ont en outre emprisonné et maltraité notre envoyé, délégué à l'effet de la délimitation des frontières, contrairement aux usages établis entre les Puissances européennes. Ce seui fait aurait été suffisant pour annuler le traité en question. Nous avons pourtant supporté tout cela, en préférant la patience.

Troisièmement, toute I'Europe connalt le nombre de mes sujets qui ont péri sans jugement tant à Massaua qu'à Asmara, au mépris des articles du traité en question. Il y a, en outre, beaucoup d'articles du mème traité qui ont été négligés et que nous n'avons pas mentionnés par la présente lettre.

Quatrièmement, !es généraux italiens ont essayé de conclure des traités avec mes vassaux du nord sans se consulter avec moi à cet effet et sans m'en avertir.

Par tous ces motifs et considérant que le dit traité, au lieu de fortifier !es liens d'amitié entre les deux peuples, est devenu au contraire la source de conflits perpétuels, et vu que le Gouvernement italien tout en exigeant de nous la stricte observation du dit traité ne fait mème pas semblant, quant à lui, qu'il existe un traité quelconque entre nous, nous nous sommes décidés de dénoncer ce traité et nous avons porté cette décision à la connaissance de toutes les Puissances. Nous avons l'espoir que l'Europe daignera nous rendre justice et nous avons également pleine confiance pour cela en Votre Majesté.

Nous assurons sincèrement en outre Votre Majesté que nous ne nourrissons à l'égard du Gouvernement italien un autre sentiment que celui d'amitié et que nous ne cherchons point à lui faire la guerre. Que Votre Majesté veuille bien le croire. Nous tenons pourtant à défendre notre indépendance et nous n'hésitons pas à croire que vous voudrez bien nous aider désormais à conserver cette indépendance de mème que Dieu vous a aidé à cet effet depuis tant d'années.

Nous savons que toutes les Puissances européennes cherchent à ce que la science et le progrès de la civilisation pénètrent en Afrique. C'est dans l'intention de favoriser également cette louable civilisation, que nous avons reçu et bien traité les voyageurs appartenants à des sociétés géographiques, que nous avons ouvert !es routes au commerce et aidé les commerçants européens afin qu'ils puissent voyager librement et sans aucun souci.

Nous avons versé le sang de nos soldats afin de propager la foi chrétienne dans plusieurs pays des palens, et nous avons l'espoir de nous entendre avec !es Gouvernements d'Europe à l'effet de détruire !es derviches, ennemis de notre chére religion.

Nous avons prohibé l'esclavage malgré les habitudes anciennes, existant dans tout notre Empire.

Nous avons fait tout cela dans l'intention de seconder et d'aider à l'accomplissement du bo n désir que l'Europe a pour l' Afrique, et pour que n otre Pays puisse profiter de l'effet d es bienfaits de la civilisation.

Est-il possible que nous trouvions désormais l'ennemi de notre indépendance et de notre existence dans l'Europe mème en laquelle nous avons placé jusqu'à présent notre confiance et notre amitié? Qu'il plaise à Dieu de nous dispenser d'une préoccupation pareille et d'exaucer !es prières que nous lui adressons pour la prospérité de votre Pays et pour la santé de V otre Majesté.

146 1 Non pubblicato.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI

D. 6526/1. 1 Roma, 21 febbraio 1894.

Mi sono testè pervenuti i pregia ti suoi rapporti del 5, 7, li e 13 gennaio u.s. segnati coi numeri 297-300 2 e ne ringrazio la S.V. Le raccomando soprattutto massima calma e ponderatezza, pur continuando a spiegare tutta l'energia nella tutela degli interessi nostri in codeste regioni.

La S.V. potrà valersi opportunamente della vittoria di Agordat per fare osservare a re Menelik come l'Etiopia settentrionale, senza l'opera dell'Italia, sarebbe a quest'ora già caduta in potere delle tribù mussulmane, e come quindi debbasi gratitudine a noi se tale pericolo si è allontanato. Nutro fiducia eh 'ella saprà trarre partito dal nuovo stato di cose creatosi costà grazie al valore dei nostri soldati, ed intanto le confermo pienamente il mio telegramma del 14 gennaio l, trasmessole come al solito per mezzo del r. console in Aden.

Ho letto con particolare attenzione tutti i suoi rapporti e non le nascondo che comprendo benissimo la sua situazione. Ella però non deve perdersi nelle questioni di piccola entità.

Lasci pure che Makonnen faccia credere a noi di esserci amico. Non si irriti se a Menelik si fa qualche concessione di cartucce o meglio si permette di prendere quelle che ha comprato tre anni fa.

La sua missione ha un'importanza molto più elevata e si può riassumere in poche parole: «Se Menelik non accetta le nostre proposte faccia delle controproposte». Ottenga questo e potrà esser fiero di aver bene condotto la sua difficile missione.

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IL MAGGIORE SANMINIATELLI, IN MISSIONE AL CAIRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. S.N. Cairo, 21 febbraio 1894 (per. l'11 marzo).

Ho l'onore di riferire rispettosamente quanto appresso.

Arrivato al Cairo lunedì sera mi feci premura di officiare il signor r. agente diplomatico perché volesse attenermi un abboccamento con lord Cromer, che convalescente di penosa malattia non ha ripreso ufficialmente ancora la sua parte negli affari egiziani e non riceve che pochissime persone.

2 Non pubblicati.

Cfr. n. 69. ·

Ottenni, mercè la valida raccomandazione del prefato signor r. agente, un'udienza per stamane; e frattanto, per non perder tempo, mi recai da monsignor Sogaro per avere le più esatte informazioni che si possono avere sulle cose del Soudan che possono interessarci.

Com'ebbi l'onore di esporre nel mio telegramma di ieri 1 , monsignore non crede alla voce sparsasi nel bazar di Suakin dell'avvenuta morte del kalifa madhista Abdallahi el Taasci. Ma il prelato ritiene che questa non possa tardare ad avverarsi, perché il detto kalifa esausto dalla vita lussuriosa cui si è dato da un quinquennio, roso fino agli occhi dal mal francese, abbattuto per le disfatte subite dalle sue forze durante l'infausto suo kaliffato e specialmente addolorato per la recente di Agordat, nella quale perse e i suoi migliori emiri ed il fior fiore delle sue forze, venuto in uggia fino ai suoi fin qui fedeli Baggara che da buoni gialabba sono oggimai i soli sostenitori del mahdismo, in quanto che significa ribellione al Governo egiziano che bene o male avversava il loro traffico di provveditori e venditori di schiavi, non può tardare a pagare naturalmente o forzatamente il suo debito d'uomo.

Monsignore ritiene che il mahdismo già da lungo tempo agonizzante sia ora presso alla fine. Sbollito il fanatismo, le popolazioni sudanesi decimate dal ferro, dalla fame e dalla tirannia ripensano con ansiosa tristezza ai tempi del Governo egiziano del quale rammentano il bene e possono per dura legge di confronto dimenticare il male. Truppe anglo-egiziane o italiane, non importa, sarebbero accolte come liberatrici in quelle regioni dove [non] incontrerebbero resistenze più vive che quelle frapposte dai pochissimi cui il favore del kalifa concesse posti lucrosi e che col rovescio di quello potrebbero esser perduti.

In tale stato di cose monsignore non crede alla possibilità di attacchi seri da parte dei dervisci o sul Nilo o verso Tokar o verso Keren, malgrado gli strombazzati invii dì rinforzi a Dongola ed a Kassala da Omdurmann, sempre quando da parte degli anglo-egiziani e degli italiani si faccia buona guardia e non si lasci con l'inazione tempo a quei dervisci di scuotersi di dosso la paura per le recenti sconfitte sanguinose sofferte, di bene ordinarsi, per poi naturalmente fatti arditi dal bisogno e dalle scambiate millanterie scendere di nuovo balzandosi in campo contro di loro.

Monsignore non esclude il caso che Osman Digma unico superstite dei primi vittoriosi kalifi del Madhi, preconizzato dalla voce di santità, invulnerabilità ed invincibilità per la quale va famoso nel Soudan nord-orientale, per riconquistare tutta la grazia del kalifa che pur testè lo aveva in disgrazia o mosso da più alta

o più remota ambizione, com'è costume dei capi arabi, possa tentare qualche colpo disperato o verso di noi o verso Suakin, ma conoscendo come procedano le cose presso gli arabi in generale e presso quelli del Soudan egiziano in particolare, monsignore non crede che questo colpo se sarà tentato, sarà tentato né così presto né così forte come si potrebbe credere da men pratici di tali affari.

È opinione di monsignore e di molti altri che interrogai in proposito, che se i rinforzi dervisci furono inviati sia a Dongola, sia a Kassala, questi sieno stati inviati a scopo più difensivo che offensivo.

Questa mattina, dopo aver ricevuto il dispaccio cifrato dell'E. V. 2 , mi son recato da Sua Signoria Iord Cromer che mi ricevette con la consueta benevolenza e cortesia. Mi parlò dei suoi malanni e di una lettera ricevuta dal generale Dal Verme riguardo alla nostra posizione dalla parte del Soudan e quindi m'invitò a entrare in argomento sul motivo della mia missione di che aveva avuto un vago accenno, mi disse, da un telegramma di sir Clare Ford da Roma, ma che ben poco gli spiegava la cosa.

Cominciai, coll'esporre a Sua Signoria che V.E. aveva trasmesso a S. E. Iord Rosebery a Londra una copia di un promemoria 3 nel quale rifacendo ab ovo la storia vera della nostra andata a Massaua si conchiudeva che era tempo di farla finita con una politica di equivoci e di malintesi e che d'ora innanzi era intenzione del R. Governo di procedere con :a massima lealtà di opinioni e di mezzi con l'Inghilterra, l'accordo con la quale assoluto e pienissimo in tutte le questioni mediterranee doveva esser considerato come base della politica estera avvenire del Regno.

Sua Signoria mi disse che non ricordava di aver avuto comunicazione di nulla di simile da Londra e fece subito ricercare fra gli ultimi documenti diplomatici stampati che erano giunti, durante la sua malattia, e che non aveva ancor Ietti per vedere se ci era qualcosa.

Durante queste ricerche, ebbe l'accortezza, forse un po' tardiva, di dichiararmi che d'altronde egli non sapeva, né aveva mai saputo che avessero potuto esservi stati malintesi o equivoci nella nostra passata reciproca politica quantunque ricordasse benissimo di aver detto al De Martino, quando Io richiese se l'Inghilterra avrebbe avuto nulla in contrario che noi si sbarcasse a Massaua: «ma cosa andrete voi a fare a Massaua?» Ed avesse saputo dipoi che il De Martino combatté per quanto più seppe e poté il cominciamento di cotesta nostra impresa. E parlando così, mi parve di scorgere in tutto l'assieme di Sua Signoria un manifesto compiacimento e per l'opera di allora del De Martino e per quanto gli avevo detto poco prima.

Venne il signor Boyle a riferire che nessun documento pervenuto durante la malattia di Sua Signoria si riferiva all'oggetto domandato; e, rimasti nuovamente soli, la conversazione riprese.

Continuai col dire che una prova evidente di questo nostro fermo intendimento l'Inghilterra l'aveva di già avuta nel fatto che, dopo il combattimento di Agordat le nostre truppe avrebbero potuto entrare in Kassala insieme ai dervisci fuggitivi, mentre ciò non avvenne. «Ma ciò avrebbe fatto une très mauvaise impression», mi disse concitata Sua Signoria, ed io di rimando e con molta calma: «e fu ben per questo che un telegramma del Ministero degli esteri fermò il vittorioso inseguimento del generale Arimondi».

Proseguii nel dire che però oramai che si era in guerra guerreggiata noi ci trovavamo in un impasse coi dervisci di fronte che esigevano forze per fronteg

148 2 Cfr. n. 144. · 1 Cfr. n. 76, nota l.

giarli, mentre avevamo bisogno di queste per la Colonia e di economie in tutti i bilanci per l'erario dello Stato e che quindi occorreva ritrovare un mezzo per tirarsi fuori di tali circostanze col solo ed unico scopo di avere la quiete nell'Eritrea e di potere, occorrendo licenziare parte delle forze armate per ottenere qualche economia.

Senza che io avessi nulla precisato, lord Cromer mi disse che ognuno di nor aveva il suo territorio ben definito da guardare. Mi soggiunse che egli era personalmente contrario ad ogni espansione per ora da parte dell'Egitto nel Soudan e che le istruzioni da Londra erano che tanto nel Nilo come a Suakin fossero sempre tenuti pronti nuclei di forze sotto il titolo di colonne mobili provvisti dei necessari trasporti per potere a pena segnalati i dervisci in vicinanza di uno dei detti punti, accorrere per schiacciarli, facendo poi ritorno immediatamente alla propria sede senza ulteriori espansioni ed occupazioni militari.

Io osservai che cotesto era un sistema a mio rimessivo parere di soldato assai costoso, poco proficuo, ma che però ognuno era ben padrone di adottare se così gli talentava, ma soggiungevo che io pure non intendevo parlare di espansioni ulteriori verso il Soudan, almeno per parte nostra.

In questa venne annunciato il marchese de Réverseaux, agente di Francia in Egitto, e lord Cromer mi pregò di aspettare in altra sala che mi avrebbe richiamato per continuare la conversazione.

Dopo venti minuti difatti, rientrato da Sua Signoria, ripresi a parlare dicendo press'a poco così: «Insomma, levato ogni malinteso, rimossa ogni cagione di equivoco, affermato il desiderio nostro di mantenerci lealmente ai trattati ed allo statu quo, sono a chiedere francamente a V.S. che d'ora innanzi voglia considerare le nostre forze di Massaua come facenti parte dello stesso esercito che occupa Suakin e Wady Haifa, giacché tutti abbiamo contro un nemico comune. Lo scambio delle informazioni fra questi tre punti per quanto hanno tratto e sul nemico comune e sulle operazioni eventuali da farsi contro quello avvenga il più completamente ed il più rapidamente possibile senza sospetti come senza reticenze».

Sua Signoria mi promise che avrebbe parlato di questo al sirdar Kitchener e che, per parte sua, non aveva nessuna difficoltà a che questo fosse fatto. Mi ripeté però che egli non era assolutamente dell'avviso che si dovessero dagli anglo-egiziani fare ulteriori occupazioni di posti all'infuori dei confini occupati presentemente, malgrado che il sirdar Kitchener fosse di opposto parere, come tutti i militari. Mi assicurò, che fra pochi giorni mi avrebbe dato una risposta.

Parendomi di aver ottenuto fino al di là delle mie speranze, mi ritirai recandomi immediatamente al sirdariato.

Mi ebbi colà un'accoglienza dai miei vecchi e bravi camerati che mi lusingò e commosse. Il sirdar mi colmò di straordinarie gentilezze; mi disse che fra otto

o dieci giorni andrà a Suakin e quindi mi domandò se non pareva al Governo italiano che fosse il caso di farla finita col mahdismo che è un'onta per la civiltà odierna e che ha ridotto il Soudan un deserto imbestialendone gli abitanti.

Risposi che come opinione mia personale io ritenevo che un'azione comune anglo-italo-egiziana sotto bandiera egiziana per Dongola, per Berber, per Kassala su Ondurmann era la soluzione logicamente più semplice della questione soudanese.

II sirdar approvò dicendo che era anche la pm economica, perché definitiva. Il mahdismo è morto; i dervisci non sono oramai più che dei briganti selvaggi e in loro il fanatismo ha lasciato il posto alla superstizione ed allo spirito di rapina. Le forze indigene egiziane ed eritree basterebbero ad entrare in Ondurmann e far cessare uno stato di cose vergognoso per il secolo presente. Come di studio mio particolare, gli parlai del progetto della presa di Kassala (quello che ebbi l'onore di rimettere all'E.V.) ed egli Io trovò conforme alle sue idee e perfino mi obiettò che avevo calcolato troppo largamente sul numero delle truppe che credevo necessario per metterlo in atto. Ma, mi soggiunse, finché Iord Cromer resterà qui, non avremo mai speranza di vedere effettuato questo desiderio che pure è quello di tutti qui in Egitto e di molti in Inghilterra e perfino, posso dirvelo di lord Rosebery, poiché lord Cromer è fisso nella sua idea che il Soudan affrancato e rinsavito si debba ridare per spontanea reddizione al Governo d'Egitto.

Allora mi feci ardito di domandare al sirdar qual mezzo ci poteva essere per smuovere Iord Cromer da tal suo proposito. Il Kitchener si schermi un poco dicendo che non sapeva, che non vedeva, che la cosa era difficile; ma poi messo alle strette sulla mia promessa che mai nulla sarebbe trapelato di questo suo consiglio, mi disse che si poteva tentare con una certa caparra di sicurezza questa via. Roma dovrebbe ufficiare diplomaticamente, ma privatamente e segretamente lord Rosebery, che è favorevole in massima all'idea della cooperazione anglo-italo-egiziana per farla finita col mahdismo e ridare il Soudan all'Egitto, a voler pregare privatamente, a sua volta, Iord Cromer di voler lasciare che l'Egitto aiutato dall'Inghilterra in qualità di protettrice e dall'Italia in qualità di cooperatrice questa di null'altro desiderosa che di aver pace ai suoi confini, senza mire di estensioni o vantaggi territoriali dalla parte del Soudan, muova al riacquisto del Soudan, ora che ne ha l'opportunità la forza e la massima probabilità di riuscita, senza troppo danno in uomini e pecunia. II sirdar è convinto che Iord Cromer, irremovibile nelle sue idee davanti ad una nota ufficiale, Io sarebbe meno assai e forse non lo sarebbe affatto davanti ad una preghiera amichevole di persona potente, che gli aprirebbe adito ad una reciprocità della quale forse potrebbe avere, in tempo non lontano, bisogno. Ciò che il sirdar volesse dire con queste parole ignoro: né ho creduto opportuno di appurare, benchè per converso ritenga spediente che da V.E. sieno conosciute.

Le informazioni che mi ebbi dal sirdar sono le seguenti. Circa quattromila uomini sono partiti da Ondurmann a rinforzare Dongola: egli crede che si minacci un'altra invasione dell'Egitto e questa volta per la strada che dall'oasi di Selimah per quelle di Kargueh sulla sinistra del Nilo, va ad Assiout. È notevole che nell'anno passato la parte meridionale di detta ultima oasi fu riconosciuta e devastata barbaramente dai dervisci: che il Kitchener aveva chiesto e quasi ottenuto dal Rosebery licenza di occupare l'oasi di Selimah quando fu arrestato nel movimento progettato in seguito alla considerazione messa avanti da lord Cromer che tale occupazione avrebbe costituito un passo avanti lesivo allo statu quo.

Osman Digma con tre o quattromila seguaci è partito or fanno una quindicina di giorni da Ondurmann per Abu Arras sul Nilo bleu. Deve radunare in Abu Sin quanta più gente può e procedere con queste forze speditamente su Kassala. Il sirdar crede che tal rinforzo sia più effetto del timore che si ha dai dervisci di un

assalto combinato anglo-italo-egiziano da cotesta parte, che desiderio di prendere una rivincita per Tokar e Agordat. Dice però che è bene da tal parte stare in guardia e perciò quanto prima si recherà a Suakin per assicurarsi de visu dello stato delle cose, dare ordini precisi al governatore del Mar Rosso, !asciandogli piena iniziativa e responsabilità per poi potere attendere dal Cairo alla minaccia dalla parte dell'oasi di Kargueh.

Non crede il kalifa morto, benché lo sappia ben malandato in salute: non crede che sia in disaccordo coi Baggara, e teme che un'ulteriore inazione anglo-italo-egiziana dopo i recenti successi riportati contro i dervisci possa far credere a questi che li temiamo rendendoli così più arditi ed aggressivi.

Mi disse che specialmente dopo le ultime efferate esecuzioni fatte dai dervisci sulle persone di spie o sospettate spie, il servizio d'informazioni procede ora con molta difficoltà ed incertezza, sicché è ovvio credere che questo velo di mistero fatto più fitto provenga dalla paura di essere attaccati, ma potrebbe anche darsi che volesse celare qualche nuova disperata impresa che i dervisci volessero tentare.

Unisco una tabella di dislocazione delle truppe che compongono l'esercito egiziano4 con preghiera di darne comunicazione al R. Ministero della guerra 5 .

147 1 Analogo dispaccio fu inviato in pari data a Felter col n. 6525/l.

148 1 Cfr. n. 144, nota 2.

149

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Tangeri, 21 febbraio 1894.

Mi conforta il pensiero che ella abbia approvato il mio contegno in questa recente fase del dissidio spagnuolo. Giudicai un errore la minaccia fatta al sultano dalla Spagna: i passi che mi si prescrivevano d'accordo col mio collega inglese, avrebbero potuto produrre alcun effetto; ma tutto l'effetto desiderabile non lo credo. Per fortuna, venne la lettera di Sua Maestà ai quattro rappresentanti 1 : la EJ.Uale obbligò il Tattenbach a dichiararsi apertamente ed il d' Aubigny a farne mostra. La

5 Cfr. anche il seguente passo di una lettera di Baratieri a Mocenni, datata Chercn 24 febbraio (Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito): «.. .il sirdar dell'esercito anglo-egiziano si è trovato perfettamente d'accordo colle mie idee circa alle opportunità di una avanzata simultanea anglo-italiana contro Cartum per farla finita coi dervisci, senza di che noi avremo una permanente minaccia alla frontiera. lo raccomando questa idea al suo patrocinio. Nelle contingenze attuali, colla tranquillità che regna nella Colonia, coll'amicizia del Tigré, col morale elevato delle nostre truppe e coi preparativi fatti ... l'impresa sarebbe consigliata dalla prudenza e si presenterebbe sotto buoni auspici. Anche ras Mangascià, che sempre ricorre a me per consiglio, mi offre di concorrere a combattere i dervisci: è vero che è molto impacciato dalle lotte intestine e dal timore di ostilità da parte di ras Oliè e dallo Scioa: ma una diversione verso il Ghedaref, sia pure nella forma di minaccia, potrebbe servirei a meraviglia. Questi sono i frutti della politica che dicono tigrina, ma che io oso chiamare italiana». 149 1 Cfr. n. 138, nota 3.

duplice azione concorde italo-inglese, per quanto consentanea ai principii della nostra politica, avea però lo svantaggio di esporre principalmente i due Paesi a parere più amici della Spagna che del Marocco, se Sua Maestà fosse riuscita a far accettare dal Campos una indennità minore di quella domandatagli. I francesi, lo ritengo, devono aver fatto conto di siffatta probabilità o possibilità e se ne sarebbero fatti belli. Giova sperare che quei signori di Madrid non ci girino ora nel manico, coll'abbattere poi le loro pretese. Se fosse stato possibile di far accettare al Moret i 20 milioni di pesetas offerti dal sultano al Campos, (come riferiva il MacLean), allora sì che noi ci saremmo trovati in buona posizione. Oggi, se Muley Hassan si sente forzato a dare, invece, i 25 milioni, (pesetas) divideremo almeno colla Germania i frutti del rancore che ce ne porterà. È qualcosa, dal momento che non saremo più due soli, l'inglese ed io, a sopportarlo. In qualsivoglia eventualità, paghi più o paghi meno il sultano, si cercherà dagli agenti francesi di trarre partito dal consiglio datogli di resistere. Del resto, non sono ancora pienamente rassicurato quanto all'esito finale; a sentire il Diario di stasera, l'indennità sarebbe stata concordata in soli 15 milioni di pesetas. Stento a crederlo. Se ciò fosse, avrebbero sempre avuto ragione i francesi persuadendo la resistenza, ed il Tattenbach suggerendola sottomano. E di questa ultima cosa io non dubito oramai; la fretta da lui spiegata nel replicare alla nota del 4 febbraio 2 , mi fa credere che gli premesse lavarsi da ogni sospetto. Le spedisco, qui unita, signor barone, una lettera particolare del cavalier Ferrara che regge la nostra missione a Fez'. Ella ne avrà lume e sul mio modo di procedere e sulla difficoltà del mio compito. Il Ferrara ha ragione in molte cose. Ed il Bregoli è tale uomo che, con grandi qualità, difetta assolutamente di altre essenziali. Egli sarà fra breve a Roma. Si compiaccia, la prego, di parlargli sul serio. In giornata, il sultano non avendo peranco risposto alla mia lettera sulla missione militare, parmi difficile (tanto più essendo il Bregoli in Italia) sbarazzarsi del colonnello. Ma egli, sarà sempre un pericolo, vuoi mettere troppa carne al fuoco; e manca poi di parola. Alla minima contrarietà, si arrabbia, urla e vuole subito qui navi per vendicare gli affronti fatti alla Nazione ed all'esercito italiano. È tutto d'un pezzo, e di testa dura. Il sultano gli vuoi bene ed è paziente, ma la pazienza gli può scappare.

Dal canto mio, cerco di salvare capra e cavoli; di qui, però, poco o nulla io posso fare. Devo contentarmi di vivoter. Un giorno o l'altro, bisognerà venire alle strette. Non si otterrà mai nulla da Tangeri, in via di lettere, alle quali non si risponderà o non si risponderà a tuono, senza cambiare punto le cose. Senza contare il rischio che al minimo nostro segno d'impazienza il Linarès se ne valga, consigliando il rinvio della nostra missione. Ci vuole giudizio da parte degli ufficiali, tatto e prudenza. E, nell'interesse della cosa, occorre aspettare che io possa vedere il sultano. L'ho già detto, ma credo doverlo ripetere a V. E.

P. S. Accludo a V. E. una lettera ora appunto giuntami da Marrakesh3 . Essa conferma le mie supposizioni.

148 4 Non pubblicata.

149 2 Cfr. F. CURATO, La questione marocclzina e gli accordi itahhlpagnoli del 1887 e del /891, vol. Il, Milano, Edizioni di Comunità, 1964, p. 402. 3 Non pubblicata.

150

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 62 1 . Londra, 22 febbraio 1894 2 .

Ieri lord Roserbery mi disse che il ministro delle Indie non pareva inclinato ad abbandonare Zeila. In seguito alle spiegazioni datemi dal cavalier Silvestrelli feci notare a Sua Signoria che la memoria qui mandata da Ford era anteriore al ricevimento a Roma della controproposta britannica 3 della quale conseguentemente quella memoria non avea potuto tener conto. Rosebery replicò che infatti la memoria non era sembrata in armonia con lo stato delle trattative e mi propose per non incorrere in nuovi lunghissimi indugi di presentargli nella forma ufficiale o anche officiosa una breve indicazione scritta della nostra proposta alternativa. Mi valgo della presenza del cavalier Silvestrelli per preparare questo appunto che rimetterò a Rosebery appena sia pronto salvo ordine in contrario di V. E. Avrò in vista di condurre la cosa in guisa da evitare che risulti da atti ufficiali che Zeila ci fu rifiutata.

151

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 593. Londra, 22 febbraio 1894, ore ... 2 (per. ore 23,15).

Circa le comunicazioni reciproche informative fra Massaua e Suakin, lord Rosebery fin dal 17 corrente inviò a lord Cromer istruzioni perché questi alla sua volta desse ordini opportuni al comandante inglese a Suakin. In una conversazione avuta ieri con Sua Signoria toccai di nuovo del pericolo comune creato dai preparativi di guerra dei dervisci e del vantaggio che risulterebbe da un'intesa per eventuale cooperazione delle forze italiane ed inglesi. Rosebery m'interruppe osservando che la posizione degli inglesi è puramente difensiva. Soggiunsi che anche noi avevamo uno scopo difensivo, ma per la difesa tale cooperazione mi sembrava utile nel senso che, nel caso di attacco della linea italiana, un movimento

150 1 Numero dell"ambasciata a Londra; in arrivo il telegramma non è stato protocollato. 2 Privo di ora di partenza; si inserisce qui poiché nel registro dell'ambasciata a Londra precede il

n. 151. 3 Cfr. n. 81, nota l.

151 1 Ed., con data 23 febbraio, in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 280. 2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

delle truppe raccolte a Suakin poteva produrre una diversione; come nel caso di attacco verso Tokar, un movimento nostro sul fianco dei dervisci poteva essere di grande utilità. Né da parte nostra né da parte degli inglesi trovansi riunite forze numericamente uguali a quelle già raccolte a Kassala. Sua Signoria ascoltò queste cose e disse che interrogherebbe l'autorità militare non essendo egli competente in questa materia 3 .

152

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 579. Massaua, 23 febbraio 1894, ore 19 (per. ore 19) 1 .

Tigrè scrivesi 30 gennaio Menelik spedito Gibuti lettera presidente e ministro Francia. 2

153

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 596. Tangeri. 24 febbraio 1894, ore 12,25 (per. ore 17,15).

Lettera particolare da Marocco, data 19, m'informa sultano, consigliato da agente francese, aver offerto maresciallo somma derisoria, dichiarando impotenza pagare di più. In data 17, agente inglese riferisce mio collega sultano avere ricevuto dal Governo francese istruzione (sic) non dare ascolto consiglio Italia od Inghilterra, non permettere queste Potenze intervenire questione indennità di guerra; desse avere combinato d'accordo con Spagna cifra 25 milioni, pur sapendo che solo 15 rappresentavano danno diretto, lO acquisto armi, munizioni. Sultano non dovrebbe pagare più di 15: perciò Francia gli presterebbe fondi necessari con l'interesse 3% senza scadenza fissa o speciale garanzia. Sembra maresciallo si sia lamentato procedere agente francese, e Moret abbia chiesto spiegazioni ambasciatore di Francia. Note italiana, inglese giungeranno oggi sultano; quella francese che raccomanda, siccome dichiara ministro di Francia, pagamento di 25 milioni, arriverà fra tre giorni 1•

151 " Per la risposta cfr. n. 154. 152 1 Sic. Dalla posizione del telegramma nel registro sembra esatta l'ora di arrivo.

2 Per la risposta cfr. n. 155. 153 1 Maffei trasmise notizie analoghe con T. riservato s.n. dello stesso giorno, non pubblicato.

154

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. S. N. Roma, 24 febbraio 1894, ore 16,30.

Desidero tener separate le due questioni 1• Quanto attualmente interessa è vedere come possa concertarsi nostra difesa con difesa porti inglesi dalla parte del Sudan.

155

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 7149/47. Roma, 24 febbraio 1894.

Mi affretto a segnare ricevuta all'E. V. del suo telegramma in data di ieri 1 circa alle lettere che re Menelik ha indirizzato al presidente e al ministro degli affari esteri della Repubblica francese.

La ringrazio per tale comunicazione, mentre per sua opportuna norma la informo che avendo i r. ambasciatori di recente interrogato i diversi ministri degli esteri degli Stati ove sono accreditati, sul contegno che avrebbero assunto i rispettivi Governi, circa alle nuove domande rivolte direttamente da Menelik alle Potenze, per la pretesa denuncia del Trattato di Uccialli, fu pressoché da tutti lasciato intendere che, o non si sarebbe dato corso alle domande di lui, o per lo meno non gli si sarebbe risposto che con l'intesa, o pel tramite del Governo italiano 2 .

Possiamo dunque con fondamento ritenere che nulla verrà mutato in proposito sino a tanto che col negus d'Abissinia non avremo stipulato nuovi accordi che corrispondano nel miglior modo ai nostri interessi. In tal senso furono da questo ministero già date istruzioni al dottor Traversi per le nostre controproposte a Menelik 3 .

156

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 614. Londra, 26 febbraio 1894, ore 12,54 (per. ore 15,55).

Nell'andata sirdar Suakin 2 scorgo esecuzione promessa Rosebery fare esaminare questione dalle autorità militari 3 . Vedremo qual rapporto queste saranno per fare.

Cfr. n. 146 e nota 2 allo stesso.

Cfr. da ultimo il n. 147. 156 1 Ed. in CR!SPI, La prima guerra d'Africa, cit.. p. 281.

2 Di cui aveva dato notizia Sanminiatelli con T. 603 del 25 febbraio, non pubblicato.

' Cfr. n. 151.

154 1 Risponde al n. 151. 155 1 Cfr. n. 152.

157

IL MAGGIORE SANMINIATELLI, IN MISSIONE AL CAIRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. S.N. Cairo, 28 febbraio 1894 (per. il 7 marzo).

Ho l'onore di sottometterle rispettosamente quanto appresso:

in seguito all'abboccamento da me avuto con lord Cromer 1 fu stabilito di comune accordo che d'or innanzi i comandi di Wady-Halfa, Suakin. Cairo e Massaua avrebbero dovuto esser considerati come alleati ed uniti in un'azione comune contro i dervisci limitata per ora alla difesa dei rispettivi territori.

In conseguenza i detti quattro punti dovrebbero ora essere rilegati mediante un sistema di rapporti periodici e straordinari tali da permettere a ciascun di loro essere perfettamente al corrente della situazione vera o più probabilmente vera dello stato delle cose in generale per quanto si riferisce allo stato, forze, intenzioni, movimento del nemico, nonché a quelle operazioni che nell'interesse generale o particolare di uno

o più di detti comandi fossero reputate necessarie a farsi, per potervi anche all'occorrenza concorrere, come meglio sarà giudicato o per favorirle o per completarle.

Lord Cromer autorizzò il miralai dell'esercito egiziano Major F. W. Wingate bey R. H. D. S. O. di studiare con me il progetto necessario ed ecco quanto si sarebbe concretato, riferendomi a V. E. per l'approvazione o soppressione, aggiunte

o modificazioni che si credessero opportune.

Ogni settimana col corriere ordinario di Massaua il comando delle regie truppe colà dislocato dovrebbe spedire riservatissimamente al Cairo, all'indirizzo personale del miralal F. W. Wingate bey Chief Intelligence Department E. A. un particolareggiato rapporto di tutte le informazione raccolte, nel territorio dell'Eritrea, e riferentesi al Soudan, dalle spie, avanposti, mercanti e con qualsiasi altro mezzo, accludendolo in un foglio nel quale il comandante stesso o chi per esso brevemente indicasse quali, a parer suo, fossero notizie attendibili e quali meno, e quali disposizioni furono prese o si vorranno prendere in proposito.

Ogni mese dal Cairo sarebbe trasmesso regolarmente e riservatissimamente a Massaua al comandante le regie truppe lo stato della situazione generale compilato in base al riassunto delle informazioni avute nel mese scorso da Massaua, Suakin e Wadi-Halfa e state appurate e controllate al Cairo dali'Intelligence Department

E. A. Questo riassunto sarebbe munito del parere del sirdar e del comandante l'occupazione britannica in Egitto sulla situazione generale. I detti rapporti periodici dovrebbero essere compilati seguendo l'ordine qui appresso: l) notizie da Ondurmann;

2) notizie dall'Equatoria;

3) notizie dal Kordofan, Darfour ed ovest;

4) notizie dal Gallabat, Ghedaref, Sennaar e Soudan orientale;

5) notizie dal Nilo a sud di Abu Hamed e Dongola; 6) notizie varie.

!57 1 Cfr. n. 148.

Nella compilazione di detti rapporti, mi pregano di ottenere da V. E. che si faccia uso della lingua inglese per maggiore speditezza e segretezza la quale è vivamente e in modo speciale raccomandata. Ed appunto per mantenere maggior segretezza su questi accordi, si desidererebbe che i pieghi dei rapporti settimanali da Massaua al Cairo fossero spediti all'indirizzo personale del miralal Wingate bey anzi che al sirdariato.

In caso di notizie interessanti ed urgenti per la pronta conoscenza fra i quattro punti di Wady-Halfa, Suakin, Massaua e Cairo, queste saranno trasmesse da Massaua a Suakin e viceversa, facendo uso di un cifrario speciale che sarà quanto prima messo a disposizione del comando delle regie truppe in Massaua dalle imperiali autorità britanniche.

Nel caso che V. E. creda di approvare tale progetto sarei a pregarla di volerne dar conoscenza al comando delle regie truppe in Massaua, insieme all'ordine di cominciare al più presto la regolare trasmissione dei rapporti periodici.

Credo opportuno di far conoscere a V. E. che nelle mie conversazioni riservatissime con lord Cromer, col comandante dell'occupazione britannica, con il sirdar e con Wingate bey ho insistito ed insisto sulla lealtà che è animo deliberato del Governo italiano attuale di dimostrare e tenere in ogni suo rapporto con l'Inghilterra. Come prova citai il fatto che la via di Kassala si era aperta dopo Agordat che l'interesse nostro ci spingeva ad occuparla e che non l'abbiamo fatto per essere osservatori dei patti firmati. Come mia osservazione personale poi, ma che ritengo facesse grande effetto, soggiunsi che se si fosse occupata Kassala difficilmente si sarebbe potuto ridar la poi agli egiziani, l'opinione pubblica in Italia avendolo potuto forse, e fors'anco certamente impedire. Io mi studio di far sentire riservatamente nelle alte sfere di qua, giacché vedo che fa colpo, che Kassala è mestieri che sia occupata e presto per la tranquillità dell'Eritrea; ma che siccome vogliamo essere leali con l'Inghilterra così vogliamo ch'essa concorra insieme agli egiziani e a noi in questa impresa, giacché così soltanto con un'occupazione mista in seguito ad operazione combinata anglo-italo-egiziana noi potremo ritirarci lasciando Kassala al suo legittimo signore senza tema che l'opinione pubblica italiana possa esigere che noi restiamo là dove abbiamo prestato aiuto al legittimo signore di rientrare 2 .

157 2 Con rapporto del 26 febbraio Sanminiatelli aveva riferito su una conversazione avuta col maggiore Wingate bey. Se ne pubblicano i tre passi seguenti: «Ma non meno attive pratiche, mi disse il Wingate, si scambiano fra Berlino e Parigi per la delimitazione della linea di confine fra l'hinterland del Cameroon e quello del Congo francese. Sembra a quanto mi disse il Wingate che tale delimitazione sarà tutta favorevole alla Francia, giacché otterrà forse l'hinterland del Waday e del Darfour ma certamente otterrà quello del Dar Fertil dove per il Bahr-el-Arab e Bahr-el-Gazal avrà aperta la strada al Nilo. Queste notizie mi disse il Wingate hanno forse impressionato l'opinione pubblica in Inghilterra che non vuoi sapere neppure minacciati da Potenze straniere gli antichi possessi dell'Egitto e forse affretteranno. più che non si creda generalmente, l'ora nella quale sarà dato da Londra l'ordine del ricupero del Soudan egiziano per prevenirvi l'intrusione straniera ... Il Wingate, opportunamente interrogato, mi disse che, secondo la sua personale opinione non crede che lord Cromer, malgrado il suo avviso contrario ispirato e basato sullo stato delle finanze egiziane, potrà impedire che una spedizione anglo-egiziana si faccia quanto prima nel Soudan perché l'interesse britannico sarà per esigerlo ... Una cooperazione militare dell'Italia con gli anglo-egiziani nel Soudan incontrerebbe certo il favore almeno di tutti i militari se ne devo giudicare dai discorsi avuti con ufficiali di tutti i gradi da generali in giù».

158

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEL TESORO, SONNINO 1

L. PERSONALE. [Roma, ... febbraio 1894] 2 .

Per ragioni serie che ti spiegherò a voce', credo che gli eventuali negoziati commerciali debbano aver luogo qui con Billot, e che tu dovresti esser il negoziatore principale. Procura, se lo credi, che Crispi adotti questo procedimento.

159

IL CAPO DELL'UFFICIO ERITREA E PROTETTORATI, SILVESTRELLI 1, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 7. Londra, l o marzo 1894 (per. il 5).

Credo mio debito di trasmettere qui acclusa a V.E. una corrispondenza comparsa sui giornali d'oggi, e relativa alla questione navale, sempre viva nell'opinione pubblica e nella stampa di questo Paese 2 . I firmatarii delle lettere sono spiccate individualità politiche di diversi partiti, di grande influenza: soprattutto Forster, Dilke e Chamberlain. Essi propongono o si dicono consenzienti alla riunione in un solo dei due Ministeri della guerra e della marina, ed all'istituzione di due consiglieri tecnici, uno navale ed uno militare, i quali personalmente e sotto la loro responsabilità diano parere su tutte le questioni relative alla difesa nazionale, e si ritirino dal loro ufficio se il loro parere non venga accolto.

Un appunto «riservatissimo», su carta intestata «Ministero degli affari esteri -Il ministro>> manoscritto ma di calligrafia non identificata, conservato insieme a questa lettera, dice: <<Due ambasciatori hanno riferito ai loro Governi il linguaggio tenuto dal commendator Ressman al signor Billot, nel senso che egli Ressman non era punto rassicurato sulle disposizioni del suo ministro degli esteri in quanto alla conservazione della pace con la Francia. I due ambasciatori medesimi ricordano a quel riguardo che l'analogo linguaggio allarmante del Ressman al Miinster e a Hoyos bastò altre volte a tàr temere perfino a Berlino e a Vienna che vi fosse veramente qualche cosa d'inquietante nella situazione a Roma. Il Ressman si dimostrò oltremodo inquieto per la sua posizione e lasciò troppo intendere che era venuto a Roma a domandare se sì o no si voleva da noi provocare una guerra. Dalle impressioni generali in questo corpo diplomatico Ressman continua ad assumere la parte di elemento tutelare contro le disposizioni pericolose persistenti a Roma. Dal Ministero degli esteri lo si è ripetutamente invitato invece a non farsi organo presso gli altri ambasciatori a Parigi e presso di noi, in via ufficiale, di ogni espressione di diffidenza verso il Crispi e verso il Blanc esternata talvolta alla leggera dai ministri francesi; e di tenere il linguaggio più rassicurante atlèrmando che se a Parigi si prevede una guerra, si è male infonnati, noi avendo invece piena certezza da sicure informazioni nostre che non ci sarà guerra, onde possiamo dedicarci tranquillamente ai nostri atlàri senza dividere le nervose apprensioni manifestateci». !59 1 Silvestrelli era a Londra per i negoziati di delimitazione delle zone d'influenza.

2 Non si pubblica.

Sarebbe ozioso per noi d'occuparci del merito di tali proposte: quello che c'importa invece di rilevare è che la questione militare comincia seriamente a preoccupare gli inglesi, tantoché se finora s'accontentavano di ministri borghesi della guerra e della marina, adesso si sentono a disagio con loro per la mancanza constatata di un controllo affidato a persone tecniche. Esistono, è vero, i Consigli superiori militari e marittimi, ma la responsabilità molto suddivisa fra i componenti di quegli alti consessi non rassicura l'allarme attuale del Paese; e si domandano quindi dei consiglieri tecnici personalmente responsabili.

È un fatto nuovo per me questo cambiamento dell'opinione pubblica inglese nelle questioni militari, e nella così detta politica imperiale. L'antica scuola liberale di Bright, di Fawcett e di Gladstone non si preoccupava che delle libertà e delle riforme politiche, e della prosperità industriale e commerciale della Gran Bretagna. Ad essa poco importava dell'Irlanda, pochissimo delle colonie, e nulla dell'India: e se in questi anni non riuscirono a sfasciare l'Impero, si fu per quella forza d'inerzia che è stata sempre l'angelo tutelare delle istituzioni e della grandezza dell'Inghilterra. L'influenza della scuola era tale, che rimaneva inteso però fra liberali e conservatori che l'Impero si sarebbe rispettato e mantenuto, ma senza doversene per questo parlare, e come cosa di cui non bisognava menar vanto.

I giovani radicali si ribellarono ben presto a queste teorie. Essi avevano studiato le istituzioni democratiche della Francia, e non riuscivano a persuadersi come nel loro Paese la grandezza politica dello Stato dovesse essere inconciliabile colle riforme liberali. Siccome però non occupavano che posti secondarii nei Gabinetti presieduti dal Gladstone, non potevano proclamare troppo apertamente le loro divergenze col capo e coi membri più influenti del partito a cui appartenevano.

Il tempo ha detto adesso la sua parola, e quegli uomini di Stato che sono divenuti oggi le personalità più salienti fra i liberali, mettono innanzi a caposaldo della loro politica gli interessi dell'Impero e quelli della difesa nazionale. Un'Inghilterra che in nessun caso prenderebbe parte ad una guerra europea, così per l'avversione ad immischiarsi nelle questioni continentali, come in considerazione dei danni che soffrirebbe il commercio, comincia a diventare un anacronismo. I liberali, ad eccezione del solo Gladstone che è rimasto impenitente, riconoscono ormai l'importanza assolutamente primaria degli interessi così detti imperiali: ed i conservatori che ebbero sempre scritta sulla loro bandiera una tale politica, malgrado il tacito accordo di non parlarne, sono adesso ben fortunati, che sopra questioni così vitali siano cessati gli antagonismi di parte. L'opinione pubblica che accompagna il movimento dei partiti cd insieme ad essi si modifica, è oggi universale in favore delle nuove idee: il rumore delle armi che da tanti anni risuona sul continente ha trovato finalmente un'eco in questi Paesi. E comunque siano risolute le questioni che adesso si discutono, è evidente che da questo momento l'Inghilterra uscirà rafforzata nei suoi ordinamenti militari e marittimi e comincerà a prendere il suo posto militante nella politica continentale. Questo cambiamento riuscirà assai vantaggioso all'Italia giacché l'Inghilterra non sarà più quella Potenza imponderabile ed inaccessibile colla quale bisognava finora limitarsi a relazioni troppo vaghe e quasi teoriche: essa avrà interessi sostanziali da difendere nel continente e potrà trovarsi da un giorno all'altro al cimento di fare la guerra. In tal caso per le considerazioni svolte nel mio rapporto n. l in data del 21 u.s. 3 e soprattutto per gli arsenali e pei porti militari che saremo in grado di fornirle nel Mediterraneo, la nostra alleanza le riuscirà non solo gradita, ma indispensabile.

È per questo che ho creduto utile di sottoporre la corrispondenza qui acclusa ed i miei modesti commenti all'alto apprezzamento di V.E.

158 1 Da Archivio Sonnino; ed. in SONNINO, Carteggio 1891-1913. cit.. p. 81. Le note successive sono dei curatori del Carteggio. 2 La lettera, rinvenuta tra quelle del febbraio 1894, è datata solo «mercoledì». Non vi sono elementi per ~recisare il giorno.

160

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 574. Roma, 5 marzo 1894, ore 19,45.

Per Traversi: «Suoi consigli occupazione Aussa 1 sono fantastici perché non corrispondenti nostro indirizzo politico di conservazione e non espansione. Non si perda nei pettogolezzi locali e cerchi dare risultato positivo sua missione secondo istruzioni precedenti».

161

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 691. Londra, 7 marzo 1894, ore 19,05 (per. ore 22,15).

Rosebery mi ha detto sapere che questione militare per azione comune contro Osman Digma, si discute con Sanminiatelli. Egli non ha ancora ricevuto da Cromer rapporto in proposito.

162

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 692. Londra, 7 marzo 1894, ore 19,05 (per. ore 22,15).

Rosebery mi ha assicurato che Kimberley seguirà completamente la sua politica. Non è che perché ne sono certo, egli disse, che lo ho designato come mio

160 1 Risponde al T. 321 del 30 gennaio di Traversi a Baratieri. inviato per posta in copia al Ministero degli esteri dove era giunto proprio il 5 marzo. La frase relativa all'Aussa è la seguente: «Mai come ora si impone la necessità di occupare Aussa». 161 1 Ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 281.

successore. Sono personalmente in buona relazione personale con il nuovo ministro degli affari esteri 1 .

159 1 Non pubblicato.

163

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, E AL MINISTRO A LISBONA, SPINOLA

T. SEGRETO S.N. Roma, 7 marzo 1894, ore 22,15.

Questo incaricato affari portoghese ci suggerisce segnalare a Ressman mene francesi contro tranquillità Portogallo. Peraltro Rascon afferma che alte influenze a Lisbona impongano una amministrazione impopolare. Prego informarmi origine fondamento simile affermazione 1 .

164

IL MAGGIORE SANMINIATELLI, IN MISSIONE AL CAIRO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. S.N. Cairo, 7 marzo 1894 (per. il 13 ).

Ho l'onore di riferire rispettosamente a V.E. quanto appresso: cogliendo l'opportunità di una circostanza che mi avrebbe posto in condizione di poter parlare a lord Cromer senza dargli sospetto del mio desiderio di farlo, mi recai stamane all'agenzia britannica e quivi, come avevo preveduto ebbi una lunga conferenza con Sua Signoria. Terminate le accoglienze festose e cortesi con le quali suole onorarmi, Sua Signoria mi disse che forse a giorni avrebbe dovuto comunicare alla

r. agenzia italiana qualche cosa, che per ora non era ben chiarita, ma sulla quale mi domandava frattanto il mio parere per conoscere se il Governo italiano avrebbe avuto o meno un interesse di conoscere e di appoggiare. Mi disse che un siriano, di religione copto-ortodossa si era recato da lui dicendogli che Menelik non voleva più avere per l'avvenire l'abuna di Etiopia dall'Egitto come tradizionalmente si era fatto finora 1 e neppure voleva più ulteriormente inviare al barracano di Cairo giovani abissini a studiare la teologia ed il rituale copto ortodosso; ma sibbene avea deciso di richiedere l'uno e di inviare gli altri nella religione ortodossa di

Rosebery però con una sfumatura meno tedesca». 163 1 Per la risposta da Madrid cfr. n. 170. Spinola comunicò con T. 707 del 9 marzo: «Credo che attualmente soltanto politica estera può determinare situazione grave essendo Paese tranquillo e sovrani stati accolti con entusiasmo a Porto». 164 1 Annotazione a margine di Antonelli: «fiaba».

Russia. In conseguenza di ciò, i copti ortodossi di Egitto erano intenzionati di mandare speciale missione a re Menelik per scongiurare tal fatto e domandare l'intervento britannico per ottenere l'appoggio o quanto meno la benevola neutralità del Governo italiano.

Sua Signoria mi soggiunse che siccome in Oriente spesse volte si ha da fare con venditori di fumo, così aveva ordinato investigazioni sulla moralità e autorità del petente, non che sulla verità, e nel caso affern1ativo sulla importanza, scopo e probabilità di successo della detta missione. Quando Sua Signoria avesse avuto queste informazioni, nel mio parere affermativo che tutto ciò interessava il Governo del re, mi disse che ne avrebbe scritto a Londra per le opportune comunicazioni e pratiche.

Colsi subito il destro che mi si porgeva per venire un'altra volta a tastare il terreno sulla possibilità di una prossima cooperazione anglo-italo-egiziana per la riconquista di Cassala, e incominciai col dire-premettendo che era opinione mia personale --che in Italia si pensava oramai seriamente a comporre in modo definitivo le cose con l'Etiopia decidendosi una buona volta a seguire come norma direttiva o la politica così detta scioana o quella tigrina. Vedendo che il mio parlare interessava Sua Signoria continuai esponendo quali fossero le caratteristiche delle due politiche, e mi studiai di far intendere a Sua Signoria che ancora non era ben deciso quale delle due dovesse seguirsi essendo in Italia gli animi e gli intendimenti sul soggetto assai divisi e con copia di buonissimi argomenti e per l'uno e per l'altro partito. Per il momento, soggiunsi, Menelik per la questione della interpretazione dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli c conseguenti questioni di confini controversi, sobillato da potenti influenze straniere sembra voglia straniarsi da noi. Ras Mangascià invece, a quanto pare, fa atti di profonda amicizia verso l'Italia, riconosce il confine del Mareb e perfino, se son vere le voci corse, offre il concorso del suo esercito per un'azione decisiva contro i dervisci. Naturalmente, feci cadere il discorso sulla eventualità che accettando le offerte di ras Mangascià e per favorirlo contro Menelik o per indebolirlo verso di noi si facesse per davvero una guerra italo-abissina contro i dervisci, questa avrebbe dovuto incominciare con la presa di Cassala; e qui, sempre come mia opinione personale, ribattei il mio chiodo che una volta entrati in Cassala da noi soli, ben difficilmente, malgrado tutti i trattati, ne avremmo potuto uscire davanti al sentimento d'amor proprio nazionale che ci impedirebbe di aver lavorato per altri, a nostro totale svantaggio del presente c per il futuro.

Sua Signoria mi obiettò che egli credeva in Italia ben pochi fossero i fautori di una politica africana di espansione che costerebbe sangue e danaro oggi che abbiamo tanto bisogno di risparmiare e l'uno e l'altro.

Replicai che malauguratamente il nostro Paese non era come l'Inghilterra. Affermai che il R. Governo era lealmente e fermamente deciso di osservare i trattati ed una politica di raccoglimento. ma non mancai di far osservare a Sua Signoria che non sarebbe la prima volta che i partiti d'opposizione al Governo cambiassero casacca pur di combatterlo e che gli antiafricanisti d'oggi divenissero africanisti sfegatati domani. I militari, i viaggiatori e le società geografiche sono tutti favorevoli a una presa di Cassala da parte dell'Italia, e fornirebbero agli oppositori del Governo facile la via della loro conversione, quasi sicuro il loro intento di creare imbarazzi al R. Governo in una parte dove meno ne desidera e vuole. Citai il fatto che nel 1876 o 1878, se non erro il Cavallotti ed i suoi si scalmanavano a dire che l'avvenire d'Italia era legato a quello della Germania ed oggi invece non vedono salute se non in un supino abbassarsi davanti alla Francia. « True!» esclamò Sua Signoria fattosi pensoso.

Proseguii che per uscire da questa impasse unico mezzo mi pareva quello di una cooperazione anglo-egiziana per la ripresa di Cassala. Sua Signoria vivamente mi disse: «fintanto che l'Inghilterra non si decida assolutamente ad una azione decisiva e completa per riprendere tutto il Soudan non è possibile nessuna azione offensiva con scopo parziale e dobbiamo tenerci tutti nella difensiva. L'Egitto presentemente non ha uomini sufficienti per l'impresa e più di tutto gli mancano i danari. L'Inghilterra non vuole rischiare una avventura: l'Italia non ha forze sufficienti nell'Eritrea, né, credo, il danaro necessario: sicché tutto è sfavorevole. Azioni parziali ne tireranno altre come legittime conseguenze e ci esporranno alla possibilità di sprechi di sangue e danaro senza compensi adeguati».

Ed io di rimando: «Ma la situazione attuale giudicata tanto bene da V.S. come un'impasse ha tutti gli inconvenienti della offensiva senza averne i vantaggi, altrimenti non sarebbe un'impasse». «Ma perché il Governo italiano non si dirige a Londra, per fare delle aperture in questo senso», mi chiese Sua Signoria.

«Ignoro le opinioni del Governo del re su questo punto, risposi, ma temo che se ha fatto o farà aperture simili, la cosa sarà rimessa al giudizio di Vossignoria, e allora si è ritornati o si ritornerà al solito circolo vizioso». Lord Cromer mi assicurò che nessuna apertura doveva essere stata fatta né a Roma, né a Londra, ed io mi valsi di questa sua dichiarazione subito per constatare che tutto il discorso mio non era che l'espressione dei miei sentimenti e opinioni personali. Ripresi che vedeva il Nilo seriamente minacciato dai belgi del Congo ed anche dai francesi per il Bahr el Ghazal in un tempo non molto remoto, ed era quindi mia opinione che l'Inghilterra non doveva aspettare di avere il nemico alle porte per agire e vigorosamente nel Soudan.

Sua Signoria sorridendo finalmente mi disse: «Mio caro, queste sono questioni che non mi preoccupano: tutto ciò è competenza dell'agenzia britannica allo Zanzibar. Io ho già troppo da fare qui per pensare a cotesto: anzi vi dirò che non me ne occupo affatto: ci penserà Hardinge». Ed io di rimando: «Ma o io m'inganno grandemente, e ciò è possibile, oppure fin da quando venne ritirato dallo Zanzibar sir Euan Smith, e fu sostituito da sir Gerald Portai, che era mio collega e vostro primo segretario in quel tempo ed ora questo per la compianta ed immatura sua fine viene surrogato, a sua volta, da Hardinge che era nella stessa sua carica, mi pare di poter stabilire che l'agenzia di Zanzibar non sia se non una cosa unica con quella del Cairo e se non è diretta mi pare almeno ispirata e regolata se non controllata da V.S.».

Lord Cromer continuando nel suo fine sorriso mi disse che non sapeva vedere che cosa avesse da fare l'avanzarsi dei belgi sul Nilo con l'azione come io la avrei voluta su Cassala. «Sempre, dissi io, per essere leali con voi. Infatti lo sconfinamento dei belgi è un malo esempio e può essere messo avanti come argomento per farci andare e poi restare a Cassala».

«Ma in tal caso il Governo si lascerebbe prendere la mano, mi osservò lord Cromer, e non credo che il signor Crispi sia uomo da farsela prendere». «Ed io lo credo e ancor più fortemente di V.S., replicai: ma un cambiamento di Ministero e tante altre eventualità possono consigliare a provvedere oggi ciò che può non essere più sicuro domani. Sua Signoria mi disse che non l'Inghilterra avrebbe fatto la guerra all'Italia per Cassala» e su questo Sua Signoria non fé parola.

Allora io ripresi: «A mio modo di vedere sono di parere contrario a Vossignoria su questo punto della presa di Cassala. La sua occupazione fatta dalle forze aiieate non richiede sempre, a parer mio, che so diviso dal colonnello Kitchener più di seimila uomini. E questi possono essere dati, aumentati del doppio pei complementi necessari e servizi di base d'operazione e di linea, daiie forze attuali di Suakin e Massaua aumentando forse di poco e temporaneamente, come si fece per Ghameirab e Tokar le prime. Presa Cassala, noi possiamo sgombrarla, giustificati davanti al Paese, perché concorremmo con gli anglo-egizi a prenderla per liberare la parte ex-egiziana della nostra Colonia daii'incubo dei dervisci e non per incorporarla ai nostri possessi in disprezzo dei trattati. Non credo poi che V.S. possa avere preoccupazioni che occupata Cassala possa occorrere per le forze anglo-egiziane di occupare ancora altri punti per maggiore sicurezza. Noi abbiamo tutto l'interesse di lanciare gli abissini di Mangascià e di Menelik nella sanguinosa impresa di purgare il Gallabat ed il Ghedaref, che sono neiia nostra zona. dai dervisci. Perciò a mio modo di vedere l'azione abissina favorirebbe la nostra azione combinata, la completerebbe e mi pare di potere affermare anche che la consoliderebbe».

Questo mio discorso mi parve che impressionasse Sua Signoria, la quale dopo un momento di pausa mi disse che certamente il concorso abissino, qualora fosse certo, faceva sì che lo avrebbe costretto a riflettere ed a ponderare l'affare, questo non essendo tale da poter essere deciso così alla leggiera. A vendo mi domandato se questo contingente abissino sarebbe stato rinforzato da noi italiani, io gli risposi che sì ma con armi e munizioni solamente o con ufficiali italiani. Non mi parve contento, sicché aggiunsi: «Forse anche da battaglioni indigeni comandati da ufficiali italiani». Allora mi espresse chiaramente ed esplicitamente che di tali forze egli non aveva gran fiducia, e devo qui dire che in generale gli inglesi non fanno sicuro assegnamento, come truppe di rincalzo, suiie truppe indigene, ma soltanto su truppe europee. Sembrandomi che non potevo più oltre spericolarmi su tale argomento mi tacqui: e Sua Signoria dopo aver riflettuto un poco mi disse: «No, no la miglior cosa ritengo sempre che sia allo stato attuale delle cose il mantenersi nella difensiva disciplinata dal comune accordo per scambio d'informazioni ed avvisi senza tentare per ora nessun atto offensivo il quale inopportunamente potrebbe condurci tropp'oltre».

La conversazione dopo di ciò riprese il tono di una conversazione di società che durò finché presi il mio congedo.

Però la mia impressione è che lord Cromer mi parve meno fermo nei suoi propositi di queiio che noi fosse per lo avanti. Ritengo che ove si facessero proposte concrete a Londra per una comune azione nel senso da me manifestato più sopra ed aumentando di qualcosa il contingente di truppe italiane per incalzo, forse Sua Signoria potrebbe essere indotto a dare il suo parere favorevole.

162 1 Con T. 675 del 6 Tornielli aveva comunicato: «Credo che Kimberley ... continuerà la politica di

165

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO S.N. 1 Roma, 10 marzo 1894, ore 19.

Lascio al suo apprezzamento giudicare della possibilità di ottenere che luce sia fatta sull'argomento del suo rapporto 9 gennaio ultimo 2 onde togliere equivoci e non lasciar che opinione italiana continui ingannarsi circa quistione Tunisi e Biserta.

166

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 381/154. Berlino, 10 marzo 1894 (per. il 13).

Leggo su un giornale di Roma giuntomi stamane, a proposito del voto dato dalle Camere sulla lotteria per l'esposizione di Roma, che un tal voto sarà anche biasimato all'estero, ove può far credere che il sentimento unitario sia intiepidito. Una siffatta idea non ha bisogno di essere combattuta: tuttavia stimo mio dovere riferire che qui a Berlino quel voto è stato invece lodato, e non si capirebbe che nelle circostanze attuali il Parlamento favorisse speculazioni di esito incerto. In massima qui non si sa comprendere come mai possa il Governo e il Parlamento occuparsi d'altro che della questione finanziaria! Pur tenendo conto della differenza di temperamento delle due Nazioni, pur ammirando la nostra forse eccessiva tendenza a rammemorare, festeggiare, le date più splendide della nostra storia, qui non potremo mantenere a lungo le simpatie che abbiamo conquistato, se non risolviamo, e presto, la questione finanziaria. Si plaude ai «Medici» di Leoncavallo, si corre perfino a sentire «a basso porto» tradotto in tedesco, si parla con entusiasmo del nostro cielo, del nostro clima, dei doni che la natura ci ha prodigato, si studia e si ammira quanto si fece per il nostro risorgimento, ma non si dimentica che il Governo in opposizione alle sue dichiarazioni anteriori ha proposto sotto forma d'imposta una riduzione della rendita!! E questo [non] verrà dimenticato, non verremo paragonati, come con mio rossore dovetti già velatamente veder qui e là accennato, alla Spagna, se il Parlamento, se il Paese non darà il suo incondizionato appoggio all'energico impulso dato dal R. Governo alla politica interna

165 1 Minuta autografa. 2 Cfr. n. 45.

e finanziaria, non si dimostrerà convinto che alle finanze occorre provvedere a costo di qualunque sacrificio e mettendo da parte ogni altra considerazione, ogni altra questione. E purtroppo che questo sentimento nel Paese, nel Parlamento vi sia. di qui non si scorge ancora.

167

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PIETROBURGO E VIENNA

Roma, 11 marzo 1894, ore 17,20.

Casimir-Périer ha dichiarato a Ressman 2 che l'ordine di fortificare il canale di Biserta fu dato in considerazione delle nostre concentrazioni di truppe in Sicilia 1 .

168

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 9221/193. Roma, 11 marzo l 894.

Il conte Tornielli mi ha segnalato 1 che il signor Waddington poco prima della sua morte, in occasione della campagna elettorale, per giustificare l'operosità sua in pro' della Francia nel servizio diplomatico abbia addotto in una lettera resa di pubblica ragione fra gli altri titoli di merito di aver, durante il Congresso di Berlino e mediante una segreta stipulazione coll'Inghilterra ottenuto per la Francia «carte bianche» a Tunisi onde ivi, più tardi, fu potuto stabilire il protettorato francese senza che avvenisse alcun incidente europeo.

Debbo richiamare tutta l'attenzione dell'E.V. su di questa notizia d'un'importanza capitale che è stata data al pubblico in Francia per mezzo della stampa, ma non fu segnalata al R. Governo.

Ella che ha assistito per la lunga dimora fatta in codesto Paese a tutto Io svolgimento degli affari di Tunisi, dovrà farmi sapere in proposito tutto quanto fu a sua conoscenza.

2 La notizia era stata comunicata da Ressman con R. 468/220 del 7 marzo. non pubblicato.

1 Sul testo pervenuto a Vienna il decifratore ha scritto a margine: «Avv. dello scrittore. Vedi la favola di Esopo Il lupo e l'agnello».

168 Cfr. n. 45.

167 1 Minuta autografa.

169

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. CONFIDENZIALE 9265. Roma, 11 marzo 1894 1 .

Mentre il signor Billot si dichiara costantemente pronto ad attestare, in base alla sua completa cognizione dei fatti, la conformità della nostra condotta con le nostre ben note e palesi disposizioni non solo alla pace, ma ad un sincero accordo colla Francia, la corrispondenza di codesta ambasciata registra non meno costantemente espressioni di profonda diffidenza che il Governo francese ci fa pervenire per mezzo dell'E. V.; e quel che v'ha di più, constata uno stato di cose che potrebbe da terze Potenze essere considerato come l'unico punto nero attualmente esistente nell'orizzonte europeo.

È superfluo che io faccia notare di nuovo, come già feci, a viva voce, all'E.V. la stranezza ed i rischi eventuali di una tale situazione. Simili rapporti di codesta r. ambasciata bastarono in altri tempi ad allarmare, non solo il Governo del re, ma anche qualche Governo amico, informato dal rispettivo ambasciatore delle inquietudini dell'E.V. che poi si verificarono non fondate.

Ho reso piena giustizia al vivo sentimento che ella ha delle proprie responsabilità, e mi sono limitato ad esprimerle il desiderio che tale sentimento non venisse disgiunto dalla calma e dalla piena assicurazione della conservazione della pace. Di tale assicurazione ella poté penetrarsi recentemente in Roma, ove ebbe le prove evidenti, non solo della nostra politica di raccoglimento, ma della concorde volontà manifestataci da tutti i sovrani europei, anche i più amici della Francia, di mantenere fermamente la pace.

Ora, non posso nasconderle la mia meraviglia di veder riprodurre nella corrispondenza di codesta ambasciata le testimonianze invariabili di sospetti che gli altri nostri rappresentanti all'estero attestano essere considerati dovunque non giustificati dalla realtà delle cose in Italia. Durante le trattative relative all'incidente di Aigues-Mortes il Ministero precedente fu indotto da simili informazioni allarmanti a procedimenti affrettati; e se il Gabinetto a cui ho l'onore di appartenere potè far risultare del tutto chiuso l'incidente in modo conforme alla reciproca dignità, egli è perché conservò ferma fiducia potersi evitare precisamente colla stessa dignità reciproca le complicazioni che si faceva temere, e che non vogliamo, ma non si lasciò impressionare da infondate accuse di malvolere, da minacciate eventualità di turbamento nelle relazioni, e dai desideri da lei espressi in buona fede che noi, e per le misure d'ordine in Sicilia, e per i provvedimenti bancarì, e per qualsiasi altro atto innocuo d'amministrazione interna, dovessimo, a scanso di pericoli internazionali, ripetere ad ogni momento formali proteste d'intenzioni pacifiche.

Come le dissi a voce, ella deve dimostrare con serenità in simili occasioni il convincimento personale, che non dubito ella abbia attinto nel suo recente soggiorno a Roma, che il signor Billot non si farebbe certamente organo di supposizioni tanto insostenibili come è quella che il signor Casimir-Périer credette di poter esprimere all'E.V. circa le misure prese per l'ordine in Sicilia 2 .

Come le dissi pure, avendo noi assicurazioni assolute che tutti i sovrani vogliono la pace, aspettiamo con piena tranquillità che il Governo francese giunga allo stesso convincimento in base alle proprie informazioni.

La nostra politica è ispirata alla fede che nell'attuali condizioni d'Europa, ogni provocazione ad ostilità sarebbe condannata dalla coscienza universale. E perciò le rinnovo, signor ambasciatore, la raccomandazione di attenersi, quando ella come di dovere mi riferisce circa infondate supposizioni di tal genere, alla regola di informarmi pure delle risposte che ella, in base alla sua personale cognizione dei fatti e giovandosi della personale sua autorevolezza, avrà creduto di dare anche come rappresentante di Sua Maestà 1 .

169 1 La data fu modificata in 12 marzo nel testo inviato a Tornielli il 20 febbraio 1895 (cfr. n. 928).

170

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 224/114. Madrid, Il marzo 1894 (per. il 25).

Profitto della partenza d'un corriere di Gabinetto britannico, per far pervenire confidenzialmente all'E.V. copia d'una lettera recentissima del rappresentante di Spagna in Lisbona.

Non volendo perdere questa occasione, debbo, per assoluta mancanza di tempo, !imitarmi a pochi riflessi. Appena ricevuto nel mattino del 7 corrente il telegramma segreto di V.E. sugli affari di Portogallo 1 , sollecitai d'urgenza un colloquio col signor Moret.

Ma, come accennai nella mia risposta 2 , era scoppiata in quel giorno la crisi. Il Gabinetto sedeva in consiglio permanente, ed il ministro di Stato mi usò la cortesia di abbandonarlo un momento, per parlarmi. Avendogli manifestato che V.E. bramava sapere quale origine e qual fondamento avesse l'asserzione del conte Rascon, circa le alte influenze che a Lisbona impongono oggi una amministrazione impopolare, il signor Moret mi replicò, senza esitazione, che ciò risultavagli dalle sue confidenziali informazioni, ed in base alle medesime credeva essere in grado di sostenere che la venuta al potere dell'attuale Gabinetto Iusitano, fosse dovuta interamente alla male inspirata volontà del re (sic) e che m'avrebbe poi fatto leggere il documento che in proposito possedeva.

3 Per la risposta cfr. n. 197. 170 1 Cfr. n. 163.

2 T. s.n. del IO marzo, non pubblicato.

Due dì dopo, cioè il 9, mi pervenne dal mm1stro di Stato l'acchiusa lettera particolare con un rapporto del marchese di Bendafia di data recentissima, ed avendone io tosto preso copia, la trasmetto in via strettamente riservata a V.E. 3

Recatomi nel pomeriggio di ieri all'appuntamento datomi dal signor Moret, egli non mi disse gran cosa di nuovo; ma, alludendo al documento che m'avea promesso di farmi leggere, pose in mano mia una voluminosa memoria dello stesso marchese di Bendaiia, autorizzandomi a ricavarne un sunto. lo, invece, la copierò integralmente e la manderò a V. E. fra pochi giorni, per occasione sicura 4 .

Nella scorsa notte mi giunse il telegramma da V.E. speditomi per comunicarmi l'opinione espressa dal r. ministro a Lisbona 5 , che la posizione interna del Portogallo non sia tale da destare inquietudini, ed io divido pienamente quel parere. È da un pezzo che, ad onta delle tristissime condizioni in cui versa quel piccolo Regno, una rivoluzione si presenta come una eventualità poco temibile, sia per la generale fiacchezza, sia per la vigliaccheria del partito repubblicano, altrettanto che per l'assenza d'un capo autorevole.

Ma è egualmente incontestabile che la marea, foriera di una catastrofe, monta terribilmente e senza interruzioner'.

Sulla natura delle accoglienze fatte alla famiglia reale in Oporto, assai meno ottimista dello Spinola, si addimostra il marchese di Bendafia. Per me la parte più interessante della lettera di quest'ultimo, è quella che si riferisce alle idee d'alleanza

4 Con R. riservato 244/123 del 15 marzo Maffei riassunse la memoria del mtmstro spagnolo a Lisbona. Se ne pubblicano i passi seguenti: «.. .in conseguenza delle complicazioni coll'Inghilterra, dello sfacelo finanziario, pareva imminente un cataclisma. La regina Maria Pia s'era rivolta a Maria Cristina e questa, d'accordo col suo Governo, era decisa ad intervenire in Portogallo in caso di bisogno. Non si può dire che il proposito in discorso sia stato abbandonato. La reggente è persuasa di tre cose: l) della necessità suprema ed assoluta in cui si vedrebbe la Spagna d'intervenire in Portogallo, qualora la Repubblica avesse colà il sopravvento: 2) della impossibilità di una ristaurazione del re Carlo, se gli avvenimenti gli facessero perdere il trono; 3) della facilità relativa che avrebbe ognora un corpo di spedizione spagnuolo, come quello che andò a Melilla, di ristabilire nel finitimo Regno l'ordine ed il principio monarchico, proclamando il duca di Braganza sotto la reggenza di S.M. Maria Pia. Le due prefate auguste donne hanno sempre mantenuto un attivo scambio d'idee su di ciò, e posso addurne una prova abbastanza recente. Nella passata primavera la regina Maria Pia attraversò Madrid, nel recarsi a Roma, per le nozze d'argento sovrane. Non mancò d'intrattenere la reggente del suo argomento favorito. Infatti, io dirigevo all'on. Brin, il 3 scorso maggio un telegramma [serie Il, vol. XXV, n. 370] che, ad ogni buon fine, acchiudo. E quando S.M. Maria Pia tornò da Roma, si fermò qui due giorni, assicurando alla reggente ed ai ministri spagnuoli, che, durante la sua dimora al Quirinale, crasi, e con successo, adoperata presso il re Umberto e l'imperatore di Germania, affinché non venisse tollerato che la Francia favorisca un movimento repubblicano nella penisola iberica».

5 Cfr. n. 163, nota l.

r, Cfr. anche quanto comunicò Maffei con R. riservato 243/122 del 14 marzo: «...mi riesce assai grato d'attestare che il comandante de Funcke mi ha tenuto adesso un linguaggio diametralmente opposto. Il re Carlo, rischiarato. alla fine, sui pericoli che lo circondano e deferendo forse ai consigli venutigli da Roma e da Berlino, mutò interamente indirizzo. Coadiuvato dal nuovo ministro della guerra, generale Pimentel Pinto, lo spirito dell'esercito sarebbe oggi completamente rinnovato, la disciplina rafforzata, insomma tutto l'organismo ringiovanito, ed in via di sensibile miglioramento. Per la prima volta in Portogallo, nonostante le strettezze finanziarie, l'autunno scorso si verificarono grandi manovre alla presenza del re, il quale mai per lo passato s'era occupato di esercizi militari. e Sua Maestà assisterà di nuovo alle fazioni campali che dovranno aver luogo quest'anno al mese di settembre, avendo egli già fin d'ora invitato il comandante de Funcke a volerle seguire insieme a lui. L'addetto tedesco è di parere che il re d'Italia e l'imperatore di Germania, cui naturalmente quanto precede fu subito riferito, debbano animare il re di Portogallo a proseguire in siffatta via».

coll'Inghilterra, di cui già m'aveva tenuto discorso il Soveral. Il signor Moret non ne sapeva nulla; ma, da me interrogato, mi assicurò che simile progetto non era in urto colla politica della Spagna, e semplicemente mi osservò che ciò contribuirebbe ad aumentare le difficoltà del Portogallo colla Francia. Del contegno di questa Potenza, parlerò in susseguente rapporto.

169 2 Cfr. n. 167, nota 2.

170 3 Non si pubblica.

171

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO S.N. 1 Roma, 13 marzo 1894, ore 23,35.

Ostacolo ad accordi italo-inglesi necessari alla nostra sicurezza consiste nel rischio che sotto successori nostri vengano adoperate in senso antibritannico le posizioni che altrimenti Inghilterra accorderebbe volentieri ad alleati sicuri. Importa dunque senza provocare occasioni non mancarne alcuna in qualsiasi questione anche al sud dell'Eritrea per vincolare irrevocabilmente gli interessi dei due Paesi anche con stipulazioni speciali per quanto interessa l'Oceano Indiano ed il Mar Rosso. Mi affido alla sua perspicacia per attuazione di tale concetto nelle varie fasi del presente negoziato.

172

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 257/132. Londra, 13 marzo 1894 (per. il 25).

Il 6 di febbraio mi pervenne il dispaccio ministeriale 1 al quale trovai unito un memoriale relativo alle presenti relazioni politiche fra la Spagna e la Francia. In quel dispaccio mi venivano date istruzioni nel senso che, potendolo, io avessi a riscontrare la esattezza delle informazioni contenute in quello scritto.

Ciò feci nella misura che poteva essere conciliabile con l'interesse italiano di non accrescere le diffidenze sempre pronte a divampare nelle relazioni dell'Inghilterra con la Spagna. Parlando, nella forma di conversazione familiare, con lord Rosebery dei continui tentativi della Francia di attirare a sè la Spagna con lusinghe e con blandizie, trovai Sua Signoria immune dal sospetto che il partito liberale attualmente al Governo in Madrid, sia preparato ad assecondare la politica vagheggiata visibilmente, né da oggi soltanto, dalla Francia. Riteneva anzi Sua Signoria che la regina reggente fosse affatto aliena dal lasciarsi condurre per quella via. Non ignoravano

172 1 D. 3717 del 29 gennaio, non pubblicato.

122 i monarchici spagnuoli ciò che le istituzioni del loro Paese dovevano temere dalla propaganda repubblicana clie si faceva liberamente dalla Francia. Questa situazione poteva forse rendere in talune cose il Governo madrileno cauto e deferente assai verso la Repubblica finitima; ma una tendenza ad intimi accordi fra i due Paesi non era nelle previsioni attuali. Il mio interlocutore esprimeva anzi il pensiero che la situazione stessa dovea spingere la Spagna ad una intesa con gli altri Stati interessati al mantenimento dell'equilibrio delle forze del Mediterraneo ed era nell'interesse comune di questi di mantenerla nella linea di condotta da essa seguita da vari anni.

Con telegramma del 5 febbraio 2 V.E. mi ha informato delle dichiarazioni da lei fatte fare al signor Moret per affermare e consigliare alla Spagna di procedere praticamente in fiducioso accordo con la Gran Bretagna, tale politica, per noi tradizionale, essendo confonne agli interessi comuni nel Mediterraneo. Non vi è dubbio che questi consigli e queste affermazioni nostre sono completamente conformi alle viste dell'Inghilterra. Non credetti tuttavia di fame cenno in questa occasione con lord Rosebery, poiché, non potendogli io dire, senza suscitare diffidenza, ciò che da parte del signor Moret avea provocato le dichiarazioni nostre, mi parve miglior consiglio considerare l'informazione trasmessami da V.E. come destinata soltanto per mia notizia.

171 1 Minuta autografa.

173

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 746. Rio de Janeiro, 14 marzo 1894, ore ... 2 . (per. ore 22,40 ).

Non avendo Governo brasiliano accettato capitolazione, insorti si arresero a discrezione. Contrammiraglio Saldanha e i suoi ufficiali si rifugiarono a bordo nave da guerra estera. *Rio de Janeiro non fu bombardata*.

174

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 263/136. Londra, 17 marzo 1894 (per. il 25).

Il 23 del mese passato, V.E. mi notificava per telegrafo 1 aver ella ricevuto da Lisbona la preghiera di quel ministro per gli affari esteri intesa a conseguire che, per mezzo mio, si facesse qualche pratica presso lord Rosebery acciocché questi

consentisse a sottoporre ad arbitrato la questione vertente fra il Portogallo e la Gran Bretagna relativamente al territorio di Manica. Non conoscendo io altrimenti che nelle linee generali il soggetto della contestazione di cui trattavasi ed ignorando a qual punto si trovassero le trattative pendenti, mi parve opportuno, prima di far parola di questo affare con lord Rosebery, di abboccarmi in proposito con l'incaricato d'affari portoghese il quale, in quei giorni, reggeva la legazione in assenza del signor di Soveral, titolare della medesima, recatosi a conferire con il suo Governo in Lisbona. Seppi così che il momento non sembrava opportuno per una pratica mia presso lord Rosebery e consentii a differire ogni passo aspettando il ritorno a Londra del signor di Soveral che dovea arrivare entro pochi giorni. Da questo ultimo non tardai infatti a sapere che per ragioni diverse il Governo portoghese era ansioso di ottenere dal Gabinetto di Londra la adesione alla proposta fattagli di far decidere la questione di Manica per mezzo di arbitrato. Egli mi disse che recava da Lisbona istruzioni per conseguire questo fine e che una pratica mia presso lord Rosebery sarebbe riuscita utilissima. In conseguenza di ciò, in una mia visita al Foreign Office, esposi a Sua Signoria l'interesse che la Corte d'Italia annetteva al ristabilimento della antica cordialità dei rapporti esistenti fra il Portogallo e l'Inghilterra. Ne dipendeva in parte la sicurezza di quel Paese e delle sue istituzioni monarchiche, prese di mira colà, come in Spagna, da una propaganda attiva ed incessante che certamente si esercitava per fini contrari a quelli comuni alla Gran Bretagna ed al mio Paese. Lord Rosebery non mi lasciò finire il discorso ed interrompendomi mi disse che egli sapeva che il signor di Soveral era arrivato da Lisbona con istruzioni di sollecitare l'accettazione della proposta di arbitrato. A questa proposizione faceva opposizione vivissima il Governo coloniale del Capo di Buona Speranza. Era mestieri vincere questa difficoltà e già era stato spedito colà un progetto tendente ad ammettere l'arbitrato sotto certe condizioni. Lord Rosebery ammetteva volontieri il punto di vista dal quale io considerava l'opportunità del ristabilimento della intimità e cordialità di rapporti fra l'Inghilterra e il Portogallo. Sua Signoria dichiarava essere suo desiderio che le migliori intelligenze si stabilissero fra i Gabinetti di Londra e di Lisbona. Anche il Portogallo fa parte del sistema degli Stati del Mediterraneo e dal punto di vista degli interessi generali dell'Europa non deve essere negletto da noi. Questa fu la conclusione della risposta datami da questo principale segretario di Stato della regina.

Di ciò che precede ho dato notizia telegrafica a V.E. il 7 corrente 2 . Dippoi seppi dal ministro di Portogallo che il Governo di Sua Maestà britannica avea accettato in massima l'arbitrato per la delimitazione del territorio di Manica. Il nuovo ministro per gli affari esteri, lord Kimberley, gliene avea dato l'annunzio. Dal canto suo il R. Governo avrà avuto così la soddisfazione di aver potuto fare cosa utile e gradita al Gabinetto di Lisbona ottenendo che, in una occasione dippiù, si affermasse per parte di lord Rosebery la politica che ha per base la comunanza degli interessi mediterranei dell'Inghilterra con quelli dell'Italia.

172 2 Cfr. n.ll6. 173 1 Ed., con l'omissione della frase fra asterischi, in LV 84, p. 36. 2 L'ora di partenza manca. 174 1 T. 475, non pubblicato.

174 2 T. 693, non pubblicato.

175

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA1

T. PERSONALE S.N. Roma, 18 marzo 1894.

D'accordo col presidente del Consiglio la prego di rendere un grande servizio al re e al Paese accettando ritornare all'ambasciata di Parigi. Conoscendo suo alto patriottismo sono persuaso che nessuna considerazione secondaria la farà esitare. Ella potendo meglio di chiunque assecondarci in un'opera di pacificazione che richiede speciale autorevolezza, pensi alle gravi circostanze del Paese, le quali più che mai domandano l'incondizionata abnegazione già da lei tante volte dimostrata per il bene pubblico 2 .

176

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. PERSONALE S.N. Vienna, 18 marzo 1894.

Se fossi persuaso che la mia presenza a Parigi potesse giovare all'opera di pacificazione che è nelle intenzioni del R. Governo, non esiterei, malgrado ogni convenienza personale, ad accettare la proposta fattami in termini così lusinghieri 2 . Ma io sono convinto che i miei precedenti ben noti devono precludermi per sempre l'ambasciata di Parigi. Le ricorderò che questi stessi precedenti impegnarono il Ministero Depretis nel 1876 a richiamarmi da quel posto. In tale convinzione debbo ricusare un incarico che io so positivamente di non poter disimpegnare. Ho poi qualche ragione di credere che il mio trasloco farebbe cattiva impressione qui dove la mia azione sembra essere apprezzata. Non insisto su quest'ultimo motivo, non avendo io la presunzione di credere che altri non possa fare in questo posto quanto io fo. Insisto invece sulla mia incompatibilità a Parigi circa la quale la mia convinzione è inconcussa}.

2 Per la risposta cfr. n. 176. 176 1 Ed. in CRISPI, Questioni interna::ionali, cit., p. 163. 2 Cfr. n. 175.

Cfr. n. 181.

175 1 Ed. in F. CRISPI, Questioni interna::iona/i. Diario e documenti ordinati da T Palamenghi-Crispi, Milano, Treves, 1913, p. 162; e in E. SERRA, La questione tunisina da Crispi a Rudinì ed il «colpo di timone» alla politica estera dell'Italia, Milano Giuffrè, 1967, p. 99.

177

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 786. Petropolis. 19 marzo 1894, ore 4,20 (per. ore 16,25).

Insorti essendo tutti rifugiati sulle due navi da guerra portoghesi, Governo brasiliano chiede consegna immediata considerandoli delinquenti militari e pretende impedire uscita baia delle due navi da guerra portoghesi. Incaricato d'affari portoghese invoca appoggio legazioni d'Italia, *Inghilterra, Francia* e Stati Uniti del nord 2•

178

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

Roma, 19 marzo 1894, ore 16,15.

Voglia riferire per telegrafo recenti accordi franco-germanici relativi espressamente all'Africa occidentale, ma che sembra toccherebbero almeno indirettamente le comunicazioni dei centri africani cogli hinterland tripolitani. Si astenga per altro dall'apparirne preoccupato e da chiedere a codesto Governo schiarimenti non offerti 2 .

179

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 794. Parigi, 19 marzo 1894, ore 22,10 (per. ore 6 del 20 ).

Inviai sino da ieri a V.E. testo convenzione franco-germanica circa delimitazione fra il Cameroun ed il Congo francese 1• È questo il primo accordo importante interve

2 Per la risposta cfr. n. 180. 178 1 Minuta autografa. Il telegramma venne inviato, con l'omissione dell'ultima frase, alle ambasciate a Berlino e Londra col n. 700.

2 Per la risposta cfr. nn. 179 e 184. 179 1 Risponde al n. 178.

nuto fra la Francia e la Germania e fu qui bene accolto, perché giudicato contrariare tendenze inglesi. Non vi fu di esso parola fra me ed il ministro degli affari esteri 2 .

177 1 Ed., con data 17 marzo e l'omissione delle parole fra asterischi, in LV 84, p. 36.

180

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI 1

Roma, 19 marzo 1894. ore 23.

Procuri intelligenze speciali con legazione Stati Uniti, perché Repubblica vittoriosa accolga consigli umanità e rispetti asilo di non colpevoli delitti comuni.

181

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA 1

T. S.N. Roma, 19 marzo 1894.

Sua accettazione avrebbe alto valore di conferma programma suo e del conte Kalnoky che alleanze pacifiche sono conciliabili con buone relazioni con Francia come con Russia. Suo rifiuto porrebbe in gran dubbio possibilità di tal programma. Il Governo giudice delle necessità deve insistere nel fare appello al suo patriotismo ed alla sua deferenza ai desiderii di Sua Maestà 2 .

182

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. S.N. Vienna, 19 marzo 1894.

Il programma a cui ella accenna 2 può e deve essere tentato. Ma appunto perché l'esito è difficile e dubbio conviene scegliere per un tale tentativo la persona adatta.

709 del 20 marzo. 180 1 Ed. in LV 84, p. 36.

2 Minuta autografa. Il telegramma reca questo numero perché protocollato e inserito nel registro come primo telegramma del 19 marzo e non in base all'ora di partenza. 181 1 Ed. in CR!SPI, Questioni internazionali, cit., p. 163; c in SERRA. La questione tunisina, cit., p. 100.

2 Per la risposta cfr. n. 182. 182 1 Ed. in CRISPI, Questioni internazionali, cit., p. 164. 2 Cfr. n. 181.

127 Io non sono questa persona, e i miei precedenti mi rendono incompatibile col posto di Parigi. Voglia farmi l'onore di credermi, perché so positivamente ciò che le affermo. Sarei lieto se potessi impiegare le forze che mi restano nel modo desiderato dal re e da lei. Ma *il mio ritorno a Parigi è da me considerato come un'impossibilità storica e morale e nuocerebbe anziché giovare all'attuazione del programma che si ha in vista. Scrivo questo all'amico più che al ministro. La prego di non insistere e di non rendermi più dolorosa la necessità in cui ella mi mette di negarle qualche cosa* 3 . Io la servo qui con fedeltà e devozione e amo credere con soddisfazione dei due Governi.

179 2 Il senso di questo documento fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra e Vicnna con T.

183

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 280/148. Londra, 19 marzo 1894 (per. i/25).

Il 9 gennaio ultimo, dopo di aver preso notizia della lettera pubblicata nei giornali dall'ora defunto signor Waddington, mi occorse esporre al Governo di Sua Maestà taluni riflessi circa la esistenza di patti speciali che, all'epoca del Congresso di Berlino, aveano lasciato alla Francia ogni libertà di azione nella Tunisia 1• Benché la lettera parlasse specificatamente soltanto di stipulazione segreta con l'Inghilterra, cionondimeno in essa si lasciava intendere che altri Stati europei vi erano stati assenzienti. Ed io combinando la affermazione del signor Waddington con un'altra udita nel luglio 1893 da lord Rosebery, secondo la quale l'occupazione francese in Tunisia sarebbe stata regolata a Berlino fra la Francia ed altre Potenze, ne tirai la conseguenza che dei segreti accordi franco-inglesi non era possibile per l'Italia il non tener conto atteso l'effetto loro determinante del contegno del Gabinetto di Londra relativamente agli affari tunisini. Non giova infatti negli affari delicati della diplomazia il voler ignorare la verità delle situazioni; poiché, mentre si vorrebbe che lo stato di cose fosse altro di quello che esso è realmente, si perdono di vista i vantaggi che anche in condizioni men buone si potrebbero ricavare e si mantiene un ambiente di equivoci nocivo sostanzialmente alla serietà delle relazioni internazionali. Né, mi lusingo, V.E. dissentirà ch'io esprima, in questa occasione, un altro pensiero mio. il quale è che la recriminazione del passato a nulla può giovare nei rapporti degli Stati fra di loro i quali vogliono trovare base principalissima nelle situazioni presenti e nelle comuni aspirazioni di un prossimo avvenire.

Con telegramma del 10 corrente 2 V.E. mi ha significato che ella lascia a me di giudicare della possibilità che luce sia fatta sovra il soggetto del mio rapporto del

182 .l Il passo fra asterischi è ed. anche in C. RICHELMY. Lerrere inedire di Costanlino Nixm. in «Nuova Antologia>>, 1928. vol. 262, p. 155.

183 Cfr. n. 45.

Cfr. n. 165.

9 gennaio, acciocché siano tolti di mezzo gli equivoci, né si lasci l'opinione pubblica italiana ingannarsi indefinitamente circa la questione di Tunisi e di Biserta.

Prima di manifestare a V.E. la mia opinione a tale riguardo, renderò conto di ciò che feci qui recentemente allo scopo di chiarire possibilmente meglio lo stato delle cose.

Il telegramma ministeriale delli 11 corrente3 mi faceva conoscere che, prendendo a pretesto la concentrazione di truppe resa indispensabile dai disordini di Sicilia, il Governo francese avea dato l'ordine di fortificare l'entrata di Biserta. Il signor Casimir Périer avea ciò dichiarato al r. ambasciatore in Parigi. Mi recai il dì seguente da sir Th. Sanderson e gli chiesi se il Governo inglese avesse saputo alcuna cosa di siffatti armamenti. Il sottosegretario di Stato permanente nulla avea, fino a quel momento, udito in proposito e, prolungando io ad arte il colloquio sovra queste notizie, si venne a parlare di cose retrospettive sicché potéi introdurre nel discorso le rivelazioni della lettera del defunto signor Waddington osservando che, in questioni di primario interesse per l'equilibrio del Mediterraneo, riusciva imbarazzante il trattare senza avere la cognizione esatta dell'indole e della estensione di impegni dei quali in Francia si era pubblicamente menato vanto. Sir Th. Sanderson, in risposta a queste mie osservazioni, mi disse che egli era quasi certo che una vera stipulazione scritta non era stata fatta a Berlino durante il Congresso fra la Francia e la Gran Bretagna relativamente alle cose di Tunisia. Era però certo invece che altri impegni erano seguiti colà fra lord Beaconsfield e lord Salisbury da una parte ed il signor Waddington dall'altra poiché, quando le complicazioni tunisine consigliarono alla Francia di profittare di quegli impegni, il Governo liberale, in quel momento qui al potere, stimò di doverli rispettare. Sir Thomas si profferì però spontaneamente di far eseguire una ricerca negli archivii per ben precisare il punto storico sul fondamento dei documenti esistenti. Gradii l'offerta e la sera ricevetti da lui un biglietto così concepito: «Troverete la storia di ciò che occorse fra lord Salis bury ed il signor Waddington circa la Tunisia nei nn. l, 4 e 5 del piccolo Blue Book qui unito». Il Blue Book, così trasmessomi, è intitolato «Tunis n. l (1881) Correspondence respecting the affairs of Tunis -presented to both Houses of Parliament by command of Her Majesty 1881 ». Esso è qui allegato. Reca tomi dippoi a ringraziare questo sottosegretario di Stato del grazioso invio di quel documento, non lo trovai, a dir vero, francamente affermativo. quanto lo avrei voluto, nella sua risposta che non esistevano per la Tunisia altri impegni anglo-francesi fuor di quelli assai mal definiti che dalle precitate carte risultavano.

Pare a me tuttavia cosa certa e credo che ci illuderemmo nello credere diversamente, che se sovra le parole adoperate dal signor Waddington nel dispaccio 26 luglio 1878 lord Salisbury ha mantenuto le riserve espresse nella nota inglese del 7 agosto di quell'anno e confermate nel dispaccio 17 giugno 1880 del conte di Granville, nella sostanza fu la situazione determinatasi allora nei rapporti dell'Inghilterra con la Francia relativamente a Tunisi, che _costituì l'ostacolo alle intelligenze che altrimenti la comunanza di interessi nel Mediterraneo avrebbe certamente stabilito fra i Governi di Londra e di Roma.

Temo che si sia in passato preferito da parte nostra argomentare e speculare sovra le sibilline riserve, contenute nelle sovra indicate note di Salisbury e Granville relativamente alla posizione che l'Italia avrebbe potuto prendere in ordine alla Tunisia, riserve le quali tutto al più valevano ad attestare il nostro isolamento in questo affare, al prendere in esame la realtà della situazione.

Nei carteggi di un 'epoca assai più prossima all'attuale, il r. ministero non avrà fatica a trovare la prova della inutilità degli sforzi tàtti da me presso il Foreign Office per interessarlo a trovar modo d'impedire i lavori di Biserta. Con scappatoje da principio, poi con la esplicita dichiarazione di non avere il Gabinetto di Londra base nelle dichiarazioni francesi per muovere osservazioni circa quei lavori, si sono coloriti i ripetuti, espliciti rifiuti che le nostre entrature hanno incontrato presso il Governo britannico.

Ingannerei il Governo del mio Paese se io gli lasciassi anche momentaneamente supporre che il movimento di opinione che forza la mano al partito che sta al potere nella questione degli armamenti marittimi, abbia siffattamente modificato la situazione che una nostra nuova azione, tendente ad impegnarlo ad agire per opporsi alla prosecuzione dei lavori di Biserta, troverebbe oggi una più favorevole accoglienza.

E qui ritorna naturalmente la domanda che V.E. mi ha fatto l'onore d'indirizzarmi in riguardo alla possibilità di mettere in piena luce le cose come stanno per impedire le illusioni della pubblica opinione italiana. La mia opinione è questa. L'Italia per ragioni d'interesse generale ed in vista anche della posizione che le importa avere di fronte ai suoi propri alleati, deve evitare tutto ciò che può mettere in evidenza che nei suoi rapporti con l'Inghilterra non esistono la intimità e la solidità che altri potrebbe supporre. È questo uno dei casi nei quali la parvenza stessa ha pure valore. Non vedrei modo di disingannare l'opinione pubblica italiana circa l'appoggio che da noi si può con sicurezza attendere dall'Inghilterra nella questione di Tunisi o di Biserta, altrimenti che producendo nel sentimento del Paese uno sconforto che alienerebbe le simpatie dalla politica che nella comunanza degli interessi mediterranei dell'Italia e dell'Inghilterra e nella irresistibile forza delle cose che le due Nazioni associerebbe in certe circostanze, è abbastanza solidamente fondata.

Importa certamente che il Governo di Sua Maestà non s'illuda. Dal canto mio non ho mai cessato di dirgli con scrupolosa coscienza la verità di quello che osservo anche quando questa può non far piacere né recar soddisfazione. Ma nel caso presente non stimerei cosa opportuna il far nascere nel pubblico italiano una sfiducia nella politica che a parer mio c'importa ognor più d'imperniare nell'intimità delle nostre relazioni con la Gran Bretagna.

Per altra parte gioverà non perdere di vista che, se oggi ancora una nostra azione per incitare l'Inghilterra ad opporsi alla erezione di qualche batteria a Biserta, non troverebbe qui miglior accoglienza di quella ottenuta in passato, il risveglio del sentimento di questa Nazione di fronte al pericolo di perdere la supremazia del mare, è un fatto notevolissimo che potrebbe produrre a non troppo lontana scadenza mutamenti importanti dei quali potrebbero forse avvantaggiarsi gli interessi dell'Italia.

Suscitare in questo momento lo scoraggiamento naturale che segue i disinganni, col porre, rivangando nel passato, davanti il Paese una situazione che presentemente non è ancora abbastanza soddisfacente ma che potrebbe entro non lungo periodo

di tempo tramutarsi m meglio, non raggiungerebbe, a mio avviso, alcun intento politico e potrebbe allontanarci anzi dagli scopi che vorremmo raggiungere.

183 3 Cfr. n. 167.

184

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 816. Londra, 20 marzo 1894, ore 20,23 (per. ore 21,25 ).

Accordo franco-tedesco pubblicato Deutsche Colonia/ Blatte extra numero 16 marzo 1, consta di un protocollo quattro febbrajo e di un annesso quindici marzo, firmato Berlino. Linea parte dall'intersezione col 15 est Greenwich dell'antica frontiera 1885 costituita da un parallelo e va al Tchad con una spezzata i cui lati principali sono 15 est Greenwich 10 latitudine nord e quindi thalweg Shari. Accordo non menziona Wadai Baghirmi e hinterland tripolino, ma di fatto essi e sponde Tchad da foce Shari girando fino a Barruva rimangono Francia. Sir Percy Anderson, cui Silvestrelli accennò privatamente tali conseguenze, si riferì alle riserve fatte dall'Inghilterra per Darfur e Cordofan e a quelle 5 agosto 1890 circa diritti eventuali Sublime Porta a sud Tripolitania, espresse dubbio Francia possa tener così vasto territorio. Impressione riportata Silvestrelli è che Inghilterra non vuole immischiarsi questioni suddette 2 .

185

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 819. Petropolis, 20 marzo 1894, ore ... 2 (per. ore 22,25).

Governo brasiliano lasciò partire le navi da guerra portoghesi colla condizione che i rifugiati rimangano [a bordo] fino a che non sarà risoluta questione fra i due Governi.

2 Con R. riservato 18 del 20 marzo Silvestrelli riferiva sul colloquio avuto con sir Percy Anderson e affermava: la Francia «è riuscita a collegare il Congo francese coi suoi possedimenti dell'Africa settentrionale ... L'Inghilterra non desidera di rompere le sue relazioni colla Francia: e finché non sia toccata nelle sue corde sensibili, non si metterà a cimento di fare la guerra. In tale stato di cose noi non potremo sperare d'intenderei seriamente cogli inglesi per mettere un argine all'espansione della Francia, finché questa Potenza non cominci a creare serii imbarazzi in Egitto al Governo di Londra. Quella sola può essere una corda sensibile, non di certo l'hinterland tripolino, il Wadai e le rive del Tchad». 185 1 Ed. in LV 84, p. 37.

2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

184 1 Risponde al n. 178, nota l.

186

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 425/171. Berlino, 20 marzo 1894 (per. il 23).

S.M. l'Imperatore è partito stamane per Abbazia, ove si tratterrà fino alla metà di aprile, dovendo a quell'epoca recarsi a Coburgo per assistere al matrimonio della principessa Vittoria col granduca d'Assia.

Colla partenza dell'imperatore, rientra un po' di calma in questa capitale, ove la sua presenza, la sua febbrile attività tiene tutti e tutto un po' in agitazione.

In questi ultimi giorni, specialmente, Sua Maestà, sia perché alla vigilia di una assenza piuttosto lunga, sia perché era messo in particolare buona disposizione d'animo dalla conclusione del trattato di commercio colla Russia, fu in continuo moto, passando da una colazione con deputati al Kaiserhof, ad una conferenza col cancelliere; da una visita all'ambasciatrice di Russia, alla distribuzione di speciali copri-capi al reggimento dei granatieri della guardia; recandosi personalmente a rimettere qua e là onorificenze accordate; invitandosi a pranzo all'ambasciata di Russia per festeggiare la ripresa delle relazioni commerciali, e terminando ieri con un allarme generale dato alla guarnigione di Berlino, con successiva esercitazione di combattimento diretta da lui personalmente, e terminata solo a notte inoltrata.

Vi è certo, se mi è lecito dirlo, qualche cosa di esagerato nella condotta di S.M. l'Imperatore; se il suo intervento personale in tutto può avere degli inconvenienti, ha pure dei vantaggi, tanto più che, se in apparenza Sua Maestà oltrepassa talvolta la misura, egli ha sempre un concetto esatto dello scopo che vuoi raggiungere, e Io raggiunge.

Così possono parere esagerate le dimostrazioni di gioia, le avances fatte alla Russia in questi ultimi tempi; ma, (e Io so da buona fonte) Sua Maestà non s'illude che possano col trattato di commercio testè concluso, mutarsi ipso facto le relazioni politiche tra Russia e Germania. Egli non ignora che lo czar nutre simpatie per la Francia, e queste simpatie si esplicherebbero con fatti se domani la Francia mutasse in Monarchia il suo attuale Governo repubblicano, e ciò, malgrado tutti i trattati commerciali colla Germania.

Ma a Sua Maestà preme controbilanciare questa simpatia dimostrando allo czar ch'egli (Guglielmo) non è animato da sentimenti ostili verso la Russia, ch'egli è arbitro della politica del suo Paese, e che a lui devesi se fu vinta la opposizione al recente trattato commerciale destinato a migliorare le relazioni politiche.

Per la pace d'Europa, per allentare i legami fra Francia e Russia, occorre, così pensa Sua Maestà, mantener salda la Triplice Alleanza, ma, in pari tempo, dimostrare alla Russia che la Germania non nutre alcun sentimento ostile verso di essa.

Sulla saldezza della Triplice Alleanza, egli non dubita, come non dubita che passeggere siano le nubi che passano sulla nostra povera Italia; nubi ch'egli spera sapranno il senno del re, e l'energia del suo Governo presto dissipare 1•

186 1 Riferendo con R. 99/61 del 21 marzo sui commenti dei giornali russi al trattato di commercio con la Germania voluto da Guglielmo II Marochetti aggiungeva: «Si rende pur omaggio all'accortezza diplomatica del conte di Caprivi che si sottomette con perseveranza alla savia politica del suo sovrano

187

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 283/151. Londra, 20 marzo 1894 (per. il 25).

L'ultimo mio rapporto relativo al negoziato per la delimitazione delle zone d'influenza italiana ed inglese verso il possedimento britannico di Berbera-Zeila porta la data del 15 febbraio ultimo 1 . Esso conchiudeva con la dichiarazione mia che avrei messo ogni cura per condurre a termine quella trattativa, ma che non avrei osato lasciar prevedere che la medesima potesse essere conchiusa nel senso da noi preferito, entro un termine breve.

Il 17 febbraio, l'E.V. mi annunziò 2 che quella sera stessa il signor cav. Silvestrelli, capo della sezione degli affari di Africa nel Gabinetto degli affari esteri, partiva per Londra. Egli mi avrebbe recato istruzioni di V.E. e forniti schiarimenti cooperando con me per condurre innanzi gli affari connessi con gli interessi nostri in Africa. Ella giustamente riteneva, signor ministro, che una pronta soluzione della questione di delimitazione delle rispettive sfere d'influenza riuscirebbe a prova di reciproca fiducia, ed ella mi faceva sapere essere il nostro Governo dispostissimo a non creare difficoltà di sorta, ed anzi a porre ogni cosa sovra una base di assoluta comunanza d'interesse per quella questione.

Il dì 21 febbraio fui ricevuto da lord Rosebery ed ebbi con lui una conversazione circa il negoziato di delimitazione 3 . Egli mi avvisò, fin dalle prime sue parole, che l'India Office non dimostravasi inclinato ad abbandonare Zeila. Sua Signoria notava che la nostra domanda di occupare quella località, non gli sembrava in armonia con lo stato delle trattative al punto in cui queste si trovavano condotte dalla presentazione per parte dell'Inghilterra delle modificazioni da essa desiderate nella linea da noi proposta in origine. Le spiegazioni verbali, dal cav. Silvestrelli fornitemi diggià a quella data, mi permisero di far comprendere a lord Rosebery che la consegna a sir C. Ford del memoriale contenente la nostra proposta alternativa 4, era stata anteriore all'arrivo a Roma della proposizione inglese contenuta nella nota del Foreign Office delli 29 dicembre 1893 5 . Appunto perché alternativa, la nostra proposizione non escludeva la continuazione dello studio di una linea che tenesse nel debito conto l'interesse italiano di possedere le strade principali che dal sud vanno verso l'Harar e lo Scioa. La nostra preferenza era però per l'altra combinazione nella quale, acquistando noi l'accesso per Zeila verso quella regione, perdevano manifestamente di valore agli occhi nostri le strade anzidette. Lord Rosebery ascoltò senza osservazioni queste cose e mi disse che avrebbe giovato

e l'oppongono a quella del principe di Bismarck il quale, coll'assoggettare Guglielmo II alla propria ostinazione lo condusse alla Triplice Alleanza!». 187 1 R. riservato 187/94. non pubblicato.

2 T. 436, non pubblicato.

' Cfr. n. 150.

4 Cfr. in proposito il n. 74.

Cfr. n. 8 L nota l.

a troncare gli indugi, che da me gli fosse rimesso, nella forma che avrei preferito, ufficiale od officiosa, un breve appunto scritto che indicasse i termini della nostra proposta alternativa. Quella sera telegrafai a V.E. che avrei accondisceso al desiderio espressomi da questo signor ministro, salvo ordine in contrario del R. Governo, e nel tempo stesso le feci conoscere che avrei avuto in vista di condurre le cose in guisa da evitare possibilmente che risultasse da atti ufficiali che Zeila ci veniva rifiutata. A tal fine, avendo io saputo negli uffizi del ministero che già si preparava una nota di risposta alla comunicazione del memoriale rimesso a sir C. Ford e che tale nota avrebbe contenuto il rifiuto di cedere Zeila, mi adoperai senza indugio per evitare che quella risposta avesse corso e perché si accettasse di continuare le trattative verbalmente, per mezzo di delegati, sovra la base che sarebbe per risultare dall'appunto scritto da lord Rosebery domandatomi.

Unisco a questo rapporto copia di quest'ultimo scritto 6 che rimisi brevi manu al sotto-segretario di Stato pennanente interessandolo a metterlo senza ritardo sotto gli occhi del ministro ed a promuoverne le decisioni.

Il 2 marzo lord Rosebery mi ha notificato con lettera ufficiale che, essendosi egli messo in comunicazione con il suo collega delle Indie in ordine alla mia proposta di tenere per questo negoziato una non formale riunione di delegati, questa avrebbe potuto aver luogo il 7 di marzo al Foreign Office, e che se io vi intervenissi insieme al signor cav. Silvestrelli, si sarebbero trovati a trattare con noi oltre a sir Th. Sanderson, sir Stewart Bayley, segretario politico presso l'India Office, ed un uffiziale specialmente cognito della contrada di cui si sarebbe dovuto trattare.

Ci recammo infatti il cav. Silvestrelli ed io al Foreign Office il giorno indicato e vi trovammo riuniti, oltre ai due sovranominati alti funzionari, l'assistente del segretario politico dell'India Office ed il capitano H. G. C. Swayne, il quale è noto al r. ministero per i viaggi di esplorazione del paese limitrofo allo Harar ed allo Scioa verso il sud.

La lettera di lord Rosebery dciii 2 marzo contiene, circa la base della discussione che noi dovevamo avere, la seguente espressione: «Il Governo di Sua Maestà è volonteroso (are willing) che la non formale discussione abbia luogo sovra la base alternativa proposta nel memorandum dciii 23 febbraio». Ma fin dal primo scambio di idee fra i delegati, risultò chiaramente che quelli dell'India Office e del Foreign Office aveano soltanto istruzioni di prendere in esame le variazioni che noi avremmo proposto d'introdurre alla linea inglese contemplata nella nota britannica delli 29 dicembre 1893. A più riprese e di mano in mano che si affacciavano le difficoltà pratiche di una delimitazione ugualmente soddisfacente per le due parti nella zona dei Rer Alì, abbiamo messo innanzi il vantaggio reciproco che si sarebbe potuto ottenere prendendo a base l'abbandono di Zeila all'Italia e della penisola dei migertini all'Inghilterra. Ma ogni volta più si palesò l'impossibilità di far accettare questa base di trattativa. Spiegarono molta insistenza i delegati dell'India Office in un ordine di obbiezioni tratte dalle pretensioni accampate dall'imperatore Menelik sovra i territorj delle tribù che l'Italia vorrebbe conservare nella sua zona d'influenza e che ora, al dire di quei delegati, si trovano

sotto una specie di protettorato inglese. Le razzìe degli abissini in quei territorj sono colorite con un preteso diritto dell'imperatore etiopico sovra quelle regioni. Il giorno in cui questi sapesse che i territorj anzidetti sono definitivamente assegnati all'Italia, forse in lui cesserebbe ogni ritegno per invaderli e taglieggiarli, e così le razzìe verrebbero anche nei paesi più vicini alla costa con pregiudizio del traffico del bestiame negli scali marittimi, indispensabile al vettovagliamento di Aden. Insistentemente ci fu domandato quale sicurezza noi avremmo potuto offrire in proposito che le pretensioni comunicate alcuni anni or sono da Menelik a tutti i Governi non si risveglierebbero e non creerebbero difficoltà che attualmente non esistono? Fu da noi risposto con le considerazioni che emergono dalla condizione speciale nella quale si trovano i paesi compresi nella zona d'influenza di qualunque Stato europeo. Non ne nasceva per lo Stato medesimo alcun dovere positivo verso gli altri e le obbligazioni che ne risultavano erano d'indole negativa. I territorj dei quali i delegati inglesi oggi si preoccupavano, erano stati esposti fin qui alle incursioni degli abissini e l'Inghilterra non li avea difesi più di quello che noi avremmo potuto fare. Se a questo interesse si voleva dare tutta l'importanza attribuitagli in questa fase della trattativa, meglio era adottare per essa l'altra base, poiché quando l'Italia avesse avuto in mano sua la strada di Zeila, avrebbe certamente potuto far sentire la sua influenza in modo più efficace sovra l'Etiopia. Ma, sovra questo terreno non seguendoci i delegati britannici, si venne in ultimo alla conclusione che questi prenderebbero in esame le variazioni desiderate dall'Italia da introdursi nella linea inglese della nota 29 dicembre e darebbero in altro giorno la loro risposta. In vista di ciò noi avevamo preparato uno schema di accordo che, seduta stante, abbiamo consegnato a sir Th. Sanderson. Qui unito

V.E. ne troverà una copia stampata per uso interno del Foreign Office, che da questo sotto-segretario di Stato mi fu rimessa in doppio esemplare.

Il capitano Swayne fu incaricato di predisporre una relazione circa ciò che da questa discussione era risultato. Egli si era dimostrato nel dibattimento accanito sostenitore della necessità per l'Inghilterra di conservare per sé i territorj da noi voluti nella regione dei Rer Alì. Non si poteva pertanto prevedere che tale rapporto sarebbe steso in un senso favorevole alle nostre domande. Seppi infatti che una relazione in senso contrario alle medesime fu presentata all'on. Fowler succeduto a lord Kimberley nel Ministero delle Indie.

La ricomposizione del Gabinetto, awenuta in seguito al ritiro del signor Gladstone dagli affari, ed il mutamento dei titolari dei Ministeri degli esteri e dell'India, oltre ad aver cagionato ritardi in queste trattative, avranno un'altra sfavorevole conseguenza. Lord Kimberley, con il quale avrò ormai da proseguire il negoziato, arriva al Foreign Office imbevuto di tutte le resistenze che negli uffizi dell'India hanno finora incontrato le nostre proposte, né forse ora potremmo contare per vincerle sovra il desiderio che più volte si palesò in lord Rosebery, di troncare le difficoltà tecniche in vista dell'interesse politico di giungere a soddisfacente conclusione.

Debbo abboccarmi domani con il nuovo ministro degli affari esteri e, dopo il colloquio che avrò con lui sovra questo affare, potrò farmi un concetto più preciso dello stato in cui esso presentemente si trova.

Fin qui se le pratiche non riuscirono ad esito completamente favorevole, nulla fu nel corso di esse pregiudicato. La nota del 3 marzo di lord Rosebery, della quale è qui unito il testo, accetta la base alternativa e così non soltanto non esclude

la previsione dell'abbandono di Zeila, ma lascia anche aperta la via ad eventuale ripresa di trattativa in epoca più opportuna. Non è certamente questo un successo importante; ma di fronte al pericolo imminente di un reciso rifiuto, era il più che da me si potesse qui ottenere.

ALLEGATO

DRAFT AGREEMENT COMMUNICATED BY COUNT TORNIELLI, MARCH 7, 1894

Afin de compléter la délimitation des sphères d'influence entre l' Angleterre et l'Italie dans I'Afrique orientale, qui a formé l'objet des protocoles signés à Rome le 24 mars et le 16 avril 1891, !es soussignés ... autorisés par leurs Gouvernements respectifs, sont convenus de ce qui suit:

l. La limite des sphères d'influence de J'Italie et de I'Angleterre dans !es régions du golfe d'Aden, est constituée par une ligne qui, partant de Gildessa et se dirigeant vers le 8e latitude nord, contourne la frontière nord-est des territoires des tribus Girrhi, Bertiri, et Rer Alì, en laissant à sa droite les villages de Gildessa, Darmi, Giggiga, et Milmil. Arrivée au 8e Jatitude nord la ligne s'identifie avec ce parallèle, jusqu'à son intersection avec le 48e est Greenwich. Elle se dirige ensuite à l'intersection du 9c Jatitude nord avec le 49e est Greenwich pour aboutir à la mer le long de ce méridien.

2. -Les deux Gouvernements s'engagent de se conformer, dans les régions du protectorat britannique et dans celle de l'Ogaden, en faveur aussi bien des sujets et protégés italiens et anglais que d es tribus habitant ces territoires, aux stipulations de l'A etc général de Berlin et de la Déclaration de Bruxelles relatives à la liberté du commerce. 3. -Dans le port de Zeylah il y aura égalité de traitement entre !es sujets et protégés anglais et italiens dans tout ce qui a trait à leurs personnes, à leurs biens, et à l'exercice du commerce et de l'industrie.

187 6 Non si pubblicano gli allegati l e II, ma solo il III.

188

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 284/152. Londra, 20 marzo 1894 (per. il 25).

Restituisco qui uniti i quattro rapporti riservatissimi comunicatimi con dispaccio dell' 11 corrente relativi alle pratiche fatte in Egitto dal maggiore Sanminiatelli in vista di una cooperazione anglo-italiana contro i dervisci 1• In quei rapporti trovo la conferma di quanto mi era stato detto da lord Rosebery circa le disposizioni da lui date fino dal 17 febbraio per concertare uno scambio di informazioni d'indole militare fra il comando di Massaua e quello di Suakin. Istruzioni erano state in quella data impartite a lord Cromer. Ne diedi notizia a V.E. con il mio telegramma del 22 di

quel passato mese 2 . Il dì innanzi io avea avuto con Sua Signoria un colloquio nel quale io avea accennato al pericolo comune creato a noi ed agli anglo-egiziani dalla preparazione di guerra alla quale i dervisci attendevano presentemente a Kassala. L'intesa che fra l'Italia e l'Inghilterra si fosse stabilita in vista di una eventuale cooperazione delle loro forze, avrebbe raggiunto lo scopo di dare ad entrambi una perfetta sicurezza e di evitare all'uno come all'altro la necessità di provvedere a maggiori armamenti. Lord Rosebery, appena io ebbi enunciato questo pensiero, m'interruppe osservando che l'Inghilterra teneva di fronte ai dervisci del Sudan posizioni puramente difensive. Ed io replicai che anche da parte nostra si aveano in vista scopi di semplice difesa. Ma appunto perché questa riuscisse più efficace e nel tempo stesso meno costosa, sarebbe stato importante che, nell'ipotesi forse non lontana di nuovi attacchi dei dervisci contro le nostre linee o contro quelle tenute dagli anglo-egiziani, la cooperazione delle forze difensive fosse preordinata. Era mestieri considerare che né da parte nostra, né da parte degli inglesi si disponeva di forze numericamente uguali a quelle che già si erano concentrate a Kassala.

Udì queste cose lord Rosebery e, quando ebbi finito di esporle, mi disse non esser egli in grado di apprezzare con competenza delle considerazioni d'indole militare. Ne prendeva nota e ne avrebbe affidato l'esame alle autorità militari riservandosi di farmi conoscere l'esito del medesimo.

Avendomi dippoi V.E. notificato che da Sanminiatelli le perveniva la notizia che il sirdar era in procinto di partire per Suakin, risposi 3 al telegramma che portava la data del 25 febbraio 4 , doversi, a parer mio, scorgere in quel viaggio la esecuzione della promessa a me fatta qui di far esaminare le cose dalle autorità militari. Importava ormai aspettare di conoscere il rapporto che da queste sarebbe fatto.

Nell'ultima visita che feci a lord Rosebery prima che questi cedesse l'ufficio suo a lord Kimberley, Sua Signoria mi avea detto aver avuto notizia dall'Egitto che il maggiore Sanminiatelli era colà giunto e che era entrato in trattative per un'azione militare comune contro i dervisci. Però lord Cromer non avea ancora mandato un rapporto a questo riguardo 5 . Feci osservare a Sua Signoria che le spiegazioni d'indole militare che il nostro uffiziale avrebbe potuto fornire alle autorità inglesi in Egitto, avrebbero potuto agevolare l'intesa che il mio Governo avrebbe desiderato si stabilisse e che avrebbe corrisposto esattamente alla comunanza d'interessi e di vedute dell'Italia e dell'Inghilterra in quel Paese.

Apparisce dai rapporti favoritimi e che restituisco, aver il maggior Sanminiatelli trovato al Cairo molta disposizione dell'elemento militare ad intraprendere una campagna verso il Sudan e una ferma resistenza di lord Cromer a lasciarsi impegnare in quella direzione. Non è questa una situazione nuova, né ignorata certamente a Londra dove io ne sentii ripetutamente parlare. Fin qui però l'autorità di lord Cromer prevalse, né vi sono in questo momento previsioni che facciano credere ad un prossimo cambiamento in questo stato di cose.

Pare d'altronde a me che nella presente condizione del Gabinetto Rosebery, con alle viste le elezioni generali, non sia prevedibile che, senza esservi strascinati da

Cfr. n. 156.

Cfr. n. 154.

Cfr. n. 161.

necessità assoluta di cose, i ministri inglesi vogliano abbandonare il contegno fin qui mantenuto per gli affari del Sudan. Né forse a noi stessi converrebbe che la questione di tal mutamento venisse al presente in discussione sicché la medesima dovesse far parte dei programmi di partito poiché ne potrebbe derivare pregiudizio per l'avvenire.

V.E. nel suo telegramma del 14 marzo 6 mi ha fatto osservare che non si debbono provocare occasioni, ma cogliere quelle che si presentassero per stabilire sovra sicure basi l'armonia che importa sia creata e mantenuta fra l'Italia e l'Inghilterra nelle questioni africane. In questo momento pare a me che qui nulla si possa fare in più di quanto fin qui si è venuto esplicando. Occasione immediata di accordi speciali non apparisce dalle ultime informazioni relative ai preparativi dei dervisci. Ho saputo che il Ministero della guerra di qui ha consigliato al Foreign Office di consultare principalmente le autorità militari in Egitto. Tutto ciò pare sia stato fatto e ne risulterebbe intanto che la previsione di un'azione concertata con l'Italia non è in massima respinta.

188 1 Cfr. nn. 148, !57 e nota 3 allo stesso.

188 2 Cfr. n. 151.

189

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Londra, 20 marzo 1894.

La cessazione dei viaggi periodici dei corrieri mi tolse l'occasione di rispondere prima d'oggi alla tua lettera particolare del 14 febbrajo 1 portatami da Silvestrelli insieme alle interessanti memorie che mi mandasti per mio uso personale. Ne risultano certamente le non poche né lievi oscillazioni della politica del nostro Governo le quali di certo non poterono giovare a fortificare le basi di una fiducia completa degli inglesi nell'Italia. La fiducia che ci è necessario inspirare nell'Inghilterra viene purtroppo scossa, atteso anche il carattere di questa Nazione, tutte le volte che ci troviamo ad attraversare i suoi interessi. Fortunatamente, nelle quistioni grosse, divergenze assolute non si scorgono e nelle minori vi è facile mezzo di conciliare le cose. Rosebery ha capito assai meglio di Salisbury la posizione dell'Italia a fianco dell'Inghilterra. Quest'ultimo ci considerò sempre come un satellite della Germania. Disgraziatamente la solidità del Gabinetto Rosebery è problematica e tale è pure l'esito delle elezioni generali che a tutti sembrano inevitabili appena saranno, in quest'ultima parte della sessione, votati i sussidi. Il concetto di essere anello di congiunzione fra l'Inghilterra e la Germania importerebbe per l'Italia di poter avere a fianco dell'Inghilterra una posizione che a Berlino riuscirebbe forse più gradita in parole che nell'intimo del pensiero. Dico ciò perché il Gabinetto tedesco è per indole sua sospettoso ed accorto abbastanza per comprendere che se l'Italia e l'Inghilterra fossero intimamente unite, con la loro preponderanza bisognerebbe contare. Saranno più di 450 milioni di franchi che l'Inghilterra spenderà

quest'anno nel suo bilancio della guerra e nelle spese della marina vi sarà per il futuro esercizio un aumento di oltre 75 milioni. Eppure qui si sente che se molto si può fare con il denaro per il materiale, non tutto ugualmente si può creare per i porti, le stazioni ed il personale. Questo sentimento fa rivolgere gli occhi verso di noi e ne dobbiamo tener conto sovra tutto perché questa è una situazione nuova della quale dovremmo profittare. Tieni d'occhio però la necessità che con le mosse nostre non si risvegli l'invidia di Berlino che ci nuocerebbe assai in questa fase. Per questo riguardo sarebbe desiderabile per noi la continuazione di Rosebery al potere.

Comprendo perfettamente l'interesse che annetti alla intimità delle relazioni con l'Inghilterra; non credo che in questo tu possa avere collaboratore più convinto di me. La pratica che ormai ho acquistato nel trattare con gli inglesi mi fa credere con convinzione mia che qui bisogna, ancor più che altrove evitare gli equivoci e le furberie. Condurre una cosa alla volta in porto senza dimostrare soverchia premura, tale mi pare debba essere per ora l'intento. Se le occasioni si presenteranno, avremo così preparato il terreno per coglierle opportunamente.

Ti ringrazio di avermi mandato qui Silvestrelli. Vedrai dalla corrispondenza ufficiale che la sua presenza qui mi permise di sostituire alla trattativa scritta che ci avrebbe condotto ad un quasi sicuro rifiuto di Zeila, la discussione verbale che rese possibile riservare la questione per miglior momento. Il mutamento di titolare degli affari esteri, le complicazioni gravissime interne cagionate dalla ricomposizione del Gabinetto sono le cause della sospensione che ha sofferto lo svolgimento della trattativa di delimitazione. Vedrò di condurla a termine il più presto possibile. Capisco che al di sopra di tutto per importanza politica starebbe quella passeggiata nel Sudan di cui mi parli nell'altra tua lettera del 12 2 recatami dal corriere Marcone. Ma anche in questo affare non gioverebbe il mostrare fretta. Raccomando sovra tutto in Egitto di non mettere contro i nostri progetti l'autorità di Cromer. Avrai osservato nei rapporti ufficiali che la sua opinione è assolutamente prevalente a Londra. Anche nelle relazioni che ti mando oggi 3 noterai che Rosebery consulta le autorità militari, ma aspetta il rapporto di Cromer.

Sovra questo che tu chiami il porro unum necessarium non dubitare che tengo gli occhi aperti.

Troverai nel carteggio ufficiale il mio rapporto sovra Tunisi 4 con l'opinione mia che convenga al Governo di non farsi illusioni sovra la verità della situazione; ma non convenga mettere questa davanti al Paese nostro. Ora le batterie erette a Biserta potranno darti qualche seccatura alla Camera, ma se noi si dicesse al Paese: «badate che sugli inglesi non dobbiamo far conto per questo affare», il sentimento popolare nei suoi scatti, potrebbe attraversarci la via nella politica di intimità con l'Inghilterra che per interessi maggiori diventa invece necessaria.

Mi duole non poterti spedire oggi una relazione retrospettiva circa l'invito fattoci dall'Inghilterra di unirei a lei nel 1878 per gli affari di Turchia. Non ho documenti; soltanto qualche data e il resto procurerò rievocarlo nella memoria. La verità è però che quando fummo richiesti la politica interna ci impedì di accettare l'invito e che Depretis non ebbe il coraggio di trascurare le opposizioni che quella

Cfr. n. 188. 4 Cfr. n. 183.

politica incontrava. Invece di rispondere, abbandonò il potere. Non è facile, né lo potrei fare, ricostituire la storia di quel momento. Ebbi allora l'impressione, non la prova, che fossero state in giuoco influenze dal di fuori. Il certo è che non fu una pagina felice della nostra storia diplomatica.

188 6 Cfr. n. 171. 189 1 Non rinvenuta.

189 2 Non rinvenuta.

190

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 827. Londra, 21 marzo 1894, ore 20,08 (per. ore 22,10).

Ho domandato a lord Kimberley se avesse preso in considerazione le entrature da me fatte presso Rosebery per concertare la difesa comune contro i dervisci. Mi disse di avere veduto gli appunti della mia comunicazione in seguito alla quale era stata consultata l'autorità militare. Non era ancora pervenuto al Foreign Office un rapporto formale complessivo, ma egli aveva veduto in questi giorni relazioni parziali sfavorevoli al progetto di una operazione contro Cassala 2 .

191

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 829. Londra, 21 marzo 1894, ore 20,08 (per. ore 22,10).

Lord Kimberley non sembra annettere una sostanziale importanza al tracciato della linea di delimitazione. ma ne annette invece alla necessità per l'Inghilterra di avere relazioni di fatto ma dirette con Harar necessarie per le frequenti depredazioni

2 Si pubblica qui un passo del rapporto s.n. dello stesso 21 marzo con cui Sanminiatelli riferiva su due incontri del 20 con Kitchener e Wingate: «Nell'opinione del sirdar e del maggiore Wingate il tempo sarebbe favorevolissimo per un'avanzata. Avendo io detto che, a quanto mi risultava alla giornata. lord Cromer non avrebbe mai permesso tale avanzata, tanto l'uno che l'altro mi dissero ciò dover dipendere da ordini che Sua Signoria avrebbe ultimamente ricevuto da Londra, dove il Governo di lord Rosebery non si sente sicuro, tanto impacciato com'è in gravissime questioni interne, da poter mettere oggi nel suo programma la riconquista del Soudan all'Egitto: ma mi soggiunsero entrambi che, secondo il parer loro, ciò non tarderà molto ad essere ammesso o in forza del cambio di persone o in forza di avvenimenti che si produrranno e cui tanto il sirdar che Wingate non danno né lunga né remota scadenza». Cfr. anche quanto scriveva Baratieri a Mocenni in data Massaua 18 marzo: «In Cassala ho relazioni con negozianti ed anche con qualche capo inl1uente. Gli abitanti non ne possono più e desiderano l'intervento degli italiani. La catmia, setta religiosa la più comune nella Colonia, è con noi. La soluzione forse migliore sarebbe: marciare su Cassala e senza occuparla con ascari nostri. !asciarla alla banda dei Sabderat nominando emiro Alì Nurin. So che lord Cromer è contrario all'occupazione di Cassala da parte nostra ed io non oso aprire l'animo mio alla Consulta per timore di averne una risposta che mi renda poi impossibile qualsiasi azione. A mio modo di vedere un colpo su Cassala assicurerebbe per parecchi anni la frontiera occidentale della Colonia>>.

e sconfinamenti abissini a danno tribù dalle quali Inghilterra approvvigiona Aden. Lord Kimberley è impressionato dalla inefficacia della nostra influenza sopra Menelik e Makonnen. Egli protesta di non voler neppure lontanamente attentare ai nostri diritti riconosciuti dall'Inghilterra sopra Etiopia, ma vorrebbe che trovassimo un mezzo qualsiasi di conciliare tale nostra situazione di diritto con le necessità di fatto create agli interessi materiali dell'Inghilterra nei territorii fronteggianti l'Etiopia. Domani dopo mezzodì avremo una seconda conferenza di delegati per esaminare la linea. Benché la delimitazione costituisca una questione separata da quella dei rapporti inglesi con il Governo di Harar, tuttavia le due questioni sono manifestamente collegate nel pensiero di questo ministro. Sarebbe utile perciò che V.E. mi desse istruzioni prima della riunione di domani 1•

190 1 Ed. in CRISPI, La prima guerra d'Afi"im. cit., p. 281.

192

IL CAPO DELL'UFFICIO ERITREA E PROTETTORATI, SILVESTRELLL AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 19. Londra, 21 marzo 1894 (per. il 24).

A conferma di quanto ho avuto l'onore d'esporre a V.E. nei miei rapporti del 21 febbraio u.s. e del l o corrente, nn. l e 7 1 , mi pregio trasmetterle qui accluso un articolo comparso nel Graphic del 17 corrente, dove si chiama l'Italia <<l'alleato più potente e più utile» dell'Inghilterra nel Mediterraneo, e si danno le ragioni di tale asserzione, principalissima quella già da me accennata degli arsenali e dei porti militari da noi posseduti.

Io non so perché non vi si parli di Santo Stefano (presso il monte Argentario), dove era intenzione del R. Governo di eseguire opere importanti, che spero la politica delle economie non abbia rimandato a tempo troppo futuro. Giacché tutto ciò che ci rende forti nel Mediterraneo ci avvicina agli inglesi.

Se V.E. me ne darà l'autorizzazione, io potrò esporre in un rapporto confidenziale le mie opinioni personali sulla politica migliore da seguire coll'Inghilterra 2 : il tema è troppo importante perché io mi permetta d'affrontarlo di sola mia iniziativa. Frattanto però, come cosa strettamente connessa colla missione affidatami da V.E., non posso dispensarmi dal chiamare l'attenzione del r. ministero sulla convenienza:

l) di continuare i lavori di fortificazione nelle nostre principali posizioni marittime (Spezia, Maddalena, Porto S. Stefano, Messina, Taranto, Venezia);

2) di conservare a Londra l'addetto navale, giusta le insistenze fatte a tale riguardo dal conte Torniellj3, per non lasciar credere al pubblico e al Governo inglese che le nostre condizioni finanziarie ci costringono a rinunziare all'aspirazione di divenire una Potenza marittima formidabile;

192 1 Cfr. n. 159. Il R. l del 21 febbraio non è pubblicato.

2 Cfr. n. 213.

Cfr. n. 75.

3) di lasciar intendere a Londra con una politica seria, per quanto modesta, che saremo pronti ad appoggiare l'Inghilterra, sia diplomaticamente, e soprattutto materialmente, il giorno in cui la Francia o la Russia volessero toccarla nelle sue corde sensibili (Egitto, Costantinopoli, India, Afghanistan).

È mia convinzione, e chiedo venia a V.E. di dirlo, che in tal modo potremo riuscire a stringere legami solidi e duraturi con questo Paese, assai più che con una condiscendenza generale nelle questioni coloniali, considerate dagli inglesi di secondaria importanza, salvo il partito preso di far sempre e con tutti una politica d'opposizione sistematica allorquando, come spesso purtroppo coll'Italia, trovano il terreno propizio; mentre cedono e transigono senza rancore davanti ad una seria resistenza.

191 1 Per le istruzioni cfr. n. 193.

193

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 729. Roma, 22 marzo 1894, ore 2.

Non credo che le due questioni dei nostri rapporti con Menelik e della delimitazione debbano essere collegate 1 , anzi cerchi di evitare discussione. Con Menelik abbiamo dei diritti come sovrano dell'Etiopia. Non abbiamo ancora deciso quello che faremo per non trovarci d'accordo sopra alcune interpretazioni del Trattato di Uccialli, perché Menelik ha tenuto una condotta oscillante fra la conciliazione e l'opposizione. Nostra posizione in Massaua può darci molta forza anche al sud. Ma, ripeto, questa questione va separata dalla delimitazione, se questa è conforme alle ultime proposte inglesi ed alla nostra controproposta. Ella continui trattative.

194

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 731. Roma, 22 marzo 1894, ore 12,30.

Sarebbe deplorevole che trattative che avevano per scopo essenziale stabilire comunque coll'Inghilterra una solidarietà d'interessi ed eventualmente d'azione in Africa non giungessero che a constatare antagonismi di vicinato coloniale. Rammento trattarsi anzitutto d'interessi superiori relativi al Mediterraneo e alla difesa

nazionale. Laddove trovate difficoltà è meglio soprassedere che constatare opposizioni d'interessi 1 .

193 1 Risponde al n. 191.

195

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 841. Londra, 22 marzo 1894, ore 19,30 (per. ore 23,10).

Non vi è da temere che dalla trattativa attuale debba emergere differenza interessi tale da disturbare eventuale accordo per azione comune. Insistemmo oggi amichevolmente dalle due parti 1 riguardo a Milmil. Sottosegretario di Stato esteri propone, sotto riserva di approvazione dei ministri degli affari esteri e dell'India, che con scambio separato di note si accordi all'Inghilterra, fin che Italia non abbia stabilito controllo effettivo su tribù vicine Milmil, facoltà, eventualmente e limitatamente a quel territorio, di prendere misure puramente temporanee per assicurare osservanza clausole commerciali inchiuse nostro schema e mantenervi pace. Trattasi cosa di poca importanza; anche Silvestrelli prega vivamente V.E. acconsentire, in vista vantaggi che assicuraci delimitazione. I delegati non sollevarono oggi discussione circa rapporti Inghilterra con Harar. La proposta di cui sopra non diverrà formale che dopo accettazione dei ministri inglesi. Fin là sottosegretario di Stato non avrebbe voluto che proposta fosse da me comunicata a Roma.

196

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. S.N. Pietroburgo, 22 marzo 1894, ore 23,15 (per. ore 23,55 ).

A la suite du succès du traité de commerce, il s'est produit ici revirement incontestable sympathie pour Allemagne qui -je le sais -impressionne vivement Cabinet français au point que moment actuel me paraìtrait particulièrement bien choisi pour obtenir éventuellement à Paris concessions commerciales ou autres.

Per la risposta cfr. n. Risponde al n. 194. 195. 143
194 1 195 1
197

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 580/262. Parigi, 22 marzo 1894 (per. il 25).

Ringrazio V.E. di avermi riconfermato col suo dispaccio dell'Il corrente 1 le indicazioni e le istruzioni che durante l'ultimo mio soggiorno costì ella volle darmi verbalmente intorno alla tendenza della politica del R. Governo ne' suoi rapporti col Governo francese. Il mio proprio sentimento essendo assolutamente conforme a questa tendenza che mi sta a cuore di non lasciar qui disconoscere, gli sforzi miei ora come nel passato sono diretti con perseverante impegno a distruggere ogni ombra di diffidenza, ogni dubbio che sollevato e sfruttato nella stampa da interessi avversi ai nostri può propagarsi nei circoli parlamentari e governativi e trovare un'eco, come già avvenne, nelle stesse conversazioni del ministro degli affari esteri con me. Ho fede che l'E.V., rendendomi giustizia, non credette mai ch'io potessi riferirle simili conversazioni meno esattamente. ed era certo il mio più elementare dovere di non lasciargliele ignorare. Non credo d'altronde d'aver mai perduta la mia calma nel giudicare qualche frase del signor Casimir Périer da me in passato riferita e non ho, per parte mia, coscienza d'avere mai, né prima, né poi, temuti o segnalati «pericoli internazionali» diversi dai danni che il malvolere del Governo francese ci ha talvolta innegabilmente e poteva ancora arrecarci e che appunto V.E. saviamente si studia di evitare mediante un sincero accordo colla Francia. Per promuoverlo in ogni questione pratica e sul terreno dei fatti io nulla trascuro e mi felicito che, a giudizio di tutti, l'opinione pubblica turbata alcuni mesi addietro vada prendendo qui verso l'Italia e verso il R. Governo un migliore indirizzo in virtù del quale soltanto atti d'amicizia e di reciproco interesse possono con fiducia sperarsi.

La memoria che serbo delle categoriche dichiarazioni da lei costì fattemi e quanto ho qui sopra detto dev'esserle un sicuro pegno del linguaggio che ho qui sempre tenuto e delle risposte che ho più volte date al signor Casimir Périer e che sempre miravano a dimostrargli quanto era necessario di meglio informare l'opinione pubblica, di rassicurarla, e ad infondere in lui la convinzione assoluta che il Gabinetto presieduto da S.E. Crispi, inspirandosi al voto dell'intiero Paese e di tutta l'Europa, è e sarà un fermo sostegno della pace ed ha la fiducia che la Francia, riconoscendolo appieno, conformerà il suo atteggiamento verso l'Italia alla persuasione di avere e di dover conservare nel vicino Regno un ausiliario a pro' delle proprie aspirazioni di pace.

197 1 Cfr. n. 169.

198

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERL BLANC

R. RISERVATO CONFIDENZIALE 581/263. Parigi, 22 marzo 1894 (per. il 25).

L'E.V. mi chiedeva col suo dispaccio dell'Il corrente 1 di farle sapere tutto ciò che fosse giunto a mia conoscenza intorno ad una intesa intervenuta durante il Congresso di Berlino fra il signor Waddington ed i plenipotenziarii inglesi allo scopo di preparare l'occupazione ed il protettorato francese in Tunisia.

A vendo cessato dal mio servizio presso questa r. ambasciata nel giugno del 1878 ed avendolo ripreso appena nel luglio 1882, io non assistetti in Francia allo svolgimento degli affari di Tunisi, né potrei citare fatti speciali venuti qui a mia personale notizia che, più dei già conosciuti, valgano a dare una prova perentoria, irrefragabile della verità dell'asserzione addotta dal signor Waddington nella sua lettera agli elettori senatoriali del Dipartimento dell' Aisne «avere egli, mediante una stipulazione segreta coll'Inghilterra, ottenuto per la Francia libertà d'azione carte bianche a Tunisi, onde vi si poté stabilire più tardi il protettorato francese, senza che avvenisse alcun incidente europeo».

Ciò che in primo luogo devo osservare, si è che l'opera diplomatica del signor Waddington, morto pochi giorni dopo aver pubblicato la sua lettera, fu lodata in occasione dei suoi funerali nel discorso pronunziato da un membro del Gabinetto attuale, dal signor Spiiller, ora ministro dell'istruzione pubblica e già ministro degli affari esteri, fra altre colle seguenti parole:

«Discrètement, sans faire parade de son action, sans livrer le secret de négociations, dont d'autres, moins prévoyants et moins sages, auraient pu tirer avantage pour leur renommée personnelle, il sut tout préparer pour la protection définitive de nos possessions africaines par l'habile établissement du protectorat français dans la Régence de Tunis. L'histoire rendra à M. Waddington la part qui lui revient dans la fondation de ce grand établissement politique».

Nella stessa circostanza il signor Léon Say così si esprimeva presso il feretro del signor Waddington: «Il a préparé, avec une perspicacité remarquable et une adressse digne d'un diplomate de la vieille école le protectorat de la France en Tunisie».

Quantunque in queste due recenti ed autorevolissime attestazioni l'Inghilterra non sia nominata, esse costituirebbero pur sempre un'importante rivelazione di più, ove ciò fosse ancora necessario dopo la pubblicazione dei documenti presentati, se non erro, nel 1881 al Parlamento inglese, dopo alcuni molto rimarcati articoli apparsi nel 1878 e nel 1881 nel Times, e in ispecie dopo l'atteggiamento del Governo inglese alla vigilia, durante e dopo la spedizione di Tunisi. Mentre, essendo imminente l'occupazione di Tunisi, S.E. il generale Menabrea, incalzato dal R. Governo

stringeva giornalmente lord Granville affinché con nm SI concertasse o con noi agisse per impedirla, non poté mai ottenere che risposte incerte, dilatorie, evasive

o scoraggianti. Mi ricordo che con me un giorno lord Granville, per giustificarsi di non intervenire, si servì del singolare argomento «che l'Inghilterra non poteva osteggiare apertamente il sovrapporsi di una civiltà superiore alla barbarie». In quel tempo, anche l'ambasciatore di Francia a Londra, signor Challemel-Lacour, ora presidente del Senato, mostravasi tanto tranquillo circa l'impresa francese da non permettere un dubbio a chi conoscesse le condizioni d'allora della Francia rispetto alle altre Grandi Potenze, che essa non tentava una simile avventura senza essersi prima ben assicurate le spalle. La sola spinta od il solo consenso del principe di Bismarck non sarebbe bastato agli uomini di Stato francesi che allora ripetevano il timeo danaos per esporsi al rischio di trovare davanti a Tunisi la flotta inglese unita all'italiana ed alla turca, e d'impegnarsi in una guerra sulle coste africane, mentre non si sentiva sicura sui confini dell'est e senza un previo accordo anche coll'Inghilterra poteva temere un tranello. Vi era dunque fino dal primo momento da presumere che la Francia crasi assicurato da tempo il nulla osta del Gabinetto di S. Giacomo quando con pronta risoluzione ne venne agli atti. Che nella mente degli uomini di Stato inglesi la concessione fatta alla Francia per Tunisi implicasse fino da allora segreti disegni sull'Egitto è più che verosimile. D'altronde, il debolissimo appoggio che per la forma molto più che per la sostanza il R. Governo trovò presso il Gabinetto inglese ogniqualvolta, dopo l'occupazione di Tunisi, tentò di assicurarselo contro alcuni atti del protettorato, in ispecie contro le fortificazioni, deve apparire come una prova di più di una certa complicità iniziale dell'Inghilterra.

In quanto concerne i miei personali ricordi, citerò qui (e ciò soltanto onde rispondere nel miglior modo che per me si possa al quesito deii'E.V.) due fatti dei quali ebbi nel tempo informazione certissima. Mi rammento che il corrispondente parigino del Times, che durante il Congresso del 1878 crasi recato a Berlino ed aveva visto il principe di Bismarck, raccontò qualche anno dopo a me stesso che il principe, colla sua consueta franchezza, gli aveva detto d'aver offerto, già due anni prima, alla Francia d'andare a Tunisi ed all'Inghilterra d'andare in Egitto e «di disinteressarsi di Costantinopoli». (Le parole pronunziate alcuni anni dopo dal cance111iere nel Reichsrath, allorquando, discorrendo dei rapporti tra la Germania e la Russia, affermò che la Germania non aveva interessi diretti né nel Mediterraneo né a Costantinopoli, s'inspirarono evidentemente dalla stessa tendenza). Può essere lecito d'indurre da ciò che il principe, che aveva divisato di dare alla Francia un'occupazione ed un compenso a Tunisi, le appianò da honnète courtier la via presso lord Beaconsfield e lord Salisbury e facilitò l'opera, da lui stesso ideata, a Waddington.

Questi durante il Congresso (questo secondo fatto mi fu narrato da un intimo di Gambetta) informò il proprio Governo che la Germania e l'Inghilterra non si sarebbero opposte all'occupazione di Tunisi per parte della Francia. Dufaure, Freycinet e due altri ministri tennero dietro ciò consiglio con Gambetta, il quale allora recisamente si mostrò contrario ad accettare l'offerta «perché essa gli pareva implicare la rinunzia all'Alsazia Lorena e perché avrebbe inimicata l'Italia».

In conclusione, non dubito per parte mia della verità del fatto allegato in propria lode del signor Waddington nella sua lettera ed ho sempre pensato che il

R. Governo avesse dovuto, se non da informazioni precise e sicure, almeno dagli eventi succedutisi, trarre il convincimento che vi fu fino dal Congresso di Berlino una qualche intesa per Tunisi tra la Francia e l'Inghilterra, ma che con savia politica s'astenne da recriminazioni più pericolose che utili contro una Potenza che all'Italia deve pur sempre star a cuore di aversi amica e che forse un dì, in avvenire, potrà compensare in qualche misura il torto che lasciò farci a Tunisi.

198 1 Cfr. n. 168.

199

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. CONFIDENZIALE. Parigi, 22 marzo 1894.

Non volli dopo il mio ritorno a Parigi attediarla con lettere vuote e non le scrissi, ma agii indefessamente con anima, per secondare nel limite delle mie attribuzioni l'opera di pacificazione ch'ella sì magistralmente va compiendo all'interno e che deve anche nei rapporti con questo Paese produrre i risultati ai quali mira la sua politica. Non v'è dubbio che l'orizzonte qui, verso il confine italiano, si rischiara a poco a poco, che v'è intransigenza molto minore e che si comincia a renderle giustizia, l'ingiustizia in fondo non essendo mai consistita che nei timori che in diverse circostanze il suo patriottismo ed il suo valore ispiravano. Fu un buon sintomo anche il modo con cui le due Camere votarono l'accordo monetario. In altri tempi sarebbe bastata l'idea che ciò potesse giovare all'Italia per suscitare proteste.

Già un paio di volte, in conversazioni puramente confidenziali col signor Casimir-Périer, esprimendogli il voto che si potesse qui darci qualche prova di buon volere lo condussi a parlarmi per il primo dei rapporti commerciali. La sua personale influenza sulla Camera è grande, e le sue intenzioni sono buone. Ne ho la prova anche dal fatto che in un recente convegno coi ministri delle finanze, del commercio e dell'agricoltura, egli accampò la questione se fosse possibile di trovare una maggioranza in caso d'accordi con noi, almeno parziali, sulla base della tariffa minima. Senza parlarmi di questo convegno, egli ieri mi disse che non si fiderebbe di presentare alla Camera un accordo con noi, se non fosse preceduto un accordo più facilmente accettabile con altra Potenza (la Svizzera), e che rispetto a noi una insormontabile difficoltà verrebbe sempre dai vini, giacché coll'eccesso della presente produzione nel mezzogiorno della Francia tutti i viticoltori si alzerebbero come un solo uomo contro il ministro che proponesse di riaprire più larghe le porte della concorrenza italiana.

Gli risposi che forse a questo punto, abbassando pure alquanto la tariffa massima, potrebbe esservi modo d'intendersi mediante altri compensi. A questo proposito

V.E. stimerà senza dubbio utile, come lo chiesi costì al conte Antonelli, di far studiare in confronto della tariffa minima francese le concessioni da noi offribili nell'eventualità

di una futura trattativa. A me, ora per allora, gioverebbe d'essere informato delle intenzioni del R. Governo e del limite delle possibili sue concessioni.

Il signor Casimir-Périer, che ha agito in un senso conciliante verso di noi sopra una buona parte della stampa, mi disse d'avere visti personalmente otto direttori a tal fine e m'espresse il suo compiacimento per il linguaggio che ora tien verso la Francia la stampa italiana. A ciò il Quai d'Orsay bada molto.

*Quel brav'uomo ch'era il povero Lauzières e di cui ella già conobbe la morte s'estinse placidissimamente nella casa di ricovero di Galignani. L'ultimo giorno della sua vita fu uno de' suoi migliori, era stato da mane a sera allegro e contento e alle 11 si addormentò per non più ridestarsi.

Ignoro da chi sia venuto all'Indépendance Beige il qui unito telegramma; ma mi duole ch'esso mi dica in disaccordo con lei e ciò anche nuocerebbe alla mia azione. Non merito la calunnia; ella vedrà se giovi cancellarla 2 .

Con voti sempre ugualmente cordiali per la sua salute e per il successo della patriotica ed alta sua opera ... * 3 .

199 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi; ed .. con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, Questioni internazionali, cit., pp. 166-167.

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

T. 743. Roma, 23 marzo 1894, ore 16,55.

Attribuiscono in Madrid a lei linguaggio affermativo circa esistenza di un patto tra noi Spagna e Inghilterra per gli affari del Marocco 1• È superfluo ch'io le ricordi non esistere patti, bensì secondo noi comunanza interessi obbiettivi sulla quale regoliamo nostra condotta indipendente 2 .

3 Si pubblicano due brani della lettera personale di Ressman a Crispi del 26 aprile (ed. in CRISPI, Questioni interna::;ionali, cit., pp. 167-169): <<Malgrado l'atteggiamento preso da questa miserabile stampa nella questione economica dopo il viaggio del re a Venezia e dopo la delusa speranza di vederci ridurre l'esercito, malgrado le dichiarazioni mezze negative e mezze dilatorie fattemi da Casimir-Périer, io non rinuncio alla speranza di approdare ad un accordo commerciale quando le nostre più gravi questioni interne saranno regolate. Abbiamo nel Consiglio qualche ministro favorevolissimo, e più di tutti Burdeau ... Intanto spinge attivamente ad un'intesa anche Rouvier, che de' suoi convegni con Ici riportò qui la migliore e la più utile impressione. Oltre ai protezionisti arrabbiati ed agli chauvins, abbiamo da lottare anche contro ogni specie d'intrighi stranieri, d'ordine politico e d'ordine economico. Gli svizzeri e gli spagnuoli tengono l'orecchio alle porte. Bisognerà dunque, venuta l'ora, fare presto e segretamente e fino a tanto che venga mi augurerei che la nostra stampa, la quale già abbastanza accentuò il voto del nostro Paese e le buone disposizioni del nostro Governo, serbasse un prudente e dignitoso silenzio. M'illudo forse persistendo a credere alla possibilità d'una non lontanissima intesa; ma so quanto facilmente qui si passa dal bianco al nero c l'ardente mio desiderio di mettere questa vittoria al suo attivo mi mostra gli ostacoli meno insormontabili che taluno non creda>>. 200 1 L. personale riservata di Maffei del 20 marzo. non pubbllicata.

è Questo telegramma fu comunicato in pari data all'ambasciata a Madrid con T. 742 e a quella a Londra con dispaccio in cifra. Per la risposta di Cantagalli cfr. il n. 201. Cfr. anche il n. 370.

199 2 L'articolo parlava di voci di prossimo richiamo di Ressman da Parigi per non aver del tutto soddisfatto Crispi. Crispi rispose col seguente T. del 25 marzo: «Potete smentire il telegramma deiI'Indépendance Beige perché senza fondamento>>.

201

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 853. Tangeri, 24 marzo 1894, ore 11,55 (per. ore 15,18).

Non ho mai tenuto con chi si sia linguaggio attribuitomi 1 . Unica specie di patto che a me consta esistere fra le tre Potenze risulta dalla nota collettiva degli undici marzo 1887. Di questa non avrei certamente potuto parlare. Per ogni resto mio linguaggio e condotta furono sempre prudenti, inspirati concetti Governo del re riguardo Marocco ed alle chiare istruzioni di V.E. Mando rapporto 2 .

202

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 757. Roma, 24 marzo 1894, ore 18,10.

Senza compromettere nulla né prendere impegni informi per telegrafo se malgrado impossibilità nostra di far riduzioni per grani, petrolio e zucchero non sembrerebbe a V.E. opportuno qualche accordo di massima circa commercio, navigazione tra Italia e Russia 1 .

203

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 878. Pietroburgo, 26 marzo 1894, ore 16,20 (per. ore 18).

Ritengo non impossibile iniziare negoziati 1 , se noi disposti a facilitare su articoli russi, esclusi, ben inteso, quelli citati dall'E.V.; però offrirebbe maggiore probabilità riuscire qui gradito un accordo su larga scala entro limiti rispettiva legislazione per sorveglianza e scambio informazioni anarchiste. 2

2 R. 297/73 dello stesso 24 marzo, non pubblicato. 202 1 Per la risposta cfr. n. 203. 203 1 Risponde al n. 202.

2 Cfr. il n. 239.

20 l 1 Risponde al n. 200.

204

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. S.N. Pietroburgo, 26 marzo 1894, ore 20, 15 (per. ore 22,30).

Au Conseil de l'Empire russe theme choisi pour garantir approbation traité de commerce allemand a été l'avantage de la Russie de s'assurer dix années de paix e de « restreindre la France».

205

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 883. Vienna, 27 marzo 1894, ore 15,30 (per. ore 18,40).

Ho chiesto al conte Kalnoky come credeva si dovessero regolare i consoli esteri a Budapest all'occasione dei funerali di Kossuth domenica prossima. Mi disse che il Governo non essendovi rappresentato, i consoli esteri presso il Governo non dovrebbero intervenire. V.E. crederà senza dubbio conveniente impartire opportune istruzioni in proposito al r. console generale a Budapest al quale del resto parteciperò quanto sopra 1•

206

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI 1

T. 778. Roma, 27 marzo 1894, ore 16,30.

Appoggi con collega inglese proposta portoghese circa rifugiati su navi portoghesi 2 .

2 Si trattava della proposta di sbarcare in territorio portoghese gli insorti e di impedire il loro rientro in Brasile. Cfr. L V 84, p. 43.

205 1 Cfr. n. 210. 206 1 Ed. in L V 84, p. 40.

207

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 782. Roma, 27 marzo 1894, ore 20.

Autorizzo V.E. dichiarare che Governo del re accetta delimitazione secondo lo schema di protocollo in data 7 marzo 1894 e dall'E.V. speditomi col rapporto del 20 dello stesso mese 1• In quanto a Milmil consento uno scambio separato di note nel modo indicatomi cioè che le autorità britanniche protranno prendere delle misure colle tribù circostanti per assicurare l'osservanza dell'articolo 2 e per mantenere la tranquillità finché l'Italia non avrà stabilito un controllo effettivo. Desidererei che l'accordo si firmasse qui in Roma dall'ambasciatore inglese e dal presidente del Consiglio.

208

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

Roma, 28 marzo 1894, ore 11,50.

Corriere di Gabinetto partirà venerdì. Voglia riferirmi anche per telegrafo sue personali impressioni sulle disposizioni di codesto Gabinetto verso eventuale riavvicinamento economico nostro con Francia 2 .

209

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. PERSONALE S.N. Roma, 28 marzo 1894, ore 18,30 1.

Delimitazione non è certo quale la desideravamo. Anche dal punto di vista dell'equità non è per esempio giusto che hinterland dei migiurtini sia meno esteso di quello accordato alla costa di Berbera. Le due intersezioni 8° latitudine nord con 48° est di Greenwich e l'altra intersezione latitudine nord del

151 9° col 49° est Greenwich negano a noi un hinterland proporzionato ed ammesso in tutte le delimitazioni.

La questione sollevata dello scambio di due note per il Milmil fu già una concessione da parte nostra seppure contemplata nella nota di lord Rosebery a V.E. del 29 dicembre 1893 2 .

La nuova pretesa di estendere la facoltà di trattare agli inglesi anche al di là del Milmil ossia in tutto l'Ogaden' è una questione alla quale dobbiamo riflettere molto prima di dare il nostro consenso.

Questi sono miei apprezzamenti personali. II ministro risponderà 4 intanto la pregherei farmi conoscere su quale carta avverrà delimitazione.

207 1 Cfr. n. 187, allegato. 208 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 211. 209 1 La minuta del telegramma reca: «ore 5 pom. 6Y, spedito».

210

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 793. Roma, 28 marzo 1894, ore 19,30.

S.M. il Re fece presentare per mezzo prefetto Torino sue personali condoglianze figli Kossuth. S.E. Crispi telegrafò personalmente le sue al deputato Helphi. Forse Beccaria potrebbe intervenire forma privata ai funerali. Mi rimetto però intieramente a lei per istruzioni da darsi al console 1•

211

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 903. Pietroburgo, 28 marzo 1894, ore 23,36 (per. ore 0,40 del 29 ).

Non credo Russia abbia interesse economico od altri opposti ravvicinamento economico nostro con la Francia 1• Credo che nell'interesse della pace generale tale ravvicinamento sarebbe salutato dalla Russia con simpatia se manifestiamo altamente che l'idea di conciliazione e di pace domina nostra politica oltreché nostra tranquillità interna affermata da progressi economici è per tutti Governi elemento di difesa contro le propagande sovversive.

1 Tale richiesta era stata trasmessa da Tornielli con T. 887 del 27 marzo, non pubblicato.

4 Cfr. n. 218. 210 1 Per la risposta di Nigra cfr. n. 214. 211 1 Risponde al n. 208.

209 2 Cfr. n. 81, nota l.

212

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIÀ, TRAVERSI

D. 11365/113. Roma, 28 marzo 1894.

Mi reco a premura di accusare ricevuta alla S.V. dei pregiati rapporti in data dell'Il febbraio u.s. n. 331 e 332 dei quali ho preso debita nota.

Non posso però nascondere che il R. Governo non divide il suo pessimismo 1 e spera anzi in un prossimo miglioramento nei rapporti con re Menelik. Se la situazione è oggi non poco tesa in Etiopia, ciò non vuol dire che dovrà restare sempre tale, né che a grado a grado non possa modificarsi a nostro vantaggio.

La S.V. era alquanto prevenuta verso il negus, la sua Corte ed i suoi consiglieri, ed è forse stata questa una delle prime ragioni dell'insuccesso nel ristabilimento delle buone relazioni fra i due Governi.

213

IL CAPO DELL'UFFICIO ERITREA E PROTETTORATI, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 23. Londra, 28 marzo 1894 (per. il 10 aprile).

Autorizzato da V.E. ad esprimerle le mie personali opinioni sulla politica da seguirsi coll'Inghilterra affine di riuscire a stringere rapporti più intimi ed accordi taciti o formali che, in caso di guerra, ci assicurino la difesa delle nostre coste, ho l'onore di rassegnarle il presente rapporto, nella compilazione del quale ho messo a profitto gli studii da me fatti in questi ultimi anni, la lunga mia permanenza in questo Paese, che ho sempre amato altrettanto come l'Italia, ed un esame, il più accurato che fosse possibile, delle relazioni avute sinora dal nostro Governo con quello di Londra.

È un fatto palese e soddisfacente la profonda simpatia degli inglesi per l'Italia, soprattutto per Roma. I monumenti dell'età antica, la bellezza austera dell'alma città e della circostante campagna, l'ambiente sociale eletto e cosmopolita, che non conosce differenze di nazionalità e d'opinioni, esercitano un vero fascino sopra di loro. E le memorie e le tradizioni cristiane, il Vaticano e la stessa Corte papale parlano al sentimento religioso di questo popolo.

Prova di quanto asserisco è il numero degli inglesi stabiliti in Italia in via permanente, la numerosa colonia che non manca mai nell'inverno, ed il fatto che

i posti dell'ambasciata di Roma, a cominciare da quello del titolare, sono i preferiti fra tutti gli altri delle grandi capitali d'Europa. Ma sarebbe un errore di credere che queste simpatie generali si riferiscano per nulla al Governo. Per le ragioni che accenneremo in appresso, il R. Governo non può contare sulle simpatie del popolo inglese, a meno che queste, come adesso vanno facendo, non prendano radice nei suoi più vitali interessi.

Passiamo al Governo inglese: è cosa degna di nota che mentre l'Inghilterra è il Paese più liberale dei nostri tempi, le sue istituzioni si sono gradatamente modificate, ma non hanno subito trasformazioni rivoluzionarie. In altre parole, la costituzione inglese è quella stessa dei secoli andati, coi cambiamenti che il tempo introduce in tutte le cose umane, e non è sorta in seguito ad una tavola rasa delle istituzioni passate, come è purtroppo avvenuto in quasi tutta l'Europa continentale. Il Governo inglese, e la sua burocrazia pensa bene a conservarne intatte le tradizioni, rassomiglia in sostanza a tutti i Governi del secolo scorso: esso ha una politica palese ed una politica occulta; amico degli amici ed osservatore leale dei proprii impegni, allorquando ha qualche interesse opposto ai propri alleati, segue in quelle questioni una politica contraria alla loro. Sarebbe quindi vano di voler conoscere il suo pensiero su tutte le vertenze, mentre sopra talune desidera non solo di non accordarsi. ma neanche discutere. Che se degli uomini della tempra di lord Palmerston hanno potuto temporaneamente sospendere tradizioni consimili non sono davvero i ministri attuali nè i loro prossimi successori che s'accingeranno a modificarle; gentiluomini di grande casato, consci delle responsabilità del potere, amanti della grandezza del proprio Paese, essi curano le linee generali della politica, ma ripugnano da troppe iniziative: lasciano perciò le singole questioni nelle mani della burocrazia, e quella del Foreign Office è un istrumento troppo perfetto perchè non se ne servano o cerchino d'intralciarlo nel suo lavoro. Con un Governo siffatto è inutile fare appello ad altro che ai suoi interessi: ma coi suoi interessi si può sperare di scuoterlo.

Una politica troppo aperta, «col cuore in mano», e remissiva in tutte le questioni, avrebbe per primo suo risultato di destare diffidenza nel Foreign Office; e ne approfitterebbero al solo scopo d'ottenere tutto ciò che desiderano senza conceder nulla in ricambio. Si abbia pure nelle questioni coloniali od in altre simili, di secondaria importanza, una politica indipendente e diversa da quella del Governo di Londra, purché si segua con coerenza e nelle linee generali non si sia in disaccordo, essa servirà a farci stimare e considerare, e non nuocerà davvero a conseguire un'intesa relativamente ad interessi più gravi.

Il Foreign Office tratta difficilmente la politica col mezzo delle proprie ambasciate; salvo casi eccezionali, preferisce di farlo direttamente qui a Londra. Si serve quindi delle ambasciate solamente per le comunicazioni e pel servizio d'informazioni; e la loro influenza presso il Foreign Office è generalmente limitatissima. Valga questo di norma al r. ministero per non essere troppo espansivo con cotesti diplomatici inglesi, giacché il loro scopo è soltanto quello di saper tutto e di immischiarsi nelle questioni che si trattano a Londra affine di scuotere dai suoi propositi il R. Governo. Se vogliamo fare dei serii negoziati coll'Inghilterra, il compito relativo deve affidarsi all'ambasciata di Sua Maestà a Londra.

E fortunatamente il titolare di questa ambasciata è un diplomatico esperto e colto, di carattere freddo, di modi perfetti, ottimo negoziatore. Il conte Tornielli

conosce gli inglesi, ed in varie circostanze ha mostrato di saper ottenere da loro quanto ad altri sarebbe riuscito difficile. Premesse queste considerazioni, possiamo entrare nell'argomento delle relazioni avute finora col Governo di Londra.

È inutile occuparsi del periodo nel quale si formò l'unità nazionale e della spinta che vi diede l'Inghilterra ed il suo partito liberale. Troppe trasformazioni ed avvenimenti ebbero luogo dipoi, ed il rivangare i ricordi di sei o sette lustri addietro ci farebbe tacciare d'anacronismo. D'altra parte l'Europa attuale non ha gran che di comune con quella di Cavour, di Napoleone III e di Palmerston. Meglio è prendere adunque le mosse dall'ultima guerra d'Oriente e dal gran rifiuto che fece l'Italia d'accordare all'Inghilterra la sua alleanza. Il nostro Paese non aveva interessi diretti nella questione orientale, ma temeva il turbamento nell'equilibrio europeo che avrebbe seguito la morte del grande ammalato. La nostra politica si adoperò quindi ad impedire la guerra, appoggiando in quel senso l'azione dell'Inghilterra, e !asciandole intendere che avrebbe potuto contare sopra qualcosa di più del nostro appoggio morale. La domanda d'aiuti materiali ci fu purtroppo rivolta dopoché l'eroica resistenza dei turchi a Plevna ed a Scipka fu sopraffatta dal numero. Sia però che ci cogliesse impreparati, oppure la cosiddetta situazione parlamentare si fosse modificata, è noto che provocò una crisi ministeriale, e l'on. Cairoli succeduto al potere rifiutò la cooperazione richiestaci.

Da quel giorno datano i nostri rapporti difficili coll'Inghilterra, giustamente offesa d'aver contato sopra un Governo che non era stato serio nei propri affidamenti; e da quel giorno si mutarono i sentimenti del popolo inglese. Esso cominciò infatti a fare un addebito al nostro Governo della rivoluzione, del suo ateismo e la scrittrice «Ouida» giunse a dire che l'unificazione italiana era stata una delle principali disillusioni dei nostri tempi.

Al rifiuto che opponemmo all'Inghilterra non seguirono intese colle altre Potenze interessate: e nessuna meraviglia perciò che nelle stipulazioni di Berlino l'Italia fosse tenuta al di fuori, e che senza consultarci e senza neanche informarcene si concludessero gli accordi segreti che diedero carta bianca alla Francia nella questione di Tunisi. Da tali accordi ebbe pure principio quel periodo di stretta intimità franco-inglese che condusse al controllo a due nell'Egitto, fortunatamente cessato, ma non per far posto all'influenza italiana nel Vice Reame. La spedizione francese di Tunisi gettò l'Italia nell'alleanza delle Potenze centrali, e fu questa somma ventura pel nostro Paese, ch'ebbe almeno una guida certa nella sua politica e non si trovò sbattuto come foglia dalla bufera in mezzo alle Grandi Potenze europee che si preparavano tutte alla guerra. Ma non è questo l'argomento del presente rapporto. Poco dopo la nostra accessione all'alleanza austro-germanica avvenne la rivoluzione d'Egitto, e mentre l'Europa discuteva a Costantinopoli sulle misure da prendere, l'Inghilterra provvide ai proprii interessi coll'occupazione del Vice Reame, chiedendo anche in tale circostanza il nostro concorso. lo non conosco i particolari della proposta, e se fosse seria e sincera, non posso che prender atto del secondo rifiuto opposto dal R. Governo.

Conseguenza di questi due rifiuti dell'Italia è stata l'assetto presente dell'Africa mediterranea, contro il quale protestiamo da dieci anni con lacrime di coccodrillo, adoperandoci inutilmente ad impedire le naturali sue evoluzioni. Pratiche formali vennero iniziate nel 1883 a Berlino, a Vienna ed a Londra perché lo statu quo nel Mediterraneo non fosse ulteriormente turbato, e perché Biserta non divenisse un porto militare: e ci servimmo di tutti gli argomenti che potevano giovare allo scopo. A Berlino ed a Vienna mostravano l'Italia inutilizzata in caso di guerra, perché costretta a disperdere le sue forze lungo le coste e nella Sicilia, per difendersi dalla Francia che, padrona di Tunisi e di Tripoli e fortemente munita a Biserta, avrebbe dominato il Mediterraneo: a Londra si ragionava in modo analogo, sostenendo che con Tolone e Biserta a disposizione delle flotte francesi la supremazia navale dell'Inghilterra nel mare Mediterraneo doveva considerarsi finita. Ma queste pratiche, per quanto bene avviate e ben condotte dalla nostra diplomazia, non sortirono effetto veruno, mentre la Germania e l'Inghilterra avevano data carta bianca alla Francia in Tunisia e non volevano ritornare sui proprii impegni; di Tripoli nulla importava a Berlino e pochissimo a Londra; e riguardo al Marocco l'Inghilterra era decisa fin d'allora ad aspettare la crisi, per approfittarne a proprio vantaggio secondo le circostanze. Dichiarazioni recise si fecero pure a Parigi, ma mancanti com 'erano di qualunque sanzione, il loro risultato fu nullo.

L'occupazione di Massaua fece rinascere le nostre speranze, e l'offerta fattaci dall'Inghilterra allorché si decise a ridurre a più modeste proporzioni i territori egiziani, fu creduta a torto dal pubblico italiano come una ripetizione della proposta da noi rifiutata nel 1882, limitata questa volta alle regioni dipendenti dal Vice Reame. I carteggi diplomatici parlavano chiaro, e se la politica si fosse fatta per se stessa e non per l'effetto che volevasene ritrarre nel Parlamento e nell'opinione pubblica puramente fondato sopra l'equivoco, il Governo non avrebbe potuto illudersi o far le viste d'illudersi. Il rifiuto del Governo inglese alla nostra cooperazione nel Sudan, che poco dopo gli proponemmo, tolse le bende al Paese ed al Gabinetto Mancini-Depretis, che ebbe la pretesa di forzar la mano agli avvenimenti.

Ciò malgrado Io sta tu quo dell'Africa mediterranea rimase I'obiettivo fisso dell'Italia, e le stesse pratiche fallite nel 1883 per Biserta, per Tripoli e pel Marocco vennero rinnovate dipoi, e collo stesso risultato, soprattutto alla fine del 1890, allorquando l'ultima delimitazione anglo-fÌ'ancese aveva pregiudicato ancor più la questione tripolitana. Io non ho letto gli accordi segreti con lord Salisbury per una azione comune nel Mediterraneo, che il Gabinetto presente di Londra sembra considerare come cosa che non lo concerne; ignoro del pari le intelligenze relative al Marocco. Ma conoscendo d'antica data questo Paese ed il modo come fa la politica, debbo dichiarare a V.E. che non posso dare importanza a simili stipulazioni, vaghe, indeterminate, e di nessuna portata pratica sulle decisioni eventuali dell'Inghilterra. Debbo aggiungere con tutta franchezza che talune conclusioni ed apprezzamenti delle ultime memorie ministeriali mi sembrano poco esatti ed alquanto esagerati. L'autore di quei diligenti lavori passa in rassegna la politica ultimamente seguita coll'Inghilterra, e dando troppo colore a certi piccoli screzii, vuoi trovare in questi torti dell'Italia la ragione della fiducia cessata del Governo di Londra, e dell'essersi compromessa un'alleanza che in realtà non aveva esistito altrimenti che nei nostri desideri e nella nostra immaginazione. II fatto vero è che l'Inghilterra, dopo il disinganno del 1878, ebbe sempre una fiducia limitata verso di noi; ma questa fiducia è rimasta più o meno la stessa. E non mi sorprese davvero di leggere nei rapporti del maggiore Sanminiatelli che lord Cromer aveva avuto una impressione del tutto simile all'annuncio delle conclusioni della memoria ministeriale sugli interessi italiani in Africa, e chiese all'egregio ufficiale in che cosa avessimo portato offesa al Governo di Londra. Eccellenza, la mia personale e spassionata opinione è che dall'epoca dei nostri rifiuti a cooperare cogli inglesi abbiamo seguito una falsa strada per rimediare al mal fatto.

Il primo rifiuto determinò l'insediamento della Francia a Tunisi, con carta bianca evidentemente rispetto pure a Biserta; il secondo decise l'Inghilterra ad occupare da sola l'Egitto. Se volevamo riacquistare la fiducia di questo Governo e concludere qualche accordo serio con lui, non dovevamo cercare di ripristinare le situazioni del passato, ma prendere le mosse dalla situazione esistente e premunirei contro di essa senza rimpianti e senza recriminazioni. L'interesse maggiore dell'Italia nella sua politica coll'Inghilterra era ed è quello d'assicurarsi la cooperazione della flotta inglese il giorno che coi nostri alleati entreremo in guerra contra la Francia. Per ottenere questo risultato noi abbiamo cercato di interessare l'Inghilterra ad impedire la conquista francese della Tripolitania, a ritornare sui proprii impegni vietando i lavori portuali a Biserta, ad accordarsi con noi nella questione marocchina, nella quale avevamo pochi o punti interessi, ed a marciare nel Sudan egiziano insieme alle nostre truppe. Invece di tutto ciò bisognava fare a Londra quello ch'era stato fatto a Berlino ed a Vienna, ossia domandare l'appoggio eventuale del quale avevamo bisogno, promettendo analogo appoggio agli inglesi allorquando fossero toccati nelle loro corde sensibili. Questa analisi retrospettiva, senza preconcetti e senza rancori, ci ha condotto alla conclusione del presente rapporto. È mia opinione personale che un'alleanza coll'Inghilterra sia adesso fra le cose possibili, e che ad ogni modo potrebbe trattarsi; ma sulla base di chiedere agli inglesi la cooperazione della loro flotta nel caso che l'Italia si trovasse in guerra contro la Francia, promettendo loro il nostro concorso il giorno che dalla Francia o dalla Russia gli interessi inglesi fossero minacciati in Egitto, in Oriente o nelle Indie. Questo concetto abbisogna tuttavia di qualche maggiore sviluppo. È evidente difatti che la promessa del nostro appoggio all'Inghilterra contro la Francia significherebbe non solo una guerra marittima, ma l'invasione del territorio italiano; ed in tale evenienza non potremmo contare sui nostri patti colle Potenze centrali. Sarebbe quindi indispensabile d'ottenere da queste che una invasione francese motivata dagli impegni suddetti, che vorremmo prendere coll'Inghilterra, divenisse un esplicito casus foederis. Il che significherebbe in sostanza l'accessione dell'Inghilterra alla Triplice. E ciò sarebbe necessario nell'ipotesi pure che promettessimo agli inglesi il nostro concorso soltanto contro la Russia; giacché nella presente situazione politica la Russia trascinerebbe facilmente in una guerra la Francia. Sarà facile ottenere la stipulazione suddetta dalle Potenze centrali? Io non conosco abbastanza le nostre relazioni colla Germania per poter rispondere in modo sicuro; ma la pratica troverebbe certamente qualche difficoltà, e lo desumo dal fatto che il Governo tedesco ha cercato sinora di procrastinare la conflagrazione europea, lasciando mano libera alla Russia nell'Asia ed alla Francia nell'Asia e nell'Africa. La Germania dovrebbe quindi rinunziare nell'avvenire a tale politica, e sarebbe questo l'ostacolo da superarsi dalla nostra diplomazia.

Un accordo formale coll'Inghilterra metterebbe nel nostro gioco tutte le carte necessarie per farci guardare con occhio indifferente ad una prossima guerra, e farci considerare fin d'ora i vantaggi da assicurarci colla vittoria. Esso potrebbe anche riuscire a procrastinare indefinitamente il conflitto, se questo fosse il desiderio delle quattro Potenze. E ci lascerebbe indipendenti nelle questioni di secondaria importanza. e specialmente nelle coloniali, sicché senza tema di disgustarci gli inglesi potremmo lavorare tranquillamente a realizzare le tre principali nostre aspirazioni africane, ossia il possesso di Zeila, di Cassala e di Kisimaio.

Qualora s'incontrassero a Londra o a Berlino serii ostacoli alla stipulazione degli accennati accordi formali, io non credo che il R. Governo dovrebbe allarmarsene di soverchio. Oggimai, come ho esposto in altri rapporti a V.E., noi potremo contare sull'appoggio quasi sicuro dell'Inghilterra in caso di guerra, perché gli inglesi non possono permettere che la Maddalena, La Spezia, Messina e Taranto cadano in mano alla Francia. mentre quel giorno segnerebbe la fine della loro supremazia navale del Medittcrraneo. Nè potrebbe contare l'Inghilterra d'impadronirsi al momento critico di quelle posizioni per via di fatto e senza accordi qualsiasi col Governo italiano, giacché il giuoco sarebbe difficile, e se la Francia glielo impedisse. le conseguenze le riuscirebbero, come si è detto, fatali.

Ho già accennato in precedenti rapporti alla profonda simpatia di cui gode adesso l'Italia in tutta l'Inghilterra, ed anche fra i mercanti e i banchieri della City di Londra: simpatia seria, benché basata esclusivamente sugli interessi del Paese, il quale è stato svegliato nel pigro sonno degli anni passati dalla recente intesa tra la Francia e la Russia. L'effetto di tale risveglio è stato il sollecito dileguarsi delle teorie liberali ed umanitarie della scuola di Bright e di Gladstone, le quali erano state sinora possibili per la lontananza di pericoli serii. Veduto invece, e da vicino, il pericolo, una politica più robusta ha preso il posto di quelle utopie.

Davanti alla questione della supremazia navale e dell'esistenza stessa dell'Impero britannico, nessuna importanza hanno per gli inglesi le questioni secondarie. E perciò. mostrando loro gli arsenali ed i porti militari che abbiamo saputo farci nel Mediterraneo 1 riusciremo a condurli alla nostra alleanza, assai meglio che colla arrendevolezza sistematica nelle piccole vertenze del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano. o coll'allettamento d'una campagna con bandiera egiziana nel Sudan.

212 1 Nel R. 332 Traversi scriveva: «...credo mio dovere avvisarla che il ritorno a quelle ottime relazioni alle quali allude il citato telegramma [cfr. n. 69] è molto, ma molto problematico, per non dir di più: e le notizie che ho mandate in quest'ultimo mese lo provano».

214

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 906. Vienna, 29 marzo 1894, ore 9,40 (per. ore 11).

L'intervento in qualsiasi forma del console generale italiano ai funerali di domenica, non essendovi invitati dal Governo ungherese, sarebbe qui considerato come un'offesa personale all'imperatore. Secondo l'autorizzazione di V.E. 1 scrivo

farà alla Spezia, ha certamente importanza. Ma sarebbe opportuno che la nostra stampa non ne menasse scalpore>>. 214 1 Cfr. n. 210.

quindi al r. console generale a Pest di astenersi dall'assistervi, a meno che vi sia invitato dal Governo ungherese, e di conformare nel resto la sua condotta a quella del suo collega di Germania.

213 1 Nota del documento: «A tale riguardo la visita che il conte Spencer, primo lord dell'ammiragliato,

215

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 948/326. Vienna, 29 marzo 1894 (per. il 2 aprile).

Il soggiorno fatto dall'imperatore Francesco Giuseppe al Cap-Martin in Francia, e la cortese, d'altronde naturale, accoglienza che ivi trovò da parte delle autorità francesi, hanno avuto per effetto, se non di migliorare le relazioni, che erano già buone, fra i Governi di Francia e di Austria-Ungheria, almeno di rendere questo fatto più evidente nella pubblica opinione. È anzi possibile, che in questa direzione si facciano altri progressi. Ho già riferito in precedente rapporto 1 la probabilità di un'intesa dell'Austria-Ungheria colla Francia nella questione dei vini, basata sopra una riduzione dei due quinti del dazio attuale sui vini francesi all'entrata nel territorio della Monarchia austro-ungarica. Un altro passo sulla via dei buoni rapporti reciproci sarà fatto col dar seguito all'intenzione dell'imperatore Francesco Giuseppe di mandare al presidente Carnot il gran cordone dell'ordine di Santo Stefano, che è la maggior decorazione accordata dalla Monarchia austro-ungarica a cittadini esteri, non membri di Case sovrane.

Il Governo austro-ungarico, in varie circostanze, e ancora recentemente quando in Francia si voleva far credere a supposte intenzioni bellicose dell'Italia, si valse delle sue buone relazioni col Governo francese, per rendere testimonianza delle idee assolutamente pacifiche dell'Italia e per condurre quel Governo ad un più equo apprezzamento delle cose nostre. Il risultato, a dir vero, non corrispose guari all'intento, giacché si trovò in Francia, quasi sempre, un partito preso di diffidenza verso l'Italia, contro il quale ogni giusta avvertenza veniva ad urtare. Tuttavia non è dubbio che questa attitudine dell'Austria-Ungheria lasciò una certa impressione nel Governo francese, e in ogni caso gli provò il sentimento di solidarietà dell' Austria-Ungheria coll'Italia. A questo punto di vista adunque, e anche sotto l'aspetto generale della pacificazione europea, questo consolidamento di relazioni amichevoli fra l'Austria-Ungheria e la Francia non può che giovare anche all'Italia, come giova all'Europa.

D'altro lato l'odierno incontro dei due imperatori di Germania e d'Austria-Ungheria sul territorio austro-ungarico 2 costituisce pure un fatto significativo. Esso dimostra, cioè, che i migliorati rapporti della Germania e dell'Austria-Ungheria

215 1 Non pubblicato. 2 Ad Abbazia.

colla Russia, e le amichevoli relazioni dell'Austria-Ungheria colla Francia non rallentano punto i legami della Triplice Alleanza, al mantenimento della quale questi buoni risultati sono principalmente dovuti.

216

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 920. Pietroburgo, 30 marzo 1894, ore 11,50 (per. ore 13,35).

Stampa russa sconsiglia Francia ravvicinamento Italia, a meno che dia Europa bell'esempio seria riduzione armamenti.

217

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 924. Londra, 30 marzo 1894, ore 14,43 (per. ore 16,55).

Delimitazione. In seguito alla conferenza di lord Spencer con delegato India Office, fu ancora una volta telegrafato alle Indie. Sottosegretario di Stato mi avvisa che spera poter avere una riunione con noi mercoledì o giovedì prossimo per arrivare a conclusione.

218

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 810. Roma, 30 marzo 1894, ore 15,45.

Autorizzo concessione eccezionale e di breve durata Milmil si estenda a tutto l'Ogaden 1•

218 1 Cfr. n. 209. nota 3.

219

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL COLONNELLO PIANO

D. 11783. Roma, 30 marzo 1894.

Il dissidio sorto nell'autunno 1890 fra il Governo italiano e il re dei re d'Etiopia e gli avvenimenti posteriori dello Scioa, del Tigré e della Colonia Eritrea sono troppo noti alla S.V., perché io debba dilungarmi nel presente dispaccio d'istruzioni.

Allorquando l'Italia si trovò in guerra col negus Giovanni, Menelik era re dello Scioa, e, come tale, tributario del sovrano dell'Etiopia il negus neghesti Giovanni: e fu col nostro appoggio e mercè i larghi aiuti da noi fornitigli di armi e danari che egli riuscì, alla morte di Giovanni, a proclamarsi imperatore di Etiopia. Il R. Governo, allorché prestò il suo concorso all'esaltamento di Menelik, stipulò con lui un trattato di amicizia perpetua: di questo trattato lo scopo principale fu di stabilire una linea di confine e assicurare la nostra influenza sopra l 'Etiopia: la prima [sic] di queste stipulazioni venne notificata nell'ottobre 1889 alle Potenze europee\ che ce ne diedero atto formale. Tale stipulazione era stata accettata da Menelik, e senza difficoltà alcuna, al momento della firma del Patto di Uccialli; ma salito sul trono dei re dei re, e sobillato da intriganti, egli credette di mutare contegno verso l'Italia e di mancare in modo formale alle stipulazioni sancite.

Ne prese a pretesto l'occupazione italiana dell'altipiano e l'estensione al Mareb dei nostri confini; si appigliò a sottigliezze linguistiche nell'interpretare l'articolo XVII del Trattato di Uccialli, sostenendo che la parola amarica usata in quell'articolo significava soltanto una facoltà e non un impegno del negus. Del resto il testo del trattato essendo in italiano la traduzione amarica fu fatta dall'interprete dell'imperatore Menelik, grasmac Jusef, traduzione che rilesse e confermò in Roma prima della ratifica sovrana da parte del nostro augusto re.

Non bisogna dimenticare che se l'Italia avesse voluto, alla morte di re Giovanni, poteva mantenere l'occupazione di Adua e spingersi fino a Gondar: se ciò non fu fatto, lo si deve al Trattato di Uccialli, che il Governo italiano volle rispettare per deferenza all'imperatore Menelik, suo antico amico e alleato. Si preferì ad un'azione di guerra, di calmare il Paese, di !asciarlo riunire sotto lo scettro di un solo sovrano; e se con ajuti d'armi e danari si favorì una tale combinazione, era presumibile ed equo che si trovasse il compenso nell'accordo formale che valeva ad ottenere la preponderanza in Abissinia sopra le altre Potenze europee. Il conte Antonelli, mandato in missione allo Scioa, sulla fine del 1890, non poté persuadere Menelik a cambiare attitudine. Richiamo l'attenzione della S.V. sugli incidenti di quella missione perché possa valersene presso Menelik, il quale avendo prima acconsentito ad un accordo conveniente, all'ultima ora si fece trascinare sopra una falsa strada da persone interessate a diminuire il prestigio dello stesso imperatore.

Il dottor Traversi, mandato in Etiopia nel 1891, non è riuscito ad accomodare il dissidio, sebbene di tanto in tanto sembrerebbe che avesse persuaso l'imperatore Menelik a più savi proponimenti, facendogli scrivere lettere cortesi al R. Governo, le quali hanno permesso di trascinare a lungo, senza scapito della dignità dell'Italia,

il negoziato relativo all'art. XVH surriferito. Senonché nel febbraio 1893, mentre il dottor Traversi stava per ritornare allo Scioa con 2.000.000 di cartucce, con doni e con lettere di Sua Maestà e del R. Governo, Menelik diresse alle Potenze una circolare per denunciare il Trattato d'Uccialli, appoggiandosi all'art. XVI che anunette la possibilità di modificarlo di comune accordo in qualche sua parte 2 . Naturalmente il R. Governo non riconobbe alcun valore a tale denuncia ed anzi si diede premura di dichiarare alle Potenze europee che considerava il Trattato di Uccialli in pieno vigore, e che la posizione politica dell'Italia verso l'Etiopia restava quale fu notificata a vari Stati nell'ottobre I 889 '· La circolare di Menelik era stata diretta al re d'Italia, alla regina d'Inghilterra, agl'imperatori di Germania e di Russia e al presidente della Repubblica francese. S.M. il Re non rispose, ed il r. ministero incaricò il dottor Traversi di spiegare opportunamente al negus le ragioni di questo contegno: la Russia e la Francia promisero di non rispondere: la Germania e l'Inghilterra risposero negando validità alla denuncia e consigliando Menelik a mettersi d'accordo con noi 4 .

Il 29 luglio ultimo scorso, il negus scrisse lettere molto amichevoli al R. Governo': dichiarava di essersi tranquillizzato riguardo ai rapporti fra il governatore dell'Eritrea ed i capi tigrini; usava espressioni affettuose a nostro riguardo e non faceva nessun accenno alla questione dei confini della nostra Colonia. Ma in data del 13 dicembre ha scritto nuove lettere a S.M. il Ref>, alla regina d'Inghilterra e all'imperatore di Germania7 per dar ragione della denuncia del trattato, appoggiandosi alle solite lagnanze sui confini, sui rapporti nostri coi capi tigrini e sui pretesi maltrattamenti a Masciascià U orchié, che fu suo prefetto ad Adua nel I 890.

Ella inviterà Menelik a farci conoscere i suoi desideri riguardo alle modificazioni dell'art. XVII. II R. Governo annette molta importanza a quella stipulazione per quanto concerne la posizione assunta verso le Potenze europee riguardo alle cose etiopiche. Mentre adunque siamo disposti a negoziare per sostituire a quella clausola un'altra equivalente nel senso che possa escludere dall'Etiopia l'influenza degli altri Stati europei, non può il R. Governo acconsentire ad annullarla, per gli effetti che tale annullamento avrebbe presso le Potenze. Se dunque non si riuscirà a lasciar sussistere l'art. XVII nei due testi l'italiano e l'amarico, mediante uno scambio di lettere fra i due sovrani; se l'imperatore non vorrà dar seguito al proposito, altre volte manifestato, di significare alle Potenze, mediante apposita circolare, la sua intenzione di trattare tutti gli affari dell'Etiopia col concorso del Governo italiano, se all'art. XVII non si potrà sostituire, da parte di Menelik, un patto esplicito di non far trattati colle altre Potenze e di non accettare protettorati, meglio varrà di tirare in lungo le trattative allo Scioa, esprimendo al R. Governo quei progetti di altre soluzioni che le sembrassero convenienti, ferme mantenendo in Europa le dichiarazioni già fatte ed accolte senza restrizioni dai vari Stati. Ad ogni modo su questa questione dell'art. XVII il compito della S. V. è di farci conoscere le proposte di Menelik.

' Cfr. Serie Il, voi: XXV. n. 332.

4 l l'i, nn. 392. 41 O, 425. 492.

5 Cfr. L'Italia in A/i-ica, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit.. n. 404, allegati.

r. Cfr. n. 82. · Cfr. n. 146. allegato.

Riguardo ai nostri rapporti coi capi tigrini, la S.V. può tranquillizzare completamente l'imperatore, essendo nostro fermo proposito di considerarli come luogotenenti di Menelik, e di dissuaderli dal menar guerra allo Scioa, giacché un profondo sconvolgimento dell'Etiopia nel momento attuale potrebbe essere dannoso agli interessi italiani e fornire il destro a qualche Potenza europea di metter piede all'Harar, con danno molto serio per le nostre aspirazioni avvenire.

Riguardo ai confini ella dovrà mettere bene in chiaro questa questione, e far osservare al negus che nelle circostanze attuali non sarebbe neppure possibile abbandonare a loro stesse delle popolazioni che non sarebbero governate né da italiani, né da etiopi. E siccome le proteste relative ai confini dell'Eritrea hanno assunto la forma d'una semplice riserva di diritti, io confido che la S.V. non incontrerà difficoltà alcuna. Se l'imperatore insistesse, gioverà a lei invitare Sua Maestà a mandare i suoi delegati a Massaua con una missione speciale.

Ella procurerà di mantenersi in ottimi rapporti con ras Makonnen, e di persuaderlo ad ajutare presso l'imperatore le nostre pratiche; procurerà di metterlo in guardia contro i maneggi di altri interessati nostri avversari, pochissimo autorevoli in Europa, dove rendono il nome di Menelik ed il suo, oggetto di non favorevoli commenti.

Confido che la S.V. vorrà mettere tutta la sua opera intelligente ed attiva per toglierei da una situazione incerta e che paralizza ogni nostra iniziativa, facendo sì che Menelik consideri favorevolmente il nostro modo di vedere la situazione ed i nostri intendimenti per risolverla, oppure che voglia esso chiarire esplicitamente e determinatamente quali sono le sue intenzioni, che saranno da noi esaminate con equità e benevolenza.

Alla lettera presente d'istruzioni è unito un esemplare del Trattato di Uccialli e della Convenzione addizionale. La parte relativa alla contabilità della sua missione formerà oggetto di speciale dispaccio.

219 1 Cfr. serie Il, vol. XXIII, n. 62.

219 2 Cfr. C!ta!ia in A/ì-ica, E!iopia-Mar Rosso, tomo IX. cit., p. 361 e serie Il, vol. XXV, n. 330.

220

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 11853/149. Roma, 31 marzo 1894.

Sir Clare Ford mi comunicava testè verbalmente alcune informazioni pervenute a Sua Signoria da lord Cromer, circa alla nomina dei vescovi abissini, i quali sino ad oggi sono sempre stati presi dall'Egitto, e circa alle informazioni giunte al Governo britannico che il re di Abissinia mostra desiderio di inviare degli studenti in Russia, e di romper gli attuali vincoli ecclesiastici col Vicereame.

S.E. soggiungeva che alcuni copti in Egitto per controbilanciare siffatti sentimenti da parte del sovrano d'Etiopia, intendevano dirigere colà una piccola missione. Epperò concludeva che considerando Sua Signoria tale questione concernere l'Italia piuttostoché la Grande Bretagna, egli avrebbe gradito di conoscere al riguardo le intenzioni del R. Governo, e se questo non avrebbe difficoltà che lord Cromer incoraggiasse l'idea della missione copta, per prevenire così l'influenza russa nell'Abissinia.

Il R. Governo non vede alcun inconveniente che una missione copta si rechi in Etiopia. Confidiamo che l'autorità ecclesiastica russa non possa sostituirsi alla copta, riconosciuta da secoli in tutte quelle regioni. Come l'E.V. non ignora, l'imperatore etiopico chiede al patriarca copto di Alessandria i vescovi per il Goggiam, lo Scioa, il Beghemeder ed il Tigré. Questi vescovi (abbuna) sono compensati con prebende e onorari rilevantissimi dall'Etiopia. Oggi hawene tre: abbuna Pietros per il Tigré ed il Beghemeder, abbuna Lucas pel Goggiam, ed abbuna Matthios, che è un arcivescovo. per lo Scioa, poiché ivi risiede l'imperatore. In tale stato di cose il patriarcato copto non certo si lascerà sfuggire l'influenza morale e materiale di cui da tanto tempo gode sugli etiopi.

Comunque siasi, ove si formi la missione in parola, sarebbe desiderio del

R. Governo che anche in questa circostanza si seguisse la consuetudine copta, cioè che la partenza per l'interno avesse luogo da Massaua, dove le r. autorità non mancherebbero di prendere tutte le misure per rendere più agevole e sicuro il viaggio.

Sarei quindi vivamente tenuto alla E.V. se, affermandosi l'idea della missione copta, prima che questa avesse da partire, io potessi esserne informato, onde far tenere a tempo debito le istruzioni richieste dalla situazione, sia al governatore generale dell'Eritrea, sia ai nostri agenti in quelle regioni.

Credo finalmente bene di aggiungere, per opportuna sua norma che *i copti sono qualificati dal console a Gerusalemme «nemici» nostri. Ella non ignora che da taluno si confida che la nostra situazione a Massaua ci ponga in inevitabile opposizione di interessi coll'Inghilterra, locchè non deve essere, per interessi superiori di politica mediterranea e di difesa nostra. Chiamo tutta la attenzione dell'E. V.* 1 su di ciò, e le sarò tenuto se ella vorrà seguire con particolare interesse tale questione 2 .

221

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 487/191. Berlino. 1° aprile 1894 (per. il 4).

Il mio collega signor Szogyeny, ambasciatore d'Austria-Ungheria, mi chiese già varie volte e con tanta insistenza se era vera la notizia data dai giornali che cioè S.M. il Re avesse fatto esprimere le sue speciali condoglianze alla famiglia Kossuth, ch'io credo mio dovere accennare il fatto a V. E. lo naturalmente dissi

al signor Szogyeny che non ne sapevo nulla più di quanto riferiscono i giornali, ma che in ogni caso, se anche la notizia era vera, non era certo tale da dovere impensierire il Governo austro-ungarico, o lasciar dubbi sui sentimenti di S. M. il Re per l'imperatore d'Austria. Kossuth visse lunghi anni in Italia, dimostrò fino all'ultimo sempre per il nostro Paese sensi di profondo affetto, e di ciò noi non potevamo non tener conto, qualunque fossero i suoi torti verso l'imperatore Francesco Giuseppe. Con questi ed altri simili argomenti tratti dalla storia del nostro risorgimento, cercai di calmare il mio collega. Il quale come ungherese devoto al suo re è più royaliste que le roi, è profondamente amareggiato per il dolore che deve provare il suo sovrano nel vedere le dimostrazioni cui diè luogo la morte dell'implacabile suo nemico, e come amico sincero di me personalmente e dell'Italia, teme che l'atto del re possa fare impressione meno favorevole sull'animo dell'imperatore Francesco Giuseppe. Aggiungo che il signor Szogyeny mi assicurò non parlare a nome o per ispirazione del suo Governo ma solo a sfogo di apprensioni sue personali.

Nelle conversazioni avute su questo argomento col segretario di Stato al Dipartimento degli esteri, ebbi a capire, sebbene il barone Marschall non siasi apertamente espresso, che le apprensioni del signor Szogyeny sono anche in parte divise da lui. Lo deduco dal linguaggio sprezzante che egli usò parlando dell'opera di Kossuth, degli imbarazzi che anche dopo morto egli reca al Governo ungherese, imbarazzi largamente sfruttati colà dal partito clericale, ora già tanto eccitato per la politica, che il barone Marschall chiama in questo momento imprudente, del signor Wekerle.

220 1 Il passo fra asterischi è autografo di Blanc. 2 Per la risposta cfr. n. 223.

222

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 943. Tripoli, 2 aprile 1894, ore 10 (per. ore 11,35).

Confermasi occupazione Kuka. Tripolini colà residenti parte massacrati da Raah, parte fuggiti. Questa popolazione impressionata e costernata avvenimenti Sudan per gravi perdite presenti e future. Calcolasi ad un milione perdita commercio tripolino 1 .

222 1 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Costantinopoli e Londra con T. 840 pari data. Per le risposte cfr. nn. 224 e 238. Con R. confidenziale 209/104 del 2 aprile Grande riferì su un suo colloquio con Zia bey, aiutante di campo del governatore di Tripoli. Ariffa pascià. circa le delimitazioni delle zone d'influenza intervenute fra Inghilterra, Francia e Germania attinenti l'hinterland tripolino. Se ne pubblica il passo seguente: «misi al corrente [Zia bey] spiegandogli le pretese dell'Inghilterra, Francia e Germania, sugl'hinterland rispettivi che si estendono fino al lago Tciad. Presi quell'occasione per accennargli che le convenzioni, passate tra quelle tre Potenze, avevano in un certo qual modo spogliata la Tripolitania di ogni diritto ch'essa, a giusto titolo, può vantare su quei Sultanati; specialmente del Bornu, col quale, da anni ed anni mantiene rapporti commerciali e di amicizia».

223

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 965. Londra, 4 aprile 1894, ore 19,31 (per. ore 21,50).

Lord Kimberley col quale ho parlato della missione copta in Etiopia 1 è entrato pienamente nelle viste di V. E. circa l'interesse di contrastare il passo alla influenza religiosa moscovita e telegraferà in proposito affinché la via di Massaua sia prescelta. Credo gioverà per tutto ciò che è di dettaglio procurare l'intesa con lord Cromer al Cairo.

224

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 966. Londra, 4 aprile 1894, ore 19,31 (per. ore 21,50).

Lord Kimberley non ha ancora ricevuto avviso della occupazione di Kuka 2 , ma non mette dubbio che i francesi siano in cammino per raggiungere il Bahr el Gaza!. Gli domandai se a suo avviso la Turchia non avesse nulla a dire in proposito, e rimase silenzioso. Credo che malgrado che qui si continui a credere che Francia non potrà tenere un Paese così vasto, tuttavia la marcia verso il Sudan egiziano inquieta Governo.

225

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 318/170. Londra, 4 aprile 1894.

Le trattative per la delimitazione delle rispettive zone d'influenza fra l'Italia e l'Inghilterra nel Paese dei somali ed ai confini dell'Harar trascinano in lungo né prendono la piega favorevole che si sarebbe potuto desiderare.

Me ne duole sovrattutto a causa della prolungazione qui del soggiorno del signor cavalier Silvestrelli che alla utile operosità sua non può trovare nelle circostanze attuali alimento sufficiente. Ma è nell'indole di ogni trattativa con l'Inghilterra, massimamente poi in cose che interessano le colonie, il procedere a rilento

223 Cfr. n. 220. 224 1 Ed. in CRISPI, Questioni interna::ionali. cit., p. 55.

Cfr. n. 222.

e con prolungati indugi, cagionati, in parte almeno, dal riguardoso trattamento dal Governo centrale usato verso le amministrazioni coloniali.

L'ultimo mio rapporto 1 riferì a V. E. il punto al quale il 29 del passato mese era pervenuto il negoziato. Era allora prevedibile una singolare insistenza di lord Kimberley circa le relazioni di fatto con il governatore di Harar da lui ritenute indispensabili per le autorità inglesi allo scopo d'appianare, in talune circostanze, le difficoltà nascenti fra le tribù confinanti con la linea di demarcazione. Questa necessità, nel pensiero dell'attuale ministro degli affari esteri, cesserebbe tosto che l'Italia esercitasse direttamente la sua azione in quella regione sicché il provvedimento da prendersi dovrebbe avere un carattere assolutamente transitorio. Ma, come dissi altra volta in questo carteggio mio ufficiale, la tenacità dei propositi è troppo abituale in lord Kimberley per poter con fondamento presagire da parte sua l'arrendevolezza che il concetto più largo e complesso della situazione dovrebbe suggerirgli.

Ho già scritto infatti lord Kimberley, nella visita da me fattagli il 28 marzo, si era cortesemente ricusato di pronunciarsi in merito alla proposta che stava in quel momento in discussione la quale risultava dallo schema preparato da sir Th. Sanderson durante la riunione del 22 marzo avuta al Foreign Office da me e dal cavalier Silvestrelli con i funzionari dell'India Office 2 . Con quest'ultimi lord Kimberley riservavasi conferire e sovra tutto egli voleva sentire il parere del segretario politico di quel Dipartimento ministeriale, persona nella quale Sua Signoria dimostrava riporre la massima fiducia.

Dal canto suo sir Th. Sanderson opinava che, qualora la disposizione transitoria da lui progettata per le sole tribù vicine a Milmil, fosse estesa a tutte le tribù dell'Ogaden vicine alla linea di demarcazione, le esigenze persistenti del ministro avrebbero forse potuto trovare sufficiente soddisfazione. Sicché io domandai a V.

E. 3 l'autorizzazione di poter eventualmente consentire a tale estensione.

Ringrazio l'E. V. di avermi autorizzato con telegramma del 30 marzo 4 a ciò fare. Ma il giorno stesso io ebbi avviso da questo sottosegretario di Stato permanente degli affari esteri che, in seguito alle intelligenze corse fra i due ministeri che si occupano di questo affare, si era telegrafato al Governo di Calcutta. L'alto funzionario sperava che, in una riunione da tenersi nella prima settimana di aprile, si arriverebbe a definitiva conclusione 5 . Intanto però sir Th. Sanderson si assentava per qualche giorno da Londra e, per questa ragione, mi veniva a mancare il modo di conoscere con sollecitudine, sia il motivo per il quale si era di nuovo domandato il parere del Governo delle Indie sia i termini dell'accordo stabilitosi fra lord Kimberley ed il suo collega l'onorevole Fowler.

Sir Thomas fu di ritorno jeri sera ed oggi mi abboccai con lui. La ragione di comunicare con il Governo delle Indie veniva dal fatto che finora quella amministrazione non era stata informata della intenzione di cedere Milmil all'Italia. Non era improbabile che lord Elgin. il vice re dell'Indie, al quale era stato telegrafato in proposito e che attualmente era assente da Calcutta, volesse mettersi a tale riguardo

2 R. riservato 295/156. non pubblicato.

-' Cfr. n. 209, nota 3.

4 Cfr. n: 2\8.

i Cfr. n. 217.

167 in comunicazione con il Governo di Bombay e quest'ultimo con il commissario residente ad Aden. All'India Office si stimava perciò quasi impossibile lo avere una risposta prima della fine della settimana in corso. Siccome era presumibile che l'amministrazione indiana fosse stata consultata sovra la proposizione intesa fra i due ministri degli affari esteri e delle Indie, così io pregai questo sottosegretario di Stato di farmi conoscere a titolo confidenziale fin d'ora quale fosse questa proposizione. Nel caso essa dovesse essere tale da sollevare da parte nostra delle sostanziali obbiezioni, era miglior partito che io ne fossi preavvisato.

Non senza una certa esitazione, l'alto funzionario consentì a darmi lettura della proposta da lui preparata nella riunione del giorno 22 com'era stata emendata di concerto fra lord Kimberley e l'onorevole Fowler. Due modificazioni sostanziali erano state introdotte. Primeramente si era voluto sopprimere ogni indicazione relativa alla regione abitata dalle tribù con le quali l'autorità britannica dovea avere facoltà di prendere temporanee misure e si era sostituita la designazione generica di tribù situate lungo la linea di demarcazione. In secondo luogo lord Kimberley aveva voluto che si specificasse che la facoltà suddetta comprendeva anche quella di entrare in trattative dirette con il governatore dello Harar in occasioni speciali e per gli scopi indicati dal compromesso, cioè di mantenere la tranquillità e la pace fra le tribù finitime.

Non era stato possibile, mi disse sir Th. Sanderson, far desistere il ministro dal proposito d'introdurre nel compromesso quest'ultima clausola, nella quale egli vedeva il compenso per l'abbandono all'Italia dell'importante località di Milmil.

Sua Signoria sarebbe probabilmente consenziente nella adozione d'una formola che chiarisse ancor meglio che le comunicazioni dirette dovevano avere carattere eccezionale e che i provvedimenti da prendersi verso le tribù dovevano essere di breve durata. Non metteva menomamente in dubbio il ministro che tutto il compromesso doveva avere durata limitata soltanto al tempo in cui l'Italia non avesse ancor stabilito l'effettiva sua azione permanente nei Paesi confinanti con la zona britannica.

Malgrado le affermazioni risultanti da queste esplicite dichiarazioni che potranno trovar posto nella redazione finale del compromesso, mi rendo conto della gravità che, in massima, si può attribuire alla clausola che lord Kimberley vuole inserire nel compromesso medesimo. Il principale scoglio da evitare è quello di dare adito ad una interpretazione che possa autorizzare l'amministrazione francese di Obock a reclamare parità di trattamento. Questa però potendo essere domandata soltanto quando pari siano le condizioni in riguardo al riconoscimento della posizione che ha l'Italia in Etiopia, io stimerei che non pagheremmo a troppo caro prezzo l'esplicito riconoscimento del protettorato nostro su quel Paese da parte della Francia, concedendole di trattare direttamente per mezzo della sua autorità coloniale con il governatore di Harar di ciò che è necessario, in casi speciali, per il mantenimento della tranquillità e della pace fra le popolazioni di frontiera.

Non possiamo d'altronde disconoscere che l'abbandono di Milmil equivale in fatto alla accettazione della linea di demarcazione da noi in origine proposta. Fra 1'8° ed il 9° parallelo Milmil è il solo punto che in questa regione africana abbia valore. Nelle discussioni che abbiamo avute al Foreign Office il capitano Swayne insistette più volte sovra la considerazione che l'abbandono di Milmil equivaleva all'accettazione del 9° parallelo come linea di demarcazione e le ragioni che egli ne adduceva, non erano prive di fondamento.

Ora, pare a me, che la questione sia venuta svolgendosi ad un punto nel quale una risoluzione finale ci è imposta.

Escludo l'ipotesi d'una indeterminata sospensione di trattative. Benché qui non si sia inclinati ad accordare soverchia importanza politica ai negoziati di questo genere, non si potrebbe negare che una impressione sfavorevole risulterebbe dall'accertamento di un dissidio d'interessi che non poté esser composto dopo una così lunga e faticosa trattativa. Non riterrei che ciò potrebbe esser conforme alle viste del R. Governo, preoccupato com'egli è dalla considerazione d'interessi d'ordine generale di ben maggiore importanza. Si sarebbe potuto, ed era il mio avviso al principio, evitare di sollecitare la continuazione del negoziato di delimitazione in quest'ultima parte nella quale si prevedevano speciali e maggiori difficoltà. Ci saremmo potuti accontentare della dichiarazione che lord Rosebery ci faceva che nessuna intenzione avea l'Inghilterra di estendersi all'interno nel Paese dei somali. Ma dappoiché abbiamo battuto un 'altra via, ed abbiamo desiderato che la delimitazione si facesse anche in questa parte dove l'influenza nostra viene in contatto con l'inglese, stimerei presentemente non assolutamente scevra d'inconvenienti la indefinita sospensione della negoziazione.

La scelta dunque si pone fra due soli partiti. Converrà o che il R. Governo si decida ad accettare nel compromesso gli emendamenti introdottivi da lord Kimberley d'accordo col collega suo dell'Indie quando, ben inteso, anche il Governo di Calcutta vi sarà assenziente; oppure che da parte nostra si abbandoni l'idea di conservare Milmil nella zona d'influenza italiana e si accetti puramente e semplicemente il tracciato indicato nella controproposta inglese presentataci con la nota di Rosebery del 29 dicembre 1893°.

Se il R. Governo mi consente di esprimere sovra siffatta scelta il parer mio, questo sarebbe di accettare la sostanza degli emendamenti del compromesso procurando di darvi la forma più conveniente possibile e di conservare al territorio nostro la località di Milmil. Ma è mestieri che sovra di ciò io conosca prontamente la decisione che il Governo di Sua Maestà sarà per prendere.

225 1 R. riservato 304/162, non pubblicato.

226

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. S.N. 1 Roma. 5 aprile 1894, ore 21,10.

Il 23 gennaio il signor Rascon venne a dirmi, che nell'aprile essendo deciso verrebbero a Roma 6.000 pellegrini, divisi in due squadre, chiese se avevo abbiezioni da fare. Risposi che il Governo del re avrebbe rispettato cotesti signori,

226 1 Analogo telegramma fu inviato a Maffei da Blanc il 6 aprile.

chiedendogli soltanto che me ne avesse avvertito in tempo. II tre corrente l'ambasciatore di Spagna ritornò da me, dicendomi che i pellegrini in numero non più di 6.000, guidati da 14 vescovi, verrebbero in una volta tra l'undici ed il tredici del mese. Oggi, avendo saputo che i pellegrini sarebbero 15.000, sbarcherebbero a Civitavecchia e che in mezzo a loro era facile s'intromettessero degli anarchici, chiamai il Rascon, avvertendolo che nell'interesse dell'ordine pubblico avrei molto a temere dalla presenza di tale moltitudine. Rascon confermò la quantità di questi ospiti inopportuni, ed io dovetti dichiarargli che ove il Governo spagnuolo non avesse convenientemente provveduto io sarei costretto a provvedere con tutti i mezzi dei quali potrei disporre affinché la pace pubblica non fosse turbata. Avvertite di ciò il signor Moret, se intende conservare con noi quei rapporti di amicizia ai quali sono interessate Spagna ed Italia. Io non mi oppongo al pellegrinaggio purché non produca disordini. Dei 15.000 pellegrini potrebbero farsi sei o sette spedizioni, in guisa che non si trovino alla volta più di 3.000 individui. In caso diverso temo dispiacevoli incidenti che giova ai due Governi evitare 2 .

225 6 Cfr. n. 81, nota l.

227

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 990. Rio de Janeiro, 6 aprile 1894, ore 6,15 (per. ore 6,25 del 7).

Questo signor ministro degli affari esteri non ha accolto la mia proposta verbale per arbitrato generale 2 , ma si è riservato farmi conoscere decisione del vice presidente della Repubblica, cui comunicò proposta.

228

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO S.N. Madrid, 6 aprile l 894, ore 20 (per. ore l del 7).

Ho veduto Moret. Egli aveva ricevuto telegramma da Rascon il quale riferiva avergli on. Crispi detto che se presenza pellegrini spagnuoli Roma producesse

del presidente>>. 227 1 Ed., con varianti, in L V 85, p. 13.

2 Cfr. n. 135, nota 3.

disordini avrebbe fatto fare fuoco contro essi. Ministro di Stato rispose al suo ambasciatore in modo alquanto risentito; io gli mostrai allora i telegrammi direttimi nella notte dal presidente del Consiglio e stamane da V. E. 1 che spiegavano vero stato di cose, scongiurai ben ponderare con spirito amichevole complicazioni che potrebbero nascere se non si provvedeva. Moret mi disse che non credeva pellegrini definitivamente più di sei o settemila, mi sforzai dimostrare necessità dividerli in tre o almeno due spedizioni. S. E. che potei solo vedere qualche minuto mi ha promesso altra udienza più tardi.

226 2 Annotazione a margine: «714194 Maffci rispose che avrebbe immantinenti obbedito agli ordini

229

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO

T. 891. Roma, 7 aprile 1894, ore 23.

V. E. non ha dato seguito all'invito che le facevo il ... 1 di riprendere seriamente i negoziati sospesi sin dal 1891 per soddisfare ai noti reclami dei nostri nazionali. Voglia richiamare l'attenzione della Porta sopra quell'argomento che è stretto dovere di questa ambasciata non trascurare più oltre trattandosi di dinieghi di giustizia.

230

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1002. Tripoli, 8 aprile 1894, ore 16 (per. ore 17,20).

Mio rapporto n. l 04 1• Zia bey pregandomi nuovamente, nome maresciallo di campo, suggerisca governatore generale inviare al Sudan missione straordinaria militare allo scopo di stabilire con quel sultano la convenzione menzionata mio rapporto 2 , risposi evasivamente. Posdomani vedrò governatore generale. Crede V.

E. nostro interesse che ne faccia parola? Attendo istruzioni"·

229 1 La data manca nel registro dei telegrammi in partenza. Cfr. n. 71. 230 1 Cfr. n. 222, nota l.

2 Nel rapporto citato alla nota precedente Grande suggeriva che il Governo ottomano stipulasse convenzioni con i sultani dell'hinterland tripolino. ·

:l Per la risposta cfr. n. 232.

228 1 Cfr. n. 226 e nota l allo stesso.

231

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. S.N. Venezia, 8 aprile 1894.

S. M. l'Imperatore lascerà Venezia domattina portando seco la migliore impressione di questa città che ha così degnamente rappresentato l'Italia nell'onorare l'augusto nostro alleato e amico. L'imperatore nei vari colloqui avuti con me mi ha parlato di lei e sempre con sentimenti di viva simpatia e di alta considerazione. Mi compiaccio di esprimerle la particolare e meritata benevolenza di S. M. l'Imperatore e di confermarle la mia cordiale amicizia.

232

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE

T. 895. Roma, 9 aprile 1894, ore 11,35.

La Porta non ignora situazione che esclude progressivamente la sua influenza dall'Africa 1• Timoroso di pericoli più vicini il sultano non osa reagire. Ella può dare a codesta autorità ogni indicazione desiderata ma non prendere inziativa di consigli che non sarebbero seguiti e dei quali si abuserebbe solo per intrighi 2 .

233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 896. Roma, 9 aprile 1894, ore 12,35.

Presidente del Consiglio fa osservare che se il ricevimento pellegrini sarà unico cesserà lo scopo delle due spedizioni di cui si parlò con Rascon 1 . Posso aggiungere che al Vaticano accettavano ricevere i pellegrini in più volte.

politici inediti di Francesco Crispi ( 1860-1900), estratti dal suo archivio, ordinati e annotati da T. Palamenghi-Crispi, Roma, L'Universelle, 1912, pp. 514-515. 232 1 Risponde al n. 230.

2 Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Costantinopoli con T. 897, pari data. 233 1 Con Rascon aveva parlato Crispi, come risulta da un appunto di Pisani Dossi del 7 aprile, non pubblicato.

231 1 Da ACS, Carte Crispi; ed. in CRTSPI, Questioni interna:ionali, cit., pp. 271-272; e in Carteggi

234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 900. Roma, 9 aprile 1894, ore 17,30.

In risposta suo rapporto del 4 aprile n. 170 1 l'autorizzo di accettare gli emendamenti introdotti nel compromesso da lord Kimberley conservando al territorio italiano Milmil facendo valere attività spiegata in quella regione dai nostri viaggiatori. Queste trattative può svolgerle senza impazienza.

235

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1016. Madrid, 9 aprile 1894, ore 20,50 (per. ore 6 del 10).

Senatore ultra-cattolico fece oggi interrogazione circa voce corsa intorno difficoltà pellegrinaggio. Ministro di Stato rispose subito che le difficoltà avevano avuto tratto unicamente dallo sviluppo d'una troppo grande agglomerazione ed erano state appianate con lo spirito più amichevole fra i due Governi ogni disposizione essendo stata presa perché le cose procedessero con ordine. L'interrogante si dichiarò soddisfatto. Moret me ne ha immediatamente informato aggiungendo che domani la sua risposta sarà pubblicata dal rendiconto ufficiale nella forma più onorevole per l'Italia.

236

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1019. Parigi, 10 aprile 1894, ore 8, 10 (per. ore 10,20).

Il Temps pubblica, nella parte ufficiosa, un telegramma preteso da Roma, il quale confermando che un'alta personalità italiana farà prossimamente una manifestazione pubblica in favore di un accordo commerciale colla Francia, osserva che, dopo le recenti dichiarazioni sulle economie militari, alla vigilia della votazione

sui pieni poteri e la dimane del convegno di Venezia, sarebbe singolare che si offrisse alla Francia e più sorprendente ancora che questa accettasse entrare in trattative commerciali. Mi propongo chiarire, nell'udienza di domani, al ministro degli affari esteri se questo telegramma voglia essere, come pare, una avvertenza ufficiosa 1•

234 1 Cfr. n. 225.

237

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1022. Parigi, 10 aprile 1894, ore 9,13 (per. ore 12,10).

Sotto il titolo «Una conversazione col re Umberto» il redattore Calmette riferisce nel Figaro d'oggi le parole pacifiche e di simpatia alla Francia dettegli in udienza del cinque aprile da Sua Maestà.

238

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1021 bis. Costantinopoli, 10 aprile 1894, ore 11,50 (per. ore 12,50).

Ambasciata inglese non ha conferma dell'occupazione Kuka 1• Sublime Porta non sembra dimostrare interesse per la questione dell'hinterland tripolino dopo insuccessi delle pratiche fatte nel 1890. Ambasciatore d'Inghilterra mi disse non considerare Bornu nella zona d'influenza della Turchia che non può esercitarvi un'azione qualsiasi e che ristabilita la pace in quella regione il commercio con Tripoli non sarà interrotto 2 .

R. Governo».

238 Cfr. n. 222.

2 li contenuto di questo telegramma fu trasmesso in modo più ampio da Collobiano con R. 185/97 dell"ll aprile del quale si pubblicano qui i passi seguenti: «Dei diritti della Sublime Porta nell'hinterland tripolino, sir Philip Currie non dimostra tener gran conto... li Governo britannico del resto non ha mai preso in considerazione la questione dell'hinterland tripolino ... Nella condizione attuale di cose e per ottenere in tempo la conservazione di un hinterland alla Tripolitania, parmi sarebbe opportuno di ben chiarire il concetto del Governo britannico sull'argomento, per potere poi consigliare alla Turchia il miglior partito per poter conseguire a suo favore un'equa delimitazione dell'hinterland tripolino».

236 1 Cfr. n. 243. Cfr. anche quanto aveva comunicato Lanza con R. 486/190 del 1° aprile: «Fa anche con insistenza il giro dei giornali la notizia di un prossimo riavvicinamento dell'Italia e della Francia nel campo commerciale. Il barone Marschall me ne teneva in questi giorni parola, e sebbene egli, come mc non presti purtroppo gran fede a quella notizia, non lasciò però di esprimermi la sua speciale soddisfazione di veder farsi strada anche in Francia l'idea che le relazioni attuali coll'Italia debbano alla fine venir mutate, il che egli fa voti possa presto avverarsi mediante l'assennata e prudente politica del

239

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE RISERVATA. Pietroburgo, 10 aprile 1894.

Più penso alle idee svolte dall'E. V. nella sua lettera particolare del 30 marzo 1 e più mi persuado che il terreno più acconcio su cui potrebbero iniziarsi trattative che abbiano probabilità di essere bene accolte sarebbe quello di una entente di difesa sociale contro l'anarchismo, come ad esempio un accordo per lo scambio d'informazioni, comunicazione reciproca di corrispondenza d'indole sovversiva, di connotati, di ricerche di polizia, di quanto insomma può dare un carattere internazionale alla difesa in opposizione al carattere internazionale della propaganda.

Non mi dissimulo le difficoltà che contrariano la realizzazione d'un siffatto progetto, eppure non veggo altro, e il «négociez, négociez toujours!» di Richelieu, se non erro, troverebbe qui forse la sua utile applicazione.

Quanto a negoziati commerciali, esclusi a priori gli articoli di esportazione che quasi unicamente hanno importanza per il commercio russo con l'Italia, non veggo troppo come si potrebbe interessare questo Governo a negoziati commerciali su articoli di secondarissima importanza di cui il valore di esportazione non mette conto se ne faccia oggetto di trattative.

lo considero le nostre relazioni colla Russia buone, ed è un errore il credere, come si sembra crederlo talvolta in Italia, che la Russia eventualmente non sarebbe disposta ad interporre i suoi buoni ufficj, a nostro favore a Parigi. Se noi volessimo ciò ottenere occorrerebbe che c'ingraziassimo con qualche prova evidente di voler far cosa che riesca più gradita. Questa prova giacché né di disarmo, o d'un'importante riduzione dell'esercito, né di accordi commerciali non si può parlare, noi non potremmo darla che cercandola nel campo della lotta contro il pericolo che tutti minaccia ugualmente, dei progressi dell'anarchismo.

240

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1034. Madrid, 11 aprile 1894, ore 11,30 (per. ore 15 ).

Duemila cinquecento pellegrini accompagnati da immensa folla clericale benedetti alla stazione dal nunzio apostolico partirono ieri da Madrid con grande entusiasmo ed evviva al papa re. Identiche notizie giungono dalle provincie. Mi affretto a chiamare l'attenzione di Moret su questa manifestazione, nonostante formali promesse fattemi sul contegno inoffensivo dei pellegrini e dei loro capi 1 .

239 1 Non rinvenuta; ma cfr. in proposito il n. 202. 240 1 Per la risposta cfr. n. 242.

241

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1036. Parigi, li aprile 1894, ore 12,55 (per. ore 15,05).

Astrazione fatta di giornali sistematicamente italofobi, in complesso i commenti della stampa sulla conversazione riferita dal Figaro di ieri 1 , tradiscono bensì soddisfazione per il pegno di pace dato; ma gli uni non vogliono vedervi che il desiderio di migliorare i rapporti commerciali, gli altri vi scorgono la resistenza del Governo a maggiori economie militari. Tutti la ribattono sul vecchio tema della Triplice. II Temps è amaro. II Journal des Débats protestando che nessun imparziale può accusare la Francia di disposizioni ostili verso l'Italia, conclude che, sino a quando sussisterà barriera artificiale elevata dalla politica fra i due Paesi potranno esservi tra loro stima, rammarico e speranza, ma non intima

amiCIZia.

242

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 926. Roma, 11 aprile 1894, ore 18.

Approvo pienamente ella abbia richiamato attenzione Moret sul contegno pellegrini nel loro imbarco 1 . Presidente Consiglio aggiunge che se in Italia gruppi carlisti gridassero «viva don Carlos» li farebbe arrestare giudicando quegli evviva quale atto sconveniente verso Nazione amica.

243

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1039. Parigi, 11 aprile 1894, ore 18,40 (per. ore 20,50).

A vendo tenuto oggi parola al ministro degli affari esteri 1 del telegramma del Temps da me ieri segnalato a V.E., e relativo a trattative commerciali 2 , egli mi disse che l'ultimo periodo nella sostanza, se non nella forma, corrispondeva al suo

241 Cfr. n. 237. 242 1 Cfr. n. 240. 243 1 Sul colloquio con Casimir-Périer cfr. DDF, XI, cit., n. 90.

2 Cfr. n. 236.

176 proprio sentimento, e che egli già due volte scrisse al signor Billot, esponendogli le ragioni d'ordine politico ed economico che non gli permetterebbero ancora di intavolare negoziati commerciali con noi. Notò a tale proposito l'atteggiamento non buono della stampa, in seguito alle dichiarazioni attribuite a S. M. il Re\ sulle quali non portò giudizio.

244

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1046. Madrid, 12 aprile 1894, ore 13,30 (per. ore 18,26).

Partenza pellegrini provocò a Valenza grave manifestazione ostile. Quell'arcivescovo ed il vescovo di Madrid furono presi a sassate. Folla esasperata gridava: «Viva Garibaldi, morte papa», protestando contro denaro sciupato pellegrinaggio, mentre popolo muore di fame. Cavalleria fece carica. Parecchi feriti 1•

245

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 13466/91. Roma, 12 aprile l 894.

È pervenuto a questo mm1stero il suo pregiatissuno rapporto del 27 marzo

u.s. n. 609 relativo allo scambio d'informazioni col sirdariato 1 .

Condivido pienamente le idee espresse da V. E. sulla convenienza cioè di scrivere in italiano anziché in inglese le comunicazioni per l'Intelligence Department e di

stabilire lo scambio delle notizie sulla base della perfetta reciprocità. L'E. V. quindi è autorizzata a regolare questo servizio coi criteri e nel modo da lei specificato, ed istruzioni in tale senso furono da me impartite oggi stesso alla r. agenzia in Cairo, con la quale ella poi dovrà intendersi definitivamente al riguardo.

243 3 Cfr. n. 237. 244 1 Il pellegrinaggio, deplorato da Maffei nel R. 391/188 del 24 aprile come «uno sperpero deplorevole di denaro per la Spagna in un momento di straordinaria miseria», provocò un acceso dibattito alle Cortes. Alla conclusione del dibattito Sagasta fece un discorso nel quale, a proposito di alcuni <<viva il papa re» gridati dai pellegrini, dichiarò: «La verità è che il grido di 'viva il papa re' fu convertito in un griJo profferito per combattere i poteri pubblici di un Paese amico eJ in tale senso il Governo spagnuolo non può consentirlo, perché lo considera come un attacco al Governo di una Nazione amica, ed in Italia deve considerarsi come un grido sovversivo che il Governo può c deve punire. Parmi non poter esser più chiaro». Maffei commentò: «Le dichiarazioni del signor Sagasta posseggono somma rilevanza, avvegnaché pongano in sodo, una volta per tutte, che il grido di 'viva il papa re' in Spagna, è un'offesa all'Italia>>. 245 1 In questo rapporto oltre a quanto risulta dal presente dispaccio, Baratieri scriveva: «.. .io mi credo in dovere di osservare come la proposta combinazione non sia accettabile nella forma indicata. Infatti il Governo dell'Eritrea sarebbe nelle mani del sirdariato dal punto di vista delle informazioni politiche e militari ... L'accettare la proposta dell'agenzia diplomatica, a mio avviso, non sarebbe conforme né agli interessi politici né ai militari ed in ogni caso, per lo meno in apparenza. subordinerebbe il nostro contegno militare a direzione straniera».

246

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1054. Berlino, 13 aprile 1894, ore 16 (per. ore 17).

Parlasi molto anche qui pretesa conversazione fra S. M. il Re con corrispondente Figaro 1; se vera si attribuisce avvenuta per iniziativa Ressman: pochi commenti sulle parole attribuite al re, molti e naturalmente sfavorevoli sulla accoglienza fattavi in Francia.

247

FELICE VIVANTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 15 aprile 1894.

Dopo la piacevole cordiale intervista di ieri a sera, ebbi col comune amico lo scambio d'idee seguente che ho formulato in questa mia con la di lui piena approvazione.

Giustissimo il concetto dell'E. V., che una entente non può risultare che da relazioni intime-private. Qualunque passo ufficiale deve essere preceduto da un accordo preventivo.

Il nostro amico, facendosi, per patriottica ispirazione, patrocinatore e mediatore del medesimo presso il suo Governo ed il suo Paese, divide il modo di vedere fondamentale dell'E. V.

La cessione della Goletta può riuscire efficace soltanto come atto politico compiuto da Governo a Governo, destinato ad impressionare favorevolmente la pubblica opinione ed a far constatare con simpatiche dichiarazioni i buoni reciproci rapporti dinanzi le rispettive assemblee.

Esso non raggiungerebbe lo scopo se non fosse accompagnato da un corrispettivo bilaterale che modifichi in modo permanente e definitivo le relazioni attuali.

247 1 Da ACS, Carte Crispi; ed., con varianti, in So1'NINO, Carteggio 1891-1913, cit.. pp. 95-96, da una copia conservata nell'Archivio Sonnino.

Questo corrispettivo non può essere che il ripristinamento delle relazioni commerciali nella sola semplice forma attualmente conseguibile, la concessione reciproca della condizione della Nazione la più favorita. L'intervento privato dell'Alta Banca francese con gradimento del Governo si produrrà naturalmente come conseguenza dei ripristinati rapporti commerciali.

Il nostro amico si adopererebbe a far prevalere questo programma combinato, che riceverebbe poi una sanzione ufficiale per la trafila della consueta via diplomatica.

Questa elevata linea di condotta, tutelando la dignità dei due Governi e delle due Nazioni, ed escludendo qualsiasi compromissione, elimina opportunamente quell'intervento anche indiretto di interessi bancarii che diedero origine all'attuale scambio d'idee.

Essa è dettata dal solo sentimento ed obiettivo di rendere un grande servigio all'Italia ed alla Francia, coadiuvando l'E. V. nell'adempimento di un grande atto di pacificazione politico ed economico interno ed internazionale di cui soltanto l'uomo che possiede la fiducia del re, del Paese e dell'Europa può essere capace.

246 1 Cfr. n. 237.

248

FELICE VIVANTE AL MINISTRO DEL TESORO, SONNINO 1

L. PERSONALE. [Roma, 17 aprile 1894 ], ore 9 2 .

Partiamo questa sera. Il Rouvier mi parlò di te in termini inusitati; gli hai ispirato grande simpatia e piena fiducia; ha indovinato che avevi del sangue inglese nelle vene, sia per l'originalità profonda (quantunque talvolta un po' paradossale) delle tue idee, sia per rettitudine ed energia britannica, che si rivela in ogni tuo gesto.

Egli m'incarica (non per modo di dire) di salutarti cordialmente e di assicurarti che dal canto suo farà tutto il possibile. Una conversazione intima con Billot (da lui avuta ieri alle 15) ci ha rivelato che egli ha pure della situazione un concetto identico al nostro, ma che finora (malgrado i suoi rapporti) le istruzioni del suo Governo non gli hanno permesso di agire di conformità (sic). Confidenzialmente, a tua norma esclusiva: non ripeterlo neppure a C[rispi] essendomi impegnato di non dirlo.

È quindi più che mai nostro intimo assoluto convincimento che Périer è dominato dal terrore della stampa che bisogna (e si può con poco) modificare. È la prima ed assoluta condizione di riuscita, altrimenti sprechiamo tempo e fiato e spese. «Il m'est impossible de révéler à un ministre italien l'indignité de notre presse et la nécessité de la paralyser, car notre Gouvernement est littéralement dominé par le langage des journaux: il vous faut au moins le silence». (Testuali). Rifletti, ascoltaci ed agisci esperimentando soltanto due mesi durante i quali soltanto io posso occu

La lettera è datata solo martedì.

parmi provvisoriamente per organizzare e sorvegliare onde non siate defraudati -ed in considerazione agli interessi superiori del momento. Scrivimi o fa scrivere indirizzando sempre le lettere al mio studio: 23 rue Chauchat.

P. S. Pregoti far pervenire a Rouv[ier] un'altra mezza dozzina di copie della tua esposizione in francese per i suoi colleghi. È inutile discutere se il Governo francese ha torto di subir la presse. È possibile, ma è così; sono condizioni del resto molto diverse dalle nostre.

Abbiamo riveduto ieri sera Crispi, che naturalmente mi disse all'orecchio ch'egli sarebbe d'accordo non solo sulla sostanza ma sulla forma.

248 1 Da Archivio Sonnino; ed. in SONNINO, Carteggio 1891-1913, cit., pp. 96-97. 2

249

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, A TUTTE LE AMBASCIATE E ALLE LEGAZIONI A ATENE, BERNA, BRUXELLES, COPENAGHEN, L'AJA, LISBONA E STOCCOLMA

D. Roma, 18 aprile 1894.

Secondo informazioni telegrafiche giunte dallo Scioa 1 risulterebbe che il noto negoziante francese Chefneux, scrivendo da Parigi l'l I febbraio u. s. a re Menelik, sollecitavalo istantemente d'inviargli colà una sua lettera autografa, necessaria per definire le ultime pratiche per l'ammissione dell'Etiopia all'Unione postale, assicurandolo in pari tempo che egli (Chefneux) si occupava attivamente della fabbricazione delle monete, e di far conoscere il negus in Europa, guadagnando così ogni giorno nuovi amici alla causa di lui.

La lettera di Chefneux, secondo le notizie pervenuteci, concludeva dicendo: essere arrivato il momento per l'Etiopia di nominare e di avere un suo rappresentante in Europa onde farvi valere i propri diritti; essere urgente una tale nomina per dimostrare agli occhi di tutti la sua indipendenza, e ciò tanto più che la Francia, la Russia, la Svizzera, la Grecia ed il Belgio si sarebbero già esplicitamente dichiarati proclivi al riconoscimento formale di un rappresentante etiopico.

Questo ministero non ha certo attribuito grande importanza alla cosa. Ma stante i continui intrighi che si ordiscono contro di noi in Abissinia, ho stimato opportuno di renderne senza indugio edotta la E. V. (S.V.).

Non ho bisogno di farle osservare come, se quanto ci si riferisce fosse vero, significherebbe nè più nè meno che una violazione flagrante dell'art. 34 dell'Atto generale di Berlino (1885), mercè il quale le varie Potenze firmatarie miravano anzitutto ad escludere il pericolo di rivalità fra loro, per i diversi protettorati in Africa.

Tale questione del resto ha formato oggetto di lunga corrispondenza con codesta r. ambasciata (legazione) epperò la E. V. (S.V.) conosce a fondo le intenzioni del R. Governo in proposito.

La prego comunque, nel modo che ella reputerà il migliore, di voler tener parola con codesto signor ministro degli affari esteri, circa alle pretese asserzioni del Chefneux, informandomi poi sollecitamente del risultato delle sue pratiche o dei suoi colloqui.

249 1 Le notizie erano state inviate da Traversi e comunicate da Baratieri con T. 1067 del 15 aprile, non pubblicato.

250

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1106. Londra, 19 aprile 1894, ore 20,16 (per. ore 6 del 20).

Siamo arrivati a conclusione nel negoziato di delimitazione. Il protocollo rimane conforme al testo da noi proposto e conosciuto dal r. ministero 1 . Per il compromesso separato Foreign Office propone la forma di una dichiarazione se questo pure è destinato a pubblicazione, oppure uno scambio di note, se non deve essere pubblicato. Sarei d'avviso che, trattandosi di aggiustamento temporaneo, converrebbe meglio non pubblicare compromesso e fare scambio di note. Il testo del compromesso è sostanzialmente conforme a quanto ho già riferito a V. E. con qualche aggiunta e variazione a nostro vantaggio. Sabato avremo una riunione finale. Ora domanderò a Kimberley che gli atti ufficiali siano fatti a Roma. Prego

V. E. di telegrafarmi se, ove Kimberley vi consenta, il testo delle note da scambiare possa essere parafato qui da me 2 .

251

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 365/197. Londra, 19 aprile 1894 (per. il 22).

I dispacci di V. E. del 23 marzo e del 13 aprile 1 mi pervennero regolarmente. Il primo di essi riguarda certi provvedimenti presi dalle autorità franco-tunisine i quali farebbero supporre prevedibili prossime ostilità contro i Tuareg. Il secondo contiene informazioni relative ai lavori militari in corso a Biserta.

2 Per la risposta cfr. n. 252. 251 1 D. 10792/131 e D. 13695/164, non pubblicati.

Dei provvedimenti anzidetti e delle supposizioni che ne emergono, tenni parola a questo sottosegretario di Stato permanente per sapere quali informazioni qui si avessero e quale impressione le medesime avessero prodotto. Sir Th. Sanderson mi ricordò che, nel febbraio di quest'anno, si era detto che nell'Arad preparavasi una carovana per iniziativa delle autorità la quale dovea essere diretta a Ghadames. Dippoi nulla si era più udito. Il Foreign Office avea saputo che a certi missionari inglesi che volevano penetrare all'interno, era stato interdetto, per motivi di personale sicurezza, di oltrepassare il confine. Il mio interlocutore credeva che ciò fosse avvenuto alla frontiera algerina e non esprimeva alcuna abbiezione od apprezzamento a tale riguardo.

V. E., con l'altro dei due sovracitati dispacci, mi ha trasmesso precise notizie dei lavori che si fanno a Biserta. Dell'indole e dello scopo dei medesimi non vi è da dubitare dopo la dichiarazione fatta nello scorso febbraio dal signor Casimir Périer al r. ambasciatore a Parigi 2 .

Con lettera privata del 9 aprile sir Th. Sanderson, in continuazione delle informazioni fornitemi in ottobre dal di lui predecessore sir Ph. Currie, mi ha rimesso un pro-memoria del tenore seguente: «Risulta al console generale Drummond Hay da confidenziali informazioni che il Governo francese ha condotto a termine la compera dei terreni situati sulla riva del lago di Biserta per la costruzione di un arsenale il quale sarà collegato con la nuova ferrovia mediante un tronco che biforcherà alla stazione di Avena situata a 5 chilometri di distanza dal quale dove [sic] si progetta di costruire l'arsenale».

Nello scopo di non lasciar passare una occasione di mettere in evidenza l'interesse comune dell'Italia e dell'Inghilterra a vigilare sovra gli apparecchi militari francesi nel Mediterraneo, ho riassunto in un «pro-memoria» confidenziale le informazioni sovra i lavori di Biserta comunicatemi con il dispaccio ministeriale delli 13 corrente ed ho consegnato ieri a lord Kimberley quegli appunti. Sua Signoria mi disse che notizie analoghe erano pure pervenute al Foreign Office c che delle medesime egli avea ordinato a sir Th. Sanderson di darmi comunicazione. Il signor Decrais, soggiungeva lord Kimberley, avea ancora recentemente detto che i lavori che presentemente si facevano a Biserta, erano semplicemente di ordinaria protezione del porto commerciale ed avea negato che fossero il principio della costruzione di un arsenale marittimo che la Francia avrebbe del resto avuto il diritto di costrurre se così le piacesse. Anche di queste dichiarazioni dell'ambasciatore della Repubblica mi sarebbe data contezza in forma confidenziale e privata da sir Th. Sanderson.

Ricevetti infatti ieri sera un biglietto di questo alto funzionario nel quale è inchiuso il «memorandum» confidenziale del quale è qui unita copia 1 . Nel biglietto stesso sir Th. Sanderson dice che «il signor Decrais, in una conversazione con lord Kimberley, ha recentemente affermato che i lavori hanno puramente per

251 2 Cfr. n. 167. 3 Non si pubblica.

oggetto il miglioramento del porto per iscopi commerciali e che non era intenzione, presentemente, di erigere fortificazioni, sebbene certamente la Francia abbia il diritto, se le piacesse, di erigerle».

La continuazione di questo scambio di notizie che dura da parecchi mesi, non ci condurrà probabilmente a conoscere dippiù di quanto il r. agente a Tunisi è in grado di riferire. Dal punto di vista informativo non avrà esso dunque alcun valore pratico. Tuttavia io ritengo sia nell'interesse nostro di rispondere con cortese reciprocità alle comunicazioni che in proposito ci vengono fatte dal Foreign Office. Nell'ammiragliato britannico e fra le autorità militari inglesi, predomina tutt'ora l'idea che gli arsenali marittimi si debbano difendere con le flotte e che l'abbondanza di tali stabilimenti comporti conseguentemente sparpagliamento di forze galleggianti. Ancora recentemente a me che con lord Kimberley mi mostrava poco persuaso della serietà di siffatta opinione, Sua Signoria assicurava che un mutamento di parere si era positivamente operato fra i tecnici più competenti ed in proposito mi adduceva come argomento di fatto che l'Inghilterra, dopo di aver preso Cipro per iscopi militari, si era astenuta dal farvi le opere che sarebbero state necessarie per trame profitto. È di tutta evidenza che, finché queste opinioni perdureranno, sarà difficile che dallo scambio di informazioni circa i lavori di Biserta i due Governi siano condotti alla affermazione di un concetto comune, direttivo della loro condotta. Ma ad ogni modo pare a me che la reciproca comunicazione delle notizie relative alle fortificazioni della costa tunisina sia un avviamento a quella più estesa che dovrebbe comprendere tutti gli armamenti della Francia nel Mediterraneo. Ed a questo riguardo io non potrei oggi esporre a V. E. altri pensieri che quelli espressi nel mio rapporto delli 7 settembre dell'anno passato 4 che io la pregherei di voler prendere in considerazione per il caso ella avesse da impartirmi al riguardo speciali istruzioni.

250 1 Cfr. n. 187, allegato.

252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 20 aprile 1894, ore 23.

Restando protocollo conforme testo inviatomi il 20 marzo, autorizzo V. E. redigere dichiarazione pubblicabile con qualche aggiunta e variazione nostro vantaggio secondo fu redatta da Sanderson nella riunione 22 marzo colla variante che autorità inglesi per mantenere la pace e tranquillità possano prendere temporanei provvedimenti colle tribù Milmil Ogaden.

251 4 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 528. 252 1 Risponde al n. 250.

253

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1119. Madrid, 21 aprile 1894, ore 17,45 (per. ore 21).

Framassoni spagnuoli mi hanno mandato indirizzo firmato dai rappresentanti delle logge di Madrid, con richiesta comunicare espressioni simpatia al R. Governo, e per protestare contro le grida offensive sentimento nazionale italiano profferite da taluni pellegrini, e contro parole irriverenti per Garibaldi pronunziate da un membro del Senato in occasione interrogazione fatti Valenza. È un documento redatto in termini dignitosi; e potendo anche darsi che riceva pubblicità, prego V.E. di volermi far subito conoscere se debbo !imitarmi accusarne ricevuta, od a farlo con ringraziamenti a nome del Governo del re, come, a parer mio, sarebbe conveniente 1 .

254

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1117. Londra, 21 aprile 1894, ore 18,20 (per. ore 19,50).

Protocollo e dichiarazione contenente compromesso temporaneo furono oggi parafati al Foreign Office in doppio originale ne varietur. L'ambasciatore d'Inghilterra a Roma riceverà istruzioni per la loro firma ufficiale. Silvestrelli parte portando seco il testo dei due documenti.

255

IL MINISTRO A RIO DE JANEIRO, TUGINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1136. Rio de Janeiro, 22 aprile 1894, ore ... 2 (per ore 23,05).

Questo signor ministro degli affari esteri mi partecipa presidente della Repubblica non ha accettato arbitrato generale'.

2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

3 Con R. riservato 289/86 del 26 aprile Tugini comunicò: «Dal linguaggio del ministro federale trassi il convincimento che ogni nostro ulteriore tentativo inteso a predisporlo in favore dell'arbitrato generale rischia di rimanere senza effetto fino a tanto che a capo della Repubblica rimarrà il maresciallo Peixoto. Come riferii nel mio carteggio, il maresciallo dovrà cedere il potere il 15 del prossimo novembre al signor Prudente Moraes, eletto testè presidente della Repubblica. Questi ha fama di essere uomo temperato, conciliante e ben disposto verso gli stranieri: tutti sperano qui che egli inaugurerà un regime

253 1 Blanc rispose con T. 976 del 22 aprile: « Approvo che ella ringrazi sottoscrittori indirizzo». 255 1 Ed., con varianti, in LV 85, p. 14.

256

FELICE VIVANTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 25 aprile 1894.

Eccole la situazione: Burdeau è tutto dalla nostra.

Cas[imir]-Périer si pronunciò ieri, scusandosi del breve involontario ritardo, favorevole in massima; trovò la combinazione pratica ingegnosa; comprende che la politica che nous suivons en France tende à éterniser et aggraver la Triplice (sic), la quale non è causa ma conseguenza dei malintesi.

Confessò la sua primitiva esitanza a stipulare un accordo che avesse la sembianza di appoggiare e rafforzare un Gabinetto considerato qui come gallofobo, ma convenne che il di lei modo di procedere schietto e leale smentisce questo pregiudizio e ch'egli cominciava a convincersi che Crispi poteva fare ciò che altri non avrebbe né potuto né osato. Non vorrei però (soggiunse) che dando la ferrovia in pascolo alla pubblica opinione ci facessero poi delle angherie alla prossima scadenza del trattato italo-tunisino.

Ella aveva già prevenuto questa abbiezione nella di lei conversazione con Rouvier, e questi si affrettò di constatarlo. L'impressione fu ottima.

Passando all'accordo commerciale disse che la corrente protezionista aveva ecceduto i limiti, che c'era qualche cosa da fare per modificare un indirizzo anche politicamente nocivo, ma che temeva tuttavia l'opposizione dei meridionali per i vini sui quali vorrebbe trovare un'attenuante.

Rouvier fece osservare subito che ciò era inammissibile.

sinceramente civile e legale, che è destinato a rimediare ai mali cagionati dalla indole caparbia del maresciallo Peixoto, dall'arbitrarietà e dal despotismo militare di lui». Si pubblicano qui due passi di un dispaccio di Blanc all'incaricato d'affari a Rio de Janeiro, Nobili, del 17 agosto, ed. in L V 85, pp. 19-23: «Fin dall'aprile scorso il comm. Tugini mi annunziava che il ministro federale degli affari esteri e il presidente della Repubblica avevano recisamente rifiutata la nostra proposta di sottoporre all'arbitrato degli Stati Uniti tutti i reclami italiani pendenti. Il Governo del re persiste nel suo divisamento. Desidero però che si lasci a codesto Governo il tempo necessario per meglio esaminare i diversi reclami affinché giudichi se non sia nel suo stesso interesse lo addivenire ad una liquidazione amichevole di quelli che di già ha riconosciuto, o non potrebbe a meno di riconoscere, fondati; ed enunciare od ammettere in pari tempo, rispetto agli altri, non ambigue massime di diritto in base alle quali abbiano da risolversi, giustificando così il proprio rifiuto di arbitrato generale. Intanto, mi preme che ella abbia, fin d'ora, presenti alcuni criteri generali direttivi, per dare un avviamento sistematico alla trattazione di tutti i nostri reclami, a seconda dell'indole speciale di ciascuno di essi, e ciò anche perché all'apertura del Parlamento nazionale, io possa, occorrendo, presentare i documenti dai quali risulti, per grandi linee, quali trattative sul grave argomento siano state da noi intavolate, con quale metodo siano esse state condotte, e quali risultati se ne siano ottenuti. Potrà allora il R. Governo, con piena informazione del Parlamento, prendere una decisione finale, sia per l'arbitrato generale, se continuerà ad essere indispensabile, sia per quelle efficaci risoluzioni che potessero essere consigliate da un persistente rifiuto del Governo brasiliano a dare una giusta soluzione ai nostri reclami anche con quell'ultimo mezzo di componimento ... La prego poi di ritenere e di far noto agli agenti dipendenti da codesta r. legazione che sarà sempre considerata opportuna una speciale intelligenza delle r. rappresentanze con quelle degli Stati Uniti, i quali sono più davvicino interessati alle guarentigie generali della sicurezza delle persone e defli averi degli stranieri, anche in codesta parte del continente americano». 256 Da ACS, Carte Crispi; ed. in SoNNINO, Carteggio IR91-1913, cit., pp. 98-100 da una copia conservata nell'Archivio Sonnino.

Conclusione. Sarebbe favorevole, ma vuole essere sicuro della Camera. Chiede perciò alcuni giorni per tastare il terreno, indagare di che umore i deputati ritornano dalle provincie, conferire con Méline ed altri in genere ed in massima.

R[ouvier] ritiene che Méline e consorti, quando abbiano l'assicurazione che l'abbiezione verrà eliminata mediante un atto di pacificazione, saranno tecnicamente favorevoli e disse che egli avrebbe fatto dal canto suo un lavoro parallelo di investigazione e preparazione parlamentare. Va da sé che io rimango fra le quinte; non voglio si possa dire che un italiano abbia fatto delle avances.

Conviene conservare la forma di una iniziativa mediatrice patriottica presa dal Rouvier per impulso di convinzioni ed impressioni proprie rafforzate dai suoi colloqui.

In questa decina di giorni di lavorio preparatorio occulto si potrebbe fare molto, ossia ella potrebbe fare due cose che darebbero probabilmente il tracollo alla bilancia:

l) Insinuare col di lei tatto squisito in un discorso qualsiasi senza parere quella frase indiretta cortese gradita alla Francia. Forse la discussione del bilancio della guerra potrebbe offrire la migliore opportunità. La resistenza alle proposte economie non deve infatti essere attribuita a timore di complicazioni e meno che mai al sospetto che i nostri cordiali rapporti colla Francia ecc. È un'impressione mia, ma crederei essere nel vero. Faccia lei, e farà senza dubbio bene.

2) Bisognerebbe risolversi ad un tenue sagrificio per modificare questa malaugurata stampa, venticinquemila franchi mensili per tre mesi poi vedremo.

Come scrissi anche a Sonnino mi basta una autorizzazione anche telegrafica per non perdere tempo. Occorrendo, anticiperò la somma; vedrete poi da che capitolo la farete scaturire. Mi rincresce dover ritornare sopra questo tasto ma anche Rouvier è convinto che è cosa indispensabile.

Per qualunque comunicazione telegrafica ho un cifrario con Sonnino, ma di cui bisogna servirsi il meno possibile perché qui agli esteri si decifrano tutti i dispacci. Per lettera non potendo ella firmare (quantunque io sia un sepolcro) considererò i cenni e le indicazioni datemi dal Cecconi o dal Pinelli come indiscutibili.

P. S. Mio obiettivo sarebbe partire il 7 prossimo precedendo di quarantotto ore il Rouvier che potrebbe con minor ostentazione fare una punta a Roma dovendo recarsi il lO a Nizza per il Consiglio generale.

Nel primo trimestre 1894: Esportazioni italiane in Francia 40.882.000 Esportazioni francesi in Italia 23.593.000

Confronto al primo trimestre 1893:

Maggiori esportazioni italiane in Francia 10.435.000

Minori esportazioni francesi in Italia 11.830.000

Scrivo comunicando questi pregevoli dati ufficiali a chi di ragione qui 2 .

256 2 In una L. personale del 20 maggio (ACS, Carte Crispi) Ressman riferiva a Crispi che Casimir Périer «pare invece che più diffidi di qualche questione italiana. Il ministro delle finanze Burdeau mi disse che già lo si era messo in guardia avvertendolo che gli si darebbe battaglia se avesse qualche debolezza per noi1».

257

IL MAGGIORE SANMINIATELLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

RELAZIONE. Roma, 28 aprile 1894.

Il trattato della delimitazione dei confini fra il Camerun ed il Congo francese ha messo nell'Africa settentrionale l'Inghilterra di fronte alla Francia.

Ha dato a quest'ultima modo e facoltà di stringere e soffocare i vilayet di Tripoli da ovest, e da sud verso il mare, e di potersi espandere per il Baghirmi, il Waday, il Darfur ed il Kordofan fino alla vallata del Nilo.

Siffattamente la questione del Sudan nilotico cessa di esser questione puramente egiziana, e diviene questione di alto interesse imperiale britannico, e quindi questione europea.

Soluzione di tal questione potrà essere, o un componimento fra Francia ed Inghilterra, o un'azione rapida ed energica dell'una contro l'altra per prevenirsi sul Nilo e nel Sudan occidentale egiziano.

In entrambi i casi l'Italia non può senza manifesto suo danno disinteressarsi dalla questione.

Dalla mia ultima missione in Egitto ho riportato l'impressione che tanto la Francia quanto l'Inghilterra si affrettano a prevenirsi nel Sudan nilotico con viaggi che saranno fecondi di protettorati, e fors'anca di possente ausiliario sulle orde di Raba Tobeii che campeggiano sulla riva nord occidentale del lago Tciadda.

Ho riportato altresì l'impressione che l'Inghilterra per ora pare decisa a lottare colla Francia per mantenere intatte le sue pretese sul Sudan egiziano, e ciò credo fermamente manterrà: ma non potrei garantire che non accogliesse con facile orecchio le proposte francesi di annettersi il Baghirmi, il Waday, il Tibesti e forse territori ancor più al nord di questi pur di esser lasciata tranquilla al Sudan.

Nella prima ipotesi mi avvalorano: i viaggi del Bionde l e del Lyons allo Tciadda per le zavie dei senussi: i completi preparativi a Wady Haifa ed a Suakin per esser pronti dall'oggi al domani per una eventuale avanzata: la precipitosa dichiarazione del protettorato sull'Uganda, e finalmente la dichiarata guerra all'Unioro.

E a quest'ultimo proposito giova tener conto che quantunque nell'avvenire l'arte sarà per rendere più facile la strada più breve fra Mombasa sul Mare Indiano, all'Uganda pure oggi la comunicazione più facile e quindi più rapida e più sana passerebbe, per andare all'Uganda, da Suakin sul Mar Rosso, a Berber c di là per il Nilo ai laghi.

Se l'Inghilterra sceglierà questa strada, dovrà è vero riconquistare il Sudan, ma io, e con me tutti i militari anglo egiziani dal sirdar in giù, non crediamo che tal riconquista possa essere impresa nè difficile né lunga data l'attuale situazione del califfato mahdista, ed i mezzi di che possono disporre gli anglo egiziani.

Questa impresa allo stato presente delle cose darebbe all'Inghilterra il triplice vantaggio:

-di prevenire sul Nilo e nel Sudan egiziano la Francia.

-di sbarazzare il Bahr el Ghazal ed il Nilo dalla confluenza di questo all'Alberto Nianza dai belgi dello Stato libero del Congo che hanno sconfinato, usurpando territori già egiziani in quelle parti.

-di tenere più fortemente e più sicuramente l'Egitto in caso di pericoli interni ed esterni, senza bisogno di ricorrere ad annessioni o protettorati.

Parmi quindi rimessivamente ovvio il credere, che se gli avvenimenti come pare precipiteranno nell'Africa settentrionale, la riconquista del Sudan dovrà far parte del programma di quel qualunque Gabinetto britannico che s'inspiri a politica imperiale.

Ed in codesta ipotesi credo che all'Inghilterra sarà per giovare e quindi potrebbe esser bene accetto un concorso dell'Italia e dell'Eritrea. Codesta eventualità è tanto ben conosciuta dalla Francia che tanto questa, quanto la sua temporanea alleata o cooperatrice la Russia, cercano di procurare all'Italia noie ed imbarazzi nell'Abissinia, e per di più la prima minaccia addirittura gli interessi dell'Italia e nell'Barar e nella Tripolitania, nel solo scopo di distrarla, se pur non riesce a distaccarla dall'Inghilterra in codesta eventuale impresa nel Sudan nilotico.

258

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1198. Madrid, 30 aprile 1894, ore 17,30 (per. ore 21).

Nell'assenza di Rascon Moret mi ha pregato a nome di regina reggente interessare R. Governo ad impedire manifestazioni pubbliche in favore di don Carlos che si teme possano prepararsi a Venezia da spagnuoli che partono stasera per ossequiare quel pretendente al suo arrivo colla sposa in detta città. Moret mi ha assicurato che imperatore d'Austria ha insistito per fare dare carattere esclusivamente privato matrimonio pretendente e che persino il papa dopo le sue recenti dichiarazioni non potrebbe avere altro contegno vista la partecipazione di Sua Maestà al desiderio sopramentovato. Crederei conveniente V.E. degnasse telegrafarmi una risposta di natura ad essere comunicata. 1

259

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, l° maggio 1894, ore 17.

Il ministro dell'interno ha provveduto perché il matrimonio di don Carlos con la signorina di Rohan non assuma in Venezia il carattere di una dimostrazione politica. Il presidente del Consiglio però ebbe a ricordarmi che il Governo spagnuolo non seppe impedire ai suoi pellegrini venuti in Roma di levare grida sediziose e contrarie all'unità italiana.

258 1 Per la risposta cfr. n. 259. 259 1 Risponde al n. 258.

260

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI 1

T. 1061. Roma, 1° maggio 1894, ore 18,35.

Cominciando domani discussione bilancio esteri sarebbe opportuno non ritardare più a lungo firma accordi delimitazione. Prego quindi V.E. sollecitare invio pieni poteri a sir Clare Ford 2 .

261

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1213 bis. Londra, 2 maggio 1894, ore 19,35 (per. ore 21,30).

Bisognò aspettare ritorno della regina per far firmare pieni poteri di Clare Ford 1 . Questo atto è ora compiuto e ne sarà avvisato subito codesto ambasciatore d'Inghilterra, perché possa procedere alla firma del protocollo e della dichiarazione, anche prima che i pieni poteri arrivino a Roma. Resta inteso che la dichiarazione rimarrà per ora documento confidenziale, pur divenendo subito operativa.

262

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1216. Madrid, 2 maggio 1894, ore 20 (per. ore 6 del 3 ).

Moret essendo assente sino a venerdì ho creduto a proposito vedere senza ritardo Sagasta per comunicargli intero senso telegramma di V.E. 1 allo scopo di poterne render conto regina reggente e gli dissi altresì essere oramai tempo reagire una volta per sempre, massime dopo le recenti dichiarazioni di lui al Congresso 2 , delle quali mi sono fatto premura prendere atto, che le grida clericali offensive per l'Italia non vengano più tollerate in Spagna. Questo presidente del Consiglio me lo promise. Al ritorno di Moret non lascerò cadere questo argomento.

261 Cfr. n. 260. 262 1 Cfr. n. 259. 2 Cfr. n. 244, nota l.

260 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 261.

263

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ANTONELLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 16384/317. Roma, 3 maggio 1894.

Con preghiera di restituzione mi pregio di trasmettere qui accluso a V.E. un rapporto del cavalier Cecchi relativo al possedimento francese di Obock-Gibuti ed al servizio postale 1•

Colla delimitazione che verrà firmata in questi giorni qui in Roma a complemento dei protocolli del 24 marzo e del 15 aprile 1891 l'Inghilterra riconoscerà nella nostra sfera d'influenza esclusiva l'Etiopia c le sue dipendenze, compreso fra queste l'Barar. Tale risultato che consacra la nostra posizione politica acquistata in Abissinia in forza del Trattato d'Uccialli e regolarmente notificata alle Potenze renderà l'Italia sempre più gelosa e suscettibile riguardo ai maneggi dei soliti agenti stranieri presso Menelik e presso Makonnen. Ed il Governo francese dovrebbe persuadersi che persistendo nella sua connivenza più o meno tacita verso simili intrighi renderà sempre più aspre le relazioni fra i due Paesi senza profitto veruno, mentre noi non possiamo credere a progetti serii d'espansioné della Francia nell'Etiopia meridionale, che gli stessi impegni assunti nel 1888 coll'Inghilterra le vieterebbero esplicitamente. Io conto adunque sull'azione intelligente e zelante di V.E. perché in un tempo più o meno lungo riesca a persuadere il Ministero francese degli affari esteri della convenienza di stipulare coll'Italia un protocollo regolare di delimitazione che valga a rimuovere per sempre questi dissidii ingrati e spiacevoli.

264

PROTOCOLLO ITALO-BRITANNICO 1

Roma, 5 maggio 1894.

Affine di portare a compimento la delimitazione delle sfere d'influenza fra la Gran Bretagna e l'Italia nell'Africa Orientale, che ha formato oggetto dei Protocolli firmati a Roma il 24 marzo ed il 15 aprile 1891 2 i sottoscritti:

Francesco Crispi, Presidente del Consiglio dei Ministri di Sua Maestà il Re d'Italia, Cavaliere dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, Gran Croce

264 1 Ed.. con l'omissione dell"allegato, in Trattati e conven::ioni fra il Regno d'Italia e gli altri Stati raccolti per cura del Ministero degli affari esteri, vol. 13 (1892-1894), Roma, Tipografia nazionale di G. Bertcrio, 1894, pp. 337-338; Nouveau n•cueil général de traités et autres actes relatifs aux rapports de droit intemational. Continuation du grand recueil de G.F. de Martens par F. Stoerk, deuxième série, tome XX, Goettingen, Dieterich, 1895, pp. 803-804; Parliamentary Papers presented lo both Houses of Parliament by command of Hcr Majesty, 1411 (C. 7388) (Blue Book), pp. 181-184.

2 Cfr. serie IL vol. XXIV. n. 151 e n. 222, allegati.

degli Ordini dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d'Italia, Deputato al Parlamento.

e

Sir Francis Clare Ford, Gran Croce dell'Ordine Molto Onorevole del Bagno, Gran Croce dell'Ordine Molto Distinto di San Michele e San Giorgio, Membro del Molto Onorevole Consiglio Privato ed Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario di Sua Maestà la Regina del Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda, Imperatrice delle Indie, presso Sua Maestà il Re d'Italia

autorizzati dai loro rispettivi Governi, hanno convenuto quanto segue:

l. Il limite delle sfere d'influenza della Gran Bretagna e dell'Italia nelle regioni del golfo d'Aden è costituito da una linea che, partendo da Gildessa e dirigendosi verso 1'8° latitudine nord, contorna la frontiera nord-est dei territori delle tribù Girri, Bertiri, e Rer Alì, lasciando a destra i villaggi di Gildessa, Darmi, Gig-giga e Milmil. Arrivata all'So latitudine nord la linea s'identifica con quel parallelo fino alla sua intersezione col 48° est Greenwich. Si dirige in seguito all'intersezione del 9° latitudine nord col 49o est Greenwich, e segue quel meridiano fino al mare.

2. -I due Governi s'impegnano di conformarsi nelle regioni del Protettorato britannico ed in quelle dell'Ogaden, a favore così dei sudditi e protetti britannici ed italiani, come delle tribù che abitano quei territorii, alle stipulazioni dell'Atto generale di Berlino e della Dichiarazione di Bruxelles relative alla libertà del commercio. 3. -Nel porto di Zeila vi sarà eguaglianza di trattamento fra i sudditi e protetti britannici ed italiani in tutto ciò che concerne le loro persone, i loro beni, e lo esercizio del commercio e dell'industria.

ALLEGATO

DICHIARAZIONE

Ci riferiamo al Protocollo firmato oggi per la delimitazione delle sfere d'influenza della Gran Bretagna e dell'Italia nel paese dei Somali, e dichiariamo che rimane inteso fra i due Governi che fino a quando l'Italia non avrà stabilito un controllo effettivo sulle popolazioni entro la sfera d'influenza italiana e in vicinanza della linea di delimitazione, sarà in facoltà delle autorità britanniche di prendere le misure temporanee che potessero essere necessarie per conseguire l'osservanza da parte di quelle popolazioni delle stipulazioni contenute nel Protocollo e per mantenere l'ordine nella zona d'influenza della Gran Bretagna. Esse avranno pure il diritto di entrare in comunicazioni dirette colle autorità di Harar, quando ciò possa essere necessario per gli scopi sopra specificati e per la sicurezza della frontiera britannica. Resta inteso tuttavia che le parole «misure temporanee» debbano significare soltanto misure eccezionali e di corta durata, e che l'aggiustamento provvisorio per i rapporti diretti colle autorità di Harar non dovrà far sorgere alcun dubbio sulla posizione dell'Italia come Potenza protettrice dell'Etiopia e delle sue dipendenze, che è già stata riconosciuta dal Governo di

S.M. la Regina.

263 1 Non pubblicato.

265

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 890/421. Parigi, 5 maggio 1894 (per. l' 8).

La stampa di Parigi accolse con favore le dichiarazioni che l'E.V. ebbe recentemente a fare alla Camera dei deputati circa la politica estera dell'Italia 1 .

Gli organi più seri apprezzano il sentimento che la indusse ad affermare che l'Italia aveva rifiutata l'offerta di conquiste sul litorale mediterraneo perché non voleva si dicesse che essa approfittava dei lutti della Francia, e lodano il saggio consiglio che convenga ormai occuparci meno della politica estera altrui e più di una politica nazionale indipendente.

Il Journal des Débats, fra gli altri, constata che il linguaggio dell'E.V. è di una correttezza che nulla lascia a desiderare ed inspirasi al fermo desiderio di mantenere la pace e di consolidare le buone relazioni fra l'Italia e le Potenze vicine.

Alcuni giornali radicali malevolmente commentano le dichiarazioni riferentisi alla situazione dell'Italia nella Triplice Alleanza col solito ritornello che questa non è lega di pace, che il solo suo obiettivo è quello di garantire alla Germania il pacifico possesso dell'Alsazia-Lorena e che infine essa è la causa prima del malessere finanziario che affligge il nostro Paese.

Certo è però che la più notevole parte della stampa considera il discorso pronunziato dall'E.V. come un passo fatto verso la Francia, e che sovra questo Governo e sull'opinione pubblica indipendente esso produsse buona impressione e indubbiamente contribuirà al progressivo miglioramento dei rapporti fra i due Paesi.

266

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 170/93. Pietroburgo, 5 maggio 1894 (per. l'11).

Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri cui ho tenuto parola alla prima propizia occasione delle voci corse sulle velleità che si attribuivano a re Menelik di accreditare un suo rappresentante in Europa di battere moneta propria e di ottenere l'ammissione dell'Etiopia all'unione postale, mi disse tutte queste voci giungergli

del tutto nuove e supponea si trattasse d'uno di quei soliti ballons d'essai lanciati da chi ha interesse di pescare nel torbido.

Conforme alle istruzioni impartitemi dall'E.V. col dispaccio n. 14226/70 del 18 aprile u.s. 1 non ho mancato d'osservare come qualsiasi incoraggiamento a disegni come quelli attribuiti al negus costituirebbe una flagrante violazione dell'art. 34 dell'Atto generale di Berlino.

265 1 Anche Vivante comunicò a Crispi con L. personale dell'S maggio (ACS, Carte Crispi): «Le di lei dichiarazioni e quelle dei di lei colleghi furono qui considerate nelle sfere governative e parlamentari come nuova affermazione di politica di pace e di conciliazione». Analoga comunicazione Vivante fece anche a Sonnino. Cfr. SoNNINO, Carteggio 1891-1913, cit., p. 100.

267

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1245. Vienna, 6 maggio 1894, ore 15,05 (per. ore 16).

La stampa viennese comincia ad occuparsi dei discorsi ministeriali alla nostra Camera. Il Fremden Blatt d'ieri, commentando il sunto telegrafico del discorso di V.E., pubblicò un articolo abbastanza benevolo, segnalato nella mia lettera particolare d'ieril; ma la Neue Freie Presse d'oggi rileva con vivacità certi passaggi di questo discorso e di quello di Crispi. Nel primo critica specialmente il passo relativo alla politica dell'Austria verso la Santa Sede; nel secondo condanna il rimpianto di non aver con vittorie guadagnato il confine naturale. Il Tageblatt poi pubblica un articolo molto risentito sulle allusioni fatte dal ministro presidente del Consiglio alla situazione dell'Austria-Ungheria. Queste critiche devono attribuirsi in parte alla estrema suscettibilità che qui si ha circa ogni giudizio estero sull'avvenire dell'Austria, ed in parte alle proposte finanziarie italiane che feriscono gli interessi di chi ha in mano questa stampa. Se nei circoli ufficiali mi si parlerà di questi discorsi, so come rispondere, ma credo che Kalnoky giudicherà con equità i termini e le intenzioni amichevoli dei due oratori 2 .

268

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 7 maggio 1894, ore 11,45.

È evidente dal linguaggio dei giornali di Vienna2 che le parole del presidente del Consiglio e mie furono alterate in modo tendenzioso da qualche agenzia 3 .

Cfr. n. 267. 1 Per la risposta cfr. n. 269.

266 1 Cfr. n. 249. 267 1 Non rinvenuta. 2 Per la risposta cfr. n. 268. 268 1 Minuta autografa.

269

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1258. Vienna, 8 maggio 1894, ore 15,40 (per. ore 17.20).

Kalnoky mi espresse suo rammarico del linguaggio tenuto da vari giornali viennesi in seguito ad un sunto inesatto dei discorsi di Crispi e di V.E. trasmesso dalla agenzia Stefani che fece qui e altrove sfavorevole impressione 1• Egli mi ha detto che non divideva punto quella impressione essendo stato più esattamente informato da Bruck e da me dei termini di quei discorsi e della loro tendenza amichevole per l'Austria-Ungheria.

270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG

T. 1116 1 Roma, 8 maggio 1894, ore 19,15.

Faccia pervenire seguente telegramma al colonnello Piano: «Ignorando ancora istruzioni verbali date alla S.V. dal conte Antonelli che testè lasciò ufficio di sottosegretario di Stato, le do formale istruzione di non parlare sua iniziativa con Menelik della questione dei confini dell'Eritrea e di non far concessione alcuna a tale riguardo, essendo fermo proposito del Governo di conservare linea Mareb-Belesa-Muna»2.

271

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 178/99. Pietroburgo, 9 maggio 1894 (per. il 15).

Il discorso pronunciato dall'E.V. in Parlamento, nella tornata del 3 maggio corrente, è in genere giudicato con simpatia dai giornali russi. L'opinione della stampa russa si può riassumere nell'apprezzamento che qui riproduco dalle colonne del Birgevia Viedomosti, un giornale che, se non è ufficioso, ha però attinenze con circoli ufficiosi della capitale ed è di solito bene informato.

270 1 Su una copia di questo telegramma conservata in ACS, Carte Crispi è apposta l'annotazione: «il telegramma fu approvato da S.E. Crispi 1'8-5-94».

" Il contenuto del telegramma fu comunicato a Baratieri con D. riservato urgente 17694/129 del 13 maggio.

«L'interesse speciale che domina nel discorso pronunciato dall'an. Blanc, sta nella constatazione esplicita del principio che una politica basata sopra formali trattati può benissimo conciliarsi con accordi (Abmachungen) separati. Ciò risulta nel modo più evidente dalle dichiarazioni del ministro, cioè che gl'impegni assunti dall'Italia verso la Germania e l'Austria non impedivano il Governo italiano di coltivare le più amichevoli relazioni colla Russia e con la Francia.

Questo principio della conciliazione dei rapporti tra alleati e quelli amichevoli verso altre Potenze non è stato finora enunciato, né riconosciuto pubblicamente da nessun ministro europeo. Così pure è la prima volta che sentiamo, dalla bocca d'un ministro italiano, una dimostrazione così espressiva dei sentimenti amichevoli che l'Italia ha per la Russia. Evidentemente l'Italia segue in questo caso la buona via nella quale l'hanno preceduta la Germania e l'Austria».

269 1 Risponde al n. 268.

272

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 179/100. Pietroburgo, 9 maggio 1894 (per. il 15).

Mi pregio trasmettere qui unito 1 all'E.V. un brano del Journal de St. Pétersbourg di stamane in cui si commenta il discorso dell'an. presidente del Consiglio sulla nostra politica estera.

Al linguaggio riservato dell'organo ufficioso fanno contrasto i commenti degli altri giornali, che criticano in termini più o meno vivaci le enunciazioni dell'an. Crispi e come ben si comprende più specialmente quella parte del discorso in cui si rivendica al Gabinetto di Roma il merito di aver incoraggiato le tendenze d'autonomia della Bulgaria.

Il Novoe Vremia va fin a chiedere il richiamo dell'ambasciatore russo da Roma.

Nel complesso si dà colpa all'on. Crispi d'avere risvegliato la questione bulgara -una questione nella quale naturalmente il punto di vista del Gabinetto di Roma è diametralmente opposto a quello del Gabinetto di Pietroburgo.

273

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

Roma, 10 maggio 1894.

L'ambasciatore di Francia nella conversazione avuta alla Consulta il giorno 9 maggio corrente col ministro degli affari esteri di Sua Maestà disse non credere

273 1 Il titolo del documento è «Nota Verbale» ma nella versione definitiva data dalle correzioni di Blanc non sembra più tale.

personalmente di fare osservazione intorno al protocollo di delimitazione stipulato il 5 di questo mese fra l'Italia e l'Inghilterra 2 anzi credere essere cose corrrectes.

Non si entrò nell'argomento del Trattato di Uccialli né della protezione nell'Abissinia benché il signor Billo t sembrasse accademicamente ritenere che la Francia non li riconosce.

Ho detto al signor Billot che quando egli avesse autorizzazione di parlarmene io non avrei difficoltà a rispondergli in base al vero stato delle cose.

272 1 L'allegato non si pubblica.

274

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 920/431. Parigi, 10 maggio 1894 (per. il 13).

Ho l'onore di segnar ricevuta del dispaccio di V.E., in data del 3 corrente l, relativo al possedimento francese di Obock-Gibuti e di restituirle, giusta la sua richiesta, il rapporto con esso partecipatomi del cavalier Cecchi.

Ho intrattenuto jeri il signor Casimir-Périer delle informazioni date al R. Governo dal cavalier Cecchi per venirne a ripetergli le osservazioni che recentemente gli feci circa i raggiri del signor Chefneux, per esporgli di nuovo le ragioni che dovevano consigliare al Governo della Repubblica di non lasciarsi prendere la mano da agenti, l'azione dei quali farebbe sospettare progetti d'espansione nell'Etiopia meridionale, e per convincerlo dell'utilità di stipulare con noi un protocollo di delimitazione che, riconoscendo e determinando la nostra sfera d'influenza in Etiopia, giovi a raffrenare lo zelo d'intriganti locali ed a porre un termine ai dissidii.

Il signor ministro degli affari esteri, senza darmi, come prima aveva fatto, una risposta puramente dilatoria, mi disse, in linea di fatto, che non aveva ancora ricevuto, sugli ultimi passi già da me segnalatigli del signor Chefneux, le informazioni che aveva domandate; che in quanto al trasferimento della sede del Governo d'Obock a Gibuti esso era bensì allo studio, ma non era ancor deciso; e in quanto alla proposta delimitazione osservò che aveva dal signor Billot soltanto qualche sommaria indicazione circa la delimitazione da noi concordata coll'Inghilterra e che, per entrare utilmente in simili trattative con noi, egli dovrebbe poter presumere che il nostro accordo coll'Inghilterra non pregiudichi questioni territo

nella sfera di influenza italiana. Il ministro degli affari esteri di Sua Maestà sente il dovere di dichiarare a S.E. che non può accettare alcuna riserva intorno ai territorii suddetti, i quali formano parte integrante dell'Etiopia sino da prima che il Governo italiano mettesse l'Etiopia nella sua sfera d'influenza esclusiva. Tale posizione politica, assunta con atti solenni, fu regolarmente notificata a tutte le Potenze, ed il Governo della Repubblica ne diede atto con nota del signor Spiiller, allora ministro degli affari esteri. del 20 ottobre 1889». 274 1 Cfr. n. 263.

riali in senso contrario agli interessi francesi. Egli non si mostrò però alieno dall'intrattenerne il Consiglio dei ministri, ed occorrendo tornerò a suo tempo ad insistere.

Senonché, oggi stesso trovo nel giornale Paris, che qui accludo, sotto il titolo «En Abyssinie» un articolo 2 inspirato dalla solita voracità dei coloniali il quale chiede al Governo di protestare a Londra contro il recente protocollo anglo-italiano, rivendica l'hinterland d'Obock e potrà, se sarà seguito da altri simili, influire una volta di più sopra qualche più conciliante tendenza del Governo.

273 2 Da questo punto in avanti la prima versione così proseguiva: «perché esso mette l'Harare Gildessa

275

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 542/149. Sofia, 13 maggio 1894 (per. il 22).

Compio il dovere di trasmettere a V.E., qui acchiusa, la traduzione di due recenti articoli del giornale Svoboda relativi al discorso pronunziato da S.E. il presidente del Consiglio allorché fu discusso il bilancio del Ministero degli affari esteri dalla Camera dei deputati 1 . Tanto nell'uno, quanto nell'altro articolo, è stato riprodotto il testo delle parole di S.E. riguardanti i punti in essi trattati. Benché non abbia avuto occasione di vedere il signor Stambuloff in questi giorni, né il signor Grecoff mi abbia fatto menzione di quell'argomento allorché lo vidi, da ultimo, al ricevimento consueto, ho motivo di credere che le cose dette in quella circostanza a proposito della Bulgaria hanno prodotto un eccellente effetto su questo Governo, a cui la nota astensione dell'Italia nell'inalberare la bandiera per il parto della principessa aveva lasciato il dubbio, come è noto a V.E., di un mutamento nell'indirizzo della nostra politica 2 .

P.S. Nell'odierno suo numero la Svoboda annunzia che furono scambiati telegrammi fra il signor Stambuloff e S.E. il presidente del Consiglio, a proposito del discorso di cui sopra è parola, e ne pubblica il testo.

Vremia, trouve que !es paroles de M. Crispi sont une provocation à l'adresse de quelques Puissances (lisez: Russie) et que, dès lors, on ne peut entretenir avec le Gouvernement italien que des relations courtoises. L'on comprend qu'il ne soit pas agréable aux diplomates russes de ce que M. Crispi a combattu et fait avorter la proposition russe tendant à faire envoyer en Bulgarie une commission étrangère devant constater que le peuple bulgare n'est pas capable de se gouverner et qu'il doit ètre placé sous la tutelle de généraux et nihilistes russes».

2 Questo rapporto fu comunicato alla presidenza del Consiglio con L. 19979 del 29 maggio insieme al n. 281.

274 2 Non si pubblica. 275 1 Si pubblica solo il seguente passo del secondo articolo: «Le passage du discours de M. Crispi concernant la Bulgarie, passage que nous avons reproduit dans notre dernier numéro, a fort contrarié !es journaux pétersbourgeois. Nos bienfaiteurs du nord sont très peinés de ce que M. Crispi voit et parle si clairement sur la qualité douteuse de la politique et des visées russes en Bulgarie. Le Novoie

276

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. RISERVATO l. Roma, 14 maggio 1894 1 .

Dal suo rapporto del l O corrente 2 debbo supporre sia stato autorizzato dal conte AntoneiiP, ad insaputa mia e del presidente del Consiglio, ad aprire negoziati di delimitazione colla Francia. Anziché riservarsi di insistere ella deve invece astenersi da ogni iniziativa in proposito. Quando il signor Périer abbia a farci comunicazioni al riguardo sarà più regolare adoperi S.E. Billot.

277

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO 2 1 . Roma, 14 maggio 1894.

Debbo informarla confidenzialmente che ho ignorato le entrature iniziate da Antonelli con Ressman per negoziati colla Francia circa delimitazioni franco-italiane negli hinterland del Mar Rosso 2 . Considero ciò non consentaneo agli interessi itala-inglesi in Africa specialmente dopo le nostre intelligenze per l'Barar. Voglia all'occasione informare codesto Gabinetto che non trattiamo simili questioni se non con l'Inghilterra sola.

278

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1174. Roma, 15 maggio 1894, ore 22.

Il Governo francese sembra agire attivamente a Londra contro accordo itala-inglese. Raccomando vigilanza 1•

2 Cfr. n. 274.

Cfr. n. 263. 277 1 Minuta autografa.

Cfr. n. 263. 278 1 Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Berlino con T. 1175, pari data. Per la risposta di Tornielli cfr. n. 279.

276 1 Nei registri della serie riservata che iniziano col maggio 1894 non sono riportate le ore di partenza e di arrivo dei telegrammi. Tali dati sono stati indicati quando presenti su esemplari dei telegrammi stessi conservati in altri fondi.

279

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1334. Londra, 16 maggio 1894, ore 14,15 (per. ore 16,20).

Le obiezioni francesi contro qualunque atto da parte dell'Inghilterra riguardante anche indirettamente l'Harar 1 , erano da prevedersi, e ne scrissi ripetutamente al R. Governo durante le varie fasi dell'ultimo negoziato nostro di delimitazione. Kimberley mi parlò il lO corrente del rumore solleva tosi nella stampa francese, dicendo: «io non seppi mai che l'Harar avesse appartenuto all'Inghilterra». Non mi disse di avere avuto osservazioni da Parigi; queste però potrebbero essere arrivate qui di poi. Vedrò di accertarmene presto. Mi sembra però cosa inevitabile che dal Gabinetto di Londra si abbiano a dare alla Francia spiegazioni nel senso che il protocollo firmato coll'Italia non ha alterato rispetto all'Harar la situazione precedentemente stabilita coll'anglo-francese. Veglierò affinché nulla venga possibilmente a creare per il nostro Governo una difficoltà nei suoi rapporti coll'Inghilterra.

280

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1340. Londra, 16 maggio 1894, ore 18 (per. ore 19,15).

In assenza di Kimberley, il sottosegretario di Stato permanente, che prima di me aveva ricevuto l'ambasciatore di Francia, mi disse che finora nessuna osservazione era stata presentata qui dalla Francia nel senso del linguaggio tenuto dalla stampa di quel Paese relativamente alla delimitazione anglo-italiana. Egli non vedeva che vi fosse motivo a siffatta osservazione.

281

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 186/106. Pietroburgo, 17 maggio 1894 (per. il 23).

Constatano i giornali di questa capitale che le nuove enunciazioni di S.E. il presidente del Consiglio sulla politica estera con le quali si è posto termine alla

discussione del bilancio della guerra hanno prodotto qui buona impressione ed «hanno cancellato la sorpresa con cui tanto in Italia quanto all'estero si sono accolti alcuni passaggi del primo discorso».

Piacciono soprattutto l'omaggio reso alla «generosità ed alla saviezza dello zar» (come è riferito dalle agenzie telegrafiche), e le parole di simpatia all'indirizzo della Francia.

Solo il programma dell'Italia in Bulgaria tracciato nel primo discorso dell'onorevole Crispi fa sì che nel commentare questo secondo discorso, i giornali si sono ispirati ad una riserva che altrimenti certo non si sarebbero imposti.

279 1 Cfr. n. 278.

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A LONDRA, TORNIELLI, E ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

Roma, 19 maggio 1894, ore 18,45.

Non fa buona impressione che il khedive eviti la via di Brindisi e vada a Parigi senza venire a Roma 2 .

283

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 1201 1 Roma, 19 maggio 1894, ore 19,55.

È grave l'impressione prodotta in Italia dalla debolezza della Spagna verso le influenze politiche che riescono perfino ad intralciare i suoi rapporti commerciali colle tre Potenze amiche. Ci sembrava che il Gabinetto di Madrid dovesse porre speciale impegno a buone relazioni commerciali anzitutto coll'Italia, e constatiamo con rincrescimento il contrario 2 .

282 1 Minuta autografa. 2 Per le risposte cfr. nn. 285 e 288. 283 1 Minuta autografa. 2 Annotazione a margine: «Il presente telegramma fu comunicato (mutatis mutandis) al signor Biilow e al r. ambasciatore a Berlino 22 maggio». Per la risposta di Maffei cfr. n. 286.

284

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 18630/233. Roma, 19 maggio 1894.

Col telegramma del 16 corrente 1 V.E. mi informa che il sottosegretario di Stato del Foreign Office le aveva partecipato che sinora la Francia non aveva fatto osservazioni relativamente al protocollo di delimitazione del 5 corrente, ed egli non vedeva che vi fosse motivo perché ne facesse.

Anche al nostro Governo non sono pervenute sino a questo giorno rimostranze da parte della Francia sull'oggetto surriferito.

Siccome però non è escluso che il fatto possa verificarsi, io tengo a dichiarare a V.E., per norma della sua condotta, che divido completamente il modo di vedere di sir T. Sanderson.

Coll'accordo del febbraio 1888 la Francia e l'Inghilterra si disinteressarono dell'Barar, pur riservandosi ciascuna Potenza di impedire, se lo credesse opportuno, che una terza Nazione potesse arrogarsi dei diritti su quella regione. Posteriormente a tale accordo, l'Italia notificò alle Potenze (ottobre 1889) 2 d'aver preso sotto il suo controllo esclusivo l'Etiopia, della quale l'Barar forma parte integrante. L'Inghilterra ci diede atto della nostra notifica 3 , e da quel giorno ci ha sempre riconosciuto come Potenza protettrice dell'Barar: la Francia in occasione di tale notifica avrebbe potuto approfittare della riserva surriferita; non avendo creduto di farlo ed avendoci invece dato atto formale di quanto le notificammo 4 , le sue attuali rimostranze sarebbero tarde e mancherebbero adesso di qualunque motivo plausibile.

285

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1381. Berlino, 21 maggio 1894, ore 16 (per. ore 17,40).

A questo Dipartimento esteri non consta sia già fissato itinerario viaggio khedive, che non è imminente, né ritiensi possa venire stabilito senza approvazione Inghilterra, che saprà impedire che khedive visiti Parigi prima di Londra o almeno, d'accordo con noi, prima di Roma. Se risulti ufficiale a codesto ministero itinerario telegrafatomi ieri l'altro 1 gradirei saperlo.

2 Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 62.

3 lvi, n. 87.

4 Cfr. L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo VII, Documenti ( 1888-1889 ),

a cura di C. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1972, pp. 301-302. 285 1 Risponde al n. 282.

284 1 Cfr. n. 280.

286

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1383. Madrid, 21 maggio 1894, ore 16,30 (per. ore 20,35).

Dopo lungo consiglio dei ministri venne deciso ieri notte affrettare discussione trattato di commercio colla Germania affine di uscire il più presto possibile dalla disastrosa rottura presente. Credo poter affermare a tale proposito abbia molto influito telegramma di V.E. 1 che io, ciò prevedendo, mi sono affrettato a comunicare a Moret mentre già era in consiglio; ed egli ne fu assai impressionato come ella ha potuto comprendere dal mio dispaccio di ieri, cui prego V.E. favorire risposta per mia norma2 .

287

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. RISERVATO 8 1 . Roma, 22 maggio 1894, ore 11.

L'itinerario progettato dal khedive ci sembra dimostrare che Sua Altezza non capisce né apprezza il valore per l'Egitto della politica affermata dall'Italia2 .

288

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 3. Londra, 23 maggio 1894, ore 18,54 (per. ore 21,15).

Kimberley farà parlare da lord Cromer al khedive circa itinerario 1• Pare però che il khedive lo abbia tracciato egli stesso collo scopo di recarsi nel minor numero possibile di capitali, non amando egli troppo i ricevimenti.

286 1 Cfr. n. 283. 2 Questo telegramma e il n. 283 furono comunicati all'ambasciata a Berlino con D. 19143 del 22

m28a7gfioM. . c A l h. l . f . . . . . d Il b . B 1·

muta autograta. na og 1 te egramm1 urono mv1at1 m pan ala a e am asciate a er mo (T. riservato 7) e Londra (T. riservato 6). 2 Cfr. nn. 289 e 290. 288 1 Risponde ai nn. 282 e 287, nota l.

289

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 4. Cairo, 24 maggio 1894, ore 12,35 (per. ore 13,40).

Agente germanico mi ha detto che avendogli N ubar offerto spiegazioni analoghe a quelle a noi date circa itinerario vicerè, egli si è astenuto dal rilevarle, non convenendo al Governo imperiale mostrare annettere importanza ai movimenti di un giovane sovrano nella posizione secondaria di questo khedive. A meno che ministri egiziani ritornassero sull'argomento proporrei, salvo ordine contrario, usare uguale indifferenza, tanto più che mi risulta aver già sir Evelyn Baring fatto in proposito qualche osservazione a Nubar.

290

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 5. Cairo, 24 maggio 1894, ore 20,15 (per. ore 20,20).

Baring, col quale avevo concordato mio contegno indicato nel mio telegramma di stamani 1 , mi avvisa che Nubar partito questa sera per Alessandria indurre khedive a fermarsi in Italia. Mi riservo informare del risultato che allo stato delle cose dipende dall'umore di Sua Altezza non facile a maneggiare.

291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE IL MINISTERO DELLA REAL CASA, PONZIO VAGLIA

L. URGENTISSIMA 19348/77. Roma, 25 maggio 1894.

Mi reco a premura di segnar ricevimento aii'E.V. della pregiata sua nota (n. 2694), in data di oggi 1 , colla quale mi trasmette un telegramma diretto a Sua Maestà da S.M. la Regina madre di Portogallo.

Il Governo del re, che è grato al Portogallo di non averlo chiamato in causa diretta nella vertenza fra il detto Regno ed il Brasile per le ragioni chiaramente accennate da S.M. la Regina, indirettamente si è adoperato, per quanto era in suo potere, onde conseguire, d'accordo anche col Governo di S.M. Britannica, che la vertenza fra il Portogallo ed il Brasile si accomodasse prontamente con reciproca soddisfazione dei due Paesi.

L'opera conciliatrice dell'Italia, la quale procede strettamente unita coll'Inghilterra e con le Potenze alleate, tende appunto allo scopo accennato dall'augusta sorella di Sua Maestà.

Nel pregare l'E.V. di voler rassegnare quanto precede a S.M. il Re, per norma della sua corrispondenza ...

290 1 Cfr. n. 289. 291 1 Non pubblicata.

292

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1430. Berlino, 27 maggio 1894, ore 17,19 (per. ore 18,10).

In una visita fattami da ambasciatore di Spagna non ebbi molta pena a capire come egli avesse incarico indagare se le recenti comunicazioni fatte fare da V.E. a Moret circa rapporti commerciali 1 fossero fatte d'intesa o per consiglio della Germania, cui Gabinetto di Madrid attribuisce ora intenzione di propaganda ostile. È appena il caso io soggiunga avere io respinto idea che il R. Governo potesse agire solo per consiglio d'altri e non di propria iniziativa 2 .

293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 19683. Roma, 27 maggio 1894.

Mi pregio di trasmettere qui acclusa a V.E. una memoria ministeriale riservata relativa alle conseguenze dell'accordo franco-tedesco del 4 febbrajo u.s. La questione dell'hinterland tripolino, ridotta oramai a garantirgli almeno la carovaniera Bengasi-Kufra e il Wadai, dovrebbe preoccupare le Potenze interessate

a mantenere l'equilibrio del Mediterraneo e formare oggetto fra loro d'un esplicito accordo. Desidero quindi che V.E. ne tenga opportunamente discorso a lord Kimberley e procuri di persuaderlo della convenienza di una simile intesa, facendomi conoscere la risposta che le verrà data da Sua Signoria.

La memoria sull'hinterland tripolino, e l'altra relativa all'Harar inviata a V.E. con dispaccio di questa stessa data 1 , sono state da me trasmesse al r. ambasciatore a Berlino 2 per sua informazione e perché studii, all'occorrenza coll'amichevole concorso del Governo tedesco, i modi di fermare i progressi della Francia in Africa a danno dei territorii sui quali l'Italia ha già affermato la propria influenza e di quelli che intende di riservarsi per l'avvenire affine di poter conservare in qualche modo la sua posizione di Potenza mediterranea.

ALLEGATO

MEMORIA RISERVATA

Roma, 27 maggio 1894.

Le conseguenze dell'accordo franco-tedesco del 4 febbraio 1894.

La delimitazione anglo-francese del 5 agosto 1890, che portò la sfera d'influenza della Francia nell'Africa settentrionale sino alla linea Say-Barruwa, e conseguentemente sino al lago Tciad, cominciò a menomare, a vantaggio di quella Potenza, l'hinterland tripolino, perché i francesi ottennero la carovaniera che da Ghat, per Agades, va al Sokoto e al Bornù, ed accamparono immediatamente delle pretese sopra le oasi di Kawar e di Bilma.

Il recente accordo franco-tedesco del 4 febbraio u.s., coll'estendere i territori del Congo francese sino alla foce dello Shari sul Tciad, ha permesso alla Francia d'arrivare a quel lago anche dalla parte di mezzogiorno, e praticamente ha lasciato a quella Potenza le rive del Tciad dalla foce dello Shari, girando a destra, sino a Barruwa. E siccome la sfera d'influenza francese in quelle regioni può solamente estendersi a settentrione del Tciad e ad oriente della linea di delimitazione stipulata dalla Germania, vengono necessariamente minacciati dalla Francia l'hinterland tripolino, il Baghirmi, il Wadai, il Darfur e il Bahr el Ghazal.

Il compito di preservare queste due ultime regioni dall'invasione francese spetta all'Inghilterra, se essa non vuoi perdere per sempre il bacino del Nilo: mentre l'hinterland tripolino interessa tutte le Potenze che desiderano di mantenere l'equilibrio del Mediterraneo, il quale sarebbe molto turbato il giorno in cui la Tripolitania fosse ridotta alla sola linea costiera e privata dei suoi traffici coll'interno.

293 1 Cfr. n. 294. 2 Le memorie furono in realtà trasmesse a Berlino il 29 maggio. Cfr. n. 297, nota l.

E questa è purtroppo, ove seriamente non si provveda per impedirla, una conseguenza fatale dei due accordi di delimitazione sopra accennati, e soprattutto di quello stipulato dalla Germania.

Che i francesi mirino effettivamente ad una espansione nell'hinterland tripolino lo dimostra la costanza e l'abilità colla quale, dopo la convenzione del 1890, sono riusciti a collegare i loro possedimenti del Congo coll'hinterland algerino; lo dimostrano gli articoli di tutta la stampa francese, anche ufficiosa; e finalmente risulta chiaro dal progetto di legge per le truppe indigene del Sahara, presentato alla Camera dei deputati il 24 aprile u.s. col quale si fissano gli organici dei battaglioni e degli squadroni e si chiede la facoltà di creare con semplici decreti del presidente della Repubblica, a misura dei bisogni, quel numero di tali battaglioni e squadroni che il Governo riterrà necessarii.

L'hinterland tripolino dovrebbe estendersi geograficamente, politicamente e commercialmente fino al Sokoto, al Bornù al lago Tciad ed allo Shari, e comprendere il Baghirmi e il Wadai. Esso sarebbe infatti costituito dalle quattro strade seguenti, che attraversano il deserto di Sa h ara:

Tripoli-Ghadames-Ghat-Agades-Sokoto; Tripoli-Ghadames-Gha t-Kawar-Bilma-T ciad; Tripoli-Murzuk-Kawar-Bilma-T ciad; Ben gasi-K ufra-W a dai.

La prima di queste strade andò perduta per la Tripolitania in seguito all'accordo anglo-francese del 1890. Lo stabilimento della Francia sulle rive del Tciad dalla foce dello Shari fino a Barruwa, farà cadere ben presto anche le altre due carovaniere in mano ai francesi; e la terza perderebbe qualunque importanza dopo una conquista francese del Wadai.

La convenzione anglo-francese del 1890 fu accompagnata da uno scambio di note fra i due Governi per riservare i «diritti che potesse avere il sultano nelle regioni situate sulla frontiera meridionale dei suoi possessi tripolitani». Tale riserva non varrà certo ad impedire l'espansione francese, se sarà la Turchia che dovrà da sola far rispettare i proprii diritti.

Da quanto precede si vede che non resta alle Potenze europee interessate a conservare l'equilibrio del Mediterraneo, altra possibilità di intelligenze praticamente utili a mantenere l'hinterland della Tripolitania, se non allo scopo di !asciargli almeno il Wadai e la quarta delle vie carovaniere summenzionate, quella di Bengasi Kufra.

Il recente accordo del 12 maggio stipulato tra lo Stato del Congo e l'Inghilterra riconosce al Congo per limite settentrionale lo spartiacque tra il Nilo ed il Congo e gli affittta i territori compresi fra questo spartiacque, il 25° est Greenwich, il loo latitudine nord ed il thalweg del Nilo.

Non essendosi concluso analogo accordo tra la Francia ed il Congo, ed il dissidio trovandosi sottoposto a decisione arbitrale, si disegna come probabile soluzione di esso un confine franco-congolese costituito dall'Ubangi, dal 4° latitudine nord e dal 25° est Greenwich. Questo confine, che dovrebbe essere fermato allo spartiacque suddetto del Nilo e del Congo; riuscirebbe ad escludere la Francia dal Bahr el Ghazal. Occorrerebbe però di chiamare l'attenzione dell'Inghilterra sulla convenienza che il detto confine della sfera d'influenza francese non venisse prolungato lungo quel meridiano, il giorno in cui fosse stipulata in quelle regioni una delimitazione tra le sfere d'influenza della Francia e dell'Inghilterra.

Un tale prolungamento pregiudicherebbe sempre più la questione del Wadai, mentre sarebbe invece opportuno sin d'ora fra le Potenze interessate a mantenere l'equilibrio del Mediterraneo un accordo col quale il Wadai venisse dichiarato hinterland tripolino ed escluso dall'espansione avvenire della Francia.

292 1 Cfr. n. 283. 2 Questo telegramma fu ritrasmesso all'ambasciata a Madrid con T. 1246, pari data. Per la risposta di Maffei cfr. n. 305.

294

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 19684. Roma, 2 7 maggio 1894 1 .

Facendo seguito al dispaccio del 19 corrente n. 18630/233 2 , mi pregio di trasmettere qui acclusa a V.E. una memoria ministeriale riservata relativa alle pretese francesi sopra l'Barar3 insieme ad un esemplare del Libro Verde Etiopia serie seconda del 6 maggio 1890, in essa citato.

Il linguaggio della stampa francese sul nostro recente protocollo di delimitazione incomincia ad oltrepassare ogni limite ragionevole, e l'accordo anglo-francese del 1888 viene interpretato addirittura come un impegno reciproco di garantire contro i terzi la neutralità dell'Barar. Il dispaccio sopra citato e la presente memoria metteranno in grado V.E., nelle sue conversazioni con lord Kimberley, di chiamare l'attenzione di Sua Signoria sulla assoluta insussistenza d'una simile interpretazione.

Il Governo di Londra non potrebbe vedere con piacere l'influenza francese stabilita all'Barar, e chiara quindi apparisce la convenienza per l'Italia e per l'Inghilterra di considerare come un interesse a loro comune quello di mettere ostacoli ai maneggi della Francia verso quella regione. Gradirei molto che su questo punto avesse luogo un amichevole scambio di idee fra V.E. e lord Kimberley, ed ella dovrebbe approfittarne per consigliare a Sua Signoria di togliere o quanto meno di diminuire sensibilmente i dazi doganali riscossi nel porto di Zeila, nel quale il commercio è in continua diminuzione, per la vicina concorrenza del porto franco di ras Gibuti. Anche i progetti francesi della costruzione d'una ferrovia da Gibuti all'Barar meritano l'attenzione dei Governi di Roma e di Londra, affine di impedire la loro attuazione con quei mezzi più efficaci ai quali sarà possibile di ricorrere.

P.S. Trasmetto qui acclusa una nota4 ricevuta in questo momento dall'ambasciata di Francia per protestare contro il protocollo del 5 corrente.

-Cfr. n. 284.

3 Dello stesso 27 maggio. Se ne pubblicano qui due passi: «Il protocollo di delimitazione stipulato coll'Inghilterra il 5 maggio corrente, mette J'Harar e Gildessa nella sfera d'influenza italiana ... Al protocollo anglo-italiano di delimitazione del 5 corrente è unita una dichiarazione supplementare riservata: in essa l'Inghilterra riconosce formalmente l'Italia come Potenza protettrice dell'Etiopia e delle sue dipendenze. In contraccambio di ciò il nostro Governo accorda alle autorità britanniche, in via transitoria e provvisoria, e finché l'Italia non avrà stabilito un controllo effettivo sulle popolazioni comprese nella sua sfera d'influenza, la facoltà di prendere misure eccezionali e di breve durata colle tribù di frontiera, e quella di entrare in comunicazioni dirette colle autorità dell'Harar. Con tali facoltà l'Inghilterra avrà modo, finché l'Italia non abbia affermato la sua autorità effettiva sopra l'Harar, di sorvegliare i maneggi francesi in quella regione e di curare l'osservanza da parte della Francia della clausola di disinteressamento contenuta nell'accordo sopra riferito del 1888. Nell'escludere l'azione francese dall'Etiopia e dalle sue dipendenze confidiamo che l'Inghilterra e l'Italia si considereranno d'ora innanzi solidali, e che risguarderanno siffatta esclusione come un interesse a loro comune».

4 Non si pubblica. È ed. in DDF, XI, cit., n. 116.

294 1 Sic, ma il poscritto è evidentemente di data posteriore perché la nota francese allegata è del 29 mag9io.

295

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1260 1. Roma, 29 maggio 1894, ore 16,05.

Con nota di oggi 2 Bill o t notifica esplicite riserve del suo Governo circa protocollo 5 maggio e protesta contro ogni pregiudizio eventuale della situazione dell'Barar. Voglia informarmi se Gabinetto inglese ha ricevuto simile comunicazione e quali disposizioni abbia al riguardo. Risponda d'urgenza 3 .

296

IL MINISTRO A BUCAREST, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1452. Bucarest, 29 maggio 1894, ore 16,10 (per. ore 17,30).

Ieri sera, in seguito al verdetto di Clui, nel processo del memorandum, un migliaio di persone tra studenti, qualche professore e popolo vennero a manifestare avanti la legazione di Sua Maestà la profonda simpatia di tutti i romeni per l'Italia e chiesero di esprimere questi sentimenti al suo rappresentante. Questi assente e non avvisato, i loro capi pregarono il cancelliere di esprimermi la loro gratitudine per l'atteggiamento simpatia della stampa italiana nella questione di Transilvania e deposero molti fiori al grido «Viva l'Italia». Uguale dimostrazione ebbe luogo alla legazione di Francia. Segue rapporto 1•

297

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

L. PERSONALE. Roma, 29 maggio 1894.

Per suo uso esclusivamente personale e per norma del suo linguaggio all'occasione, linguaggio che naturalmente sarà improntato, col tatto perfetto che la distingue, alla fiducia e intimità che debbono sempre più consolidarsi fra i due Governi, le mando una nota confidenziale della quale ella non dovrà dar lettura né copia se

2 Cfr. n. 294, nota 4.

1 Per la risposta cfr. n. 304. 296 1 R. 581/129. pari data, non pubblicato.

non quando gliene dessi istruzione per telegrafo; ma intanto credo utile che ella possa anticipatamente penetrarsi del contenuto di essa, giacché riassume alcune mie conversazioni affatto riservate col signor de Biilow. Quando le venisse data occasione di esprimere il suo pensiero su tali argomenti ella potrà così conformare il suo linguaggio, confidenzialissimo, al nostro.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

D. RISERVATO PERSONALE 19682/274. Roma, 22 maggio 1894.

Dalle dichiarazioni fatte dal presidente del Consiglio e da me al Parlamento, ella avrà rilevato con quanta schiettezza il Governo abbia consolidato, con affermazioni poggiate sui grandi e permanenti interessi nazionali, il concetto delle nostre alleanze.

Queste, negli ultimi anni, erano state quasi presentate al Paese come un puro espediente da subirsi, per la supposta debolezza dei nostri mezzi di difesa, e per la supposta necessità che la nostra sicurezza dovesse in certa qual misura essere un onere a carico dei nostri alleati. Noi invece abbiamo fede di costituire per gli alleati stessi una forza utile al mantenimento della pace; ed in cambio del peso decisivo con cui facciamo pendere la bilancia europea dal lato delle Potenze centrali, ci aspettiamo da parte loro uguale conformità allo spirito come alla lettera dei reciproci impegni, ed uguale riguardo agli interessi comuni, compromessi, secondo crediamo, dalle alterazioni che vanno incessantemente continuando in piena pace nello statu quo del Mediterraneo.

All'Italia, in massima, anziché alla Francia, doveva secondo l'affermata comunanza di interessi con Germania ed Inghilterra toccare la partecipazione ai riparti di influenze con Inghilterra e Germania stesse negli hinterland africani, in quanto almeno concerne la conservazione di quella parte essenzialissima per noi dello statu quo mediterraneo, che consiste nella sicurezza, sia costiera, sia interna della Tripolitania.

Ora la Francia, forte del suo recente accordo colla Germania, conchiuso ad insaputa di codesta r. ambasciata, taglia apertamente gli hinterland della Tripolitania, diventata ormai quasi un non valore in quanto alle comunicazioni tra quella parte della costa mediterranea ed i centri del continente (ciò viene ad ogni buon fine chiarito nella unita memoria A); mentre anche nell'Africa orientale la Francia dimostra di voler tagliare l'Eritrea dall'Abissinia e dalla Somalia sollevando sue pretese sull'Harar (vedasi la memoria B) 1 .

Sono da notarsi queste coincidenze: che contemporaneamente agli ultimi accordi franco-germanici la Spagna tornava a subire pressioni politiche francesi nelle sue relazioni commerciali verso gli alleati; che altre pressioni, sotto forma anche di affettati timori di guerra, venivano da Parigi adoperate a turbare l'opinione italiana; che nello stesso tempo infine il Governo francese dichiarava per la prima volta che i lavori di Biserta avevano indole di fortificazioni contro l'Italia.

In epoca anteriore alla Triplice Alleanza, la Germania poté ritenere utile favorire i progressi della Francia nel Mediterraneo, coll'ovvia conseguenza di un crescente antagonismo tra Francia da una parte, Italia ed Inghilterra dall'altra.

L'esperienza non ha confermato la spiegazione altre volte data, che si indeboliva la Francia !asciandole estendere il suo sistema coloniale, il quale è invece per essa un incremento di forza. Comunque, dopo la posizione da noi presa nell'alleanza, non ci aspettavamo, ci sia lecito il dirlo, la rinnovazione di simili esperimenti. Eppure ora, alla nostra esclusione di fatto da una legittima parte d'influenza e di comunicazioni di ordine economico in Oriente, si aggiunge, per effetto dell'ultimo accordo franco-germanico, la chiusura dell'ultima via, non occupata da Potenze europee, dal Mediterraneo ai centri africani di produzione e di scambi futuri, cioè l'hinterland tripolino.

Non posso nasconderle le difficoltà anche morali che ne risultano per il Governo, guardiano, di fronte alle crescenti preoccupazioni del Paese, della fedeltà dell'Italia alle sue alleanze.

Per parte nostra, mentre in massima facciamo poggiare di nuovo i nostri legami con la Germania sopra una base nazionale. anzi storica, e la nostra amicizia coll'Inghilterra sopra una base di naturali solidarietà mediterranee, riprendiamo praticamente, soli, ma senza scoraggiamento, almeno là dove abbiamo in Africa interessi attuali, l'opera di rilegare l'Inghilterra alla Triplice Alleanza. Coll'Inghilterra sola abbiamo trattato per l'hinterland del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano; con essa sola scambieremo le intelligenze opportune per l'eventuale difesa comune verso le regioni dell'Alto Nilo. La Germania ravviserà in ciò la prova di una rettitudine politica che non è per noi senza rischi, e che ci dà qualche titolo ad una uguaglianza nei benefizi, come accettiamo la parità negli oneri.

Crediamo sinceramente che una equa riconsiderazione della lettera stessa dei nostri patti, condurrebbe il Governo imperiale a riconoscere come essi determinavano obbiettivi che sono, in via di fatto, pregiudicati per l'avvenire dagli attuali riparti africani; oltreché non può essere nelle intenzioni sue l'ammettere che una delle Potenze alleate abbia facoltà di concertarsi a danno di un'altra con una terza Potenza, specialmente se sia quella verso la quale si è solidali nella difesa.

La Germania prenderà quindi, lo confidiamo, in più attento esame gli interessi mediterranei, che persistiamo, malgrado tutto, a considerare comuni, nel momento in cui, per affermare viemmeglio la nostra situazione, quale elemento di sicurezza e di tranquillità in Europa, c il nostro valore di fronte ai nostri alleati, ci rifiutiamo di diminuire forze militari, destinate, occorrendo, a cooperare insieme a quelle dei due Imperi, per la tutela della pace.

V.E. si limiterà per ora a prendere in occasioni opportune, col tatto e la cordialità conformi all'intimità dei rapporti dei due Governi, quanto precede per norma del suo linguaggio, ispirandosi personalmente ai sentimenti del Governo del re, che sono quelli del Paese. E non dubitiamo che S.M. l'Imperatore, colla fiducia che si degna riporre neii'E.V., apprezzi tale sincera prova della lealtà della nostra politica nazionale.

295 1 Minuta autografa; ritrasmesso all'ambasciata a Berlino con T. 1261, pari data.

297 1 Annotazione a margine di Blanc: «Quegli annessi sono uniti ad altra nota inviata contemporaneamente». Le memorie, che furono trasmesse all'ambasciata a Berlino con D. 19978/275 dello stesso 29 maggio, sono quelle di cui al n. 293, allegato e al n. 294, nota 3.

298

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1460. Parigi, 30 maggio 1894, ore 9,58 (per. ore 12,15).

Come a Roma 1 , così Périer fece anche a Londra riserve sugli accordi inglesi per Harar e Congo. Questo secondo attaccato con speciale violenza dalla stampa.

298 1 Cfr. n. 295.

299

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1269 1. Roma, 30 maggio 1894, ore 11.

Nostra risposta alla protesta francese dovrebbe spedirsi domani. Confermeremo posizione Italia come Potenza protettrice dell'Etiopia e dipendenze compreso Harar; aspettiamo solo sue informazioni perché risulti anche nella forma comunanza di procedimenti col Governo britannico 2 .

300

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. RISERVATO PERSONALE 11 1 . Roma, 30 maggio 1894, ore 11,30.

Per sua norma basterebbe alle convenienze che khedive facesse breve sosta a Napoli 2•

301

IL MINISTRO A BRUXELLES, DE RENZIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1467. Bruxelles, 30 maggio 1894, ore 14,40 (per. ore 18).

Aveva stamane telegrafato all'E.V. 1 , quando giunse suo telegramma2 . Nota francese così concepita: «Questo Governo deve formulare le più espresse riserve per una convenzione le cui disposizioni sembrano in contraddizione sia con accordo esistente tra la Francia e Stato Congo, sia con situazione internazionale di alcuni paesi del bacino dell'Alto N ilo. Prego darmi atto di questa nota ecc.» 3 . Finora non si è data risposta dal ministro degli affari esteri Congo, tutto dipendendo direttamente dal re Leopoldo, non dal Governo belga che si mantiene estraneo questione. Prevengo intanto V.E. che pretesa protesta Germania insussistente. Germania chiese schiarimenti che furono dati.

299 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta di Tornielli cfr. n. 307. 300 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 303. 301 1 T. 1461, non pubblicato. 2 T. 1268, non pubblicato: richiesta di informazioni sulla risposta alle riserve francesi circa l'accordo anglo-congolese. 3 Cfr. DDF, XI, cit., n. 109.

302

L'AMBASCIATORE A BERLINO. LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1465. Berlino, 30 maggio 1894, ore 15,30 (per. ore 15,40).

Segretario di Stato Dipartimento affari esteri dissemi Germania non può vedere con occhi indifferenti accordo Inghilterra con Congo che muta, senza suo consenso, confini regolati da precedenti trattati. Ha fatto protesta in questo senso a Bruxelles e Londra 1 .

303

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1468. Cairo, 30 maggio 1894, ore 17 (per. ore 18).

Baring mi comunica in questo momento risultato negativo del secondo tentativo di Nubar presso il khedive. Non vorrei quindi avanzare nuove proposte per Napoli 1 se non con ogni circospezione.

304

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1471. Londra, 30 maggio 1894, ore 20 (per. ore 22,45).

Kimberley ringrazia vivamente V.E. pella comunicazione che gli ho fatto circa sicurezza missione inglese all'Harar 1• Jeri ambasciatore di Francia ha mandato una nota 2 al Foreign Office nella quale dice che il suo Governo essendo venuto in cognizione del protocollo anglo-italiano crede che questo sia in contraddizione coll'accordo stabilito nel 1888 fra la Francia e l'Inghilterra rispetto all'Harar. E senza dimostrare dove sia la contraddizione conclude colle stesse proteste contenute nella nota rimessa a V.E. Kimberley non ha ancora definitivamente fissato i termini della sua risposta, sovra la quale mi disse dovere consultare i suoi colleghi. Egli mi ha fatto notare che la questione è posta di fronte all'Inghilterra in termini diversi da quelli nei quali la medesima fu presentata all'Italia. Si addebita al

303 1 Cfr. n. 300. 304 1 T. 1266 del 29 maggio, non pubblicato.

2 Cfr. DDF, Xl, cit., n. 112.

Gabinetto inglese di avere mancato ai suoi impegni. Questo spiegherà che gli impegni del 1888 non lo impedivano di far l'accordo recente coll'Italia e che lo stato di cose esistente da parecchi anni nell'Harar non ne risulta alterato. Tolto di mezzo questo punto cadono, per quanto riguarda l'Inghilterra, la riserva e la protesta la quale evidentemente nella nota qui consegnata è dipendente dal punto suddetto. Da parte nostra giova avere presente che l'Inghilterra che ha già sulle braccia la questione del Congo cercherà di appianare senza ritardo questo incidente dell'Harar per non inasprire maggiormente le sue relazioni con la Francia. Ho detto a Kimberley il senso nel quale V.E. intende rispondere alla nota francese 3 ed egli non ha fatto in proposito alcuna osservazione.

302 1 Per la risposta cfr. n. 31 O.

305

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1476. Madrid, 31 maggio 1894, ore 11 (per. ore 13,25).

Solo iersera ho potuto comunicare Moret telegramma da V.E. spedito ambasciatore di Sua Maestà Berlino 1 . Ministro di Stato ne fu particolarmente soddisfatto e mi ha incaricato ringraziare V. E.

306

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 1280. Roma, 31 maggio 1894, ore 14,30.

Faccia tenere al ministro francese degli affari esteri data oggi nota nei seguenti precisi termini firmata da V.E.: «Signor ministro, con una nota del 29 maggio corrente l'ambasciatore di Francia a Roma ha partecipato al ministro degli affari esteri di S.M. il Re d'Italia che il Governo della Repubblica francese, appoggiandosi sulle dichiarazioni scambiate nel febbraio 1888 tra il ministro britannico degli affari esteri e l'ambasciatore di Francia, crede di dover formulare le riserve più esplicite riguardo al protocollo anglo-italiano di delimitazione del 5 maggio corrente, e intende protestare contro ogni alterazione che potesse venir recata direttamente

o indirettamente alla situazione attuale dell'Harar. Le dichiarazioni franco-inglesi del 1888, comunicate al R. Ministero degli affari esteri dal Governo di S.M. Britannica contengono la semplice riserva di non rinunziare ad opporsi ad altra Potenza che avesse cercato d'arrogarsi dei diritti sopra l'Harar. Nell'ottobre 1889 fu notificata dall'Italia al Governo francese in conformità ed a termini dell'articolo 34 dell'Atto generale di Berlino la stipulazione che faceva dell'Italia la Potenza

protettrice dell'Etiopia di cui J'Harar già formava parte integrante. Il Governo della Repubblica lungi dal prevalersi della sovra accennata riserva, ha dato con nota del 20 ottobre 1889 atto formale di quella notifica all'ambasciatore d'Italia a Parigi. Per questi motivi, che il Governo francese confidiamo riconoscerà fondati, il R. Governo è nell'impossibilità di prendere atto di riserve o proteste che mirassero ad alterare lo stato di diritto enunciato nella nota presente. Colgo etc.». Telegratì appena inoltrata nota 1 .

304 3 Cfr. n. 299. 305 1 Cfr. n. 292, nota 2.

307

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1480. Londra, 31 maggio 1894, ore 17,59 (per. ore 20,40).

La risposta inglese alla riserva e protesta francese relativa accordo anglo-italiano metterà in sodo l'indole e portata degli impegni anglo-francesi del 1888. Poi dirà che Italia ha notificato alle Potenze le sue ragioni dipendenti dal suo trattato con l'Etiopia, e che Francia non fece allora uso sua facoltà d'impedire che un altro Stato stabilisse tali ragioni suii'Harar; cosicché nel recente accordo con l'Italia l'Inghilterra ha soltanto ammesso uno stato di cose che senza contestazioni esisteva. Tali indicazioni mi furono date oggi verbalmente da lord Kimberley. Questi pare poco soddisfatto della nuova combinazione ministeriale francese e specialmente della scelta del ministro degli affari esteri.

308

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1481. Londra, 31 maggio 1894, ore 17,59 (per. ore 20,40).

Germania finora non ha fatto osservazioni all'Inghilterra circa delimitazione e accordo anglo-belga 1 ; ne ha fatte invece a Bruxelles. Ritengo che si adotterà una variante nel tracciato convenuto per dare a Berlino la soddisfazione che non siano alterate le esistenti condizioni di vicinanza sulla frontiera della zona tedesca. Naturalmente questi episodi non accrescono nelle relazioni dell'Inghilterra con la Germania la cordialità.

mag~io. Essa è ed. in DDF, XI, cit., n. 119. 308 Notizie in proposito erano state richieste da B1anc con T. 1277 dello stesso 31 maggio, non pubblicato.

306 1 Ressman comunicò con T. 1488 del l o giugno, non pubblicato, di aver inviato la nota, datata 3 I

309

L'ONOREVOLE ANTONELLI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. [Roma], 31 maggio 1894.

Mi permetta V.E. di ripeterle quanto ebbi l'onore di dirle a voce circa le disposizioni prese verso il colonnello Piano dopo la mia uscita dalla Consulta. Le istruzioni date al Piano 2 erano state approvate da V. E. dal ministro Blanc e dai suoi satelliti. Erano istruzioni così generiche, così innocue che non so spiegarmi per quali ragioni siano state revocate. Il colonnello Piano ha bisogno in questo momento di tutto l'appoggio morale del

R. Governo per poter compiere efficacemente il suo viaggio per l'Etiopia meridionale.

Fu un errore fargli invece arrivare un telegramma del ministro degli esteri 3 il quale anche a nome del presidente del Consiglio gli ordinava di non tenere conto delle istruzioni per la parte che riguardavano Menelik.

Molto probabilmente il colonnello Piano leggendo quel telegramma si vedrà costretto di tornare in Italia. E se questo è lo scopo che si vuole raggiungere non ho nulla a dire.

Il deputato Deloncle leggendo alla Camera francese l'ultima lettera di Menelik ha voluto far credere che il trattato itala-etiopico è finito. Siccome il trattato è perpetuo credo che, a parte le note diplomatiche, sarebbe utile e necessario che un'affermazione di questo genere partisse dalla Camera italiana. Vorrei dare al Governo occasione di far ciò presentando la qui unita interrogazione 4 .

310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1285. Roma, 1° giugno 1894, ore 12,30.

Germania non fece osservazioni e tanto meno proteste a Londra 1 . A Bruxelles chiese solo schiarimenti relativi zona affittata all'Inghilterra ed otterrà che essa non sia scelta sulla sua frontiera 2 . Sembra evidente interesse francese esagerare attitudine Germania 3 .

2 Cfr. n. 219.

3 Cfr. n. 270.

4 Per l'interrogazione e la risposta di Crispi cfr. Atti del Parlamento italiano, Camera dei deputati,

Sessione 1892-94, Discussioni, vol. VIII, pp. 10177-10178, tornata del 15 giugno 1894. 31 O1 Risponde al n. 302.

Cfr. n. 308. -1 Per la risposta cfr. n. 31 L

309 1 Da ACS, Carte Crispi.

311

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1499. Berlino, 2 giugno 1894, ore 15,05 (per. ore 16).

Confermo 1 , come a sua volta mi riconfermò oggi segretario di Stato, aver Germania spedito nota Bruxelles contro accordo Congo-Inghilterra, che sarebbe opposizione trattato otto novembre 1884 e specialmente articolo quattro di esso. Di tale nota fu data comunicazione Londra. Finora nessuna risposta; credesi tutto si appianerà, ma Germania insisterà non sia sostituita Inghilterra a Congo come confinante.

312

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1302. Roma, 3 giugno 1894, ore 18,50.

Telegrafi se Governo britannico presentò al Parlamento solo protocollo 5 maggio od anche dichiarazione addizionale. Comunichi Foreign Office che R. Governo non ha adesso alcuna obiezione a che quella dichiarazione sia fatta pubblica 1 .

313

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, BOSELLI

N. RISERVATA S.N. Roma, 4 giugno 1894.

Rispondo alla nota di V.E. del 26 maggio u.s. n. 7154 1 .

Questo ministero già da qualche tempo si sta occupando della grave questione del regime, cui sarà sottoposto il commercio italiano in Tunisia, quando si verificasse la denuncia, ormai certa, del nostro trattato di commercio con quello Stato. Giova avvertire che la Tunisia è vincolata ancora, oltreché coll'Italia, anche colla Gran Bretagna, il cui trattato anzi, a quanto mi viene riferito da Tunisi, ha carattere perpetuo. Questo trattato quindi è quello che maggiormente ostacola la libertà d'azione del

Governo della Reggenza, il quale, mi si assicura, sta facendo energiche pratiche a Londra, per ottenere che quel Governo rinunci, almeno, alla clausola della Nazione più favorita, pern1ettendo che i prodotti francesi possano entrare in franchigia in Tunisia.

Dal contegno dell'Inghilterra dipende dunque in gran parte la soluzione di quella importante questione. Giacché, se il Governo britannico persiste a mantenere intatto il suo trattato, potremo facilmente d'accordo con esso e colle altre Potenze, nel caso che il nostro trattato venga denunciato, sostenere, invocando le capitolazioni, il nostro diritto di godere almeno lo stesso trattamento fatto all'Inghilterra, ciò che escluderebbe qualunque regime differenziale in favore della Francia. Sarebbe del resto .poco probabile, in tale caso, che il Governo della Reggenza s'inducesse ad accordare alla Francia dei favori, che dovrebbe poi estendere a tutti.

Nel caso poi che invece la Gran Bretagna si lasciasse indurre a modificare il suo trattato nel senso voluto dalla Tunisia, sarebbe assai difficile, appoggiati soltanto da Stati aventi interessi commerciali secondari in Tunisia, sostenere il principio delle capitolazioni, argomento che tanto meno sarebbe opportuno mettere in tavola sin d'ora ed ottenere quindi a nostro vantaggio un trattamento più favorevole di quello fatto alla stessa Inghilterra.

Preoccupato da questo stato di cose, ho già incaricato il r. ambasciatore a Londra 2 di verificare come stiano realmente i fatti e di scandagliare le intenzioni di quel Gabinetto e di consigliargli infine la resistenza alle domande del Governo tunisino. Ne attendo ancora risposta.

Ciò premesso, aggiungo che la stessa Camera di commercio italiana di Tunisi si è rivolta testè direttamente anche a questo ministero, per esporre quanto l'E.V. mi ha riferito; ed attendevo a risponderle di conoscere qualcosa di più positivo circa le trattative di Londra, cui ho accennato.

Del resto di quanto precede credo prudente non fare menzione per ora colla predetta Camera di commercio; perché non venga pregiudicato, per qualche indiscrezione, l'esito delle nostre pratiche.

Basterà assicurarla che il R. Governo ha a cuore le questioni e non mancherà di cercare i mezzi di scongiurare i pericoli, che minacciassero i nostri interessi economici nella Reggenza.

Voglia quindi l'E.V. considerare come riservata la presente comunicazione.

311 1 Cfr. n. 302. 312 1 Cfr. n. 316. 313 1 Non pubblicata.

314

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 737/290. Berlino, 4 giugno 1894 (per. 1'8).

Ieri in una breve conversazione avuta casualmente col segretario di Stato al Dipartimento degli esteri, essendosi fatto cenno delle cose d'Africa, ora tanto

discusse, il barone Marschall mi espresse subito, senza esitazione, il suo dispiacere che noi potessimo vedere nell'accordo franco-germanico del 4 febbraio u.s. l'intenzione della Germania di favorire gli interessi francesi come, mi disse, gli fu riferito dal signor Eulenburg dopo aicune parole scambiate in proposito con S.E. il ministro Boselli durante il recente soggiorno di S.M. l'Imperatore a Venezia. Replicai non poter noi supporre nella Germania un tale proposito deliberato, essere però quell'accordo fatto per impensierirci, come naturalmente ci impensierisce tutto ciò che direttamente o indirettamente può aver conseguenze contrarie al mantenimento dello statu quo nel Mediterraneo. La conversazione, per il sopraggiungere di altre persone, non poté essere proseguita, né d'altronde avrei desiderato proseguirla, su una questione sì delicata, così di sfuggita in un incontro fortuito col barone Marschall; mi riservo però riprenderla con più agio, a tempo opportuno, come l'iniziativa presa da quel segretario di Stato mi persuade che egli stesso ne abbia il desiderio. Mi varrò allora delle istruzioni graziosamente datemi da V.E. 1 a norma del mio linguaggio.

313 2 D. 20022 del 30 maggio, non pubblicato.

315

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 738/291. Berlino, 4 giugno 1894 (per. 1'8).

Le dimissioni di Stambuloff ed i recenti fatti avvenuti in Bulgaria che ne furono la conseguenza, non hanno prodotto in Germania, e tanto meno nel Governo imperiale, grave impressione; e si nota con soddisfazione che tali fatti, i quali, pochi anni or sono, avrebbero messo in agitazione l'Europa, passino, quasi direi, inosservati.

Che la caduta di quegli che taluno chiama il Bismarck della Bulgaria possa rimanere senza conseguenze per le ulteriori sorti del Principato, è poco probabile, ma questo Governo è persuaso che la Russia, e questo è l'essenziale, si asterrà, per ora, da qualunque ingerenza nella questione.

Animata, infatti, la Russia, o meglio, lo czar, dal desiderio di non turbare l'avviamento a buone relazioni politiche coll'Austria-Ungheria, iniziato dai recenti accordi commerciali, desiderosa di allontanare ogni incidente che possa turbare la tranquillità e lo sviluppo economico del Paese, immersa l'Austria nella grave crisi ungherese, non è a credere che l'una o l'altra di quelle Potenze voglia, se non costrettavi, immischiarsi ora in questioni balcaniche, e tanto gli avvenimenti di Serbia, quanto quelli recentissimi di Bulgaria, possano oltrepassare i confini dei due Stati.

314 1 Cfr. n. 297, allegato.

316

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 10. Londra, 5 giugno 1894 (per. stesso giorno).

Ricevo oggi, via Francoforte la memoria da rimettere a lord Kimberley circa le riserve e proteste francesi relative all'Harar 1 . La consegnerò domattina a Sua Signoria. Temo abbia a produrre qui sfavorevole impressione l'uso fatto in quell'atto della dichiarazione addizionale senza esserci prima concertati con Kimberley per renderla pubblica 2 . Ritengo che il Foreign Office stia in cerca di un accomodamento colla Francia qui molto desiderato, il quale dovrebbe comprendere tutte le questioni aperte nell'Africa centrale ed occidentale esclusa quella dell'Egitto propriamente detto. Ieri Kimberley mi ha letto la sua risposta alla Francia 3 circa il protocollo fatto con noi. Essa è sostanzialmente conforme a quanto egli me ne aveva detto precedentemente, ed io ho telegrafato a V.E. 4 Una mia entratura fatta ieri circa l'hinterland della Tripolitania incontrò presso Sua Signoria l'abbiezione preliminare della inopportunità per lui di occuparsi della questione nel momento in cui l'Inghilterra mantiene di fronte alla Francia il suo diritto di disporre dei Paesi affittati al Congo, e la Germania contesta all'Inghilterra il Bornu. Con la Germania le difficoltà sono appianate. Spedisco questa sera o domani mattina a Parigi il corriere Signoroni 5 .

317

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 495/265. Londra, 5 giugno 1894 (per. l'11).

Il corriere di Gabinetto arrivato avant'ieri da Berlino a Londra, mi ha rimesso, fra le altre importanti carte, anche quelle relative al grave interesse dello hinterland della Tripolitania, purtroppo pregiudicato molto seriamente prima dall'accordo anglo-francese dell'agosto 1890 e recentemente dalla convenzione franco-tedesca

2 Per la risposta cfr. n. 323.

3 Vedila in DDF, XI, cit., n. 121, annesso T.

4 Cfr. n. 307.

5 Cfr. n. 317.

del febbraio ultimo. Mi premeva di non indugiare nel palesare il pensiero nostro a lord Kimberley, sia per poterne tosto riferire al R. Governo, sia per il timore in cui sono, credo fondatamente, che nella ricerca di un componimento generale delle sue difficoltà con la Francia, questo Gabinetto possa fare cosa che ancor più peggiori la compromessa situazione.

Chiesi perciò a lord Kimberley una straordinaria udienza per il giorno d'ieri e lo avvisai preventivamente del soggetto di cui io avea desiderio di parlargli. Gli volli togliere il facile mezzo di schivare la conversazione sotto il pretesto di non essere preparato a rispondere.

Nel mio abboccamento d'ieri potei dunque, servendomi delle indicazioni contenute nella memoria che accompagna il dispaccio ministeriale del 27 maggio 1 , esporre a lord Kimberley le conseguenze, dal mio Governo prevedute, derivanti dall'accordo tedesco-francese, a danno della Tripolitania. Attese la giacitura geografica e le condizioni speciali di questa provincia ottomana, il salvarla dallo assorbimento francese era una necessità se non si voleva che le ragioni dell'equilibrio nel Mediterraneo ne risultassero ognor più sconvolte a pregiudizio tanto dell'Italia che dell'Inghilterra. La vitalità della Tripolitania dipende, diss'io, esclusivamente dalle sue comunicazioni con l'interno dell'Africa. Le sue strade sono già state tagliate dalla Francia verso l'ovest. Quelle verso l'est che mettono capo a Bengasi, sono minacciate di subire la stessa sorte. Tolta ogni vitalità propria alla Tripolitania, anche il suo litorale finirebbe per cadere nelle mani della Francia. Trattavasi quindi di un interesse, a parer mio, ben diverso da quello che si connetteva con la maggior parte delle contestazioni territoriali in Africa e l'interesse avea, nelle circostanze attuali, un carattere urgente.

Lord Kimberley non parve gradevolmente impressionato da questa mia entratura. Egli si era evidentemente apparecchiato a rispondermi che né l'Inghilterra né l'Italia aveano titolo proprio ad occuparsi dell'hinterland di Tripoli. Spettava alla Porta ottomana di vegliare sovra le sue ragioni, di farle valere e rispettare dagli altri. Ma a questa abbiezione del mio interlocutore io non mi fermai ed, indicato brevemente che le ragioni territoriali della Turchia potevano, anche dal punto di vista del diritto scritto, formare materia delle preoccupazioni delle Potenze europee, continuai a svolgere i motivi che doveano consigliare al Governo britannico, non meno che al nostro, di prendersi in tempo per impedire che la espansione francese, contornando il lago Tchad al nord, operasse a Barruwa la congiunzione dei suoi territori africani dell'Atlantico con quelli del Mediterraneo. Sua Signoria ammetteva che questa congiunzione è nei progetti del Governo francese e che non apparisce lontano il momento in cui potrà essere eseguita. Voleva egli condurmi presso la carta geografica appesa nel suo Gabinetto; ma io spiegai sotto i suoi occhi quella allegata al dispaccio di V.E. sicché il colloquio poté continuarsi avendo presente la dimostrazione grafica degli effetti prodotti dalle convenzioni mercè le quali la Francia, consenzienti, prima la Gran Bretagna e poscia la Germania, ha potuto giungere ad acquistare preponderante posizione al lago Tchad. Ultimo riparo alla

distruzione del commercio della Tripolitania ed allo stabilimento pm o meno prossimo della Francia anche in quel Paese mediterraneo, appariva l'intesa che si fosse stabilita fra le Potenze di considerare il Uadai come hinterland della Tripolitania. Era questo il pensiero del mio Governo ed io avea motivo di credere che un'intesa siffatta avrebbe, anche nelle circostanze attuali, portato un vantaggio sensibile negli interessi che l'Italia e l'Inghilterra debbono avere a cuore di preservare nel Mediterraneo.

Fu a questo punto del colloquio che lord Kimberley prese a parlare delle difficoltà che le questioni africane aveano creato nei rapporti dell'Inghilterra con la Francia. Messe in disparte quelle relative all'occupazione dell'Egitto propriamente detto, tutte le altre avrebbero potuto, al dire del nobile lord, essere esaminate insieme nello scopo di arrivare ad un generale loro componimento. Ora la Francia contesta all'Inghilterra il Bornu che in fatto pare sia sotto la dominazione di un vittorioso guerriero venuto appunto dal Uadai. Se l'Inghilterra ora parlasse di questo ultimo Paese per riservarvi i diritti della Turchia, si inasprirebbero le querele che da Parigi le si fanno di aver disposto di regioni che facevano parte dei dominii ottomani. Una ragione di opportunità impedirebbe pertanto al Gabinetto di Londra di occuparsi, nel momento presente, di preservare il Uadai dalla espansione francese, dalla quale è minacciata quella regione. Ultimamente l'ambasciatore di Turchia aveva fatto qui qualche osservazione in riguardo all'hinterland della Tripolitania. Sarebbe stato possibile riprendere con lui la conversazione sovra questo soggetto.

Risposi che certamente se la Porta ottomana avesse agito essa stessa per la tutela delle sue ragioni, sarebbe stato un comune nostro interesse l'incoraggiarla a preservarle dai preveduti pericoli. Ma dopo di aver fatto nel 1891 certe generali riserve dei suoi diritti, il Governo del sultano si era dimostrato assai poco curante di farli valere. lo avrei potuto, in una forma affatto privata, consegnare a Sua Signoria una memoria contenente le indicazioni relative a ciò che alla Tripolitania fu tolto in conseguenza delle espansioni francesi. Tali indicazioni avrebbero forse potuto riuscire utili per una esposizione degli interessi presentemente minacciati. Sua Signoria, pure ringraziandomi di questa mia offerta, mi disse che gli elementi della questione relativa all'hinterland della Tripolitania gli erano familiari e si dimostrò infine inclinato a parlarne a Rustem pascià.

Non vorrei che da parte nostra facessimo soverchio affidamento sovra l'efficacia di tali passi verso la Turchia. Rustem pascià farà un rapporto al suo Governo; ma se un'azione vigorosa non potesse essere condotta a Costantinopoli per spingere la Porta a dichiarare le sue ragioni sovra la zona che al sud della Tripolitania giunge alle rive del Tchad e per mezzo del Uadai confina con il Congo francese e con il Darfur, io ritengo che i suggerimenti indiretti dell'ambasciata ottomana a Londra resteranno lettera morta sul Bosforo.

Non escludo neppure l'ipotesi che lord Kimberley avesse potuto contemplare, prima della mia conversazione di ieri con lui, la possibilità di appianare la contesa relativa al Bornu mediante il riconoscimento dell'influenza francese in altri territori al nord della parte del Congo che già appartiene alla Francia. Mi sembrò, nel momento in cui io chiamava l'attenzione di lord Kimberley sovra la necessità che il Uadai rimanesse alla Tripolitania, che Sua Signoria si abbronciasse come un giuocatore al quale vien tolta di mano una buona carta. Ma di queste mie impressioni subitanee non vorrei neppure esagerare il peso, restando acquisiti, dopo lo scambio di idee avvenuto ieri, soltanto i due punti seguenti:

l) che l'Inghilterra vede al pari di noi il pregiudizio che recherebbe alla Tripolitania la espansione probabile e forse prossima della Francia nel Paese che contorna al nord il lago Tchad dalla foce del Shari fino a Barruwa;

2) che nella situazione presente dell'Inghilterra di fronte alla Francia, determinata dalle contestazioni in corso e dal desiderio del Gabinetto di Londra di comporle, lord Kimberley giudica inopportuna per parte della Gran Bretagna un'azione diretta a preservare il Uadai da quella espansione mediante la dichiarazione formale che esso appartiene all'hinterland tripolino.

Non ho nascosto a Sua Signoria che il principale pregiudizio essendo derivato dall'ultimo accordo franco-germanico che ha facilitato ai francesi la marcia verso il Uadai, il mio Governo si sarebbe probabilmente espresso a Berlino nel modo stesso con il quale io lo faceva in Londra. Lo scambio di idee resta aperto; ma attualmente esso si trova al punto che risulta da questo rapporto. V.E. vedrà se questo sia il terreno sul quale presentemente possa giovare a noi di spingerei avanti, oppure se mosse più efficaci dovrebbero farsi a Berlino, od a Costantinopoli. In una questione di così alta importanza è mestieri che la mia azione sia coordinata con quella che gli egregi miei colleghi in quei due Paesi potrebbero essere incaricati di esercitare.

316 1 La memoria è quella citata al n. 294, nota 3, ma Tornielli risponde al successivo dispaccio del 31 maggio con il quale Blanc dava istruzioni di consegnare al ministro degli esteri la memoria, la nota francese del 29 maggio e la risposta italiana del 31. Tale dispaccio fu inviato alle rappresentanze a Londra, Vienna, Berlino, Costantinopoli, Pietroburgo, Madrid, Bruxelles, L'Aja, Copenaghen, Stoccolma e Lisbona (per Londra n. 20342/252).

317 1 Cfr. n. 293.

318

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 497/267. Londra, 5 giugno 1894 (per. l' 11 ).

Il dispaccio del 29 maggio ultimo 1 , relativo alla missione inglese all'Harar, mi fu consegnato avant'ieri all'arrivo del corriere di Gabinetto proveniente da Berlino.

Io avea ricevuto, fin dal giorno stesso in cui quel dispaccio era stato scritto, il telegramma 2 che mi ordinava di informare il conte di Kimberley che l'Inghilterra poteva far conto sovra quanto da noi dipende per la sicurezza della sua missione aii'Harar. Una comunicazione in questi termini era stata fatta da me verbalmente a questo principale segretario di Stato per gli affari esteri il giorno 30 maggio e Sua Signoria mi avea incaricato di trasmetterne all'E. V. i suoi ringraziamenti. Egli osservava però che né a me da lui, né da sir C. Ford a Roma, era stata annunziata l'intenzione di mandare una missione ali'Harar, perché, sebbene il progetto esistesse, la esecuzione del medesimo non era ancora stata deliberata.

318 1 D. 19983/246, non pubblicato. 2 T. 1266 del 29 maggio, non pubblicato.

Tratterebbesi, in ogni ipotesi, di mandare un ufficiale per trattare con il governatore di quella provincia etiopica di piccoli interessi locali dei Paesi limitrofi.

Nel dispaccio di V.E. da me sovra ricordato, si manifesta il desiderio che all'ufficiale inglese che andrà all'Harar, sia data istruzione di far sentire a quelle autorità locali che la missione sua si compie di pieno accordo fra i Governi di Roma e di Londra. L'E.V. esprime a tale riguardo la fiducia che la missione inglese si adopererà insieme al residente italiano per persuadere Makonnen a non lasciarsi influenzare più a lungo dai francesi.

Per eseguire questa parte dell'incarico di V.E., di cui non parlava il telegramma del giorno 29 maggio, ritornai ieri sovra questo soggetto in un mio colloquio con lord Kimberley. Questi dimostrò molta ritrosia ad entrare nel concetto che io gli esprimeva. Era, mi diceva, contrario affatto all'indole della missione inglese di cui trattavasi, l'occuparsi di questioni e di interessi politici. Per mantenere l'osservanza di ciò che era stato stabilito nel protocollo e dichiarazione del 5 maggio ultimo\ egli avea l'intenzione di interdire al delegato britannico di parlare d'interessi politici con le autorità etiopiche. In questo momento più che mai, l'Inghilterra dovea interdirsi nello Harar un'azione politica qualsiasi. Feci osservare al mio interlocutore che non era nella nostra mente che si avesse da alterare il carattere della missione inglese. Era anzi nel nostro interesse che questo fosse mantenuto anche per non creare precedenti per l'avvenire. Ma era cosa naturale che un europeo rivestito di uffizio pubblico giungendo in Etiopia venisse interrogato ed avesse l'occasione di esprimersi in forma particolare e privata e noi avremmo desiderato che il linguaggio dell'agente inglese ricevesse le norme da me per incarico di V.E. indicate.

Da questo colloquio mi rimase l'impressione che lord Kimberley in questo momento si preoccupa principalmente di non dare alla Francia l'appiglio di rimproverare all'Inghilterra un'azione politica allo Harar. Credo però che l'ufficiale che sarà spedito colà, non si sa ancora precisamente quando, non terrà un linguaggio od un contegno che possa pregiudicare il nostro interesse.

319

IL REGGENTE IL CONSOLATO GENERALE AD ADEN, LANG, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 11. Aden, 6 giugno 1894, ore 7,30 (per. ore 19 ).

Colonnello Piano dall'Harar 18 mi incarica trasmettere a V.E. seguente telegramma: «Ricevuto le istruzioni di V.E. circa confini Colonia 1 ; eseguirò scrupolo

samente. Ras Makonnen mi ha fatto Harar onorevole accoglienza, non mi ha nascosto difficoltà diffidenze cui vado incontro Scioa. Mi ha promesso suo appoggio. Al più presto parto per Scio a» 2•

318 3 Cfr. n. 264. 319 1 Cfr. n. 270.

320

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. RISERVATO 13 1 . Roma. 6 giugno 1894, ore 17)5.

Senza apparire ricercare cortesia faccia per conto proprio comprendere a lord Cromer convenienza che almeno sbarcando a Marsiglia il khedive telegrafasse al re rincrescimento non essersi potuto recare a fargli visita 2 .

2 Della risposta di Pansa (R. 4511183 del 15 giugno) si pubblicano solo i passi seguenti: <<La campagna condotta a Costantinopoli ebbe per altro il risultato d'indurre il sultano a indirizzare al khedive una seconda inibizione relativamente al suo viaggio; e martedì scorso Sua Altezza riceveva un telegramma nel quale Sua Maestà diceva: che la questione egiziana trovandosi tuttora in sospeso, le visite progettate alle Corti d'Europa costituirebbero nel momento attuale un atto contrario all'interesse dell'integrità dell'Impero, e che se la salute di Sua Altezza richiedeva un cambiamento di clima esso avrebbe potuto più opportunamente trovar sollievo in Costantinopoli presso il califfo. Questo invito sembra aver prodotto una profonda impressione sull'animo del vicerè; nello stesso giorno, avendo egli avuto occasione di ricevere gli agenti d'Austria-Ungheria e di Germania. li informò del tenore di quel telegramma, aggiungendo che il suo signore avendo così parlato, non rimaneva a lui, suo servo, che di obbedire. Ad un funzionario inglese però, Sua Altezza diceva, nel medesimo giorno, che se, ciò non ostante, la regina d'Inghilterra gli avesse ordinato di andare a Londra. egli vi sarebbe andato. La decisione finale era pertanto in sospeso ... Egli è ben prevedibile, infatti, che recandosi il khedive a Costantinopoli in queste condizioni, la Corte alto-sovrana sarà tentata a prevalersi della debolezza da lui dimostrata per fargli più che mai sentire la sua dipendenza; né sarebbe a sorprendersi, dato il carattere di questo principe ad un tempo timoroso e dispotico, se, ferito da qualche umiliazione inflittagli al palazzo imperiale, egli si riducesse ad invocare contro di esso l'aiuto dell'Inghilterra: questa glielo accorderà in allora, ma con il corrispettivo. probabilmente, di qualche concessione intesa a rafforzare sempre più la propria posizione in Egitto>>.

319 2 Sul suo incontro con ras Makonnen Piano riferì più ampiamente con lettera del 21 maggio (ACS, Carte Crispi), indirizzata a un <<Signor generale», probabilmente Mocenni. Se ne pubblicano alcuni passi: <<Da sei giorni mi trovo ad Harar dove ras Makonnen mi ha fatto un splendido ricevimento. Che cosa egli pensi di noi e delle cose nostre nell'interno dell'animo suo, io non so, ma certo le forme esteriori a nostro riguardo non potrebbero essere più corrette ... Tre giorni dopo il mio arrivo ho avuto con lui un lungo colloquio. Egli mi assicurò che avrebbe fatto tutto il possibile per assicurare il buon esito della mia missione. Mi soggiunse però che poco egli può ripromettersi di questo suo appoggio poiché in questo momento il suo nome è poco popolare allo Scioa appunto perché lo si sospetta di essere troppo ligio agli italiani ... Non mi faccio molte illusioni circa l'esito della mia missione ma ad ogni modo io non considererei neppure fallito lo scopo di questo mio viaggio, se dopo di aver espletati tutti i mezzi conciliativi io dovessi al mio ritorno riferire, sulla mia coscienza, ed in base a quanto ho veduto, che forse è per avventura giunto il tempo di cessare dall'accarezzare la grande chimera scioana per iniziare una politica né scioana né tigrina ma italiana». 320 1 Minuta autografa.

321

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 318/160. Therapia, 6 giugno 1894 (per. il 12).

In una lettera da Pietroburgo alla Politische Correspondenz di Vienna è riferito che la conclusione del trattato di commercio austro-russo [giova] allo scopo d'impedire che i rivolgimenti che potranno accadere nella penisola balcanica prendano una piega tale da turbare la pace dell'Europa.

Senza dare una soverchia importanza alle notizie già più volte pubblicate in questo senso dalla stampa viennese, osservai e perciò ne riferisco a V. E. che all'occasione del colpo di Stato in Serbia e del mutamento del Gabinetto bulgaro le istruzioni del conte Kalnoky all'ambasciata austro-ungarica denotano il fermo desiderio del Gabinetto di Vienna di evitare un attrito colla Russia ed una cura studiosa di non dare pretesti all'ingerenza della Russia a Belgrado ed a Sofia.

L'ambasciatore di Russia dal suo lato pur non mutando la condotta finora tenuta dal suo Gabinetto verso le cose di Bulgaria e di Serbia manifesta esser desiderio del suo Governo che i rivolgimenti interni di questi Stati non abbiano a produrre difficoltà gravi e di natura da turbare la pace.

Il signor Nelidow come ebbi già a riferire a V. E. si dimostrò meco soddisfatto del colloquio avuto col conte Kalnoky a Vienna.

Nel riferire queste cose non intendo debbano considerarsi come un mutamento nell'indirizzo politico dei due Gabinetti per quanto concerne la penisola balcanica, ma parmi convenga interpretarle come prove del fermo desiderio che questi due Stati hanno di allontanare qualsiasi pericolo di conflitto fra di loro e di mantenere la pace.

322

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1527. Parigi, 7 giugno 1894, ore 20,05 (per. ore 21,50).

Nella interpellanza sull'accordo inglese in Africa che fu un vivo attacco alla politica coloniale dell'[lnghilterra] ministro degli affari esteri dichiarò che la Francia ed anche sultano protestarono a Londra, che lord Dufferin gli aveva annunziato il suo Governo essere disposto a entrare in discussione col Governo francese e che difenderà con fermezza i diritti derivanti dai trattati. Nessun attacco all'Italia. Ordine del giorno di fiducia votato unanimità.

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 21234/260. Roma, 7 giugno 1894.

Nel telegramma del 5 corrente 1 V. E. esprime il timore che l'uso fatto della dichiarazione addizionale al protocollo del 5 maggio nella nostra memoria relativa alle riserve francesi 2 possa produrre spiacevole impressione in lord Kimberley, col quale non ci siamo prima concertati per renderla pubblica. La corrispondenza precedente, e soprattutto il telegramma di V. E. del 19 aprile u.s. 3 faceva ritenere a questo ministero che il Foreign Office non avesse obiezione veruna alla pubblicazione della predetta dichiarazione addizionale nella quale si riconoscevano facoltà eccezionali alle autorità britanniche nei territori inchiusi nella nostra sfera d'influenza, e si confermava solo da parte del Governo inglese un riconoscimento che da lunga data avevamo da esso ricevuto. E siccome era stato questo ministero a chiedere che fosse lasciata per ora segreta la dichiarazione suddetta, io non mi sarei aspettato da parte lord Kimberley allorquando fu redatta qui la memoria la richiesta contenuta nel telegramma del 5 corrente. Del resto la memoria essendo un documento confidenziale e comunicato solo confidenzialmente ai vari Stati, non è da temere che la dichiarazione addizionale cada nel dominio del pubblico.

Sarò grato a V. E. se vorrà spiegare quanto precede a Sua Signoria qualora si accorgesse che il contegno da noi seguito non è stato di suo gradimento.

324

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 21453/411. Roma, 8 giugno 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto di V. E. n. 1076/518, in data del lo corrente' e mi compiaccio dei sentimenti di concilazione dimostrati dal signor Hanotaux. Essi non concordano in ogni caso coi giudizi della stampa francese, anche ufficiosa, che dai sofismi è passata adesso alle minacce (vedi la République

française del 3 corrente).

2 Cfr. n. 294, nota 3.

3 Cfr. n. 250. 324 l Non pubblicato.

Bene fece V. E. ad insistere nel senso della risposta ufficiale da noi fatta alla Francia, e le faccio viva raccomandazione di tenere sempre un contegno di recisa opposizione ogniqualvolta volesse rimettersi in campo dal nuovo ministro degli affari esteri la questione dei nostri diritti sull'Etiopia e l'Harar.

Con questa avvertenza, gradirò molto se V. E. potrà senza intavolare alcuna entratura a trattative farmi conoscere il pensiero che si può supporre abbia il signor Hanotaux circa alla questione d'una delimitazione eventuale tra l'Italia e la Francia.

323 l Cfr. n. 316.

325

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. 1186. Asmara, 8 giugno 1894 (per. il 2 luglio).

*Le notizie del Ghedaref e del Gallabàt contenute nel diario di maggio, che ho l'onore d'inviare all'E. V., non debbono essere accolte senza beneficio d'inventario. È invero poco probabile che il mahdi voglia a lungo lasciare Cassala esposta, quasi sguarnita, alle nostre offese, mentre non ignora che l'occupazione di Cassala con armi italiane sarebbe un colpo gravissimo alla potenza morale e materiale del mahadismo, togliendogli la cittadella avanzata verso Cheren e verso Suakin.

Forse, il corpo del Ghedaref si è soltanto avvicinato per la stagione delle piogge a Cartum; forse, vi è chiamato dal califa a sostituire le bande inviate verso Dongola per assicurarne il possesso minacciato dagl'inglesi (secondo corre voce erronea a Cartum) forse, come si vocifera, il califa ha in animo di mutare i dervisci del Ghedaref per timore che non siano in grado di affrontare le forze eritree; infine, vi è anche il caso di uno stratagemma, poco probabile ma pur possibile, che il corpo del Ghedaref, da Abu-Haras o da un punto qualunque del Nilo Azzurro, giri verso Cassala. Prossime informazioni mi permetteranno di vedere chiaro nella situazione.

Questo mi pare prevedibile che, salvo il caso di un grave impegno del mahadismo verso il nord in valle del Nilo, ovvero verso sud-ovest nel Cordofan, in autunno a Cassala potremo avere un presidio abbastanza rilevante. Se anche questo presidio fosse rinforzato da bande di Osman Digma, non potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza della zona di Cheren; ma darebbe molte noie alle tribù protette sulla frontiera occidentale, e ci terrebbe in armi da quella parte più che non convenga agli avvenimenti che possono venire maturandosi in Abissinia*.

Malgrado la deferenza e l'amicizia di ras Mangascià, sulle quali io poteva fare assegnamento finché era evidente per lui il bisogno della protezione italiana e finché

325 I I passi fra asterischi e l'allegato diario di informazioni di maggio, che qui non si pubblica, sono ed. in LV 86, pp. 35-39.

io era in grado di esercitare la mia diretta influenza; malgrado le di lui assicurazioni, credo che il convegno con Menelik non debba giovare alla sicurezza dell'Eritrea. Io avevo cercato di prevenirlo coll'accordargli un'intervista con me, che egli chiedeva da oltre un anno. È superfluo dire perché essa non abbia avuto luogo.

Ad ogni modo nelle contingenze attuali è difficile che· ad Entotto non si macchini contro la Colonia Eritrea. Menelik è montato in superbia pel doppio omaggio reso gli dai due potenti principi del Tigré e del Goggiam: ed è più che mai avverso ad ogni ingerenza di stranieri, massime se italiani.

L'imperatrice Taitù ha sempre soffiato nel fuoco contro di noi ed è probabilmente in seguito al di lei intervento che ras Oliè ha abbassato le armi al passaggio di ras Mangascià suo rivale e nemico. Ras Alula rialza il capo e col transfuga Abarrà, con ras Uoldenchiel e con altri nemici al nome italiano pare si presenti in prima linea all'imperatore, forse reclamando i suoi diritti conculcati nel Saraé e nell'Amasen.

Non è improbabile che nel convegno etiopico si tratti della questione di allargare il territorio di ras Mangascià invece che verso sud a spalle di ras Olié, verso nord, sulla destra del Mareb nel territorio eritreo. E l'intervento. del colonnello Piano e del dottor Traversi, anche se per caso avessero permesso di recarsi ad Entotto, difficilmente potrebbe giovare; an7i correrebbe grave rischio di fare più male che bene.

Forse ras Mangascià, ras Agos, ras Micael dei Vollo Galla per paura o per interesse cercheranno di opporsi alla corrente; ma saranno travolti anche per lo studio loro di evitare sospetti di connivenza e di deferenza a noi, e l'orgoglio abissino in quell'ambiente prenderà il disopra: e si parlerà di guerra agli italiani e si spartiranno le provincie settentrionali dell'Abissinia.

Ma non credo ad una coalizione etlìcace fra gente che si odia e che diffida tanto che Mangascià teme anche ora più di ogni altro guaio di essere trattenuto prigione da Menelik. Altro è il dire in convegni misteriosi ad un mese di marcia di distanza e per eventualità ancora avvolte nella nebbia, altro è fare con unità di intendimenti e di azione. Onde è assai facile che ras Mangascià tornato in Tigrè, forse da qui a tre mesi. si affretti a spiegarmi con frasi carezzevoli la di lui condotta protestando amicizia all'Italia e scusandosi di essersi servito di ras Alula ed Abarrà come parafulmini.

Ed infatti a dissuadere da ogni ostilità contro l'Eritrea giova il timore verso gli italiani che io cerco di avvalorare col rafforzare Adi-Ugri. col costituire la milizia mediante gli ascari congedati, coll'armare gli agricoltori italiani, col ditTondere l'idea della nostra potenza; giova il confronto che fanno le popolazioni del Tigré, dell'Agamè e fin dell'Amahara della situazione loro con quella delle popolazioni eritree, al benessere delle quali aspirano dopo tante guerre e razzie; giova l'odio allo Scioa e la paura di dover mantenere le orde scioane; giova l'avversione a ras Alula in parecchi maggiorenti vuoi per gelosia vuoi per l'irrequietezza di lui, vuoi per offese personali; giova lo spettro dei dervisci che possono fare una punta contro la frontiera occidentale. Si aggiunga che ras Mangascià, molle ed irresoluto, non è in grado di affrontare tutte queste difficoltà per una azione energica e pericolosa contro i suoi amici di ieri riputati protettori per l'indomani, e che la discordia regna non solo fra i capi etiopici in generale ma eziandio fra i capi tigrini in particolare, mentre al di qua del Mareb tutti sanno essere le popolazioni eritree armate e pronte a difendere la propria terra e il proprio benessere sotto la condotta degli italiani.

Vi è dunque da considerare la situazione con animo pacato anche pel caso di una sfuriata abissina e di una burrasca che formandosi allo Scioa venisse a scaricarsi sul Mareb. Pure tenendosi ad Agordat ed a Cheren sopra una momentanea e discreta difensiva, pure badando a tutto il rimanente della Colonia, si potrebbe concentrare a tempo intorno al forte di Adi Ugri un cinquemila uomini, comprese le bande.

Dal canto loro *i dervisci sono troppo lontani per poter profittare di un movimento degli abissini, ma sarebbe assai noioso, che in un'eventualità per quanto poco probabile, i loro attacchi alle nostre tribù di frontiera coincidessero, poniamo in dicembre o in gennaio, con una levata di scudi in Etiopia.

Tale eventualità si potrebbe per avventura prevenire e scongiurare con un colpo ardito sopra Cassala, se alle prime piogge la situazione fosse quale ora si presenta, cioè: corpo del Ghedaref ritirato a Cartum, Cassala presidiata come è ora od anche con pochi rinforzi, Osman Digma sul basso Atbara con poche centinaia di seguaci, Berber col suo presidio di 1.200 uomini, con 300 fucili, gli abissini trattenuti nello Scioa.

Una tale operazione, condotta in pochi giorni con audacia ed energia e coronata dal successo, potrebbe dissipare le nubi verso occidente non solo, ma prevenire eziandio le ostilità verso mezzogiorno, perché niente impone più alla fantasia degli etiopi come un colpo brillante ed audace. Naturalmente, una simile operazione non dovrebbe farsi che quando ogni previsione circa l'esito fosse favorevole* come ho detto nella rdazione dell' 11 maggio2 sulla quale mi permetto di richiamare l'attenzione dell'E. V.

326

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1537. Berlino, 9 giugno 1894, ore 16,11 (per. ore 18,20).

Molti indizi mi fanno ritenere sommamente saggia determinazione di V. E. non far per ora oggetto di una comunicazione formale memoria hinterland tripolino ed altra trasmessa 29 maggio 1 . In seguito rapporto Biilow credo questo Governo si aspettasse a qualche comunicazione simile, ma so del pari che nello stato attuale di irritazione contro Inghilterra, specie per ultimi trattati con Congo, essa cercherà tutti i modi sottrarsi necessità porsi anche in aperta ostilità con la Francia in Africa. Istruzioni furono spedite Biilow per rispondere eventuali comunicazioni V. E. Ritengo, se non sorgono pericoli imminenti, convenga lasciare passare questo momento critico e procedere con prudenza nel senso appunto istruzioni datemi. Stimo

229 dover accennare che qui si teme R. Governo possa andare troppo oltre impegnandosi senza prestabiliti compensi con Inghilterra, che si accusa sempre cerchi far ritirare da altri les marrons du feu e possa per avventura trovarsi da essa trascinato a prendere atteggiamento contrario Germania nelle cose Africa, con sfavorevoli conseguenze per cordiali rapporti fra due Potenze alleate 2 .

325 2 Cfr. L V 86, pp. 32-35. 326 I Cfr. n. 293, nota 2.

327

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A LONDRA, TORNIELLI

T. 1346. Roma, 10 giugno 1894, ore 15,45.

In seguito a considerazioni accennate nel telegramma di V. E. del (per Berlino) 9 (per Londra) 5 corrente' acconsento che non siano iniziate pratiche formali con codesto Governo circa hinterland tripolino. Ella potrà fare uso contenuto memoria ministeriale nella misura in cui lo crederà opportuno 2 .

328

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1558. Madrid, 11 giugno 1894, ore 17,40 (per. ore 20,35).

Moret ha telegrafato a tutti i suoi rappresentanti con incarico di scandagliare animo Potenze circa i gravi avvenimenti onde è minacciato il Marocco dalla subitanea morte del sultano2 . Ministro di Stato mi ha detto che fa particolare assegnamento sulla buona amicizia dell'Italia. *Contrariamente all'opinione espressa dalla nostra legazione a Tangeri 3 , il ministro inglese è di parere che sia opportuno riconoscere subito nuovo sultano. Moret è dello stesso modo di vedere; egli teme serie complicazioni. *

2 Nello stesso senso Blanc scrisse a Biilow il giorno li: « Lanza craint, com me Tornielli, que nous nous entendions trop avec I'Angleterre; que celle-ci nous fasse tirer les marrons du feu; qu'elle nous induise à prendre dans !es affaires d'Afrique quelque attitude peu conforme aux intérèts allemands qui ne sont pas en antagonisme avec ceux de la France actuellement. Je n'ai pas besoin de dire que nous n'avons aucune envie de rien fa ire de pareil; surtout avec cette crise qui peut ramener au pouvoir ceux qui n'ont jamais cru à une entente anglo-italo-allemande». (Die Grosse Politik der Europiiischein Kahinette 1871-1914, band 8, Berlin, 1924, n. 1910). 328 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in LV 81, p. 9.

2 Con T. 1546 del IO giugno Gianatelli Gentile aveva comunicato: «Sultano morto giorno sette fra Marocco e Casablanca. Ministri ed esercito proclamarono imperatore giovane figlio Sua Maestà Abd el Aziz».

3 T. 1547 del IO giugno, non pubblicato.

326 2 Per la risposta cfr. n. 327. 327 l Cfr. nn. 326 e 316.

329

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1562. Madrid, 12 giugno 1894, ore 7 (per. ore 9,55).

Navi da guerra spagnuola e francese hanno avuto ordine andare Tangeri. È presumibile Inghilterra faccia altrettanto. Secondo le informazioni che Drummond W olff ha, pare prevalere sentimento che pel momento conviene rimanere sull'aspettativa 1•

330

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

Roma, 12 giugno 1894, ore 12,40.

Circa utilità per interessi italiani di affrettare o differire riconoscimento nuovo sultano e circa ogni dissenso fra rappresentanze estere per qualsiasi questione telegrafi informazioni e aspetti istruzioni. Nave «Lombardia» partirà posdomani per Tangeri.

331

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO

T. 1364. Roma, 12 giugno 1894, ore 12,50.

Abbiamo informazione 1 che la Turchia presenta a Londra delle riserve circa la regione equatoriale altra volta occupata da Emin pascià e sembra associarsi così in certa misura alle proteste antinglesi della Francia. Peraltro la Turchia sembra dimenticare altra questione non meno importante quella della indipendenza delle comunicazioni ottomane tra quel poco che resta dell'hinterland tripolino e le rive nord ed est del lago Tchad. Il fatto che la Turchia si astiene dall'affermare i suoi diritti circa detto hinterland e dette comunicazioni è stato

330 l Minuta autografa. 331 l T. 1548 da Londra del l O giugno, non pubblicato.

già notato da altre Potenze e non possiamo a meno di chiamare l'attenzione del sultano su quella sua apparente indifferenza ad un interesse ottomano che è anche interesse europeo2 .

329 1 In LV 81, p. Il, è edito un telegramma che comprende brani di questo documento e del n. 336.

332

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI 1

T. 13652 . Roma. 12 giugno 1894, ore 13.

Come ho dichiarato a Rascon siamo animati da sincero interessamento per gli interessi.spagnuoli indipendenti nel Marocco. Aspettiamo informazioni più precise sulla questione di successione. *Mandiamo intanto «Lombardia» a Tangeri. *3

333

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1575. Tangeri, 12 giugno 1894, ore 15 (per. ore 20,30).

Governo spagnuolo ha inviato Mazagan trasporto guerra, con truppe sbarco, nel caso che loro presenza terra fosse dalle autorità locali e spagnuole richiesta per proteggere danaro cose destinati Spagna 1 . Rappresentante ha ricevuto istruzione presentare condoglianze questo signor ministro degli affari esteri e offrire appoggio; gli è prescritto procedere d'accordo con colleghi. A parere mio dovrebbesi lasciare tempo alla situazione di delinearsi, non porgere occasione Francia di far essa pure offerta aiuto, che, visto tendenze prevalenti Corte imperiale, potrebbe avere la preferenza; questione intervento straniero dovrebbe, mi sembra, essere riservata caso necessità estrema. È arrivato Tangeri incrociatore spagnuolo disposizione ministro. Spedisco Fez lettera ministro degli affari esteri perché autorità provvedano completa sicurezza nostre missioni.

2 Minuta autogratà.

3 In LV 81, invece della frase fra asterischi, «deliberazioni precipitate potendo complicare situazione interna, e provocare difficoltà internazionali». 333 1 Si trattava del denaro accantonato per il pagamento della prima rata dell'indennità dovuta per gli incidenti di Melilla.

331 2 Collobiano rispose con T. 1623 del 16 giugno: «All'eccezione della comunicazione fatta fare a Londra circa al Wadelai, da me riferita col telegramma del 6 corrente [T. 1522, non pubblicato], non consta né a mc né al mio collega d'Inghilterra che la Sublime Porta abbia finora formulato altre riserve circa Trattato di Bruxelles». 332 1 Ed., con varianti, in LV 81, p. Il.

334

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO. LANZA

T. PERSONALE 13671. Roma, 12 giugno 1894, ore 15, 15.

Prendo nota suo ultimo telegramma 2 . Si astenga da qualsiasi passo finché durano tali disposizioni. Anche a Londra e a Madrid vi sono inclinazioni a transazioni in Africa con Francia la quale non poteva desiderare situazione generale più favorevole ai proprii disegni. Ressman telegrafa che opinione francese vuole che nulla si faccia al Marocco senza cooperazione francese 3 . Riserviamo prendere decisioni a seconda degli avvenimenti.

335

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 12 giugno 1894, ore 15,20.

Prendo nota sue informazioni circa disposizioni inglesi a transazioni in Africa colla Francia 2 la quale non poteva desiderare situazione più conforme ai suoi disegni giacché analoghe inclinazioni a transazioni continuano a Berlino e a Madrid. Ci riserviamo prendere risoluzioni a seconda avvenimenti. Inviamo intanto « Lombardia» a Tangeri. Ressman telegrafa opinione francese vuole che nulla si faccia al Marocco senza cooperazione francese 3 .

336

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1574. Madrid, 12 giugno 1894, ore 18 (per. ore 21,40).

Moret è di parere che la Gran Bretagna, l'Italia, la Francia e la Spagna debbano concertare invio a Tangeri rispettivi bastimenti da guerra, per condurre a

334 1 Minuta autografa. 2 Si riferisce con ogni probabilità al n. 326. 3 T. 1564, pari data, non pubblicato.

335 l Minuta autografa. 2 Cfr. n. 316. 3 Cfr. n. 334, nota 3.

233 Rabat i loro ministri, e colà effettuare il riconoscimento del nuovo sultano, alla condizione che egli sia proclamato anche a Fez 1•

337

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 1374. Roma, 12 giugno 1894, ore 19,30.

Ringrazio suo telegramma circa Marocco 1 . Tornielli e Lanza informavano recentemente2 che quei Governi erano piuttosto disposti a transazioni con Francia negli affari generali Africa. Analoghe posizioni persistono a Madrid; Turchia rimane indifferente a quel che succede nell'hinterland tripolitano. La Francia trovasi così in situazione che non potrebbe desiderare migliore e l'opinione francese, secondo Ressman, vuole che nulla si faccia senza cooperazione della Francia al Marocco 3 . In tale situazione generale nostre decisioni dipenderanno dagli avvenimenti.

338

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. PERSONALE RISERVATO 137 5 l. Roma, 12 giugno 1894, ore 23 2 .

Governo spagnuolo desidera 3 che Italia e possibilmente Inghilterra si aggiungano a Spagna e Francia per inviare bastimenti a Tangeri e condurre rispettivi rappresentanti a Rabat. Per ora ci limitiamo a sorvegliare i procedimenti franco-spagnuoli. «Lombardia» aspetterà nuovi ordini a Gibilterra 4 .

o tardi per tentar rappresaglie, ben naturali in chi solo era mantenuto in freno dalla minaccia dell'esemplare castigo che il sceriffo in persona si apprestava ad infliggere a tutta la regione del Rif». 337 1 T. 1568, pari data, del quale si pubblica il passo seguente: «Opinione di Kalnoky è che le Potenze dovrebbero accordarsi con assicurazioni verbali sul mantenimento dello statu quo».

2 Cfr. nn. 316 e 326. ' Cfr. n. 334, nota 3. 338 1 Minuta autogratà. 2 Nel registro dei telegrammi in partenza il T. è erroneamente datato Il giugno. La data esatta si rileva, oltre che dal numero di protocollo, dal giorno di arrivo a Londra e a Vienna (13 giugno). 3 Cfr. n. 336 .

• 4 In tal senso fu inviato in pari data a Maffei il T. 1376, non pubblicato.

336 l Si pubblica qui un passo del R. 533/258 di Maffei dello stesso 12 giugno (ed., con varianti, in LV 81, pp. 12-13): «È unanime opinione di questa stampa che l'Impero sceriffiano sia in procinto di divenir teatro delle più gravi complicazioni, fra le quali la Spagna è la Potenza che ha maggiori rischi da correre. Infatti, sta pendente di esecuzione un trattato, nel quale va di mezzo l'onore della Corona spagnuola. ed è da riscuotersi la prima rata di un'indennità da quasi un mese depositata a Rabat ed a Mazagan. alla cui volta ora muove a tutto vapore l'incrociatore da guerra «Legazpi>>. Ma gli verrà consegnata la somma dovuta? Pochi lo credono: Dall'altro lato, v'ha ogni motivo di temere che le cabile adiacenti al campo di Melilla, irritate dalle umiliazioni sopra di loro accumulate, finiscano tosto

339

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO 13. Londra, 13 giugno 1894, ore 14,48 (per. ore 17).

Contrariamente previsioni di questo Gabinetto, so che Germania persisterà nell'opposizione alla convenzione congolese. Tale atteggiamento del Gabinetto di Berlino, qualunque possano esserne i moventi palesi od occulti, è a tutto danno degli interessi nostri nel Mediterraneo, poiché già conduce Inghilterra a sospettare della amicizia delle Potenze centrali e la spinge ad accordi eventuali con la Francia.

340

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1586. Londra, 13 giugno 1894, ore 20 (per ore 20,50).

*Marocco. Proposta spagnuola2 è giudicata qui inopportuna.* Uno scambio di idee seguito ieri a Parigi ha condotto ad una intesa fra Inghilterra e Francia sovra i tre punti seguenti: l) astenersi di prender per ora partito nella questione interna di successione; 2) tenere una linea di condotta comune sovra la base del mantenimento dello statu quo; 3) attendere svolgimento avvenimenti. La Francia manda in un porto algerino, e l'Inghilterra a Gibilterra una forza marittima di due corazzate di battaglia e due incrociatori e un avviso a Tangeri a disposizione dei rispettivi rappresentanti. Lord Kimberley vedrebbe con piacere che l'Italia si associasse ai tre punti della intesa suddetta 3 .

341

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 519/280. Londra, 13 giugno 1894 (per. il 16).

Ho l'onore di trasmettere qui unito a V. E. un annesso cifrato.

2 Cfr. n. 336.

J Per la risposta cfr. n. 345.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO

Oggi, malgrado il pessimo tempo e la notoria malferma salute che gli consiglia non uscire di casa, il conte Hatzfeldt è venuto a vedermi. Scopo evidente della visita era di mettenni a giorno delle difficoltà sorte fra la Germania e l'Inghilterra per il passaggio concesso dal Congo agli inglesi. Dalle cose dettemi da lui, risulta che la Germania a varie riprese ha recisamentc rifiutato quel passaggio fra il nord ed il sud dell'Africa britannica; che la convenzione anglo-congolese è stata un colpo di sorpresa al quale l'imperatore tedesco e l'opinione pubblica della Germania non sapranno mai accomodarsi. Il far piaceri all'Inghilterra non giovava poiché non vi era reciprocità da aspettare. Egli, il conte Hatzfeldt, aveva per 9 anni combattuto per fare prevalere a Berlino l'intesa coloniale con !"Inghilterra. Ma vi erano dei limiti oltre i quali non si poteva andare, e gli inglesi dovevano imparare a trattare gli altri coi riguardi che vogliono sieno loro usati. Feci notare al mio collega che l'accordo tì·anco-tedesco che aveva aperto la via alla Francia per contornare la riva orientale e nordica del Ciad e compromettere la questione dell'hinterland tripolino, aveva prodotto qui una impressione profonda, perniciosa per gli interessi connessi con le questioni del Mediterraneo. Qui si era creduto che le spiegazioni date alla Germania avessero bastato per fare cessare l'opposizione di essa all'accordo anglo-congolese. Cionondimeno si era fatta alla Francia la proposta di un esame generale e di un componimento di tutte le questioni coloniali.

Non vi era miglior modo di favorire questo accordo ---foriero forse di altre eventuali intelligenze -che quello di schierarsi dal lato del Gabinetto francese. Il male maggiore ai miei occhi era che il pregiudizio derivante agli interessi del Mediterraneo sarebbe toccato, più che a tutti gli altri all'Italia, e mi pareva che questi interessi valessero qualche cosa di più. anche per gli amici nostri, che una questione di passaggio, attraverso regioni poco o punto esplorate del centro d'Africa.

Non sarà agevole che la Francia, divenuta nelle attuali circostanze più esigente, si accordi con l'Inghilterra, dicevami Hatzfeldt. Ed io gli facevo osservare che qui erano visibili i segni che palesavano un grandissimo desiderio di accordo col Gabinetto francese. Tale accordo avrebbe trovato favore in molta parte della pubblica opinione inglese; cd una delle poche speranze da me conservate che un cambiamento di fronte completo non avverrebbe nella politica del Gabinetto Roscbery, stava nella conosciuta tenacità delle idee del suo capo. Poi soggiunsi che se questi avesse voluto demordere alquanto dalle medesime nella politica estera, una maggiore omogeneità rinforzerebbe il Ministero. cd avrebbe consolidato la vita di un'amministrazione che cesserebbe di esserci favorevole. Da qualunque parte io osservavo la situazione non poteva purtroppo vedere che danno per gli interessi nostri nel Mediterraneo; non erano previsioni queste che potessero lasciare l'Italia indifferente.

340 l Ed., con l'omissione della frase fra asterischi, in LV 81, p. 16.

342

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1169/561. Parigi, 13 giugno 1894 (per. il 17).

Nel suo numero dell'altr'ieri il Temps conteneva in prima pagina una nota così concepita:

«Alcuni giornali esteri sembrano meravigliarsi che il signor Hanotaux nel suo discorso non siasi pronunziato sul trattato anglo-italiano relativo aii'Harar. Ciò

dipende semplicemente dal fatto che il signor Flourens domandò di riservare per una seduta ulteriore la discussione d'una questione ch'egli deve indirizzare al Governo su questo punto speciale».

Nella conversazione che ho poc'anzi avuta col signor Hanotaux, io gli ho chiesto se fosse sperabile che il signor Flourens non persista nell'intenzione manifestata alla Camera nella seduta del 7 corrente. Il signor Hanotaux mi rispose che appunto ieri l'antico ministro degli affari esteri gli riparlò del suo proposito d'interpellarlo sulla questione deli'Harar, ma ch'egli lo invitò a ritardare ancora l'interpellanza. «Vedeste, mi disse il ministro, che nella seduta del 7 mantenni la promessa datavi di non discutere dell'Harar e che ottenni dal signor Flourens una prima dilazione. Gliene chiesi jeri una seconda, ciocché vi prova che vorrei poter evitare ogni discussione irritante. Ma sapete che il signor Flourens è tenace e che se la prende con tutti i ministri i quali seggono al mio posto, cosicché non prevedo se potrò evitarla alla lunga».

Quantunque io creda sincero il desiderio del signor Hanotaux di non scatenare con una discussione alla Camera una più acerba nella stampa dei due Paesi, non posso farmi nessuna illusione sul sentimento suo e su quello dei «coloniali» in quanto al fondo stesso della questione qui sollevata dal protocollo anglo-italiano del 5 maggio.

Anche oggi egli si è querelato del modo di procedere del Governo italiano cui rimprovera di aver cercato un accordo col Governo britannico senza nemmeno discorrere colla Francia delle sue trattative e senza parteciparle il risultato di queste. Siccome lo stesso signor Hanotaux era a capo dell'Ufficio coloniale di questo Ministero degli affari esteri quando nel 1890 il cavalier Silvestrelli fu qui inviato per preparare con lui le basi d'una delimitazione fra l'Italia e la Francia in Africa, io gli risposi ricordandogli e quello ed i ripetuti inutili tentativi da noi dopo quel tempo fatti per determinare i limiti dei nostri possedimenti, chiedendo se il Governo francese credesse d'aver con maggior riguardo agito verso di noi.

Dopo essersi riferito al discorso del signor Etienne (che ho testualmente ripetuto a V. E.) in termini che mostravano non essere molto dissimile il sentimento del ministro da quello del deputato che lo interpellava, il signor Hanotaux osservò con qualche volubilità, senza insistere, che al postutto egli non vedrebbe perché il Governo del re non parteciperebbe al Governo francese, per discuterlo con lui, l'accordo del 5 maggio, giacché il Governo britannico pure ammise la discussione sull'accordo anglo-congolese. L'osservazione rassomigliava ad un suggerimento conciliante, e non mi fu fatta in guisa di una domanda, laonde preferii evitare ogni discussione di fondo. Stimo però utile di accennarla, perché essa implica una risposta al quesito fattomi dall'E. V. nel suo dispaccio dell'S giugno 1 , quale cioè possa essere «il pensiero del signor Hanotaux circa alla questione di una delimitazione eventuale tra l'Italia e la Francia in Africa». Non credo che nella mente del ministro vi sia una resistenza preconcetta ed assoluta contro la delimitazione; ma mi pare certo che egli non oserebbe prestarsi a trattative se non in dipendenza di un atto previo come quello da lui accennato che desse soddisfazione all'opinione pubblica, la quale, nell'accordo del 5 maggio, volle vedere un attentato agli interessi francesi. E in ogni caso l'ora presente mi sembrerebbe male scelta per intavolare trattative simili.

Lord Dufferin ebbe finora col signor Hanotaux un solo colloquio sull'accordo anglo-congolese. Egli mi disse che si limitò ad udire le ragioni del ministro senza essere entrato con lui in seria discussione e senza avergli fatto proposte.

342 l Cfr. n. 324.

343

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. CONFIDENZIALE. Roma, 13 giugno 1894.

I write to tell you that information has reached Lord Kimberley to the effect that the Italian ambassador at St. Petersburgh has received instructions 1 to communicate to the Russian Government papers concerning the Anglo-Italian Protocol of May 5 and to offer explanations in concert with the British representative there 2 .

Lord Kimberley is anxious to learn whether the Italian Government intend to communicate the declaration which accompanied the Protocol but which was originally withheld from publication at the request of the ltalian Government.

Lord Kimberley is likewise anxious to learn whether the Italian Government propose to address explanations to other Powers besides Russia and he adds that he has received no intimation of such an intention.

Might I ask you to have the kindness to Jet me know how the case stands 3?

344

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. PERSONALE 1589. Tangeri, 14 giugno 1894, ore ... (per. ore 5).

Ministro Francia ha persuaso ministro inglese telegrafare Londra soprassedere andata Rabat sino a che proclamazione nuovo sultano non venga per lo meno ufficialmente notificata. D'Aubigny mi ha detto desiderare sinceramente mantenimento ordine tranquillità successione nuovo sultano. Mi ha dato lettura in via privata e confidenziale odierno telegramma suo Governo informandolo insistenza ambasciatore inglese e spagnuolo immediato riconoscimento per evitare guerra civile e fortificare posizione nuovo sultano. Governo chiede sua opinione. Rispose che allo stato delle cose dimostrazione voluta dai due Governi sia prematura pericolosa non dignitosa contraria ai precedenti. Telegrafa ora di nuovo per annunziare ac

238 cordo intervenuto fra lui e rappresentante britannico spera persuadere anche rappresentante Spagna.

343 1 Cfr. n. 316, nota l. 2 Effettivamente Blanc aveva dato a Marochetti istruzioni in questo senso con T. 1300 del 3 giugno, non pubblicato. 3 Annotazione a margine di Blanc: «Risposto verbalmente rettificando».

345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI 1

Roma, 14 giugno 1894, ore 10,20.

Già avevo dichiarato ieri all'ambasciatore di Spagna che per ora non crediamo opportuno pregiudicare questione di successione e che ci riserviamo prendere decisioni a seconda degli avvenimenti. Ho avuto occasione di esprimermi nello stesso senso cogli ambasciatori di Inghilterra, di Germania e di Austria-Ungheria.

346

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1598. Tangeri, 15 giugno 1894, ore 8,45 (per. ore 16,20).

Con nota ufficiale visir Garnit comunica rappresentanti esteri, perché le comunichino rispettivi Governi, morte sultano, proclamazione Abd el-Aziz. Se V. E. mi autorizza indirizzerò visir nota con condoglianze e felicitazioni Governo del re. Giungono discordanti notizie dalla costa, interno e Riff. Arriva ora incrociatore francese. In questo momento Tangeri proclama nuovo sultano 2 .

347

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 15 giugno 1894, ore 11,55.

Vizir Garnit ha notificato a Gentile proclamazione Abd el-Aziz. Moret insiste perché lo riconosciamo. Prego telegrafarmi se Inghilterra persiste a procedere insieme alla Francia circa riconoscimento. Non desideriamo fare tale passo a tre 2 .

345 l Ed., con varianti, in L V 81, p. 16. 2 Minuta autografa. 346 l Ed. in LV 81, pp. 16-17. 2 Per la risposta cfr. n. 351. 347 I Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 355.

348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1402. Roma, 15 giugno 1894, ore 12, 15.

Differisca risposta circa proclamazione sultano e telegrafi quanto succede a Fez e a Marocco.

349

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1599. Madrid, 15 giugno 1894, ore 12,15 (per. ore 18).

Ministro britannico a Tangeri ha telegrafato Drummond Wolff che, d'accordo con d'Aubigny, raccomanda ora soprassedere riconoscimento sultano sino a che non si abbia notificazione ufficiale del Governo marocchino. Se questa è conforme colle vedute espresse da Londra lo è poco con quelle di Moret. Egli però si adatterà.

350

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1612. Tangeri, 15 giugno 1894, ore 15,45 (per. ore 21,20).

Ministri Spagna, Gran Bretagna, Francia essendosi consultati telegrafano loro Governi esser d'avviso convenga rispondere circolare visir, felicitando nuovo sultano, dichiarandosi pronti presentare personalmente felicitazioni Rabat se tale fosse desiderio Sua Maesta. *Comunicarono tale accordo ai rappresentanti Italia, Austria, Germania, Belgio che lo telegrafano Governo*. Ministro di Francia ha ricevuto istruzioni procurare intendersi con collega spagnuolo ed inglese. *In seguito insistenze ambasciatori di queste due Potenze è andato Rabat. * Ministri Austria, Germania. Belgio poco favorevoli tali progetti, situazione non essendo chiarita, riconoscimento nuovo sultano dal popolo essendo operazione molto lenta. Verificandosi gita Rabat dovrebbero recarsi, mi sembra tutti i rappresentanti, l'assenza di alcuni potendo far credere disaccordo Potenze.

350 1 Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi e con varianti, in LV 81, p. 17.

351

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1405. Roma. 15 giugno 1894, ore 17,55.

*Non ometta fare risposta cortese con condoglianze e voti per la persona di Abd el-Aziz ed intervenire con colleghi a funzioni del Governo di fatto 1• Quanto a riconoscimento di diritto* 2 , non segua Spagna e Francia sole ma aspetti che altri rappresentanti con cui deve mantenersi in continua comunicazione abbiano ordine dai loro Governi per tale riconoscimento.

352

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1607. Pietroburgo, 15 giugno 1894, ore 18.20 (per. ore 19,10).

Mio collega d'Inghilterra è stato autorizzato dirmi che Gabinetto inglese non vede obiezione alle comunicazioni a questo Governo protocollo e documenti annessi delimitazione anglo-italiana; egli non ha però istruzioni agire in alcun modo di concerto con questa ambasciata. In questo stato di cose debbo consegnare a Giers per conto proprio documenti compresi dichiarazioni riservate annesso protocollo ed in caso affermativo con semplice accompagnatoria 1?

353

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1409 1 . Roma, 15 giugno 1894, ore 19,20.

Quando soltanto Austria-Ungheria o soltanto Germania si unisca all'Inghilterra per riconoscimento in qualsiasi forma ella deve fare altrettanto.

2 Il passo fra asterischi è ed in LV 81, p. 17, seguito dalle parole «attenda la proclamazione a Fez». 352 l Cfr. n. 368, nota 2. 353 1 Minuta autografa.

351 l Risponde al n. 346.

354

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1611. Berlino, 15 giugno 1894, ore 19,34 (per. ore 20,2 5).

Malgrado affetti verso Spagna indifferenza affari Marocco, questo Gabinetto imperiale li segue viva attenzione. Segretario di Stato affari esteri mi ha detto poco fa aver buona notizia da rappresentante tedesco a Tangeri e speranza non avvengano serie complicazioni: egli è sempre d'avviso convenga aspettare vigilando svolgimento eventi e non avere premura riconoscimento nuovo sultano.

355

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1614. Londra, 15 giugno 1894, ore 19,34 (per. ore 20,25).

I termini nei quali lord Kimberley mi ha parlato dell'intesa stabilita fra Londra e Parigi non mi permettono dubitare che nel riconoscimento sultano l'Inghilterra non agirà che d'accordo con Francia 1• In questo momento Kimberley cerca accordi coloniali con Parigi e non vorrà dispiacere a quel Gabinetto negli affari Marocco; cercherò vedere Kimberley domani.

356

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1628. Tangeri, 16 giugno 1894, ore 13,25. (per. ore 6 del 17).

Nostro colonnello conferma notizie Fez. Nuovo sultano vi è stato riconosciuto con tutte formalità volute anche dai propri zii e dal vicerè suo fratello. Calma perfetta2 .

2 Il telegramma fu comunicato da Pisani Dossi a Blanc a Castellammare con T. 1418 del 17.

355 l Risponde al n. 347. 356 l Ed. in LV 81, p. 19.

357

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1626. Madrid. 16 giugno 1894, ore 15,50 (per. ore 20,15).

Iersera Radowitz assicurò che il dodici venne firmato a Parigi protocollo tra Francia e Inghilterra per mantenimento statu quo Marocco, reciproco disinteressamento territoriale e riconoscimento nuovo sultano. Moret, Roustan e Wolff non ne sanno nulla e sono di parere che non è vero.

358

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1627. Londra, 16 giugno 1894, ore 19,35 (per. ore 21,45).

Kimberley ricevette da Madrid sollecitazione per riconoscere Abd el-Aziz. Si è messo in relazione subito con Parigi da dove aspettava risposta da circa ventiquattro ore. Egli crede Francia, prima pronunziarsi, voglia conoscere cosa sarà accaduto a Fez. Mi disse telegraferebbe questa sera a Dufferin per affrettare risposta. Se questa sarà nel senso di procedere al riconoscimento sarà subito telegrafato ambasciate inglesi Roma ed altre Corti. Kimberley rimane nella opinione essere interesse comune agire in questo caso di concerto Francia che vi ha interessi considedevoli.

359

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 22552/281. Roma, 16 giugno 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento e di ringraziare V.E. dei suoi rapporti

n. 482/254 e 508/273 in data del 3 e del 9 corrente 1 . La risposta del Governo di Londra alle riserve francesi sul protocollo del 5 maggio u.s. 2 mi venne contemporaneamente comunicata da sir Clare Ford, ed è di nostra piena soddisfazione.

359 I Non pubblicati. 2 Cfr. n. 316. nota 3.

Coll'altro suo rapporto n. 493/264 del 5 corrente 3 l'E.V. accenna all'intenzione del Governo di Londra di appianare prontamente il proprio dissidio colla Germania, affine di poter discutere da solo colla Francia riguardo alle divergenze cagionate dal recente accordo anglo-congolese, onde la possibilità che vengano sagrificati dall'Inghilterra alla Francia i nostri interessi negli hinterland sia della Tripolitania che dell'Abissinia.

Le nostre recenti osservazioni riguardo all'hinterland tripolino erano esclusivamente dettate da quello che credevamo un interesse comune delle Potenze che vogliono conservare un qualche equilibrio nel mare Mediterraneo. Che l'Inghilterra consenta alla Francia maggiori alterazioni di quell'equilibrio col !asciarla appropriarsi le comunicazioni tra la Tripolitania ed i centri africani, questo non ci pare un mezzo sicuro né efficace di preservare dall'espansione francese il bacino del Nilo.

Tanto più se una barriera efficace non verrà posta all'espansione francese verso l'Abissinia e l'Harar, essendo oramai un programma apertamente confessato dalla stampa francese quello di arrivare al Nilo dalla parte di Obok e Gibuti. Soltanto quando la Francia fosse condotta ad un nuovo ed esplicito disinteressamento dai Paesi abissini da una parte e dall'hinterland tripolino dall'altra, l'Inghilterra sarebbe garantita nel bacino del Nilo; soltanto così l'Italia non sarebbe esclusa per l'avvenire dalle grandi vie africane, e conserverebbe effettivamente per il presente quella limitata sfera d'influenza che è stata delineata e riconosciuta dai tre Protocolli stipulati col Governo di Londra.

Non sembra certamente che a ciò miri la politica di accordi colla Francia che segue presentemente lord Kimberley, la quale si manifesterebbe anche negli affari del Marocco. Per quest'ultima questione il r. ambasciatore a Berlino ci informa che anche quel Governo si ispira alla propria disposizione a transazioni colla Francia negli affari generali d'Africa. Inclinazioni ancora più marcate ad accordi colla Francia esistono più che mai a Madrid. Anche la Turchia non solo accentua, come l'E.V. mi riferisce, osservazioni contro la politica inglese in Africa, ma si astiene interamente dall'opporre qualsiasi riserva, sia pur di diritto, alla espansione francese verso gli hinterland tripolitani. La Francia trovasi così davanti a una situazione che non potrebbe desiderare più favorevole ai suoi noti disegni nelle quistioni del Marocco, della Tripolitania e dell'Abissinia. In tali condizioni di cose non possiamo se non riservare le nostre risoluzioni a seconda degli avvenimenti.

360

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 1424. Roma, 17 giugno 1894, ore 13.

La Riforma riferisce che a Berlino si sarebbe irritati contro protocollo anglo-italiano perché lascia capo Guardafui all'Italia. Spero notizia insussistente.

Rammento ad ogni modo a V.E. che in forza trattato 7 aprile 1889 penisola Guardafui fa parte nostra sfera d'influenza. Stipulazione relativa venne notificata Potenze 16 maggio 1889 e la Germania non sollevò obbiezioni. Consulti carteggio relativo. Lasci intendere un'attitudine della Germania come quella che sarebbe riferita dalla Riforma produrrebbe deplorevole impressione 1•

359 3 Non pubblicato.

361

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1640. Tangeri, 17 giugno 1894, ore 14,20 (per. ore 17,45).

Ministri inglese, spagnuolo, francese autorizzati rispondere felicitando dichiarandosi pronti andare Corte tempo e luogo conveniente sultano. Austriaco e germanico ricevettero ordini limitarsi felicitazioni. I tre ministri invieranno domani Rabat lettere riconoscimento con incrociatore spagnuolo; pure austriaco, germanico le trasmetteranno a mezzo questo signor ministro degli affari esteri, che, pare, invierà corriere con detto incrociatore.

Prego V.E. farmi conoscere a quale delle due redazioni debbo aderire e di quale mezzo di trasmissione debbo servirmi 2 .

362

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1638. Berlino, 17 giugno 1894, ore 15,50 (per. ore 16,55 ).

Secondo i Suoi ordini contenuti nel dispaccio politico del 31 maggio 1 documenti annessi furono da me consegnati questo Governo il 5 giugno. Finora non mi fu da questo Dipartimento esteri fatto alcun cenno di malcontento circa capo Guardafui 2 . Indagherò con dovuta prudenza.

2 Per la risposta di Blanc cfr. n. 365. 362 l Cfr. n. 316, nota l. Con T. 1421 del 17 giugno, non pubblicato, Blanc aveva chiesto notizie circa la comunicazione dei documenti.

2 Cfr. n. 360.

360 l Per la risposta cfr. nn. 362 e 369. 361 1 Ed., con varianti, in LV 81, pp. 19-20.

363

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1642. Londra. 17 giugno I 894, ore 17,05 (per. ore 19.15).

Jeri Kimberley mi ha parlato della comunicazione fatta dal Governo del re ad alcuni Gabinetti della dichiarazione allegata al protocollo del 5 maggio. Non conveniva dopo di ciò aver l'aria di voler far mistero di quel documento alla Francia. Gli risposi che il protocollo e la dichiarazione erano allegati alla memoria informativa, della quale io aveva rimesso già qui un esemplare 1: era probabile che qualcuno dei miei colleghi avesse data comunicazione della dichiarazione al proprio Governo. Kimberley allora mi rispose che il modo migliore di prevenire la cattiva impressione in Francia era che dall'Inghilterra si facesse a Parigi conoscere la sua intenzione di mandare un ufficiale all'Barar per gli affari di vicinato, valendosi dell'accordo temporaneo stabilito in occasione del protocollo di delimitazione. Di quest'accordo sarebbesi dato così a Parigi comunicazione. Mi sembra probabile che Kimberley, assumendosi di ciò fare a Parigi, abbia voluto lasciare a noi la cura di informare il Gabinetto di Pietroburgo. Kimberley contemporaneamente mi ha detto che invio della missione inglese ad Harar sarebbe dilazionato per non suscitare nuove difficoltà colla Francia. Ritengo che modo migliore di uscirne da quest'affare sia di far dire a Kimberley da Clare Ford che, poiché egli si incarica di far conoscere a Parigi la dichiarazione, noi ci incarichiamo di farla conoscere confidenzialmente agli altri Gabinetti2 .

364

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 1630 bis. Londra, 17 giugno 1894, ore 19,53 (per. ore 22,50 )2.

Kimberley mi ha detto che Gabinetto di San Giacomo desidera terminare presto incidente nato con Germania in conseguenza convenzione anglo-congolese, ciò per due principalissime ragioni, cioè che giuoco non vale candela e che qui si vorrebbe togliere re Leopoldo dalla penosa posizione in cui lo pone azione Governo di Germania a Bruxelles. Queste disposizioni dell'Inghilterra faciliteranno composizione dissidio fra i Gabinetti di Londra e Berlino; ma effetto da esso prodotto qui sarà durevole. Persisto a temere che ne sentiremo conseguenze nell'intesa africana, qui più che mai vivamente desiderata con la Francia.

363 l Cfr. n. 316, nota l. 2 Cfr. n. 368. 364 1 Ed. in francese con varianti in GP 8, cit., n. 1766. 2 La minuta in partenza da Londra reca la data 16 agosto.

365

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1427. Roma, 17 giugno 1894, ore 20, 10.

Aderisca secondo formola inglese, valendosi di codesto ministro affari esteri per trasmissione lettera 1•

366

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 1652. Londra, 18 giugno 1894, ore 14,53 (per. ore 19,20).

Ricevo dal sottosegretario di Stato seguente lettera particolare: «11 Governo francese aderisce che i rappresentanti delle Potenze a Tangeri riconoscano il sultano Abd el Aziz, purché tutte le Potenze lo facciano simultaneamente. Il Governo francese pensa però che il Governo spagnuolo debba prendere la guida in quest'affare. Lord Kimberley mi incarica di dirle che ha dato istruzioni in proposito a Tangeri e ne informa il Governo del re e le altre Potenze. Egli spera che esse prenderanno la stessa risoluzione. Ha telegrafàto in proposito a sir Clare Ford». "Sono d'opinione che nella fase attuale, una certa premura nello esprimere l'adesione nostra pura e semplice alla risoluzione inglese gioverebbe alle nostre relazioni con questo Governo e non pregiudicherebbe la questione di future intelligenze relativamente allo statu quo Marocco, sopra le quali scrivo oggi a V.E. 2"

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1432. Roma, 18 giugno 1894, ore 16,05.

Marochetti telegrafa che si fanno vive pratiche dai francesi a Pietroburgo per indurre Russia finora indifferente ad accettare conferenza affari africani nella quale discuterebbesi anche Abissinia 1 . V.E. procuri parlarne lord Kimberley e lasci intendere Italia non accetterà conferenza a meno d'esplicito intese preliminari.

Non solo richiederemo anticipata e formale assicurazione delle Potenze amiche ed alleate che nulla verrà alterato a nostro danno riguardo Etiopia Harar, ma non potremo a meno, se si riunirà tale conferenza, di rivendicare in quell'occasione posizione in Africa più conforme agli interessi italiani ed alla nostra missione d'equilibrio nel Mediterraneo2 .

365 1 Risponde al n. 361. 366 1 Ed., con varianti e l'omissione del passo fra asterischi, in L V 15 l, p. 20. 2 Per la risposta di Blanc cfr. n. 371. 367 l T. 1625 del 16 giugno, non pubblicato.

368

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1433. Roma, 18 giugno 1894, ore 16, 10.

Prevenni sir Clare Ford che desideravo lasciare Inghilterra cura comunicare Parigi dichiarazione annessa protocollo 5 maggio 1 , e autorizzai r. ambasciatore Pietroburgo comunicare protocollo e dichiarazione al Governo russo2 .

369

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1654. Berlino, 18 giugno 1894, ore 18,25 (per. ore 19,35).

Posso garantire nel modo più assoluto che il Governo imperiale non ha menoma osservazione a fare circa capo Guardafui o l'altra costa Somali 1 , essendosi completamente disinteressato fino dal 1889 in questa questione. Vi fu un reclamo di Società coloniale di Colonia circa recente accordo anglo-italiano, ma Governo imperiale non vi dà alcun corso. Segue rapporto2 .

370

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 533/286. Londra, 18 giugno 1894.

Ho l'onore di qui unito inviare all'E.V. un allegato cifrato.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO

Con dispaccio in cifra del 23 marzo ultimo 1 V.E. mi ha comunicato il telegramma da lei mandato a Tangeri ed a Madrid nel quale è detto non esistere fra l'Italia e l'Inghilterra patti relativamente al Marocco bensì comunanza di interessi obbiettivi sulla quale il Governo italiano regola sua condotta indipendente. Con dispaccio ministeriale 28 novembre 1891 2 in seguito a mia formale richiesta di essere istruito esattamente di quanto avesse potuto essere stato concertato fra l'Italia e l'Inghilterra anteriormente alla mia missione circa il Marocco, ebbi comunicazione del testo della nota 22 giugno 1888 della r. ambasciata a lord Salisbury e della risposta delli 4 luglio 18883 di quest'ultimo alla medesima. Il Governo inglese alla dichiarazione nostra di «essere noi disposti ad entrare in uno scambio di idee con quelli di Londra nel caso in cui un maggiore sviluppo della isurrezione dimostrasse l'opportunità di avvisare di accordo sovra tale argomento», rispose che «nell'evento delle circostanze da noi indicate egli sarebbe stato felice di scambiare con noi le sue viste e di prendere di concerto con noi quelle misure che ai due Governi potrebbero sembrare opportune». Più tardi fra luglio e il novembre del 1888 furono condotte da questa ambasciata delle trattative per accordi più estesi e comprensivi le quali ebbero esito negativo. Convengo perciò pienamente con V.E. che vero patto di prestabilire una condotta comune fra Roma e Londra non esista presentemente. Le note del 1888 furono scambiate in vista di una situazione transitoria alla quale altre sono succedute senza che gli accordi si rinnovassero. Nel 1892 con rapporto delli 8 marzo 4 io stesso dovetti segnalare le conseguenze di una modificazione sostanziale prodottasi nella opinione pubblica inglese e se dopo la venuta al potere del partito liberale in Inghilterra una modificazione si è prodotta nella condizione di cose del 1892 questa modificazione non è altra che quella da me indicata nel rapporto 21 gennaio 18935 . Io misi allora in evidenza l'avvertimento datoci da questo Gabinetto di voler egli adottare per il Marocco una politica fondata sovra il perfetto accordo di tutte le Potenze nei loro rapporti con il Governo scerifliano. Questo atteggiamento dell'Inghilterra non escluderebbe il ripristino di accordi separati quando la questione della integrità territoriale del Marocco si riaffacciasse ma nella fase presente delle difficoltà interne di quell'Impero il Gabinetto di Londra è certamente autorizzato a cercare anzitutto l'intesa di tutti i Governi sovra la base del mantenimento dello statu quo e della adozione di una condotta concorde di fronte alle difficoltà medesime. Ciò messo in sodo restano a vedere quali ragioni possono avere spinto il Gabinetto inglese a ricercare precipitosamente l'intesa con la Francia al primo annunzio della morte del sultano mentre in conseguenza della sua azione politica degli ultimi anni egli avrebbe logicamente dovuto essere piuttosto inclinato a prestabilire il concerto con l'Italia e con la Spagna. Queste ragioni appariscono complesse né tutte facili a determinarsi. Escluderei però in ogni modo che la nostra condotta nei vari incidenti prodottisi in questo periodo di tempo vi abbia potuto contribuire. Certamente il Gabinetto inglese fu ansioso di evitare una possibile nuova causa di attriti con il francese. Se questo non avesse accettato subito le basi da qui proposte per l'intesa, l'Inghilterra ne avrebbe avuto titolo per procurare un accordo separato con le Potenze che con essa hanno maggiore comunanza di interessi obiettivi. Ma se la Francia accettava il propostole concerto una grossa difficoltà era per lo meno aggiornata. La base sostanziale del concerto non poteva dispiacere ad alcuno e meno che a tutti

370 l Cfr. n. 200, nota 2. 2 Non pubblicato nel vol. XXIV della serie Il. 3 Cfr. serie II, vol. XXII, n. 139. 4 Cfr. serie Il, vol. XXIV, n. 689. 5 Cfr. serie II, vol. XXV. n. 231.

all'Italia. Ha parimenti dovuto int1uire sulla prontezza con la quale questo Governo ha agito a Parigi l'atteggiamento della Germania nell'affare anglo-congolese. Ora a parer mio innanzi a noi si pone la questione del contegno che ci giova tenere rispetto all'Inghilterra negli affari del Marocco, ed io inclino a credere che mentre non avrebbe fondamento sufficiente la sorpresa che qui noi manifestassimo che lord Kimberley si sia indirizzato prima che all'Italia alla Francia per formare l'accordo di tutte le Potenze: noi anderemmo contro il nostro proprio interesse separandoci dall'Inghilterra nella sua presente azione tendente ad assicurare il mantenimento dello statu quo al Marocco. Se questa politica prevarrà nessun nostro essenziale interesse ne riuscirà leso. Se invece altre situazioni emergessero !"opportunità di prendere posizione sarà maggiore per l'Italia stando dentro che rimanendo fuori dal concerto. Non è però da escludere la previsione che la Francia tenti di valersi della accondiscendenza della Inghilterra e della necessità per entrambe di aggiustare mediante equi compensi le molte questioni aperte in Africa per indurre il Gabinetto di Londra a riconoscerle le ragioni territoriali accampate sovra talune oasis del Sahara del Marocco considerate come sue. In tale ipotesi stando noi nel concerto potremmo profittarne per aver voce a ciò nello hinterland tripolino non si facciano altre concessioni a noi ancor più pregiudizievoli. La mossa della Gran Bretagna verso la Francia in questa fase degli affari del Marocco è certamenhte cosa non piacevole per noi ma finora non iscorgo alcun nostro interesse sostanziale che ne soffra danno.

367 2 Per la risposta cfr. n ..i74. 368 l Risponde al n. 363. 2 Con T. 1434, pari data. non pubblicato. 369 1 Risponde al n. 360. 2 Non pubblicato.

371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI 1

T. 1437. Roma, 19 giugno 1894, ore 12.

Ho già dato istruzioni alla r. legazione a Tangeri di aderire al riconoscimento di Abd el-Aziz secondo la formala inglese2 . Comunichi a lord Kimberley.

372

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 1438. Roma, 19 giugno 1894, ore 12.

Ringrazio V.E. rapporto 13 corrente 1• Nostro fermo proposito è di non !asciarci adescare a mettere in discussione colla Francia protocollo 5 maggio e per questo lasciammo all'Inghilterra cura di comunicare a Parigi dichiarazione annessa decisi a non ritornare sulla questione chiusa colla nostra nota del 31 maggio2 .

1 Cfr. n. 365. 372 l Cfr. n. 342.

1 Cfr. n. 316, nota l.

371 1 Ed., con data 18 giugno e con numerose varianti, in L V 81, p. 20.

373

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC1

T. 1664. Berlino, 19 giugno 1894, ore 17,12 (per. ore 18,15 ).

Governo imperiale ha dato istruzioni suo rappresentante a Tangeri per il riconoscimento nuovo sultano tosto che lo riconosceranno le altre Grandi Potenze.

374

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1668. Londra, 19 giugno 1894, ore 18,38 (per. ore 21 ).

Kimberley è assente per due o tre giorni; il sottosegretario di Stato mi ha detto che anche il Governo inglese aveva avuto sentore del desiderio della Francia di portare le questioni africane davanti una conferenza1 . Nulla si sapeva però delle pratiche del Governo francese presso la Russia e se ne prendeva nota. Dissi che la mia era una informazione a titolo confidenziale e che al ritorno Kimberley gliene avrei parlato. Le cose dette da Sanderson mi lasciano credere che qui non si sarà favorevoli al progetto di conferenza2 .

375

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 17. Tangeri, 19 giugno 1894.

A mezzo mio agente fidato ho il 13 espresso Garnit miei voti persona Abd el Aziz. Visir mi ha inviato calde proteste amicizia verso Italia. Mi ha soggiunto che volendo prevenire possibili intrighi mi invierebbe lettera già approvata defunto sultano, per ricevere nave da guerra «Bascin>. Ricevo ora tale lettera ufficiale in data del 25 maggio con nome delegato ricevere consegna nave, e scegliere con r. Governo ufficiali. Delegati e un amministratore, destinati nave, verranno Tangeri con risposta circa spese annuali e acquistare munizioni. Ricevo pure lettera imperiale indirizzata autorità varie città per reclutare 34 marinai e 16 artiglieri.

2 Cfr. n. 378.

373 l Ed. in LV 81, p. 21. 374 l Cfr. n. 367.

376

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERL GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. PERSONALE RISERVATO 18. Tangeri, 21 giugno 1894, ore 11,30 (per. ore 15,20).

Mio agente privato mi informa aver Francia offerto sultano, e questi declinato, aiuto diecimila soldati già pronti. Offerta fu fatta mezzo interprete legazione francese andato Rabat e già tornato. Garnit mi fa sapere che sultano lascierà Rabat dopodomani. Si è voluto far credere Corte Italia opposta riconoscimento nuovo sultano. Garnit mi fa dire che avendo avuto prova contraria, sultano rise.

377

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1692. Londra, 22 giugno 1894, ore 19,26 (per. ore 21,40).

Nel dispaccio 16 giugno, n. 281 1 , è contemplata la possibilità che l'Inghilterra sacrifichi gli interessi nostri verso J'Harar e Abissinia. Questa ipotesi non potè essere indicata nei miei rapporti, perché per ora almeno non ha ombra di fondamento. Altra cosa era per l'hinterland tripolino poiché ebbi la impressione, e la comunicai al r. Governo, che qui si pensasse che il Vadai potrebbe compensare la Francia della rinunzia sua sul Bomu.

378

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 19. Londra, 22 giugno 1894.

Ebbi con Kimberley un lungo colloquio circa conferenza per affare d'Africa. Egli ritiene che uno scambio d'idee fra la Francia e la Germania sia intervenuto a quel riguardo ma ora che Germania è stata disinteressata nella questione Congo il

Gabinetto francese troverebbe egli pure pericoloso il portare le questioni africane davanti una conferenza europea. In questo senso avantieri il ministro affari esteri di Francia si è espresso con Dufferin. Il Governo inglese non è stato finora messo in presenza di una proposta di conferenza e perciò non ha avuto occasione di esaminare tale ipotesi e di deliberare intorno ad essa. Se una proposta fosse presentata sarebbe esaminata dal punto di vista del programma della medesima. Personalmente Kimberley mi lasciò l'impressione di non essere contrario in massima ad una conferenza la quale venisse riunita per interpretare o esaminare gli atti internazionali costitutivi dello Stato libero del Congo e forse anche per esaminare la posizione degli Stati dei quali le zone d'influenza vengono in contatto con i territori equatoriali dominati dai mahdisti. Egli sembra inclinato a credere che in una conferenza così limitata potrebbe trovarsi la risoluzione delle difficoltà create dall'opposizione della Francia alla convenzione congolese. Mi espressi con Kimberley nel senso del telegramma di V.E. in data 18 corrente 1; gli dissi che l'Italia non avrebbe potuto favorire l'idea di una conferenza per la discussione delle questioni africane né accettarne la proposta senza prelimari esplicite garanzie di limitazione di programma, e che se una conferenza Europea fosse indetta in altre condizioni l'Italia avrebbe proposto l'esame e la risoluzione di questioni di suo interesse e principalmente di quelle per le quali l'equilibrio del Mediterraneo apparisce seriamente già turbato. Kimberley convenne che l'Italia non aveva nessun interesse alla riunione di una conferenza2 .

377 l Cfr. n. 359.

379

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL COLONNELLO PIANO

D. 23544/765. Roma, 22 giugno 1894.

Ho ricevuto i rapporti della S.V. n. 22 e 23 in data del 18 e del 25 u.s. 1•

Riguardo alle istruzioni, vedo con compiacimento ch'esse sono state giustamente interpretate dalla S.V. La sua missione ha scopo informativo e conciliativo, ed il risultato che il Governo soprattutto ne spera è che Menelik si lasci meno influenzare nell'avvenire dai noti intriganti stranieri.

Riguardo all'azione comune contro i dervisci la S.V. potrà parlarne col negus, ma come cosa eventuale e da stabilirsi, non come cosa imminente e concreta.

Conformemente al suo desiderio ho accreditato la S.V. per talleri 7000 presso la casa Bienenfeld: le strettezze del bilancio coloniale ed i numerosi impegni già presi sull'articolo 13 mi costringono però a raccomandarle la massima parsimonia.

2 Cfr. n. 388. 379 l Non pubblicati.

378 l Cfr. n. 367.

380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. 1478. Roma, 2 3 giugno 1894, ore 18.15.

Lord Kimberley si mostrò con Tornielli poco alieno dall'idea francese d'una conferenza sul Congo e sui territori equatoriali occupati dai mahadisti 1• Tornielli aggiunge2 ch'egli crede lord Kimberley disposto a lasciare il Wadai alla Francia come compenso per Bornù. È evidente che tutta l'Africa diventa materia di compensi inter alios. Ho fatto sapere a Tornielli 3 che nel caso d'una conferenza anche a programma limitato noi constateremo l'inseparabilità di tali questioni da quella dell'hinterland tripolino, compreso il Wadai, e protesteremo formalmente contro ogni nuovo detrimento recato alle comunicazioni indipendenti tra il Mediterraneo ed i centri africani, contrariamente a quanto consideravamo un comune interesse dell'Italia coi suoi alleati e coll'Inghilterra.

831

IL MINISTRO DEGLI ESTERI. BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 1486. Roma. 25 giugno 1894, ore 5,20.

Apprendiamo con inesprimibile dolore l'assassinio del presidente di Nazione amica, assassinio che in tutta Italia susciterà orrore profondo contro il criminoso omicida, indegno del nome italiano. Mentre reco a conoscenza di Sua Maestà l'orribile fatto, ella deve farsi immediatamente interprete presso il Governo della Repubblica di questi sentimenti che sono quelli del re e dell'intero nostro Paese'.

382

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1712. Parigi, 25 giugno 1894, ore J0,45 (per. lo stesso giorno) 1.

Ricevo telegramma di V.E. 2 mentre appunto ritorno dal ministro degli affari esteri e dalla presidenza del consiglio cui già io ero andato manifestare espressione

2 Cfr. n. 377.

3 T. 1477. pari data. non pubblicato. 381 1 Analogo telegramma venne inviato in pari dato a Billot col n. 1485. 382 1 Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. 2 Cfr. n. 381.

orrore ispirata dal misfatto, e cui partecipo pure subito testo stesso del suo telegramma. Ministro degli affari esteri mi ha assicurato che i più energici provvedimenti tutela italiani furono subito prescritti su tutto il territorio. Ciò mi fu confermato all'interno. Assassino è certo Caserio che dimora a Cette, fornaio, d'anni 19 nato a Motta Visconti (Milano). Congresso è convocato a Versailles per dopodomani al tocco.

380 l Cfr. n. 378.

383

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. BLANC

T. 1717. Berlino, 25 giugno 1894, ore 17,54 (per. ore 19).

Governo imperiale crede che più che Francia desideri Kimberley conferenza per togliersi dalla cattiva posizione in cui egli ha posto Inghilterra col trattato congolese. Segretario Stato che era già informato discorso Kimberley con Tornielli 1 , ha fatto telegrafare a Hatzfeldt dovere egli, gentiluomo, sentire che se Germania non potrà sostenere Inghilterra contro Francia circa territorii affittati a Congo, non potrà però nemmeno e in nessun caso sostenerla contro Italia circa Wadai. Segretario di Stato spera e crede convenga non dar luogo conferenza, ma in ogni caso mi promise franco sincero appoggio contro idee cessione Wadai a Francia, non avendo mai inteso, con accordo quattro febbraio circa limiti influenza Camerun, ammettere anche lontanamente che Francia possa occupare Wadai. Sui motivi che indussero Germania concludere detto accordo non occorre io ritorni avendo già Biilow ricevuto certe date spiegazioni 2 . Nella conversazione avuta oggi con segretario di Stato e altri al Dipartimento esteri trovo conferma a migliori sentimenti verso noi su cose Africa e ho acquistato convinzione che troveremo sempre appoggio se procediamo senza precipitazione anche verso Inghilterra, ove Kimberley pare voglia servirsi di noi o abbandonarci a seconda suoi interessi momentanei.

384

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 23794/443. Roma, 25 giugno 1894.

Per opportuna informazione di V.E. mi pregio di trasmetterle qui accluse alcune lettere del noto agente francese in Etiopia signor Chefneux e del giornalista Moudon

383 I Cfr. n. 380. 2 Cfr. in proposito GP, 8, cit., n. 1767.

de Villailhet 1 . Desidero che l'E.V. si astenga dal farne oggetto di conversazione col ministro francese degli affari esteri; ma qualora la questione abissina ritornasse in discussione fra i due Governi oppure il signor Hanotaux rivenisse con seria insistenza sulle sue recriminazioni contro il protocollo anglo-italiano l'E.V. potrà dargli comunicazione dei documenti suddetti, aggiungendo che i maneggi del signor Chefneux e dei suoi compagni sono in aperta contradizione colla posizione politica che il Governo francese ci riconobbe in Etiopia nel 1889 e colle ripetute assicurazioni date a V.E. dai vari ministri che si succedettero al Quai d'Orsey.

L'impressione che questo suo colloquio eventuale dovrebbe lasciare nel signor Hanotaux dovrebbe essere che il Governo italiano non acconsentirà mai a rimettere in discussione la posizione acquistata in Etiopia e ali'Harar e debitamente riconosciutaci dalle Potenze.

385

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. PERSONALE. Roma, 25 giugno 1894.

S.E. il ministro della guerra è venuto in questo momento alla Consulta per far conoscere che ha spedito con telegramma in cifra ai comandanti dei corpi d'esercito, perché, pur usando la massima prudenza e segretezza, si tengano preparati contro qualunque moto che eventualmente potesse verificarsi all'estero o all'interno. Se si rinnovasse in Francia la caccia agli italiani con relativi saccheggi di negozi etc. non sarebbe impossibile che fatti analoghi scoppiassero in Italia a danno di francesi.

386

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATA A PARIGI, AI CONSOLATI GENERALI A LIONE, MARSIGLIA E NIZZA E AI CONSOLATI A BORDEAUX E LE HAVRE

T. 1509. Roma, 26 giugno 1894, ore 19,30.

Si annunciano dai giornali gravi incidenti di cui non abbiamo notizia. Numerosi i rimpatri di operai, alcuni dei quali feriti. Informi urgentemente verità, entità incidenti e proporzioni che accenni a prendere movimento rimpatrio.

384 1 Non si pubblicano. 385 1 Da ACS. Carte Crispi.

387

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1736. Parigi, 26 giugno 1894, ore 22,45 (per. ore 3 del 27).

Con evidente calcolo furono qui messe in circolazione tutto pomeriggio le più odiose invenzioni di assassinii d'agenti francesi in Italia e di consoli nostri in Francia. Giornale Cocarde ripete voce corsa assassinio Billot. Governo fa smentire ma intanto si nutre irritazione.

388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 24076/391. Roma, 26 giugno 1894.

Ho ricevuto il telegramma di V.E. del 22 corrente1 e il rapporto con annesso cifrato del 18 corrente n. 533/2862 .

Le sue dichiarazioni a lord Kimberley circa una eventuale conferenza sulle cose d'Africa corrispondono alquanto incompletamente al mio telegramma del 183 . lo non parlai infatti di limitazione del programma d'una eventuale conferenza sulle questioni africane, ma bensì di intese preliminari, che in tale eventualità sarebbero, secondo noi. indispensabili. In una conferenza, anche di programma ristretto al Congo ed ai territorii equatoriali dei mahadisti, l'Italia non potrebbe prescindere da altri interessi africani e mediterranei che ne sono inseparabili. Difatti, dagli stessi rapporti dell'E.V. e di altri nostri rappresentanti, emerge che quasi tutta l'Africa è diventata materia di transazione e di compensi inter alias.

Riferendomi al rapporto del 27 maggio u.s. n. 196834, e al mio telegramma del 23 corrente5 , mi preme dichiarare a V.E. che il Wadai, di cui V.E. crede possibile l'abbandono per parte dell'Inghilterra alla Francia come compenso per il Bornù, non può dal R. Governo essere considerato altrimenti che parte, come Io è di fatto pe11 le carovane, dell'hinterland della Tripolitania, e necessario alla continuazione delle comunicazioni commerciali dalla costa di quella provincia ottomana e specialmente della Cirenaica coll'interno dell'Africa.

2 Cfr. n. 370.

3 Cfr. n. 367.

4 Cfr. n. 293.

5 T. 1477 del 23 giugno. non pubblicato poiché anticipava quanto detto più estesamente nel presente dispaccio.

Dai rapporti pervenuti da varie fonti autorevoli al Governo del re, risulta che lo staru quo è da un tempo minacciato nell'hinterland del Marocco, come pure in quello della Tripolitania.

Le comunicazioni della Tripolitania coi territori equatoriali non sono soltanto compromesse nelle regioni del Tciad, come dimostrai precedentemente, ma sulla stessa frontiera tunisina dove si mira adesso all'acquisto delle oasi di Ghadames e di Ghat (vedi l'acclusa memoria riservata).

Ed in quanto alrlzintcrland del Marocco. mentre esso altre volte comprendeva buona parte delle regioni del Sahara, adesso viene minacciato a Tuat, a Uad Messaura e a Uad Sus. Onde non vediamo chiaramente quale portata abbiano gli ultimi accordi presi tra Francia e Inghilterra per lo statu quo marocchino in occasione della morte di Muley Hassan.

Tutte queste questioni africane, come ebbi a notare in Parlamento. s'intrecciano in modo da non potersi separare; ed effettivamente non vengono separate nei negoziati tra Francia ed Inghilterra circa i territorii sudanesi che si estendono dall'Atlantico al Nilo.

Ed allo stato attuale delle cose ci è stato forza constatare l'arrendevolezza presente dell'Inghilterra e della Germania (per non parlare della Turchia) di fronte all'espansione francese.

La concorrenza fra Inghilterra e Germania a favorire a gara gli interessi francesi è un fatto che già si verificò nel 1884 e 1885; e sperimentammo allora, come già avevamo sperimento nella crisi del 1882 in Egitto, che nel volerei associare a combinazioni franco-britanniche non riuscivamo a tutelare i nostri interessi. Nel momento presente dobbiamo dignitosamente sopportare le conseguenze delle passate variazioni della nostra politica estera e delle momentanee nostre condizioni interne; ma l'E.V. deve ritenere che l'Italia non dimenticherà le esperienze fatte nel Congresso di Berlino nel 1878, nella Conferenza di Costantinopoli nel 1882, nella Conferenza per il canale di Sucz del 1885, cd in quella per il Congo del 1885; circostanze nelle quali l'Europa parve talvolta considerare l'Italia come «quantità trascurabile».

L'Italia non potrebbe dunque a meno, nel caso suddetto di una conferenza anche di programma ufficialmente limitato, di tener conto anche dei proprii interessi generali in Africa, realmente se non apertamente posti in questione, e specialmente delle comunicazioni indipendenti fra il Mediterraneo e il continente africano; interessi i quali, sia che vengano considerati italiani, ottomani, o europei, risultano ad ogni modo compromessi o minacciati negli hinterland tripolitano e marocchino da accordi che, o taciti o espliciti, ci dorrebbe veder l'Inghilterra proseguire a nostro danno.

Confermando adunque i miei telegrammi del 18 e del 23 corrente, la prego di non lasciare ignorare a lord Kimberley che nell'eventualità non da noi desiderata, di una conferenza, anche ristretta alle questioni del Congo e dei territorii equatoriali occupati dai mahdisti, l'Italia, considerando che dette questioni sono per altre Potenze oggetto di transazione riflettente più o meno direttamente altre questioni africane, non potrà a meno di protestare contro ogni detrimento già recato o attualmente minacciato in varii punti con danno dei suoi interessi nazionali, nelle comunicazioni del Mediterraneo coll'interno dell'Africa: interessi che finora avevamo ritenuti comuni all'Inghilterra ed ai nostri alleati.

ALLEGATO

MEMORIA RISERVATA 6 . Roma, 16 giugno 1894.

GHADAMES E GHAT. Con rapporto del 2 corrente 7 il r. console generale a Tripoli riferisce intorno ad una corrispondenza comparsa sul giornale francese Dépèche tunisienne del 26 maggio, nella quale, sulle traccie di un articolo del Journal des Débats, si raccomanda la prossima occupazione delle oasi di Ghadames e di Ghat da parte della Francia. Con altro rapporto del 3 corrente8 il cav. Grande dice d'avere parlato al governatore di Tripoli, il quale non dubita punto che i francesi mirino ad impadronirsi di quei due villaggi, e che presto o tardi vi riescano.

Le oasi di Ghadames e di Ghat si trovano sulla carovaniera che parte da Tripoli, e biforcandosi a Ghat, conduce per Agades al Sokoto oppure per Bilma al lago Tciad. La ricchezza della Tripolitania è esclusivamente commerciale, e privata delle carovaniere che mettono al Sokoto, al Bornù, ai Baghirmi e al Wadai, la Tripolitania potrebbe paragonarsi ad «uno scrigno vuoto».

Ora, lo stabilimento della Francia a Barruwa sul lago Tciad, permesso dalla delimitazione anglo-francese del 5 agosto 1890, toglierà le comunicazioni fra Tripoli ed il Sokoto, e renderà difficili quelle col Bornù; la occupazione francese di Ghadames e di Ghat lascierebbe alla Tripolitania la sola strada Bengasi-Kufra, la quale però perderebbe ogni sbocco colla conquista, purtroppo non impossibile, del Wadai da parte della Francia.

A Ghadames i turchi hanno una guarnigione d'oltre 500 soldati, e dominio effettivo: gli stranieri non possono risiedervi, ed un algerino che intrigava apertamente a favore della Francia venne ultimamente espulso.

L'incidente relativo provocò la destituzione del kaimacan di Ghadames, che la Turchia promise, pro bono pacis, all'ambasciatore Cambon.

Adesso la Francia vuoi ottenere a favore degli algerini la facoltà di risiedere a Ghadames, e attenutala, ne approfitterà per mandarvi emissari i quali facciano deviare su Tunisi il commercio della regione del Tciad.

A questo si aggiunga che una esplorazione francese semiufficiale, condotta dal giovane de Maistrc. è partita in questi giorni dall'Algeria nella direzione di Ghat 8 .

Venne chiamata sulla questione l'attenzione dei Governi di Berlino c di Londra, come interessati, al pari del nostro, a conservare l'equilibrio del Mediterraneo. Ma quelle pratiche, non formali, trovarono poco ascolto. La Germania non vuole contrastare alla Francia i suoi progressi africani, e l'Inghilterra minacciata nel bacino del Nilo, cerca adesso un aggiustamento a Parigi, e tutto lascia credere che per attenerlo sacrificherebbe di buon grado l'hinterland tripolino9

7 Non pubblicato.

8 La minuta conteneva a questo punto la frase seguente, poi cancellata: «Cosa può fare l'Italia per impedire l'annessione francese dell'hinterland tripolino».

9 La minuta continuava con il passo seguente, poi cancellato: «In tale stato di cose non rimane al

R. Governo che di fare nuove e più insistenti pratiche a Costantinopoli perché la Sublime Porta si svegli dal suo torpore: il risultato ne sarà purtroppo assai dubbio. Ove però non si accordassero Francia e Inghilterra nelle attuali loro divergenze e fallissero i negoziati che adesso si fanno a Parigi dal signor Hanotaux e da lord Dufferin, sarebbe allora il caso di tentare coll'Inghilterra la conclusione d'un accordo che valga a fermare l'espansione della Francia in Africa c ad assicurare la difesa nelle nostre coste. L'accordo dovrebbe essere previamente portato a conoscenza della Germania, e sarebbe di somma importanza che ottenesse piena sanzione dal Governo di Berlino. Sopra di ciò è inutile adesso di dilungarsi, mentre si tratta di cosa subordinata alla non riuscita dei negoziati in corso a Parigi».

388 1 Cfr. n. 377.

388 6 Ed. in CRISPI, Questioni intermcivnali, cit., pp. 57-58.

389

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1861/633. Vienna, 26 giugno 1894 (per. il 28).

Secondo le istruzioni impartitemi col dispaccio in margine citato, del 23 corrente 1 , ho esposto verbalmente oggi a S.E. il conte Kalnoky il modo di vedere del Governo del re circa le pretese della Francia sul Wadai c sulle disposizioni che il Gabinetto di Londra sembra avere di cedere su quel punto. Ho rilasciato al conte Kalnoky la memoria annessa al dispaccio, nonché la carta che l'accompagnava. dalla quale appare come il Wadai sia giustamente considerato dal R. Governo come facente parte dell'hinterland della Tripolitania.

Il conte Kalnoky mi ringraziò di questa comunicazione, e mi disse che il Governo austro-ungarico, benché non interessato direttamente nelle questioni africane, tuttavia le segue con attenzione, specialmente per l'azione che esse esercitano sulle relazioni delle Potenze tra loro. Soggiunse però che le di lui informazioni non concordano interamente con quelle d<:l me comunicategli. Le notizie che ebbe da sorgente inglese non sarebbero tali da fargli credere che il Gabinetto di Londra sia così disposto a cedere alle pretese della Francia, come parrebbe dal dispaccio deli'E.V.

Il conte Kalnoky non ebbe finora da Londra alcuna notizia circa la questione della riunione di una conferenza per gli affari atì·icani, né pare desiderarla.

390

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA, ALLE AGENZIE DIPLOMATICHE, AI CONSOLATI, AI VICE CONSOLATI E ALLE PRINCIPALI AGENZIE CONSOLARI IN FRANCIA

T. IN CHIARO 1514. Rana, 27 giugno 1894, ore 1l.

Dans cette troisième journée du deuil national proclamé par le Gouvernement et par !es Chambres pour la mort du président Carnot, !es autorités françaises reçoivent partout les témoignages de sympathie des populations unanimes dont l'attitude reste digne et calme devant !es nouvelles regrettables et en partie fausses venues de l'étranger.

389 1 D. 26731/606, non pubblicato, ma cfr. n 380.

391

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1754. Parigi, 27 giugno 1894, ore 13 (per. ore 16).

Scongiuro R. Governo tenersi in guardia contro false notizie che pullulano in quest'ora d'elezione presidenziale. Nessuno dei nostri consoli mi ha notificato incidenti allarmanti. Effervescenza per voci assassinio Billot calmata. Movimento rimpatrio cessa nei dipartimenti mezzogiorno. Qui finora nessun sintomo di ciò, nè reclami da me o dal console. Al Ministero dell'interno si assicura Lione pacificata. Da Marsiglia nessuna notizia. A Grenoble tutto finito; animi calmati dappertutto.

392

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1766. Parigi, 27 giugno 1894, ore 18,35 (per. ore 21,10).

Ministro degli affari esteri mi ha ora pregato ringraziare R. Governo concorso prestatogli in queste gravi circostanze per impedire conflitti. Egli mi ha assicurato non esservi state su tutto territorio violenze contro persone, ma soltanto eccessi contro proprietà nei pochi punti già noti. Autore fatti Grenoble era uscito pochi giorni prima dal manicomio. Notizie generali sino a questa mattina si segnalavano circa 2500 rimpatrii penisola a Modane. Ministro degli affari esteri si felicita della condotta di quei nostri agenti, e non dubita provvedimenti per conciliazione ed assistenza saranno presi colà ed a Ventimiglia. Non vi è dato che permetta prevedere proporzioni rimpatrii. Funerali Carnot stabiliti per domenica prossima a Notre Dame, e sepoltura al Pantheon.

393

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, AVOGADRO DI COLLOBIANO

T. RISERVATO 23. Roma, 2 7 giugno 1894.

Siamo informati che influenze contrarie agli interessi italiani tentano di suscitare ostacoli alla missione ormai irrevocabilmente decisa del comm. Catalani. Credo usare procedimento leale verso mio amico personale il ministro degli affari esteri di

S.M. Imperiale avvisandolo confidenzialmente della convenienza per il Governo imperiale di non lasciare sollevare, a proposito di aggradimento, un incidente che non impedirebbe la partenza del nuovo ambasciatore per Costantinopoli e dal quale nè S. M. il Re n è il suo Governo protrebbero indietreggiare. Ella può far comunicare

da Cangià, in via riservata e personale, a Said pacha queste semplici informazioni senza chiedergli alcuna risposta. 1

394

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

Addis Abeba, 27 giugno 1894.

È giunto presso di noi il colonnello Piano, e lo trovammo persona assennata. Avendo saputo da lui che Vostra Maestà e S.M. la Regina godono buona salute, ne siamo contenti. Dopo aver conversato con lui, il colonnello Piano ci ha promesso di ritornare presto presso di noi per ristabilire l'amicizia che esisteva fra l'Italia e l'Etiopia.

Preghiamo Iddio che lo aiuti a tradurre ad esecuzione il suo buon desiderio e gli auguriamo di arrivare felicemente presso Vostra Maestà. Che Iddio conservi la Maestà Vostra ed il vostro esercito.

395

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1778. Parigi, 28 giugno 1894. ore 12,15 (per. ore 14,25).

Oggi cominciano af11uire consolato di Sua Maestà italiani chiedenti rimpatriare per tema rappresaglia domenica. Console generale domanda se Governo autorizza anticipazione spese. Stesso ordine sarebbe urgentissimo telegrafare console di Italia Besançon essendovi circa centinaia rimpatriandi da Comblanchien (?) che mi telegrafano 1•

396

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, E AL CONSOLE GENERALE A LIONE, BASSO

Roma, 28 giugno 1894, ore 18.

Il console generale a Marsiglia d'accordo colle autorità che hanno dichiarato mantenere la libertà del lavoro ha fin dal primo momento arrestato il panico e

era figlia e sorella di ambasciatori ottomani. 394 1 La lettera fu trasmessa da Piano a Blanc con R. riservato 51 del 23 settembre. non pubblicato. 395 1 Annotazione a margine di Blanc: «Veramente l'ambasciatore potrebbe imitare il consolato di Marsiglia che rassicura e di cui si può ripetere a Ressman il telegramma». In tal senso fu telegrafato lo stesso 28 giugno a Ressman con T. 1536, non pubblicato. 396 l Minuta autografa.

impedito che i fautori di disordine orgamzzmo rimpatm m massa. La pongo in guardia contro le manovre tendenti a continuare panico. Tutto il mezzogiorno è tranquillo ed è assai sospetto il movimento che ora incomincerebbe nel nord e nell'est.Voglia concordare con autorità francesi i provvedimenti più opportuni sia per rimpatriare sia per rassicurare operai e farli desistere.

393 1 La Sublime Porta era contraria alla nomina di Catalani perché la moglie di questi, nata Musurus,

397

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 29 giugno 1894, ore 14.

Continuo a tranquillare le popolazioni ed a mantenere l'ordine, ma non vi nascondo che il contegno costà delle plebi contro i nostri connazionali ed il linguaggio di alcuni giornali francesi contro di noi han fatto una dolorosa impressione. L'odio contro l'Italia e contro di me alimentato da oltre 10 anni doveva produrre i suoi effetti; e sarebbero necessarie grande volontà e maggiore energia nei ministri della Repubblica per ricondurre la calma e far rinascere l'affetto verso di noi. Gli attacchi alle persone furono pochi ma i danni alle proprietà furono enormi e tali da gettare nella miseria famiglie intere. Questi danni dovrebbero essere risarciti. Sorse spontaneo negli animi nostri l'orrore dello scellerato assassinio di Carnot, ma non corrispose nei francesi uguale sentimento in favor nostro. Ne sono desolato, ed affido a voi il compito di far comprendere al Governo francese, che giova alle due Nazioni di lavorare ad un'opera di pacificazione per evitare ai due Paesi fatti disgustosi in avvenire. Finora sono rimpatriati circa 4000 operai sfuggiti alle violenze dei francesi.

398

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Roma, 29 giugno 1894.

Meyendorff oggi ha intavolato una conversazione che non continuai sul Trattato di Uccialli denunziato dal Menelik che ne aveva il diritto giacché ci ha rimborsati.

399

APPUNTO 1

Roma, 29 giugno 1894.

S.E. de Biilow dichiarò al ministro che la Germania non farebbe alcuna cbbiezione circa alla nostra espansione nella penisola dei somali.

399 l Di mano di Silvestrelli. redatto in base ad un'annotazione di Blanc.

397 l Da ACS, Carte Crispi. minuta autografa.

400

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI E VIENNA E ALLE LEGAZIONI A BERNA, BRUXELLES E L'AJA

Roma, 30 giugno 1894, ore 10,50.

Non credo che i danni recati dagli ultimi disordini in Francia debbano riaprire quistioni diplomatiche di indennità. Ad ogni buon fine aspetto da lei rapporto con documenti su principii adottati da codesto Governo in simili casi 2 .

401

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1812. Parigi, 30 giugno 1894, ore 13,45 (per. ore 17 ).

Consiglio Governo del re aggiornare ogni reclamo indennità 1• Governo della Repubblica si propone provvedere spontaneamente, appena avrà dati precisi e potrà rivolgervi le sue cure tutte dirette, in questa occasione, a mantenere ordine ed a evitare mali maggiori. Ministro degli affari esteri insiste, prega, si mettano nostre popolazioni in guardia contro invenzioni e falsi, interessati racconti dei rimpatriati. Devo riconoscere questo Governo fa massimi sforzi per tutelare italiani. A Lione furono fatti ottocento arresti 2 .

402

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1817. Parigi, 30 giugno 1894, ore 15.15 (per. ore 18,05).

Ministro degli affari esteri disse jeri a lord Dufferin che vuole lasciare dormire questione Harar. Espresse perciò voto non sia da noi pubblicato nessun documento relativo. Parlando con me egli si era felicitato che ardente polemica sull'Barar non abbia irritato gli animi contro di noi negli avvenimenti pel fatto di Lione.

400 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta di Ressman cfr. 11. 40 l. 401 l Cfr. 11. 400. 2 Per la risposta cfr. 11. 406.

403

IL CAPO DELL'UFFICIO ERITREA E PROTETTORATI, SILVESTRELLI, AL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI 1

APPUNTO RISERVATO CONFIDENZIALE. Roma, 30 giugno I 894.

S.E. l'on. Adamoli sottosegretario di Stato incaricò il sottoscritto di suggerire un tramite ufficioso per trattare ed ottenere dalla Congregazione di Propaganda Fide che la supremazia religiosa nell'Eritrea, e possibilmente anche nell'Abissinia fosse tolta ai lazzaristi francesi e data ad un ordine religioso italiano.

Il sottoscritto valendosi di un tramite di sua piena fiducia fece esplorare ufficiosamente e prudentemente il terreno presso il sostituto segretario della S.S. Congregazione suddetta monsignor Torroni. Le questioni poste furono le seguenti:

l) sarebbero opportuni e graditi dei negoziati del tutto ufficiosi sull'argomento suddetto?

2) Monsignor Torroni potrebbe suggerire una persona che potrebbe condurli?

3) Vi sarebbe probabilità di riuscita?

Le risposte di monsignor Torroni furono le seguenti: l) i negoziati sarebbero graditissimi, e le disposizioni del cardinale prefetto e della Congregazione di Propaganda sarebbero eccellenti. 2) Monsignor Torroni stesso si incaricherebbe volentieri di presentare a Sua Eminenza il cardinale prefetto un pro-memoria (ufficioso quanto si voglia), nel quale siano espressi i desideri del R. Governo. 3) Riguardo alla riuscita, monsignor Torroni credette suo debito di fare le sue ampie riserve. Poteva sorgere a suo avviso la difficoltà di trovare l'ordine da sostituire ai lazzaristi. A questa difficoltà facilmente si potrebbe rimediare proponendo che l'Abissinia e l'Eritrea fossero annesse al vicariato apostolico del Sudan (titolare monsignor Sogaro residente al Cairo). Assai più serie erano le considerazioni politiche: i lazzaristi e monsignor Crouzet sarebbero appoggiati dalla Francia: l'ambasciatore francese a Roma non mancherebbe di far pratiche presso la segreteria di Stato: la S.S. Congregazione malgrado il suo buon volere dovrebbe cedere davanti ad un ordine categorico del Vaticano.

Questo il risultato delle pratiche preliminari fatte dal sottoscritto in seguito alle istruzioni di S.E. l'onorevole Adamoli. Queste pratiche mirarono solo, e monsignor Torroni ne fu esplicitamente prevenuto ed informato, a scandagliare la possibilità del negoziato, a trovare le persone atte a condurlo. Il negoziato può farsi o non può farsi, nulla fu detto, neanche in via privata od ufficiosa, che significhi un impegno morale a proseguirlo. Le pratiche preliminari del sottoscritto furono a semplice titolo informativo.

403 1 Da ACS, Carte Crispi.

404

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 1269/607. Parigi, 30 giugno 1894.

Nella conversazione ch'ebbi jeri con questo signor ministro degli affari esteri e della quale resi conto ali'E.V. col mio telegramma di pari data 1 , il signor Hanotaux mi espresse l'avviso che sarebbe stato desiderabile che i nostri agenti consolari in Francia non aspettassero che i nostri operai, scoraggiati, si presentino a loro chiedendo di essere rimpatriati, ma che intendessero efficacemente con ogni mezzo di cui dispongono ed inviando anche delle persone in mezzo a loro, a rassicurarli facendo loro comprendere che i timori non sono giustificati e che le autorità vegliano, ed invitandoli alla calma e a non emigrare.

Agendo di buon grado secondo il desiderio espressomi, indirizzai jeri stesso a tutti i rr. agenti su questo territorio il seguente telegramma circolare: «Dietro formali assicurazioni Governo francese, la prego assicurare con ogni mezzo nostri connazionali, invitandoli e facendoli invitare attivamente a non lasciarsi invadere da ingiustificati timori e a non emigrare. Le autorità vegliano e gli animi si pacano. Nessun pericolo».

405

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Parigi, 30 giugno 1894.

Telegrafai ieri a V.E. le informazioni avute direttamente al Ministero dell'interno e dal direttore generale della Sùreté Publique circa il fondamento dell'articolo dell'Echo de Paris del 28 giugno. Mi affermarono che quell'articolo è una invenzione fatta appunto in odio al predetto direttore. Il Governo non ebbe nessun rapporto come quello segnalato dali'Echo. Fu messo in guardia soltanto da un manifesto anarchico violentissimo che s'affiggeva il 12 febbrajo ultimo, che fece strappare e di cui mi fu dato un superstite esemplare strappato che qui unito le trasmetto.

Sernicoli (che mandai interrogare anche la direzione deli'Echo) fece il rapporto che pure accludo 2•

Sono incredibilmente sopraffatto dai miei doveri d'ogni specie. La supplico di calmare gli animi da noi. Questo Governo fa tutto quello che può ed è un miracolo se non avvenne peggio. Però, la giornata di domani sarà molto pericolosa. Se ritornerò a casa dal viaggio che faremo seguendo il convoglio (sei chilometri!) e

traversando il cuore della città fra questa immensa popolazione, Parigi meriterà un buon punto. E se no ... prendo congedo da lei, la ringrazio d'essermi stato e rimasto amico e fo, ora come prima e sempre, voti aftìnché ella per il bene della patria e del re conduca in buon porto l'opera sua gigantesca.

404 l T. 1800. non pubblicato. 405 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi. 2 Non si pubblicano gli allegati.

406

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

Roma, 1° luglio 1894, ore 11,15.

L'E.V. non deve far nessun passo presso codesto Governo per avere documenti circa quistioni indennità 2 . È argomento evidentemente da non toccarsi attualmente in via diplomatica. Richieggo soltanto riferisca circa precedenti di fatto e di diritto di pubblica ragione o personalmente noti a V.E.

407

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1840. Berlino, 2 luglio 1894, ore 15,35 (per. ore 19,40).

Facendo seguito ai telegrammi scambiati ieri col presidente del Consiglio, informo, secondo assicurazioni avute dal sottosegretario di Stato affari esteri, agitazione banchieri pare vada calmandosi; essi aspetteranno fiduciosi dichiarazioni Governo in Senato, circa interpretazione aggiunta articolo 2° legge finanziaria. A mia osservazione, sottosegretario di Stato replicava Cancelleria imperiale, con missione data Biilow, non aveva avuto altro scopo se non che porsi in grado di tranquillizzare banche tedesche che detentori, in massima parte titoli prestito obbligazioni ferroviarie, anche prima ricevere reclami formali, venuti poi, porre R. Governo sullo avviso per quei provvedimenti che per avventura ritenessero del caso prima che divenissero definitivi. Mi permetto osservare che, con questa gente suscettibilissima appunto perché ha interesse a non lasciar prendere altra via al mercato italiano, molti inconvenienti, equivoci si eviterebbero se provvedimenti riflettenti finanze non arrivassero qui incompleti, monchi, come si trovano nei giornali e come non altrimenti vengono anche a conoscenza della r. ambasciata. Non riuscita della costituzione per ora banche tedesche in Italia, dovuta, come dicono questi signori banchieri, al pessimismo incontrato nel mondo finanziario Milano, che è più lamentato da essi che da noi.

406 I Minuta autografa.

2 Risponde al T. 1818 del 30 giugno, non pubblicato, con cui Rcssman comunicava di non poter ottenere al momento informazioni ufficiali circa i precedenti in materia di indennità.

408

APPUNTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI 1

Roma, 2 luglio 1894.

La lettura di questo rapporto2 e il ricordo che ho dei precedenti mi mettono in qualche pensiero. I precedenti rapporti accennavano alla quasi certezza di avere gli abissini come ausiliari volontari in una nostra impresa contro Cassala: questo invece dimostra la grande probabilità di averli tra non molto aggressori nostri al di qua del Mareb, con nostro pericolo contemporaneo per opera dei dervisci che si approfitterebbero della aggressione abissina.

Il governatore Baratieri è preoccupato di questa eventualità e torna più chiaramente a mettere in luce il suo progetto, già carezzato, di attaccare Cassala con armi italiane. È una impresa che può sedurre, ma non da lasciare compiere a cuor leggero, visto che può avere conseguenze gravi.

Bisogna anzitutto assicurarsi se, oltre il diario, il Baratieri ha mandato copia del rapporto n. 1186 dell'8 giugno al ministro degli esteri e poi definire bene cosa intende prescrivergli o consigliargli il Governo italiano. A tale uopo parlerò prima al ministro Blanc, per concertare con lui; poi al presidente del Consiglio.

In ogni caso anche se potessimo impadronirci di Cassala senza l'aiuto di altri, resterebbe indispensabile accordarci cogli inglesi, per averne almeno assicurazione che non ci solleverebbero imbarazzi. Se dobbiamo agire da soli, bisogna essere sicuri dell'esito.

409

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 261/149. Pietroburgo, 3 luglio 1894 (per. il 12).

Da qualche tempo lo stato di salute del signor de Giers che va peggiorando non gli permette di dare udienze, tuttavia mi è ultimamente riuscito di vederlo per pochi minuti. S.E. parlandomi delle cose di Bulgaria, esprimeva l'opinione che le dimissioni del signor Stambulow hanno «sensibilmente modificato la situazione, l'orizzonte si è rischiarato, diceva S.E., ora che si è chiusa nel Principato l'era delle repressioni arbitrarie, di eccessi d'ogni genere, d'abusi brutali diventati intollerabili alle popolazioni bulgare. Ora che anche l'oppressione del clero non è più all'ordine del giorno, concludeva S.E., la Nazione bulgara per la quale la Russia ha versato il sangue sarà più libera nelle sue aspirazioni, ma ciò non cambierà la nostra politica che dev'essere quella di calma aspettazione.

408 1 Da Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'esercito. 2 Si riferisce al n. 325.

Parecchi emigrati bulgari mi hanno consultato in questi giorni sul modo di agire, terminava il signor de Giers, ho dato loro il consiglio di non pregiudicare lo svolgimento degli avvenimenti».

Osservai allora al signor de Giers di aver constatato una evoluzione nel linguaggio dei giornali russi al riguardo della persona del principe Ferdinando e S.E. lo ammise; domandai quindi se questa evoluzione si spingerebbe fino ad ammettere l'eventualità del riconoscimento del principe per parte del Governo russo. S.E. mi rispose che questo certo non avrebbe potuto avvenire nelle condizioni presenti.

Mi risulta inoltre, da eccellente fonte che le istruzioni date alla stampa russa sono ispirate in questo senso. Alla Novoe Vremia, ad esempio, è stato impartito dalla censura l'ordine di ménager il principe Ferdinando e ciò in attesa delle future elezioni politiche bulgare che favoreggeranno, lo si spera a Pietroburgo, il partito russo in Bulgaria, le cui aspirazioni non saranno più nel campo elettorale soffocate dal terrorismo di Stambulow l.

410

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1944/655. Vienna, 3 luglio 1894 (per. il 6).

Ho l'onore di segnare ricevimento del dispaccio del 27 giugno scorso, in margine segnato 1 , e dei suoi annessi, relativo alle questioni degli hinterlands tripolino e marocchino.

Oggi stesso ebbi occasione d'intrattenere il conte Kalnoky circa tali questioni e portai a notizia di S.E. la sostanza delle direzioni, da V.E. impartite in proposito al r. ambasciatore a Londra, secondo le quali, in caso di futura conferenza internazionale sull'argomento dei territori equatoriali e del Congo, il Governo del re dovrebbe protestare contro ogni detrimento già recato o minacciato in varii punti, con danno degli interessi italiani per le comunicazioni del Mediterraneo con l'interno dell'Africa, interessi che dovrebbero ritenersi comuni all'Inghilterra come alla Germania ed all'Austria-Ungheria.

Il conte Kalnoky mi ringraziò dì questa comunicazione e mi confermò in sostanza ciò che già mi aveva detto su questo argomento e che io ebbi cura di fare conoscere a V.E. con rapporto del 26 giugno scorso n. 1861/6332 .

Il conte Kalnoky mi ripeté che dalle sue informazioni non gli risulta che l'Inghilterra sia talmente disposta a cedere alla Francia, come parrebbe dalle co

2 Cfr. n. 389.

269 municazioni da me fattegli a nome di V.E. Egli non sa d'altronde come una conferenza potrebbe riunirsi per discutere tali questioni, mentre gli è noto che la Germania non la vuole, la Francia vi è contraria, l'Inghilterra la teme, l'Italia non la desidera e l'Austria-Ungheria la crede nociva alle relazioni attualmente esistenti tra i grandi Stati europei. Il conte Kalnoky è d'avviso che nelle condizioni di eccitazione, in cui ora si trovano le Potenze interessate in tali questioni, la riunione di una conferenza internazionale non sarebbe senza un certo pericolo. Egli sta anzi in qualche pensiero circa l'irritazione, che perdura in Germania contro l'Inghilterra, malgrado le soddisfazioni date da questa a quella nella recente questione degli accordi anglo-congolesi. L'azione dell'Austria-Ungheria, mi disse egli, sarà adoperata nel calmare tale irritazione. Egli spera che il Gabinetto di Londra comprenderà come non sia suo interesse il sollevare l'ostilità dell'opinione germanica verso l'Inghilterra per tali questioni. Quanto alle questioni, che interessano in special guisa l'Italia, il conte Kalnoky pensa che questo interesse è comune all'Inghilterra, e sembra credere che il Gabinetto di Londra ne sia persuaso.

409 l Con R. 230/133 del 13 giugno Marochetti aveva comunicato che all'atteggiamento conciliante dei giornali russi verso il principe Ferdinando aveva fatto eccezione il Novosti, aggiungendo: «insinua questo giornale (che vuolsi sussidiato da denaro francese) che il suo corrispondente da Roma avrebbe saputo avere S.E. il signor Crispi dato istruzione al nostro rappresentante in Sofia di appoggiare la tendenza politica sin qui seguita dal signor Stambulow e di fare il possibile per impedire un ravvicinamento tra la Bulgaria e la Russia>>. 410 l D. 24188/625, con cui veniva comunicato a Nigra il n. 388.

411

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 1599. Roma, 4 luglio 1894, ore 16, 17.

Approvo sua circolare di cui rapporto 607 1• Prego diramarne altra telegrafica agenti italiani in Francia, invitandoli, nome mio, non accordare rimpatri se non a indigenti scacciati o licenziati da lavoro, cui altrimenti non possa provvedersi. Timori ingiustificati, o semplice desiderio rimpatriare non bastano per ottenere concessione.

412

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1871. Londra, 4 luglio 1894, ore 19,34 (per. ore 22,30).

La comunicazione fatta a Parigi della dichiarazione annessa al protocollo del 5 maggio ha dato motivo ad una nota ufficiale di quel ministro degli affari esteri diretta a Dufferin per protestare contro la situazione privilegiata che l'Inghilterra si sarebbe procurata neli'Harar contrariamente ai suoi impegni colla Francia e per rinnovare la precedente protesta relativa al protocollo anglo-italiano. Quasi con

temporaneamente però il ministro degli affari esteri francese ha fatto ufficiosamente domandare dal Dufferin a Kimberley di astenersi dal pubblicare documenti e corrispondenze relative a questa questione acciocché spirito pubblico francese non ne riceva alimento per le discussioni della stampa e del Parlamento. In seguito a questo sir C. Ford deve avere ricevuto le istruzioni di pregare V.E. che da parte nostra si eviti ugualmente tale pubblicazione 1• Della nota francese alla quale Kimberley dopo questa comunicazione intende dare risposta evasiva che in nulla intacchi accordo con l'Italia, V.E. riceverà copia da parte dell'ambasciata britannica. La parola conferenza non è stata più udita in nessun Paese. Kimberley crede nessuno ci pensi in questo momento. Belgio riaprirà a Parigi negoziati per le questioni sue colla Francia. Gabinetto inglese aspetta che Francia precisi le sue obiezioni contro accordo anglo-congolese. Circa le altre questioni aperte fra i due Governi, qui non si ebbero comunicazioni francesi le quali accennino al desiderio di accettare il proposto sistema di simultaneo esame.

411 1 Cfr. n. 404.

413

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 4 luglio 1894.

* Jersera il presidente della Repubblica invitò a pranzo tutti i rappresentanti esteri qui accreditati e gl'inviati speciali eh 'erano stati incaricati dai loro sovrani d'intervenire in nome loro ai funerali Carnot. Sedendo alla sinistra del presidente che continua a trattarmi da amico parlai a lungo con lui, cercando con ogni parola ad agire sull'animo suo nel senso dei voti da lei espressi nel telegramma direttomi in data del 29 giugno 2 . Il signor Casimir-Périer è uomo di mente molto aperta, uomo di iniziativa e di risoluzione, e lo ha già provato. È sincero nel desiderio che i nostri due Paesi si riavvicinino. È sensibile al favore col quale la sua nomina fu accolta in Italia. (E credo sarà buona politica quella d'inspirare alla nostra stampa note simpatiche per lui e gli elogi che merita il suo atteggiamento). Mi parlò con apprezzamenti giusti ed in termini eccellenti dell'opera già da lei compita e ch'ella andava continuando. Confessò che nello scorso dicembre non avrebbe osato credere ad una sì felice riuscita. Le rese ampia giustizia *.

È inutile che ripeta qui le osservazioni mie, tendenti sempre allo stesso scopo: «mostrategli fiducia. non lo trattate da nemico, e ve ne feliciterete». Ho creduto necessario di riferirle subito ciò che precede. Essendo sul luogo, posso in coscienza affermarle che il Governo (forse finora non sempre fortissimo)

413 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi; il passo fra asterischi è ed. in CRISPI, Quesrioni interna~ionali, cit., p. 170.

2 Cfr. n. 397.

fece e fa con intenzione assolutamente conciliante e pacifica tutto ciò che può per impedire incidenti più gravi. V'era un pericolo straordinario nelle prime ore. Ed i francesi dicono (hanno torto?) che se un francese avesse attentato al re d'Italia, non sarebbe stato possibile di contenere gli italiani, come pure si riuscì a contenere i loro.

Piaccia a Dio che tutto proceda fino all'ultimo senza mali maggiori! Intanto le notizie migliorano da ogni parte.

P.S. Che pensare del console Durando? Vedo che tra lui ed il Governo, aveva ragione finora questo. Ieri il presidente del Consiglio mi disse che per Aigues-Mortes voleva darmi soddisfazione su tutti i desiderata segnalatimi da Durando, e che già aveva provveduto. Credo però che il prefetto rimarrà per ora a Nìmes.

412 l In tal senso Clare Ford inviò a Blanc il 7 luglio una lettera che non si pubblica.

414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO 31. Roma, 5 luglio 1894.

Malgrado intrigo che combatte a Costantinopoli interessi italiani nella persona di Catalani, Guasco di Bisio telegrafa 1 che aggradimento sarà concesso da sultano se questi non trova incoraggiamento alla resistenza presso le Potenze alleate. Confido che questo dubbio verrà tolto e prego V.E. ottenere che passo concertato tra le due ambasciate imperiali venga fatto d'urgenza a Costantinopoli per aggradimento Catalani che gode piena fiducia del re e del Governo. Aspetto risposta 2 .

(Per Berlino solo) V.E. ricorderà che al rifiuto di aggradimento opposto da Mancini alla nomina di Ludolf, imperatore rispose che Ludolf avendo piena sua fiducia saprebbe meritare quella di Sua Maestà.

415

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. 1333. Cheren, 5 luglio 1894 (per. il 22).

Come ho accennato nel mio telegramma del 16 giugno2 , e come è detto pure nel diario che unisco in allegato 3 , *il califa Abdullahi in sulla fine del mese ha

272 inviato da Ondurmàn a Cassala un 300 cavalli ed altrettanti ne aspettava Musaid Gaidum pel 6 corrente dal Nilo Azzurro. Pare anche che il corpo del Ghedaref, come io esprimeva sospetto nella precedente relazione, sia ora a Refaà, poco a valle di Abu-Haras, e quindi in condizioni, sia di recarsi a Cassala, sia di tornare alle proprie famiglie nel Ghedaref.

Non si può attribuire al Califato del mahdi un concetto chiaro ed un piano definito per un'operazione di guerra a lunga scadenza, sia perché gli avvenimenti spesso precipitano, sia perché le risoluzioni definitive spesso dipendono dalla inspirazione o dalla iniziativa dei capi; tuttavia il raccogliere in Cassala molti cavalli, ottimi per le scorrerie nel territorio compreso fra il Gasc ed il Barca, potrebbe svelare il concetto di guardare Cassala col tormentare in pari tempo le tribù di frontiera, rimandando a dopo le piogge le operazioni su più larga scala.

A noi conviene tenerci guardati ad Agordat e pronti ad un concentramento a Cheren per marciare su Agordat, quando di fronte o di fianco quel nostro baluardo avanzato fosse minacciato da grosse orde di dervisci. Ma non è punto probabile che Abdullahi voglia tentare una campagna a fondo come nel dicembre scorso*.

Contro le noie che potranno darci i mahadisti accampati a Cassala, sulla destra del Gasc, dopo il periodo delle piogge e la successiva sosta per le febbri, forse ci potranno giovare gli abissini del Tigré, grazie alla nuova fase nella quale sono entrati gli avvenimenti in Etiopia.

Dalle informazioni e dalla natura delle cose non si poteva supporre che Menelik avrebbe lasciato partire dallo Scioa ras Mangascià, senza nominarlo negus e senza accrescergli dominio. A me pareva che l'interesse di Menelik more abyssino, fosse,

o di combatterlo ad oltranza, o di farselo amico e potente. E l'opinione pubblica nel Tigré coll'annunziare che il figlio del re Giovanni ora era elevato alla dignità reale, ora che era imprigionato, corrispondeva a questo concetto. Invece ras Mangascià viene da Menelik ricevuto bene; ma riparte senza raggiungere lo scopo della visita a lui penosa, umiliante, pericolosa mentre presso l'imperatore rimane ras Alula, il capo tigrino meno sommesso alla di lui autorità.

L'avversione di ras Alula per l'egemonia scioana, sembra sia stata vinta dall'odio di lui contro gli italiani, e dal desiderio di avere un sostegno qualsiasi nelle sue aspirazioni al dominio sulla destra del Mareb, cui si potrebbe aggiungere il disgusto di occupare presso Mangascià, una posizione molto inferiore al di lui passato ed alle di lui pretese. Bascià John, in un suo dispaccio, mi esprime la ferma fiducia che ras Mangascià al suo ritorno «continuerà a mantenere le ottime relazioni col Governo eritreo», del turbamento delle quali, il bascià dubitava assai durante il viaggio del suo signore ed amico nello Scioa.

Coi telegrammi da Adiqualà, giungono notizie dell'opinione pubblica nel Tigré, la quale si manifesta malcontenta e disillusa contro lo Scioa e contro l'imperatore Menelik. Come ho riferito altra volta, il viaggio di Mangascià allo Scioa, non era popolare sia per antipatia agli scioani, sia per timore che riescisse a male, sia per orgoglio naturale ai tigrini, che si sentono da meglio degli etiopi del sud, sia perché non pochi guerrieri considerano la carica imperiale come spettante di diritto ad un tigrino in generale, ed al figliuolo del re Giovanni in particolare. Si aggiunga simpatia e timore in parecchi contadini, ed anche in alcuni

del clero, rispetto agli italiani, mentre si conosce e si esagera la corrente contraria alla Colonia Eritrea fra gli scioani. E si ringrazia Dio di avere salvato ras Mangascià dal triste passo.

In generale si crede che il motivo pel quale ras Mangascià tornò senza titolo e alquanto diminuito di terre dalla visita di omaggio resa all'imperatore, debba cercarsi nell'amicizia e nella devozione di lui agli italiani. E questa opinione è avvalorata dall'essere rimasti allo Scioa non solo ras Alula, ma anche il disertore Abarrà l'assassino del capitano Bettini. Ad ogni modo ora noi siamo di non poco avvantaggiati dalla politica prudente ed amichevole serbata rispetto al Tigré, la quale senza impegnarci in nulla, ha conservato in non pochi uomini inf1uenti di oltre Mareb, il rispetto e le simpatie per la Colonia Eritrea.

Il Governo eritreo, come sa V.E., si è sempre serbato, così nella sostanza come nella forma, studiatamente corretto verso l'imperatore Menclik, ed anche recentemente (l Ogiugno) io prendeva occasione da una lettera pervenuta da Gerusalemme, per scrivere cortesemente alla regina Taitù.

Ras Mangascià appena tornato sulla frontiera dello Scioa, mi ha inviato un messo con un biglietto, insignificante per chi non conosce lo stile del Paese e l'orgoglio abissino; ma significantissimo per le contingenze nel quale fu scritto: «Sono contento --dunque anche lei sia contento». È quasi un sospiro di liberazione, è quasi l'eco della consueta frase: «i suoi amici sono miei amici; i suoi nemici sono miei nemici». Non ho per anco ricevuto il messo che è ora in viaggio per Cheren, mentre il biglietto mi viene telegrafato da Adiqualà.

Mi annunziano pure trovarsi in viaggio corrieri dallo Scioa probabilmente con lettere del colonnello Piano e del dottor Traversi, ma né da John, né da Schimper, né da altri informatori del Tigré, ho notizie dei due inviati italiani. Piano può essere giunto ad Entotto fra il l O e l'Il giugno, essendosi trattenuto qualche giorno all'Harar: ras Mangascià, a convegno finito, ha lasciato Entotto verso il 13 giugno.

Si dice che il negus neghesti abbia promesso a Mangascià l'investitura c il titolo di negus in occasione di un'altra di lui visita allo Scioa. Ma è assai poco probabile che il ras tigrino voglia tornare supplichevole sui suoi passi, tanto più se è vero (e l'informatore merita fede) che Menelik )ungi dall'arrotondare il dominio tigrino, lo ha scemato dello Tselemt e del Uolcait, per tenersi tutta la linea dello Tacazzé, così vicino alle città di Adua e di Acsum.

Di fronte al contegno poco deferente della Corte scioana verso l'Italia e delle possibili, per quanto poco probabili, ostilità dell'Etiopia contro la nostra frontiera meridionale, la disillusione dei tigrini migliora la situazione -distogliendoli da un'alleanza che poteva dare spinta alle pretese di ras Alula sopra il territorio nostro, e che in ogni caso pareva pericolosa alla pacificazione di Etiopia, come ho notato nella mia precedente relazione (8 giugno)4 . Non è probabile una guerra fra scioani e tigrini, sia per la lontananza, sia per la ripugnanza di Menelik e degli altri ad una guerra in territorio difficile e contro nemici più valorosi. Ad ogni modo gli avvenimenti in Etiopia si seguono e non si rassomigliano: è necessario essere pronti a tutto; ma la possibilità. per quanto minima, di avere nel prossimo inverno minacce alle due frontiere, pare dileguata: anzi sembra ora

opportuno tornare al lavoro già iniziato nel gennaio e preparare cioè il terreno per avere nel prossimo inverno i tigrini alleati nostri, contro una possibile levata di scudi del mahadismo sul Gasc 5 .

414 l T. 26 del 3 luglio, non pubblicato. 2 Per le risposte cfr. nn. 417 c 419. 415 1 Il passo fra asterischi e un estratto del diario di informazioni sono ed. in LV 86, pp. 39-41. 2 T. 1617, non pubblicato. 415 3 N o n si pubblica.

415 4 Cfr. n. 325.

416

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 620/153. Tangeri, 5 luglio 1894 (per. il 12).

La formula del Crampel «una grande Francia africana estendentesi, senza soluzione di continuità, dall'Algeria al Congo, dal Senegal al Bahr el Gazal», sarà oggetto di preoccupazioni non lievi per il sultano Abd el Aziz. Appena proclamato imperatore ha appreso che il Governo repubblicano già prepara una spedizione militare destinata ad operare nel Tuat. I giornali francesi non fanno su di ciò più mistero alcuno, ed annunziando che la spedizione avrà luogo nel prossimo ottobre, affermano che dessa seguirà l'itinerario stabilito in base agli studi fatti dal Foureau che nell'ultima sua esplorazione percorse espressamente il Paese fra El Golea e Insalah.

Importanti riviste insistono sulla necessità per la Francia di non mettere tempo di mezzo a prolungare sino ad I gli (che il sultano considera compreso nei suoi Stati) la linea ferroviaria di Ain Sefra. Né tralasciano di continuare a dire che a Figuig trovano rifugio i fomentatori di disordini nel sud oranese.

Quale atteggiamento assumerà il Governo marocchino in vista di tale spedizione? Lontani dalla Corte, non è possibile di conoscerne con sicurezza il pensiero in sì delicata faccenda. Sid Mohamed Torres tace; non di rado egli ignora le idee del Governo centrale.

Non può però venire revocato in dubbio che il Makhzen siasi formata la convinzione di potere poco o nulla sperare in questa contingenza dalle Potenze amiche. Della loro tiepidezza ha giudicato dal risultato delle pratiche da esso fatte presso i loro rappresentanti a Tangeri sin dal primo sorgere della questione. Ebbi io stesso, nei miei viaggi all'interno, a sentire sovente lamenti per tale tiepidezza, specie all'indirizzo d'Italia, Gran Bretagna e Spagna, firmatarie della nota collettiva delli 11 marzo 1887, e quindi impegnate, ritiene il Governo marocchino, moralmente per lo meno, al mantenimento dell'integrità territoriale di questo Stato.

Persuaso di non potere fare assegnamento sulle Potenze amiche, quasi accusate alla Corte di abbandonare il Marocco nel momento del pericolo, il defunto sultano pensò salvare il Tuat e il suo prestigio religioso fra le popolazioni del Sahara, avvicinandosi alla Francia. Fu ciò, la ragione non ultima dell'accrescimento dell'influenza di questa Potenza alla Corte sceriffiana nei passati tre anni. E la Francia approfittando largamente delle buone disposizioni della Corte a suo riguardo, ha però continuato e continuerà a far valere lo stesso trattato del 1845 per persuadere il sultano che il gruppo delle oasi del Tuat non ha mai appartenuto al Marocco, ed i governanti marocchini, vista l'impossibilità della resistenza e la mancanza d'aiuto dall'estero, potrebbero forse lasciarsi persuadere, per non apparire di avere ceduto alla forza, siccome accadde per Genan Borzig che, dopo lunga controversia, il defunto sultano finì per riconoscere, con documento rilasciato al signor Féraud, che erasi sbagliato e che quella località apparteneva all'Algeria. Tenendo in mano il trattato del 1845, la Francia compierà nuove annessioni. Coll'elasticità di tale patto (vedi documento diplomatico n. 1082 serie XL) 1 il Governo di Parigi ha buon giuoco.

Arduo compito quello delle Potenze amiche di vegliare al mantenimento dello statu quo territoriale di uno Stato i cui confini sono, per lunghissimo tratto incerti all'est e molto vaghi al sud, dal quale lato il sultano accampa diritti sin quasi al Senegal e l'Inghilterra pare abbia invece sostenuto che il Marocco non si protenda più in là del fiume Ora. Affermazione questa che non starebbe d'accordo con importanti relazioni geografiche.

Nell'interesse del Marocco, nell'interesse delle Potenze cui sta a cuore il mantenimento dello statu quo di quest'Impero, sarebbe a desiderare -desiderio però ch'io vedo di difficile realizzazione-che si uscisse una buona volta dall'incertezza stabilendo in modo chiaro e preciso i confini degli Stati sceriffiani. Per tal guisa, le tre Potenze che sottoscrissero la nota sovraccitata -nota che ha già giovato al sultano perché in base ad essa il Governo del re poté dissuadere la Spagna dall'insistere nella pretesa accampata di cambiare la località di Ifni sull'Atlantico con quella di Kebdena sul Mediterraneo--non si troverebbero più esposte ad assistere ad annessioni che, compiute all'ombra di trattati che si prestano a varie interpretazioni, riesce alla diplomazia delicato e difficile fare opera per evitare.

Che il gruppo delle oasi del Tuat, Gurara e Tidikelt, che una striscia del Sahara siano piuttosto francesi che marocchini, non è questa questione, si potrebbe forse dire, che leda direttamente gli interessi dell'Italia nel bacino mediterraneo. L'annessione al Tuat le mire ambiziose sopra Figuig ed Igli, sono collegate al progetto della creazione della strada ferrata transahariana, ed attuata questa il Marocco si troverà circondato da una catena di terre la quale sbarrerà la via ai suoi traffici non solo col Sahara e colle oasi ma eziandio con tutti i suoi territori lungo la frontiera algerina. Quando la Francia si sarà insediata a Tuat, a Figuig, a Igli, il Marocco sarà sempre più alla mercede dei voleri di quella Potenza. L'annessione del Tuat si collega eziandio alle vedute della Francia su Gadames. È pure il commercio della Tripolitania che è in giuoco.

Quand'anco si volesse sostenere che la questione del Tuat non rivesta per se stessa grande importanza agli occhi delle Potenze interessate alla conservazione

dell'equilibrio mediterraneo, gli effetti della consumata annessione di quelle oasi, sarebbero, a mio senso, gravidi di pericoli per le Potenze medesime. Ogni strappo fatto dalla Francia al territorio marocchino, sia pure in quelle lontane regioni, renderà sempre più salda la credenza di questi governanti nella superiorità della forza della Repubblica su quella delle Potenze amiche riunite. E quando questa convinzione abbia messo profonde radici, potrebbe arrivare momento in cui il Marocco si appigliasse a partiti -e lo ha fatto intendere in qualche occasionedai quali verrebbe di repente sconvolto l'equilibrio mediterraneo a tutto danno dell'Italia e delle Potenze che con essa hanno in quel mare interessi comuni.

P.S. -Mi valgo di questa occasione per segnare ricevuta e porgere grazie a V. E. -del dispaccio delli 16 maggio n. 18030/582 , divisione I, sezione I, riservato, contenente la copia del rapporto col quale il r. console generale in Tripoli ha riferito a V.E. una conversazione da lui avuta col suo collega di Francia circa le regioni sudanesi ed il sud dell'Algeria.

415 5 Lo stesso giorno Baratieri scrisse a «Illustre ministro», con ogni probabilità Mocenni, una lettera di cui si pubblicano i passi seguenti: «Secondo quanto avevo scritto nei miei precedenti rapporti, sono stato lì lì per fare un colpo su Cassala. Ma la nuova fase degli avvenimenti in Abissinia, i rinforzi, massime di cavalleria, inviati all'ultima ora da Cartum, il bisogno di risparmiare le popolazioni intorno a Cassala che nelle contingenze odierne mi parrebbe impolitico disperdere ... mi hanno sconsigliato dall'intraprendere un'operazione, l'esito militare della quale, da me preparato si può dire da quattro anni, non pareva dubbio ... Ella illustre generale ha avuto il merito essenzialissimo rispetto alla Colonia, ed io credo pure rispetto alla Madre Patria, di salvare l'integrità della Colonia tra il gennaio ed il febbraio; non può credere quanto in tal guisa si sia guadagnato la riconoscenza nostra in generale e la mia in particolare».

416 1 R. del 3 ottobre 1891, da Tangeri. non pubblicato nel vol. XXIV, della serie Il.

417

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 27. Berlino, 6 luglio 1894.

Dalle dichiarazioni fattemi dal cancelliere imperiale resta assolutamente escluso ogni dubbio che sultano possa trovare incoraggiamento in Germania contro aggradimento Catalani 1; anzi di buon grado cancelliere telegrafò subito ambasciatore di Germania a Costantinopoli di adoperarsi d'accordo con ambasciatore d'Austria-Ungheria per tale aggradimento e per far sentire sconvenienza rifiuto, in modo però da evitare suscettibilità sultano. Di questo fu data comunicazione a Vienna 2 .

418

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 29. Costantinopoli, 6 luglio 1894.

Ho comunicato verbalmente agli ambasciatori d'Austria-Ungheria e Germania il contenuto del telegramma d'oggi 1• Ambedue sono d'accordo disposti a soddisfare al desiderio del R. Governo alla condizione che prima di fare qualsiasi passo essi ricevano ordine ed istruzioni da Vienna e Berlino e che Catalani non venga prima

2 Questo telegramma fu ritrasmcsso all'ambasciata a Costantinopoli con T. riservato 32, pari data. 418 l Cfr. n. 417, nota 2.

d'avere ottenuto il gradimento. Credo che non si debba perdere tempo. V.E. dovrebbe provocare immediatamente ordini da Vienna e Berlino a Calice e Radolin. Più che di persona si fa questione di procedura. Il sultano è offeso che a Roma si sia annunziata ufficialmente la partenza dell'ambasciatore Catalani per Costantinopoli prima che fosse gradita.

416 2 Non pubblicato. 417 l Risponde al n. 414.

419

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 30. Vienna, 7 luglio 1894.

Ho fatto a Kalnoky la raccomandazione di cui V.E. mi ha incaricato col telegramma di ieri 1• Kalnoky mi promise di telegrafare a Calice perché cogliendo l'occasione raccomandi a Costantinopoli di non insistere sul rifiuto di Catalani. Kalnoky mi disse poi che l'ambasciata austro-ungarica non avea dato alcun incoraggiamento a tale rifiuto. L'incaricato d'affari austro-ungarico si è limitato a informare che il sultano era stato offeso perché la nomina fu pubblicata prima del suo consenso. Ho stimato inutile citare il procedimento di Ludolf giacché mi si sarebbe risposto con quel più recente di Dubsky rifiutato da Robilant. L'importante è che Kalnoky telegrafi nel senso surriferito.

420

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO. MAROCHETTI

D. RISERVATO 25463 1 . Roma, 7 luglio 1894.

In colloqui successivi avuti con me il 29 giugno2 e col presidente del Consiglio il 3 corrente, il barone di Meyendorff, in base ad una nota verbale, della quale non lasciò copia, ci ha fatto conoscere che il Governo imperiale non poteva darci atto del protocollo anglo-italiano del 5 maggio per la parte che si riferisce all'Harar, il quale vi è riconosciuto come compreso nella sfera di influenza italiana. Egli ha aggiunto che il Trattato d'Uccialli fra l'Italia e l'Etiopia era stato denunziato da re Menelik.

V.E. darà lettura nella stessa forma al ministro imperiale degli affari esteri della nota verbale qui acclusa, che risponde alla comunicazione del barone Meyendorff.

420 1 Copia di questo dispaccio fu inviata l'Il luglio alle rappresentanze a Berlino, Costantinopoli. Londra, Madrid, Parigi, Vienna, Bruxelles, Copenaghen, L'Aja, Lisbona e Stoccolma.

1 Cfr. n. 398.

NOTA VERBALE

ALLEGATO

Roma, 7 luglio 1894.

Le baron E. Meyendorff a fai t connaìtre le 29 juin dernier au ministre royal des affaires étrangères, et le 3 courant au président du Consci!, sur la base d'une note verbale du Gouvernement impérial, dont il n'a pas laissé copie, que le Gouvernement impérial ne pouvait pas donner acte du protocole anglo-italien du 5 mai, pour la partie qui se réfère au Harar, !eque! y est reconnu comme compris dans la sphère d'influence italienne. Il a ajouté que le Traité d'Uccialli entre I'Italie et l'Ethiopie, avait été dénoncé par le roi Ménélik.

Il a été rappelé dans cette circonstance au chargé d'affaires de Russie qu'au mois d'octobre 1889 le Gouvernement du roi notifia aux Puissances signataires de l'Acte général de Berlin 3 , en conformité de l'artide 34 qui était expressément cité dans cette notification, la stipulation qui faisait de I'Italie la Puissance protectrice de toute l'Ethiopie, dont le Harar faisait partie depuis 1887. La portée incontestable de cette notification. pour ce qui pouvait concerner !es Gouvernements qui la recevaient, était entre autres, de mettre le Harar comme dépendance de l'Abyssinie, dans la sphère d'influence italienne; !es oppositions et !es objections admises et prévues par I'Acte général de Berlin ne s'étant pas produites, il en est ressorti un état de droit régulier, et le Gouvernement italien ne saurait accepter maintenant des objections et des reserves qui tendraient, directement ou indirectement, à l'altérer.

Cette considération dispense le Gouvernement du roi d'entrcr dans des discussions au sujet de la prétendue dénonciation du Traité d'Uccialli. Le Gouvernement du roi a eu l'occasion, à propos des lettres relatives du roi Ménélik de déclarer formellement au Gouvernement impérial, par l'entremise de l'ambassade d'Italie à St. Pétersbourg, qu'il considère ce traité et la convention d'octobre 1889 comme des stipulations perpétuellcs, et que, par conséquent !es relations qui en ressortent entre !es parties contractantes ne peuvent ètre modifiées que par un accord forme! entre elles. Mais quoi qu'il en soit des dispositions personnelles, présentes ou futures, des chefs africains dont !es stipulations quelconques ont pu servir de bases pour des déclarations de protectorats conformes à l'art. 34 de l'Acte général dc Berlin, il est de droit public désormais qu'il ne dépend pas de ces indigènes d'infirmer !es protectorats établis d'après des règles convenues entre les Puissances européennes.

Au sujet dc la communication du protocole anglo-italien de délimitation du 5 mai et de la déclaration qui y est annexée, le sous sécretaire d'Etat impérial des affaires étrangères a déclaré à l'ambassadeur d'Italie que le Gouvernement russe entendait rester étranger à la question.

Le Gouvernement du roi considère cette déclaration de S.E. M. Sciskine comme conforme à la situation de droit ci-dessus définie 4

4 Il giorno successivo Blanc ebbe un nuovo colloquio con Meyendorff e ne diede notizia a Marochetti con D. 25760/139 di cui si pubblicano i due passi seguenti: il barone di Meyendorff «volle di nuovo entrare nel merito dell'argomento. affermando che il Governo russo non aveva mai riconosciuto il Trattato d'Uccialli, e che Menelik non solo l'aveva denunziato, ma non l'aveva mai osservato in quanto all'obbligo supposto di inviare le sue comunicazioni agli altri Governi per mezzo del Governo italiano ... Il barone di Meyendorff avendomi chiesto se intendevo dunque che vi fossero due diritti pubblici, uno per le sovranità europee, l'altro per le africane, gli dissi che certamente non supponevo che egli considerasse la situazione d'alcuno dei capi africani come analoga a quella dei nostri rispettivi sovram>>.

419 1 Cfr. n. 414.

420 3 Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 62.

421

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1905. Parigi, 8 luglio 1894, ore 13,10 (per. ore 15,25).

Ministro affari esteri mi ha detto ieri sera che aveva prescritto una inchiesta sui danni arrecati a Lione, e che incaricò i giureconsulti dei ministeri di fargli un rapporto sulla questione di diritto circa i risarcimenti e sui precedenti di fatto. Aggiunse che prima d'aver tutti questi elementi non poteva pregiudicare decisione; disse che a prima vista ed a suo personale avviso questione dell'indennità era di competenza dei tribunali; negò recisamente che rappresentante Francia a Berna avesse potuto dare alcuna assicurazione d'indennità in nome del Governo francese 1 .

422

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 33. Massaua, 9 luglio 1894.

Agordat 9 luglio. Piano dervisci concentrare per autunno grosso corpo Cassala. Situazione equivoca Etiopia, condizione odierna militare, razzie audaci cavalleria dervisci m'inducono effettuare colpo contro Cassala indicato mie relazioni 11 maggio, 8 giugno 2 . Continuando situazione come oggi, giorno 14 conto iniziare operazione assumendone comando d'accordo con comandante truppe.

423

IL COLONNELLO PIANO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. RISERVATO 32. Addis Abeba, 9 luglio 1894.

Di seguito ed a conferma dei miei tre telegrammi in data Addis Abeba, 19 giugno, 26 giugno e 8 luglio 2 , ho l'onore di riferire all'E. V. quanto segue.

Durante il mio soggiorno in Harar, con un telegramma in data 18 maggio3 e susseguente lettera di pari data col n. 22 di protocollo riservato 4 , ho già informato codesto ministero dei colloqui avuti con ras Maconnen e delle dichiarazioni che egli mi fece.

Dopo che gli ebbi presentata la lettera a lui diretta da S.E. il presidente del Consiglio intavolai seco le trattative circa l'appoggio che il R. Governo sperava da lui per comporre amichevolmente e con gradimento di ambo le parti le nostre questioni.

Egli, mentre deplorava la nessuna influenza che aveva sull'animo dei suoi sovrani, appunto perché accusato di soverchia devozione agli italiani, mi avvertiva in pari tempo che io avrei dovuto armarmi di molta pazienza perché avrei trovato alla Corte di Menelik molte diffidenze e non pochi sospetti contro il R. Governo e le sue intenzioni.

Durante il mio soggiorno in Harar, mi fu largo di cortesie ed all'atto di mia partenza per lo Scioa mi congedò con tutti gli onori fattimi all'arrivo.

All'infuori, però, di queste sue personali gentilezze, ho ragione di credere che ras Maconnen pel timore di compromettersi, nulla abbia fatto per agevolare il mio compito, ed aggiungo anzi che, nell'attuale situazione, se anche qualche cosa egli avesse avuto in animo di fare, difficilmente avrebbe potuto ottenere pratici risultati.

Mentre io stava per partire da Harar ebbi sentore dell'imminente arrivo in Addis Abeba dei capi tigrini. Se avessi voluto, affrettando la marcia, avrei potuto giungere in tempo per assistere al convegno; ma varie ragioni me ne dissuasero.

Mediante un servizio d'informazioni che ebbi campo di organizzare durante il mio soggiorno in Harar, avevo saputo essere poco attendibile la voce che allora correva in Etiopia che ras Mangascià sarebbe stato incoronato: mi si aggiungeva essere molto probabile che sarebbe invece stato incatenato, e mi si assicurava con certezza che, se altri affronti non gli verrebbero fatti, gli avrebbero tolti Paesi per arricchirne i parenti della regina.

In quello stato di cose, pensai non essere conveniente la mia presenza in Addis Abeba durante il convegno; poiché se Mangascià fosse stato incoronato, non ne sarebbe stato grato all'Italia e, forse per tema di compromettersi agli occhi di Menelik, non avrebbe probabilmente fatto all'inviato italiano la dovutagli accoglienza; se poi, invece dell'incoronazione gli fosse incolto qualche male, i capi tigrini non avrebbero mancato di ascriverne colpa ai maneggi dell'inviato stesso.

Una lettera privata, ricevuta durante la mia marcia dal dottor Traversi, senza entrare in particolari, confermava in massima le informazioni da me assunte in Harar e sempre più mi persuadeva dell'opportunità di non affrettare il mio viaggio.

Giunsi di fatto in Addis Abeba il giorno 16 giugno, tre giorni dopo la partenza di ras Mangascià.

Ras Alula, ligg A varrà ed i parenti di Baiané, col consenso di re Menelik si erano fermati ad Addis Abeba coi loro soldati.

Tale cortese ospitalità concessa pubblicamente dal re dei re a questi nostri notori avversari precisamente alla vigilia dell'arrivo dell'inviato italiano, arrivo che

423 3 Cfr. n. 319. 4 Non pubblicato.

281 era stato precedentemente annunciato, era un primo sintomo dell'ambiente che avrei trovato alla Corte dello Scioa.

Al mio arrivo in Addis Abeba, re Menelik al quale non avevo per anco consegnate le lettere del R. Governo di cui ero latore, mi fece ottimo ricevimento. Vennero pure ad incentrarmi a due chilometri dalla città l'ingegnere Capucci, il cavalier Ilg e il signor Savouré con tutti gli impiegati della Compagnie franco-africaine. Il dottor Traversi era venuto a me fin dalla tappa di Ciaffideusi.

Quando poi ebbi consegnato a Menelik le lettere in questione, ed egli notò che io non portava, come egli sperava, lettere né di S.M. il nostro Augusto Sovrano, né di S.E. il presidente del Consiglio, né di S.E. il ministro degli esteri, recanti favorevoli risposte ai suoi precedenti reclami, le cose mutarono di aspetto.

Oltre la manifesta ostilità a mio riguardo che traspariva dal contegno dei grandi del Regno coi quali mi trovai a contatto, dallo stesso Menelik furono usati a me ed alla mia gente tutti quei piccoli dispetti con cui i grandi d'Etiopia usano manifestare il loro risentimento verso persona poco gradita.

Le udienze indette venivano senza apparente ragione ritardate. l colloqui erano brevi e inconcludenti.

Di questi ed altri puerili dispetti che non raggiunsero, però, mai gli estremi di una palese scortesia intollerabile ad un inviato ufficiale, io non mi detti per inteso e continuai serenamente a procedere nel mio compito.

Undici giorni dopo il mio arrivo, il 26 giugno, in un'udienza solenne, alla quale assistette anche il dottor Traversi, Menelik col viso coperto in segno di corruccio, mi espresse la sua meraviglia che io non avessi portato altre lettere all'infuori di quelle consegnategli e mi disse che già da troppo tempo duravano le trattative sulle quali era impossibile d'intenderei se prima non sopprimevasi l'articolo 17 del Trattato d'Uccialli, trattato ormai scaduto e che per lui non aveva più nessun valore (jè mairrabà negher).

Mi chiese poscia quale era lo scopo della mia venuta e quando contavo di ripartire e quasi avesse temuto di non essersi espresso abbastanza chiaramente, mi soggiungeva che trattandosi di risolvere al più presto gravi questioni di Stato, gli sarebbe stato grato se non avessi frapposto indugio al mio ritorno in Italia.

Ras Olié, fratello della regina presente al colloquio, ripetè le parole del re, insistendo egli pure sulla convenienza della mia pronta partenza.

Risposi a Sua Maestà che lo scopo del mio viaggio chiaramente definito in una lettera di S.E. il sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri 5 , a lui precedentemente consegnata, era quello di udire dalla sua bocca quali fossero le sue intenzioni per dissipare i malintesi sorti fra l'Italia e l'Etiopia e riferirle al mio sovrano; riguardo al mio soggiorno in Etiopia non essere io accreditato a rimanere.

Aggiunsi che convenendo pienamente con Sua Maestà circa la convenienza di addivenire al più presto ad una soluzione della questione esistente, consentivo di buon grado di partire al più presto, e, cioè, non appena egli mi avesse chiaramente detto quanto desiderava.

A questa mia risposta, Menelik parve acquetarsi, si scoperse il volto e mi disse che, in un prossimo colloquio, avrebbe a lungo discorso meco delle questioni che ci dividevano.

Dopo questa udienza, si mutò favorevolmente il contegno di Menelik a mio riguardo, e la stessa regina Taitù così avversa agli europei fu meco di un'eccezionale cordialità.

Nei frequenti inviti, nei quotidiani e quasi famigliari colloqui, il re e la regina ebbero parole deferenti e cortesi all'indirizzo delle LL.MM. i nostri Augusti Sovrani, dimostrarono di apprezzare i vantaggi che avrebbero potuto trarre dalla nostra amicizia ed esternarono la speranza che in un nuovo viaggio, io avrei presto a ritornare in Etiopia, latore per parte del R. Governo, di quelle concessioni che essi mettevano per condizione al rinnovamento dell'antica amicizia.

Come ebbi l'onore di telegrafare all'E.V. col mio già citato telegramma dell'8 luglio, mutata la forma, la sostanza rimaneva qual era. Menelik chiede l'abolizione dell'articolo 17 ed il mantenimento dei rimanenti articoli del Trattato d'Uccialli.

Per tal modo, sebbene non sia stata ora apertamente sollevata, ritorna implicitamente in campo la questione dei confini alla quale non tarderà a far seguito quella di Debra Bizen.

Poco ho da aggiungere a quanto ebbi l'onore di esporre in quel mio telegramma dell'8 luglio. Troppo è nota all'E. V. tutta l'istoria delle trattative con re Menelik perché io debba ripeterla.

Finché egli fu semplice re di Scioa ed ebbe bisogno di noi ed a noi lo legò comunanza di interessi per abbattere la potenza di re Giovanni, egli si dimostrò caldo amico dell'Italia e del suo Governo e fu largo di promesse di ogni genere.

Dopo la morte di re Giovanni e dopo che cogli aiuti nostri materiali e morali, Menelik riuscì a proclamarsi re dei re d'Etiopia, le cose mutarono d'aspetto.

Ai cordiali e solenni ricevimenti fatti in Italia alla missione scioana nel 1889 fecero triste contrasto le quasi ostili accoglienze fatte poco dopo in Scioa ai nostri residenti. Poi incominciò la storia delle proteste dell'articolo 17, storia terminata col ritorno in Italia del conte Antonelli e di tutti i residenti.

Succedette poscia un periodo di tregua, in cui Menelik impensierito del contegno che temeva avesse assunto l'Italia, parve per un istante avesse intenzione di addivenire a migliori consigli.

Ma quando a poco a poco incominciò ad accorgersi che l'Italia non aveva intenzioni ostili, egli ed i suoi capi interpretarono la cortese nostra longanimità come prova di debolezza, e sorsero da capo le antiche proteste alle quali altre se ne aggiunsero contro il Governo dell'Eritrea che non si era rassegnato a sopportare in pace la strana arroganza ed i malevoli intrighi dell'inviato scioano Mesciascià Uorchiè, la cui scorta armata, composta di 500 uomini (strano corteo per un ambasciatore) non si peritava di molestare sul nostro territorio le carovane che vi transitavano.

E queste proteste non ebbero neppure termine quando lo stesso re Menelik ebbe in mano le prove palesi della malafede del detto Mesciascià Uorchiè, il quale poco dopo il suo ritorno in Scioa si faceva iniziatore con altri grandi dell'Impero, di una vasta congiura contro la vita del suo sovrano e veniva per questo reato condannato a morte e poscia graziato ed incatenato su un'amba dove tuttavia trovasi.

Ed a questo riguardo è mio dovere di dovere riferire all'E.V. che mi consta in modo certissimo che uno dei capi d'accusa che in pubblico tribunale re Menelik fece leggere dall'alekà Stefanos contro Mesciascià Uorkiè fu di «aver lavorato cogli italiani a danno dell'Etiopia».

Prego V.E. di voler fermare la sua attenzione sulla gravità di questo fatto non solo per ciò che riguarda la sciente vacuità delle proteste riflettenti i pretesi mali trattamenti usati all'inviato scioano, ma eziandio specialmente per la parte poco lusinghiera che con singolare incoerenza veniva a noi italiani assegnata in un pubblico e clamoroso processo di alto tradimento.

Quanto finora ebbi l'onore di esporre riguarda un passato ben noto all'E.V. che certo non ha giovato a disporre in Italia la pubblica opinione in favore del re dei re d'Etiopia.

Il presente al quale assisto è peggiore ancora del passato. Sarebbe grave illusione la nostra se credessimo di godere in Scioa quella stima e quel prestigio a cui abbiamo diritto.

La recente venuta dei capi tigrini che tutti, con ras Mangascià alla testa, si presentarono umilmente colla pietra sul collo implorando perdono, ha notevolmente imbaldanzito Menelik e la sua Corte.

Erano stati invitati per assistere a questa cerimonia tutti i principali capi dell'Impero convenuti dalle più remote provincie, ed al dimesso passaggio dei capi tigrini camminanti in atto servile collo sciomma alla cintura, facevano ala i fucilieri del re e gli artiglieri dei 25 pezzi che Sua Maestà possiede in Addis Abeba, con quattro cariche a mitraglia ostensibilmente disposte a terra vicino ad ogni pezzo.

L'umiliazione dei capi tigrini rimandati delusi ed umiliati, depauperati per giunta del Paese di Tsellent, volle qui considerarsi come un atto di protesta contro gli italiani accusati d'essere stati in passato loro istigatori di rivolta.

Ai vecchi malumori contro di noi altri nuovi se ne aggiunsero in questi ultimi giorni quando giunsero in Etiopia i giornali d'Europa annuncianti le trattative concluse fra l'Italia e l'Inghilterra circa la delimitazione delle sfere d'influenza sull'Harar e Paesi limitrofi.

Oltre a ciò, ras Alula, qui rimasto e che, sebbene molto diminuito d'importanza, gode tuttora di quel prestigio che il suo passato militare gli ha acquistato, è ogni giorno ricevuto a Corte ed i suoi consigli non sono certo a noi benevoli.

Come ebbi l'onore di telegrafare all'E.V., dopo quanto ho udito e veduto durante la mia missione è mio fermo convincimento, confortato anche dalla storia del passato, che assolutamente nulla abbiamo da sperare dall'amicizia di Menelik, ben poco da temere dalle sue inimicizie.

Voluto o non voluto ora dal re dei re di Etiopia, noi abbiamo con lui un trattato che egli ha firmato di suo pieno gradimento quando aveva bisogno dell'opera nostra e che definisce di fronte alle Potenze d'Europa la reciproca situazione dell'Italia e dell'Etiopia.

Se per desiderio di pace e di buon accordo, si addivenisse ora alla soppressione dell'articolo 17 che Menelik chiede con tanta insistenza, si perderebbero di fronte alle Potenze civili i vantaggi della situazione che verso l'Etiopia abbiamo assunto, senza neppure acquistare la riconoscenza di Menelik che non mancherebbe in seguito di sollevare le vecchie questioni dei confini, di Debra Bizen.

A questo riguardo, ho l'onore di riferire all'E.V. che, allo scopo di scrutare quali fossero le intenzioni di re Menelik in entrambe queste questioni che non ho creduto opportuno di sollevare in un colloquio che ebbi seco e nel quale egli mi ripeteva che l'unica divergenza che ci separava era quella relativa all'articolo 17, io gli risposi, che dovendo riferire al mio Governo quali fossero le sue intenzioni, lo pregava mi dichiarasse apertamente se voleva addivenire a nuove concilianti trattative sulla base della soppressione dell'articolo 17 o se pure egli, ad eccezione del detto articolo, desiderava che il Trattato di Uccialli rimanesse quale era.

Egli comprese la gravità della mia domanda e mostrassi titubante nel rispondere.

Ed allora, soggiunsi, che non volevo sorprenderlo con una domanda improvvisa, ma che vi avesse pensato sopra tutta la notte e mi avesse dato risposta il mattino seguente.

L'indomani egli mi rispose che, all'infuori dell'articolo 17, le altre questioni relative al Trattato di Uccialli erano di lieve importanza, che si sarebbero agevolmente accomodate in seguito. Non mi parlò affatto né dei confini, né di Debra Bizen e alluse soltanto all'opportunità di modificare con reciprocanza di trattamento l'articolo riflettente il giudizio di reati commessi in territorio italiano da sudditi etiopici.

Poi con affettata bonomia soggiunse: «Tolto l'articolo 17 manteniamo pure qual è il trattato che ci lega». Non ho d'uopo di far rilevare all'E.V. l'importanza di questa dichiarazione che apre l'adito alla rinnovazione di tutte le vecchie proteste.

Per ciò che riguarda la questione riflettente Debra Bizen, essa è tuttora latente, ma è da prevedersi che non tarderà ad essere apertamente posta in campo dal partito religioso che capitanato dall'intransigente abuna Mattios e protetto dalla regina è in questo momento onnipotente in Scioa.

Pare che una strana fatalità spingente a rovina gli imperatori d'Etiopia pesi sugli ultimi anni del loro Regno ed abbia principio con persecuzioni religiose.

Tale fu di Teodoros e di re Giovanni.

Da alcuni sintomi pare che lo stesso fenomeno tenda ora a ripetersi.

Re Menelik ha già incominciato a dar prova dell'incipiente sua intolleranza religiosa con esecuzioni capitali con relegazioni e pene minori contro cattolici indigeni e con sorde minacce contro la stessa missione francese di Harar; il cui capo monsignor Taurin Cahagne mi pregò personalmente, credo in buona fede, di patrocinare la sua causa presso Menelik, cosa che non ho creduto opportuno di fare, come quella che usciva dai limiti della mia missione.

Come ebbi l'onore di telegrafare all'E.V., l'unica questione di comuni interessi che potrebbe legarci all'Etiopia è quella riflettente i dervisch.

È indubitato che se si potesse trattare seriamente con Menelik, sarebbe di non lieve vantaggio per la nostra Colonia un'azione comune contro i minaccianti dervisch.

Egli non mancò neppure, nei colloqui che ebbe meco, di farmi travedere la possibilità di questa evenienza quasi come premio che egli sarebbe disposto a concedere per l'abolizione dell'articolo 17. Ma oltreché egli non si è punto compromesso con impegni di sorta, io ricordo tuttora tutte le sue incertezze, quando, verso la fine del 1887, egli si era personalmente impegnato con noi in un'azione comune contro re Giovanni.

Se dalla storia del passato è lecito arguire dell'avvenire, è logico il supporre quale sarebbe ora la condotta di re Menelik anche se, allettato dalla speranza di speciali compensi, consentisse di trattare in proposito.

Voglio con questo esprimere la mia convinzione che, indipendentemente da qualsiasi accordo, Menelik combatterà o non combatterà i dervisch, prendendo unicamente consiglio dai propri interessi, nulla preoccupandosi dei nostri.

Giova inoltre aggiungere a questo riguardo che, da quanto ho veduto coi miei occhi, l'esercito scioano è !ungi dal presentare quella importanza militare che da molti si crede e che dopo le sconfitte patite da Tackle Aimanot e dallo stesso re Giovanni, si ha qui una singolare paura dei dervisch che si tenta di tener lontani più con regali che per forza d'armi.

Esaurita l'esposizione di quanto strettamente si riferisce alla mia missione, poco mi rimane a dire.

Quali siano le relazioni di Menelik colle Potenze d'Europa è noto ali'E.V.

Quali siano quelle verso i suoi capi, mi riservo di riferire ali'E.V. al mio ritorno in Italia.

Sia le une sia le altre non hanno a parer mio nulla di inquietante per noi in questo momento politico.

I francesi che, per vicinanza geografica di Gibuti, hanno collo Scioa occasione di più frequenti rapporti, non otterranno, a mio modo di vedere, dall'Etiopia, già troppo insospettita contro di noi, concessioni o trattati migliori di quanto noi ottenemmo.

lo penso inoltre che i francesi, al par di noi, abbiano ormai compreso il giuoco degli scioani disposti ad accettare sempre ed a contraccambiare mai.

Anche la Società franco-africaine, diretta dal noto signor Savouré, qualche mese addietro, molto potente ed accarezzata alla Corte di Scioa, è ora sulla via del fallimento; ed ho assistito io stesso al modo poco edificante col quale re Menelik la ricompensa di non pochi favori ricevuti.

Ho già avuto l'onore di telegrafare all'E.V. il modo molto onorevole col quale fui licenziato da re Menelik, cosa che salva pienamente le apparenze e lascia al R. Governo libera scelta di condotta avvenire.

Ciò esposto, animato dalla fiducia di cui il R. Governo mi ha onorato, affidandomi la presente missione, mi permetto di accennare sommariamente il concetto che mi sono fatto dell'attuale situazione.

l) Come già ebbi l'onore di affermare, credo sarebbe una pericolosa illusione il ritenere possibile un franco e sincero ritorno alla primitiva amicizia. Troppi interessi contrari e reciproche diffidenze la rendono impossibile.

2) Ciò premesso, parmi sarebbe inutile e dannosa qualsiasi concessione, per parte nostra, il che non farebbe che aumentare le pretese e diminuire il nostro prestigio.

3) Qualunque siano le decisioni che il R. Governo sarà per prendere, avuto riguardo al carattere personale di Menelik, più diplomatico che soldato, ed alle qualità poco bellicose degli scioani, non credo che le presenti vertenze possano, in tempo breve, avere violenta soluzione.

4) Ritengo che, ove il R. Governo avesse l'intenzione di assumere a riguardo di Menelik un contegno di dignitosa riserva quale sembra suggerito dall'attuale situazione, converrebbe non perdere mai di vista l'Harar che, oltre ad essere ricca e fertilissima regione, è militarmente parlando la chiave dell'Etiopia meridionale, come il Tigré lo è dell'Etiopia settentrionale.

5) Se fosse possibile isolare l'Etiopia da sud, per noi che l'abbiamo circuita da tutte le altre parti, il problema sarebbe risoluto e si potrebbe, fiduciosi nell'avvenire, aspettare il fatale disgregamento di questo Impero che abbandonato a se stesso non tarderebbe a sfasciarsi.

6) Nella situazione che verrebbe a crearsi, ove il R. Governo approvasse il concetto che mi sono fatto della situazione, ritengo non sarebbe prudente l'invio di altri residenti che, per non dir peggio, si troverebbero qui in posizione insostenibile.

Non volendo rinunciare ai vantaggi di un buon servizio d'informazioni, si potrebbe organizzarlo segretamente per mezzo di commercianti privi di qualunque veste ufficiale.

421 1 Tale notizia era stata comunicata da Blanc a Ressman con T. 1621 del 6 luglio, non pubblicato. 422 1 Ed. in L V 86, p. 41 e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, ci t., pp. 283-284. 2 Cfr. n. 325. Il rapporto dell' 11 maggio è ed. in L V 86, pp. 32-35. 423 l Da ACS, Carte Crispi. 2 Questi telegrammi non si pubblicano perché il loro contenuto è esposto più ampiamente nel presente rapporto.

423 5 Di tale lettera, datata Roma. 31 gennaio si pubblica il passo seguente: «La Maestà Vostra deve uscire dalla cattiva strada nella quale i suoi consiglieri l'hanno avviata: desidero che Vostra Maestà faccia conoscere all'Italia i giusti suoi desiderii. ed a questo scopo la Maestà Vostra riceverà il colonnello Piano il quale ha le nostre istruzioni per intendersi colla Maestà Vostra nelle varie questioni che da tre anni rendono tanto poco sicura un'amicizia di venti anni».

424

FELICE VIVANTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 9 luglio 1894.

Le cordiali manifestazioni del re, del Governo, della Camera e del Paese hanno convertito un grave doloroso incidente in un fattore favorevole alla causa nostra.

Il Dupuy era già bene disposto, ma il ministro degli esteri che esitava ebbe sabato con Rouvier una conversazione, dalla quale risulta che si approfitterebbe delle prossime vacanze per conferirgli la missione di discutere coli'E.V. le questioni pendenti gettando possibilmente le basi di un accordo generale -ossia Africa è ripresa delle relazioni commerciali -mentre la questione dell'Europa centrale si toccherebbe soltanto secondo la nostra convenienza.

Ma il signor Hanotaux soggiunse, che per realizzare questo programma è indispensabile eliminare prima una difficoltà di forma. Il Governo francese protestò contemporaneamente a Londra ed a Roma contro la convenzione africana.

Interpellato alla Camera il Hanotaux si astenne, secondo il desiderio espressogli, di accennare all'Italia lieto di fornirle così una prova delle sue disposizioni amichevoli. Ma mentre l'Inghilterra si dichiarò pronta a conversare ed esaminare la cosa col Governo francese noi non abbiamo risposto nulla.

Il ministro, minacciato da nuova interpellanza vorrebbe evitarla, per non turbare l'attuale ambiente favorevole.

Egli gradirebbe perciò una risposta anche verbale per mezzo di Billot o di Ressman analoga a quella dell'Inghilterra. Desidererebbe nel comune interesse fosse molto gentile e cordiale nella forma rimanendo impregiudicata la sostanza il cui esame sarebbe compreso nel prossimo intimo scambio di idee. Si può conversare anche senza concedere disse il Hanotaux, la risposta lascerebbe dunque il tempo che trova, ma permetterebbe un rinvio indeterminato, facendo comprendere che in seguito alla cortese attitudine dell'Italia qualunque interpellanza sarebbe inopportuna e precluderebbe l'adito a discussioni amichevoli durante le vacanze parlamentari.

Ella non ignora, mio ottimo presidente, che qui la questione di forma prevale sopra ogni altra e che l'Inghilterra solleticando con belle parole l'amor proprio francese ha ottenuto poi soluzioni conformi ai propri interessi.

Confido quindi si possa eliminare subito questa difficoltà di procedura che inceppa il conseguimento del nostro fine.

Bisogna battere il ferro quando è caldo ed è perciò che il Rouvier mi prega di interessarla a voler sopprimere questo insignificante ostacolo e la ringrazia anticipatamente. Egli confida così ottenere la desiderata missione appena prorogata la Camera, prima che si entri nel periodo dei viaggi ministeriali essendo compreso della grande portata della di lei geniale iniziativa chiamata a lasciare nella storia un'impronta incancellabile.

Attendo dalla di lei cortesia pronto riscontro per mezzo del commendator Pinelli, mentre si vorrebbe stringere i panni addosso fra sabato e martedì. La pregherei allora nel tempo stesso di indicarmi dove ella gradirebbe ricevere il Rouvier nella prima settimana di agosto 2 . Sarebbe una bella contropartita ai gravi errori commessi l'anno scorso nello stesso trimestre estivo! 3

424 l Da ACS. Carte Crispi.

425

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 1924. Parigi, 10 luglio 1894, ore 18.43 (per. ore 21,50).

Consoli Lione, Marsiglia querelandosi che prefetture non proteggono abbastanza efficacemente libertà lavoro, naturalmente invitando capi cantieri ad impedire cacciata italiani sotto minaccia sciopero e disordini, ho ancora pregato ministro affari esteri dare pronte, energiche istruzioni. Egli tosto fece telegrafare di nuovo ai prefetti ordine pubblicare che Governo intende far rispettare libertà lavoro; ma dopo ciò osservò Governo non poteva imporre gli operai ai padroni. Ministro fu più volte offeso dal tono allarmante e amaro per questo Governo dei telegrammi direttimi in chiaro da Durando, il quale in uno mi segnalava quattro italiani feriti, di cui uno gravemente, senza nominarli, lo che fu qui smentito dal prefetto. Ministro degli affari esteri anche oggi mi si querelò dell'allarmismo, e dello spirito in cui gli pareva agire Durando. 1

3 Ma Maffei, con R. riservato 656/317 dell4luglio comunicò, a proposito dei negoziati commerciali franco-spagnoli. che il negoziatore spagnolo «era rimasto colpito dall'astio che incontrò verso di noi, nel funzionario francese, col quale egli stava negoziando. Sopra quella faccenda dell'introduzione della frutta, alla quale, come spiegai nel citato rapporto mio, la Spagna teneva assaissimo, si sollevarono al Quai d'Orsay molte difficoltà, per timore che le agevolezze domandate da questa penisola, potessero, in qualche guisa, produrre un beneficio all'Italia, che non era lecito impedire. Orbene. il negoziatore francese cui alludo non era altri che il signor Hanotaux, allora direttore commerciale al Ministero degli affari esteri, ond'è oggi capo supremo». 425 l Per la risposta cfr. n. 427.

424 2 Cfr. n. 435.

426

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 35. Roma, 10 luglio 1894.

Voglia spedirmi col prossimo vapore italiano rapporto di Cangià contenente lista completa dei casi dei dinieghi di giustizia e di mancanze della Porta a sue promesse constatati sia nel 1891 sia posteriormente e rimasti pendenti senza omettere Giustiniani. Il rapporto preciserà le domande di arbitraggi o di pagamenti liquidi che possono legittimamente essere oggetto d'immediato ultimatum nel caso che nuovo ambasciatore non possa tra breve trattarle amichevolmente. Raccomando segretezza assoluta.

427

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 1664. Roma, 11 luglio 1894, ore 17.

R. Governo ha fatto ripetutamente smentire notizie esagerate di sevizie sofferte in Francia da italiani 1• Richiami Durando maggiore prudenza. Marsiglia mi segnala tre deplorevoli casi di nostri operai, Meytre, Pons e Rigarolo, brutalmente aggrediti da folla solo perché italiani. Se questi fatti si ripetessero, nostre insistenze e assicurazioni codesto Governo a nulla gioverebbero per ricondurre calma nostra colonia2 .

428

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO 36. Roma, 11 luglio 1894.

Bisio telegrafa: «La Porta si è diretta alla Germania e all'Austria-Ungheria per farci desistere dalla nomina di Catalani, ma ho certezza che fermezza dei due Gabinetti e nostra indurrà il sultano a gradir! o»1 . Altre informazioni sicure recano

2 Cfr. n. 434. 428 l Il passo fra virgolette riproduce la sostanza ma non l'esatta forma del T. riservato 34 di Bisio del 9 luglio.

che le obiezioni contro famiglia Musurus sono semplice pretesto e che intrigo levantino fa pressione sul sultano per dimostrare col fatto all'Italia che la Triplice Alleanza è ormai lettera morta.

427 l Risponde al n. 425.

429

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Roma, 11 luglio 1894.

I sent you yesterday copies of papers relating to Somaliland Protocol.

The French you will perceive persevere in their protests!!

I may tell you confidentially that my Government may possibly reply to this last effusion! But for the moment the terms of an answer have not been settled. There is no hurry as the British mission to Harar has been postponed. The French Government moreover wish to avoid any public discussion for the present on this matter.

430

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 1940. Londra. 12 luglio 1894, ore 17.31 (per. ore 20,35 ).

Il Governo inglese continua ad essere seriamente preoccupato dalle conseguenze che può avere il conflitto fra la Cina ed il Giappone. In seguito alla domanda di buoni uffici fatta dalla Cina alla Russia quest'ultima ha diretto al Giappone una comunicazione della quale il Governo di Tokio non pareva disposto a tener conto. Ora si tratta di presentare delle osservazioni collettive, e il Governo inglese si è messo in rapporto con gli altri quattro Stati, considerati come i principalmente interessati nelle questioni dell'Estremo Oriente. Sono questi oltre l'Inghilterra e la Russia, la Francia, la Germania, e gli Stati Uniti. Qui si aspettava ieri che gli Stati Uniti dell'America del nord come sempre dichiarerebbero di voler agire nello stesso modo che gli altri ma senza entrare in un concerto con i medesimi. Al Foreign Office si era abbastanza soddisfatti finora dell'atteggiamento della Russia, ma naturalmente se ne osservano con qualche inquietudine le mosse. Si aspettavano le risposte di Parigi e di Berlino. Nel corso di una conversazione con lord Kimberley gli chiesi secondo quali criteri si chiamava la

290 Germania a far parte di concerti relativi alle questioni dell'Estremo Oriente. Sua Signoria mi disse che la posizione della Germania era determinata dall'importanza dei suoi interessi economici, commerciali e marittimi in quei Paesi. Nelle questioni relative ai medesimi si erano sempre considerate come formanti parte di un concerto le cinque Potenze suddette anche perché avevano trattati speciali con i Governi locali. Gli chiesi di quali trattati egli parlasse mentre io riteneva che, per esempio, l'Italia avesse con la Cina ed il Giappone gli stessi trattati che quelle Potenze hanno. Allora lord Kimberley mi chiese se noi avessimo al Giappone interessi commerciali importanti ed avendo io risposto che ne avevamo di una certa importanza il colloquio concluse colla osservazione di Sua Signoria che in tal caso l'Italia doveva al pari degli altri Stati desiderare che quel Paese non facesse la guerra. Questa conversazione fu tenuta da me entro termini i quali senza esprimere il desiderio del Governo di essere chiamato ad aver voce in questo affare della Corea, permettessero tuttavia al Governo stesso di prendere, in occasione di essa, la posizione che stimasse più confacente agli interessi della sua politica generale 1•

431

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 38. Costantinopoli, 12 luglio 1894.

Jeri ho trovato Said pascià più che mai ostinato a rifiutare gradimento Catalani chiesto a nomina fatta, ciò che per lui equivale ad una imposizione come se si volesse escludere la Turchia dal consorzio delle Nazioni civili. Uguale ostinazione ha trovato il primo dragomanno austro-ungarico che mi precedette da Said. Notificai attitudine della Sublime Porta all'ambasciatore di Germania, il quale trova difficoltà gravissima ma non ancora impossibilità. Egli mi assicura adoperarsi dopo ordine categorico ricevuto da Berlino perché l'insuccesso sarebbe uno schiaffo anche per la Germania. Secondo lui non si potrebbe riuscire che temporeggiando, precipitare rovinerebbe tutto; prendendo ora implicitamente sultano di fronte si danneggerebbe ogni cosa, aspettare alcune settimane, un mese, anche più. L'ambasciatore d'Austria-Ungheria è dello stesso avviso e sabato andrà in persona alla Sublime Porta. Crede conveniente lasciar passare alcuni giorni perché gli animi si calmino. Dal canto nostro conviene insistere a Berlino e Vienna 1 .

431 l Questo telegramma fu ritrasmesso con T. riservato 37, pari data, alle ambasciate a Berlino e Vienna con la seguente premessa: «Trasmetto a V.E. ed approvo fermamente conclusione del seguente telegramma di Bisio».

430 1 Per la risposta di Blanc cfr. n. 437.

432

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. RISERVATO 38. Roma, 12 luglio 1894.

R. Governo lascia lei giudice prendere quelle posizioni che crede più opportune per agire su Cassala 2 .

433

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 39. Roma, 13 luglio 1894.

Voglia constatare presso la Porta che obiezioni contro famiglia Musurus non sono considerate serie da nessun amico Governo imperiale; che unico oggetto lagnanze, cioè partenza Catalani per Costantinopoli non sussiste, rimanendo egli sino primi agosto a Copenaghen; che opposizione ha notoria origine in influenze contrarie interessi italiani, e non in risoluzioni augusta persona sultano 1 . Voglia aggiungere formale dichiarazione sui riguardi che non abbiamo mai cessato usare verso Governo imperiale ed esprimere persistente fiducia che verranno tolti ostacoli non conformi buone relazioni due Paesi, cui io personalmente annetto gran pregio, come non ignora sultano stesso. Se V.S. riesce ne sarà ricompensato.

2 Nel R. 1365, pari data (LV 86, pp. 42-43) Baratieri scriveva: «li piano mahdista, cui io avevo accennato in una mia relazione da Cheren del febbrajo scorso, ora va maturandosi chiaramente, e potrebbe per l'inverno preparare alla Colonia giorni fastidiosi, massime se il Governo eritreo avesse da rivolgere attenzione e difese verso l'Etiopia, dalla quale, malgrado gli ossequi di ras Mangascià, è necessario tenersi in guardia. In tali condizioni di cose, non mi pare prudente aspettare inoperosi nel tardo autunno gli attacchi dei dervisci, i quali molto probabilmente non daranno tregua a noi né alle nostre tribù. Anzi la prudenza. dopo matura disamina, mi spinge ad un'azione immediata, che colpisca la fantasia di dervisci e di abissini, in guisa da permetterei poi di proseguire sereni nell'opera di consolidamento della Colonia». 433 1 Concetti analoghi Blanc espresse lo stesso giorno all'ambasciatore di Turchia aggiungendo: «Non ammetteva per nessun conto simili sospetti verso un amico del sultano quale si onora di essere, e considera ciò opera di nemici, come le minacce dirette all'an. Crispi ed a lui; un rifiuto ci costringerebbe precisamente a prendere un contegno meno amichevole, quale cioè desiderano i comuni avversari».

432 1 Ed. in LV 86, p. 41; in CRISPI, La prima guerra d'Afì·i<·a, cit., p. 184; e, in francese, in A. BILLOT, La France et l'Italie. Histoire des années troubles 1881-1899, tome second, Paris, Plon-Nourrit, 1905, p. 218.

434

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. 1698 1. Roma, 14 luglio 1894, ore 19,30.

L'ambasciatore di Francia mi ha privatamente parlato della condotta irritante del console a Marsiglia 2• L'ho assicurato e confermo a lei che codesta ambasciata ha competenza e poteri per provvedere 3 .

435

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Napoli, 14 luglio 1894.

Nella visita che farete al signor Périer vogliate dirgli come pensiero vostro che converrebbe i due Governi trattassero delle cose africane, sulle quali desiderabile sarebbe un accordo. So che questa apertura sarebbe gradita ali'Eliseo 2 .

436

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 42. Costantinopoli, 14 luglio 1894.

Ambasciatore di Germania venne informarmi trovar sempre forte opposizione gradimento Catalani. Sublime Porta si è rivolta a lui ed all'ambasciatore d'Austria-Ungheria per interessarli raccomandare loro Gabinetti di persuadere quello di Roma a proporre un altro candidato nell'interesse del mantenimento della forza del nostro gruppo contro l'altro a noi avversario. Essi trasmisero desiderio Sublime Porta a titolo di informazione, continuando essi a sostenere energicamente candidatura Catalani, un poco spiacenti che a Roma, a quanto dicono sapere, si creda che essi non agiscano abbastanza energicamente.

2 Cfr. n. 425.

3 Per la risposta cfr. n. 438. 435 l Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi, minuta autografa.

2 Cfr. n. 424.

434 l Minuta autografa.

437

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 26493/420. Roma, 14 luglio 1894.

Ho ricevuto il telegramma del 12 corrente1 col quale V.E. mi ragguaglia circa l'impressione che produce costì il conflitto sorto fra la Cina ed il Giappone e le pratiche in corso fra il Gabinetto di S. Giacomo ed i quattro altri Stati che esso considera come i più interessati nell'Estremo Oriente, per impedire che il conflitto stesso si inasprisca.

In risposta all'osservazione opportunamente fatta dall'E.V. nel suo colloquio con lord Kimberley, che, oltre l'Inghilterra, la Francia, la Russia, la Germania e gli Stati Uniti, altre Potenze e fra queste l'Italia, hanno trattati e colla Cina e col Giappone ed interessi da proteggere e far valere nell'Estremo Oriente, il suo interlocutore si limitò ad osservare che ciò essendo l'Italia deve per parte sua desiderare come gli altri Stati che la pace non sia turbata fra i due Imperi asiatici.

Questo é infatti il nostro voto ma aggiungo che *i nostri trattati colla Cina ed il Giappone non ci permettono di assistere con indifferenza al presente loro conflitto.

In difetto di quei concerti coll'Inghilterra e colla Germania ai quali volentieri sarebbe addivenuta, l'Italia si riserva pertanto di valersi della sua intera libertà d'azione per prendere, come gli Stati Uniti hanno dichiarato di voler fare, l'atteggiamento e la posizione che le sembreranno più consentanei al proprio interesse* 2 .

438

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 43. Parigi, 15 luglio 1894.

lo aveva già con lettera particolare raccomandato a Durando usare maggiore prudenza nei suoi telegrammi in chiaro e di moderarsi, ma ciò non muterà le sue tendenze naturali 1 . Il ministro degli affari esteri che più volte se ne dolse mi disse ultimamente che in casi simili un Governo animato da sentimenti concilianti ed amichevoli non aspetterebbe suggerimenti di un richiamo che è spiacevole di chiedere.

2 Il passo fra asterischi riproduce il senso di un appunto in pari data di Blanc il quale disponeva che analogo dispaccio fosse inviato a Lanza. Per il seguito della questione cfr. n. 445. 438 1 Risponde al n. 434.

437 l Cfr. n. 430.

439

IL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

N. 4734. Roma, 16 luglio 1894 (per. il 17).

Ho comunicato in data 9 lug1io al signor capo di Stato Maggiore dell'esercito il rapporto di S. E. il governatore dell'Eritrea, n. 1186 dell'8 giugno u.s. 1 , sulla situazione politico-militare di quella Colonia ai primi dell'ora detto mese.

Il prefato signor capo di Stato Maggiore colla lettera qui unita in copia mi espone in merito a quel rapporto talune idee che rispecchiano fedelmente le mie e talune considerazioni alle quali integralmente mi associo.

È superfluo aggiungere che il prefato ufficiale generale ignora gli avvenimenti che si stanno ora svolgendo in quella Colonia.

ALLEGATO

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, PRIMERANO, AL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI

N. RISERVATA 1816. Roma, 14 luglio 1894.

Ho l'onore di porgere all'E.V. i miei nngraziamenti per la comunicazione che volle farmi del rapporto di S.E. il governatore civile dell'Eritrea in data 8 giugno scorso n. 1186 e dell'allegato che va unito al rapporto stesso.

Da questo rapporto che mi onoro restituirle e dai rapporti precedenti che pure la E.V. volle comunicarmi, si rileva con quale attenta cura si raccolgano dal Governo dell'Eritrea le notizie del Sudan e dell'Abissinia e con quale previggenza si predispongano, nonostante la limitazione dei mezzi finanziari, le forze occorrenti per far fronte alle minacce che potessero sorgere da ambedue quei Paesi confinanti alla nostra Colonia.

In una cosa sola io non potrei associarmi interamente alle considerazioni svolte da S.E. il governatore. Egli ritiene che una operazione che venisse compiuta a momento opportuno contro Cassala potrebbe scongiurare il pericolo di avere contemporaneamente sulle braccia le forze del Sud an e quelle dell'Abissinia. Questo sarebbe certamente vero se colla occupazione di Cassala si potesse dare un colpo tale alla potenza mahdista da metterla, almeno per qualche tempo, nella impossibilità di far sentire la sua azione contro l'Eritrea. Ma ciò mi pare escluso appunto dal fatto, che la certezza di condurre a buon fine una simile impresa si fonderebbe soprattutto sulla scarsità delle forze che si avrebbero di fronte.

L'occupazione di Cassala, anziché infliggere un colpo decisivo al mahdismo, non avrebbe probabilmente altro effetto che di provocare le forze del Sudan a rivolgersi contro di noi, e potrebbe forse condurre a quell'azione simultanea delle forze sudanesi ed abissine della quale giustamente si preoccupa il generale Baratieri. S'aggiunga, che rimanendo a questo modo di molto allargata la nostra sfera d'azione, assai più difficile

439 I Cfr. n. 325.

riuscirebbe al Governo dell'Eritrea di far fronte alle due minacce colle limitate forze di cui dispone.

Nell'esprimere questa opinione io non mi ispiro che a concetti generali, i quali, nell'applicazione e soprattutto in Paesi barbari, possono talvolta essere infirmati da considerazioni di ordine morale, delle quali solo giudice competente è il governatore della Colonia.

Ho creduto però opportuno di sottoporle all'E.V. per quel caso che credesse di farne.

440

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 668/324. Madrid, 17 luglio 1894 (per. il 22).

In seguito all'autorizzazione significatami da V.E. per telegrafo, e poscia pel dispaccio in margine segnato 1 , ho l'onore di informarla che ho eseguito lo scambio di note con questo ministro di Stato, allo scopo di stabilire una linea di condotta da adottarsi eventualmente in Italia ed in Ispagna, di fronte a certe date manifestazioni che rispettivamente vi si verificassero, per opera dei carlisti e dei clericali.

Mi reco, pertanto, a premura di far pervenire qui acchiuse le copie della comunicazione ch'io definitivamente diressi in proposito al signor Moret, e della risposta inviatami, testualmente conforme alla minuta da me sottomessa in anticipazione all'E.V. 2

441

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. URGENTE 2000. Parigi, 18 luglio 1894, ore 20,38 (per. ore 23,20).

Ministro degli affari esteri mi ha detto ora che Flourens non dandogli più tregua egli fu costretto accettare sua interpellanza suli'Harar per domani o dopodomani cioè dopo discussione legge anarchici. Ha detto che dovendo citare dichiarazione annessa al protocollo anglo-italiano del 5 maggio, egli chiese a Dufferin, da cui gli fu ufficialmente comunicato, se Governo inglese vi consentiva. Risposta fu affermativa. Egli quindi me ne informava sperando che non vi sarebbe opposizione da parte nostra. Gli dissi che ne avrei tosto riferito a V. E., che prego subito rispondermi. Ho molto insistito per indurre il ministro affari esteri

440 1 D. 25819/177 dell'Il luglio, non pubblicato. 2 Gli allegati non si pubblicano.

rifiutare l'interpellanza; ma sostenne che oramai ciò era impossibile, e che bisognava che [non] gli si rimproverasse d'aver taciuto della dichiarazione. Allora come idea mia gli domandai se non credeva poter stornare ogni discussione aprendo con noi trattative per un accordo in Africa. Egli mi rispose accogliendo il suggerimento con favore, ma chiedendo se a tali trattative il Governo del re sarebbe pronto a prestarsi. Gliene espressi la speranza promettendogli d'interrogare V. E.; visto la situazione egli desidera una risposta immediata, che prego V.

E. di volermi telegrafare quanto prima 1•

442

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI

D. RISERVATO 26974/416. Roma, 18 luglio 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento della nota di V.E. n. 4734, divisione Stato Maggiore, sezione I, in data del 16 corrente1 .

Debbo farle osservare, in risposta, che le due relazioni del generale Baratieri dell'Il maggio e dell'S giugno u.s. 2 , ove esponeva il suo progetto, d'un colpo di mano contro i dervisci, furono comunicate a codesto dicastero, con fogli rispettivamente del l o giugno e del 3 corrente 3 e se la risposta dell'E. V. fosse allora pervenuta, si avrebbe avuto il tempo di partecipare anche per mezzo del telegrafo al governatore l'avviso del Ministero della guerra.

443

IL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. BLANC

N. RISERVATISSIMA 4792. Roma, 18 luglio 1894 (per. il 19).

Dalle due relazioni del generale Baratieri dell'Il maggio e dell'S giugno' traspariva evidente il suo desiderio di essere autorizzato a tentare un'operazione su Cassala; dovevasi però a ragione ritenere che una siffatta operazione non sarebbe stata intrapresa senza una previa autorizzazione del Governo, ed in quella circostanza avrei avuto la naturale occasione di esprimere il mio avviso sulla opportunità,

o meno, di tentare quella operazione.

2 Cfr. n. 325 e n. 422, nota 2.

3 Non pubblicati. 443 l Cfr. n. 325 e n. 422, nota 2.

Ora, come V.E. ben ricorderà, non fu che il mattino del 12 corrente, durante la relazione a S.M. il Re, che ebbi la prima visione del telegramma del generale Baratieri in data 9 luglio 2 col quale egli annunziava la sua intenzione d'iniziare il giorno 14 la progettata operazione contro Cassala. A quel momento non rimaneva altro che far voti, come faccio ora, perché la suaccennata operazione sorta il più completo successo. Poteva però deplorare che quel telegramma del 9 non mi sia stato comunicato che il mattino del 12, perché altrimenti si sarebbe stato ancora in tempo a far conoscere al generale Baratieri qual era l'avviso del Ministero della guerra sulla operazione da lui progettata, come l'E. V. mostrasi dolente che non sia avvenuto.

441 l Per la risposta cfr. n. 446.

442 l Cfr. n. 439.

444

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 48 2 . Massaua, 19 luglio 1894, ore 9 (per. ore 11,20).

Cassala, 17, ore IO. Ho lasciato a mezzanotte Sabderat, e sono giunto improvvisamente sotto Cassala alle ore sei e mezza. La cavalleria dei dervisci era partita a razziare. Dato l'allarme dal presidio, questo, forte di circa duemila fanti, e di forse seicento cavalieri, dopo un attacco della cavalleria e resistenza interna del villaggio, fuggiva oltre il Gasc lasciando molti morti, massime nel combattimento interno. Il capitano Carchidio restò ucciso, mentre caricava alla testa del suo squadrone. Nessun altro bianco morto o ferito. Pochi ascari morti e feriti, fra i quali ultimi leggermente due capi banda del Barca. Non si conosce ancora la cifra precisa dei caduti. Prese molte bandiere, due cannoni. Spirito elevatissimo. Colpo ben riuscito. Proseguo nell'inseguimento fino ali'Atbara.

445

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 19 luglio 1894, ore 13.

Quando saremo chiamati ad occuparci dell'affare chino-giapponese invieremo ai nostri rappresentanti nei due Paesi asiatici istruzioni nel senso indicato 2 .

2 Lo stesso telegramma è inserito col n. 2003 nel registro dei telegrammi ordinari in arrivo. 445 1 Minuta autografa. Risponde al T. 1999 del 18 luglio con cui Tornielli aveva comunicato: «Kimberley mi ha detto oggi che desidera molto la partecipazione dell'Italia nell'azione diplomatica che, per allontanare pericolo conflitti, Inghilterra esercita presso la China cd il Giappone».

2 Per la risposta di Tornielli cfr. n. 450.

443 2 Cfr. n. 422. 444 l Ed. in L V 86, p. 45.

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 1736. Roma, 19 luglio 1894, ore 14,18.

Il Governo francese è perfettamente libero di pubblicare dichiarazione annessa protocollo 5 maggio e di accettare qualsiasi interpellanza, annunciando, se lo crede opportuno, che egli apre negoziati con noi per accordo di delimitazione 1• Aspetteremo sue proposte per tale accordo. Desidero però che trattative abbiano luogo a Roma 2•

447

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATO 42. Roma, 19 luglio 1894, ore 15,15.

Cordiali felicitazioni a V. E. e suoi valorosi commilitoni I_ Procuri compatibilmente esigenze assolute nostra difesa mantenere Cassala posto militare o capo tribù da noi dipendente 2 .

448

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1734. Roma, 19 luglio 1894, ore 15,15.

Frequenti razzie dei dervisci fino ai nostri avamposti ci costrinsero accrescere presidio Agordat. Nei giorni scorsi mahdisti saccheggiarono nostro villaggio Carcabat uccidendo e facendo schiavi abitanti. Baratieri mosse contro ai razziatori con forze disponibili dalla parte di Keren e li raggiunse a Cassala che prese d'assalto il 17 mattina I_ Nel dare queste informazioni a lord Kimberley voglia aggiungere che con questa occupazione non intendiamo venir meno agl'impegni presi coll'Inghilterra2 .

2 Per la risposta di Ressman cfr. n. 451. 447 1 Risponde al n. 444.

2 Per la risposta di Baratieri cfr. n. 458. 448 l Ed. in L V 86, pp. 45-46. Analogo telegramma fu inviato in pari data all'ambasciata a Costantinopoli e all'agenzia diplomatica al Cairo col n. 1735. Esso termina con la frase seguente: «Questa nostra operazione puramente difensiva è fatta in conformità articolo 2 protocollo anglo-italiano 15 aprile 1891. Non faccia comunicazioni a codesto Governo, ma risponda in questo senso se interrogato».

2 Per la risposta cfr. n. 452.

446 1 Cfr. n. 441.

449

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 2014. Pietroburgo, 19 luglio 1894, ore 16,25 (per. ore 18,05).

Potei vedere Giers ieri e dargli conoscenza nota verbale 7 luglio 1 . Insistette sul carattere cordiale delle istruzioni date a Meyendorff il quale in quell'intento ha avuto istruzione di non lasciar copia della nota verbale. Czar risposto ad una sola delle lettere di Menelik esprimendo desiderio cessare corrispondenza. Giers dice avere agito per amicizia verso la Francia: accennò altresì alle obbiezioni della Turchia; e *circa diritti dei capi africani di invalidare protettorati in relazione articolo 34 Atto generale di Berlino dichiarò far eccezione per Menelik potente sovrano cristiano* 2 .

450

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2011. Londra, 19 luglio 1894, ore 19,57 (per. ore 22,20).

Kimberley, nel colloquio di jeri, espose stato della questione e proposta inglese fatta alla China e al Giappone, per la quale egli chiede appoggio Stati interessati. Egli ha detto che desidera tale sua proposta sia appoggiata a Tokio e a Pechino dall'Italia. La nostra partecipazione fu dunque richiesta jeri da Sua Signoria per il mio tramite l.

451

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2012. Parigi, 19 luglio 1894, ore 20,15 (per. ore 22.15).

Ministro affari esteri mi ha detto che se non potrà evitare interamente interpellanza Flourens cercherà rispondere evasivamente in modo non suscitare polemiche irritanti. Non crede poter prendere iniziativa proposte per accordo nelle cose africane perché ciò aggraverebbe sua situazione dopo nostro rifiuto discutere pro

1 Il passo fra asterischi fu comunicato all'ambasciata a Londra con T. 1749 bis del 20 luglio. 450 l Risponde al n. 445.

tocollo inglese. Inghilterra avrebbe per la prima proposto discussione per accordi Congo. Ministro affari esteri aggiunge che si fa presentare relazione sullo stato in cui furono rotte nostre trattative nel 1889 parendogli anzitutto necessario rendersi bene conto se negoziati possano esser ripresi utilmente e esaminare su quali punti nostro accordo coll'Inghilterra pregiudicò le rivendicazioni francesi, in una parola rifiutò di prendere iniziativa e riservandosi anticipatamente sul modo per accettare una proposta nostra dopo esame, si impegnò parlarmene.

449 1 Cfr. n. 420.

452

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 2025. Londra, 20 luglio 1894, ore 17,46 (per. ore 21,05).

Cassala. Appena ricevuto telegramma jeri 2 , chiesi abboccamento con Kimberley, il quale mi ricevette oggi. *Lo trovai in possesso dell'estratto telegrafico del biglietto particolare da V. E. diretto a sir Clare Ford.* Gli comunicai le notizie, la dichiarazione contenuta nel precitato telegramma, e Sua Signoria prese nota delle testuali parole di quest'ultimo. Poi mi disse che anzitutto ci felicitava del successo delle nostre armi. Quanto ad occupazione di Cassala egli prendeva nota con soddisfazione della dichiarazione che io era incaricato di fargli, la quale visava evidentemente la clausola relativa a quella località contenuta negli atti di delimitazione fra Inghilterra e Italia. *Pure non formulando ora riserve, egli doveva però prevedere il caso di dovere tornare sopra tale questione dopo di avere ricevuto, se ne venissero, le osservazioni della Porta ottomana ed i rapporti degli agenti britannici in Egitto. Il linguaggio di Kimberley fu molto amichevole*.

453

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2022. Londra, 20 luglio 1894, ore 17,47 (per. ore 21,05).

Corea. Le previsioni di oggi sono nel senso che sarà difficile prevenire conflitto fra China e Giappone. Fu simultaneamente telegrafato a Roma ed agli altri Gabinetti affinché esercitino azione conciliatrice a Pechino e Tokio 1 .

2 Cfr. n. 448. 453 l In tal senso Ford inviò in pari data a Blanc una L. personale, che non si pubblica.

452 l Ed., con l'omissione delle frasi fra asterischi, in LV 86, p. 46. Il contenuto di questo telegramma è esposto in modo più ampio nel R. riservato 620 his/321 bis, pari data, non pubblicato.

454

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2031 1. Berlino, 21 luglio 1894, ore 16,13 (per. ore 17,50).

Il sottosegretario di Stato arrivando mi disse iersera aver imperatore spedito direttamente al re per telegrafo felicitazioni presa Cassala e valore dimostrato nostre truppe; vi aggiungeva cordiali felicitazioni Governo imperiale.

455

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 967/374. Berlino, 21 luglio 1894 (per. il 24).

In un suo rapporto del 15 giugno u.s. 1 , di recente trasmessomi da V. E., il r. agente e console generale in Egitto, accennando al nuovo rappresentante tedesco al Cairo, barone von Heyking, osserva che il suo contegno sembra diametralmente opposto a quello del suo predecessore, dichiarato fautore della politica britannica, e che, sia nei suoi discorsi, sia nella sua attitudine abituale, egli, quasi con ostentazione, sembra procedere d'accordo con i colleghi di Francia, di Russia, anzi che con quelli delle Potenze alleate ed amiche dell'Inghilterra. Il cav. Pansa soggiunge che Iord Cromer crede il Gabinetto di Berlino abbia suggerito al suo agente una certa quale riserva, allo scopo di accrescere agli occhi dell'Inghilterra il valore del suo appoggio in Egitto, e !asciarle forse intendere che questo sarebbe continuato soltanto a titolo di compenso per qualche concessione eventualmente desiderata.

Senza avere in mira scopi speciali è certo che una siffatta riserva verso l'Inghilterra fu suggerita al barone Heyking.

Se egli oltrepassi la misura, col suo atteggiamento verso i rappresentanti delle altre Potenze, ciò non deve ascriversi che ad un eccesso di zelo, proprio d'un nuovo giunto, la politica generale del Gabinetto di Berlino, per quanto vedo e sento, non essendo in massima mutata.

Ho avuto occasione varie volte (vedi rapporti e telegrammi relativi agli affari del Brasile, dello Siam etc.), di accennare che la Cancelleria imperiale, penetrata

454 I Ed. in L V 86, p. 47. 455 I Non pubblicato.

302 dal convincimento che l'Inghilterra cerchi sempre l'appoggio di questa o quella Potenza continentale nelle sue questioni coloniali, senza nessun impegno o compenso preventivo, per poi, a questione finita, rientrare nella sua politica di isolamento, vuole dimostrare che, per suo conto, essa non è disposta a seguirla su quella via. Il Gabinetto di Berlino vorrebbe avvicinare l'Inghilterra alle Potenze della Triplice Alleanza, e, segnatamente all'Italia, e crede che questo scopo si possa più facilmente raggiungere, persuadendo al Gabinetto di Londra che, perseverando nella sua tradizionale politica egoistica, non deve aspettarsi ajuti, o il concorso di quelle Potenze nelle questioni coloniali che interessano più specialmente, od esclusivamente, la Gran Bretagna.

Ad un avvicinamento siffatto dell'Inghilterra alle Potenze della Triplice Alleanza, questo Governo imperiale, riteneva poter giungere sotto un Ministero Salisbury, e non disperava neppure pervenirvi, finché la politica estera era, nel Gabinetto inglese, tenuta nelle mani di lord Rosebery.

Dopo che questi cedette a lord Kimberley la direzione degli affari esteri quelle speranze sono di molto diminuite e più che mai la Germania si manterrà ora riservata verso l'Inghilterra.

E ciò anche senza tener conto del recente dissidio africano; il quale, se ha qui prodotto molta irritazione verso lord Kimberley, in particolare, al quale si attribuiva il pensiero (come mi diceva un giorno il barone Holstein) che bastasse far sventolare una bandiera rossa (la Francia) dinanzi agli occhi della Germania per indurla a cedere, e se ha prodotto un apparente avvicinamento della Germania alla Francia, quell'irritazione, e questo avvicinamento sono incidenti passeggeri, che non mutano del resto le linee generali, l'orientamento della politica tedesca.

456

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Cassala, 21 luglio 1894.

Consenta che da Cassala le invii un saluto di cuore e le espressioni della mia riconoscenza per telegramma confortante 1 da me ricevuto, dopo la prima faticosa marcia, a Dumquaz. Il colpo, sebbene lanciato così da lontano è giunto imprevisto. lo ho potuto entrare nel campo nemico con poche perdite nostre e con effetto fulmineo. Ho potuto salvare le vaganti tribù, che ora trovano un asilo chiesto nell'Eritrea, pur distruggendo questo covo di !adroni e recando una grave ferita al

mahadismo. Giovedì (ventitrè) tornerò a Cheren dove spero essere dopo una settimana. Sebbene qui in un accampamento di pezzenti non abbiamo trovato nulla, pure spero che le spese di guerra non saranno grande cosa, forse 100.000 lire in tutto. Ho fatto tutto con mezzi semplicissimi: il che mi ha giovato al segreto ed alla rapidità dell'impresa.

È un peccato lasciare questo bel Paese; ma non sarebbe prudente tenerlo a 300 chilometri dalla base, colle scarse truppe onde dispone la Colonia, col corpo numeroso di dervisci raccolto sul Nilo Azzurro e con Osman Digma a sei giornate di qui sulla destra dell'Atbara. Del resto, come V.E. sa, questo non era l'obiettivo della spedizione.

Da Cheren invierò la relazione ufficiale 2 . In ogni caso spero che il Governo di Sua Maestà vorrà riconoscere l'importanza dell'impresa e le difficoltà superate, malgrado che io l'abbia iniziata e condotta coll'animo sicuro circa l'esito finale, che poteva essere anche più splendido, se il nemico non si fosse sottratto così precipitosamente alle nostre offese.

456 l Cfr. n. 432.

457

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 22 luglio 1894.

Secondo l'ordine di V. E., il cav. Sernicoli che avrà l'onore di consegnarle la presente parte questa sera direttamente per Roma. A sua richiesta, gli ho anticipato franchi 350 per le spese di viaggio (biglietto di andata e ritorno).

Egli le darà verbalmente maggiori notizie circa le cose trattate ne' suoi recenti dispacci e telegrammi, in ispecie circa le denunziate cospirazioni borboniche alle quali è difficile di credere altrimenti che nel senso di qualche spinta data, dai borbonici non più che dai gesuiti, ai cavalieri dell'anarchia ed ai propagandisti repubblicani. I mezzi di cui Sernicoli dispone sono assolutamente insufficienti per permettergli di fare qui un servizio serio. La sua pratica e la sua accortezza non bastano a supplire all'opera d'informatori subalterni indispensabili e che bisogna pagare. Le sarò molto grato se vorrà farlo ritornare qui nel più breve termine possibile. La sua presenza a Parigi è necessaria in questi momenti ed io non dispongo di nessuno che possa sostituirgli. Nè posso fare tutto da me, come pare presuma il più benevolo dei ministri, il quale, forse non senza un amabile calcolo, mi lascia da due mesi senza primo

segretario, mentre scoraggia e fa andare a spasso alcuni de' nostri migliori giovani!!! Le trasmetto qui unita una interessante missiva che ho ricevuta stamane da Londra col segno dei condannati a morte sulla sopraccoperta 2 .

Probabilmente fu già diretto a lei pure lo stesso manifesto ultra-anarchico. M'inorgoglisco vedendo che il mittente accoppiò con due parole scritte a matita appiè della sa pagina l'illustre suo all'umilissimo nome mio.

Grazie d'avermi dato facoltà d'ungere le ruote dell' Estafette. Devo conteggiare questa anticipazione di 500 franchi e la suddetta a Sernicoli al Ministero dell'interno od a quello dell'estero?

456 2 La relazione, datata Cheren 31 luglio, è ed. in L V 86, pp. 49-73. 457 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

458

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2045. Massaua, 23 luglio 1894, ore 19,35 (per. ore 20,50 ).

Cassala 22. Spero tenere posizione ma con 800 uomini, aumentando 400 ascari truppe coloniali. Spesa nuova circa mezzo milione anno corrente carico Stato. Sicurezza comune converrebbe Inghilterra occupasse Berber ovvero si preparasse autunno marcia generale obiettivo Cartum1 .

459

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI 1

Roma, 25 luglio 1894, ore 12,20.

Voglia confermare *ufficialmente e, se lord Kimberley lo desidera, pubblicamente*, che il Governo del re aderisce interamente al linguaggio tenuto dal sottosegretario di Stato per gli affari esteri alla Camera dei Comuni il 24 corrente *sulla completa conformità della nostra azione al protocollo del 15 aprile 1891 *3 .

458 l Risponde al n. 447. 459 l Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi, in LV 86, p. 48.

2 Minuta autografa.

3 Per la risposta cfr. n. 460.

457 2 Non pubblicato.

460

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2071. Londra, 25 luglio 1894, ore 18,30 (per. ore 21,25).

Cassala. Ho comunicato a Kimberley contenuto telegramma di V. E. di oggi 1• Sua Signoria m'incarica di esprimere i suoi ringraziamenti per conferma della completa conformità della nostra azione al protocollo del 1891 e per la nostra adesione al linguaggio tenuto dal sottosegretario di Stato alla Camera dei Comuni il 24 corrente 2 . Al Cairo, mi ha detto egli, la notizia della occupazione di Cassala produsse qualche emozione, ma né dall'Egitto, né dalla Turchia, finora non sono state fatte qui comunicazioni in proposito. A Parigi non si vuole credere che non vi fu concerto preventivo fra l'Italia e l'Inghilterra per questa operazione militare.

461

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO 43. Roma, 25 luglio 1894.

Bisio telegrafa che contro destinazione Catalani Costantinopoli la Porta ricorre all'ingerenza del Governo britannico 1 . Voglia informare codesto Governo che contro destinazione Catalani si rinnovano gli stessi intrighi mossi anni sono contro la nomina di sir William White, che la nomina è irrevocabile e che interessi italiani superiori ci obbligano a mantenerla confidando nella saviezza delle decisioni del sultano.

462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 44. Roma, 25 luglio 1894.

Or sono due settimane l'ambasciatore di Turchia mi domandò se io lo avrei autorizzato a fare appello alla fiducia ed alla benevolenza del sultano verso di

2 Fin qui ed. in L V 86, p. 49. 461 1 T. riservato 49 del 24 luglio, non pubblicato.

me per pregarlo in mio nome personale di aggradire la nomina di Catalani. Non risposi allora a quel suggerimento ma dopo il linguaggio tenutole ora alla Porta 1 ho scritto particolarmente quanto segue a Mahmoud: «Le départ de

M. Catalani de Copenaghen a été suspendu par moi dans le désir de témoigner publiquement !es égards que je n'ai jamais cessé d'avoir envers l'auguste personne de S.M.I. le Sultan. V.E. sait que la publicité advenue intempestivement n'est pas le fait du Gouvernement du roi qui l'a regretté. V.E. n'ignare pas non plus que le seui motif allégué par la Sublime Porte comme une difficulté, c'est-à dire que l'honorable famille Musurus pùt donner lieu à objections, a été reconnu non fondé, cette famille étant déclarée à la Sublime Porte elle mème estimée et dévouée a S. M. lmpériale. Les rapports de M. Catalani avec la famille Musurus seraient d'ailleurs naturellement limités par !es exigeances de la parfaite réserve qui ferait partie de ses devoirs. Considérant donc non avenu ce qui a pu créer des équivoques et donner lieu aux deux souverains d'appréhender d'une part ou de l'autre que quelque doute puisse s'élever sur leurs sentiments de haute et réciproque amitié je n'hésite pas à prier V. E. en mon nom personnel, s'il m'est permis de faire appel à la confiance et à la bienveillance dont S. M. Impériale le Sultan a daigné jadis m'honorer, de vouloir bien soumettre directement à S. M. Impériale la prière qui ne paraìt pas lui avoir été encore régulièrement communiquée de daigner agréer la destination auprès de son auguste personne de M. Catalani qui est appelé à représenter fidèlement la communauté d'intérèts qui doit s'affermir de plus en plus entre l'Italie et la Turquie». Voglia per il caso in cui Mahmoud abbia avuto ordine di non occuparsene più far consegnare a Sureya pascià copia della dichiarazione a Mahmoud2•

460 l Cfr. n. 459.

463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATO 45 1 . Roma, 26 luglio 1894, ore 18.

Ella può arruolare i 400 ascari per tenere Cassala2 . Mi riservo parteciparle modo prelevamento maggiori spese indicate.

462 l Cfr. n. 461, nota l. 2 Cfr. n. 466. 463 l Minuta autografa. 2 Risponde al n. 458.

464

IL MINISTRO A TOKIO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2101. Tokio, 26 luglio 1894, ore 19,15 (per. ore 18,30 del 28).

Ministre des affaires étrangères d'Angleterre vous communiquera les propositions, que j'ai faites au ministre des affaires étrangères du Japon, avec l'appui de mon collègue anglais, venant du Gouvernement de Chine; elles seront prises en considération1 .

465

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 52. Londra, 26 luglio 1894.

Ministre des affaires etrangères à qui j'ai lu télégramme de V. E. 1 vous remercie de lui avoir fait connaìtre votre pensée au sujet des difficultés soulevées contre la nomination de Catalani. Sa Seigneurie ignare ce qui s'est passé à l'occasion de la nomination de White faite par le Cabinet Salisbury. La Porte a désiré l'entretenir de cette affaire par l'entremise de l'ambassadeur d'Angleterre à Constantinople mais il a fait courtoisement répondre que cette affaire concernait seulement l'Italie et qu'il ne désirait pas avoir l'occasion de s'en occuper. Il prenait note du point de vue du Gouvernement du roi.

466

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 53. Costantinopoli, 27 luglio 1894.

Sureya pascià dopo averla letta si rifiutò d'accettare per trasmettere al sultano la copia della dichiarazione di V. E. a Mahmoud 1 , allegando che tratta vasi di una questione che l'ambasciata deve discutere colla Sublime Porta e per la quale d'altronde vennero fatte da questa ultima, sia a Roma sia qui, dichiarazioni categoriche. Sureya insiste sulla validità e legittimità del motivo più volte invocato per giustificare rifiuto

luglio con il R. 635/328, che non si pubblica. 465 l Cfr. n. 461. 466 l Cfr. n. 462.

gradimento. Tutte le insistenze di Cangià e la dichiarazione che col rifiuto di occuparsene assumevasi responsabilità, non valsero convincerlo, persistendo a dire che egli non poteva fare intervenire direttamente S. M. Imperiale in questa questione e che l'ambasciata deve rivolgersi alla Sublime Porta. Attendo istruzioni2 .

464 l Le proposte furono comunicate da Kimberley a Tornielli che riferì in proposito a Roma il 27

467

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 55. Costantinopoli, 29 luglio 1894.

Ambasciatore di Germania cui comunicai risposta data ieri da Sureya pascià in nome del sultano' alla dichiarazione di V. E., mi disse ultima parola non essere stata ancora pronunziata. Sua Altezza volle copia della dichiarazione di V. E. all'ambasciatore di Turchia2 , corrispondente in tutto consiglio dei nostri alleati e che mette in pratica un suggerimento del gran visir e dell'ambasciatore di Turchia a Roma per inviarla a Berlino, metter nero sul bianco e mostrare Berlino che il Governo del re non poteva essere più conciliante; 'se prima, soggiungeva Radolin, non si poteva difendere a spada tratta, per lui, l'operato del Governo italiano perché i nostri avversari avevano buon giuoco in mano, dopo l'ultima dichiarazione di V.

E. le cose cambiano: il rifiuto del sultano al gradimento Catalani ora è un affronto per l'Italia. L'ambasciatore di Germania mi disse sapere che la squadra italiana è nelle acque del Levante. Ciò è una buona cosa disse egli, ma sarebbe migliore che senza minacce col semplice pretesto di esercizi di navigazione si avvicinasse ai Dardanelli e colà desse fondo. Domani ambasciatore di Germania farà rimostranze alla Sublime Porta. Egli mi suggerì di andare dall'ambasciatore d'Austria-Ungheria e riferirgli la conversazione avuta da lui con me rilasciandogli copia della dichiarazione di V. E. per essere trasmessa a Vienna ove pur si persuaderanno che l'Italia è ora completamente dalla parte della ragione. Oggi metterò in esecuzione il consiglio dell'ambasciatore di Germania3 , se una seconda squadra contemporaneamente navigasse sulle coste di Tripoli sarebbe forse un buon mezzo per impaurire Yldiz. Di ciò non feci parola con ambasciatore di Germania, è un'idea mia che umilmente sottometto a V. E. che solo può giudicare se puossi mettere in pratica senza inconvenienti. Avverto V. E. che nella conversazione di questa mattina coll'ambasciatore di Germania questi mi disse che in un colloquio col gran visir, a proposito del gradimento fece osservare a Sua Altezza che l'Italia aveva anche motivo di lamentarsi della Turchia per rilevanti reclami insoddisfatti.

2 Cfr. n. 462.

3 Cfr. n. 467.

466 2 Per la risposta cfr. n. 469. 467 I La risposta era stata comunicata da Bisio con T. riservato 54 dello stesso giorno, di cui si pubblica il brano seguente: «Sua Maestà Imperiale desidera assicurare all'E. V. che l'unico motivo che lo impedisce d'accordare il gradimento Catalani è la sua parentela con la famiglia indigena che fa temere che il proposto ambasciatore non possa avere l'indipendenza e l'imparzialità richiesta per stringere le buone relazioni tra i due Paesi».

468

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI. GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 56. Costantinopoli, 29 luglio 1894.

All'ambasciatore d'Austria-Ungheria rilasciai dietro sua richiesta copia della dichiarazione di V. E. 1 che compendierà a Vienna e riferii conversazione di Radolin con me 2 . S. E. condivide avviso dell'ambasciatore di Germania, soltanto non si vuole pronunziare sulla questione dell'invio della squadra ai Dardanelli. Calice andrà posdomani alla Sublime Porta per sostenerci.

469

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 47. Castellammare, 30 luglio 1894.

Il sultano era libero di interdire ogni rapporto tra i suoi sudditi Musurus e la famiglia italiana Catalani 1 . Ha preferito un rifiuto che compie la serie delle risoluzioni ingiustificate prese negli ultimi anni dalla Porta a danno degli interessi italiani. Dia ordine allo stazionario «Mestre» di recarsi all'entrata degli stretti in tempo per prendersi a bordo e condurre a Therapia il comm. Catalani che partirà da Brindisi col postale italiano dell'S agosto.

470

IL MINISTRO A TOKIO, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2157. Tokio, 31 luglio 1894, ore ... 1 (per. ore 7,30 del 2 agosto).

Ministre des affaires étrangères déclara inadmissible toute proposition qui n'est pas basée sur acceptation absolue, de la part de la Chine, de tout ce que le Japon a fait en Corée. Dois-je télégraphier à V. E. tous !es faits de guerre importants?2

2 Cfr. n. 467. 469 1 Risponde al n. 467, nota l. 470 1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

2 Adamoli rispose con T. 1868 del 2 agosto, non pubblicato, di telegrafare solo in caso di assoluta necessità.

468 l Cfr. n. 462.

471

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2154. Londra, l° agosto 1894, ore 18,56 (per. ore 21,35).

In un colloquio con me Kimberley constatò oggi con soddisfazione che nella recente discussione sulla politica estera alla Camera dei Comuni, nessuno parlò di Cassala. Sua Signoria prendeva in scherzo linguaggio giornali francesi che attribuiscono all'Inghilterra un malumore contro l'Italia per la occupazione di quella città.

472

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2163. Berlino, 2 agosto 1894, ore 3,30 (per. ore 15,20).

Holstein a nome del cancelliere assente mi fece vedere oggi rapporto Hatzfeldt su conversazione avuta con Kimberley in cui quest'ultimo disse che se precedentemente fu stabilita occupazione eventuale Cassala da parte dell'Italia dovesse considerarsi solo provvisoria, ora Inghilterra non avrebbe difficoltà ad ammettere tale occupazione come permanente. Holstein aggiunse felicitazioni Germania per tale risultato come per politica nostra in generale verso Inghilterra.

473

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1 , AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. URGENTE RISERVATO 28905/217. Roma, 2 agosto 1894.

Facendo seguito al dispaccio ministeriale del 15 corrente n. 26501/1942 , mi pregio di trasmettere qui acclusa a V.E. una importante corrispondenza comparsa sulla Nazione del 26-27 corrente e relativa alle mene dei francesi all'Harar. Le asserzioni i vi contenute sono confermate dai rapporti dei rr. agenti; e la nostra inazione degli ultimi anni ha purtroppo avuto per sua conseguenza di accrescere a dismisura l'influenza francese, la quale adesso si trova per giunta dinanzi all'indifferenza dell'Inghilterra che, per riguardo alla Francia, ha rinunziato ultimamente

2 Non pubblicato.

311 a mandare una missione presso Makonnen come, non solo le era stato consentito dalla dichiarazione annessa al protocollo del 5 maggio u.s., ma era vivamente incoraggiata dal R. Governo.

È tempo adunque che l'Italia esca dall'inerzia presente nelle sue relazioni collo Scioa e coll'Harar e che si discuta seriamente fra il ministero e V.E. sul modo più efficace per affermare in quelle regioni la nostra influenza. *La prego dunque di volermi far conoscere il suo pensiero a tale riguardo, le sue proposte ed i mezzi che accorrerebbero per attuarle* 3 .

473 1 Alcuni documenti in partenza da Roma di questo periodo recano la firma di Blanc che però si trovava a Quisisana.

474

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A LONDRA, TORNIELLI

D. CIFRATO RISERVAT0 1 . Roma, 2 agosto l 894.

Informo confidenzialmente V.E. che la Sublime Porta ha fatto fare dai suoi ambasciatori a Parigi e a Berlino il 24 luglio corrente delle riserve formali circa l'accordo franco-tedesco del 4 febbraio u.s., in quanto tale accordo possa pregiudicare i diritti della Turchia sul Bornu e sull'hinterland tripolino, diritti che furono confermati dal Trattato di Berlino del 1878.

475

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 58. Massaua, 3 agosto 1894, ore 15 (per. ore 15,35).

Pare Menelik abbia dato Mangascià dominio Saraè per indurlo autunno ostilità contro Eritrea; che avrebbe appoggio con armi, premi con titoli reali. Gli avrebbe dato permesso ingiungere sgombro. Presenza Scioa Alula Abarrà prova sentimenti

ostili. Presa Cassala può mutare situazione. Tigrè favorevole Eritrea. Vittoria mahdisti contrariato scioani. Mangascià titubante disgustato. Cassala buone notizie; territorio sgombrato nemico.

473 3 In seguito all'appunto a margine di Blanc: «Sull'opportunità di dire così consultare il presidente del Consiglio», il passo fra asterischi sostituì la precedente versione, la quale è mutila: «È certo ormai che la nostra politica dovrà gravitare sul Tigré assai più che sopra lo Scioa: ed al momento opportuno dovremo cercare di conferire a Mangascià la corona imperiale. a patto che si metta senza reticenze sotto il nostro esclusivo controllo. Il momento opportuno dovrà dipendere da quanto saremo per fare all'Harar, dove, o con mezzi amichevoli, mettendo Makonnen nelle nostre mani, od altrimenti con un'occupazione più o meno larvata del Paese, è necessario di premunirei da un'invasione della Francia, alla quale troverebbe molti pretesti il giorno in cui ... ». Per la risposta di Baratieri cfr. n. 516. 474 1 Il dispaccio fu inviato a Berlino col n. 28907/389 e a Londra col n. 28908/448.

476

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO 48. Roma, 3 agosto 1894.

Ambasciatore di Germania a Costantinopoli con lealissimo linguaggio ha dichiarato al r. incaricato d'affari che dopo le mie ultime dichiarazioni corrispondenti in tutto al consiglio degli alleati e che mettono in pratica un suggerimento del gran visir e dell'ambasciatore di Turchia a Roma è dimostrato che il R. Governo non poteva essere più conciliante e che il rifiuto del sultano all'aggradimento Catalani ora è un affronto per l'Italia 1 . Voglia dimostrarsi informato di ciò nei suoi colloquii con codesto ministro degli esteri e aggiungere che Italia saprà farsi rispettare.

477

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 59. Costantinopoli, 3 agosto 1894.

Gli ultimi passi fatti dagli ambasciatori d'Austria e di Germania presso la Sublime Porta (vedere miei telegrammi del 29 luglio) 1 non ebbero migliore risultato dei precedenti. Alla Sublime Porta lasciano intendere, quantunque non lo dichiarino per timore del sultano, che il rifiuto è ingiustificato e dannoso ma dimostrano impotenza a persuaderne il Palazzo. Ambasciatore di Germania in un lungo rapporto a Berlino da me letto dà contezza delle sue pratiche in nostro favore ed informa che ormai tutti i mezzi persuasivi sono esauriti. Prego V.E. di volermi telegrafare se debbo annunziare alla Sublime Porta la partenza del comm. Catalani da Brindisi 1'8 corrente per Costantinopoli 2 . L'avverto che malgrado l'avviso nessun funzionario ottomano andrà a riceverlo 3 .

2 Cfr. n. 469.

1 Per la risposta cfr. n. 479.

476 1 Cfr. n. 467.

477 1 Cfr. nn. 467 e 468.

478

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. CIFRATO 28962/452. Roma, 3 agosto 1894.

Per opportuna sua norma porto a conoscenza dell'E.V. quanto segue: la Porta ha informato Mahmoud Nedim bey che il Governo britannico mentre non intende intervenire in un affare fra l'Italia e la Turchia che sono nelle migliori disposizioni reciproche ha incaricato per deferenza verso il diritto della Turchia in tale questione il suo ambasciatore a Roma di fare un passo perché non abbia luogo la destinazione del commendator Catalani. La Porta informa anche questo suo ambasciatore del fatto preteso che il primo dragomanno dell'ambasciata germanica in Costantinopoli sarebbe d'accordo con la Porta contro tale destinazione. Aggiungo che in realtà nessun passo fu fatto dall'ambasciata britannica nel senso preteso e che il linguaggio di S.E. Radolin al nostro incaricato d'affari non potrebbe essere più leale e più amichevole.

479

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 50. Roma, 4 agosto 1894.

Ricevuto suo telegramma di ieri 1 . Non faccia più comunicazioni alla Porta circa arrivo ambasciatore, il quale non ha bisogno cortesie turche per assumere alta protezione interessi italiani nell'Impero. Squadra partita ieri dal Pireo per Besika dove sarà il 5. Il postale italiano che salpa 1'8 da Brindisi dovrà incontrarsi all'entrata degli Stretti col «Mestre». L'ambasciatore passerà a bordo dello stazionario e andrà conferire coll'ammiraglio Racchia. La squadra rimarrà a Besika mentre il «Mestre» condurrà l'ambasciatore a Costantinopoli. Ella dovrà perciò procurarsi in anticipazione il permesso pel ritorno del «Mestre». Ottenuto permesso e quando fosse necessario potrà spiegare la presenza della squadra ricordando che, per un incidente consolare di poca importanza in un porto ottomano del Mar Nero, Germania dichiarò che in mancanza di soddisfazione avrebbe fatto entrare sue corazzate negli Stretti. Potrà anche soggiungere che l'ambasciatore non farebbe, benché autorizzatovi, appello al comandante la squadra per questioni etichetta personale, ma vi ricorrerà invece se la Porta prendesse contegno scorretto nelle questioni reclami italiani che sono il primo scopo della missione di lui e nelle quali è implicato il decoro del Paese.

479 1 Cfr. n. 477.

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATO 51. Roma, 4 agosto 1894, ore 18.

Prego far tenere al colonnello Piano, al suo arrivo a Zeila, telegramma seguente: «Missione affidata alla S.V. deve rimanere segreta. La prego quindi di non parlare a chicchessia del suo viaggio allo Scioa e dei colloqui avuti con Menelik e di non accettare interviste da giornalisti. Desidero pure che faccia ritorno in Italia senza troppo ritardo».

481

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 54. Roma, 6 agosto 1894.

Ho telegrafato a Catalani e a Racchia che ambasciatore, trasbordato sul «Mestre», si rechi direttamente a Costantinopoli. Preso possesso suo posto scambierà poi visita. «Mestre» rimarrà a disposizione ambasciatore. Per le comunicazioni telegrafiche ammiraglio avvertito valersi torpediniere per Tenedo. Affidami suo tatto perché eventuali spiegazioni circa presenza squadra non assumano per ora carattere di minaccia. Ambasciatore su postale arriverà Chamak il 12 mezzodì.

482

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 29446/581. Roma, 6 agosto 1894.

Confermando a V.E. il dispaccio ministeriale del 21 u.s. n. 27404/521 1 rilevo che l'interpellanza Flourens sull'Barar non ebbe luogo alla Camera francese, il Governo della Repubblica essendo riuscito ad evitarla.

L'E.V. nel telegramma del 18 luglio p. p., 2 appariva essere stato persuaso dalle asserzioni del signor Hanotaux che l'evitare quella interpellanza fosse invece nell'interesse italiano e che convenisse a noi prestarci a che il Governo francese potesse declinarla col pretesto che fossero in corso negoziati franco-italiani sull'Barar.

Cfr. n. 441.

lo mi diedi premura di farle conoscere 3 che non dividiamo tale preoccupazione e che lasciamo al Governo francese piena libertà di discutere nel suo Parlamento qualunque simile questione senza opporvi l'esistenza di alcuna trattativa tra codesto Governo stesso e la r. ambasciata. Circa le questioni che consideriamo regolate tra noi e l'Inghilterra, simili negoziati sono del tutto fuori questione tanto più dopo le riserve e proteste, da noi non accettate, della Francia; e circa le questioni di delimitazione della sfera rispettiva d'influenza italiana e francese, estranee agli atti italo-inglesi del 5 maggio, il Governo francese se aveva davvero la seria intenzione di negoziare con noi, poteva iniziare tali negoziati a Roma come già io avevo accennato col dispaccio del 25 luglio n. 27404/521 4•

Consti dunque, ad ogni buon fine, che a prendere l'iniziativa di tale negoziato il Governo francese non era in realtà disposto; e che non per timore nostro dell'interpellanza Flourens, ma per le convenienze di codesto Gabinetto, è riuscito ad evitare di sostenere nelle Camere le obiezioni per gli accordi italo-britannici.

482 1 Non pubblicato.

483

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA, EDWARDES

L. [Castellammare], 6 agosto 1894.

Nous avons eu une réelle satisfaction à constater que l'occupation de Kassala était considérée en Angleterre, comme elle l'est réellement, un acte de défense commune qui est un lien de plus entre l' Angleterre et nous. Mon voeu depuis bien des années est que ce principe de défense commune s'étende à toutes !es affaires de la Méditerranée. Pour y acheminer l'Italie autant qu'il dépend d'elle, nous avons appuyé inconditionnellement le point de vue anglais dans !es affaires d'Egypte, et dans les affaires du Maroc, nous y avons mis seulement une certaine discrétion lorsque lord Kimberley jugeait convenable de s'adjondre la France ou de prendre des arrangements avec elle pour !es affaires marocaines. J'espère que le motif qui nous a guidés dans notre réserve vis-à-vis des cas d'entente anglo-française sera compris avec bienveillance par lord Kimberley. Nous ne croyons pas conforme aux intérèts qui nous sont communs avec l' Angleterre que l'ltalie entre à trois dans des combinaisons occidentales, surtout en présence de la prédominance d'influence reprise par la France en Espagne. Nous préférons attendre que l'Angleterre croie pouvoir s'adresser plutòt à nous seuls , ou bien à nous et à l' Allemagne. Si !es choses se brouillaient encore au Maroc, et que l' Angleterre

y crùt utile notre coopération, au moins morale, pour balancer la politique franco-espagnole et s'assurer Tanger, ce qui serait bien vu par nous, il semble évident qu'elle pourrait avec justice nous savoir gré alors de nous ètre tenus un peu en dehors des combinaisons tentées entre Paris et Londres, et qu'après cela notre assistance, dans quelque mesure qu'elle la jugeat acceptable, lui offrirait des gages de pleine sécurité.

Pour revenir aux affaires d'Egypte, voulez vous me faire l'amitié de me rappeler personnellement au souvenir de lord Cromer? Il a bien fait, c'est mon opinion personnelle, de tenir à ce que Kassala restat territoire égyptien. Sir Henry Drummond Wolff a su et sir Clare Ford sait que j'aurais voulu, dans le temps, qu'à Massaua mème nous fussions occupants au mème titre que vous l'ètes en Egypte. Dieu bénisse et rapproche nos armes pour la paix sur terre et sur mer.

482 3 Cfr. n. 446. 4 Non pubblicato.

484

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DESTINATO A COSTANTINOPOLI, CATALANI

L. PERSONALE RISERVATA. [Castellammare], 6 agosto 1894.

Le invidio davvero la sua missione. Segnerà la riaffermazione dei diritti dell'Italia, e per conseguenza dell'Europa civile, in quell'Oriente ove una vera anarchia politica è stata prodotta dalla divisione dell'Europa in due campi; ove le guarentigie stipulate dalle Potenze garanti sono diventate lettera morta; ove la Triplice Alleanza è derisa; ove un sindacato parigino a base di speculazione amministra le finanze in modo da escludere da ogni pagamento i crediti onesti e legali di privati, e colla corruzione in Palazzo, e con compromessi colla finanza di Londra e di Vienna, non fa più poggiare l'esistenza della Turchia se non sopra interessi di bond-holders; ove l'Italia da tre anni ridusse la sua rappresentanza ad un ufficio di cerimonieri che attestava la nostra formale adesione ad ogni danno recato ai nostri interessi nazionali, nella penisola balcanica, teatro d'impuniti assassinii di italiani, nell'Africa lasciata a chi sa usare la minaccia e la venalità presso chi doveva essere guardiano delle autonomie nel mondo musulmano.

Le menzogne che in Costantinopoli seppero procacciarsi in Europa tante complicità non potevano, nè debbono ora essere combattute con dichiarazioni teoriche, bensì col metodo sperimentale. Prendere posizioni rette con contegno difensivo (intendo moralmente) negli incidenti quotidiani basterà a ricondurre all'Italia la stima ed il rispetto di tutti. Ed alla libertà della rappresentanza italiana in quella politica gioverà precisamente il contegno di resistenza, condannato dal nostro più potente alleato, assunto dalla Porta contro il ritorno dell'Italia ad una pacifica ma ferma tutela dei proprì diritti.

Al suo arrivo a Costantinopoli a bordo dello stazionario, ella dovrà atteggiarsi a suprema dignità, calma ed impersonalità, per così dire, di tendenze. Ella non dissimulerà al bisogno che la squadra è stata posta dall'Italia a disposizione eventuale del suo ambasciatore; e questo varrà più per il decoro di lei che non la presenza di qualche aga di Yldiz al suo sbarco. Come la Germania, per uno sfregio ad un console, minacciava testè il passaggio delle sue corazzate negli Stretti, così ella può dichiarare che in caso d'insulto è autorizzata sin da ora a chiamare l'ammiraglio Racchia colle sue navi. Detto ciò potrà tanto più convenientemente far intendere ai colleghi più amici che non intende usare di tale facoltà per questioni personali; che la sua qualità d'ambasciatore non dipende dalle insanità del Palazzo; e che, come gli antichi ambasciatori delle nostre Repubbliche, ella viene: envers et con tre Porta e Palazzo, che tosto cederanno; e farà la grande inchiesta reclamata dall'Italia anzi da tutti i Governi minori che non hanno parte alla curée attuale dell'Impero, sui diritti manomessi in Turchia dalla dissoluzione del concerto europeo. E dipenderà da lei, quando lo trovi opportuno, concedere il ritiro delle nostre navi da Besika e da Tripoli in ricambio di un contegno più conveniente del sultano, lo che, ne sia certo, l'Austria Ungheria e l'Inghilterra stesse avranno interesse insieme alla Germania ad affrettare.

Forte intanto del carattere di obbiettivà e di sincerità che rivestirà la missione di lei, ella potrà agire come se, non curandosi del buon volere del Governo ottomano, intendesse chiedere altra destinazione dopo aver imposto soddisfazione ai reclami dei nostri nazionali e rimesso a posto in massima gli interessi italiani d'ogni genere, da altri negati e da noi stessi abbandonati negli ultimi anni in tutto l'Impero. La necessità di questa ripresa di posizione è evidente; l'onestà e la chiarezza nel procedervi ne sarà la giustificazione. Io l'aiuterò non solo coll'appoggio più fermo, ma colle indicazioni più precise sopra ognuna delle quistioni che non mi sono del tutto ignote.

Tralascio di parlare delle alleanze, della cui esistenza in Oriente la sua missione sarà, appunto per il contegno della Porta, il criterio decisivo, non senza utilità per la regola della nostra condotta: dopo la disparizione dalla scena del principe di Bismarck la Triplice Alleanza non ebbe più leader; ora oltrecché la personalità del capo del Governo è tale da chiamarlo a quella morale funzione, la situazione del nostro Paese nel Mediterraneo esige che in Oriente esso sia almeno lo speaker degli alleati, come fu nel 1887 e nel 1888, benché ora la situazione e gli scopi immediati non siano più quelli di allora. Noi siamo i più interessati, fra i membri del nostro gruppo, nel Mediterraneo; abbiamo diritto e dovere di riaffermare ~ con tatto e sentimento accurato della opportunità~ gli interessi mediterranei dell'Italia, che sono interessi comuni degli alleati, e che sagrificati avrebbero per conseguenza inevitabile la dissoluzione del nostro gruppo d'alleanze stesso.

Ed in quanto all'Inghilterra, che sembra ritenere ormai che Costantinopoli non sia più worth fighting for, e che basti contentare i bond-holders nelle persone dei signori Caillard e Vincent legati alla finanza franco-viennese, ella può ritenere per norma sua, che mentre appoggiamo invariabilmente l'Inghilterra e ci riteniamo solidali di essa in ogni quistione africana, in ogni quistione mediterranea in generale, come provammo negli affari d'Egitto e del Marocco, aspetteremo di vedere se abbia veramente lasciato alle combinazioni austro-russe le sorti della Turchia, e se le solidarietà anglo-italiane da noi lealmente e praticamente affermate si arrestino all'entrata degli Stretti; nel quale caso, mantenendo la detta solidarietà fin dove l'Inghilterra vorrà spingerla, useremo la nostra libertà d'azione laddove la solidarietà stessa, con nostro rincrescimento, non trovasse locale applicazione.

Benché l'ambasciatore di Germania lasci, da gran signore, un suo dragomanno levantino servire interessi che non sono né germanici né delle alleanze, la lealtà e schiettezza del linguaggio suo ci affida che ella gli potrà far intendere come la diminuzione dell'influenza italiana negli ultimi anni abbia avuto per risultato la prevalenza dell'influenza francese a Madrid e a Costantinopoli. Solo l'Italia può conferire alla politica germanica, oltrecché alla politica inglese, efficacia sufficiente nel Mediterraneo. La creazione stessa dell'Impero germanico non può dirsi tutelata contro ogni avverso ritorno della fortuna se continua uno stato di cose in cui l'Inghilterra torna a gravitare verso la Francia, Spagna cedendo e Italia resistendo a mala pena (sotto i precedenti Ministeri) ad analoga tendenza; in cui Austria si lascia andare à la dérive verso la Russia; in cui dall'Italia dipende in realtà, se ben si osserva la realtà delle cose, ricomporre il fascio delle alleanze sulla base dei proprì interessi mediterranei.

Ed intanto, senza duplicità né incoerenza, pigli il bene dell'Italia laddove lo troverà, laddove nessun impegno morale c 'impedisca di pigliar lo; e non si faccia più inglese degli inglesi quando la Russia faccia passeggiare reggimenti armati sotto le finestre del sultano; e non impedisca i nostri nazionali dal dividere anche col signor Cambon la partecipazione ad affari fruttuosi dai quali furono sinora esclusi. Ma non conceda facilitazioni a chi si fa contro di noi un monopolio nello sfruttare la Turchia. Tanto più fin che durerà il contegno avverso della Porta, non conceda il necessario consenso dell'ambasciata a nessuna delle domande della Porta fatte nell'interesse ottomano, neppur quando vengano ammesse dai suoi colleghi; e studii senza indugio il modo più corretto di far sì che la nostra delegazione al Debito ottomano, il quale è la vera amministrazione finanziaria dell'Impero, cessi dal porre la sabbia su tutti gli atti di condanna e d'esclusione degli interessi italiani a beneficio degli interessi altrui. All'ostracismo che si volle attuare contro di noi è lecito opporre l'ostruzionismo in tutto quello che dipende da noi. Ci resta abbastanza in mano, in virtù delle capitolazioni e della necessità del nostro consenso ad ogni atto finanziario della Turchia, per farci render ragione col tempo, e, confido, in tempo non troppo remoto.

Se da questa libera e troppo famigliare, e forse scorretta in parte, in ragione della fretta con cui scrivo, esposizione delle idee che saranno meglio chiarite dai documenti da me lasciati in Costantinopoli, ella trarrà incoraggiamento, come spero, io a mia volta confido assolutamente, e senza frasi né complimenti, che colla sua sagacia e la sua abilità troverà all'atto pratico e sul luogo abbondanti occasioni e mezzi di far riuscire a segnalata vittoria la situazione alquanto militante (parlo al punto di vista puramente diplomatico) nella quale ella parte nella sua missione. Non impunemente si commettono da un Paese i colossali errori degli ultimi anni.

Riprendere posizioni perdute è arduo, ma necessario. Noi vogliamo la pace e l'avremo malgrado i capricci di Yldiz, ove vedrà ben presto la paura succedere all'impertinenza. In Oriente, campo di manovre per i diplomatici e per gli ammiragli, l'ambasciatore deve essere giudice delle opportunità delle proprie mosse, ed apparir sempre agire senza istruzioni e con poteri discrezionali. Ciò accresce autorità a lui e libertà di decisioni finali al suo Governo. Vada dunque a dirigere con pieni poteri, quale missus dominicus, le cose italiane nel Levante. Ancora una volta la invidio.

485

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 66 1 . Costantinopoli, 7 agosto 1894.

Invitato da Said pascià mi recai alla Sublime Porta ove S.E. mi comunicò l'aggradimento Catalani colle seguenti parole: «S.M. Imperiale il Sultano prendendo in graziosa considerazione il desiderio del Governo italiano ed i termini coi quali

S.E. il barone Blanc, l'uomo eminente che con la sua attitudine amichevole allorché fu ambasciatore in Turchia seppe mantenere le eccellenti relazioni tra i due Paesi, si espresse nella sua lettera a Mahmud Nedim 2 gradisce la nomina del comm. Catalani presso la sua augusta persona». Analoga comunicazione venne fatta a Mahmud Nedim pascià. Dalla conversazione avuta con Said m'accorsi che al sultano piacerebbe che la squadra partisse da Besika, dopo che Sublime Porta diede così soddisfazione alla nostra giusta domanda. Ho stimato conveniente dal canto mio dichiarargli che la squadra trovavasi colà per esercizi e non sapevo quanto si fermerebbe. Mi dichiarai pronto a soddisfare al suo desiderio domandandolo alla

E.V. Ho aggiunto che se le occupazioni del sultano non gli impedissero in questi giorni di ricevere l'ammiraglio egli verrebbe a presentargli i suoi rispetti. È mia opinione essere opportuno che dopo risultato ottenuto io cambi contegno e mi mostri deferente al sultano per agevolare anche la missione del comm. Catalani cui se mi fosse lecito dargli un consiglio direi di non subito mostrarsi reciso ed energico, ma cercare prima di acquistarsi la fiducia del sultano per fare sparire le prevenzioni che intenzionalmente a danno dei nostri interessi s'era cercato di accreditare qui. Se i giornali italiani come è naturale e giusto pubblicheranno questo successo del Governo italiano lo facciano in termini moderati e tali da non offendere la suscettibilità dei turchi. Dobbiamo a Roma e qui preparare un buon terreno al nuovo ambasciatore. Sarebbe necessario che da Roma si telegrafasse a Racchia l'ottenuto aggradimento per sua norma; io non ho cifrario colla squadra 3 .

486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 61. Roma, 7 agosto 1894.

Occorre per arrivo ambasciatore una seria dignitosa manifestazione di tutta la colonia che dia pacifico risalto successo ottenuto e mostri se ne comprende importanza.

2 Cfr. n. 462.

3 Blanc invitò con T. riservato 58 dell'S agosto, non pubblicato. il ministro della marina a comunicare a Racchia il gradimento del sultano alla nomina di Catalani.

485 1 Questo telegramma e il n. 487 furono protocollati dopo i T. 64 (cfr. n. 489) e 65 dell'S agosto.

487

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 67. Londra, 7 agosto 1894.

Depuis notre conversation du 25 juillet 1 , lord Kimberley ne m'a plus parlé

· affaire Catalani. Lorsqu'aujourd'hui je lui en ai parlé dans le sens de votre télégramme du trois courant 2 , Sa Seigneurie m'a écouté avec froideur marquée; il n'avait plus rien entendu, observa-t-il, de cette affaire qui ne regardait pas l'Angleterre; il avait lu quelque part dans !es journaux, ou bien dans !es communications venant de Constantinople, que la flotte italienne allait à Besika, ce qui était de nature à inquiéter la Porte. V otre dépeche 452 du trois aoùt \ expédiée par Francfort, m'est arrivée hier. Je crois que la Porte a dans une certaine mesure raison de dire que lord Kimberley avait laissé entendre qu'il ferait éventuellement une démarche pour que le choix de Catalani fùt abandonné. Ministre des affaires étrangères, dans sa conversation du 25 juillet, a essayé de faire parvenir à V.E. cet avis par mon entremise, en me disant qu'il avait fait savoir à la Turquie qu'il ne désirait pas avoir l'occasion de s'occuper de cette affaire, mais qu'il nous donnerait ce t avis si nous l'interpellions; mais, dès que je lui fis observer que la communication de mon Gouvernement n'avait pour but que la constatation de l'irrévocabilité de la nomination, ministre des affaires étrangères a reconnu sans hésitation que l'occasion de nous faire parvenir sa manière de voir ne s'était pas présentée et qu'il n'avait, en conséquence, qu'à prendre note du point de vue du Gouvernement du roi.

488

IL REGGENTE L'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A TUNISI, CARLETTI, AL MINISTRO DEGLI STERI, BLANC

R. 2100/415. Tunisi, 7 agosto 1894 (per. l' 11 ).

Mi pregio comunicare all'E.V. il sunto d'una conversazione che il comandante Rebillet ebbe giorni fa con un nostro distinto connazionale. Egli diceva che la Francia non aspira a Tripoli che esce anzi fuori dalla sua sfera d'azione; il suo obbiettivo non può essere che Ghadames: per ora certo non pensano ad occuparlo militarmente, cercheranno di attirare il commercio che si fa per Ghadames verso la

2

Cfr. n. 476.

· Cfr. n. 478.

Tunisia sviandolo da Tripoli, ciò che non pare debba riuscir difficile considerando la minore distanza che corre da Ghadames a uno dei porti tunisini per esempio Gabes o Gerba, e la maggiore facilità di comunicazioni attraverso ad un paese abbastanza popolato come è il sud tunisino e in cui s'incontrano importanti mercati. Questo sarebbe il loro obbiettivo finché dura lo stato presente di cose; ma, aggiungeva il Rebillet, è certo che il giorno in cui una Potenza qualsiasi occupasse Tripoli, quel giorno Ghadames dovrebbe cadere nelle mani dei francesi; e tutto è pronto all'uopo. A che un'altra Potenza, e il Rebillet chiaramente alludeva all'Italia, occupi Tripoli la Francia non si opporrà, potrebbe anche mostrarsene lieta, ma questa Potenza dovrebbe rassegnarsi alla perdita d'una parte dell'hinterland tripolino con Ghadames. Concluse infine dicendo: «Cela je vous le dis afin que vous le répétiez». Come a V.E. è noto il Rebillet è stato membro, anzi il più influente, della commissione per la delimitazione del confine tripolo-tunisino, ed ha una speciale competenza in queste questioni. Può essere che non abbia espresso che la sua opinione personale; ma il fatto di aver con intenzione affermato che egli ciò diceva affinché lo si ripetesse potrebbe significare che le sfere ufficiali partecipano a queste idee

o almeno vogliono che si creda che ad esse partecipano. All'infuori di questa ipotesi, il comandante Rebillet, uomo molto prudente, non si sarebbe espresso in una forma così netta e così precisa.

487 1 Cfr. n. 465.

489

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 64. Costantinopoli, 8 agosto 1894.

Said pascià mi dice che la squadra a Besika fa esercizi di tiro apparenti alle coste [sic] contrariamente ai regolamenti e mi prega di voler richiamare l'attenzione dell'ammiraglio su questo fatto. Risposi a S.E. con cortesia che avrei trasmesso la sua preghiera a V.E. 1•

490

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 68. Massaua, 8 agosto 1894, ore 17,20 (per. ore 17,50 ).

Piano tornato Harar 27 luglio telegrafa Menelik imposto tassa per liberarsi rimanenza debito italiano. Dervisci dal Gallabat partiti per Cassala. Notizie tanto

dal Tigré quanto dall'Aussa confermano intenzioni ostili Scioa. Osman Digma trovasi Goz Regeb con avanzi corpi Ghedaref. Aperto mercato Cassala 1•

489 1 Per la risposta di Blanc cfr. n. 491.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 62. Castellammare 1 , 8 agosto 1894.

Non faccia alcuna comunicazione relativa a squadra 2 la cui presenza nel Levante non deve risultare collegata con questioni politiche o di personale 3 .

492

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

L. CONFIDENZIALE. Roma, 8 agosto 1894.

Colle felicitazioni del Governo, di cui si è reso interprete verso di lei il presidente del Consiglio, ella ha implicitamente ricevuto quelle del ministro degli esteri. Si abbia ora in queste mie righe le felicitazioni che l'amico le invia con tutto il cuore.

È un vero compiacimento per chi governa vedere così ben riposte ed intese responsabilità così gravi come quelle che pesano su di lei.

Il rapporto con cui ella mi riferiva le disposizioni prese per la marcia su Cassala 1 giuntomi a marcia compiuta, a vittoria ottenuta mi ha viemeglio confermato nell'alta stima che, come soldato e come organizzatore, già nutrivo per lei, e mi tiene viepiù tranquillo sulle sorti della Colonia a lei affidata.

Con lei più che mai vorrei ora si potesse dare alla nostra politica coloniale lo sviluppo ideale. Le nostre condizioni finanziarie mi obbligano invece a fare appello a tutta la sottigliezza del suo ingegno perché ella si applichi ad ottenere il massimo dei risultati possibili col minimo delle risorse disponibili 2 .

di Baratieri e dovrebbe essere comunicata di regola a Tornielli e a Dal Verme». 491 1 l documenti hanno a volte l'indicazione Castellammare, a volte Quisisana. Abbiamo rispettato la diversità.

2 Risponde al n. 489.

3 Con T. riservato 60, pari data, Blanc aveva comunicato a Guasco di Bisio: «Squadra deve rimanere Besika sin dopo ricevimento ambasciatore». 492 1 Cfr. n. 432, nota 2.

2 Qui la minuta proseguiva col passo seguente, poi cancellato: «tenendo presente che è anche questa una gloria da non disprezzarsi».

490 1 Su una copia del telegramma Blanc ha annotato: «Merita seria considerazione ogni attuale notizia

493

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. PERSONALE SEGRETO 82 1 . Roma, 10 agosto 1894, ore 18.

Decifri ella stessa. Suo telegramma otto corrente 2 richiama tutta nostra attenzione. Inescusabile contegno Menelik obbliga preparare fin d'ora piano difesa. Come facemmo con Menelik contro Giovanni dobbiamo ora incoraggiare pretendenti contro Menelik. Mangascià nel Tigrè, Makonnen all'Harar, oltre personale ambizione hanno gravi motivi odio vendetta contro imperatore. Scomparendo Menelik Impero potrebbe dividersi due Regni, uno nord, altro sud, sotto alta protezione Italia, senza escludere altre migliori combinazioni per noi. Esecuzione piano non facile, però possibile stante senno tatto V .E. Pregola esprimermi segretamente suo parere e indicarmi di quali agenti accorti sicuri potremmo valerci presso Makonnen -Mangascià 3 .

494

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 70. Costantinopoli, 10 agosto 1894.

Said mi prega informare V.E. che il sultano è inquieto della presenza della squadra Besika. Il fatto che essa non si collega con alcuna questione politica non basta rassicurare animi. Temendo complicazioni impreviste Said fa appello ai sentimenti d'amicizia di V.E. perché prendendo in considerazione la sua posizione

V.E. faccia dare ordini di partenza della squadra prima dell'arrivo del comm. Catalani. In questo modo ambasciatore avrà la più benevola accoglienza e si porrà fine alle dicerie che egli arrivi imposto colle minacce. La squadra potrebbe rimanere nelle acque turche e non fissa a Besika, ciò che confermerebbe nostra dichiarazione d'esercizi di navigazione 1 .

2 Cfr. n. 490.

3 Per la risposta cfr. n. 497. 494 1 Per la risposta cfr. n. 495.

493 1 Il telegramma reca questo numero perché erroneamente inserito fra i telegrammi riservati in partenza del mese di ottobre.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 64. Roma, 10 agosto 1894.

Squadra parte da Besika rimanendo acque turche 1•

496

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1528. Cheren, 10 agosto 1894 (per. il 27).

Tutte le notizie che pervengono dallo Scioa tanto per via dell'Barar e dell'Aussa quanto per via del Tigré, concordano nel dipingere come sospettoso, infido e perfino ostile l'atteggiamento dell'imperatore Menelik rispetto all'Italia. E ciò viene confermato dal contegno di lui poco riguardoso nella sostanza verso il colonnello Piano ed il dottor Traversi; dall'avere egli tenuto ai propri servizi ras Alula il maggiore nemico al nome italiano, il pretendente alla signoria feudataria del Mareb Mellasc, e ligg Abarrà, traditore ed assassino del capitano Bettini; dalla voce pubblica fra i tigrini come fra i dancali che considera lo Scioa nemico degli italiani e fa i prognostici intorno ad una guerra vicina.

Altri indizi che non permettono dubbio abbiamo nel trattamento stesso fatto a ras Mangascià collo scopo evidente sia di punirlo per le sue cordiali relazioni colla Colonia Eritrea, sia di indurlo a schierarsi in prima linea contro gli italiani. Infatti gli fu tolto lo Tsellemt a favore della Taitù; ma molto probabilmente è vera la notizia che gli fu promesso un compenso assai maggiore nel territorio eritreo sulla destra del Belesa e del Mareb. Non gli fu dato il titolo di negus; ma è molto attendibile l'informazione che lo si abbia subordinato al di lui contegno di fronte all'Eritrea. Per sorvegliarlo e per eccitarlo gli fu posto alle costole scium Tesfai, il rappresentante più deciso dell'unione collo Scioa, il vero deus ex machina del convegno di Entoto (Adis Abeba), l'a noi contrario ed incomodo capo dell'Agamè.

Bascià John e Schimper si mostrano impensieriti e scrivono di stare sulle guardie. John, già favorito di Mangascià, dice che il principe è ora verso di lui assai riservato, e soggiunge che la notizia della vittoria di Cassala, sebbene salutata entusiasticamente dalle popolazioni tigrine, fu accolta in apparenza freddamente dal ras forse perché era presente lo spione Tesfai. Corre poi voce in Tigré che Mangascià abbia fra mano una lettera nella quale l'imperatore Menelik ingiunge al governatore dell'Eritrea di cedere il Paese sulla destra del Mareb.

È innegabile che il convegno di Addis Abeba (che io con blandizie, promesse ed accorgimenti aveva potuto protrarre di circa due anni) malgrado le delusioni, ha esercitato una notevole influenza sull'animo debole ed impressionabile di ras Mangascià. La pompa delle forze, i doni veramente notevoli, le promesse, le minacce, la guerra sospesa sul capo, il miraggio della corona reale, i sospetti latenti nel cuore abissino di non aver appoggio negli italiani, la conversione subitanea di ras Alula al partito scioano ... tutto deve avere contribuito a turbare l'animo del ras ed a gettarlo nell'incertezza, che pare ora vada sempre più accentuandosi in senso non favorevole ai buoni accordi coll'Eritrea.

Dico incertezza perché la vittoria nostra sui dervisc ben superiore assai a qualsivoglia vittoria abissina, deve avere colpito la di lui fantasia per la rapidità, per la distanza, per la forza esplicita. E poi il contegno delle popolazioni ed in generale del clero avverso allo Scioa a noi favorevole, le ottime relazioni avute col Governo eritreo fino ad ora, lo spettacolo del consolidamento politico, economico, militare della Colonia; l'umiliazione subita alla Corte da Menelik, mantengono per ora l'equilibrio nella bilancia delle sue risoluzioni.

Il contegno di Menelik invece non lascia margine a dubbi. Nulla hanno giovato né la missione Traversi, né la consegna dei 2.000.000 di cartucce, né le lettere reali e ministeriali, nulla hanno valso i riguardi rispettosi del Governo eritreo, le lettere cortesi, il richiamo di De Martino da Adua, le trattative per aprire il commercio; è andata a vuoto la missione Piano intrapresa con tanto spirito di conciliazione. E l'albagia del negus neghesti, fomentata dagli odi della regina Taitù e del partito anti italiano, dalle diffidenze e sospetti mantenuti da europei a noi avversi perché toccati nell'interesse o nell'amor proprio, andò sempre crescendo. Sarebbe illusione il solo reputar possibile che Menelik modifichi il contegno repulsivo ora che ha veduto ai suoi piedi il re del Goggiam e il ras del Tigrè, ora che alla combriccola contraria alla Colonia Eritrea nella corte scioana si sono aggiunti ras Alula ed Abarrà, ora che i dervisci hanno abbandonato il Gallabat ed è libera la frontiera abissina, ora che i nostri messi hanno lasciato il posto. L'incarico dato a Piano di tornare in Italia e di riferire al Governo non può essere preso sul serio.

Tuttavia io non credo, pei motivi esposti anche nella relazione dell'S giugno 1 , ad una levata di scudi abissini contro di noi: e si aggiunga che la presa e l'occupazione di Cassala ha ottenuto il suo scopo anche da quella parte, perché deve avere fiaccato alquanto l'orgoglio scioano, e, senza di essa probabilmente, Mangascià avrebbe ceduto. Ad ogni modo anche nelle contingenze attuali qualche capo a noi nemico d'oltre il Mareb potrebbe rompere gli indugi coll'osare qualche razzia, la quale, sebbene respinta potrebbe inasprire le relazioni e rendere tarda e difficile la pacificazione necessaria all'avvenire della Colonia.

In tale condizione di cose crederei atto di buona e prudente politica studiare il modo di distaccare definitivamente il Tigré dallo Scioa. Finora ho potuto guadagnare tempo a forza di buone parole: d'ora innanzi esse non servirebbero e i riguardi per Menelik toglierebbero fede ad ogni promessa. Fino dal maggio 1892 io esprimeva il mio pensiero che ogni concessione a Menelik sarebbe inutile, perché

accettata con sospetto e attribuita a timore 2 . Ora credo per fermo che a lungo non lo si possa tenere in rispetto che colla paura.

Il successo delle nostre armi, l'ordinamento della milizia e i nuovi arruolamenti conosciuti ed ampliati nel Tigré, ci danno buon giuoco. Si aggiunga l'ambiente favorevole e le buone mie relazioni personali. Ma per ridurre ras Mangascià a rompere definitivamente con Menelik bisogna che egli sia sicuro del nostro appoggio quando fosse assalito ed abbia guarantigia di allargare il suo territorio e di cingere la corona reale. Quando il negus neghesti sapesse che dietro il Tigré vi è l'Italia si guarderebbe di turbare la pace e magari verrebbe a più miti consigli. Ma se il suo piano di avvantaggiare il territorio di Mangascià a spese della Colonia Eritrea, nei limiti stabiliti dal Trattato di Uccialli, prende piede, Mangascià pur riluttante si lascia attrarre nell'orbita scioana, Menelik sarebbe sempre più incoraggiato nel suo contegno avverso; e allora rese difficili le relazioni fra i due Paesi mancherebbe la espansione commerciale e le crescenti preoccupazioni costringerebbero ad armamenti sempre maggiori. La situazione poi si farebbe critica quando si aggiungesse il bisogno di menar le mani nella frontiera occidentale.

In seguito a queste considerazioni prego V.E. a voler consentire che colle debite cautele, quando sia sicuro di non far cosa vana, io possa volgere la mia condotta politica dalla via finora seguita di condiscendenza e riguardi allo Scioa alla via di maggiore ravviamento al Tigré, allo scopo di imporre col contegno energico all'imperatore Menelik e all'occorrenza di staccare a nostro favore ras Mangascià ajutandolo apertamente nelle sue aspirazioni.

Un cenno telegrafico mi servirà di norma 3 .

495 1 Risponde al n. 494.

496 1 Cfr. n. 325.

497

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 99. Massaua, 11 agosto 1894, ore 18,20 (per. ore 20).

Piano di V.E. 1 corrisponde nostri interessi. Agenti migliori, senza dubbio, sono per Mangascià, tenente Mulazzani, già residente Adua, ora nella Colonia, per Makonnen Felter nostro incaricato Harar che ora verrà Massaua. Potrei ad entrambi dare istruzioni verbali assistendoli nell'esecuzione difficile mandato. Importa subito decidere Mangascià usando massima cautela. Basta cenno telegrafico perché avvii pratiche 2 .

3 La risposta era già implicita nel telegramma di Crispi (n. 493). 497 1 Cfr. n. 493.

2 Per la risposta cfr. n. 500.

496 2 Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 244-247.

498

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 66. Castellammare, Il agosto 1894.

Tanto più dopo successo ottenuto colonia deve ricevere ambasciatore senza rumore e nei modi usati nelle altre colonie. L'ambasciatore potrà pregare la Porta di trasmettere sue credenziali al sultano rimanendo semplicemente a disposizione del sultano per l'udienza e incominciando senz'altro trattazione affari.

499

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CORRISPONDENTE DEL TIMES DA ROMA, STILLMANN

L. PERSONALE. [Castellammare]. Il agosto 1894.

J'ai fait remettre à Crispi en propres mains votre lettre sous enveloppe en blanc; je vous ferai part bientòt de l'accusée de réception verbale qu'il en aura fai te. V otre lettre du 7 1 , lue par un pessimiste pourrait le conduire à abandonner la voie droite puisqu'il n'est plus temps d'y obtenir confiance. Il me semble pourtant qu'après avoir, comme je l'ai fait, made it impossible for a successor of ours to fie again j'aurais le droit d'ètre écouté lorsque je parle non pas de faire des déclarations ou de passer des conventions, mais de créer des faits qui lient sans équivoque et sans retour possible l'Italie à l'Angleterre. L'un de ces faits pouvait ètre la coopération i tali enne e n Egypte en '82; aujourd'hui ce t te cooccupation pourrait è tre établie et reconnue pour !es parties du Soudan respectivement occupées; un autre

fait de solidarité définitive pourrait etre accompli à l'égard du Maroc où du reste nous serions bien aises de voir l'Angleterre occuper meme sans n otre compagnie Tanger pourvu que ce ne soit pas une occasion de partage avec la France. Mais l' Angleterre insiste sur nos péchés passés de manière à justifier so n péché actuel de connivence française; c'est du moins ce qui autorise nos ambassadeurs à Londres et à Paris à soutenir que l'entente anglo-allemande est une chimère et que Crispi et moi, avons absolument tort de fonder notre politique sur cette chimère. Donc les faiblesses en haut lieu sont entretenues par l' Angleterre elle mème et nous avons l'air Crispi et moi d'ètre plus anglais que les anglais.

Le moment est pourtant bon pour créer quelque chose qui dure et qui soit inébranlable et ce quelque chose ne peut ètre ni dit ni écrit, doit ètre par des faits qui fixeront les incohérences de l'opinion publique italienne encore peu éclairée et peu expérimentée sur la politique extérieure comme je l'ai dit à la Chambre; si nous devons perdre cet espoir à cause de vos défiances persistantes, vienne Rudinì; vous ferez avec lui une nouvelle convention qui laissera toute l' Afrique devenir un objet de partage entre vous et la France mais vous aurez une ltalie qui s'appuiera sur une médiation russe dans toutes querelles sur le continent ou en Orient et je ne sais pas ce que vous y aurez gagné. Je n'ai pas d'illusions sur le succès d'une politique italo-anglaise si l'Angleterre est la première à n'y pas croire, mais j'ai l'absolue certitude que dans ce cas votre scepticisme est une erreur; que vous manquez une grande occasion d'assurer vos intérèts méditerranéens, et que quelque puissants que soient vos armements maritimes ils ne peuvent se passer du complément d'une entente sérieuse avec l'Italie, entente qui pourrait mettre fin à toute faiblesse en haut comme en bas. Les défiances dont vous me parlez m'empèchent de penserà voir vos hommes d'Etat, comme je l'aurais désiré, je le regrette, espérons des temps meilleurs.

499 1 Di questa lettera, nella quale Rudini è definito imhecile, si pubblicano i passi seguenti: «In my opinion Crispi is not sufficiently conciliatory in his attitude towards England. I think he has excellent ideas of the generai policy to be followed but he has no idea of the diplomatic necessities of the moment. He expects England to treat with him on the footing of equals ... he made a failure of the Kassala convention and will endanger the failure of every other negotiation ... H e must not forget that Italy is not in a position of equality with England and cannot treat as an equa!, not merely on account of her finances but on account of the instability of the Government and the weakness in certains high quarters. Then he must not forget that the confidence England might feel in Italy has been very much discounted by the double-faced policy of past Governements, and that the good will towards him is very much counterbalanced by the bad faith of Mancini and Depretis, so that no Italian Government for many years will be able to establish the reputation of Italy for honest, straight forward diplomacy such as Crispi desires. The consequence of ali this is that if Crispi exacts from the English Government the same terms of equality which Germany might, he will hurt with another failure. England has been for more th;;ln ten years becoming more and more convinced that she must do without Italy and has been making preparation accordingly, which Crispi must also remember, and if England has been conciliatory to FFance in a way that looks to him like turning her back to Italy he must remember that ltaly began that game and has now no right to be indignant if England should do the same».

500

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 83 1 . Roma, 12 agosto 1894, ore 19.

Approvo in massima 2 affidandomi per Mulazzani sua conoscenza personale e osservando che presso Makonnen occorrerà poi persona di maggiore importanza di Felter già in Harar in posizione secondaria. Naturalmente per inizio azione Mangascià e Makonnen contro Menelik ella sceglierà momento opportuno.

2 Risponde al n. 497.

500 1 Il telegramma reca questo numero perché erroneamente inserito fra i telegrammi riservati in partenza del mese di ottobre.

501

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

L. PERSONALE. Castellammare, 12 agosto 1894.

Ogni felicitazione è insufficiente per il servizio da lei reso al Paese colla presa di Cassala. «Bien coupé: maintenant il faut coudre» secondo il motto storico.

L'Inghilterra finora persistendo ad addivenire in altre parti dell'Africa a transazioni colla Francia -col pretesto che sotto altri Ministeri l'Italia stessa si è associata agli interessi francesi contro la politica inglese in Egitto e nel Sudan e potrebbe, cadendo Crispi, tornare ad esserle avversa -non è propensa ad intelligenze politiche per la cooperazione nel Sudan che pur desiderano i militari inglesi al pari dei nostri. Essa aspetta che dalla posizione presa a Cassala in conformità del protocollo del 1891 noi tiriamo le conseguenze: riconoscimento esplicito della stessa situazione di diritto verso la Porta e verso il khedivé che l'Inghilterra riconosce a Suakin e a Wady-Halfa; all'infuori dei limiti territoriali della sovranità già acquistati, non procedere più, in altri termini, col metodo di annessione, bensì di occupazione per il territorio di Cassala ed eventualmente per altri punti del Sudan, occupazione identica a quella degli inglesi stessi in Egitto.

Io credo personalmente che il prendere tale posizione di diritto non è far concessioni all'Inghilterra, bensì prendere la sola posizione possibile per la nostra ulteriore espansione anche in altre parti dell'Africa, ove nessuna Potenza procede col metodo delle dichiarazioni di sovranità; creare un precedente per analoghe occupazioni quando fossero del caso sulla costa africana del Mediterraneo; ristabilire infine la fiducia inglese nella nostra politica col provare che abbiamo finalmente cessato dal ritenerci impegnati dalla promessa fatta da Depretis e da Mancini alla Francia, che noi non ci faremo co-occupanti dell'Egitto cogli inglesi. Tralascio di riparlare della grande utilità per l'Italia di creare qualche solidarietà di fatto italo-inglese che sia avviamento anche ad una più estesa comunanza d'interessi di difesa, perfino per le nostre coste.

Per la consolidazione stessa della Colonia, e l'assicurazione dei nostri interessi verso Zeila e Kisimayo, credo che dovremmo battere quella via in Cassala senza equivocare, senza mercanteggiare, senza apparenza né realtà di agire a malincuore. Mi gioverebbero assai gli apprezzamenti di lei su quell'argomento di primaria importanza. Stabilita così la situazione politica e di diritto, la questione delle spese per il territorio di Cassala potrebbe eventualmente essere considerata come quistione incombente alla finanza dell'Egitto. Far fronte a quelle maggiori spese con concessioni a capitalisti, per esempio per il monopolio della madreperla, sarebbe possibile? Ella solo può dirlo.

Dopo la missione affidata, non saprei veramente con quale reale e personale intento dall' Antonelli al colonnello Piano, non v'ha più dubbio che Menelik è in mano della Francia e che Makonnen e Mangascià dovrebbero essere in mano

nostra. Intanto la base di fatto di effettivo protettorato in territorio abissino essendo l'Harar, occorrerebbe prevenire nell'Harar stesso le note mene francesi. Gli inglesi hanno dichiarato alla Francia che per ora rinunziano ad inviare all'Harar una loro già progettata missione, e ne danno a noi per ragione che si sarebbe arrischiato così di eccitare i francesi a mandarvi un'altra missione più importante. Ella conosce dall'ultimo telegramma del presidente del Consiglio 2 le mire ultime per l'Abissinia; nel momento attuale sarebbe possibile e utile far arrivare all'Harar una carovana dalla costa dei somali sotto gli auspici nostri? Anche di ciò ella è il miglior giudice, come pure della convenienza di mirare ad un affitto di Kisimayo prima che sia liquidata la compagnia inglese; in quanto a Zeila è sempre la stessa questione delle nostre passate (e temesi future) inclinazioni ad associarci alla politica egiziana della Francia; finché il ritorno a tali inclinazioni sembrerà dipendere da una nostra crisi ministeriale, finché non avremo trovato il modo di garantire l'Inghilterra contro tale ritorno, lord Kimberley sarebbe ancora meno disposto a darci Zeila che a dar alla Francia stessa facilitazioni a Zeila in compenso di concessioni altrove in Africa. Dico ciò per modo di dire; il Governo dell'India non vi consentirebbe; ma in quanto agli hinterland di Tripoli e del Marocco l'Inghilterra si regola evidentemente sulla massima che giacché ci ha trovati così spesso in compagnia colla Francia nelle cose egiziane, è più conveniente agli interessi suoi aggiustarsi essa colla Francia senza di noi in qualsiasi questione africana.

Ogni mio lavorio a quel riguardo, caro generale, tende a stringere, come le dissi, vincoli di fatto tra noi e gli inglesi. Ne dipendono i nostri vitali interessi in Africa e nel Mediterraneo. In quel compito ho la sincera cooperazione del Governo germanico. Il contegno del Gabinetto di Vienna, che come il Gabinetto di S. James sta civettando colla Francia, e che non rinunzia a stabilire nella penisola balcanica qualche riparto d'influenze colla Russia, il contegno dell'Austria, dico, è dubbio,

o per meglio dire irrilevante in quanto all'Africa. Vienna e Pietroburgo furono i punti d'appoggio nostri sotto la politica Rudinì; ora dobbiamo appoggiarci a Londra e a Berlino. Come si può ispirar fiducia senza stabilità di governo e coerenza di programma? I fatti soli, gli interessi creati soli, possono fissare irrevocabilmente una nostra politica veramente nazionale. Cassala sarà uno di quei fatti, uno di quegli interessi, se ricaveremo il frutto politico del grande successo militare.

Non entro qui nelle questioni di difesa, di organizzazione del territorio occupato, ed altre questioni locali sulle quali, come ho dichiarato in Parlamento, mi rimetto intieramente all'alta e provata competenza di lei. Ella non avrà veduto l'on. Franchetti che partiva or sono alcune settimane per Massaua; ma ad ogni modo quella gita di lui dà a lei occasione di aiutarci a mettere ordine alle quistioni di responsabilità e di direzione per quanto concerne la colonizzazione agricola d'italiani sull'altipiano. È evidente che la direzione deve appartenere al governatore; è questione di procedimenti equi e riguardosi verso quel deputato, del pari che negli affari di Benadir, il passaggio all'amministrazione diretta da affidarsi al Cecchi, degli affari della sedicente compagnia italiana, è questione del modo di utilizzare il Filonardi in modo subordinato. Riguardo alla colonizzazione nell'Eritrea, ella avrà visto che dopo avere provocato dal presidente del Consiglio una dichiarazione in Parlamento a favore del Trattato di Uccialli, Antonelli ha presentato una interpel

501 Cfr. n. 493.

331 lanza circa i pericoli eventuali dei nostri modi di colonizzazione agricola, allo scopo conosciuto di biasimare l'estensione della colonizzazione italiana al di là dei confini segnati dal trattato stesso. La base da me presa coll'affermazione della nostra protezione di diritto sull'Abissinia sventa, mi pare, simili arti sottili; ad ogni modo ella mi farà cosa graditissima col riferirmi quanto può meglio essermi di conforto per rispondere eventualmente in Parlamento a tale interpellanza.

Sono conscio di aver toccato in questa mia risposta alla sua gentilissima lettera del 12 luglio\ troppo leggermente a troppi argomenti. Ella ravvisi in ciò almeno la prova del mio vivo desiderio di continuare con lei il più intimo scambio d'idee. È superfluo ch'io l'assicuri del pieno ed assoluto appoggio che ella troverà in me in ogni circostanza 4 .

501 1 Ed. in E. SERRA, Le questioni di Cassala e di Adua nelle nuove fònti documentarie, in «Storia e politica», anno V, fase. IV (ottobre-dicembre 1966), pp. 557-559.

502

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'ADDETTO AL GABINETTO, LEVI

L. PERSONALE. [Castellammare], 12 agosto 1894.

Sulla questione della nostra posizione a Cassala chiamo l'attenzione di chiunque vuoi bene a Crispi e ha fiducia in me. Mando oggi a Pisani una noticina della quale egli forse le darà partecipazione. Possiamo riprendere una buona posizione in Africa e nel Mediterraneo se la prendiamo retta nelle quistioni di Cassala e del Marocco. Se no, anche Tripoli sarà più che mai compromesso. Il momento, secondo me, è decisivo.

503

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GENERALE DAL VERME, A LONDRA

T. S.N. Roma, 13 agosto 1894, ore 10,35.

Ella può esplorare in via esclusivamente privata disposizioni per eventuale nostro subingresso o affitto Kisimayo in modo però non pregiudicare affatto questione ed esporsi a rifiuto 1 .

4 Per la risposta di Baratieri cfr. n. 541. 503 1 L'aspirazione a subentrare all'East Africa Company a Chisimaio era stata manifestata da Blanc a Tornielli con D. 27425/429 del 22 luglio, non pubblicato. Nei giorni successivi Dal Verme era stato inviato da Blanc a Londra per trattare la questione, che però non giunse a conclusione. Per i precedenti cfr. serie II, vol. XXV, nn. 586 e 613.

501 1 Per questa lettera cfr. SERRA, Le questioni di Cassala e di Adua, cit., p. 542.

504

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 30538 bis/466. Roma, 14 agosto 1894.

Mi affretto a trasmettere a V.E. il rapporto qui unito in copia, nel quale il r. ambasciatore a Berlino m'informa di un recente colloquio da lui avuto col barone Holstein sulle cose del Marocco.

La prego di farmi conoscere il suo personale avviso in merito all'argomento toccato dal barone Holstein relativamente all'occupazione di Tangeri per parte dell'Inghilterra1 .

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 1021/391. Berlino, 2 agosto 1894 (per. il 5).

In una conversazione avuta oggi col barone Holstein, questi mi esprimeva il timore che il giovane nuovo sultano del Marocco non riesca a stabilire la sua autorità senza che abbiano a sorgere inaspettati eventi. A tale proposito egli ritornò sull'argomento della occupazione di Tangeri per parte dell'Inghilterra, considerando tale occupazione, qualora se ne presentasse l'eventualità, come il mezzo più sicuro di avvicinare la Gran Bretagna alla Triplice Alleanza, di offrire a noi il destro di essere veramente anello di congiunzione fra quella e questa, e di venire col Gabinetto di San Giacomo a formali e determinati accordi nelle cose del Mediterraneo.

505

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'ADDETTO AL GABINETTO, LEVI

L. PERSONALE. [Castellammare], 15 agosto 1894.

Sono conscio di essere vox clamans in deserto quando avverto che il carteggio di ufficio non è tutta la diplomazia e quale lavorìo si fece e si fa dagli interessati per paralizzare nella diplomazia nostra la politica nazionale; quando insisto sul fatto che la maggior parte dei nostri ambasciatori trovano il loro interesse ad appoggiarsi al sistema di precauzioni contro la nostra politica, sicuri di trovar aderenze e protezioni anche a Corte. Ma siccome le cose si fanno troppo evidenti e risultano non solo dai loro stessi rapporti, ma dai reporters stessi e da quella

diplomazia occulta cui appartiene Mac W. 1 , non posso più essere indifferente a maneggi diretti contro Crispi, per quanta indifferenza egli voglia dimostrare al riguardo. Mentre insisterò per il richiamo urgente di Tornielli, in virtù delle mie responsabilità, confido che ella terrà d'occhio ogni sintomo dell'apertura delle ostilità già segretamente da tanto tempo preparate contro di noi.

504 1 Per la risposta di Tornielli cfr. n. 514.

506

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. RISERVATO 67 1. Roma, 16 agosto 1894, ore 16.

Sembra conveniente che senza ostentazione ella si rechi ad ossequiare il sultano, utilizzando riservatamente tale missione per tentare di ripristinare senz'altro gli accordi del 1890 2 . Ella farebbe intendere al sultano l'appoggio che può trovare in noi essendo disposti in ricambio anche a sostenerlo per la rinuncia alle protezioni sui marocchini. Ella è autorizzata a partire nel più prossimo momento che crede opportuno. Telegrafi risposta informando anche a chi potrebbesi provvisoriamente affidare legazione finché Cantagalli non ritorni o io possa mandare costì ufficiale di carriera 3 .

507

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI E VIENNA

Roma, 16 agosto 1894.

Mi affretto a comunicare all'E. V. (per Berlino: alla S.V. 2) gli uniti due notevoli rapporti 3 che, intorno alle mire e all'azione della Francia alla frontiera tripolo-tunisina, mi ha inviato, in data del 7 di questo mese, il reggente la r. agenzia a Tunisi.

2 Allude al progetto di Crispi di ottenere un porto in concessione dal sultano del Marocco. Cfr. l'accenno di Cantagalli in serie Il, vol. XXIII, n. 704, e anche CuRATO, La questione marocchina e gli accordi italo-spagnoli del 1887 e del 1891, cit., pp. 193-194.

3 Per la risposta cfr. n. 509. 507 1 Il dispaccio fu inviato a Berlino col n. 30611/41 l, a Londra col n. 30609/469, a Parigi col n. 30608/611 e a Vienna col n. 30612/712.

2 L'ambasciata a Berlino era retta in quei giorni dall'incaricato d'affari, Calvi.

3 Entrambi del 7 agosto. Se ne pubblica uno solo al n. 488.

Richiamo in particolar modo l'attenzione di lei sulle recise affermazioni del comandante Rebillet che, come V.E. non ignora, fu membro autorevole della commissione per la delimitazione del confine tra la Tunisia e la Tripolitania, e la prego di indagare se quelle affermazioni rispondano effettivamente agli intendimenti del Governo della Repubblica.

(Per Berlino, Londra e Vienna) Le sarò grato se vorrà intrattenere sul grave argomento codesto ministro degli affari esteri domandando e riferendomi quale sia, al riguardo, il pensiero del Governo di Berlino (Londra, Vienna) 4 .

505 1 Nome non identificato; forse MacKenzie Wallace. 506 1 Il telegramma fu redatto in base al seguente T. riservato 75, trasmesso al ministero il 15 agosto da Blanc da Quisisana: «Avvenimenti incalzando al Marocco non dimentichiamo che Germania ci ha fatto entrature per intesa con Inghilterra circa Tangeri, se tuttavia vogliamo piuttosto tentare ripresa di accordi 1890, mentre abbiamo a Londra organo apertamente contrario ad intelligenze anglo-germaniche, bisogna almeno far presto missione; Cantagalli giungerà tardi, forse potrebbesi incaricare subito Gentile della ripresa autorizzandolo a offrire sultano rinunziare a protezione marocchini a noi inutile sarebbe grave colpo alle protezioni della Francia sopra importanti capi di tribù dell'interno».

508

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2290. Parigi, 17 agosto 1894, ore 19 (per. ore 22).

Dufferin, tornato da Londra per due giorni, e che ebbe ieri conversazione col ministro degli affari esteri, mi dice che questi parlando deii'Harar fece distinzione fra la città ed il distretto di Harar e pretese la città essere nel raggio d'influenza francese. Dufferin ignora su che si fondi tale pretesa. Dichiara che il suo Governo non l'ammetterà 1 .

509

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 73. Tangeri, 17 agosto 1894, ore 19,10 (per. ore 22,30).

Partirò fine settimana prossima 1 . Per agevolare mio compito ritengo utile andare munito lettera sovrana per il sultano con felicitazioni e dandomi facoltà parlare in

nome del Governo del re. Sarei d'avviso annunziare rappresentanti esteri mio viaggio due o tre giorni innanzi partenza allo scopo regolare affari pendenti. Sembrami basterebbe affidare a vice console Laredo, funzionario abile, di fiducia, reggenza consolato generale siccome è stato fatto altra volta, riservando affari politici. Per affare consiglio sanitario capo Spartel pregherei ministro inglese rappresentarmi.

507 4 Per le risposte da Vienna e Parigi cfr. nn. 523 e 555. Tornielli rispose con R. riservato 765/408 dell'8 settembre del quale si pubblica il passo seguente: «...nulla di specialmente interessante si conteneva nei rapporti degli agenti inglesi relativamente alla azione diretta a procacciare, in tempo più o meno prossimo, l'annessione di Ghadames alla Tunisia. Sir Th. Sanderson apina che, nelle circostanze presenti, la sola cosa praticamente efficace da farsi, sia il mandare all'ambasciatore di Sua Maestà Britannica a Costantinopoli la copia dei rapporti anzidetti, chiamando sovra di essi la speciale sua attenzione acciocché egli ne abbia argomento per risvegliare quella della Sublime Porta circa il pericolo al quale le non celate intenzioni del Governo franco-tunisino espongono i territori ottomani della Tripolitania. Tale comunicazione, soggiunse questo signor sottosegretario di Stato, sarà fatta prossimamente a sir Ph. Currie». 508 1 Il contenuto di questo telegramma fu comunicato all'incaricato d'affari a Berlino con D. cifrato 31414/418 del 22 agosto di cui si pubblicano due passi: «È tanto strana l'affermazione del signor Hanotaux che io sono indotto a credere che essa non sia stata esattamente riferita ... Ho creduto opportuno di comunicare quanto precede alla S. V. per sua notizia e perché rimanga traccia nella corrispondenza con codesta ambasciata della strana affermazione del ministro degli affari esteri della Repubblica». 509 1 Risponde al n. 506.

510

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2293. Therapia, 18 agosto 1894, ore 22 (per. ore 22,30).

So da buona fonte che avendo Sublime Porta telegrafato sue ambasciate Londra e Roma per sapere se esistano accordi fra l'Italia e l'Inghilterra circa occupazione italiana Kartum, è stata informata da Londra che non esistono accordi e che l'Italia è sul punto di richiamare da Cassala una parte truppe d'occupazione 1•

511

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2294. Costantinopoli, 18 agosto 1894, ore 22,10 (per. ore 22,30).

A ma première visite j'ai reçu accueil très amicai de Said pacha, lequel se serait exprimé à mon égard en termes très favorables avec plusieurs de mes collègues et nos deux drogmans. Ambassadeur d'Allemagne me prie de démentir auprès de V.E. )es bruits parvenus jusqu'à Berlin d'après lesquels on l'accusait avoir essayé d'empècher le sultan de donner son agrément. Il avait, dit-il, reçu des instructions trop catégoriques de son Gouvernement dans le sens contraire pour oser d'y désobéir.

512

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 74. Tangeri, 19 agosto 1894.

Bregoli mi scrive avere la quasi certezza che fabbrica d'armi non sarà riaperta,

o se lo sarà, ciò si verificherà in condizioni da rendere impossibile sua permanenza. Ricevo da altri lati indentiche informazioni. Colonnello sollecita diretto intervento

legazione. Prima di muovere passo desidererei conoscere pensiero V.E. essendo mia opinione che il tentare appianare difficoltà mediante corrispondenza possa nuocere invece di giovare. Questo Governo non ha mai risposto nostre note circa lamenti missione militare. Qualora l'E.V. giudicasse necessaria mia pronta andata a Corte per questo ed altri motivi, parmi indispensabile, in seguito notizie comunicate mio precedente telegramma d'oggi 1 , attendere arrivo ufficiale carriera, cui affidare legazione.

510 1 Furono richieste spiegazioni in proposito a Tornielli con D. 31417/481 del 22 agosto, non pubblicato. Per la risposta da Londra cfr. n. 520, allegato.

513

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. 2003. Roma, 20 agosto 1894, ore 11,45.

Ho letto con lieto orgoglio suo importante rapporto Cassala 2 e l'ho fatto tosto pubblicare quasi integralmente a onor suo e delle valorose truppe 3 .

514

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 709/371. Londra, 20 agosto 1894 (per. il 25).

L'articolo cifrato qui unito risponde al dispaccio di V.E. del 14 agosto 1 pervenutomi per la via di Francoforte.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO

Fin da quando io era a Madrid ed anche dopo, durante il Ministero Salisbury, ebbi a più riprese l'impressione che, qualora la grossa guerra europea fosse scoppiata, l'Inghilterra,

2 R. 1468 del 31 luglio, ivi, pp. 49-73.

3 Con T. 2308 del 22 agosto Baratieri comunicò: «Mangascià scrive esprimendo grande soddisfazione vittoria sui comuni nemici. Giungono congralutazioni da capi etiopici anche più lontani». 514 1 Cfr. n. 504.

nell'intento di premunirsi contro le conseguenze dello squilibrio che ne risulterebbe, avrebbe occupato Tangeri e di là avrebbe aspettato il corso degli eventi.

Di poi la situazione generale ha subito parecchie modificazioni principalmente per il fatto che il Gabinetto liberale inglese ha più chiara del precedente la percezione che l'Inghilterra non potrebbe senza rovina sua rimanere spettatrice dello sfascio del presente

o di un analogo sistema europeo. Effetto dello spostamento di equilibrio, prodotto dalla proclamata intimità franco-russa, fu l'accostarsi alquanto pronunziato dell'Inghilterra all'Italia ed al suo gruppo, ancorché nel frattempo la politica seguita dal Gabinetto di Berlino tanto nei contatti coloniali quanto nel momento critico dell'affare del Siam, sembrasse diretta piuttosto ad allontanare che ad avvicinare al Gabinetto stesso quello di Londra. Questa politica, che in Asia come in Africa ha nel corso di un anno messo la potenza inglese a durissimi cimenti rispetto alla Francia, se ebbe per fine di far sentire alla Gran Bretagna il peso del suo isolamento, ha, od è ben vicina ad avere, oltrepassato il segno. Se ne è avuto un sintomo nella completa indifferenza dello spirito pubblico in occasione dell'ultima visita dell'imperatore, non astante gli sforzi fatti dalla regina e dalla Corte di metterne, questa volta più delle precedenti, in rilievo la venuta.

Tale essendo la situazione non può sorprendere nessuno che il Gabinetto di San Giacomo, mentre tiene nota del contegno della diplomazia tedesca in Egitto, in Spagna, in Portogallo a scapito degli interessi inglesi ed italiani, all'annunzio della morte del sultano di Marocco si sia rivolto prima di tutti alla Francia e nel conflitto coreano abbia in vista anzitutto un accordo negativo con la Russia.

Un Governo, che segue una siffatta politica, avendone la piena coscienza, non sembra a me inclinato a cadere nel grossolano tranello di una occupazione del Marocco, la quale dovesse avere per effetto di creare fra l'Inghilterra, la Spagna e la Francia la situazione che l'occupazione di Tunisi ha creato fra quest'ultima e l'Italia.

Se, come è purtroppo prevedibile, le difficoltà crescessero al Marocco, bisogna aspettarsi che qui si cercherà principalmente di intendersi con Parigi. Non vorrei che allora noi dovessimo sperimentare gli effetti della politica adottata nell'ultimo anno dal Governo germanico.

512 1 T. 2297, non pubblicato. 513 1 Ed., con varianti, in LV 86, p. 74.

515

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI

T. RISERVATO S.N. [Castellammare], 21 agosto 1894, ore 10.

Nell'occasione della morte di Muley Hassan, Rascon informandomi dell'invio di navi spagnuole mi domandò eguale informazione che gli reciprocai circa invio nostre. Ma non pretesi daiia Spagna né promisi per l'avvenire che una deile due Potenze non avrebbe proceduto in quistioni navali senza avvisar l'altra, e la Spagna in parecchie circostanze recenti usò liberamente del suo diritto di procedere

o senza preavviso a noi o di inteiligenza con altra Potenza. Rispettiamo in essa e manteniamo per noi queiia libertà, pronti però a ogni scambio di idee che la Spagna desideri.

516

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 1563/1. Cheren, 22 agosto 1894 (per. il 10 settembre).

Fino da quando, in seguito all'eccidio del conte Porro, si discusse circa una spedizione italiana all'Harar io come semplice deputato al Parlamento mi interessai della questione la quale crebbe notevolmente ai miei occhi di importanza per l'Italia allorché fu riconosciuta la nostra influenza in Somalia, e Francia ed Inghilterra si accordarono a non annettersi quel fertile altipiano. Più tardi, come governatore dell'Eritrea, ebbi a dare al Governo di Sua Maestà notizie intorno alla situazione ed agli avvenimenti che si venivano svolgendo in quel Paese coll'occupazione abissina ed ai rapporti, tutt'altro che amichevoli dei capi abissini colle circostanti tribù. Anzi in sul principio dell'anno scorso, in seguito ad una missione venuta a Massaua da parte dei somali dell'Ogaden occidentale, mi è balenata l'idea se non fosse per avventura a noi possibile e conveniente valerci di quelle tribù per esercitare il nostro potere nella fertile terra di Harar, che geograficamente comanda quella regione.

Quelle tribù seminomadi, che abitano tra il 7° ed il 9° parallelo, a cavallo tra il 42° e il 44° meridiano, erano e sono continuamente taglieggiate ed immiserite dalle scorrerie abissine; chiedevano la nostra protezione dicendo che per la fama giunta dall'Eritrea si affidavano più a noi che agli altri europei; forse riunendo ed armando gli uomini non imbelli si avrebbe potuto indirizzarli all'Harar sul quale un tempo avevano signoria stendendola talora fino all'Abissinia centrale.

Non pochi somali che servono nelle truppe coloniali avrebbero potuto giovare.

Ma era d'uopo romperla coll'imperatore Menelik: e poi, non avendo noi Zeila, si avrebbe dovuto comunicare coll'estremo Ogaden girando per la penisola di Guardafui; ancora non erano determinati i confini coll'Inghilterra ed incerto era quali tribù fossero effettivamente nella nostra sfera d'influenza; e poi la resistenza degli abissini sarebbe stata e sarebbe tale da esigere lo sviluppo di una forza relativamente notevole, condotta con un'unità di intento e con grande energia; le trattative colle vaganti e discordi tribù somale avrebbero trascinato in lungo, e assai probabilmente nulla si sarebbe fatto, senza la presa di possesso con truppa regolare dell'Harar tale da sfidare poi qualsivoglia attacco abissino.

Ora questa presa di possesso, quando gli abissini si difendano, rasenta i confini dell'impossibilità per tre motivi essenziali: l) perché sarebbe difficile distrarre dall'Eritrea per lo meno un pajo di battaglioni per inviarli all'Harar col bisogno naturalmente di costituirne prima due altri, notando che neppure in Africa si improvvisano truppe atte a lontana offesa; 2) perché non avendo un porto sul golfo di Aden e data la convenzione tra Inghilterra e Francia, (pur lasciando da parte le difficoltà politiche) infinite difficoltà militari si opporrebbero alla marcia, lunga quasi 300 kilometri da Zeila all'Harar, con strade cattive e poco fornite d'acqua, per un corpo che certo dovrebbe oltrepassare i 2000 combattenti; 3) perché sarebbe molto problematico il battere gli abissini in territorio loro, montuoso e rotto, opportuno a difesa, mentre essi dispongono probabilmente di qualche migliaio di guerrieri, avendo tempo di premunirsi contro le offese, e senza battere gli abissini sarebbe pericoloso occuparne il territorio.

Certo nulla vi è di impossibile in guerra; ma nelle contingenze attuali non mi parrebbe saggio affrontare la questione se non in pieno accordo con ras Makonnen. Egli potrebbe avere bisogno di un presidio non soverchio alle nostre forze coloniali, non opprimente alle nostre finanze, per stare in sella contro i suoi nemici così interni come esterni. Io ho cercato sempre di tenerlo amico all'Eritrea inviandogli qualche regalo e non lasciando passare occasione di scrivergli lettere e di fargli pervenire notizie favorevoli all'Eritrea.

Ma egli diffida di noi, come diffidano molti capi d'Etiopia specie del mezzogiorno, per l'incertezza nella quale sono stati lasciati e per la politica personale fatta dai nostri inviati o residenti. Ma ras Makonnen, come ras Mangascià, ha paura di Menelik e subisce (forse non volendo) l'influenza dell'antipatia contro gli italiani. È tuttavia probabile che se egli fosse interamente sicuro dell'efficace ajuto degli italiani, pur di liberarsi dall'incubo dello Scioa, sarebbe con noi.

D'intesa con Makonnen si potrebbe allora esercitare il nostro protettorato effettivo sull'Harar: e di là magari a poco a poco, o profittando delle occasioni che in Africa si presentano più improvvise e imprevedute che altrove, si potrebbe estendere la nostra protezione e preservare le tribù dell'Ogaden e dintorni dai saccheggi, e così guadagnarle ai nostri interessi.

Da qualche mese io ho rivolto più particolarmente la mia attenzione al modo più efficace per affermare la nostra influenza sull'Etiopia meridionale, appunto come

V.E. si esprime nella lettera sua. Così prima ancora di riassumere i miei studi relativi a tutte le quistioni (nelle quali si trova pur quella della costituzione di una banda all'Aussa) ho voluto rispondere subito alla lettera dell'E. V. del 2 agosto 1 per esprimere subito un mio concetto circa la situazione ed avere poi lumi ed istruzioni.

La situazione non è molto dissimile da quella del Tigré e la soluzione del problema accennato all'E.V. colla mia lettera dellO agosto n. 1528 2 può agevolare non poco la via alla soluzione del problema che ci si presenta all'Harar.

Due fatti mi sembrano sicuri: il primo che la conquista di Cassala col rialzare d'assai il nostro prestigio ha di per se medesimo giovato alla nostra influenza anche nelle più lontane regioni; il secondo che l'avversione dello Scioa è venuta crescendo fino alla presa di Cassala; ma si ignora naturalmente l'impressione che può esercitare sull'animo di Menelik e della sua Corte questo avvenimento 3 .

517

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2314. Tangeri, 23 agosto 1894, ore 15,30 (per. ore 18,50).

Questo ministro degli affari esteri mi ha consegnato una lettera del sultano per il nostro re colla quale prega Sua Maestà non seguire precedenti stabiliti

Cfr. n. 496 . .l Per la risposta cfr. n. 548.

340 dalla Gran Bretagna imitati Francia istituzione consolato Fez e informa avere scritto capi suddetti due Stati. Pari lettere sono state rimesse oggi ai due rappresentanti perché richiamino loro consoli. Rivolge amichevole appello nostro augusto sovrano perché assista sultano raggiungere questo scopo, momento non essendo opportuno creazione consolato capitale. Tutti gli altri rappresentanti hanno ricevuto per i rispettivi capi dello Stato lettera identica quella indirizzata nostro augusto sovrano 1 .

516 1 Cfr. n. 473.

518

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 24 agosto 1894.

L'occasione di discorrere delle cose nostre col presidente della Repubblica s'è offerta naturalmente e l'ho afferrata a volo. Invitato da lui, andai ieri a Pont-sur-Seine (due ore e mezza di ferrovia da Parigi), ove passa le sue vacanze in una vasta e splendida proprietà di sua madre, per presentargli la risposta del re alla lettera notificante la sua elezione e per riverirlo prima della mia partenza in congedo. Fu meco quant'era possibile gentile e cordiale, mi tenne a colazione e dall'ora del mio arrivo fino a quella della mia partenza, dalle 11,30 fino alle 4,30 non mi lasciò un momento, compiacendosi a farmi visitare da un'estremità all'altra l'esteso dominio (seicento ettari) di casa Périer.

Le do in poche parole il sunto della parte politica de' nostri lunghi colloqui. Il presidente non vede nessun punto nero pericoloso all'orizzonte e confida nel mantenimento della pace. Egli constata con soddisfazione il procedere corretto e cortese della Germania verso la Francia e ne attribuisce il merito, oltrecché alla saviezza dell'imperatore, alle concilianti disposizioni del mio vecchio collega ed amico Miinster, sempre disposto ad evitare attriti. Non è ancora ufficialmente informato di chi succederà all'ambasciatore d'Austria-Ungheria, conte Hoyos, che per ragioni di famiglia decise di ritirarsi nella vita privata, ma crede anch'egli probabile la nomina di Wolkenstein, ora ambasciatore austriaco a Pietroburgo. Di V.E. mi parlò rendendo omaggio all'opera da lei compita, riconoscendo quali fossero le difficoltà di questa e notando come anche la stampa ostile, soggiogata dai fatti, poco a poco disarmava di fronte a lei. Caddero pure fra noi alcune parole sulla visita fattagli da Bonghi il quale non gli lasciò una ... grande impressione. Fece un'allusione, ma senza rancore, alla frase allora attribuitagli circa la Triplice Alleanza, mostrandosi contento che Bonghi stesso la avesse poi smentita.

I due capitoli principali su cui mi premeva di conoscere il sentimento presente del signor Casimir-Périer erano, s'intende, la questione commerciale e quella della

518 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, Questioni internazionali. cit., pp. 170-173.

delimitazione africana. Come in conversazioni confidenziali recenti già me l'avevano detto il ministro degli affari esteri e il direttore generale delle dogane, così anche il presidente crede che sarà possibile, prima che finisca l'anno, di rifare un accordo commerciale colla Svizzera, una buona parte degli stessi meno arrabbiati protezionisti desiderandolo. Il direttore delle dogane, come altre volte lo scrissi all'E.V. era stato personalmente d'avviso che intavolando prima trattative coll'Italia si avrebbe più facilmente ragione delle esigenze della Svizzera; ma il Governo segue la corrente dell'opinione parlamentare e non si fida di poterla dirigere o non osa tentarlo. «Quantunque sia più facile un accordo colla Svizzera, mi disse il presidente, le condizioni politiche esistenti fra le due Repubbliche consigliandolo anch'esse, non dovete credere che per motivo politico s'indugi a trattare coll'Italia: le difficoltà sono veramente e puramente d'ordine economico e dipendenti da ragioni di concorrenza». E menzionò ad esempio il vino. Gli risposi che considerando da un lato quanto sia protezionista la stessa tariffa minima francese e osservando d'altra parte che la Francia l'applica ormai a quasi tutti gli Stati, sarebbe tanto più difficile di vedere sole ragioni economiche nell'esclusione dell'Italia inquantoché il danno economico era reciproco. E gli citai, in quanto al vino, le continue rimostranze della Camera di commercio francese di Milano la quale in più articoli del suo bollettino diede la prova del vantaggio che vi sarebbe per la Francia di prendere in Italia anziché in !spagna quel vino di cui pur sempre abbisognava l'industria di Bordeaux.

Quand'egli era ministro degli affari esteri, io già tante volte aveva espresso di mia iniziativa al signor Casimir-Périer il desiderio che mediante una concordata delimitazione intorno ad Obock fosse eliminata la possibilità d'attriti fra noi in Africa, che un nuovo mio suggerimento a tal fine non poteva né sorprenderlo, né parergli inopportuno. Gli raccontai ciò che da ultimo era accaduto tra il signor Hanotaux e me e come la questione fosse rimasta in sospeso, non senza mostrargli i pericoli d'una situazione abbandonata al caso o alle conseguenze di fatti compiuti. Gli dissi che per il ministro degli affari esteri di Francia le vacanze parlamentari mi sembravano specialmente favorevoli per iniziare una trattativa senza la pressione quotidiana della commissione coloniale ed aggiunsi d'essere certo che le entrature non sarebbero respinte da V.E. Il presidente non si addentrò in una discussione, né recriminò contro il protocollo anglo-italiano; mostrò invece buona volontà e prese l'impegno di parlarne con Hanotaux. Non dubito che lo farà e che lo farà con buona intenzione; ma Hanotaux già in precedenza m'aveva dichiarato che prima di trattare egli avrebbe voluto assicurarsi della possibilità di un'intesa. Allora egli non era preparato a formolare un programma e disse che avrebbe ripresa la questione in serio esame: ma se il risultato di quest'esame lo condusse a scoprire un diritto della Francia sulla città di Harar, come recentemente affermò a lord Dufferin, prevedo che la buona volontà del presidente della Repubblica lascierà il tempo che trova. Non è però meno vero che la persistente migliore intuonazione della stampa francese a nostro riguardo rende poco a poco il terreno più arabile, e se con ciò le tendenze generali si modificheranno, crescerà pure l'influenza più benefica degli amici nostri e degli uomini savii sui politicanti chauvins e intransigenti.

Per ora la grande preoccupazione del Governo francese sono gli anarchici. Si avvedono un po' tardi d'aver lasciato fare al male progressi enormi. Le minacce piovono su tutti i membri del Governo e ciò che rivelano arresti, perquisizioni ed interrogatorii non diminuisce le apprensioni. La sua naturale arditezza e noncuranza del pericolo espone l'attuale presidente molto più che non fosse esposto l'infelice suo predecessore.

*In virtù del congedo che mi fu accordato partirò fra tre o quattro giorni, andando prima a respirare un po' di nebbia inglese e recandomi poi in Italia per rivederla, presentarle i miei omaggi e udire da lei o dirle tutto ciò che non si scrive. Spero di essere a Roma nella terza settimana di settembre*.

517 1 Per la risposta cfr. n. 519.

519

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 2029. Roma, 25 agosto 1894, ore 11.

Per sua informazione quando sultano concedesse pronta attuazione degli accordi del 90 concederemmo rinunzia non solo a protetti marocchini ma a consolato a Fez 1 . Addetto Aspremont le recherà presto lettera di Sua Maestà.

520

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 728/382. Londra, 26 agosto 1894 (per. il 30).

Avendo io recentemente letto in alcuni giornali francesi di una rimostranza fatta da una assemblea egiziana al Governo kediviale nel senso che questi abbia a protestare contro la occupazione di Cassala per parte delle truppe italiane, domandai, nel corso di una conversazione, a lord Kimberley se di ciò egli fosse informato. Sua Signoria avea saputo alcun che in proposito, ma non sembrava annettervi importanza. L'assenza del khedive dall'Egitto e gli effetti della stagione estiva aveano estinto per il momento tutta l'attività politica al Cairo. Sua Signoria non mi fece cenno che da altra parte fossero state presentate osservazioni per la occupazione di Cassala. Ad ogni buon fine noterò che questa conversazione ebbe luogo prima che comparissero nei nostri giornali le relazioni del comando delle

rr. truppe circa la preparazione e lo sviluppo delle operazwm che CI hanno condotto a Cassala. Allegato un articolo in cifra.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO

La notizia telegrafica ricevuta da V.E. il 18 corrente da Costantinopoli 1 pare a me di facile spiegazione. È cosa infatti naturale che la Turchia abbia interrogato la sua ambasciata a Londra circa gli accordi esistenti fra l'Inghilterra e l'Italia i quali consentirono la nostra occupazione di Cassala. Anche qui si ripercosse l'eco di rumori secondo i quali da Cassala le armi italiane avrebbero mosso contro Kartum. Non fu sola la Turchia a credere che la marcia su Cassala fosse stata preventivamente concertata con l'Inghilterra. Riferii il 2 agosto col rapporto n. 338 2 che Kimberley mi avea detto che a Parigi e Berlino si credeva la stessa cosa. L'uso che fu fatto qui in Parlamento delle nostre dichiarazioni relative alla occupazione di Cassala e le conversazioni di questo ministro degli affari esteri riferentisi unicamente al protocollo anglo-italiano del 15 aprile 1891 esclusero evidentemente l'esistenza di altri accordi fra l'Inghilterra e l'Italia e debbono aver bastato all'ambasciatore di Turchia per rispondere al suo Governo come egli ha fatto. La notizia pubblicata in tutti i giornali del ritiro da Cassala del grosso delle nostre forze si aggiungeva a smentire le intenzioni attribuiteci di procedere oltre verso Kartum e l'ambasciata di Turchia avrà fatto uso di questa notizia in tale senso. Non bisogna dimenticare le riserve con le quali lord Kimberley ha accolto le nostre prime dichiarazioni delle quali ho riferito il 20 luglio con rapporto n. 321 bis 3 . Né io credo che l'impressione che naturalmente si deve essere qui prodotta dopo che la pubblicazione dei rapporti del comandante le truppe ha palesato il vero carattere che ebbe la nostra marcia su Cassala suggerisca di parlare senza una necessità assoluta di tutto ciò al Foreign Office.

519 1 Cfr. n. 517.

521

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CALVI

T. RISERVATO 69. Castellammare, 2 7 agosto 1894, ore 15.

Per opportuna sua norma saremmo disposti ad unirei alla Germania e all'Inghilterra quando credessero di concedere al Governo marocchino la rinunzia sm a protezioni sopra sudditi marocchini sia ad istituzione di consolati a Fez 1•

521 Per la risposta cfr. n. 525.

520 1 Cfr. n. 510. 2 Non pubblicato. 3 Cfr. n. 452, nota l.

522

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2346. Madrid, 27 agosto 1894, ore 20,45 (per. ore 6 del 28).

Moret considera grave questione delle note marocchine annunziate contro istituzione consolato in Fez 1 ; lamenta azione Francia che mandò console di carriera senza precedente intesa colla Spagna che è la fonte del diritto cui può rinunziare per sé e per gli altri. Nuovo ministro spagnuolo Ojeda andrà quanto prima Tangeri.

523

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 2545/855. Vienna, 28 agosto 1894 (per. il 4 settembre).

Ho preso notizia dei due rapporti del reggente la r. agenzia e consolato generale in Tunisi del 7 corrente, che erano annessi al dispaccio ministeriale del 16 corrente 1 e che si riferiscono alle presunte intenzioni del Governo francese circa Ghadames. Avendo avuto l'occasione di intrattenermi oggi col conte Kalnoky, gli comunicai, secondo le istruzioni impartitemi con detto dispaccio, il contenuto di quei due rapporti, chiedendogli il suo avviso in proposito.

Il conte Kalnoky mi ringraziò della fattagli comunicazione, e mi disse che finora non aveva ricevuto per parte sua alcuna notizia atta a confermare o ad infirmare quanto era scritto nei due rapporti predetti. Soggiunse però, che i fatti e le tendenze in esso indicate non gli sembravano improbabili.

Quanto ad emettere un'opinione sulla questione generale sollevata in quei rapporti, il conte Kalnoky mi disse che trattandosi di affari posti all'infuori della sfera degli interessi speciali dell'Austria-Ungheria, gli sarebbe difficile il prendere l'iniziativa di un avviso in proposito. Egli mi ripetè in questa occasione che nelle questioni riguardanti il Mediterraneo e l'Africa, il Governo austro-ungarico è in generale disposto a lasciare l'iniziativa degli apprezzamenti all'Inghilterra e all'Italia, più particolarmente interessate. Secondo il pensiero del ministro austro-ungarico, nelle questioni predette, che sono poste fuori della sfera degl'interessi speciali dell'Austria-Ungheria, il Gabinetto di Vienna si restringe a esercitare la sua azione, nella misura del possibile, in due vie, cioè a Costantinopoli ove, quando occorre,

lascia comprendere alla Sublime Porta come sia suo vitale interesse il vegliare all'integrità dei suoi diritti e del suo territorio nella Tripolitania, e a Parigi presso il Governo francese al quale non cela le sue preoccupazioni nel senso della conservazione della pace, semprecché questa possa essere minacciata in seguito a complicazioni nate dalle competizioni delle Potenze in Africa.

522 1 Cfr. n. 517. 523 1 Cfr. n. 507.

524

L'INGEGNER CAPUCCI AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

R. 20. Addis Abeba, 29 agosto 1894.

Il 20 corrente arrivò qui un corriere partito da Adiquala il 21 luglio e diretto al signor colonnello Piano cav. Federico. Pochi momenti prima del suo arrivo, trovandomi a colazione dal re, come d'ordinario quando lavoro al ghebì (recinto reale), Sua Maestà mi aveva chiesto se avessi notizia della nuova vittoria degli italiani sui dervisci, e aggiunse che aveva ricevuto una notizia molto vaga.

Non potei che rispondere: «Voglia Iddio che le parole di Vostra Maestà siano vere, ora non so niente». Visto arrivare il corriere così opportunamente, e visto scritto sulla busta «La presa di Cassala», e sentendo che nel plico non vi era che una lettera sola, non esitai ad aprirlo per quanto diretto al signor colonnello Piano; e infatti trovai che non conteneva che dei telegrammi di V.E. su Cassala, accompagnati da una lettera del signor tenente Mulazzani sullo stesso argomento.

Tornai subito al ghebì munito di una carta, e trovati uniti il re e la regina diedi loro le notizie contenute nei tre telegrammi ricevuti, e feci vedere la distanza che vi è fra Massaua, Cheren, Cassala e El Fasher.

Le Loro Maestà restarono molto sorprese nel sentire che si trattava di cosa ben più importante di una semplice vittoria, e il quando ebbi finita la narrazione il re mi chiese: «Ma non vi resteranno mica neh a Cassala? Ritorneranno eh?!».

«Al contrario Maestà, risposi, credo che non se ne andranno più».

La mia risposta fu come una doccia fredda, e le Loro Maestà tacquero evidentemente preoccupate da non lievi pensieri, poi si voltarono dall'altra parte a parlare di cose indifferenti con persone di servizio. Non mi dissero nemmeno di sedermi, né mi offersero il solito bicchiere di tecc: sicché capii di essere importuno; raccolsi la mia carta e mi ritirai quietamente.

Chiedendo poi qua e là mi sono accorto che il re non dava pubblicità alla notizia, e che anzi non ne parlava affatto con alcuno, quindi il 24 avendo trovato ras Alula al ghebì in mezzo a tutti i degiazmacc e grandi personaggi presenti in Addis Abeba, mi presi il gusto di dare la notizia.

Dissi loro (come si usa) dirigendomi più specialmente al ras: «Vi do la buona notizia: gli italiani hanno preso Cassala, dopo averne scacciato i dervisci». Tutti sono rimasti sorpresi, mostrandosene i più contenti, e quanto a ras Alula ha storto la bocca, ha ingoiato due volte la saliva, e mi ha risposto testualmente: «È meglio che abbiano vinto i cristiani». Frase molto fredda e quasi villana in paragone di quella consacrata dall'uso in simili circostanze.

Dopodiché illustrai la marcia forzata e rapida che hanno dovuto fare i nostri e l'attacco rapido ed improvviso e la presa del forte etc. e quando ebbi finito uno degli astanti disse testualmente: «Ma dunque hanno fatto i piedi questi italiani! Speriamo che non vengano da questa parte».

Il 26 corrente mi arrivò da Harar mandatomi dal cav. Traversi per Sua Maestà il giornale L'Africa italiana del 22 luglio coi fatti concernenti la presa di Cassala.

Il re appena seppe di che si trattava mi chiese: «Ma che sono ancora a Cassala?!» E saputo che si trattava pressapoco delle stesse notizie che gli avevo dato, mi rese il giornale.

Ho poi saputo anche indirettamente che l'impressione per la presa di Cassala nel re e nella regina è stata enorme, essi si sono sentiti agghiacciare il cuore.

V.E. può essere molto contento dell'effetto prodotto.

La presa di Cassala ha dimostrato al re e a tutta questa gente che non siamo solo capaci di difenderci se assaliti nei nostri forti; ma che siamo anche capaci di fare lontane spedizioni per assalire i nostri nemici nei loro accampamenti. E quali nemici poi? Quegli stessi che essi non hanno mai saputo vincere. Così non solo cade la diceria che gli italiani non sanno battersi né muoversi fuori dei forti, ma entra in loro la convinzione che un bel giorno potremmo assalirli nel bel mezzo del loro paese.

Quindi la presa di Cassala non è solo una vittoria sui dervisci, ma è anche una grande vittoria morale sugli abissini.

Permetta quindi l'E.V. che io pure la feliciti fortemente del fortunato successo della spedizione, nonché della prontezza ed abilità con cui fu condotta.

E mi permetta ancora di fare un voto: ora che V.E. ha resa sicura al nord la nostra Colonia e le ha dato i suoi confini naturali, mi permetta di augurarmi che ella penserà anche al sud, che più del nord è seriamente minacciato da nemici anche più temibili.

Il commercio dell'Etiopia del sud già esistente vale bene quello del Sudan da formarsi e non sarebbe male cercare di attrarlo a noi.

E ancora una cosa: mi pare che l'E.V. farebbe bene a dare ufficialmente a re Menelik la notizia della sconfitta dei comuni nemici e della presa di Cassala. Il ritardo può sempre scusarlo colla necessità di installarsi prima per bene, o per avere sicure notizie dei nemici fuggiti, o come crederà V.E. E così pure credo sarebbe bene mandare al re volta per volta tutte le notizie di tutti i nostri successi e dei nostri progressi italiani ed eritrei, anche piccoli. A poco a poco così il re e tutti allo Scioa si persuaderebbero della nostra forza e potenza.

Con questo mezzo i francesi, mandando perfino le notizie della visita della squadra russa, si sono fatti strada, per quanto non siano in rapporti ufficiali; ed ora non si parla che di loro e noi siamo già passati in seconda linea.

Del resto V.E. sa molto meglio di me come deve agire con Menelik. Voglia scusarmi.

524 1 Ed. in C. ZAGHI, La conquista dell'Africa. Studi e ricerche. Napoli, Istituto universitario orientale, 1984, pp. 862-864.

525

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CALVI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 76. Berlino, 30 agosto 1894, ore 15,12 (per. ore 16).

Parlai con segretario di Stato circa Marocco 1• Mi disse essere intenzione Governo imperiale procedere di conserva con Italia, Inghilterra. Interesserebbegli conoscere attitudine di questa relativamente questione console Fez; disposto rinunziarvi se Gabinetto inglese divide opinione nostra. Stamane giunta lettera sultano all'imperatore: chiede per i noti motivi non inviare consoli Fez.

526

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 2570/862. Vienna, 30 agosto 1894 (per. il 3 settembre).

Ho chiesto al conte Kalnoky se fosse a sua notizia che il principe Ferdinando di Bulgaria avesse fatto o fatto fare uffici a Pietroburgo per conoscere a quali condizioni egli avrebbe potuto ottenere dall'imperatore di Russia il suo riconoscimento come principe di Bulgaria, e in tal caso, quale fosse stato l'esito di tali pratiche. Il conte Kalnoky mi disse, che sapeva difatti avere il principe Ferdinando tentato più volte di fare ufficii a Pietroburgo, per mezzo dei suoi congiunti di casa d'Orléans e di Danimarca, ma sempre senza alcun esito favorevole. Il conte Kalnoky non crede che altri tentativi possano, per ora almeno, avere una diversa riuscita. So poi d'altronde che il principe Ferdinando non fu mai incoraggiato da questa Corte, né dal Governo austro-ungarico, a fare ufficii nel senso predetto. Qui si crede, non senza ragione, che il riconoscimento della Russia, se pure potesse sperarsi, non si otterrebbe che a scapito dell'indipendenza della Bulgaria, e non fu celato al principe Ferdinando che l'attuale situazione della Bulgaria, senza la presenza di agenti diplomatici russi, e all'infuori d'influenze ufficiali russe nel Principato, è singolarmente favorevole per l'organizzazione e il consolidamento di un Governo indipendente e solido, stabilito sulle basi dei soli interessi bulgari, e di un'autonomia, limitata soltanto dal vincolo, non troppo grave, dell'alta sovranità della Porta. Gli accenni in questo senso, e specialmente nel senso di una stretta amicizia e deferenza verso il sultano, non furono risparmiati al principe

dalla cancelleria di Vienna, senza essere tuttavia riusciti a sottrarre interamente l'animo di lui al miraggio presentato dalla seducente eventualità del riconoscimento russo. 1

525 1 Risponde al n. 52!.

527

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 77. Costantinopoli, 31 agosto 1894.

Aujourd'hui grand visir et Said pacha m'ont prié aussi instamment que possible de faire les démarches nécessaires auprès de V.E. afin que l'amiral Racchia renonce à son projet de se rendre à Constantinople. Le but de l'envoi de l'escadre ayant été atteint, le sultan envisagerait la visite de l'amiral comme une humiliation qu'on voudrait lui infliger et «vous ne pourriez, me semble, forcer Sa Majesté, m'a dit confidentiellement Said, à recevoir l'amiral, car il mettrait en avant le prétexte de quelque indisposition pour éviter de lui accorder une audience». De son còté le grand visir m'a cité les précédents des amiraux des Grandes Puissances venus récemment dans les eaux turques sans se rendre à Constantinople, et Said a déclaré que tout amiral italien qui viendrait après quelques mois serait reçu avec empressement par le sultan. Il m'avait fait savoir il y a deux jours que le 28 de ce mois amiral avait été invité à dìner par ordre de Sa Majesté par le gouverneur de Smirne. Je dois informer V.E. que pour le six de ce mois prochain on attend ici un amiral anglais dont l'arrivée a été notifiée il y a quelques semaines et lequel sera reçu par le sultan 1 .

528

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. RISERVATO 70. Roma, 31 agosto 1894.

Non so come sia sorta la quistione di una visita dell'ammiraglio 1 che non mi parve mai necessaria. Se si potesse combinare un ricevimento simultaneo degli ammiragli inglese e italiano sarebbe cosa ottima; ma non intendiamo fare a Londra al riguardo passi che possono sembrare indiscreti 2 .

527 1 Per la risposta cfr. n. 528. 528 1 Risonde al n. 527.

Cfr. n. 529.

526 1 Sullo stesso argomento riferiva anche Marochetti con R. cifrato 3371199 del28 agosto, non pubblicato.

529

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CA T ALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 78. Costantinopoli, 1° settembre 1894.

Ambasciatore d'Inghilterra cui ho parlato in termini generali di un mio progetto eventuale di combinare un ricevimento simultaneo dal sultano dell'ammiraglio inglese ed italiano, mi ha risposto che nel presente momento egli non consiglia tale divisamento, il quale avrebbe per effetto di atterrire senza profitto il sultano, di cui egli si adopera conciliarsi la benevolenza. Poiché V.E. non crede utile visita ammiraglio Racchia a Costantinopoli sarebbe opportuno farlo avvertire telegraficamente di ciò 1•

530

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. 2109. Roma, 2 settembre 1894, ore 15,08.

In seguito avvenuta presentazione credenziali r. ambasciatore Costantinopoli consideriamo esaurita questione visita ammiraglio Racchia al sultano, alla quale si riferisce nota di V.E. l o corrente 1 . La squadra può quindi senz'altro ritornare in Italia seguendo itinerario accennato da V.E.

531

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2410. Londra, 3 settembre 1894 (per. stesso giorno) 1 .

Pur non aggiungendovi fede Times oggi pubblica notizia che il colonnello Piano abbia proposto a Menelik la espansione della Abissinia sino a Fashoda al confluente del Nilo propriamente detto col ramo del Bar-el-Gaza!. Trattandosi di cosa che si

riferisce a interesse gelosissimo degli inglesi, reputerei molto opportuna autorevole smentita2 . Spedisco versione pubblicazione Times per la posta 3 .

529 1 Si pubblica qui l'ultima parte di una L. personale di Catalani a Blanc del 2 settembre: «E da ultimo, circa la faccenda della visita dell'ammiraglio che formò argomento del mio colloquio col gran visir e con Sai d pascià, chiedo licenza di accennare le tre cose seguenti: la prima è che la questione era stata intavolata prima del mio arrivo; la seconda è che l'ammiraglio mi ha diretto 4 lettere e 3 telegrammi chiedendo il firmano pel passaggio dell'avviso «Iride» dai Dardanelli ed il numero degli ufficiali che avrebbe dovuto condurre seco. E poiché le due ragioni allegate non hanno importanza. la terza è che ho creduto utile tenere in sospeso sulla Sublime Porta la minaccia della visita del temuto ammiraglio». 530 1 Non pubblicata. 531 1 Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo.

532

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2423. Therapia, 4 settembre 1894, ore 22 (per. ore 22,20).

Ieri Said pascià mi fece intravedere, senza dichiararlo esplicitamente, che la Francia fa urgenti uffici per indurre Sublime Porta a protestare contro occupazione Cassala; disse che il Consiglio dei ministri era stato scisso in due pareri diversi, prevalse opinione di rammentare all'Italia impegni presi verso l'Inghilterra col protocollo del 1891 e, nello stesso tempo, insistere a Londra per provocare rioccupazione Cassala dalle truppe egiziane. Si aspetta decisione sultano 1•

533

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DELLA MARINA, MORIN

T. 2339 bis. Roma, 6 settembre 1894, ore 15,15.

D'accordo con Governo inglese dobbiamo mandare d'urgenza nave in Cina. Prego dirmi di quale si possa disporre e quando 1 .

534

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 6 settembre 1894, ore 15,45.

Sultano del Marocco fonda obiezione contro consolati Fez principalmente sull'abuso delle protezioni sopra marocchini. Voglia informarmi se anche per le protezioni Inghilterra sia associata al punto di vista francese 2 .

531 Cfr. n. 538.

3 R. riservato 753/400 dello stesso 3 settembre, non pubblicato. 532 1 Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Londra con T. 2154 del 6 settembre e alle ambasciate a Berlino e Vienna con D. del 7 (33764/444 per Berlino, 33765/838 per Vienna). Per la risposta di Blanc cfr. n. 543. 533 1 Dai registri dei telegrammi in arrivo non risulta risposta. 534 1 Il telegramma fu redatto dietro istruzioni telegrafiche inviate in pari data da Blanc da Castellammare.

2 Per la risposta di Tornielli cfr. n. 539.

535

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, GALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, A NAPOLI 1

T. S.N. Roma, 6 settembre 1894, ore 16,45 (per. ore 17,25).

Avevate ragione ripetermi che le cortesie non sono mai perdute. Però credo poter soggiungere la massima: se scendono in animo ben preparato. Cortesie testè usate alla «Stefani» mettonmi in grado potervi comunicare che da sue informazioni presso Vaticano ebbe notizie delle quali riconosco importanza, ricordando vostre parole. Quelle notizie essa aveva concretate così: «Missione cattolica qui stabilita fu informata che Congregazione Propaganda decise istituire per Colonia Eritrea un vicariato apostolico indipendente da quelli di Abissinia e di Aden 2 , che finora esercitavano nella Eritrea la loro giurisdizione. La delimitazione del nuovo vicariato apostolico fecesi in conformità della estensione degli attuali possedimenti italiani. Si seppe inoltre che titolare nuovo vicariato, con dignità vescovile sarà italiano. Notizia produsse ottima impressione». Fin qui la «Stefani». Io pregai sospendere telegramma, finché avessi vostre istruzioni e consenso. Pregovi mandarmele con urgenza assoluta. Credo saranno affermative e godo felicitarmi di un'altra segnalata vittoria italiana che rompe consorterie vaticanesche, epperciò avrà grande eco Europa3 . Soggiungesi tutto sia stato effetto trattative con voi che diceste, quelle concessioni esser pronto a ricambiare con deferenza.

536

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 2450. Tangeri, 7 settembre 1894, ore 16,40 (per. ore 20,15).

Bregoli in data del tre corrente dando buone notizie salute sultano del Marocco, annunzia che in quello stesso giorno, d'ordine di Sua Maestà Sceriffiana, fabbrica d'armi è stata riaperta. Ricevo ora lettere credenziali; partirò al più presto. *Lunedì nuovo ministro di Francia è arrivato con medico militare Linarès * 2 .

2 Per i precedenti del negoziato cfr. le pagine dei diari ed. in CRlSPI, Politica interna, cit., pp. 138-141.

' Cfr. in proposito una pagina dei diari di Crispi del 18 settembre, ibid., p. 141. Si pubblica qui il seguente passo di una L. personale di Blanc a Crispi, priva di data (ACS, Carte Crispi): «La felicito di cuore per l'importante successo ottenuto da lei colla istituzione della prefettura apostolica per l'Eritrea. Ella come sempre vede e provvede nel modo migliore>>. 536 1 Ed., con varianti, in L V 81. p. 31.

2 In LV 81. invece della frase fra asterischi. «Ho annunziato la mia partenza ai vari rappresentanti esteri>>.

535 1 Da ACS, Carte Crispi.

537

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2452. Madrid, 7 settembre 1894, ore 21 (per. ore 23).

Moret attende sempre di conoscere decisione dei Gabinetti Londra e Parigi circa nota sultano per il ritiro dei consoli da Fez. Ha ragione di credere che Francia è dispiacente di essersi lanciata nell'avventura, ma manterrà consolato. S.E. respinge ogni biasimo intorno all'attitudine della Spagna che, trovandosi in posizione delicatissima, continua ad usare molta prudenza e non si allontana dal concerto delle Potenze interessate. Considera di malaugurio il ritorno in favore del dottore Linarès e la sua andata a Fez.

538

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 33870/494. Roma, 7 settembre 1894.

Ho ricevuto il telegramma di V.E. del 3 corrente 1 ed ho provveduto a far smentire dall'agenzia Stefani la notizia riportata dal Times relativamente ai consigli che sarebbero stati dati dagli agenti italiani a Menelik di estendere i suoi domini nella valle superiore del Nilo sino a Fascioda. Gradirò che, presentandosene l'occasione, V.E. tenga discorso di ciò al Foreign Office, e lasci intendere che consigli di tale fatta è assai verosimile che vengano dati a Menelik dagli agenti francesi. È notorio infatti che la Francia mira ad arrivare al Nilo così dalla sua colonia del Congo, come dal possedìmento d'Obock-Gibuti; e queste sue aspirazioni debbono certamente informare le istruzioni dei noti Ilg, Chefneux, Savouré e Mondon de Vidailhet 2 .

539

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2459. Londra, 8 settembre 1894, ore 13,36 (per. ore 15,45 ).

Da mio colloquio col sottosegretario di Stato risulta che la questione protezioni non fu contemplata finora fra Inghilterra e Francia in relazione con l'affare conso

2 Nella minuta il dispaccio terminava con il seguente periodo, poi cancellato: «Il Governo italiano avendo riconosciuto coi protocolli del 1891 i territori niliaci come compresi nella sfera d'influenza britannica non medita davvero insidie per esonerarsi da tali impegni, e desidera invece di procedere nelle questioni africane di pieno accordo col Governo di Londra».

lato a Fez 1• Kimberley ha ricevuto lettera sultano per la regina. Egli ha adottato parere, già telegrafato a V.E., del sottosegretario di Stato 2 , e si proporrebbe rispondere sultano in modo dilatorio. Però prima di ciò fare interrogherà Gabinetto francese sulla sua intenzione.

538 1 Cfr. n. 531.

540

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. URGENTISSIMO 2456. Costantinopoli, 8 settembre 1894 (per. stesso giorno) 1 .

Ho da fonte sicura e segreta che sabato scorso sultano mandò un inviato al capo dei senussi per risvegliare fanatismo e sollevare sceik e dervisci contro nostre truppe a Cassala. Spero sapere nome inviato 2 .

541

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Asmara, 8 settembre 1894.

La ringrazio per la fiducia che in me dimostra chiedendo il mio parere anche in cose nelle quali V.E. è ben in grado di giudicare e pronunciare meglio di me 1 . Una di queste è la forma da dare all'occupazione nostra di Cassala rispetto ai trattati.

Se il dichiarare subito la nostra posizione a Cassala, di fronte alla Porta ed all'Egitto, analoga a quelle dell'Inghilterra a Suachin e a Wadi Halfa giova ad afforzare i buoni rapporti coll'Inghilterra, non solo nelle quistioni africane ma in altre di maggiore momento e a dissipare i dubbi sulla instabilità della nostra politica io non esiterei a sollecitare tale dichiarazione. Essa, se limita i confini del nostro territorio e della sovranità diretta dell'Eritrea, è schiettamente conforme al protocollo del 1891, che l'azione militare nostra non ha potuto interrompere.

La conquista territoriale del Taca, che trae seco immediatamente il dominio del corso dell'A t bara e potrebbe avere per conseguenza l'annessione del Ghedaref col Dabaina, che ora entra come un cuneo nella zona nostra di Etiopia, è assai

541 Cfr. n. 501.

seducente, specie per me. Ma mi pare che allo stato attuale delle nostre relazioni potrebbe cagionare uno screzio colla Gran Bretagna, che bisogna assolutamente evitare. D'altro lato spetta a noi, ora signori di Cassala, profittare della favorevole occasione per attirare verso la Coloni.a Eritrea una corrente di interessi, che poi assai difficilmente svierebbe anche quando, pacificato il Paese, a Cassala si stabilisse un amico presidio egiziano.

Tutto sta qui: avvantaggiarsi della situazione che potrebbe prolungarsi per parecchio tempo, ma che potrebbe anche essere presto interrotta. Io mi studio di fare ciò coll'accogliere tutti sotto la protezione del forte, col guadagnare le tribù mediante concessioni temporanee, coll'aprire fino dai primi giorni il mercato, col procurare la sicurezza alle comunicazioni, col destare la fiducia nella giustizia e nella protezione del Governo italiano. A ciò mirano tutte le istruzioni date al comandante di Cassala. A ciò mira una lettera che ho scritto jeri all'E. V. 2 circa la costruzione della ferrovia Massaua Cassala, senza della quale non si reggerebbe alla concorrenza di Suachin.

Quando si avesse stretto relazioni commerciali coi popoli del Sudan orientale e meridionale, tutta quella plaga, comprese le pendici occidentali dell'Abissinia, verrebbe verso la Colonia Eritrea, attiratavi e fermatavi dal Governo che sarebbe certo migliore del Governo egiziano: e noi si avrebbe l'espansione commerciale, agricola, morale anche senza l'occupazione militare. Ma bisogna incominciare subito, e proseguire con coraggio e perseveranza.

Le spese di guerra e di occupazione per Cassala potrebbero in caso di cessione venire pagate dall'Egitto; ma nel chiederle converrà prima studiare la questione dell'occupazione di Massaua quando noi abbiamo preso i magazzini egiziani, senza (credo) dare alcun indennizzo, come il ministero potrebbe verificare. Ecco in sunto le mie idee nel caso speciale. Ella ha svolto le idee politiche d'ordine generale con tale chiarezza che io non saprei altro aggiungervi. Del resto finché potrò rimanere in Africa mi occuperò con assidua cura a servire agli interessi di una politica che con fermezza e con costanza mira a rialzare il prestigio nazionale.

539 1 Risponde al n. 534. 2 T. 2411 del 3 settembre, non pubblicato. 540 1 Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo. 2 La notizia fu comunicata a Baratieri con D. riservato 34012/263 del IO settembre, non pubblicato.

542

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CALVI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2474. Berlino, 10 settembre 1894. ore 16,05 (per. ore 16,35).

Governo germanico non invia nave Marocco. Ambasciatore di Germania a Londra dicesi con riserbo aver avuto parlando col Foreign Office impressione Inghilterra non essere disposta rinunziare protezione sudditi marocchini causa gran numero protetti francesi.

541 2 Non pubblicata.

543

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2177. Castellammare, 10 settembre 1894 1.

Se Porta o Palazzo faranno qualsiasi riserva anche verbale per Cassala dica che vi siamo come gli inglesi in Egitto e confermi testualmente la dichiarazione già fatta dall'ambasciata sotto precedente Ministero Crispi a proposito di Massaua circa le regioni ottomane situate all'ovest della Tripolitania 2 .

544

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE FORESTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 850/391. Madrid, 10 settembre 1894 (per. il 14).

A soddisfare le richieste dell'E.V. mi farà mestieri in parte ripetere brevemente cose dette nel mio rapporto dell'8 corrente 1 spedito per maggiore sicurezza a mezzo del r. consolato di Barcellona.

Il contegno d'aspettazione del Governo spagnuolo nella questione dei consolati a Fez è informato a circospezione verso tutti e moderazione benevola verso il sultano.

La Spagna è dolente, credo, di avere con l'assegno in bilancio dei fondi per i consolati a Fez e Marocco, fornito il pretesto alla Francia di mandare un console di carriera a Fez. Ma, afferma il ministro Moret, era nel suo intendimento indugiare la nomina non approvata ancora dalle Cortes, e di seguire l'altro esempio dell'Inghilterra nominando ad agenti consolari persone del Paese che non destassero apprensioni fra i mori. Né avrebbe il Gabinetto spagnuolo, separandosi dal concerto europeo, fatte le nomine ex abrupto senza precedente intelligenza con le Potenze interessate e senza notificarle al sultano come fece la vicina Repubblica; ché, anzi, avrebbe agito d'accordo con le altre Potenze e avrebbe sottoposto al sultano un elenco di nomi affinché S. M. Imperiale scegliesse i più graditi. Tanto mi dichiarò il ministro Moret.

Mentre evidentemente Francia è stata spinta alla sua avventatezza dal desiderio di rendere più efficaci i suoi maneggi politici contro l'integrità dell'Impero, accentrando e rinforzando l'azione dissolvente dei numerosi algerini e protetti marocchini sparsi nel Marocco, Spagna con la sua iniziativa non aveva di mira che aumentare le sue sorgenti d'informazione, vigilare alla sicurezza dei suoi presidii, all'adempimento dei trattati e fomentare relazioni di commercio e fini di

2 Nota del documento: «Nuovo testo del telegramma di jeri a Cospoli che si è dovuto ritelegrafare per mancanza del cifrario K. 5». Il primo testo conteneva la seguente frase finale: «Del come si potrà provvedere definitivamente a Cassala si vedrà dopo che gli egiziani saranno a Kartum». 544 1 Non pubblicato.

civiltà non altrimenti di quanto aveva fatto da due anni e senza proteste l'Inghilterra che non tiene protetti nell'Impero.

È noto come non solo il potente sceriffo di Uazzan e altri capi influenti ma tribù intere in Tafilelt e nelle altre regioni agognate dalla Francia e villaggi nel cuore del Marocco siano sotto la protezione francese. Contro i protetti e i protetti dei protetti s'infrange l'azione del sultano che vede diminuito ogni giorno il diritto di sovranità, il numero dei sudditi e i proventi del tesoro. Un consolato francese nell'interno aumentando, disciplinando, organizzando e proteggendo questi elementi disaffetti al sultano, non può che far sorgere contrasti, conflitti e pretesti d'intervento e, a un momento dato, servire di leva a scuotere la solidità dell'Impero.

Moret è talmente compreso dalle ragioni che assistono il sultano nell'attuale conflitto che crede inevitabile tra breve un'altra conferenza per regolare la questione della protezione, la quale, se può dare influenza alle Nazioni che la esercitano, minaccia l'esistenza stessa dell'Impero che tutti pretendono di voler mantenere nello «statu quo». Partigiano schietto di un Marocco prospero, ordinato, che possa fare fronte agli impegni contratti con la Spagna, il ministro di Stato sarebbe disposto ad appoggiare le vedute del sultano, se, non per la soppressione totale della protezione, per la sua limitazione.

Sistemata siffatta questione, sarà più agevole fare accettare al Makhzen l'istituzione dei consolati all'interno che è oramai impossibile ritirare e non dubito che la Spagna la quale ha interesse solamente ad usare tutti i riguardi, i temperamenti possibili verso il Marocco si farà volentieri mediatrice del negoziato.

Intanto il Gabinetto temporeggia verso gli altri Governi, non prende decisione alcuna e lascia che il tempo smussi l'asprezza del conflitto.

543 1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

545

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, RANUZZI SEGNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2500. Belgrado, 14 settembre 1894, ore 7,05 (per. ore 10,25).

Giovedì 6 barone Galvagna giungeva qui solo fine presentazione lettere di richiamo. Ministro degli affari esteri, sebbene avvisato alcuni giorni prima, dimenticò chiedere ordini Sua Maestà a Nisch. Giunto Galvagna seppe Sua Maestà l'avrebbe ricevuto soltanto venerdì 14. Data premura partenza Copenaghen, Galvagna chiese ed ottenne essere dispensato presentazione lettere di richiamo e volendo d'altronde fare osservare poca correttezza Ministero degli affari esteri, partiva lasciando ministero stesso lettere di richiamo. Oggi ricevimento ebdomadario mi recai Ministero affari esteri tanto più che biglietto segretario generale avvertivami ministro desiderare mio colloquio. Questi invece di manifestare rincrescimento per l'accaduto, come avrei potuto supporre chiamata speciale, tenne vivace discorso criticando modo di agire Galvagna. Meravigliato inopportuna censura di un r. rappresentante dinnanzi altro r. rappresentante rimbeccai cogliendo occasione rilevare con calore, ma rispettosamente, numerose irregolarità da noi sofferte trascuratezza servizio Ministero affari esteri. Ministro allora, impazientito mie ossen azioni, disse testualmente: «Codesti non sono discorsi da uomini inciviliti». A che riscontrai pregando modificare frase inurbana altrimenti sarei uscito dalla sala. Ministro scattò alla mia protesta dicendo: «Andate non voglio più parlare con voi». Immediatamente uscii senza aggiungere parola. Attuale ministro degli esteri Losanic professore chimica, di nessuna elevatura, malpratico lingua francese, quasi sempre assente, senza alcuna esperienza affari, ha sollevato più volte lagnanze corpo diplomatico. Segretario generale Cristich ha intravveduto concitazione [sic] incidente lettere di richiamo 1 .

546

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2503. Londra, 14 settembre 1894, ore 18,18 (per. ore 20,55).

Sottosegretario di Stato mi ha detto che la Francia la quale ha già stabilito il suo vice console a Fez, adotta perfettamente punto di vista inglese circa non convenienza di aderire alla domanda del sultano. Essa risponderà che non si sono sperimentati inconvenienti per la presenza vice console francese Fez dove essendo molti algerini quell'agente è invece utilissimo al mantenimento buone relazioni fra i due Paesi. L'inviato francese alla sua prossima andata alla Corte, potrà tuttavia trattare questo affare. In seguito alla notizia avuta di questa disposizione della Francia, Inghilterra si atterrà, nella sua risposta, a quanto ho segnalato nel mio rapporto Il corrente 1•

547

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 2213. Roma, 15 settembre 1894, ore 19, 15.

Ranuzzi dopo incidente con mm1stro affari esteri 1 che riferirà a V.E. ebbe ordine allontanarsi Belgrado 2 . Faccia conoscere ministro di Serbia che risiede a Vienna tale provvedimento e aggiunga che aspettiamo spiegazioni prima di rimandare Ranuzzi 3 .

2 T. 2214 dello stesso 15 settembre, non pubblicato.

3 Per la risposta cfr. n. 551.

545 1 Blanc approvò il suggerimento di Adamoli di far partire Ranuzzi da Belgrado e di non farvelo ritornare fino a che il Governo serbo non avesse fornito spiegazioni soddisfacenti (T.s.n. di Adamoli del 14 settembre e risposta di Blanc, che si trovava a Quisisana, non pubblicati). 546 1 R. riservato 777/417, non pubblicato: intenzione di Kimberley di sondare le disposizioni del Governo francese prima di rispondere al sultano del Marocco. Suo proposito di confermare la simpatia dell'Inghilterra per l'Impero sceriffiano e di comunicare che la prossima visita del rappresentante britannico alla Corte per la presentazione delle credenziali avrebbe fornito occasione di regolare la questione dei consolati a Fez. 547 1 Cfr. n. 545.

548

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. RISERVATISSIMO 34947. Roma, 16 settembre 1894.

Accuso ricevuta e ringrazio V.E. dell'assennato suo rapporto n. 1563/1, in data del 22 u.s., relativo all'Harar1•

I telegrammi scambiati fra il presidente del Consiglio e l'E.V. il 10, 11 e 12 del mese decorso 2 , ai quali io feci cordiale adesione, debbono oramai servire di norma della nostra politica nella questione abissina: e l'accorta azione dell'E.V. verrà quindi diretta a guadagnare sempre più alla nostra influenza ras Mangascià al nord e ras Makonnen a mezzogiorno, fra i quali si spartirebbe, col tempo, la preponderanza sulle regioni etiopiche sotto la protezione ed il controllo effettivo dell'I tali a.

Il presidente del Consiglio autorizzò l'E.V. a dare le necessarie istruzioni al tenente Mulazzani per la parte relativa al Tigré, ed al cavalier Felter per le prime pratiche, iniziali ed informative, da farsi con ras Makonnen; osservò poi che pel seguito di questi ultimi negoziati sarebbe necessario di cercare una persona di maggiore importanza del cavalier Felter, per quanto difficili siano sempre simili scelte. E per cominciare le pratiche relative, fu lasciata intieramente a V.E. la scelta del momento opportuno, sicché ella può dare quando crede gli ordini necessarii senza chiedere istruzioni al R. Governo.

Debbo soltanto aggiungere che la questione abissina e specialmente in quanto concerne l'Harar è divenuta adesso di particolare importanza nella nostra politica coloniale; e non dubito che ella riterrà assolutamente indispensabile che le pratiche le quali formano oggetto del presente dispaccio rimangano nel più rigoroso segreto.

549

IL MINISTRO DEGLI ESTRI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, CALVI

T. 2227. Castellammare, 17 settembre 1894, ore 11.

Ministri Inghilterra e Germania a Tangeri dovendo esigere riparazioni ad aggressione in Casablanca 1 ho telegrafato a Tangeri 2 che «Etruria» deve sempre procedere d'accordo con comandanti inglesi purché soli, o accompagnati con comandanti germanici.

548 1 Cfr. n. 516. 2 Cfr. nn. 493, 497 e 500. 549 1 L'aggressione era stata fatta contro alcuni cittadini tedeschi ed inglesi. 2 T. 2222, pari data, non pubblicato.

550

IL CONSOLE A CANEA, COMPAGNONI MAREFOSCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 207/73. Canea, 17 settembre 1894 (per. il 25 ).

Per sentimento di dovere mi affretto a far conoscere all'E.V. il seguente fatto, al quale però parmi che non si debba annettere un'eccessiva importanza.

Oggi si è presentato da me un agente del capitano Costa, un influente capo partito dell'insurrezione di Creta, e mi ha detto che la popolazione cristiana è assolutamente stanca dell'attuale dominazione turca e che, attratta dalle tradizioni lasciate dagl'italiani veneziani nell'isola, sarebbe pronta ad alzare la bandiera della rivolta in favore dell'Italia, qualora questa incoraggiasse il movimento con l'invio di armi e munizioni da guerra, e colla presenza di qualche nave da guerra sulla costa.

Io risposi ringraziando gli autori della proposta della loro simpatia per l'Italia; ma che non mi credevo in nessun modo autorizzato ad incoraggiare un tale movimento che solo per pura informazione avrei riferito al R. Governo.

In merito a questa proposta credo mio dovere di fare presente a V.E. le seguenti circostanze.

Da qualche tempo parecchi patrioti cretesi, pur conservando un sentimento di vivo attaccamento verso l'antica patria, si sono convinti che mai la Grecia sarà in posizione di loro prestare un così valido appoggio da potersi liberare dal giogo ottomano. Viene quindi formandosi un nuovo partito che all'attuale Governo preferirebbe l'occupazione di qualunque altra Potenza europea, e a questo partito non sarebbe ostile una parte considerevole dello stesso elemento musulmano.

È noto infatti come altra volta i rivoluzionari dell'isola avevano offerto di sottomettersi all'Inghilterra, e come questa Potenza non abbia mai cessato di tenere gli occhi addosso a questo Paese. In appresso sembra che qualche proposta di simil genere sia stata fatta anche a1la Francia non so con quale fondamento.

L'attuale propensione per l'Italia non si manifesta ora per la prima volta. Un tal Relaidì, prete ortodosso, uno dei vari agitatori e capi politici dell'isola, già dimorante a Livorno ed ora in Atene, il quale dice di essere conosciuto personalmente da S.E. Crispi, ebbe occasione di esprimere quasi le stesse idee tre

o quattro anni fa. Sarò grato all'E.V. se vorrà favorirmi una ricevuta del presente rapporto, aggiungendo quelle istruzioni e considerazioni, che crederà del caso 1 .

Di quanto sopra non ho creduto di fare alcun cenno alla r. ambasciata a Costantinopoli.

550 1 Annotazione a margine di Blanc: «Si tenga sulla riserva limitandosi ad informare». In tal senso fu inviato a Marefoschi il 3 ottobre il D. riservato 3362/3 a firma Pisani Dossi, non pubblicato.

551

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2525. Vienna, 18 settembre 1894, ore 16,30 (per. ore 17,40).

Ho informato verbalmente e personalmente ministro di Serbia a Vienna che Ranuzzi Segni dopo l'incidente ebbe ordine di allontanarsi da Belgrado e che Governo di Sua Maestà aspetta spiegazione prima di rimandarlo al posto 1• Ministro di Serbia mi disse che avrebbe trasmesso la mia informazione al suo Governo. Ranuzzi Segni è giunto ieri sera a Vienna.

552

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 871/405 1 . Madrid, 18 settembre 1894 (per. il 25).

Il signor Moret ha voluto profittare dell'incidente dei consolati a Fez, per forzare la mano al Governo tedesco, e collocarlo nella posizione di manifestare schiettamente se fosse o no disposto secondare in simile questione le vedute della Spagna, a tenore degli impegni assunti.

Da principio il ministro di Stato intendeva far eseguire questo passo a Berlino, ma l'ambasciatore Mendez Vigo, per esperienza sapendo quanta poca probabilità egli avrebbe avuto di buona riuscita, consigliò di astenersene.

Il signor Moret allora deciso su ciò uscire di dubbiezza, formulò il quesito al barone di Mentzingen, incaricato d'affari del signor Radowitz. La domanda fu comunicata alla Cancelleria imperiale, la quale rispose che essa faceva il possibile per scindere, nelle sue relazioni colla Spagna, il campo politico dal commerciale, ma che sventuratamente la debolezza dimostrata a Madrid durante la scorsa sessione parlamentare, ed i gravi motivi che costrinsero la Germania a ritirare il suo trattato, avevano profondamente irritato l'animo dell'imperatore. Ciò non doveva essere alla Spagna dissimulato.

Nel confidarmi quanto precede il ministro di Stato m'osservò, essere codesta una dichiarazione atta a fornirgli un appiglio ad approfondire l'argomento. Infatti pregò il barone di Mentzingen di riferire a Berlino che il soggetto richiedeva più ampio sviluppo. Esistevano degli obblighi contratti di cui, se Roma era stata l'intermediaria, Berlino costituiva l'obiettivo. Se l'Italia fu la porta, il salone nel quale si volle penetrare, era la Germania (sic). E se questa ultima intendesse ora sottrarsi agli obblighi summentovati, e battere altra via, occorreva alla Spagna il

552 1 Annotazione a margine: «ln cifra e in chiaro per posta a Berlino perché Lanza riferisca. D'ordine del ministro A[lberto] P[isani] D[ossi] 27-9-94».

saperlo. Non già che egli (il signor Moret) fosse per avvantaggiarsene e gettarsi in opposta direzione, ma i sentimenti personali non erano più in giuoco, ed il Governo della Reggenza aveva il diritto di esigere una spiegazione netta e categorica.

Sebbene già abbastanza tempo sia trascorso, la bramata spiegazione non venne; né il ministro di Stato l'aspetta. Egli mi ha detto che comprende la difficoltà in cui si trova il Gabinetto imperiale di rispondere 2 .

551 1 Risponde al n. 547.

553

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 678/301. Therapia, 19 settembre 1894 (per. il 25).

In seguito alla pubblicazione sul giornale la Riforma d'un telegramma da Costantinopoli (di cui mi è noto l'autore) circa l'emissario spedito dal sultano al capo dei senussi per invitarlo ad istigare i dervisci a danno delle nostre truppe a Cassala 1 , la Sublime Porta avrebbe dato istruzione all'ambasciatore di Turchia a Roma di smentire il fatto. Il quale è però indubitato. Io l'ebbi da persona sicura, estranea del tutto a questa ambasciata, ma non al Palazzo e fu confermato dalle notizie pervenute a sir Ph. Currie.

Nel desiderio del sultano, il capo dei senussi doveva tosto mettersi in relazione, allo scopo sopra indicato, col nuovo mahdi, il cui nome sarebbe El Tajash 2•

554

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2767/933. Vienna, 19 settembre 1894 (per. il 26).

Il conte Kalnoky fece jeri l'altro dinanzi alla commissione per il bilancio della delegazione austriaca riunita a Pest la consueta esposizione sulla situazione politica. Il testo del di lui discorso sarà stato di già mandato a V.E., per mia istruzione, dal

r. console generale a Pest, insieme coll'informazione sull'impressione prodotta dal medesimo nella capitale ungherese. Mi restringo quindi a riassumere qui l'impressione prodotta nella capitale austriaca.

2 Ma cfr. quanto comunicò il reggente il consolato a Tripoli, Missir, con R. 591/603 del 29 settembre: «Da informazioni assunte in via riservatissima mi risulta che non si sa assolutamente nulla a Tripoli dell'inviato segreto che sarebbe stato mandato dalla Sublime Porta al capo dei senussi per risvegliarne il fanatismo e quello dei dervisci e indurii alla riconquista di Cassala».

In generale questa impressione è favorevole. La stampa viennese è, si può dire, concorde nell'esprimere la sua soddisfazione per quella esposizione che completa felicemente il discorso tenuto dall'imperatore e re nel ricevere le delegazioni. Si nota specialmente la recisa affermazione del ministro degli affari esteri sulla necessità della Triplice Alleanza nel doppio scopo della conservazione della pace e della sicurezza interna, nonché la sua assicurazione che oramai in Europa il vero carattere difensivo e pacifico di questa alleanza si mostra dal fatto, e si ammette dalla pubblica opinione.

Produce una certa sensazione il passo del discorso che si riferisce al cambiamento di Ministero in Bulgaria. Le parole dell'oratore ministeriale, di cui è nota la riserva abituale, talora anche eccessiva, sono interpretate come un serio avvertimento, non disgiunto da una specie di biasimo per le velleità di cambiamento di direzione politica nel Principato. Nelle conversazioni da me avute col conte Kalnoky circa la Bulgaria, questo ministro, a dir vero, non si mostrò mai inquieto circa l'esito di tali velleità, ma non negò che esistessero. Ne conchiudo che l'avvertimento pubblico da lui dato a Pest riguardava piuttosto l'avvenire, ed è principalmente preventivo.

Un altro punto, rilevato dalla stampa viennese e dai pochi uomini politici che in questo momento si trovano a Vienna, si è quello che riguarda la Rumania, e le velleità d'irredentismo rumeno, secondate da una parte dell'opinione pubblica, della stampa e dei circoli politici del Regno danubiano. La questione è di quelle che non presentano un facile componimento. Essa sarà per l'avvenire una sorgente d'imbarazzi per l'Austria-Ungheria e per la Rumania, anche maggiore di quanto lo sia ora. Ma non presenta carattere d'urgenza e il Governo austro-ungarico conta sulla buona volontà, e sugli impegni del Governo rumeno. Anche in questo passo del discorso il ministro austro-ungarico uscì dalla solita riserva, lasciando apertamente comprendere come il Governo rumeno abbia cercato un riavvicinamento alla Triplice Alleanza. È possibile che questa parte del discorso sollevi osservazioni, principalmente nella stampa rumena e forse anche nel Parlamento rumeno. Ma della impressione prodotta in Rumenia e altrove l'E.V. sarà precisamente informata da altre fonti.

Al punto di vista generale, e segnatamente per quanto riguarda l'Italia, l'importanza del discorso sta anzi tutto nelle dichiarazioni molto esplicite che confermano la Triplice Alleanza e ne segnalano il carattere e i vantaggi nell'interesse europeo.

552 2 Per la risposta cfr. n. 594. 553 1 Cfr. in proposito il n. 540.

555

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, DE GREGORIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 2028/888. Parigi, 20 settembre 1894 (per. il 23).

Due ordini ben distinti di fatti e di apprezzamenti ho notato nella conversazione che il comandante Rebillet ebbe, or non è guari, con un nostro connazionale, e che fu riferita all'E.V. con uno dei rapporti della r. agenzia a Tunisi che ella ha comunicato al r. ambasciatore col dispaccio in margine segnato 1•

In quella conversazione vengono date informazioni precise intorno all'azione della Francia alla frontiera tripolo-tunisina, mentre poi, sfiorando il campo delle ipotesi, si stabiliscono, con recise affermazioni, dei criteri sulla linea di condotta che sarebbe seguita dalla Francia nel caso in cui una Potenza qualsiasi occupasse Tripoli.

Le indagini da me fatte in proposito confermano le allegazioni del signor Rebillet per ciò che si riferisce alla attuale azione della Francia in quelle regioni. Mi è stato infatti assicurato, da persona competentissima e generalmente bene informata, che la Francia oggi non aspira ad occupare militarmente Ghadames, ma vuole affermarvi la sua influenza preponderante ed esclusiva dal punto di vista commerciale, per poi dominare la via che mette in relazione la costa con le regioni dell'Africa centrale. D'altra parte, la Francia non intende di alienarsi del tutto le simpatie della Sublime Porta e quindi non sente affatto il bisogno di procedere, in questo momento, ad una occupazione militare.

L'articolo di Francis Charmes pubblicato nel fascicolo del 15 corrente della Revue des deux Mondes, articolo che potrebbe, fino ad un certo punto, essere considerato come l'espressione sincera del pensiero di questo Governo, è una nuova conferma degli intendimenti pacifici della Francia.

Mi mancano però gli elementi per poter constatare se veramente, come afferma il signor Rebillet, «il giorno in cui una Potenza qualsiasi occupasse Tripoli, quel giorno Ghadames dovrebbe cadere nelle mani dei francesi».

555 1 Cfr. n. 507.

556

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2798/941. Vienna, 21 settembre 1894 (per. il 25).

Il discorso del conte Kalnoky del 19 corrente alla commissione del bilancio ungherese conferma nei principali punti ciò che egli aveva detto nel precedente discorso alla commissione austriaca. 1

In questo discorso però il ministro imperiale e reale degli affari esteri attenuò alquanto le sue dichiarazioni relative al cambiamento di Ministero in Bulgaria. Inoltre il conte Kalnoky espose alcune nuove considerazioni sulla Triplice Alleanza e sull'eventualità del conclave, che credo utile di segnalare alla attenzione di V.E.

Rispondendo ad apposita interrogazione il conte Kalnoky dichiarò recisamente che l'azione ed i discorsi del prof. deputato Bonghi contro la Triplice Alleanza non avevano bastante importanza per dar motivo al Governo italiano di occuparsi ufficialmente delle sue dichiarazioni e di farne oggetto di comunicazione diplomatica.

Quanto all'eventualità del conclave rispondendo ad una interpellanza del vescovo Samassa, affermò che egli era in possesso della positiva dichiarazione del

Governo italiano esprimente la sua decisione di assicurare con tutti i mezzi in suo potere la completa libertà ed indipendenza di un eventuale conclave e di agire in questo caso colla medesima correttezza già dimostrata nell'ultima elezione papale. Aggiunse poi che non vi era alcun motivo perché l'imperatore lasciasse cadere la tradizione che gli accorda una legittima influenza sull'elezione del papa, ed assicurò il vescovo interrogante che in questa quistione nulla sarà trascurato.

Non ho da fare osservazioni circa le assicurazioni date dal Governo del re per la completa libertà ed indipendenza di un eventuale conclave. Queste assicurazioni non sono recenti e furono date all'ambasciata austro-ungarica presso Sua Maestà, come è ben noto a codesto r. ministero. Esse del resto esprimono l'intenzione del Governo del re e traggono un incontestato valore nel precedente invocato dall'oratore austro-ungarico.

L'affermazione che l'imperatore Francesco Giuseppe intende mantenere la tradizione del jus exclusionis in caso di conclave non è in contraddizione colle disposizioni più volte mostrate dal Governo austro-ungarico d'intendersi col Governo del re nella eventualità predetta. La dichiarazione del conte Kalnoky su questo soggetto non darà luogo, suppongo, ad osservazioni per parte di altre Potenze o della Curia romana. Bensì potrà provocare a tempo debito uno scambio di idee fra i Governi d'Italia ed Austria-Ungheria per una possibile azione concorde.

P. S. I giornali di Pest, giunti oggi in Vienna, si mostrano in generale poco soddisfatti delle dichiarazioni del conte Kalnoky relative all'irredentismo rumeno 2 .

556 1 Cfr. n. 554.

557

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO 684/304. Therapia, 22 settembre 1894 (per. il 27).

Informazioni ottenute dalla Sublime Porta per mezzo della ambasciata di Germania il 21 corrente:

l) Said pascià, che mostrava dare poca importanza l'anno passato alla questione di Tripoli, ne ha ora seriamente studiato i particolari e si mostra sopra pensiero dei disegni evidenti della Francia.

2) Il presidio turco nella Tripolitania è stato nell'anno corrente portato graduatamente a 20.000 soldati regolari concentrati principalmente nel nord. Said insiste in questo momento con lo Stato Maggiore turco per ottenere che il presidio sia distribuito nelle regioni meridionali della provincia.

3) Said pascià dichiara confidenzialmente rincrescergli che la Sublime Porta non abbia saputo a tempo ottenere maggiore autorità di quella che ora possiede sugli sceik, quasi indipendenti, delle regioni meridionali della Tripolitania, i quali si opporrebbero in questo momento all'invio di truppe regolari in presidio.

4) I progetti della Francia sono, come è noto di sedurre gli sceik della frontiera ed avanzarsi insensibilmente col loro consenso nell'hinterland tripolino. La Sublime Porta, non avendo agente sul luogo, non potrà essere informata a tempo dei progressi delle usurpazioni di territorio e degli spostamenti di frontiera.

L'ambasciata di Germania consiglierebbe l'invio di operosi agenti segreti italiani.

556 2 Si pubblica qui un passo 'del R. 3368/1117 di A varna del 14 novembre 1894 relativo al l Congresso cattolico della Bassa Austria: « ... nei discorsi dei varii oratori che presero la parola in questa seduta, nulla havvi di speciale che meriti di essere segnalato all'E.V., salvo una frase del discorso del noto antisemita, dottor Lueger, che credo, per ogni buon fine, dover qui riprodurre testualmente: "Voi manifestate colla presenza vostra che siete penetrati delle ripetute ammonizioni del nostro Santo Padre, di quel nobile ed elevato spirito, il quale, benché la forza brutale abbia tolto ogni potenza terrena alla Santa Sede, è rimasto pur sempre il più potente signore della terra, di quel nobile ed elevato spirito, cui si piegò un Bismarck e cui un Crispi domanda ora la carità dell'aiuto affinché il derubato, il prigioniero del Vaticano scongiuri la fatalità che i ladri della Chiesa hanno chiamato sull'Italia"».

558

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, DE GREGORIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2049/895. Parigi, 22 settembre 1894 (per. il 25).

Mi pregio d'informare l'E.V. che il signor Billot, ambasciatore di Francia presso la Rea! Corte, venuto jeri espressamente a trovarmi alla r. ambasciata, mi assicurò che avendo avuto l'occasione d'intrattenersi a lungo col presidente della Repubblica e col ministro degli affari esteri, aveva potuto convincersi che i sentimenti di amicizia che legano il suo Paese all'Italia tendono a riaffermarsi sempre maggiormente e sono una sicura promessa di un avvenire migliore. Anche l'opinione pubblica, soggiunse il signor Billot, divide in Francia questi sentimenti ed il contegno della stampa francese di fronte ai recenti attacchi di alcuni nostri giornali, merita di essere segnalato in particolar modo. Egli spera, del resto, che in un giorno forse non lontano verrà anche ristabilita una completa armonia dei nostri rapporti commerciali, ma non si dissimula che tale risultato non potrà conseguirsi se non viene prima radicalmente mutata la base della politica economico-commerciale fin qui seguita dalla Francia.

Non mancai di esprimere al signor Billot i miei sinceri ringraziamenti per tali sue amichevoli dichiarazioni.

559

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2561. Massaua. 23 settembre 1894. ore 7 (per. ore 9,35).

Ahmed Alì cerca riunire gente sul Nilo azzurro. Disertori da Osman Digma dicono soldati sofferenti; cento cavalli destra A t bara inguadabile fino a metà ottobre. Nel Ghedaref raccolto promettente; negozianti fuggiaschi descrivono malcontento per ruberie dervisci, circa seimila. Ras Makonnen congratulatosi vivamente per vittoria. Sembra cominci distaccarsi da ras Mangascià da Menelik.

560

IL SEGRETARIO INTERPRETE DELLA LEGAZIONE A T ANGERI, GIANATELLI GENTILE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO URGENTE 90. Tangeri. 23 settembre 1894, ore 9,45 (per. ore 15).

Fez 19 settembre. Il giorno 16, a due ore da Fez, ricevetti lettera Mohammed Garnit informandomi sultano disapprovare mia venuta, perché io non avevo avvisato Mohammed Torres, e questi non ne aveva avvisato Sua Maestà; aggiungeva un rappresentante aver chiesto autorizzazione venire Fez ed essergli stata rifiutata, momento non essendo opportuno. Mia venuta potendo stimolare rappresentanti esteri accorrere Corte, visir mi sollecitava ritardare viaggio sino a che sultano non vi avesse autorizzato. Entrato in città mi recai dal colonnello Bregoli, al quale visir aveva detto che sultano non mi riceverebbe. Dopo due giorni di attive pratiche ho potuto vedere Mohammed Garnit, che dichiarò ricevermi in via privata e di nascosto, essendogli stato ordinato di non aver rapporti con me. Tutti i miei sforzi per fare rimuovere questo Governo da simile atteggiamento riusciti vani; mie domande verbali e scritte, per essere ricevuto da Mohammed Garnit e dal gran visir sono rimaste senza risposta. Non mi è stato· dato alloggio né usato riguardo veruno. Contrariamente a quanto afferma Mohammed Garnit, Mohammed Torres è stato da me informato in presenza di Aspremont mia partenza per compiere amichevole missione, non sollevò obiezioni, né mi disse dover io aspettare risposta sultano. Per tutte le mie precedenti visite Corte non è mai stata domandata autorizzazione sultano. Quando nuovo rappresentante francese e segretario Spagna mandati ivi senza previo avviso a Sua Maestà furono ricevuti dai visir e poterono eseguire loro missione. Ora Governo sceriffiano pretende che per venir Corte occorre permesso sultano, che esiste soltanto di nome, padroni assoluti situazione essendo gran visir e Mohammed el Tasi resi ciechi dal fanatismo. Mohammed Garnit non ha più

autorità. Continuo adoperarmi per uscire da questa situazione, della quale già si parla in città, ma con poca o nessuna speranza di riuscirvi. Attendo ordini di V.E. 1 .

561

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, DE GREGORIO

T. RISERVATO 74. ... , 23 settembre 1894.

Il pubblico servizio essendo compromesso da rumori accolti anche dal signor Billot e tendenti a far considerare ogni mio atto conciliante come ispirato da interessi personali ed ogni atto di fermezza come diretto a creare imbarazzi a codesta ambasciata, ho diretto il seguente telegramma al primo aiutante di campo di Sua Maestà: «In presenza di pubbliche e persistenti calunnie contro il disinteressamento col quale il ministro degli esteri cerca di migliorare i rapporti colla Francia sottopongo rispettosamente a Sua Maestà la dichiarazione sul mio onore che giammai e in nessuna eventualità accetterò una missione qualsiasi e neppur temporaria a Parigi».

562

IL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. S.N. Roma, 24 settembre 1894, ore 13,30.

In seguito a notlZle Fez comunicate a V.E. 1 , presidente del Consiglio ordinò inviare altre due navi Marocco. Prego V.E. di telegrafarmi istruzioni da darsi a Gianatelli Gentile 2•

2 Per la risposta di Blanc cfr. n. 563.

560 1 Si pubblicano qui alcuni passi del R. 857/237 di Aspremont da Tangeri del 12 settembre: «Come per maggior prudenza non si era reso avvisato Sid Torres della partenza del cav. Gentile che proprio all'ultimo momento, egli poté con tutta sincerità rispondere ai rappresentanti esteri che non solo ignorava completamente lo scopo del viaggio del cav. Gentile, ma che neanche gli era noto essere questi in procinto di lasciare Tangeri ... Tutti i rappresentanti esteri furono assai colpiti di questo inaspettato viaggio a Fez. I signori Satow e Monbel, principalmente, ne furono così meravigliati che non poterono reprimere un movimento d'estremo stupore quando il cav. Gentile comunicò loro la sua partenza ... Le spiegazioni date dal signor Gentile, cioè la questione dell'arsenale ed i dettagli della consegna della nave 'Bascir' parvero un semplice pretesto. Non v'ha dubbio che fino ad ora la decisione presa dal R. Governo è assai bene riuscita, e nessuno qui, credo, si nasconde che l'arrivo per il primo d'un funzionario italiano a Fez e la sua presenza alla Corte potrà avere, qualsiasi cosa avvenga, una non lieve importanza per l'influenza dell'Italia nel Marocco». Per gli ordini di Blanc cfr. n. 563. 562 1 Cfr. n. 560.

563

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI

T. S.N. Quisisana, 24 settembre 1894, ore 18,18 (per. ore 19,40).

Non abbiamo ricevuto che prima parte del telegramma Gentile 1 fino parola alloggio; siccome sultano non ha voluto ricevere ministri di Francia Inghilterra e Spagna, del che abbiamo trionfato, non darei importanza al modo col quale un agente secondario recapiti anche per mezzo del gran visir lettera reale. Gli telegraferei consegnarla tranquillamente al gran visir e raggiungere con serenità a Tangeri Cantagalli, di cui aspetterei motivato parere circa invio navi 2 , che temo apparisca confessione d'insuccesso.

564

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI

T. S.N. Quisisana, 24 settembre 1894, ore 22,45 (per. ore 23,20).

Prima di spedire navi Marocco sottoponga mie considerazioni di oggi 1 al presidente del Consiglio aggiungendo che credo navi non faranno impressione al sultano se non contraria allo scopo che avevamo di appoggiarlo contro pretese francesi 2 .

565

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI, ALL'ADDETTO AL GABINETTO, LEVI, A QUISISANA

L. PERSONALE. [Roma], 24 settembre 1894.

C'è da diventar matti! Stasera alle lOV2, mentre, stanco di una giornata assidua di lavoro, stavo per coricarmi, il telefono mi chiamò dall'on. Crispi. Lo trovai di pessimo umore. A vea letto dell'incidente di Ranuzzi col ministro di Serbia 1• Mi rimproverò di non averglielo fatto conoscere in tempo (nota che non ero allora a Roma), disse che noi ora prendiamo schiaffi anche dalla Serbia, che si sarebbe dovuto chiedere subito soddisfazione, ch'egli avrebbe fatto risalire il Danubio da due torpediniere (!). Risposi, cercando dimostrare come l'incidente fosse di poca

563. 1 Cfr. n. 560.

2 Risponde al n. 562. 564 1 Cfr. n. 563.

Cfr. n. 567. 565 1 Cfr. n. 545.

369 importanza, benché ingrossato dai giornali, specialmente francesi, ma non parve persuaso. Crispi è oggi più che mai circuito, assediato, assaltato dai nemici di Blanc e nostri. I colloqui avuti in questi dì con Tornielli, Ressman e Lanza debbono avere lasciato una traccia di diffidenze e sospetti contro Blanc nel suo cervello, che certamente non è più quello di una volta.

Parmi urgente che il nostro ministro scriva o dica qualche cosa a Crispi sull'incidente italo-serbo 2 . Crispi parte stanotte per Napoli. Per mio conto io non posso più vivere in questa atmosfera sporca in cui l'uno calunnia continuamente l'altro e tutti insieme rovinano la reputazione italiana.

Mi sorprende che non abbiate ricevuto se non una parte del telegramma da Tangeri del 23 3 , qui accludo la parte mancante 4 ; pregando ancora che mi si telegrafino le istruzioni da mandare a Gentile.

[P. S.] Il dispaccio particolare, che unisco, della Riforma fu probabilmente redatto da chi lesse il rapporto di Ranuzzi e certamente da qualcuno del ministero.

566

IL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. S.N. Roma, 25 settembre 1894, ore 5,10.

Prevengo V.E. che ieri presidente del Consiglio mi si mostrò penosamente impressionato incidente Ranuzzi Segni 1 che considera ingiuria ricevuta e digerita benché io mi sforzassi dimostrargli mediocre importanza del fatto ingrossato, secondo il solito, dalla stampa, e come la questione fosse ancora pendente e non si fosse rinunziato ad esigere una soddisfazione.

567

IL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. PERSONALE S.N. Roma, 25 settembre 1894, ore 9.

Suoi telegrammi di ieri 1 giunti troppo tardi per poter essere decifrati e comunicati presidente che partì stanotte per Napoli e che sarebbe bene V.E. vedesse

3 Cfr. n. 560.

4 Nota del documento: «Invece la telegraferò». 566 1 Cfr. n. 565. 567 1 Cfr. nn. 563 e 564.

370 presto, anche per neutralizzare possibile impressione colloqui tre ambasciatori 2 . Ho scritto intanto a suo nome al ministro della marina che attenda far partire navi finché V ,_E. non gli abbia comunicato istruzioni per contrammiraglio.

565 2 Cfr. n. 566.

568

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CAPO GABINETTO, PISANI DOSSI

T. S.N. Quisisana, 2 5 settembre 1894, ore 15,18 (per. ore 16,25).

Ricevo suoi telegrammi 1 . Vedrò presidente del Consiglio; intanto telegrafi subito Aspremont per Gentile quanto le telegrafai stamane dalla parola «comunichi» alla parola «opportuno» 2 .

569

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 92. Tangeri, 25 settembre 1894, ore 21,40 (per. ore 7,20 del 26).

Gianatelli Gentile cifra a V.E. 22 corrente quanto segue: «Fez 22 settembre, sera. Finalmente gran visir mi fa dire in questo momento che mi riceve domani sera; essere stato male informato; rimedierà. Se tale è veramente sua intenzione farò tutto ciò che è possibile perché si rimedi bene; ma anche nell'ipotesi migliore, non dichiarerò chiuso lo spiacevole incidente, sino a che l'E.V. non mi vi abbia autorizzato. Telegraferò risultato colloquio». Dietro tali notizie ho creduto sospendere trasmissione telegramma di V.E. 1 ricevuto contemporaneamente, in attesa conoscere risultato colloquio, a meno che ella confermi ordine ritorno 2 .

2 Il brano cui Blanc si riferisce, trasmesso con T. s.n. del mattino, era il seguente : «Comunichi a Gentile che può consegnare lettera reale al gran visir come altri ministri e ritornare Tangeri aspettando Cantagalli, il quale eseguirà dette istruzioni al momento opportuno». L'ordine fu inviato a Tangeri, dove dal 24 settembre era rientrato Cantagalli, con T. 2274 dello stesso 25 settembre, ore 18. 569 1 Cfr. n. 568, nota 2.

2 Il senso di questo telegramma fu comunicato da Pisani Dossi a Blanc a Castellammare, con T. riservato 75 del 26 settembre. Per le istruzioni a Cantagalli cfr. n. 573.

567 2 Si riferisce ai colloqui con Tornielli, Ressman e Lanza di cui al n. 565. 568 1 Cfr. nn. 566 e 567.

570

L'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA, EDWARDES, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. Roma, 25 settembre 1894 (per. il 26).

I did no t fai! to communicate to Lord Kimberley the information which Y our Excellency was so good as to give me, on Saturday, the 22nd instant, relative to the instructions sent to signor Gentile on the occasion of his visit to Fez. Namely, that he was to take an opportunity of sounding the Government of Morocco, with the view of learning whether the progress made in the negotiation, in 1890, for the concession of a naval station at Mehdia, under Italian protection was to be considered as entirely lost.

Lord Kimberley now desires me to express his thanks to Y our Excellency for this information. His Lordship wishes me at the same time to say that, in the opinion of Her Majesty Government, the present moment would appear an unsuitable one for the revival of an application to the Government of Morocco of the above nature, which can hardly fai! to lead to complications with other Powers if persevered in 1•

571

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2578. Costantinopoli, 26 settembre 1894, ore 10,32 (per. ore 10,50).

Sultano preoccupato voci trattative anglo-italiane per occupazione Kartum ha telegrafato reiteratamente ambasciatore di Turchia a Londra per informazioni. Sino ad ora nessuna risposta.

572

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A TOKIO, ORFINI

T. 2282. Roma, 26 settembre 1894, ore 18,50.

Giappone minaccia Shanghai. Consigli desistere 1 .

Blanc non riteneva opportuna la richiesta di una base navale a Mehdia. 572 1 Questo passo era stato richiesto dal ministro in Cina, Bardi con T. 2567 del 24 settembre, non pubblicato.

570 1 Secondo quanto riferisce CuRATO, La questione marocchina, cit., p. 446, contrariamente a Crispi,

573

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

T. RISERVATO 77 1 . Quisisana, 26 settembre 1894.

Ella giudicherà se, come sembra, Gentile abbia dato troppa importanza personale alla sua visita di cortesia che riteniamo fatta benché non ricevuto dal sultano stesso come non furono gli stessi ministri di altre Potenze. Ella riferirà pure sulla possibilità di confermare i progetti del 1890, disposti come siamo a prendere in massima posizione favorevole al Marocco contro le protezioni politiche che sono cagione dell'inopportunità per altre Potenze di protezioni commerciali nell'interno. Ministro della marina invia alcune navi da guerra incrociare senza ostentazione nello stretto ad eventuale disposizione di lei, anche per raggiungere se opportuno «Etruria» a Casablanca 2 .

574

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. RISERVATO 94 1 . Tangeri, 26 settembre 1894, ore 21 (per. ore 8 del 27).

Ringrazio l'E. V. suo telegramma 2 . Credo mio dovere rappresentare conveniente ritardare a inviare altre navi da guerra destinate eventualmente a raggiungere «Etruria» attualmente a Tangeri.

575

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Quisisana, 26 settembre 1894 2 .

Avarna3 trattengasi a Vienna fino a nuovo ordine.

2 La disposizione era stata presa d'accordo col presidente del Consiglio (T. s.n. di Blanc a Pisani Dossi del 26 settembre, non pubblicato). Per la risposta di Cantagalli cfr. n. 574.

574. 1 Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serie ordinaria col n. 2587.

Cfr. n. 573. 575 1 Minuta autografa.

2 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

1 Destinato come ministro plenipotenziario a Belgrado.

573 1 Minuta autografa, con data corretta in 25 settembre.

576

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 95 1 . Tangeri, 27 settembre 1894, ore 10,15 (per. ore 13).

Comunicato Gentile, cui atteggiamento nella circostanza non credo ispirato considerazioni personali, ordine di ritornare quando non veda possibilità conferma progetto del 1890 2 , circa la quale ho dovuto !asciarlo giudice procurando in qualche modo sollecitamente terminare affare. Nave ammiraglia aspetta nuove notizie da Gentile.

577

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 2310 1 . Quisisana, 28 settembre 1894, ore 12.

Prego informarmi circa asserita dimissione del ministro esteri serbo e circa conseguenze attuali e prevedibili dell'incidente Galvagna-Ranuzzi 2 .

578

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2589. Tangeri, 28 settembre 1894, ore 13,09 (per. ore 13,45).

Visir Garnit presentò scuse Gianatelli Gentile il quale sarà ricevuto dal sultano.

576 1 Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serie ordinaria con il n. 2584. 2 Cfr. n. 573. 577 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 579.

579

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. 2599. Vienna, 28 settembre 1894, ore ... (per. ore 8 del 29) 1 .

Ministro austro-ungarico degli affari esteri non ha ricevuto alcuna notizia delle dimissioni del ministro degli affari esteri di Serbia 2 , la quale è smentita da vari giornali. Quanto alle conseguenze dell'incidente non ho mezzo di prevederle non conoscendo le intenzioni del Governo serbo che sono pure ignote al Ministero austro-ungarico. Il ministro di Serbia in Vienna è da tre giorni in Serbia. Segue lettera 3 .

580

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1807. Asmara, 28 settembre 1894 (per. il 13 ottobre).

Ho l'onore di inviare all'E. V. la traduzione di due lettere di ras Mangascià 1 e d'una dell'ecceghié Theofilos, capo del clero e del partito religioso nell'Etiopia settentrionale, le quali a mio credere dimostrano la piega che prendono gli animi del Tigré malgrado la visita di ras Mangascià ad Entotto e l'influenza che possono esercitare sopra di lui le promesse e le minacce dell'imperatore Menelik. Credo anche di poter notare come io male non mi apponessi esprimendo la speranza che la conquista di Cassala avrebbe avuto il suo contraccolpo in Abissinia ed avrebbe determinati gli animi incerti ed impauriti in nostro favore. L'effetto è tanto maggiore inquantoché i dervisci sono riputati potentissimi e nelle provincie occidentali di Etiopia si ha sempre timore di una loro invasione. Profittai naturalmente delle circostanze per riannodare le trattative contro il comune nemico, circa l'andamento delle quali mi riservo di riferire, notando tuttavia che le guerre intestine, la paura da parte dello Scioa e lo spopolamento del Paese, rendono assai problematica una cooperazione efficace. Unisco pure la traduzione di una lettera di ras Makonnen dall'Harar.

2 Cfr. n. 577.

1 Non rinvenuta. Il fascicolo sull'incidente con la Serbia, conservato nella Serie Politica contiene unicamente telegrammi. 580 1 Non si pubblica la seconda lettera di Mangascià, datata 29 agosto.

ALLEGATO I

IL GOVERNATORE DEL TIGRÉ, RAS MANGASCIÀ, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

L. Macallè, 14 agosto 1894.

Come sta ella? lo sto bene grazie a Dio.

Ho ricevuto la lettera che ella mi ha mandata, avendo letto il contenuto ne fui immensamente contento. Che sia lodato il Signore che ha fatto riportare vittoria sui barbari, aiutando il popolo cristiano.

Mi rallegro per la di lei contentezza, che è condivisa da noi. I dervisci sono nemici del Governo italiano e dell'Etiopia. Mi rallegro e siamo contenti molto per la occupazione di Cassala.

ALLEGATO Il

IL GOVERNATORE DELL'HARAR, RAS MAKONNEN, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

L. Harar, 1" settembre 1894.

Avevo già saputo la ,vittoria riportata dalle truppe italiane ed ero molto contento; ora mi venne confermata dalla sua lettera pregiata. I dervisci che detestano il nome cristiano e ne sono nemici si asterranno d'ora innanzi di minacciare i confini dell'Abissinia.

Sia lode a lei.

I poveri hanno respirato e potranno continuare nel loro lavoro senza timore dei razziatori.

Che il nome di Dio sia benedetto per averci ridato il tempo antico, avendo concesso a lei la vittoria-vittoria a cui noi prendiamo parte di gran cuore perché essa ha dati dei grandi benefici al nostro Paese.

Iddio benedica il suo esercito aiutandolo nella sua opera sterminatrice sui dervisci, perché essi sono nemici del bene. Conceda a lei ogni ricchezza, onori e lunga vita --questi sono gli auguri del suo amico.

ALLEGATO III

L'ECCEGHIÉ THEOFILOS AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

L. Axum, 30 settembre 1894.

Come sta? Io sto bene per la bontà di Cristo e per la preghiera della madre del nostro Signore.

Gli infedeli per farci scontare i nostri peccati si erano sollevati vantandosi di voler distruggere il nome di Cristo e le chiese dei cristiani, ma il Dio clemente e misericordioso si è trasformato in voi per farli perdere. Questo a noi ha fatto gran piacere, ed anche le chiese cristiane ringraziano Dio dicendo: «Sia lodato il lodato tuo nome».

Mi congratulo con lei, per aver messo sotto i suoi piedi i suoi nemici.

Ho ricevuto la croce che lei mi ha mandato alzandomi in piedi, mettendola sopra il mio capo e facendo le mie riverenze. Mi ha fatto tanto piacere perché è un segno d'amicizia; Cristo le dia in questo mondo potere e gloria, e nell'altro mondo le dia posto fra gli apostoli. Quello che cerco io, è l'amicizia di voi con ras Mangascià; anche il ras Mangascià si affatica per avere la vostra amicizia; noi tutti siamo figli di un solo Cristo. Quando il Signore insegnava, diceva: «Se fra voi rimanete buoni amici allora si saprà che siete veramente i miei apostoli ed i figli miei». Però c'è della gente cattiva che riferisce a voi quello di qua e a noi quello di costà. Mi pare che sarebbe meglio di non darvi ascolto.

La benedizione del Signore sia sempre con lei. Amen.

579 1 Nel registro in arrivo per errore il telegramma risulta sia spedito che pervenuto alle ore 8 del 29 settembre. Nel fondo ambasciata a Vienna è datato 28 settembre, senza indicazione dell'ora.

581

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Quisisana, 29 settembre 1894, ore 10.

Verso incidente Belgrado impreveduto e poco chiarito, non abbiamo naturalmente altra intenzione che scioglierlo dignitosamente. La sospensione delle relazioni da noi intanto significata cesserà quando giusta soddisfazione ci sarà data. V.E. è autorizzata a ricevere e trasmetterei le comunicazioni delle quali in un interesse di conciliazione il Governo alleato credesse utile di farsi amichevole ed ufficioso intermediario fra i due Governi suoi vicini.

582

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 2308. Quisisana, 29 settembre 1894, ore 12.

Da Vienna viene trasmessa alla Stefani la notizia che il Governo serbo ha inviato ai suoi rappresentanti all'estero una nota circolare esponente lo stato di cose nell'incidente Ranuzzi Galvagna. Non avendo qui possibilità informazioni esatte sopra intendimenti Governo Belgrado e sopra modo in cui veramente incidente si è svolto, confermo mio precedente telegramma a V.E. 1 pregandola voler assumere incarico per vigilanza e miglior soluzione incidente medesimo 2 .

583

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, A QUISISANA

T. 2606. Vienna, 29 settembre 1894, ore 17,10 (per. ore 21).

Welsersheimb mi disse oggi che il ministero austro-ungarico non ha ricevuto nessuna nota della Serbia e non è informato che debba riceverla. L'ho pregato di scandagliare e farci conoscere le intenzioni del Governo serbo e gli dissi che forse avremo ricorso ai buoni uffici del conte Kalnoky per la soluzione dell'incidente.

Intanto le mando oggi il rapporto chiesto da V.E. 1 . Dopo che l'avrà letto, e se nel frattempo il Governo serbo non ci avrà fatto alcuna comunicazione, V.E. potrà far chiedere i buoni uffici della legazione austro-ungarica o di altra legazione amica a Belgrado. Il mio rapporto è diretto a Roma. Il conte Kalnoky farà una corsa a Vienna nei primi della settimana prossima.

581 1 Minuta autografa. Questo telegramma e il seguente (n. 582) furono protocollati fra i telegrammi del 28 settembre. 2 Risponde al n. 579. 582 1 Cfr. n. 581. 2 Per la risposta di Nigra cfr. n. 583.

584

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI, ALL'ADDETTO AL GABINETTO, LEVI

L. PERSONALE. [Roma], 29 settembre 1894.

Hai visto come è andata a finire la nostra vittoria -cantata in anticipazione -nell'affare di Propaganda. La prefettura italiana è limitata all'Eritrea. Rimangono a tre prefetture francesi: l'Abissinia -i Paesi galla -e i Paesi so mali. È un esplicito riconoscimento del Vaticano delle pretese della Francia sulle regioni dove noi esercitiamo la nostra influenza.

Beninteso che dico questo a te solo, come uno sfogo di rammarico 1•

585

L'AMBASCIATORE A VIE NNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2603. Vienna, 30 settembre 1894. ore 18.50 (per. ore 20,50).

Incaricato d'affari di Serbia è venuto a farmi una comunicazione da parte del suo Governo. Ne mando subito il testo a V.E. 1• Credo indispensabile che V.E. ascolti Ranuzzi Segni e l'ho fatto partire per Roma 2 .

2 Ranuzzi venne fatto proseguire per Quisisana (T. s.n. del I o ottobre di Pisani Dossi a Blanc, non pubblicato).

583 1 Non pubblicato. 584 1 Si pubblicano qui due passi della L. 480 di Lampertico a Baratieri, datata Montegaldella (Vicenza), 24 settembre: «Sapendo fin dall'agosto scorso che finalmente la Propaganda si era decisa a far un passo risolutivo sulla questione, rinnovammo noi pure le nostre insistenze e abbiamo contribuito a ottenere un notevole ampliamento della zona sottoposta alla giurisdizione della prefettura Eritrea. Le notizie che fino ad oggi potemmo avere sono le seguenti: a) la nuova prefettura apostolica comprenderà una parte del vicariato di Aden, con parte di quello di Abissinia. e parte pure di quello, recentemente ricostituito, dell'Africa centrale, fra il protettorato di Tadjura ed il capo Kasr toccando lo Scioa settentrionale, l'Abissinia, e comprendendo le tribù dei Basa ... c) furono accettate le dimissioni del Crouzet, ed è prossima la nomina del nuovo vicario». 585 1 Non pubblicato.

586

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2604. Tangeri, 30 settembre 1894, ore... 1 (per. ore 6 del l° ottobre).

Presenza due altre navi da guerra potendo cagionare serio allarme, prego V.E. fare trasmettere Gibilterra ammiraglio Cobianchi ordine non avvicinarsi acque marocchine2 .

587

IL MINISTRO A BUCAREST, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO 1165/205. Bucarest, 30 settembre 1894 (per. il 4 ottobre).

Il signor Lahovary intrattenendomi intorno alle cose dette ultimamente dal Kalnoky dinanzi alle delegazioni 1 , pur rendendo omaggio alla lealtà ed all'energia di quel ministro e per quanto apprezzasse l'opportunità d'intimidire in certo modo i più intransigenti tra i magiari, stima eccessive ed imprudenti talune sue affermazioni.

Dapprima respinge anch'egli nel modo più assoluto l'accusa d'irredentismo ed in verità nessuno ha qui mai sognato di aspirare all'annessione della Transilvania ove la popolazione non è esclusivamente rumena. Trova quindi inopportuna la allusione poco celata all'alleanza della Rumania alla lega dei tre. «Siffatta imprudenza, soggiungeva, ci duole segnatamente rispetto alla Francia per la quale non abbiamo in Rumania che simpatia secolare ed eterna gratitudine; e qualora a Parigi si acquistasse certezza della nostra accessione alla alleanza delle Potenze centrali, sarebbe difficile dimostrare che lo spauracchio della Russia ci ha indotto a stringere il patto». Non ho voluto rilevare praticamente le inesattezze di tale affermazione, ma, da questo scatto partito dal cuore, l'E.V. potrà facilmente dedurre quali siano, malgrado tutto, il prestigio e la popolarità della Francia in questo Paese e quanta fatica abbia dovuto durare il re per indurre i suoi consiglieri nell'alleanza delle Potenze centrali.

2 Su richiesta di Blanc Morin trasmise l'ordine a Cobianchi (T. 2620 di Morin del 2 ottobre, non pubblicato). 587 1 Cfr. nn. 554 e 556.

586 1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

588

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNJELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 850/443. Londra, 3 ottobre 1894 (per. il 10).

Il ritiro del signor Decrais dalla ambasciata di Londra, producendosi in un momento di grande eccitamento della opinione pubblica francese contro l'Inghilterra e di molta incertezza per le conseguenze ultime della guerra cino-giapponese, costituisce un indizio della situazione presente la quale potrebbe d'un tratto aggravarsi e sovra la quale non gioverebbe all'Italia di non aver portato in tempo utile la sua attenzione.

Si annuncia questa mattina nei giornali una improvvisa convocazione del Consiglio dei ministri di Londra. E, per chi conosce le consuetudini della vita inglese, la chiamata alla capitale dei membri del Gabinetto, in tempo di generali ferie, non può interpretarsi altrimenti che come un fatto straordinario, prodotto da causa di insolita gravità. Volendo io trasmettere questo rapporto a V.E. con il mezzo sicuro che mi offre la partenza per l'Italia del signor conte di Robilant ajutante di campo di S.A.R. il conte di Torino, non posso indugiarmi a scriverlo finché abbia potuto attingere sicure notizie circa i motivi che hanno potuto indurre lord Rosebery ad interrompere le vacanze dei suoi colleghi del Gabinetto ed a produrre nel Paese l'impressione certamente assai viva che ne sarà per risultare. Di ciò dovrò scrivere o telegrafare più tardi al R. Governo.

Lo scopo di questo mio rapporto è di segnalare alla E.V. lo approssimarsi di un momento critico per la politica esteriore della Gran Bretagna.

Uno di questi momenti si affacciò l'anno passato, quando, malcontenta dell'esito a cui s'era vista forzata per la mancanza di omogeneità del Governo, non meno che per il contegno di Gabinetti stranieri, nell'affare del Siam, l'Inghilterra avea concepito grave sospetto circa lo stabilimento navale che allora si annunziava volere la Russia avere nel Mediterraneo.

Il sentimento che in quei giorni si rivelava in questo Paese indusse il Governo del re a fare, per il tramite di questa ambasciata, talune entrature per una intesa italo-britannica, nello scopo di prevenire ogni sorpresa mantenendo, nel Mediterraneo, apparecchiato un armamento navale che dovesse riuscire sempre superiore a quello della Francia e della Russia riunite. Non respinta in limine, questa proposizione non ebbe svolgimento ulteriore allorché, per le rassicuranti dichiarazioni della Russia, apparve che il pericolo nascente dalla apparizione della flotta imperiale nel Mediterraneo e dalle dimostrazioni di Tolone, fosse stato assai esagerato.

Ma è cosa prevedibile che una situazione analoga, benché nascente da cause diverse, potrebbe, nelle circostanze presenti, riaffacciarsi e sarebbe necessario che questa ambasciata avesse istruzioni che determinassero la eventuale sua condotta. Di quanto seguì l'anno passato trovasi memoria nel rapporto da me diretto al r. ministero il 23 novembre 1893 (n. l070/628) 1 . Dippoi il Gabinetto Rosebery ha ottenuto il credito straordinario per la continuazione delle costruzioni navali; ma

le esperienze fatte recentemente hanno pure dimostrato incontestabilmente la deficienza del personale anche soltanto per l'armamento del naviglio esistente. Purtroppo l'opinione che si è venuta radicando in Inghilterra circa la instabilità delle forze militari dell'Italia, alle quali un voto di bilancio potrebbe togliere la necessaria efficacia, non predispone il Governo inglese ad ascoltare favorevolmente la proposta della intesa per la quale furono fatte l'anno scorso le prime entrature. Bisogna ancora riflettere che, nel novembre 1893, nessuna complicazione nell'Estremo Oriente era preveduta; né, negli affari di Africa, la Germania avea preso il contegno che ha condotto, nei rapporti della medesima con la Gran Bretagna, la situazione sovra la quale più di una volta mi occorse chiamare l'attenzione del Governo del re.

588 1 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 621.

589

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. SEGRETO 97. Massaua, 4 ottobre 1894, ore 10,35 (per. ore 11,05).

Accoglienza solenne fatta da ras Mangascià a Mulazzani, presenti tremila armati, indica disposizioni rompere con Menelik. Mangascià dichiarò suo desiderio avere convegno meco, pronto obbligarsi corrispondere con Potenze per il tramite Governo italiano, tracciare confini consentanei nostra occupazione. Ora Mangascià andò con armati domare torbidi sud, !asciandomi scelta epoca convegno che credo necessario per decidere Mangascià nel senso indicato nel telegramma l O agosto 1 del presidente del Consiglio 2 .

590

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2638 1 . Costantinopoli, 5 ottobre 1894, ore 7,35 (per. ore 9,25 ).

Ambasciatore di Germania ed ambasciatore d'Inghilterra hanno chiamato stesso giorno l'uno l'attenzione del gran visir, l'altro del ministro degli affari esteri sul disegno Francia circa Tripolitania. Risposte ricevute sono in contraddizione l'una dall'altra. Gran visir dichiarò Radolin che pericolo Tripolitania non veniva

2 Per la risposta cfr. n. 60l. 590 1 Il contenuto di questo telegramma è esposto con maggiore ampiezza nel R. riservato 761/332 del 3 ottobre, non pubblicato.

dalla Francia, ma dall'Italia adducendo come prova articoli di giornali italiani circa occupazione quelle provincie. Radolin rispose che la stampa non rappresentava pensiero Governo italiano, il quale era impedito dai patti Triplice Alleanza occupare Tripoli. Però né l'Italia, né suoi alleati, potrebbero tollerare occupazione francese Tripolitania attesa vicinanza Sicilia ed equilibrio del Mediterraneo. Sublime Porta oltre a ciò aveva obbligo mantenere Tripolitania in condizioni di poter esistere facendo rispettare integrità hinterland e delle strade carovane che alimentano provincie. Gran visir rispose che fra Turchia e Francia esiste perfetto accordo circa frontiera Tripolitania e che sola controversia fra i due Governi, concerne estensione di terreni di circa trenta chilometri. Tutto ciò è menzogna. Radolin chiede istruzione suo Governo per ripetere pratiche. Ambasciatore d'Inghilterra fece noto Said che agenti francesi stanno organizzando carovane dirette Ghadames dando esecuzione disegno far deviare sbocchi arteria commerciale interno Africa. Said rispose che Sublime Porta era consapevole maneggi francesi e pericolo Tripolitania; ma che Governo inglese, epoca negoziati colla Francia per delimitazione, non aveva appoggiato Turchia, anzi si era opposto a reclamare territori posseduti. Sublime Porta doveva ora subire conseguenze. Ho pregato ambasciatore d'Inghilterra invitare Sublime Porta proporre nuovamente Francia negoziati delimitazione. Rispose non avere istruzioni Foreign Office. Prego V.E. far dare istruzioni ambasciatori d'Inghilterra, Germania, Austria di indurre Sublime Porta chiedere delimitazione e denunziare usurpazione Francia strade carovane allo scopo di distruggere commercio Tripoli 2 .

589 1 Cfr. n. 493.

591

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2640 1. Costantinopoli, 5 ottobre 1894, ore 10 (per. ore 13,20).

Ho letto rapporto colloqui Rampolla con incaricato d'affari Austria-Ungheria circa recente discorso presidente del Consiglio. Rampolla disse gioia pontefice per grandi verità proferite da S.E. Non attribuì origine discorso a desideri che partito conservatore sostenga Governo, ma manifestò convinzione che Crispi parlò senza secondi fini e Vaticano sarebbe felice appoggiare uomo tanta altezza che esso ammira; desidera però fatti perché anarchia si combatte nelle scuole, ma teme che Crispi sia impedito seguire sua ispirazione da coloro che lo seguono, insorti contro di lui per cagione discorso, senza essi si potrebbe venire ad un accordo 2 .

le risposte cfr. nn. 647, 650 e 657. 591 1 Gli stessi concetti furono ripetuti da Catalani nel R. riservato 772/340, pari data, non pubblicato.

Questo telegramma fu comunicato a Crispi con D. riservato 38530/57 del IO ottobre.

590 2 Blanc incaricò le ambasciate a Berlino, Londra e Vienna di fare i passi richiesti da Catalani. Per

592

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Quisisana, 5 ottobre 1894.

La protezione dei missionari italiani in China essendo esercitata di fatto dalla Francia, l'intervento di navi nostre avrebbe accresciuto presenti complicazioni. Ma se Governo britannico è disposto a cooperazione navale anglo-italiana qualsiasi accoglieremo volentieri sue entrature 3 .

593

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 2337. Quisisana, 5 ottobre 1894, ore 11.

Cantagalli, annunziandomi accordo franco-inglese per consolati a Fez 1 , gli ho telegrafato che al riguardo siamo nella stessa posizione della Spagna con la quale prenderemo intelligenze 2• Informi Moret 3 .

594

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO PERSONALE 84. Quisisana, 5 ottobre 1894, ore 15.

Circa conversazione Moret riferita in cifra il 18 settembre 1 gli esprima mio personale convincimento che Roma è permanente legame tra Madrid e Berlino, e che non ci sorprende insuccesso di tentativi a Berlino non fondati sopra speciali intelligenze italo-spagnuole cui siamo sempre pronti anche nella questione dei consolati a Fez 2 .

593 1 T. 2635 del 4 ottobre, non pubblicato. 2 T. 2338, pari data, non pubblicato. 3 Per la risposta di Ma!Tei cfr. n. 606.

592 1 Minuta autografa. 2 Il telegramma è privo di ora di partenza. Si inserisce qui tenendo conto del numero di protocollo. 3 Per la risposta cfr. n. 597.

594 1 Cfr. n. 552. 2 Per la risposta cfr. n. 618.

595

IL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. URGENTE 2649. Tangeri, 5 ottobre 1894, ore 19,40 (per. ore22,55).

*Gianatelli Gentile fu ricevuto dal sultano del Marocco lo ottobre. Rimise lettera reale* 1• Sua Maestà mostrò speciale compiacenza re d'Italia sia stato primo felicitarlo suo avvenimento. Gianatelli Gentile prevede necessità lunga permanenza per poter regolare questioni nave, fabbrica d'armi, e rendersi conto se vi è possibilità confermare progetto 1890. Cobianchi mi ha informato oggi essere giunto ieri l'altro Gibilterra dove va raggiungerlo «Etruria».

596

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2648. Londra, 5 ottobre 1894, ore 20,08 (per. ore 22,30).

Ho veduto ogg1 questo signor mm1stro affari esteri. Suo linguaggio esclude assolutamente inasprimento relazioni Inghilterra Francia. I due Gabinetti non comunicarono fino ad ora fra loro circa Madagascar. Per le questioni africane nessun ostacolo si produsse. Relativamente situazione nell'Estremo Oriente, Inghilterra consultò Russia chiedendole cosa pensasse. Risposta non venne ancora. Urge intanto provvedere sicurezza stranieri China. A tal fine, l'ambasciatore d'Inghilterra Roma, contemporaneamente a quelli presso le altre Potenze interessate, ebbe istruzioni comunicare con V.E. Giappone è impegnato rispettare tutti i porti chinesi detti «dei trattati». Quanto a Shanghai, dapprima pose condizione che i chinesi non ne farebbero base operazioni, ed ora abbietta sulla esistenza colà di un arsenale in attività. Gli ha risposto Governo inglese che quell'arsenale esisteva quando l'impegno fu preso; dovere conseguentemente essere rispettato, e alla China sarà raccomandata l'astensione da novità che possano fornire pretesti Giappone non osservare impegno. Per rinforzare stazione navale inglese, partiranno anche alcune navi Mediterraneo. Feci notare Kimberley che la Russia, avendo pure distaccato due navi squadra del Mediterraneo, le aveva rimpiazzate immediatamente con maggior numero bastimenti più potenti. Sua Signoria assicurò questione armamento navale Mediterraneo non sarebbe perduta di vista.

595 1 Il passo fra asterischi è ed. in LV 81. p. 33.

597

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2650. Londra, 5 ottobre 1894, ore 20,08 (per. ore22,30).

Rispondo suo telegramma odierno 1 ricevuto dopo la partenza Kimberley Londra. Farò domani Foreign Office comunicazione conforme istruzioni che V.E. mi ha date. Intanto debbo notare che da colloqui avuti stamane con questo ministro degli affari esteri emerse massima inquietudine sua sulla sorte stranieri China. Disse che agli inglesi nell'interno fu consigliato vivamente trasferirsi porti «dei trattati». Sono questi ventina. Occorrono navi poca pescagione per entrare in alcuni. Ammiragli che sono sul luogo dovranno intendersi per la distribuzione navi sotto gli ordini loro dimodoché possibilmente in tutti i porti possano esercitare tutela stranieri. Sua Signoria parlava di questa tutela come da esercitarsi in comune da tutte le Potenze senza distinzione né di nazionalità, né di condizione persone in pericolo. Aveva sul tavolo alcuni telegrammi consoli contenenti previsioni sollevazioni popolari contro gli stranieri. Sono d'avviso subordinato che sarebbe assai difficile tener nostra posizione in quest'importante questione per tanti riflessi collegata colla generale situazione europea se non prendiamo nessuna parte nel momento presente alla tutela stranieri in China, per la quale Kimberley disse aver fatto ieri appello telegraficamente alle Potenze, compresa Italia.

598

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 774/342 1 . Therapia, 5 ottobre 1894 (per. il 18).

Sir Philip Currie mi avvertì che, poco prima di essere richiamato da Costantinopoli, il conte di Collobiano aveva iniziato pratiche colla Porta circa la delimitazione dell'hinterland tripoli-tunisino ed aveva comunicato a Said pascià una carta topografica nella quale era segnata una linea di confine che sarebbe stata proposta nel 1891 dal generale Dal Verme a Zia pascià. Sir Philip Currie soggiunse che avendo ricevuto dal conte di Collobiano un esemplare della carta di cui si tratta egli l'aveva spedito al Foreign Office, il quale non aveva fatto alcuna abbiezione

598 1 Annotazione a margine: «20 ottobre 1894. Riferire al ministro. A[lberto] P[isani] D[ossi]».

alla linea suggerita. Tali pratiche del mio predecessore non mi erano note, non essendone stato informato né da cotesto r. ministero (dal quale ebbi nel luglio scorso importanti istruzioni circa l'hinterland tripolino) 2 né da Said pascià; e non avendo io trovato negli archivi di quest'ambasciata alcun documento che fermasse la mia attenzione circa negoziati di tanto momento, che il mio predecessore non ebbe forse agio di portare particolarmente a notizia dell'E.V.

A vendo ieri sera interrogato il cavaliere Barone, primo interprete della r. ambasciata, sull'argomento di cui si tratta, egli mi confermò le notizie datemi dall'ambasciatore d'Inghilterra e mi partecipò senz'indugio due documenti 3 confidatigli personalmente dal conte di Collobiano, dell'uno dei quali ho l'onore di trasmettere all'E.V. una copia qui unita; mentre le trasmetto l'altro in originale con preghiera di pronta restituzione. Il primo documento è un'istruzione confidenziale data al cavaliere Barone dal conte di Collobiano, senza alcuna data scritta, ma probabilmente il 15 od il 16 giugno scorso. L'altro documento è un esemplare di una carta topografica del confine tripoli-tunisino, colla seguente leggenda: croquis représentant !es confins tripolo-tunisiens et !es limites du cercle de l'influence turque et française dans !es hinterlands de leurs possessions meditérranéennes (échelle 1/10.000.000) démontrant la limite de l'hinterland tripolitain réclamé parla Turquie par sa note du mois d'octobre 90 et confins tripolo-tunisiens réclamés par la Turquie; la ligne d'hinterland que la Sublime Porte pourrait proposer; !es confins tripolo-tunisiens, nord de Ghadames, réclamés par la France; !es lignes principales suivies par !es caravanes».

Nel sottoporre all'E.V. i due documenti di cui si tratta, chiedo licenza di fermare l'attenzione di lei sulla necessità in cui mi trovo di sapere quanto più prontamente è possibile se l'E.V. approva, senz'alcuna riserva, la delineazione del confine proposta nella suddetta carta topografica e se ella mi dà facoltà di continuare le trattative iniziate con Sai d pascià 4•

597 1 Cfr. n. 592.

599

FELICE VIVANTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Parigi, 5 ottobre 1894.

Auguri cordiali e nel tempo stesso felicitazioni sincere con preghiera di farle gradire a S.E. donna Lina ed alla gentile fidanzata. Se giungono un po' in ritardo

3 Non pubblicati.

4 Per la risposta di Blanc cfr. n. 646. 599 1 Da ACS, Carte Crispi.

è perché fui indisposto, e per lo stesso motivo potrò inviarle soltanto la settimana ventura il mio studio sulle nostre statistiche commerciali.

L'altro giorno il Rouvier venne a narrarmi una conversazione che ebbe con Hanotaux, il quale si lagna perché la nostra attitudine non corrisponde alle nostre dichiarazioni amichevoli! Egli vorrebbe che si prendesse l'iniziativa di proposte concrete sulle basi seguenti:

l) Riconoscimento del protettorato francese a Tunisi in tutta la sua estensione e con tutte le relative conseguenze ecc. ecc.

2) Convenzione per l'Harar identica a quella conclusa con l'Inghilterra (sic), ossia neutralizzazione e rinuncia reciproca.

Ed in confronto cosa concederebbero? l) Non si occuperebbero di Kassala -è questione che risguarda l'Egitto. 2) Non prenderebbero in Abissinia partito né pro né contro -è questione

che interessa la Russia.

E Tripoli? È provincia turca e come tale intangibile. La Turchia saprà difenderla. La Francia rimarrebbe comunque neutrale.

Vi è dunque ben poca speranza che il Governo francese si metta sulla via di un equo accordo coloniale ed economico che con un po' di lealtà ed imparzialità di criterio sarebbe tanto facile e proficuo ai due Paesi. Dal canto nostro non si poteva fare di più!

Ma la politica africana della Francia si riassume nella formula seguente: vi sono dei territorii che appartengono di fatto o di diritto alla Francia -degli altri che devono essere rispettati e neutralizzati nell'interesse della Francia. Tutto il resto fa parte integrante dell'Impero ottomano che trovasi sotto l'alto protettorato della Francia e della Russia.

Le adulazioni e condiscendenze del Governo germanico servirono alla Francia di incentivo per risolvere gradatamente l'equilibrio (vera causa per la quale abbiamo aderito alla Triplice) in senso opposto ai nostri interessi. Anche la Tripolitania fu già militarmente circondata in guisa che l'occupazione francese si compierà a suo tempo per la via di terra, consenziente la Turchia che invocherà in Africa la protezione della Francia sua alleata al primo indizio di un conflitto internazionale.

Questa situazione moralmente intollerabile e politicamente pericolosa si risolverà soltanto sotto la pressione irresistibile del fatto compiuto, unico argomento efficace in materia di politica coloniale. Mentre gli inglesi sbarcano in China ed i francesi sono impegnati al Madagascar è il momento per noi proficuo di occupare Tripoli, con dispendio di forze e di denaro molto minore a quello che saremo pur costretti a subire fra breve per combattere l'occupazione altrui.

Risoluta la situazione di fatto discuteremo e ci intenderemo.

Spero di poter venire a Roma quanto prima.

598 2 Queste istruzioni mancano nel n. 484.

600

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2657. Vienna, 6 ottobre 1894, ore 3,40 (per. stesso giorno) 1 .

Il nuovo ministro di Serbia a Roma signor Steich è venuto a vedermi oggi. Scrivo a V.E. per proporre un modo di terminare l'incidente. La mia lettera sarà diretta al r. ministero 2•

601

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. SEGRETO S.N. Roma, 6 ottobre 1894, ore 16,40.

Approvo trattativa Mulazzanil ma stimo oramai necessario InlZlare azione parallela Harar valendosi solo Felter o mandando a coadiuvarlo persona di fiducia di V.E. Sembra converrebbe quindi non affrettare convegno Mangascià e intanto tentare assicurarci buone disposizioni Makonnen, altrimenti questi per gelosia e timore dei tigrini potrebbe indispettirsi e mettersi con Menelik contro di noi, e sarebbe compromessa in tal modo soluzione questione Harar divenuta oggi per noi d'importanza capitale ed anche superiore a quella del Tigrè.

602

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 6 ottobre 1894, ore 17,15.

Ministro serbo può venire quando che sia a Roma ed essere ricevuto poi da Sua Maestà anche a Monza. Dopo il suo arrivo a Roma autorizzerò A varna a partire per Belgrado 2 .

2 Per la risposta di Blanc cfr. n. 602. 601 1 Cfr. n. 589. 602 1 Minuta autografa. Risponde al n. 600.

600 1 Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. Nel fondo ambasciata a Vienna il telegramma è datato 4 ottobre.

603

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 2345. Roma, 6 ottobre 1894, ore 17,15.

Incaricato d'affari d'Inghilterra è venuto oggi esprimere desiderio invio navi italiane coste China. Gli ho risposto avere appunto già telegrafato ieri a V.E. nostre intenzioni analoghe 1 . Una nostra nave rapida partirà tosto per la China.

604

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2665. Costantinopoli, 6 ottobre 1894, ore 21,30 (per. ore 23,25).

Ambasciatore di Turchia Londra telegrafa aver avuto assicurazione da Rosebery non essere possibili trattative, né progetto di trattative fra Italia e Inghilterra circa Zeila Kartum o Cassala 1•

605

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BOTTARO COSTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2663. Pietroburgo, 7 ottobre 1894, ore ... 1 (per. ore 6).

So da buona fonte che Gabinetto francese ha fatto presentire Gabinetto di Pietroburgo circa progetto di azione comune protezione sudditi China. Risposta di questo ministro affari esteri sarebbe stata assai riservata. All'incaricato d'affari germanico Giers ha detto che migliori sembravano gli accordi di tutti i rappresentanti esteri accreditati Pechino 2 .

2 Per la risposta di Nigra cfr. n. 608. 603 1 Cfr. n. 592. 604 1 Questo telegramma fu ritrasmesso all'ambasciata a Londra con T. 2354 dell'S ottobre. Per la risposta di Tornielli cfr. n. 617. 605 1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

606

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2667. Madrid, 7 ottobre 1894, ore 9,30 (per. ore 12,50).

Moret è riconoscente per le buone disposizioni di V. E. 1 . Egli vorrebbe ora rispondere alla nota del sultano per i vice consoli a Fez, ed è di parere che bisogna farlo come la Francia e l'Inghilterra; laonde mi ha espresso il desiderio che Cantagalli abbia istruzioni di procedere su questo punto d'accordo con ministro di Spagna. Inoltre siccome rappresentante britannico ha ordine di raccomandare energicamente Ministero affari esteri marocchino pronta esecuzione trattato colla Spagna, Moret mi ha chiesto che Cantagalli possa fare uffici identici 2 .

607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. 2346. Roma, 7 ottobre 1894, ore 11,30.

Avevamo risposto affermativamente ieri a domanda del Governo britannico se Italia disposta cooperare tutela stranieri in China 1• Riceviamo ora proposta Kimberley di unirei anche a Francia, Germania, Russia e Stati Uniti per intervento tra Cina e Giappone per guarentigia indipendenza Corea e per pagamento spese guerra dalla China. Mentre chiedo a Tornielli se intervento sarrebbe puramente diplomatico o armato 2 e in questo caso se puramente navale, prego telegrafarmi d'urgenza modo di vedere di codesto Governo e di lei personalmente 3 .

608

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2668. Vienna, 7 ottobre 1894, ore 15 (per. ore 15,15).

Relativamente telegramma di V.E. in data ieri l, prego farmi sapere se è intenzione del Governo regio che io annunzi come condizione a questa legazione di

2 Questo telegramma fu comunicato a Lanza e Tornielli con T. 2349, pari data. 606 1 Cfr. n. 593. 2 Per il seguito cfr. n. 615. 607 1 Cfr. n. 603.

2 T. 2348, pari data, non pubblicato.

3 Per le risposte cfr. nn. 61 O, 613 e 620. 608 1 Cfr. n. 602.

Serbia, che l'arrivo del signor Steitch a Roma deve precedere partenza Avarna di Gualtieri per Belgrado. In tal caso è mio dovere osservare che se Serbia non accetta tale condizione, il che ignoro, ma è possibile, R. Governo si troverà nell'alternativa

o di cedere o di subire interruzione dei rapporti che è più dannosa all'Italia che alla Serbia, atteso che questo Stato non ha in Italia interessi da tutelare. In ogni caso prego V.E. mandarmi istruzioni precise per lettera in risposta alla mia particolare in data del 4 corrente 2 e specialmente al post-scriptum.

609

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2671. Londra, 7 ottobre 1894, ore 15,23 (per. ore 17,45).

Assistente sottosegretario di Stato per gli affari esteri, venne in questo momento comunicarmi ordine ricevuto jeri sul tardi spedire circolare telegrafica, nel senso nuova proposta fatta V.E. dall'incaricato d'affari Inghilterra 1 , la quale è formulata così: «Se il Governo di Sua Maestà sia preparato unirsi con l'Inghilterra in una intervenzione fra China, Giappone sulle basi della guarentigia per parte Potenze indipendenza Corea e indennità a Giappone per le spese della guerra». Ricordai alto funzionario comunicazione fattagli jeri per ordine di V.E. 2 circa disposizione

R. Governo eventuale cooperazione navale anglo-italiana qualsiasi, e lo pregai chiedere immediatamente Kimberley se l'intervento proposto sarebbe semplicemente diplomatico o militare e se, in questo ultimo caso, solamente navale. Sarà trasmessa questa domanda oggi stesso Kimberley, ma, a cagione domenica, risposta si farà probabilmente aspettare alquanto. Sottosegretario di Stato ha finora solo indicazioni fornite dai termini nei quali gli fu commesso telegrafare ambasciate britanniche. Crede tuttavia si tratterebbe intervenire con forze navali sufficienti per impedire eventualmente a Giappone movimento marittimo per il trasporto truppe di sbarco, munizioni etc. Telegraferò appena ricevuta risposta Kimberley 3 .

610

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2672. Vienna, 7 ottobre 1894, ore 18,20 (per. ore 19,55).

Cercherò sapere e telegraferò modo di vedere del Governo austro-ungarico circa la proposta Kimberley 1• Mia opinione personale è per l'accettazione.

Cfr. n. 619.

608 2 Non rinvenuta. 609 1 Cfr. n. 607, nota 2. 2 Cfr. n. 603.

611

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

T. 2351 1 . Roma, 7 ottobre 1894, ore 19,30.

Rinnovo avvertenza usare riservatezza verso passi che Spagna possa combinare con Francia, anche quando si aggiunga Inghilterra. Mi riesce affatto nuova intenzione della Spagna di porre ultimatum di dieci giorni d'accordo con Francia e Inghilterra2 e riservo mio ulteriore apprezzamento.

612

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 7 ottobre 1894, ore 19,30.

Abbiamo da Tangeri 2 che Moret annuncia a quel suo ministro ultimatum di dieci giorni per esecuzione delle tre condizioni del trattato marocchino 3 e che in ciò Spagna è d'accordo con Francia e Inghilterra. Gli auguriamo successo, ma dobbiamo riservare nostro apprezzamento circa ultimatum, non essendo stati consultati 4•

613

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2674. Berlino, 8 ottobre 1894, ore 15,37 (per. ore 17,35).

Alla domanda Governo britannico se Germania disposta cooperare tutela stranieri China, Governo tedesco rispose pure affermativamente. Qualunque sia intesa, non si tratta azione politica lasciata comandanti navi provvedere miglior

2 Cfr. n. 611, nota 2.

3 Allude al Trattato ispano-marocchino di Marrakech che imponeva al sultano del Marocco tre obblighi: la punizione dei colpevoli degli incidenti di Melilla, il pagamento alla Spagna di un'indennità e la delimitazione di una zona neutra intorno a Melilla.

4 Per la risposta di Maffei cfr. n. 614.

riparto di esse nei varii porti. La seconda proposta, giunta 1en con nota scritta termini generici, per intervento fra la China ed il Giappone guarentigia indipendenza Corea e pagamento spese guerra, ha stupito questo Governo che non la crede pratica, o, per lo meno, prematura, non essendo possibile che intervento venga accettato Giappone e allora? Come V.E. 1 , questo Gabinetto non sa quale forma e estensione, nella mente di Kimberley, intervento dovrebbe avere. Risposta proposta inglese non fu ancora concretata, ne informerò V. E. appena mi sia nota 2 . Io personalmente credo abbia semplicemente voluto prevenire azione isolata Russia

o provocare dichiarazione sue intenzioni. Hanotaux avrebbe detto Miinster che Francia, allo stato attuale delle cose, non approverebbe intervento. Da Pietroburgo non si hanno ancora notizie e si propende credere pienamente esatto quanto V.E. mi telegrafò iersera 3 circa risposta evasiva Giers.

610 1 Risponde al n. 607. 611 1 Minuta autografa. 2 T. 2669, pari data, di Cantagalli, non pubblicato.

612 1 Minuta autografa.

614

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2675. Madrid, 8 ottobre 1894, ore 19,15 (per. ore 22,10).

Moret mi ha incaricato affermare esservi equivoco nella notizia pervenuta a V.E. da Tangeri 1• Egli non ha posto nessun ultimatum ma mi dice che in agosto durante mia assenza ed in replica ad una domanda d'aggiornamento del Governo marocchino ha scritto nota a quel ministro degli affari esteri per reclamare almeno un principio d'esecuzione del trattato. Tale nota essendo finora rimasta senza risposta Moret ha ordinato al suo rappresentante verbalmente che essa venga data entro dieci giorni ed è appunto per appoggiare questa istanza che ha invocati i buoni uffici delle Potenze amiche specialmente dell'Italia. Ministro di Stato spera che queste leali spiegazioni valgano a dissipare ogni dubbio.

615

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2677. Madrid, 8 ottobre 1894, ore 20,30 (per. ore 23,50).

Ad istanza di Moret mi reco a premura aggiungere ulteriori schiarimenti: come il ministro britannico doveva andare il 5 corrente a Fez Moret considerando op

Cfr. n. 620. 3 Cfr. n. 605, nota 2. 614 1 Cfr. n. 612.

portuno che ricevesse istruzioni speciali d'insistere per la esecuzione del trattato colla Spagna lo ha domandato ed ottenuto da lord Kimberley siccome pure riservavasi fare rispetto agli altri inviati a misura della partenza loro. Il ministro britannico avendo però creduto presentare una nota ad hoc Moret pensa che un simil passo isolato possa nuocere invece di giovare. In questo stato di cose egli prega che Cantagalli abbia ordini di indirizzare nota eguale e conta sull'amicizia antica di V.E. per essere esaudito. Moret nega infine d'avere stabilito accordo separato coll'Inghilterra e la Francia ed in prova mi adduce che non ha chiesto ancora a Parigi di adottare identico modo di agire 1•

613 1 Cfr. n. 607.

616

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE IL MINISTERO DELLA REAL CASA, PONZIO VAGLIA

L. PERSONALE 1 . Roma, 8 ottobre 1894.

Mi fo lecito di aggiungere confidenzialmente alcune spiegazioni riservate alla lettera ufficiale che ho l'onore di dirigerle di accordo col presidente del Consiglio, alle cui personali comunicazioni con Sua Maestà io avevo creduto, nella mia ignoranza, di dover lasciare la motivazione dei decreti che il presidente stesso sottopone alla augusta sua firma.

L'ho detto al conte Tornielli, con cui credo essere in ottima intelligenza: egli non crede possibile quel che il presidente del Consiglio ed il Gabinetto ritengono invece quale nostro principale desideratum: cioè una definitiva intelligenza anglo-germanica sulla quale l'Italia si possa appoggiare per la propria sicurezza e per la pace 2 . Il conte Tornielli ha sostenuto con molta dignità e lealtà nei suoi rapporti il suo convincimento che invece non dobbiamo far conti se non con accordi anglo-francesi. Alla sua sincerità non si può che rendere piena giustizia. Ma intanto, lord Rosebery ed il cancelliere Caprivi si meravigliano che l'Italia, la quale disse voler costituire un legame fra l'Inghilterra e la Germania, si faccia rappresentare a Londra da chi ritiene ciò illusione ed errore. Onde, perché almeno si faccia appieno l'esperimento se l'Inghilterra si ravvicinerà o no alla Germania, e perché non ci si rimproveri d'aver noi lavorato contro quel ravvicinamento, è meglio anche un semplice incaricato d'affari a Londra finché Sua Maestà non nomini un altro ambasciatore, che secondo il mio rimessivo parere potrebbe essere un ammiraglio.

616 1 Il documento che qui si pubblica è la minuta della lettera conservata in Carte Bl;:,nc che reca però l'annotazione: «Un peu changé».

2 Si pubblica qui un passo del R. Cifrato riservato 1100/499 di Maffei del 24 novembre: «Giusta il parere espresso a Drummond Wolff dal conte Deym, l'attitudine della Germania, oggi in molte cose palesemente ostile verso l'Inghilterra, secondo quanto annunziano anche gli agenti diplomatici spagnuoli, dimostrerebbe che, convintosi l'imperatore Guglielmo che qualunque ulteriore tentativo per spingere il Gabinetto di San Giacomo ad un avvicinamento deciso, risulterebbe vano, cerchi a compensarsene, volgendo gli occhi altrove».

Per altro i progressi recenti dell'influenza russa in Bulgaria e l'azione forse decisiva che la Russia può prendere nello Estremo Oriente conferiscono alle nostre relazioni colla Russia, che desideriamo sviluppare, un'importanza speciale, cui corrisponde insufficientemente la personalità del barone Marochetti, mentre il conte Tornielli sembra capace di dare ai buoni rapporti stessi il desiderato sviluppo, nell'interesse della pace generale. Ma non potendosi destinare il conte Tornielli prima di avere l'aggradimento, egli sarebbe per un breve periodo a disposizione del Ministero\ e Marochetti per mancanza di posto andrebbe in aspettativa. Tali sono le deliberazioni che il Consiglio dei ministri ha discusse con maturità prima di sottoporle alle risoluzioni di Sua Maestà; e credetti veramente adempiere il mio dovere verso il servizio del re nel chiederne l'approvazione alla Maestà Sua, per quanta ripugnanza io abbia personalmente a traslocazioni del personale.

Sarei grato a V.E. di volersi far organo presso Sua Maestà di queste mie riservate informazioni, che forse sarebbero apparse troppo libere se non avessero avuto la forma affatto personale di una lettera particolare che I'E.V. vorrà scusare.

Ella sa, onorevolissimo signor generale, quanto devotamente io sia sempre pronto ad ubbidire ad ogni ordine o desiderio di S.M. il Re; e nel pregarla personalmente, se non è troppo ardire, di volermeli anche privatamente in ogni circostanza significare, lo che considererò grande onore e favore, ...

615 1 Per la risposta cfr. n. 622.

617

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO 873/463 1 . Londra, 8 ottobre 1894 (per. l' 11).

V.E. telegrafa 2 R. Governo aver ricevuto dal commendator Catalani il seguente avviso telegrafico: «Ambasciatore di Turchia a Londra ha telegrafato aver avuto assicurazioni da Rosebery non essere possibili trattative né progetto di trattative fra l'Italia e l'Inghilterra circa Zeila, Kartum o Cassala».

Le informazioni del mio egregio collega saranno, non dubito, esatte; ma io credo che probabilmente ad inquietudini nuove Rustem pascià deve avere opposto dichiarazioni relativamente di antica data, fino dal tempo in cui Rosebery teneva egli stesso il portafoglio degli affari esteri. Inducono a ciò supporre, non solo la menzione di Cassala nella pretesa dichiarazione di lord Rosebery, ma anche le circostanze seguenti: l) se l'ambasciatore di Turchia avesse espresso qui recentemente le inquietudini del Governo ottomano, non con Rosebery, ma con Kimberley, avrebbe dovuto comunicare; 2) non esiste fra Rosebery e Rustem pascià sufficiente intimità di rapporti, perché una dichiarazione di questo genere abbia potuto essere

2 Cfr. n. 604, nota I.

fatta dal primo al secondo di questi personaggi in via privata ed amichevole; 3) Rosebery assente dal mese di agosto è ritornato qui dalla Scozia per poche ore il quattro corrente pel Consiglio dei ministri ed in quel giorno l'ottuagenario ambasciatore di Turchia era ritenuto in casa per prescrizioni mediche.

Mi sembra probabilissimo che, per calmare i sospetti del sultano e del suo Governo, mantenuti vivi dalle improvvide chiacchiere dei nostri e stranieri giornalisti, le quali assecondano l'azione diplomatica degli avversari nostri, Rustem pascià, che qui non aveva negli ultimi tempi da chi ricevere autorevoli assicurazioni, abbia ricordato nelle sue recenti comunicazioni ciò che Rosebery gli deve aver dichiarato in passato.

Che non vi siano qui state, e non vi siano tuttora, disposizioni favorevoli per trattare con l'Italia circa Zeila, non è per noi cosa nuova. Nel protocollo del cinque maggio abbiamo ottenuto il maximum che nelle circostanze presenti potevamo conseguire. Quest'ambasciata, malgrado le informazioni in senso contrario riferite d'altra parte al r. ministero, ha sempre insistito a sostenere che non vi è alcuna disposizione da parte dell'Inghilterra a fare una spedizione, essa sola od associata all'Italia, per fare cessare lo stato di guerra dell'Egitto, contro il mahdismo. Tale stato è uno dei motivi dell'occupazione britannica nei domini del khedive.

Appunto per la persuasione, in cui fui e sono, di tal disposizione del Governo inglese rispetto a Zeila e alle regioni del Nilo, mi sono sempre tenuto nella mia azione entro i limiti escludenti la possibilità di uno di quei rifiuti che compromettono l'avvenire, e per questo fui fino ad ora così pienamente riservato. Di Cassala non occorre parlare. La occupazione si fece nelle condizioni prestabilite fra l'Italia e l'Inghilterra e, malgrado le riserve di lord Kimberley per il caso che si fosse prodotta opposizione della Turchia e dell'Egitto, nulla più ci è stato detto dal Gabinetto di Londra circa il fatto compiuto.

616 1 Con D. 39746/542 del 19 ottobre fu comunicato a Tornielli che era stato messo a disposizione del Ministero, con la riserva di fargli sapere quando avrebbe dovuto lasciare Londra. 617 1 Annotazione a margine: «Visto dal ministro».

618

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO PERSONALE 102. Madrid, 9 ottobre 1894, ore 11,15 (per. ore 20,20).

Moret, assai sensibile alla prova amichevole interesse datagli col telegramma personale direttomi 1 , si dichiara costantemente fedele agli impegni assunti coll'accordo di cui V.E. fu il principale autore, fa voti perché ella v'infonda novella vita ed accetta con gratitudine cordiale di lei intervento per ottenere dal Gabinetto di Berlino quell'appoggio che la Spagna è sempre sicura di ricevere dall'Italia e dall'Inghilterra allo scopo di spingere il sultano del Marocco a compiere dovere suo.

618 Cfr. n. 594.

619

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2687. Londra, 9 ottobre 1894, ore 17,19 (per. ore 19,35).

Alla domanda circa indole intervenzione fra China e Giappone 1 Kimberley risponde: «Non è questione al presente di altra intervenzione che della diplomatica».

620

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2686. Berlino, 9 ottobre 1894, ore 18,12 (per. ore 18,55).

Gabinetto di Berlino, che ben comprende ed apprezza preoccupazioni inglesi per sorte China, non vorrebbe ferire suscettibilità Gabinetto di Londra dando puro e semplice rifiuto associarsi proposta intervento 1 che, del resto, non si crede verrebbe accettato da tutte le altre Potenze. Marschall si limitò, perciò, comunicare oggi verbalmente all'ambasciata Inghilterra suo modo di vedere circa inopportunità, allo stato attuale azione militare, di tale intervento che esporrebbe a rifiuto Giappone accettarlo. Si potrà riprendere più tardi la cosa in esame. Malet mi dice credere suo Governo, già di ciò persuaso, lascerà cadere proposta. Marschall ritiene esagerata notizia possibile sbarco truppe giapponesi, non potendo ammettersi che Giappone coll'inverno vicino voglia avventurare corpo sbarco servendosi forze limitate nell'interno China.

621

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2694. Londra, 10 ottobre 1894, ore 18,42 (per. ore 20,15).

Alla proposta «intervento», Giers rispose in massima egli esservi favorevole, ma decisione dover essere riservata imperatore, cui proposta venne subito trasmessa.

Francia, prima di rispondere, aspetta suoi agenti riferiscano circa disposizioni belligeranti. Germania espresse dubbi momento opportuno non essere ancora venuto per interporsi utilmente. Stati Uniti non risposero. Gabinetto di Londra ordinò suoi rappresentanti Tokio, Pechino esplorare disposizioni Governi presso i quali sono accreditati, senza formulare tuttavia alcuna proposta e riferire telegraficamente. Se ne aspettano risposte prima di deliberare circa seguito da darsi proposto intervento collettivo diplomatico. Si dice arsenale marittimo e ammiragliato regni eccezionale attività.

619 1 Cfr. n. 607, nota 2 e n. 609. 620 1 Cfr. n. 613.

622

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO 85 1 . Roma, 10 ottobre 1894.

Si limiti dire a Moret che appoggeremo domande spagnuole in via di amicizia verso Spagna e Marocco 2 . Aggiungo, solo per sua norma personale, che, finché Spagna col suo contegno nelle questioni dei trattati di commercio e delle protezioni marocchine dimostrerà mantenere accordi colla Francia, è vana l'illusione di Moret di potersi servire delle altre Potenze per consolidare il gruppo ispano-franco-inglese che continua ad ostentarsi a Tangeri.

623

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI

T. RISERVATO 86 1 . Roma, 10 ottobre 1894.

Quando suo collega di Spagna domandi formalmente suo appoggio alle domande spagnuole di esecuzione del trattato si dimostri autorizzato a dar consigli amichevoli in tal senso al Governo marocchino, ma nd fatto eviti associarsi ad ultimatum di dieci giorni. Non si avanzi più oltre del collega germanico e non impegni Gentile in passi spiacevoli al sultano.

2 Risponde al n. 615. 623 1 Minuta autografa.

622 1 Minuta autografa.

624

APPUNTO DEL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI

RISERVATO. Roma, 10 ottobre 1894.

S.E. ricevette oggi (10-10-1894) il comandante dell'«Umbria» che parte per la Cina. Gli diede istruzioni per la tutela de' nazionali; nel caso che l'azione della nave dovesse superare questo limite, chieda istruzioni telegraficamente a Roma; nell'impossibilità di domandare tali istruzioni per mancanza di tempo o altro, conformi la sua condotta a quella dell'ammiraglio inglese 1 .

625

APPUNTO DEL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI

In un colloquio avvenuto l'l l ottobre 1894 tra l'on. Blanc e il signor Billot, quest'ultimo accennando alle questioni africane disse che ora rimanevano sospese ma che si sarebbero potute accomodare facilmente in occasione di una guerra, quasi alludendo ad una concessione che ci avrebbe fatto allora la Francia della Tripolitania contro il nostro abbandono della Triplice.

626

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 106. Madrid, 12 ottobre 1894, ore 18,50 (per. ore23,45).

In seguito alle ultime comunicazioni ministro di Stato mi ha rimesso in iscritto espressione delle sue idee con richiesta di telegrafarle a V.E. «Moret accetta appoggio che Italia gli offre e spera che si daranno senza dilazione a Cantagalli istruzioni chieste e già promesse. Egli non comprende come si possa scorgere

pubblicato. 625 1 La data manca. Si colloca sotto l'l l ottobre, giorno del colloquio Blanc-Billot.

un'intesa con la Francia, sia nella questione delle protezioni, sia nella politica commerciale. Quanto alla protezione interessi della Spagna sono affatto opposti a quelli della Francia. Questa vuole la protezione e se ne vale; Spagna l'ha sempre condannata ed appoggia Marocco a disfarsene. Quanto alla questione commerciale Moret è stato battuto nei trattati di commercio per aver voluto intendersi con le Potenze prima di farlo con la Francia. Sono i conservatori che sostengono punto di vista a lui attribuito; qualora egli non potesse far trionfare quella politica lascerebbe Ministero» 1•

624 1 Di queste istruzioni fu informata la legazione in Cina con D. 40136/40 del 22 ottobre, non

627

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. PERSONALE 2712. Madrid. 12 ottobre 1894, ore 19.30 (per. ore23,45).

Ministro di Stato, riferendosi alle comunicazioni che io gli feci in seguito al telegramma personale di V.E. in data del cinque corrente 1 ed alla promessa di sostenere le domande della Spagna contenuta nel telegramma riservato del dieci 2 , mi ha incaricato riferire che avendo egli preso nota di tutto ciò, con sollecitudine, prega V.E. di far appoggiare a Berlino passi eseguiti a Tangeri, allo scopo di ottenere adempimento trattato marocchino. Moret aspetta una risposta 3 . Si dice che partirà lunedì o martedì per Parigi.

628

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 2391. Roma, 13 ottobre 1894, ore 11,30.

Costa telegrafa: «Ambasciatore Inghilterra constata accordo tra i Gabinetti di Londra e di Pietroburgo per mediazione salvo approvazione aspettata dell'imperatore. Il ministro esteri giapponese avrebbe accolto senza protestare idea mediazione» 1• Consideriamo convenuta tra noi e Governo britannico comunanza d'azione diplomatica, conforme anche a comunicazione del r. ministero con questa ambasciata d'Inghilterra.

Cfr. n. 630. 628 1 Si tratta in realtà di un sunto dei T. 2710 e 2711, pari data, di Bottaro Costa.

626 1 Per la risposta cfr. n. 630. 627 1 Cfr. n. 594. 2 Cfr. n. 622.

629

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2717. Vienna, 13 ottobre 1894, ore 17,40 (per. ore 18,55).

Ho ricevuto il dispaccio di V.E. contenente istruzioni pell'incidente serbo 1 , ma non potrò fare comunicazione al signor Simic prima del 19 nel qual giorno egli arriverà a Vienna. Io credo che Ranuzzi Segni se deve tornare a Belgrado non potrebbe andarci che dopo Avarna di Gualtieri. Prego telegrafarmi le di lei intenzioni in proposito prima del 17 2 .

630

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO 89. Roma, 13 ottobre l 894.

Quel che le telegrafavo circa la persistenza di Moret a non porre la questione di protezioni e circa la continuazione della situazione commerciale 1 era per lei solo. Ed anche per lei solo mia opinione personale che tale situazione può rendere meno efficaci nostri passi già fatti a Berlino a favore Spagna. Dica a Moret che per parte nostra abbiamo autorizzato legazione Tangeri appoggiare domande spagnuole 2 .

631

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO PERSONALE 107. Madrid, l 3 ottobre l 894.

Desolato dell'equivoco in cui sono caduto 1 , ma il telegramma di V.E. mi giunse cifrato in modo da rendere impossibile altra interpretazione da quella che vi detti,

come potrà verificarsi dal testo che oggi mando 2 . Del resto, data la intimità di

V.E. e Moret, quell'indiscrezione fortuita ha prodotto un gran bene, e lo affermo categoricamente. Starò adesso in guardia; ma se non mi viene contrordine, informerò ministro di Stato che V.E. ha fatto già dei passi a Berlino. Tale essendo notizia che egli impazientemente aspettava.

629 1 Non pubblicato. 2 Per le istruzioni di Blanc cfr. n. 633. 630 1 Cfr. n. 622. 2 Cfr. n. 623. 631 1 Risponde al n. 630.

632

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 39108/299. Roma, 14 ottobre 1894.

Accuso ricevuta e ringrazio V.E. del rapporto n. 1691 in data del 19 settembre 1 , relativo all'Ogaden e all'Harar.

Approvo pienamente le sue vedute, e mi rimetto specialmente all'E.V. per quanto concerne la proposta d'inviare un ufficiale in missione nell'Ogaden autorizzandola a tradurla in atto colle modalità che ella giudicherà più opportune.

633

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 2404. Roma, 16 ottobre 1894, ore 13.

Ranuzzi Segni può andare Belgrado dopo A varna 1 fermo restando che anzitutto venga in Italia nuovo ministro di Serbia.

631 2 R. riservato 942/438, pari data, non pubblicato. 632 1 Di questo rapporto, che risponde al D. 314311246 di Blanc del 22 agosto, non pubblicato, si pubblica solo il passo finale: «Concludendo, il parere mio, che V.E. mi fa l'onore di chiedere è il seguente: l) una spedizione con carovane può giovare ad estendere le nostre cognizioni e ad accattivarci le tribù quando proceda d'accordo con queste, con tutti i riguardi ai loro interessi ed il capo della spedizione sia direttamente responsabile al Governo e adatto alla missione per prudenza, carattere e capacità; la spedizione carovane è inutile per provare il nostro uti possidetis a Menelik. 2) Una missione di qualche durata con pretesto di commercio o di studi, che non sia in opposizione al contegno nostro con ras Makonnen all'Harar e che ci giovi e promuova l'ascendente acquistato dall'Italia, può servire non poco. 3) I viaggi di scoperta nel Paese dei somali che non offrano assoluta guarentigia di trattare gli indigeni coi riguardi necessari a tutelare questo ascendente devono essere impediti>>. 633 1 Risponde al n. 629.

634

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2735. Tangeri, 16 ottobre 1894, ore 14,25 (per. ore 18,35).

Ricevo in questo momento da Gianatelli Gentile rapporto cifrato in data del 12 corrente, che ho l'onore di trasmettere all'E.V.: «Accurato studio situazione mi ha fermamente persuaso essere conveniente operare in modo da condurre questo Governo, siccome vi è stato condotto, fare a noi apertura, anziché farne noi a lui. Mohammed Garnit, d'accordo con gran visir, mi ha incaricato pregare mezzo suo Governo del re, in nome del sultano, aiutare Marocco nella questione delle protezioni e quella dei suoli agricoli, entrambe sorgenti di tanto male per l'Impero, e pregarlo anche di non creare vice consolato in Fez, anche quando siano mantenuti quelli inglese, francese. Governo marocchino da parte sua dà Governo del re assicurazione che sarà sua cura di mantenere cordiale amicizia, che univa defunto sultano all'Italia e di renderla ancora più salda e intima. Trincerati dietro nuova posizione, che abbiamo ora occupata, possiamo lavorare senza alcun pericolo per tentare di conseguire gli scopi che abbiamo di mira; ma il lavoro, qualunque ne debba essere il risultato, sarà lungo e laborioso».

635

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1348/527. Berlino, 17 ottobre 1894 (per. il 20).

Ho ricevuto il rapporto del 18 settembre 1 , del r. ambasciatore a Madrid che mancava fra gli annessi al dispaccio segnato in margine2 . In quel rapporto si accenna a pratiche che sarebbero state fatte dal Gabinetto di Madrid, allo scopo di forzar la mano a quello di Berlino e metterlo, a proposito dei consolati a Fez e delle protezioni, nella condizione di dover manifestare se, a tenore degli impegni presi, fosse o meno disposto a secondare la Spagna in quelle questioni, e V.E. mi invita a riferirle, a mia volta, sull'argomento. Sta di fatto che il signor Moret ha insistito, per tutte le vie, presso il Gabinetto di Berlino, per averne l'appoggio nel Marocco, ed era forse sua intenzione di forzargli la mano, di spingerlo a più larghe

635 1 Cfr. n. 552. 2 D. 372911485 del 3 ottobre, non pubblicato.

esplicite dichiarazioni; non accennò però mai a impegni assunti, non ottenne, in ogni caso, il risultato desiderato, e lasciò troppo vedere che era guidato da una preoccupazione sola, da un solo timore, quello cioè che il sultano non fosse in grado, alla scadenza, di pagare le indennità pattuite dopo i fatti di Melilla.

Il Gabinetto di Berlino, rispose semplicemente che non intendeva ajutare, in simili questioni commerciali, il Governo spagnuolo che, per contro sì male aveva agito verso la Germania per il noto trattato di commercio, e declinò di entrare in qualunque altra discussione. Ciò mi fu confermato da questo ambasciatore di Spagna, signor Mendez de Vigo, che, prevedendo la fin de non recevoir, se non peggio, della Germania, aveva pregato di essere esonerato di far quelle pratiche, e dal segretario di Stato al Dipartimento degli esteri, il quale dimostra sempre il più gran risentimento verso il Gabinetto di Madrid per la sua condotta nella questione del trattato di commercio predetto colla Germania. Credetti osservare al barone Marschall, nella recente conversazione avuta a quel riguardo, che spingendo le cose all'estremo ne potevano per avventura derivare inconvenienti gravi, essendo difficile tener separata la questione commerciale dalla politica; e, cogliendo l'occasione per entrare in un campo più vasto, dissi ch'io personalmente non dubitava menomamente delle intenzioni della Germania circa il Marocco, ed in massima in tutte le questioni che toccano il Mediterraneo; però non potevo nascondermi che la sua attitudine verso la Spagna e una serie di fatti avvenuti in questi ultimi tempi avevano, purtroppo dato luogo al dubbio che la Germania si disinteressasse, per così dire, delle questioni mediterranee. Già non si è parlato di cambiamento d'orientazione della politica germanica? lo, soggiunsi al barone Marschall, sono certo che la Germania non ha mutato, né si propone di mutar politica, e sono persuaso che qualunque possano essere le apparenze (che vorrei veder tolte), qualunque cosa si possa, da chi vi ha interesse, far credere in contrario, la Germania, specie verso l'Italia, è sempre animata degli stessi sentimenti, penetrata della lettera e dello spirito dei trattati contratti per reciproco comune interesse, e pronta ad agire in conseguenza, ma poiché se ne presentava l'occasione in questo nostro colloquio, avrei sommamente gradito sentirmelo confermare dal mio autorevole interlocutore.

Il barone Marschall mi fece allora le più ampie e cordiali dichiarazioni: «La Germania, mi disse egli in sostanza, non intende lavorare per conto della Spagna, non intende lavorare per conto dell'Inghilterra, per veder quella manomettere ogni riguardo, ogni nostro interesse nelle relazioni commerciali, non ottenendo mai da questa un avvicinamento reale alla Triplice Alleanza, una intesa formale coll'Italia nel Mediterraneo; ma la nostra politica, i nostri sentimenti specialmente verso il vostro Paese, non han mai mutato. Se ne presenti l'opportunità e ve lo dimostreremo coi fatti. Sappiamo che la Spagna cerca di far credere a Roma e a Londra che noi siamo alla vigilia di un nuovo orientamento della nostra politica', come avea voluto far credere a Parigi, per averne aiuto, che se cade l'attuale Gabinetto, la Spagna sarà in balìa della Germania. Noi non meditiamo mutamento alcuno: vogliamo la pace, la vogliamo sinceramente, come la vuole l'Italia e cerchiamo di

evitare tutto ciò che possa minacciare di turbarla, di favorire tutto ciò che possa consolidarla; vogliamo evitare i piccoli attriti, le piccole questioni che spesso, e tanto più al Marocco, nel Mediterraneo in genere possono produrre delle grosse complicazioni, ma sorgano queste ultime e saremo sempre con voi e coll'Inghilterra.

Ritornando poi alla questione speciale dell'attitudine della Germania verso la Spagna, il barone Marschall non mi tacque che pur facendo la voce grossa col Gabinetto di Madrid, pur declinando ogni sua domanda d'aiuto al Marocco, la Germania non farà naturalmente mai nulla che possa contribuire a scuotere la autorità del sultano e seguirà sempre l'Italia e l'Inghilterra nel cercare di appianare le difficoltà che possano sorgere. Essa non complicherà la questione dei consoli a Fez, mandando a sua volta un suo rappresentante in quella città, come, per quanta poca importanza per suo conto essa vi dia, si associerà all'Italia e all'Inghilterra nella questione delle protezioni, se mai credasi sia utile rimetterla sul tappeto.

635 3 Nota del documento: «Trovo traccia di queste voci nel rapporto del r. ambasciatore a Madrid in data 15 luglio u.s.». Il rapporto non è pubblicato.

636

IL DOTTOR TRAVERSI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 404. Roma, 17 ottobre 1894.

Mi affretto a rimettere all'E.V. alcune lettere del signor ingegnere Capucci, giunte dallo Scioa coll'ultimo corriere 1 .

Dell'importanza di questi documenti giudicherà l'E.V.

Se i francesi riuscissero per caso a persuadere Menelik di mettersi sotto la loro protezione, per quanti diritti si possano vantar noi in forza del Trattato di Uccialli, è certo che ci creerebbero seri imbarazzi, che possibilmente dovremmo evitare. Se prima, come ebbi l'onore di scrivere, i nostri avversari volevano spingere Menelik ad atti di indipendenza semplicemente, ora pare che lo vogliano legare con un trattato: e per riuscirvi lo spaventano, dipingendogli chi sa quali pericoli da parte nostra, e gli promettono di far dichiarare neutrale il suo Paese.

Il pericolo che i francesi possan riuscire è tanto maggiore in quanto vuolsi che anche la regina finora avversa a tutti gli europei, trovi buona questa soluzione per sbarazzarsi di noi.

Il tempo stringe e mi pare che potremmo approfittare di questa salutare paura, che oggi ispiriamo alla Corte di Menelik, per richiamare l'imperatore a consigli migliori. Questa paura, che i nostri avversari sfruttano per riuscire nei loro progetti,

potrebbe essere un'arma a doppio taglio, facilitando a noi quell'isolamento, nel quale dovremmo mettere Menelik e del quale ho parlato in tanti rapporti, voglio dire l'occupazione dell'Aussa.

Per me non c'è altra via, del resto facile e non dispendiosa perché il solo bilancio di Assab può bastare all'impresa.

Riguardo al servizio di informazioni l'E.V. può giudicare dalle notizie che manda con quanto zelo ed intelligenza lo disimpegna il Capucci. Io mi permetto di raccomandare questo signore all'E.V. Nel momento attuale può rendere segnalati servigi al R. Governo.

Intanto credo mio dovere di avvisare I'E.V. che ho scritto all'ingegner Capucci per pregarlo a voler indirizzare le sue lettere a cotesto r. dicastero anziché a me.

636 1 Allegate a L. 28 di Capucci a Traversi del 4 settembre. Si pubblica qui solo un passo della L. 22 del 3 settembre: «Non ci resta dunque che un mezzo, e cioè tagliare a Menelik tutte le strade ed isolarlo completamente. Allora solamente egli sarà a nostra discrezione. È questo un piano d'azione che la S.V. già conosce, che non è molto costoso e che è di effetto sicurissimo e quindi non mi dilungo inutilmente a descriverlo ancora». Le lettere sono ed. in ZAGIII, La conquista dell'Africa, cit., pp. 864-874.

637

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2743. Madrid, 18 ottobre 1894, ore 18,05 (per. ore 23,45).

Contrariamente promesse fattemi da Moret e dal ministro interno 1 ho rilevato dai telegrammi di ieri sera discorso di oratore laico al Congresso cattolico contenente solita diatriba in favore del papa e conseguentemente offensivo per l'Italia. Assenza ministro di Stato è da deplorare; stamane però ho veduto presidente del Consiglio e ministro della guerra, rappresentando sconvenienza intervento capitano generale processione. Sebbene io abbia da lottare colla grossa difficoltà della tradizione, tuttavia spero ottenere proibizione.

638

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. SEGRETO S.N. Roma, 18 ottobre 1894 1•

Capucci riferisce 2 Menelik disposto discutere proposta francese mettersi sotto protettorato Francia ed ottenere neutralizzazione Etiopia. Nostri agenti presso

2 Cfr. n. 636.

Mangascià e soprattutto presso Makonnen potrebbero opportunamente valersi tali notizie per risvegliare amor proprio militare abissino contro una politica che impedirebbe nell'avvenire all'Etiopia di ricorrere alla guerra per decidere sue controversie.

637 1 R. 921/430 del 5 ottobre, non pubblicato. 638 1 Manca l'indicazione dell'ora di partenza.

639

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO PERSONALE 964/447. Madrid, 18 ottobre 1894 (per. il 26).

Profitto del passaggio del cav. Berti, per affidargli questo rapporto che verrà da lui impostato appena giunto in Italia.

La mancanza d'un'occasione sicura m'impedì da qualche tempo di riferire a V.E. alcuni particolari d'alto interesse, circa un parere emesso da S.M. la Regina Reggente, ad un suo ex-ambasciatore a Berlino ed a Roma. Trattasi del conte di Benomar, rappresentante di Spagna presso l'imperatore Guglielmo I nel maggio 1887, e che nel maggio 1891 era accreditato presso il R. Governo.

In disponibilità, da che il partito conservatore perdette il potere, il conte di Benomar passò l'estate nelle vicinanze di S. Sebastiano ed ebbe occasione, così, d'esser ricevuto in udienza privata da Sua Maestà, la quale gli accorda una fiducia perfettamente giustificata dalle delicate missioni, che quel diplomatico ebbe a riempire a Berlino altrettanto che a Roma.

Da quanto il conte di Benomar mi confidò in via riservatissima, egli dai suoi colloqui colla regina riportò l'impressione che Sua Maestà ritiene i vincoli della Triplice Alleanza considerevolmente affievoliti, massime per quanto concerne l'Italia 1•

L'ex-rappresentante di Spagna in Roma combatté quell'idea, e si peritò persino ad osservare all'augusta sovrana che, se tale opinione era il risultato delle informazioni trasmesse dai suoi attuali agenti all'estero, essi non davano certamente prova di molta perspicacia.

Ho ragione di credere che realmente alcuni degli ambasciatori spagnuoli abbiano manifestato dei dubbi a proposito delle odierne vedute della Germania e naturalmente, più di tutti, quello dimorante a Berlino. Qualche cosa nel linguaggio del signor Moret, due mesi sono, tradiva l'esistenza di una preoccupazione a simigliante riguardo, che non tralasciai, per conto mio, di combattere. Forse sull'ono

revole ministro di Stato, ebbero peso le affermazioni che non ha guari han messo sossopra l'Europa, circa la probabilità d'una conciliazione tra la Germania e la Francia, o quanto meno, d'una tendenza, tanto nell'uno che nell'altro Paese, a migliorare i mutui rapporti.

Comunque, il signor Moret ha fornito recentissimamente a V.E. un irrefutabile attestato dell'ordine d'idee in cui egli trovasi, e se io rassegno i suesposti particolari, lo faccio all'unico scopo di non tener celata la menoma circostanza che a lei servir possa di guida nell'apprezzamento della situazione politica di questa penisola.

639 1 Cfr. quanto comunicò Maffei con R. cifrato segretissimo 1083/506 del 29 novembre a proposito di un colloquio fra la regina reggente e l'ambasciatore di Germania: «La regina passò quindi a parlare della Triplice Alleanza e del rumore giunto al suo orecchio che la Lega delle Potenze dell'Europa centrale fosse per sciogliersi in specie rispetto all'Italia. Il signor di Radowitz negò assolutamente tal cosa. Discorrendo in tedesco, egli si servì di una frase equivalente a dire che mai la Triplice Alleanza aveva goduto più robusta salute ed a quanto pare Sua Maestà restò pienamente convinta dell'assurdità della voce a lei pervenuta su quell'importante soggetto, al quale già faceva allusione il mio rapporto cifrato del 18 ottobre». Si riferisce al presente rapporto che però non risulta cifrato.

640

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2201/951. Parigi, 18 ottobre 1894 (per. il 22).

M'importava di provocare dal ministro degli affari esteri della Repubblica qualche non ambigua dichiarazione circa il valore di informazioni accolte dalla stampa ed anche pervenute dai propri agenti al R. Governo, secondo le quali la politica francese sul confine tunisino ed algerino andrebbe facendosi più attiva e mirerebbe a nuovi allargamenti o a nuove annessioni. Me ne fornì il destro un'allusione fatta con amarezza dal signor Hanotaux in uno dei nostri colloquii alle recenti corrispondenze dall'Africa pubblicate dalla Tribuna. Nel parlargliene, ebbi presenti le notizie partecipa temi da V.E. nei dispacci in margine citati 1 , relativi alla frontiera tripolo-tunisina e ad una spedizione francese a Tuat.

Il signor Hanotaux mi diede con forza la formalissima assicurazione ch'egli non voleva sollevare questioni in niun luogo, che rifuggirà sempre e dovunque dalla politica di sorprese, che nulla intendeva tentare né preparava che potesse generare conflitti, e che soli eventi impreveduti, indipendenti dalla sua volontà potrebbero trascinarlo e costringerlo suo malgrado ad una politica più attiva. Mi dichiarò che, in ispecie sul confine tunisino, erano stati dati dal ministro della guerra ordini precisi di non muover una paglia e di non fare alcun movimento che potesse inquietare. Tale pure resterebbe il contegno della Francia sul confine verso il Marocco. (Già a questo ministro d'Inghilterra egli aveva detto non esservi nessuna intenzione di una spedizione a Tuat).

Ho stimato necessario di riferire all'E.V. questa esplicita e recisa protesta.

Avendo poi nell'udienza di jeri interrogato il ministro degli affari esteri se avesse qualche notizia dal Madagascar, S.E. mi rispose che il signor Le Myre de Vilers non essendo ancora giunto a Tananarive, egli non poteva pregiudicare l'esito delle trattative affidategli, ma che pure sperava d'ottenere soddisfazione senza venirne agli estremi.

640 1 Si tratta del n. 507 e dei D. 31418/636 del 22 agosto e 37294/792 del 3 ottobre, non pubblicati.

641

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2202/952. Parigi, 18 ottobre 1894 (per. il 22).

Il marchese De Gregorio rispose, fino dal 6 settembre ultimo 1 al dispaccio che l'E.V. aveva diretto a questa r. ambasciata2 circa i pretesi passi fatti dal Governo francese per indurre la Sublime Porta a protestare contro la occupazione di Cassala per parte dell'Italia.

Quantunque alcune parole spontaneamente dettemi dal signor Hanotaux in una conversazione privata e confidenziale e già riferita a V.E. dal marchese De Gregorio non mi avessero permesso di prestare cieca fede alle voci a lei giunte, io volli, dopo il mio ritorno dal congedo tentare di sapere qualche cosa in proposito direttamente da questo signor ministro degli affari esteri e trovai il mezzo d'interrogarlo.

Egli mi affermò nel modo più categorico che mai gli era venuto il pensiero di provocare o far provocare proteste contro la nostra occupazione di Cassala. Egli si riferì anzi a ciò che nello scorso agosto m'aveva detto confidenzialmente, che cioè la Francia vedeva quel fatto senza dispiacere, ed aggiunse che poteva mostrarmi tutta la sua corrispondenza col signor Cambon per convincermi che Cassala non vi fu neppure nominata'.

642

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA

NOTA VERBALE 39851. Roma, 19 ottobre 1894.

Un rapport de l'agent italien au Choa 1 donne la nouvelle assez grave, que des voyageurs français bien connus auraient proposé au négous de se mettre sous le protectorat de la France en lui promettant de faire neutraliser son Pays comme la Belgique e la Suisse. Un envoyé français chargé spécialement de ces négociations devait arriver auprès du négous avec des cadeaux du Gouvernement de la République parmi lesquels 2000 fusils et de nombreuses munitions.

L'agent italien ajoute que Menelik, très impressionné par les victoires italiennes contre !es derviches, serait disposé à signer un traité avec la France. La source de ces nouvelles ne laisse aucun doute sur leur authenticité.

2 D. 33190/669 del 3 settembre, non pubblicato.

3 Analoga comunicazione Ressman aveva fatto direttamente a Crispi con una L. personale del 15 ottobre, non pubblicata (Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi). 642 1 Cfr. n. 636.

D'après !es principes acceptés maintenant dans le droit publique colonia!, la stipulation d'un Gouvernement européen avec un chef africain, non seulement d'un protectorat, mais d'une garantie de territoire ou de simple neutralité, a pour effet de mettre l'Etat africain dans la sphère d'influence de la Puissance européenne. Il est donc évident que la France cherche à se faire un titre diplomatique pour affirmer son influence politique sur l'Abyssinie, malgré !es droits reconnus du Gouvernement italien.

Un pareil traité serait bien certainement dépourvu de toute valeur après la notification des stipulations italiennes de 1889 dont le Gouvernement de la République donna acte régulier; mais l'attitude actuelle de la France et de la Russie dans tout ce qui concerne l'Ethiopie nous montre bien que cette difficulté n'arrètera pas !es français dans la nouvelle voie de leur politique africaine.

641 1 R. confidenziale 1954/855, non pubblicato.

643

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 910/384. Therapia, 19 ottobre 1894 (per. il 26).

Il signor Dimitroff, agente di Bulgaria in Costantinopoli, mi ha fatto due comunicazioni: una concerne le relazioni politiche fra la Bulgaria e la Turchia, l'altra il desiderio della Bulgaria di aprirsi comunicazioni ferroviarie verso l'Egeo

o verso l'Adriatico. l) Il sultano (disse il signor Dimitroff) fu il primo autore delle mosse per una riconciliazione fra la Bulgaria e la Russia, giacché Sua Maestà mi ordinò, parecchi mesi or sono, di fermare l'attenzione del principe di Bulgaria sull'utilità di comporre le differenze con lo czar. Il consiglio fu dettato non solo dal desiderio del sultano di allontanare qualsiasi pericolo di complicazioni ma dal suo interesse di dimostrare al mondo mussulman~, dando egli l'investitura al principe, che l'autorità di quest'ultimo deriva da lui. Sua Maestà (soggiunse il signor Dimitroff), conversa meco senz'aiuto d'interprete, conoscendo io il turco, ed allontana qualsiasi persona che possa udire il nostro colloquio. Le sue parole circa la Bulgaria sono spesso del tenore seguente: «Io sono rassegnato alla perdita della Bulgaria; anzi, per tal uni rispetti, ne sono lieto. La frontiera del mio Impero, dal lato della Russia, è nelle vostre mani; ma noi abbiamo un interesse comune (ed è un interesse vitale) ed il vostro esercito è la mia difesa e son contento che voi vi provvediate». 2) La Bulgaria (disse quindi il signor Dimitroff), ha necessità di aprirsi comunicazioni ferroviarie verso l'Egeo o verso l'Adriatico. Dal 1891 al 1893 ebbero luogo varie trattative con codesta ambasciata, affinché il commercio bulgaro potesse avere uno sbocco nell'Adriatico, rimpetto la costa italiana. I vari disegni messi

innanzi andarono a monte. Oggi che il Governo italiano è in mano di statisti amici della Bulgaria, ai quali noi serbiamo la più profonda gratitudine, si dovrebbe fare qualche tentativo per ripigliarli, con migliori probabilità di buon successo, nell'interesse dei due Paesi 1 .

Nel riferire all'E. V. ciò che precede, le segno ricevimento del dispaccio dell'Il settembre scorso n. 240 contenente un rapporto del conte Nigra ed un rapporto del barone Marochetti sulle cose di Bulgaria 2 .

644

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT

T. RISERVATO 91. Roma, 20 ottobre 1894.

Trasmetta a Gentile quanto segue: «Antica questione del porto deve per ora dormire. Limiti suoi negoziati agli affari di consegna ed equipaggiamento nave e della missione militare. In ricambio potremo appoggiare sinceramente ogni passo che sultano creda fare contro protezioni abusive».

645

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO 39994/259. Roma, 20 ottobre 1894.

Il Governo spagnuolo sa meglio di noi che l'abbiezione opposta dal sultano del Marocco alla istituzione attuale di consolati a Fez si fonda realmente sull'esistenza di protezioni politiche abusive che qualche Potenza esercita sopra tribù marocchine importanti e sui loro capi, a tal punto che il riconoscimento per parte di quei capi di ogni nuovo sultano è una grave questione in tutte le emergenze di successione al trono, e che dal contegno degli stessi protetti, specialmente francesi, dipende il mantenimento dell'ordine e lo stesso statu quo. Noi comprendiamo che la Spagna preferisca non sollevare tale questione, per non porsi colla Francia in un conflitto che noi siamo ben ]ungi dal consigliarle; e che tenga conto nella sua politica verso il Marocco di quel fatto che essa sembra considerare imprescindibile della preponderanza francese di fatto nell'Impero sceriffiano; anche col rischio inevitabile di supposizioni che talvolta si fanno strada anche nella stampa, che ogni questione eventuale di condominii o di spartimenti d'influenze nel Marocco siano cose che riguardino particolarmente Spagna e Francia. Ma il Governo spa

643 1 Cfr. in proposito il n. 655. 2 Cfr. n. 526 e nota l allo stesso.

gnuolo non può a meno di riconoscere che finché la sua politica sarà vincolata da tale situazione, non può guarì aspettarsi che altre Potenze, il cui programma è la vera indipendenza e lo statu quo non solo di fatto ma anche di diritto nel Marocco, possano sperare sufficiente efficacia dall'appoggio che prestano tuttavia alle più giuste richieste della Spagna, come sono quelle dell'esecuzione dell'ultimo trattato, quando il sultano vi risponda domandando a sua volta, come risulterebbe che domanda attualmente, appoggio contro le protezioni abusive che, secondo lui, sono una irregolarità non minore della stessa inesecuzione del trattato. Queste, ad ogni modo, sono avvertenze di fatto, che non c'impediscono di prestare alle domande della Spagna il più amichevole e leale appoggio presso il Marocco, come presso i nostri alleati, ma che possono spiegare l'inefficacia eventuale che avrebbe, con nostro dispiacere, il nostro appoggio stesso 1•

646

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

D. 40228/287. Roma, 23 ottobre 1894.

In risposta al rapporto di V.E. del 5, n. 774/342 1 mi pregio d'informarla che non vi è traccia in questi archivi di pratiche fatte con cotesta ambasciata, posteriormente al 1891, circa allo schema di delimitazione suggerito nel gennaio di quell'anno dal generale L. Dal Verme, d'accordo coll'Ufficio coloniale.

Le carte da lei inviatemi (delle quali restituisco gli originali), o si riferiscono a passi molto anteriori, od a passi non motivati da istruzioni speciali.

Sia però che la Sublime Porta voglia tener ferma la linea richiesta colla nota dell'ottobre 1890 (vedi documento diplomatico n. 366, serie LXXI) 2 , sia che accetti i suggerimenti che formarono oggetto della conversazione con S.E. Zia bey (vedi documento diplomatico n. 442, serie LXXI)\ è assai improbabile che la Francia si rassegni a tali soluzioni; ma importa ad ogni modo che risulti se la Turchia abbandona a profitto di un'altra Potenza i diritti suoi che sono di interesse europeo e specialmente italiano.

2 Si tratta dell'allegato a un rapporto da Costantinopoli del 30 gennaio 1891, non pubblicato nel vol. XXIII della serie Il. ' Promemoria di Dal Verme del 29 marzo 1891 su un suo colloquio con Zia bey, non pubblicato nel vol. XXIV della serie II.

Date adunque le buone disposizioni dimostrate da sir Ph. Currie, io autorizzo

V.E. a tener parola a Said pascià dei suggerimenti che formarono oggetto della richiamata conversazione fra il generale Dal Verme e l'ambasciatore ottomano, i quali si riassumono nella proposta di un confine occidentale della Tripolitania, costituito da <<Una linea che da El Biban nel golfo di Gabes passi ad ovest di Ghadames e di Ghat (o Rhat), lasciando alla Turchia quelle due oasi, e quindi vada a raggiungere Borruve (o Barrua) sul lago Tciad».

Tale linea è indicata esattamente nello schizzo che restituisco qui accluso a V.E.

E per metterla ancora meglio in grado di rendersi conto della questione, le trasmetto, per sola sua informazione, due memorie nelle quali si trovano esposte le considerazioni che nel 1890-91 fecero scegliere al r. ministero il confine suddetto per suggerirlo a Costantinopoli. Aggiungo pure che l'accordo anglo-francese del 5 agosto, che portò sino al lago Tciad la sfera d'influenza della Francia, si trova stampato nella serie citata LXXI (pag. 59, doc. n. 393).

In seguito ai passi da me fatti presso le Potenze amiche ed alleate non dubito che ella troverà i suoi colleghi d'Inghilterra, di Germania e d'Austria-Ungheria pienamente disposti ad appoggiare presso la Porta la proposta di definire finalmente colla Francia la questione, che non si può senza pericolo lasciar sospesa, dei confini e degli hinterland della Tripolitania.

645 1 Maffei rispose con R. cifrato 1017/472 del 31 ottobre, di cui si pubblicano i passi seguenti: «Già col mio telegramma del dodici corrente [cfr. n. 626] accennai a nome del ministro di Stato che gli interessi della Spagna a tale riguardo sono diametralmente opposti a quelli della Francia, che questa vuole le protezioni e se ne vale mentre la Spagna le ha sempre condannate ... Non è guari ancora nell'affare dei consolati a Fez la Spagna erasi schierata col Marocco che scorgeva in questa misura il pericolo dell'estensione del privilegio delle protezioni. Ciò prova dunque una volta di più che il signor Moret non ha diviso il parere della Francia sulla materia, e se finalmente la Spagna si è decisa a mutare atteggiamento fu solo perché in presenza dell'accordo sopravvenuto tra i Gabinetti francese e di S. Giacomo per conservare i vice consoli a Fez, ministro di Stato ha creduto che convenisse associarvisi in conformità del principio, a cui vuole rimanere fedele, cioè che agli occhi del Marocco la condotta delle Grandi Potenze dev'essere invariabilmente uniforme». 646 1 Cfr. n. 598.

647

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2776. Berlino, 24 ottobre 1894, ore 15,35 (per. ore 16).

Radolin ripartirà settimana prossima per Costantinopoli munito istruzioni da

V.E. desiderate 1 per questione delimitazione frontiera Tripolitania 2 .

648

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2778. Madrid, 24 ottobre 1894, ore 15,45 (per. ore 19,05).

Ministro dell'interno mi ha ieri sera ufficialmente informato arresto molte persone, più tardi liberate, per avere gridato in Barcellona «viva papa-re» 1 . Giammai simile cosa si è qui veduta.

648. 1 In occasione della visita a Barcellona del nunzio apostolico Cretoni (R. 1296/161 da Barcellona del 23 ottobre, non pubblicato).

647 1 Cfr. n. 590, nota 2. 2 Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Costantinopoli con T. 2449, pari data.

649

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2779. Londra, 24 ottobre 1894. ore 19 (per. ore 21 ).

Kimberley mi disse che, attesa la poca disposizione del Giappone per la pace, malgrado il desiderio della China di porre fine alla guerra, e attesa l'impossibilità per il Gabinetto di Pietroburgo di dar seguito alle trattative durante la malattia dello czar, il negoziato per l'intervento è rimasto per ora senza seguito 1 .

650

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2780. Londra, 24 ottobre 1894, ore 19,06 (per. ore 21,20).

Kimberley al quale furono nei giorni passati riferite mie pratiche relative preservazione per parte della Turchia delle strade carovaniere dell'hinterland della Tripolitania dal pericolo espansione francese, ha consentito dare istruzioni ambasciatore d'Inghilterra in Costantinopoli 1 nel senso di spingere la Porta a regolare questione territoriale della Tripolitania mediante una regolare delimitazione 2 .

651

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE PER I MISSIONARI CATTOLICI, LAMPERTICO

L. PERSONALE. Massaua, 24 ottobre 1894.

La ringrazio molto per le sue parole incoraggianti e gentili e per le interessanti notizie onde mi è cortese. Ella mi dice essere i lazzaristi disposti ad inviare qui

649. -1 Con T. 2745 del 19 ottobre Tornielli aveva comunicato: «...ambasciata inglese ha riferito da Pietroburgo che il rifiuto Germania associarsi azione collettiva, progettata dall'Inghilterra avrebbe fatto recedere d'un passo Giers dalla prima sua buona accoglienza proposta britannica. Si suppone che il ritardo risposta giapponese dipenda da qualche movimento militare in corso di cui si aspetta successo, per fondarvi pretensioni maggiori nelle trattative pace». 650. -1 Cfr., a tal riguardo, n. 590, nota 2. 2 Sulla questione Tornielli riferì lo stesso 24 ottobre con il R. riservato 932/412, che non si pubblica.

missionari italiani; ma allora avremo un dualismo pericoloso, nel quale sarà malagevole al Governo rimanere neutrale.

Lo stesso monsignor Crouzet si mostra preparato alla lotta, e non si è peritato a Cheren di protestare contro gl'intrusi. D'altronde a chi dovrà il Governo fare concessioni nello stesso territorio di Cheren? A tutti due gli ordini sarebbe impossibile, perché non rimarrebbe più terreno pei coloni. Io, in seguito ad una sentenza del tribunale, ho incamerato i beni di Scinnara e di Modacca contesi fra la missione lazzarista (che qui si chiama sempre francese) e la tribù dei Bet-Grabù, appunto per poterli poi concedere, liberi da ogni pretesa di indigeni, ad una missione italiana. Ora la missione lazzarista dipendente da Parigi non è prettamente missione italiana; e fra essa e i cappuccini italiani non mi pare che la scelta possa essere dubbia. Del resto non potrei mai scendere a promesse con lettere ora che il bellicoso monsignor Crouzet, rappresentante dei lazzaristi, va millantando protezioni, e si vanta (probabilmente per pura spavalderia) che egli avrebbe avuto il vicariato apostolico di Abissinia con sede ad Obock, facendo sottintendere che di là si sarebbe valso dell'influenza politica francese per spargere la civiltà che spetta alla Francia.

Io non posso credere che i lazzaristi vogliano sacrificare la propaganda religiosa in prò della politica e vogliano esporre il cattolicesimo alle persecuzioni dei capi copti abissini: anzi credo che il vescovo, come ha confessato ad altri, si permetta degli sproloqui sperando di prendere in giro la gente. Ma vede bene che in tali condizioni di cose io non posso trattare coi lazzaristi, pur avendo tutta la stima e fiducia nel loro ordine religioso.

In quanto al danno non credo che i lazzaristi in Abissinia, al di là dei nostri confini possano recarci danno. Essi non possono ignorare come il vento spiri a loro contrario in tutta l'Etiopia, massime nell'Etiopia meridionale, e come l'ingerenza loro nella politica interna potrebbe essere il segnale di serie persecuzioni contro i cattolici; e non possono ignorare come, massime dopo la presa di Cassala, il prestigio e l'ascendente della Colonia Eritrea sia cresciuto a dismisura, specie nel Tigré e nei Galla. Un anno prima della presa di Cassala è bastata una mia parola a ras Mangascià perché scium Tesfai Anfalo cessasse qualunque persecuzione contro i cattolici dell' Agamè e permettesse loro di rientrare alle loro case ed ai loro beni ad Adigrat. È bastata ora la voce di separazione da parte dei lazzaristi dal Governo eritreo perché divenisse intollerabile la loro posizione ad Atitiema.

E così le ho aperto l'animo mio. E mi consenta di aggiungere essere necessario che la benemerita associazione da lei così degnamente presieduta, ponga tutto in opera per tenere alto il prestigio della prefettura apostolica italiana nell'Eritrea, che si estende fino all'Atbara ed ha così vasto campo di azione. Nelle strette nelle quali mi trovo, non potendo domandare nulla alla madre patria e dovendo tenere tutti i nuovi possedimenti estesi forse quanto il Lombardo-Veneto, la Colonia non può contribuire per nulla. Ma io spero che l'associazione pei missionari saprà in questa solenne occasione fare appello al cuore degli italiani pel bene della religione, della Colonia e della madre patria.

652

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2789. Vienna, 25 ottobre 1894, ore 16,30 (per. ore 18,30).

Re di Serbia rientra domani in Belgrado. Secondo che mi è stato detto dal signor Steitch e da Kalnoky, a cui Sua Maestà ne ha parlato, ho ragione di credere che uno dei primi atti del re, dopo il ritorno, sarà la firma reale delle credenziali di Steitch ed il suo invio in Italia 1 . Kalnoky mi disse in tutta confidenza che il re si lagnò della mancanza riguardo usatagli dalla legazione italiana e si mostrò sorpreso dell'annunzio del ritorno di Ranuzzi Segni a Belgrado 2•

653

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 955/400. Therapia, 25 ottobre 1894 (per. il 2 novembre).

Sir Philip Currie venne ieri a farmi la seguente comunicazione senz'alcun preambolo.

Da vari indizi (egli disse) ho dovuto accorgermi che l'influenza della Germania gradualmente declina al palazzo di Yldiz. L'autorità della Germania non data che dall'epoca delle sue grandi vittorie contro la Francia: fu quindi ravvivata dalla visita dell'imperatore Guglielmo al sultano. Ma la Germania si valse della sua autorità per ottenere una concessione ferroviaria, per vendere fucili e cannoni alla Turchia e per far nominare parecchi ufficiali tedeschi ad un grado elevato nell'esercito ottomano.

La Germania non si è mai servita del suo credito a vantaggio della Triplice Alleanza: essa l'ha sfruttato per ottenere cose di nessuna importanza. Gli ufficiali

652. 1 Steié presentò le credenziali il 13 dicembre e A varna fu autorizzato il 18 a recarsi a Belgrado dove assunse la direzione della legazione il 22 dicembre.

2 Con R. 3361121 del 28 dicembre A varna riferì da Belgrado circa un pranzo dato in suo onore da re Alessandro. il quale «...mi pregò di nuovo, in modo espresso. di sottomettere a S.M. il Re Umberto i suoi ringraziamenti per le parole che erasi compiaciuto di rivolgere al suo rappresentante, signor Steitch. circa il noto incidente Galvagna-Ranuzzi, allorquando il re gli fece l'onore di riceverlo in udienza per la presentazione delle sue credenziali>>.

tedeschi nell'esercito ottomano sono stati, uno e tutti, messi in disparte; e le parole del principe Radolin sono tenute in non cale.

Mano mano che il credito della Germania si è indebolito a Yldiz, quello della Francia si è accresciuto. L'ambasciata di Francia blandisce il sultano ed acquista potere sull'animo di lui.

Il signor Cambon non fa pratiche personali, né si serve dell'opera di alcuno dei suoi dragomanni. È notorio che i dragomanni francesi non hanno alcuna notizia delle faccende politiche che si trattano dall'ambasciatore. II signor Cambon si serve di Munir bey, di cui egli rimunera largamente i servigi, il quale, per ragioni di ufficio sta intorno al sultano e ne ha avvelenato l'animo contro l'Inghilterra e l'Italia parlandogli del Congo, di Cassala e di Tripoli.

Sono stato informato (proseguì sir Philip) che il nuovo ambasciatore di Turchia a Parigi, prima di partire da Costantinopoli, ha ricevuto istruzioni in iscritto di molto significato. Esse sono state compilate, per ordine del sultano, da Munir bey. Oltreacciò si dice che il sultano non solleverebbe molti ostacoli ad un disegno della Francia di occupare un luogo nel Sudan, di cui mi sfugge il nome.

Mi starebbe a cuore, conchiuse sir Philip, di ottenere qualche informazione per mezzo di lei, sulle istruzioni date a Zia pascià; e nello stesso tempo che il principe Radolin fosse avvertito, da lei senza far menzione del mio nome, della crescente autorità della Francia in Turchia.

Promisi a sir Philip di adoperarmi, nel modo ch'io credessi dicevole, a soddisfare i suoi desideri, che sono i miei.

Però il secondo dragomanno di quest'ambasciata non riuscì ad ottenere alcuna notizia di istruzioni date a Zia pascià; ed il principe Radolin non essendo ritornato da Berlino non ho potuto ancora indagarne l'animo.

Il mio pensiero è (ed in esso mi confermano le lunghe conversazioni avute col barone Calice) che il sultano non abbia dato alcuna istruzione a Zia pascià; e che né l'ambasciatore di Francia né quello di Germania abbiano avuto, od abbiano, alcun potere sull'animo del sultano. L'uno e l'altro si sono !agnati meco di risarcimenti non ottenuti e di domande ragionevoli respinte. Ed il modo di procedere del presente incaricato d'affari di Francia è di persona incerta del fatto suo, non di persona che speri. Egli non ha ricevuto risposta a talune rimostranze fatte alla Porta e si è consigliato meco circa talune rimostranze che vuoi fare in comune. Nelle varie congiunture, mutano i sentimenti del sultano per la Francia

o per la Germania, secondo le apprensioni che l'una o l'altra riescono ad inspirargli. Né il signor Cambon, né il principe di Radolin sono stati mai richiesti dal sultano di alcun parere; né l'uno né l'altro hanno ricevuto alcun vantaggio che non sia quello delle concessioni ferroviarie. Ma mi è stato affermato da molti, e fra gli altri dal gran vizir, che una di quelle concessioni sarebbe stata alcuni anni sono accordata all'Italia se l'E.V. (allora ambasciatore a Costantinopoli) avesse potuto riunire un sindacato italiano con capitali sufficienti all'impresa. Checché sia di ciò, al ritorno del principe Radolin da Berlino, com'è ben noto all'E.V, saremo forse in grado di accorgerci quale sia il credito del principe Radolin presso il sultano, e quale quello del signor Cambon.

654

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN

D. 40591/775. Roma, 26 ottobre 1894.

Ho preso cognizione dei rapporti di V.E. n. 2201/951 e 2202/952, in data del 18 corrente 1 , colle dichiarazioni del ministro francese degli affari esteri, relativamente alla nostra occupazione di Cassala ed alla espansione francese nel Tuat e nell'hinterland tripolino.

Di tali dichiarazioni prendo atto, cd intanto ella non lascerà ignorare al signor Hanotaux le seguenti notizie sull'azione che ultimamente spiegarono in Abissinia e presso il negus stesso, in nome del Governo francese, e senza essere da esso sconfessati né intralciati, i noti signori Chefneux, Savouré, Mondon de Vidailhet, ecc., nonché lo svizzero signor Ilg (che anch'egli è considerato dal negus agente del Governo francese), in aperta contraddizione dei diritti dell'Italia sopra l'Etiopia notificati alla Francia nell'ottobre 1889 e da essa riconosciuti.

Il signor Chefneux, in data dell'l l novembre decorso, diresse a re Menelik una lettera promettendogli di portargli una moneta coniata in Francia, dei francobolli per le sue poste, delle armi, e d'adoperarsi a far ammettere l'Etiopia nella Unione postale. Il signor Chefneux aggiungeva che Menelik doveva tutto ciò al «Governo francese».

Il signor Mondon de Vidailhet scrisse al negus una lettera il l o novembre p. p. nella quale parlava a nome del Governo francese affermando che la Francia, contrariamente a quanto era stato detto dagli italiani, aveva dato atto al negus della sua denunzia del Trattato d'Uccialli. Seguivano nella lettera accuse violente contro l'Italia e contro la stessa persona del re.

Il signor Mondon de Vidailhet scriveva un'altra lettera a re Menelik il 7 luglio u.s., nella quale a nome del Governo francese, discuteva il protocollo anglo-italiano di delimitazione. Parlava poi dell'attentato contro il presidente Carnot, lanciava accuse violente contro gli italiani ed il nostro Governo.

Alla fine di agosto scorso l'ingegnere Ilg, che agisce sempre in nome e nell'interesse del Governo francese, ed insieme a lui gli agenti della compagnia Savouré, consigliarono il negus di firmare un trattato per un protettorato della Francia sull'Etiopia, )asciandogli sperare che i suoi Stati verrebbero neutralizzati come il Belgio e la Svizzera. Trattative per simili stipulazioni sarebbero tuttora in corso, e si attendeva allo Scioa il prossimo arrivo del signor Chefneux con persona «incaricata dal Governo francese di trattare gli affari politici», con 2000 fucili ed altri doni «da parte del Governo della Repubblica» 2 .

Le espressioni amichevoli usate dal signor Hanotaux circa i rispettivi interessi dei due Paesi in Africa mi danno fiducia che egli prenderà in esame la situazione che tendono a creare simili mene 3 .

2 Queste notizie erano state comunicate da Capucci nelle lettere citate al n. 636.

' Per la risposta cfr. n. 660.

654 1 Cfr. nn. 640 e 641.

655

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2460. Roma, 28 ottobre 1894, ore 17.

Il desiderio dei bulgari di comunicazioni coll'Adriatico 1 è per noi di altissima importanza. Procuri venga tradotto in disegni pratici e precisi.

656

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2804. Berlino, 29 ottobre 1894, ore 18,07 (per. ore 19 ).

È stato firmato decreto nomina principe di Hohenlohe a cancelliere e presidente Ministero prussiano, Koeller a ministro dell'interno. Impressione generale favorevole in tutti i partiti persuasione che non sarà inaugurata politica reazionaria interna. Parlasi del generale von Loe quale futuro governatore Alsazia Lorena.

657

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 3222/ l 057. Vienna, 29 ottobre 1894 (per. il l° novembre).

Ho ricevuto il dispaccio in margine segnato del 24 corrente 1 con cui l'E. V. mi commise di sollecitare da S.E. il conte Kalnoky l'invio di istruzioni a Costantinopoli affinché l'ambasciatore di S.M.I. e R. Apostolica voglia unirsi ai suoi colleghi d'Italia, d'Inghilterra e di Germania per invitare la Sublime Porta a riprendere colla Francia i negoziati per la delimitazione delle frontiere tripolitana e tunisina.

Il conte Kalnoky, a cui mi feci premura di esporre il desiderio del Governo del re, mi disse che il barone Calice ha l'istruzione di conformare il suo linguaggio e la sua azione a quella dei suoi colleghi precitati relativamente a questa questione.

657 1 D. 40325/992, non pubblicato; cfr. al riguardo n. 590, nota 2.

655 1 Cfr. n. 643.

658

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 2814. Berlino, 30 ottobre 1894, ore 23,06 (per. ore 0,10 del 31).

Hohenlohe, venuto in persona casa mia, vuole rinnovi a V.E. e al presidente del Consiglio vivi ringraziamenti e ricambi loro i sentimenti espressigli 2 , lieto poter cooperare interessi comuni due Paesi. Più che sue parole la sua visita fattami oggi fra tante altre cure e prima di aver potuto ricevere la mia e quella di altri ambasciatori dimostra il conto egli tiene il capo del R. Governo che egli disse esser lieto già conoscere nonché V.E. e ciò mi è di buon augurio per l'avvenire.

659

APPUNTO DEL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, PISANI DOSSI

Alla scadenza del trattato nostro colla Tunisia, ove non si possa più rinnovare, denunciare la convenzione colla Francia per la giurisdizione e rientrare nella posizione qua ante delle capitolazioni. (Ordine di Crispi -/ 10/94).

660

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2283/985. Parigi, l° novembre 1894 (per. il 5).

Dissi nell'udienza d'ieri a questo signor ministro degli affari esteri, che l'E.V. erasi compiaciuta delle esplicite assicurazioni che egli mi aveva date circa la sua

658. 1 Ed. in CRISPI, Questioni interna::iona/i, cit., p. 274.

2 lvi, p. 273, è ed. il T. di Crispi del 29 ottobre. Con T. 2464 del 29 ottobre, non pubblicato, Blanc aveva incaricato Lanza di felicitarsi con Hohenlohe per la sua nomina a cancelliere. 659 1 Privo di data. Si colloca sotto il 31 ottobre 1894 tenendo conto dell'ultima frase.

ferma volontà di non far nascere questioni e di non sollevarne, in ispecie con una politica attiva sui confini algerini e tunisini 1• Aggiunsi però, che per la stessa fede che avevamo nelle sue savie e pacifiche tendenze ci era lecito di sperare che anche altrove, anche in Etiopia egli saprebbe agire in modo da mettere un termine ad intrighi colà sempre rinascenti in odio alla legittima influenza dell'Italia e orditi da alcuni suoi connazionali dei quali io stesso già più volte ebbi a segnalare il perfido procedere e che non cessavano dall'agire e dal dirigere al negus, in nome del Governo francese, promesse, offerte e suggerimenti contrari ai nostri riconosciuti diritti. In prova di ciò io esposi al signor Hanotaux minutamente i fatti che V.E. menzionò nel suo dispaccio del 26 ottobre ultimo 2 , chiedendogli che cosa il Governo della Repubblica penserebbe se per parte di cittadini italiani, non sconfessati dal proprio Governo, si agisse in egual modo in alcuno dei paesi soggetti al protettorato francese. Insistei con energia sulla necessità ormai imperiosa che una così grave ragione di diffidenza contro le intenzioni del Governo della Repubblica in riguardo alla nostra situazione in Etiopia fosse eliminata, dicendo che per parte di un Governo amico che ha già tante difficoltà coloniali per conto proprio sulle braccia, non capirei neppure lo scopo finale d'una politica a noi ostile in quella regione. Che se l'intraprendente attività dei signori Chefneux e compagni dovesse addebitarsi ad incoraggiamenti della Commissione coloniale parlamentare che altre volte accolse ed udì il signor Chefneux, io non dubitava che il ministro non avesse sufficiente autorità per metterla in guardia contro le conseguenze di tali pratiche.

Il signor Hanotaux, dopo avere accennate di volo, non senza ch'io vivamente protestassi, quelle riserve sulla nostra situazione di diritto in Etiopia che erano state altre volte espresse nel Parlamento francese, protestò categoricamente che gl'individui da me nominatigli non potevano né parlare, né agire in nome del Governo francese, intieramente estraneo ai loro passi. Il ministro mi dichiarò che non conosceva nessuno d'essi e che nessuno fu mai ricevuto né da lui, né da altri funzionari del suo dicastero. Il nome del signor Mondon di Vidailhet gli giungeva anzi nuovo. In quanto al signor Ilg, disse che precedentemente il medesimo era stato segnalato al Governo francese come un agente inglese o italiano. Ad ogni modo, i detti individui non erano mossi che da privato interesse ed agivano per conto ed a rischio loro proprio e per mire commerciali o industriali. In quanto alla Commissione coloniale ed alla sua ingerenza, il signor Hanotaux ammetteva bensì ch'essa talvolta eccede di zelo, ma nulla eragli noto che lo autorizzasse a crederla istigatrice di atti simili a quelli da me lamentati.

Dopo ciò il ministro prese tuttavia in nota i nomi dei quattro individui da

V.E. indicatimi e si mostrò disposto a tentare i possibili passi per darci prova del suo buon volere.

Cfr. n. 654.

660 1 La versione francese dell'udienza in DDF, XI, cit., n. 264.

661

IL MINISTERO DEGLI ESTERI ALL'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA

MEMORANDUM 41382/123. Roma, 2 novembre 1894.

Un rapport des autorités italiennes sur la Mer Rouge porte que le commerce des armes continue activement à Obock et à Djbouti. Ce commerce se ferait non seulement avec I'Abyssinie, mais aussi avec la còte de I'Arabie, et des fusils introduits en Arabi e auraient l'inscription: «Kinoch Gun Factory Aston Musket 43. 77.380. Kinoch's patent».

Ces fusils se vendraient pour le prix de 27 thalers.

Le commerce des armes avec le Harar et le Choa se ferait maintenant avec moins d'activité, à cause de la grande quantité d'armes et de munitions introduites dernièrement dans ces pays par les français, et qui ne seraient pas encore vendues.

Des nouvelles d'Obock et de Djbouti porteraient aussi qu'on parle d'une campagne prochaine des français con tre l' Aoussa et !es Danakils, pour laquelle des accords seraient pris maintenant avec le négous Ménélik.

M. Chefneux avec des armes, des munitions et des cadeaux pour Ménélik, aurait débarqué à Obock vers le 15 octobre courant.

Le Gouvernement britannique qui a cru devoir renoncer pour le moment à l'envoi d'une mission au Harar, pourrait prendre en considération l'action déployée parla France en Abyssinie, qui ne se bome pas à l'envoi de missions auprès des gouvemeurs subaltemes, mais qui vient de commencer de véritables négociations politiques avec le négous néghesti.

Des informations détaillées à cet égard se trouvaient dans la note verbale du 19 octobre dernier 1•

662

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA 1

T. S.N. Roma, 5 novembre 1894.

La condotta del Governo austriaco nell'Istria manca di ogni buon senso. L'Impero essendo poliglotta è necessità di vita per esso rispettare tutte le nazionalità e specialmente l'italiana e la tedesca che sono le sole civili. La preferenza per gli

a Ressman circa Chefneux ed altri». 662 l· Ed. in CRISPI, Questioni internazionali, cit., p. 144.

slavi è a danno suo e a danno di tutti. Non devo nascondere che quella agitazione mette il Governo italiano in una difficile situazione, rende nel popolo sempre più antipatica la nostra alleanza con l'Austria che non è punto amata nel Paese. Io farò il mio dovere, ma non mi si ponga in condizione di essere obbligato a dimettermi. Vegga subito l'imperatore e lo scongiuri ad interporsi perché cessi cotesta questione delle lingue e si rispetti l'italiana come la slava 2 .

661 1 Cfr. n. 642. A margine annotazione di Blanc, poi cancellata: «Aggiungere quanto abbiamo scritto

663

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. S.N. Berlino. 6 novembre 1894, ore 9.

Non posso naturalmente vedere imperatore quando voglio 2 , ma devo aspettare propizia occasione o chiedere udienza cosa troppo insolita e lunga non essendo Sua Maestà mai ferma. In tutti i modi se non direttamente almeno per mezzo cancelliere farò pervenire orecchie Sua Maestà condizioni in cui politica austriaca in lstria mette Italia. Non dubito Sua Maestà farà, come meglio potrà, pervenire consigli a Vienna 3 .

664

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2879. Berlino, 6 novembre 1894, ore 16,50 (per. ore 17,35).

A complemento mio telegramma di ieri 1 , informo ministro di Germania Pechino notificato questo Governo intenzione China chiedere intervento Potenze per la conclusione pace, su base indipendenza Corea, e pagamento indennità da determinarsi. Inghilterra ha già deliberato pratiche per conoscere quale accoglienza tale domanda avrebbe a Berlino. Marschall rispose si sarebbe pronunziato quando la domanda fosse realmente fatta dalla China. Si ritiene molto probabile che dopo altra vittoria anche Giappone accetterà.

663 Ed. in CRISPI. Questioni interna::ionali, cit.. p. 145.

2 Cfr. n. 662.

' Per la risposta di Crispi cfr. n. 665.

662 2 Per la risposta cfr. n. 663.

664 1 T. 2864. non pubblicato.

665

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA 1

T. S.N. Roma, 6 novembre 1894.

Dopo ventisette mesi che ella, generale del nostro esercito e ambasciatore, è di residenza a Berlino, mi stupisce che non abbia ottenuto il beneficio di vedere l'imperatore tutte le volte che l'esigenza della politica internazionale possa richiederlo. Non posso nasconderle che il suo telegramma 2 è molto sconsolante.

666

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

D. 41747/304. Roma. 6 novembre 1894.

Ho Ietto con speciale interesse il suo rapporto del 25 ottobre 1894 n. 955/400 1 .

Il suo collega d'Inghilterra constata il danno recato agli interessi inglesi ed italiani dal fatto che dopo il 1890 la Triplice Alleanza non ha acquistato influenza politica in Oriente, e che la Germania si è limitata a ricercare vantaggi secondari di concessioni ferroviarie ed altre, senza alcun risultato di preponderanza sua propria

o nostra comune.

Debbo ricordare che già nel 1891 2 le ambasciate d'Italia e d'Inghilterra in Costantinopoli segnalavano come, per l'indifferenza dell'opinione inglese verso le quistioni politiche pendenti a Costantinopoli, e per non essersi praticamente applicate nella pace le intelligenze che nel 1887, auspice la Germania, si erano stabilite fra l'Italia, l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria, quest'ultima Potenza fosse lasciata a se stessa davanti alla Turchia, alla Russia ed alla Francia; onde l'opera di pace e di conservazione si ridusse per parte dell'Austria-Ungheria stessa a transazioni di fatto verso l'attività spiegata dalle influenze francesi e russe.

Era dopo di ciò inevitabile che le comunicazioni anche d'ordine economico dell'Inghilterra e dell'Italia, tra i mari Egeo ed Adriatico e gli Stati Balcanici, rimanessero pregiudicate dall'esclusivismo ottomano, benché la bandiera austro-ungherese sventolasse sulle ferrovie di Costantinopoli e di Salonicco; e che in una parola, non essendo l'antico concerto europeo, ormai sciolto, surrogato da una

2 Cfr. n. 663. 666 1 Cfr. n. 653.

2 Cfr. serie II, vol. XXIV, n. 341.

affermazione di preponderanza del nostro gruppo e dell'Inghilterra, diventassero precarie, se non illusorie, l'indipendenza e l'integrità della Turchia, e vane le guarentigie dei maggiori interessi europei e degli stessi diritti dei rispettivi sudditi esteri nell'Impero ottomano.

Di tale stato di latente anarchia internazionale in Oriente, era naturale che approfittasse principalmente la Francia.

Non sarebbe giusto muovere rimprovero all'Austria-Ungheria per non essere stata in Oriente più inglese dell'Inghilterra e più italiana dell'Italia; di essersi anzi facilmente adagiata all'eclissi quasi totale che subirono la diplomazia italiana e la diplomazia inglese a Costantinopoli negli ultimi anni. Meno ancora potrebbesi muovere simile rimprovero alla Germania, giacché questa nel 1887 aveva ripetutamente additato all'Inghilterra e all'Italia un compito pacifico di preponderanza marittima sugli scali del Levante; compito cui ripugnò l'inerzia britannica e cui non poteva bastare il buon volere italiano. Fu solo in seguito a quella rinunzia delle Potenze marittime amiche alla Germania che questa, prendendo atto formale di tale desistenza dal sostenere interessi politici comuni in Oriente, dichiarò apertamente che per conto suo proprio essa si sarebbe ormai occupata in Turchia dei soli suoi interessi commerciali e industriali.

Nel ricordar ciò non intendo farmi giudice dei motivi per i quali l'Inghilterra, dalla cui coerenza nella pace colle intelligenze di cui noi avevamo presa l'iniziativa nel 1887, dipendeva la preponderanza di fatto sua e della Triplice Alleanza nel Mediterraneo, preferì invece cooperare colla Francia, limitando i propri interessi in Turchia a quelli di bondholders e di sindacati franco-inglesi, ed inaugurando in Turchia quelle accondiscendenze alla Francia che si riprodussero poi a Madagascar, nel Siam, negli hinterland africani e nel Marocco. A certe polemiche della stampa inglese, che accusavano ancora recentemente la politica di qualcuno degli alleati, e specialmente la politica italiana, di avere talvolta inclinato verso la Francia e verso la Russia per combinazioni poco conformi al nostro primitivo concetto d'una comunanza d'interessi italo-anglo-germanica è purtroppo facile risposta l'osservare che l'Inghilterra per la prima aveva abbandonato quel concetto. Ma non giova fermarsi a recriminazioni, a dichiarazioni reciproche di non voler tirer !es marrons du feu che talvolta si fanno tra naturali alleati dopo prolungati periodi di inattuazione d'un programma concertato. Basti constatare dallo stesso linguaggio perspicace ed elevato di sir Ph. Currie che se la Triplice Alleanza, se l'Italia soprattutto, ha sofferto nella sua influenza, l'Inghilterra stessa ha luogo di accorgersi a sua volta che per non aver voluto impegnarsi a proprio beneficio in interessi che aveva comuni colla Triplice Alleanza, la quale le era amica, ha compromesso qualche grave suo interesse, a profitto della Francia, dagli Stretti marocchini ed ottomani fino all'Estremo Oriente. Il Governo di cui ho l'onore di far parte, ha forse un diritto di franco linguaggio in proposito, dappoiché né la continuazione di accordi colla Francia a detrimento delle vie tra i centri africani ed il Mediterraneo, né la solidarietà accettata verso un sistema di protezioni politiche incompatibile coll'indipendenza e l'integrità del Marocco, né l'indifferenza verso le mene che minacciano dal Mar Rosso al Nilo la riconosciuta zona d'influenza e di protezione italiana, hanno impedito che il presente Gabinetto, fermo nella fiducia di poter ravvicinare l'Inghilterra alla Triplice Alleanza, appoggiasse l'Inghilterra anche senza reciprocità, e si dimostrasse pronto a cooperare con essa anche senza condizioni. Ben sappiamo che il contegno assai riservato della Germania in presenza delle combinazioni anglo-francesi diede pretesto all'asserzione che la Triplice Alleanza si sciogliesse di fatto in nuove aderenze; che fosse diventata irrealizzabile una sincera intelligenza tra Inghilterra e Germania; e che l'Europa tendesse a dividersi di nuovo nei due gruppi anteriori al 1870; l'Italia potendo a mala pena conservare cogli Imperi continentali una coerenza d'intenti, combattuta da tutto l'occidente, la Spagna accompagnando l'Inghilterra nel cedere alla preponderanza francese. Ma noi crediamo che se gli uomini eminenti che siedono nei Consigli della regina vorranno riconsiderare i risultati della politica di altalena e d'isolamento verso di noi, riconosceranno in essa la cagione del malessere di cui si lagna la diplomazia britannica. All'Inghilterra può essere ultima ratio di sicurezza in caso di guerra, ma non sufficiente base d'influenze territoriali e di commerci in tempo di pace, una preponderanza ridotta alla semplice superiorità di forze navali. Ed il Governo del re non esita ad affermare come membro della Triplice Alleanza, che dal ritorno ad una positiva e leale intelligenza tra l'Italia e l'Inghilterra, a scopi di pace e di conservazione, già da noi stessi iniziata nel 1887, dipende intieramente un mutamento favorevole di quel contegno della Germania del quale si lagna ora sir Ph. Currie. Quel distinto diplomatico può rendere un segnalato servizio al nostro e, crediamo, al suo Paese se riconoscerà e segnalerà al proprio Governo i danni comuni già risultati e le complicazioni che possono risultare dall'abbandono temporaneo d'interessi comuni.

Ella, signor ambasciatore, saprà ispirarsi nella misura conveniente verso sir Ph. Currie, dai sinceri convincimenti che l'autorizzo a palesargli seguendo l'esempio di schiettezza opportunamente datole dal suo collega 3 .

V.E. n'ignare pas que l'appréciation de la situation. développée dans la dépèche du baron Blanc à M. Catalani, correspond absolument, quant à la critique de la politique suivie ou essayée par le Cabinet Rosebcry, à la manière de voir du Gouvernement impérial ... de I'AIIemagne I'Angleterre n'avait à craindre dans le pire cas qu'un lucrum cessans, c'est-à-dire la perle de l'appui diplomatique, tandis que chcz I'Italie était à redouter la possibilité d'une entente avec la France. Une alliance allemande-française est aujourd'hui impossible par la nature des choses, une alliance italo-française ne l'est que par Ics traités. Donc, si le Gouvernement italien, en suivant l'excmple du Cabinet Rosebery, avait lui aussi fait mine de faire des coquetteries aux ennemis de I'Angleterre. le Cabine! de St. James anxieux de l'emporter sur I'Italie à Paris, se serait peut-ètre décidé à des conccssions à peu près équivalentes aux sacritìces qu'entrainerait une guerre malheureuse. La générosité de I'Italie, qui mème sans réciprocité soutenait partout l'Angleterre, était dans ces conditions en mème temps la politiquc la plus habile; elle encourageait le Gouvernement anglais à différentes entreprises en Afrique et spécialement en Egypte, qui sans doute n'on t pas contribué à rendre meilleures dans ces derniers temps l es relations entre l'Angleterre et la France. Quant aux démarches que semble faire actuellement I'Angleterre pour arriver à une entente à deux avec la Russie, I'Allemagne, l'Italie et mèmc l'Autriche peuvent y assister tranquillemcnt».

665 1 Ed. in CRISPI, Questioni interna::ionali, cit., p. 145.

666 5 Questo documento fu comunicato da Blanc a Biilow che in seguito consegnò in traduzione francese il D. segreto 714 inviatogli da Hohenlohe il 24 novembre (l'originale tedesco in GP, 8, cit., n. 1769). Se ne pubblicano qui alcuni passi: «... personne n'était plus à meme que le baron Blanc de prouver, en se basant sur ]es faits historiques des dernièrcs annécs, que I'Angleterre, et notamment I'Angleterre du Cabine! Rosebery. voudrait jouer dans la Triple Alliance uniquementle ròle du porte-drapeau qui, hors d'état de se défendre lui mème, est défcndu par tous. Lorsque la Triple Alliance et surtout I'AIIemagne se montrait peu favorablc à cette distribution des ròles, commençaient les plaintes de I'Angleterre et le Cabinet Rosebery essayait de fairc des coquetteries d'abord à la France et récemment aussi à la Russie.

667

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI

T. S.N. Berlino, 7 novembre 1894.

Sono profondamente addolorato del rimprovero contenuto nel telegramma ultimo di V.E. 1 Nessun ambasciatore, nemmeno quello di Russia che è qui da 8 anni ed è generale come me non ha mai avuto né cercato di avere accesso presso l'imperatore senza preventiva autorizzazione. Non entrerò a discutere la mia condotta verso Sua Maestà ispirata dal concetto di mantenermi la sua benevolenza senza ferire suscettibilità di alcuno e specialmente del cancelliere. Non mi sentirei né crederei conveniente mutare lo stato attuale delle cose, neanche in avvenire. Non mi resta quindi che pregare V.E. di designare altra persona al mio posto 2 .

668

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. S.N. Roma, 7 novembre 1894.

Il di lei telegramma 1 mi stupisce. Se addetto militare prima ed ambasciatore poscia ella non seppe acquistarsi la intimità dell'imperatore aveva ed ha il diritto di chiedere l'udienza, materia della quale io lo incaricava essendo abbastanza grave per non essere trascurata. Ella risponde chiedendo di lasciare il posto che occupa ed io mi crederei complice dell'atto suo il che non posso. Faccia il dovere suo innanzitutto e poscia vedrò come convenga provvedere.

669

COLLOQUIO TRA IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, E L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BÙLOW 1

APPUNTO. Roma, 7 novembre 1894, ore 18,30.

L'ambasciatore di Germania, de Biilow, è venuto a pregarmi, perché io non accetti le dimissioni del generale Lanza.

2 Con T. riservato 112 dello stesso 7 novembre, non pubblicato, Lanza pregò anche Blanc di presentare al re le sue dimissioni. 668 1 Cfr. n. 667. 669 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

Egli mi aggiunse, che farei un favore speciale all'imperatore, il quale desidera di aver Lanza a Berlino.

Informai il de Biilow della quistione tra me e Lanza. Gli parlai del mio telegramma pel movimento nell'Istria 2 , e della preghiera perché l'imperatore Guglielmo si fosse interposto per tranquillare la popolazione italiana. Dissi la necessità nel Governo austriaco di rispettare i nostri connazionali, e di non aver preferenza per gli slavi. L'Austria-Ungheria, Impero poliglotta, è interessata a rispettar le varie nazionalità, se vuol esser tranquilla.

Dissi la risposta datami dal Lanza, di non poter vedere l'imperatore 3 . Soggiunsi, che dovetti replicare 4 all'insulso rifiuto, donde la domanda delle dimissioni 5 , che non accettai, imponendo al Lanza di restare al suo posto per adempiere innanzi tutto al suo dovere 6 .

Il de Biilow mi diede ragione; ma tosto soggiunse, pregandomi di lasciare il Lanza a Berlino, almeno per un altro anno, essendo ciò di gradimento dell'imperatore 7 .

Lo pregai allora di far giungere lui le mie preghiere all'imperatore. Il nostro colloquio continuò intorno alla politica austriaca, ai suoi errori ed alla necessità di non suscitare tumulti.

Parlai della mia posizione, delle difficoltà parlamentari. Mi disse, che ier l'altro, il Governo tedesco fece partire per Vienna l'Eulenburg con missione particolare 8 , e ch'egli crede sia per la quistione istriana.

Svolsi le mie idee sul Governo austriaco. Feci l'elogio dell'imperatore Francesco Giuseppe, e sperai che se si rivolgessero a lui, la quistione si scioglierebbe certamente secondo giustizia.

Il de Biilow ritornò altra volta a raccomandarmi il Lanza, adducendo, che !asciandolo a Berlino si faceva un favore speciale all'imperatore.

667 1 Cfr. n. 665.

670

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI

T. RISERVATO 113. Berlino, 7 novembre 1894.

Eulenburg ambasciatore di Germania a Vienna, ritornò oggi sua residenza con ordine di S.M. Imperatore dare, con dovuti riguardi, consigli nel senso da

V.E. desiderato questione !stria, e spiegare pericoli che la condotta Governo austro-ungarico porta saldezza alleanza.

Cfr. n. 663. 4 Cfr. n. 665.

Cfr. n. 667.

6 Cfr. n. 668.

7 Con telegramma dello stesso 7 novembre (ed. in CRISPI, Questioni interna::ionali, cit., p. 146), CrisRi comunicò a Lanza il contenuto di questo colloquio con Biilow. Cfr. n. 670.

669 2 Cfr. n. 662. 3

671

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT

D. CIFRATO 41860/99. Roma, 7 novembre 1894.

Decifri ella stessa. Ci risulta che il Governo francese si lusinga che a Fez le questioni della nostra missione militare e della nave ci pongano nella dipendenza delle influenze che la Francia mantiene presso la Corte sceriffiana; le quali, col far tener sospesi il trattamento dei nostri ufficiali e gli impegni presi per la nave, credono di avere in qualche modo ostaggi e pegni contro maggiori nostri interessi. Ora, non possiamo perdere di vista che lo scopo di questi armamenti di terra e di mare era di rafforzare le resistenze dei musulmani alle usurpazioni interne ed esterne della Francia e di aiutare il sultano a liberarsi dalle protezioni politiche sui marocchini, le quali rendono illusoria l'indipendenza e precaria la integrità del Marocco. Ma se invece la preponderanza abusiva della Francia nel Marocco apparisse irrimediabile, contrariamente allo statu quo legale, noi e le Potenze che ci sono amiche dovremmo non mirar più che ai nostri interessi. In tal caso esamineremmo se non ci conviene abbandonare alle sue sorti un Governo che avesse mancato ai suoi doveri politici e religiosi e non rivendicasse neppur più la propria autorità sui suoi sudditi; ed i marocchini potrebbero ben comprendere che cessiamo di aiutare il loro Governo ad avere armi e navi di cui esso non osasse giovarsi per la sua indipendenza e per la tutela degli interessi musulmani.

Tale è il contegno più decoroso che ci è naturalmente indicato nel caso che intrighi riescano ad impedire la soluzione delle quistioni circa alla missione militare ed alla nave; nel quale caso anche la sola permanenza del cav. Gentile a Fez rimarrà per sé un fatto politicamente utile. La legazione a Tangeri darà corso in via ordinaria ad affari come quello della indennità eventualmente dovutaci per il brick saccheggiato, mentre il cav. Gentile rappresenterà più specialmente a Fez il principio informatore della nostra politica al Marocco e vedrà come e quando far armonizzare coi nostri interessi gli interessi marocchini e musulmani indipendenti contro le protezioni abusive e le usurpazioni interne ed esterne.

Voglia trasmettere in cifra al cav. Gentile quanto precede.

672

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. RISERVATO 41862/322. Roma, 7 novembre 1894.

Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto di V.E. n. 105 in data del 20 u.s. 1

Il padre Michele da Carbonara, prefetto apostolico dell'Eritrea, partirà alla fine del mese per Massaua. Egli si è presentato al r. ministero e si mostra animato dalle intenzioni più concilianti circa ai rapporti che dovrà avere coll'E.V. e col Governo centrale. I termini recisi del decreto della Propaganda ed affidamenti avuti qui in Roma lo rendono tranquillo riguardo a qualunque intrigo francese.

Resta aperta però la questione della permanenza a Cheren di monsignor Crouzet e dei suoi missionari. Io ritengo per fermo che, sino a quando i lazzaristi conserveranno il vicariato d'Abissinia, giovi meglio ai nostri interessi che tengano a Cheren la loro dimora, sotto la nostra protezione e sorveglianza, anziché ad Obock, dove lavorerebbero apertamente contro ai nostri interessi: e non dubito che V.E. sarà dello stesso parere, e che, di comune accordo col prefetto apostolico, si adoprerà a rendere possibile una simile soluzione, rinunziandosi, ben inteso, dalla missione francese, a termini del decreto stesso di Propaganda, a qualsiasi giurisdizione sul territorio eritreo.

È pure nostro interesse evidente di facilitare, per quanto sarà possibile, ai padri cappuccini italiani il loro compito religioso. Giacché il progresso continuo della loro influenza nei paesi abissini metterà totalmente nelle loro mani i vicariati dell'Abissinia e dei Galla, con vantaggio assai grande della nostra politica, mentre l'azione dei frati francesi si potrà sperare forse neutrale, ma non sarà mai favorevole al nostro protettorato.

672 1 Non pubblicato.

673

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2896. Londra, 8 novembre 1894, ore 18.44 (per. ore 21,35).

Ministro di China è venuto a vedermi; mi disse che il suo Governo lo ha incaricato di appoggiare con uffici verbali presso Gabinetto di Londra, Gabinetto francese, Gabinetto italiano la comunicazione che il Yamen ha fatto il 3 a Pechino ai rappresentanti italiano e delle 5 altre Potenze. S.E. considera che in questo momento gli sarebbe difficile lo stare assente da Londra tutto il tempo sufficiente per recarsi in Italia e presentarvi le sue credenziali. Considera inoltre che egli dovrebbe soltanto ripetere a Roma ciò che suo Governo ha già comunicato al r. ministro a Pechino. Egli mi prega conseguentemente di far conoscere questa circostanza a V.E. porgendole i più grandi ringraziamenti per l'atteggiamento tenuto dall'Italia verso la China. Egli si propone di andare a Roma appena che corso affari, che richiedono la di lui presenza qui, glielo consenta. Mi sono ripetutamente fatto dire che all'Inghilterra ed alla Francia inviato chinese fece soltanto comunicazione verbale. Pare invece che a Pechino solo ministro d'Italia, assente dalla capitale il giorno in cui Yamen convocò rappresentanti delle sei Potenze, abbia ricevuto per iscritto comunicazione che ai colleghi suoi fu fatta verbalmente.

674

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA 1

T. S.N. Roma, 8 novembre 1894, ore 18,45.

Quello che a me preme è soltanto questo, ch'ella mi faccia conoscere i risultati delle sue pratiche di cui la incaricai col mio telegramma del giorno 5 2 .

675

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 2337/1012. Parigi, 8 novembre 1894 (per. l'11 ).

S.E. il signor Hanotaux avendomi detto nell'udienza ebdomadaria di jeri ch'egli aveva scritto al suo collega delle colonie circa gli intrighi d'alcuni francesi in Etiopia da me segnala tigli 1 , io insistetti con lui ancora una volta sulla gravità dei fatti ch'io gli aveva riferiti ed in ispecie sull'enormità del passo tentato dal signor Ilg e dagli agenti della compagnia Savouré presso il negus onde indurlo a mettere l'Etiopia sotto il protettorato della Francia.

Il ministro degli affari esteri della Repubblica, come nel precedente nostro colloquio, così anche in questo protestò esplicitamente che il Governo francese non entrava per nulla nei raggiri di privati speculatori e non poteva esserne tenuto responsabile. «Per ciò che concerne il signor Ilg, diss'egli, il quale altra volta ci era stato segnalato come un agen~e italiano, non potrei che sorridere udendo ch'egli offre protettorati in nome del Governo francese, senza che questo nulla ne sappia. Mi pare che il primo ad essere informato di questioni di protettorati dovrebb'essere il ministro degli affari esteri e che senza di lui non vi sia caso né di proporli, né di firmare trattati: ora io non ne ho nemmeno udito parlare e certamente non vi ho mai pensato né vi penso».

676

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI

L. PERSONALE. Berlino, 8 novembre 1894.

Rispondo suo telegramma jeri sera 1 . Mi umilia e mi fa desiderare lasciare questo posto il fatto appunto che sono stimato e oso dirlo apprezzato qui, men

Cfr. n. 662. 675 1 Cfr. n. 660. 676 1 Cfr. n. 669, nota 7.

431 tre il capo del mio Governo ha del mio carattere sì poca stima che egli mi crede capace di ricevere un rimprovero come quello contenuto nel suo telegramma del 62

senza immediatamente rassegnare dimissioni 3 , unico mezzo consentito dalla disciplina, di fronte ad un capo che io venero ed ammiro, qualunque sia il concetto che egli ha di me.

V.E. vorrebbe che la mia intimità coll'imperatore giungesse al punto di potermi recare da lui, presso il quale fra parentesi non sono mai stato addetto militare come ella sembra credere, che non abita Berlino in questa stagione, che trascorre giorni di seguito a Potsdam ove ha il suo domicilio, che la mia intimità dico giungesse al punto di poter partire e andare a trovarlo a qualunque momento del giorno e della notte. V.E. mi ordinava in fatti (vedi telegramma del [5]) 4 di vedere «subito» l'imperatore etc. Così non oserebbe neppur procedere il cancelliere dell'Impero! Arrogi, che recandomi senz'altro dall'imperatore per un fatto sì grave come quello di cui trattavasi, senza avvertirne il principe Hohenlohe, che ne sarebbe necessariamente stato informato se non prima, poi, io avrei ferito la suscettibilità proprio al momento della sua entrata in funzione e ciò a serio detrimento delle nostre future relazioni.

Mi permisi rappresentare a V.E. 5 che non potevo vedere l'imperatore quando proprio a me più piacesse, non essendo egli mai fermo, che dovevo aspettare un'occasione propizia, ma penetrato appunto della gravità del caso, soggiunsi che se non potevo agire direttamente subito, avrei fatto pervenire al suo orecchio, per mezzo del cancelliere il nostro desiderio, come feci infatti e col risultato più soddisfacente che le circostanze permettessero, come le telegrafai 6 .

Da sei mesi io sono, per parte del R. Governo, fatto segno a ogni sorta di umiliazioni: diminuzione di paga, che rende perfino l'imperatore titubante a venire a pranzo in casa mia per non costringermi ad una forte spesa -uscita dall'esercito attivo senza voler risolvere la questione della mia paga e esigendo quasi che io accetti di essere ancor meno retribuito degli altri ambasciatori nostri -ogni specie di attacchi sui giornali, che il pubblico ha il diritto di prendere come emanazione dei pensieri della Consulta -e più è umiliante per me l'idea che pare si faccia strada e ch'io non posso a meno di dividere, che io sia lasciato qui contro le intenzioni di V.E. per non dispiacere all'imperatore!! Non insisterò sulle dimissioni se, come pare dal telegramma ultimo di V.E., ella crede ch'io possa ancora rendere qui qualche servizio, ma la prego caldamente di considerare che se ella fa un sacrifizio !asciandomi qui, io non ne faccio uno minore restandovi ed ho bisogno di tutto il suo appoggio e di quello del ministro degli esteri perché io possa resistere, senza che ne venga meno il decoro dell'amata nostra Italia, alla quale ella dedica in questo momento tutte le sue forze!

Cfr. n. 667.

4 Cfr. n. 662. 5

Cfr. n. 663. r, Cfr. n. 670.

674 1 Ed. in CRISPI, Questioni internazionali, cit., p. 146. 2

676 2 Cfr. n. 665.

677

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. l 043/484. Madrid, 9 novembre 1894 (per. il 14).

Nel primo colloquio che ho avuto col nuovo ministro di Stato signor Groizard, egli mi disse che, ad onta d'aver rappresentato per due volte il suo Paese presso il papa, è animato dai sentimenti del più alto riguardo e della più schietta amicizia per l'Italia ed il suo Governo.

Il signor Groizard mi aggiunse che, a ragione del carlismo, il quale conta tanti aderenti nel clero spagnolo, il Gabinetto di Madrid è costretto ad aver sempre colla Santa Sede le maggiori cautele per l'aiuto che questa gli può prestare nel tener in freno gl'intransigenti cattolici che parteggiano per il pretendente. Laonde, quando coprì la carica d'ambasciatore in Roma, dovette per forza procurare d'essere nei più intimi rapporti con la Curia pontificia. Oggi, ministro degli esteri, porrà ogni impegno a coltivare ed a migliorare, se è possibile, le buone relazioni che vincolano la Spagna all'Italia.

Il signor Groizard mi incaricò in un modo tutto speciale di far ciò sapere in nome suo all'E.V. ed io, che, come già rassegnai, da molto tempo lo conosco, ho preso atto con acconcie parole delle sue amistose dichiarazioni, ringraziandonelo vivamente.

678

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. RISERVATO S.N. Berlino, Il novembre 1894. ore 17.

Avendo fatto esprimere a S.M. l'imperatore mio desiderio di parlargli, egli, che oggi era fermo a Potsdam, mi mandò invito recarmi colà, e, cosa insolita, in giorno festivo mi trattenne varie ore nel circolo di famiglia. Gli ripetei le cose fattegli esporre dal cancelliere e Sua Maestà mi ha tenuto pressoché seguente discorso: «Dite a Crispi che ammiro energia che spiega in servizio del re e Paese e suo rispetto patti internazionali. Deploro vivamente difficoltà che gli suscita condotta Governo austriaco in Istria, come ne suscitò a me provincie polacche. Vi ho già fatto comunicare ordini che ho personalmente dato mio ambasciatore a Vienna (vedi mio telegramma del 72). Insisterò in quel senso, dolente non potere, come vorrei, agire direttamente verso imperatore austriaco dal quale non soffrirei menomo accenno a mie cose interne e al quale, quindi, non posso toccare argomento sua politica interna. Continuerò, però, a fare quanto sta in me per mettere Governo austriaco in guardia contro pericoli che sua condotta verso nazionalità italiana può fare correre a saldezza alleanza».

Cfr. n. 670.

678 1 Ed. in CRISPI, Questioni internazionali, cit., pp. 146-147.

679

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2918. Massaua, 11 novembre 1894, ore 18 (per. ore 18,15).

Ilg partito da Aden quattro corrente per Marsiglia; porta lettere Menelik e dicesi anche trattato politico commerciale sopra basi indipendenza Etiopia, riconoscimento confini già comunicati Potenze.

680

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Roma, 11 novembre 1894 (per. il 12).

In compliance with instructions which I have received from the earl of Kimberley I have the honour to inform Your Excellency that Her Majesty's ambassador at St. Petersburg has been directed to communicate to the Russian Government the desire of Her Majesty's Government to cooperate with them in any measures of a pacific nature to obtain a termination of the war between China and Japan.

Sir Frank Lascelles has been further instructed to state that Her Majesty's Government are prepared, if Russia will join with them, to inform the Chinese Government that they are willing to convey any proposals which China desires to make for peace to the Japanese Government, at the same time pointing out to the Chinese Government that i t seems very unlikely that the terms of the independence of Corea and an indemnity would be considered adequate by the Japanese after their recent successes.

If the Russian Government concur in this proposal Her Majesty's ambassador at St. Petersburg has been directed to add that Her Majesty's Government would suggest instructions being sent to the British and Russian ministers at Peking to make a joint communication to this effect to the Chinese Government, and that if any of the other Powers will join, their cooperation should be accepted 2 .

2 La sostanza di questa comunicazione era già stata trasmessa da Tornielli con T. 2892 del 7 novembre di cui si pubblica l'ultima parte: «Nel colloquio che ebbi con Kimberley circa la situazione creata dalla domanda chinese, Sua Signoria esprimeva il pensiero personale che la China provvederebbe meglio e più rapidamente al suo interesse avvicinando direttamente il Giappone con una proposta di pace, la quale potrebbe trovare l'appoggio diplomatico delle Potenze interessate alla pacificazione dell'Estremo Oriente».

680 1 Annotazione a margine: «Tradurre e stampa».

681

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA 1

T. S.N. Roma, 12 novembre 1894.

La ringrazio del telegramma di stanotte2 . Schiarimenti mi provano che io non avevo torto quando la spinsi a vedere l'imperatore. Ella soldato e patriota mi comprende e spero che sempre andremo di accordo. Faccia arrivare imperatore l'espressione de' miei sentimenti di gratitudine e vedendolo o scrivendogli manifesti a S.M. Imperiale che la tranquillità delle provincie italiane dello Impero austro-ungarico necessaria alla sicurezza dell'alleanza.

682

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO S.N. Madrid, 12 novembre 1894 (per. il 17).

L'ambasciatore d'Austria-Ungheria, reduce dal suo congedo, mi confidò alcune cose che evidentemente non sono che il riflesso delle opinioni da lui udite nei circoli ufficiali del suo Paese e che pertanto non credo dover tacere a V.E.

Egli si esprime in modo che rivela la viva impressione prodotta a Vienna dall'enorme miglioramento che va compiendosi nelle relazioni fra la Francia e la Germania.

Le blandizie dell'imperatore Guglielmo vengono dipinte come incessanti, il conte Kalnoky, al pari di tutti, toccherebbe con mano che i rapporti fra i due Paesi non furono dal 1870 in qua soddisfacenti come oggi e quell'uomo di Stato sarebbe persuaso che in Africa, non solo, ma dappertutto ove può, il Gabinetto di Berlino favorisce la Francia anche a detrimento degli interessi inglesi.

Tutto ciò è lavoro che non desterebbe a Vienna nessun malumore convinto quale è il Governo imperiale che giammai Germania farà cosa atta a compromettere i suoi indissolubili vincoli coll'Austria-Ungheria; anzi quest'ultima, al contrario, vedrebbe nella odierna condotta dell'imperatore tedesco, una nuova guarentigia di pace.

Il signor Radowitz, che incontratosi col collega austriaco a Parigi fece con lui il viaggio di ritorno, è dominato ugualmente dall'importante fatto che costituisce l'accordo, in molti punti manifestatosi, tra i due Paesi sino a non è guari sì profondamente avversi. Senonché il rappresentante germanico sembra ritenere che vero ravvicinamento si raggiungerà per mezzo di una mutua buona intelligenza colla

Cfr. n. 678.

Russia, e l'ambasciatore d'Austria-Ungheria crede che neppure, in tal caso, v1 potrebbe essere pericolo di sorta per la di lui patria. Per quanto si riferisce alle tendenze della Germania, rispetto alla Spagna, le notizie che ricevo non possono essere peggiori.

L'ambasciatore d'Austria-Ungheria non è neppure !ungi dal pensare che allo scopo di ingraziarsi la Francia, la Germania, attualmente così irritata contro il Gabinetto di Madrid, sia disposta a farsi un merito a Parigi di non contrastare al Governo della Repubblica l'estensione della zona d'influenza di questa oltre i Pirenei. Insomma nel suo convincimento che la Spagna è una quantité négligeable, l'imperatore Guglielmo non sarebbe alieno dal !asciarla completamente in balìa della Francia.

Il linguaggio di Radowitz ciò indica senza ambagi.

Egli rientra a Madrid con istruzioni, da quanto dice, da bocca dell'imperatore stesso, di non attenuare affatto il risentimento esistente a Berlino, d'altronde abbondantemente dimostrato già, e si può avere la certezza che quel diplomatico saprà render anche più dura, se possibile, l'esecuzione del mandato a lui affidato.

Il signor Moret prima di ritirarsi ha chiaramente accennato il pericolo che la Spagna finisca per gettarsi in braccio alla Francia e l'ambasciatore di Germania di botto rispose: «fate pure, a noi ci importa nulla».

Il signor Radowitz afferma d'avere ordine dal suo sovrano di non celare codesto apprezzamento alla regina medesima, all'ambasciatore inglese e a me; egli ha detto poi «vi fu un tempo in cui la minaccia del sopravvento della Francia in Spagna avrebbe potuto esercitare qualche peso sulla politica tedesca; ma ora la Germania non teme che il Governo francese sarebbe per impiegare contro di essa la preponderanza che, eventualmente, acquistasse in questa penisola».

La frase che precede è stata negli stessi termini testuali da Wolff comunicata a Londra.

681 1 Ed. in CRISPI. Questioni interna:::ionali, cit., p. 147.

683

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 42747/335. Roma, 14 novembre 1894.

Accuso ricevuta del rapporto di V.E. n. 2001 in data del 28 u.s. 1

Il commercio delle armi da Obock e Gibuti, ultimamente vietato dai francesi, non impedirà certo a loro d'inviare, sotto la forma di doni od altra qualsiasi, fucili e munizioni allo Scioa. Io non vedo ragione perciò di non mandare da parte nostra delle armi a ras Mangascià.

Mentre le accordo adunque la richiesta autorizzazione, mi rimetto completamente a V.E. riguardo al modo ed alla misura di simili invii.

683 1 Non pubblicato.

684

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1105/451. Costantinopoli, 14 novembre 1894 (per. il 20).

L'ambasciatore di Germania mi fece ieri sera, e mi ha ripetuto questa sera, le due dichiarazioni seguenti: la prima è ch'egli è disposto a sostenere, in ogni occasione, le pratiche che farà presso la Porta l'ambasciata d'Italia. La seconda è «che non ricevette altre istruzioni a Berlino circa la quistione di Tripoli che d'invigilare su tutto ciò che potesse accadere in quella provincia ed informarne il suo Governo».

Ho fondata ragione di sospettare che quest'ultima dichiarazione, la quale contraddice, come ho fatto notare al principe Radolin, col telegramma dell'E.V. del 24 ottobre scorso 1 , non è accurata; o se è accurata dimostra che il principe Radolin insinuò a Berlino esser più utile agli interessi della Germania continuare a godere dell'amicizia del sultano e non fare alcuna mossa circa la delimitazione del confine tripolo-tunisino. Sin dal mio arrivo a Costantinopoli, in ogni colloquio (e sono numerosi) che ho avuto col principe Radolin egli mi ha costantemente pregato di non sollevare alcuna difficoltà col Governo turco. Egli solo farebbe e direbbe sulla quistione di Tripoli.

Non astante tale sospetto, il mio parere è che non sia opportuno per ora far consapevole il Governo germanico della dichiarazione fattami dal principe Radolin né d'insistere che gli siano impartite quelle istruzioni che furono promesse all'ambasciatore del re a Berlino. È chiaro che se la ritrosia di sostenere le mie pratiche presso la Porta proviene dall'ambasciatore di Germania a Costantinopoli (o piuttosto dal suo primo dragomanno) essi troveranno valide ragioni per non eseguire le nuove istruzioni che fossero loro date da Berlino.

Il mio disegno è d'iniziare presso la Porta le pratiche relative alla ripresa dei negoziati fra la Francia e la Turchia per la delimitazione del confine tripolo-tunisino di cui si tratta con tal moderazione da non allarmare, non dico il sultano, ma neanche lo stesso principe Radolin. Le continuerò però con una tenacia maggiore della resistenza d'inerzia che mi opporrà probabilmente la Porta. Informerò l'E.V. del mio disegno non appena avrò avuto un colloquio col barone di Calice.

Quanto all'ambasciatore d'Inghilterra, sono già varie settimane ch'egli ha ricevuto istruzioni dal Foreign Office di appoggiare le pratiche che quest'ambasciata farà sull'argomento.

P. S. Devo aggiungere che il principe Radolin mi diede lettura ieri sera del suo carteggio col suo Governo circa i negoziati fra la Francia e la Turchia nel 1893 per la delimitazione del confine tripolo-tunisino. La cosa principale di cui presi nota (oltre la singolare destrezza del signor Cambon nel condurre i negoziati) fu l'arte del Governo francese, il quale fece risultare dalle carte geografiche pubblicate in Germania come territorio tunisino taluni territorii appartenenti alla Tripolitania, gli abitanti dei quali pagano al sultano le decime.

684 1 Cfr. n. 647, nota 2.

685

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 1508/578. Berlino, 15 novembre 1894 (per. il 19).

Poiché ancor non cessano i commenti sulla crisi e sui motivi che produssero il ritiro del conte Caprivi, non sarà senza qualche interesse il seguente sunto di un discorso fattomi di recente da S.M. l'Imperatore, discorso che getta qualche maggior luce sulla questione, rivela certi particolari meno noti del carattere di Sua Maestà e delle relazioni sue coll'ex-cancelliere che tutti hanno sempre ritenute migliori di quel che la Maestà Sua le descrive.

«Desidero, mi disse Sua Maestà, conversando meco famigliarmente, che sappiate ch'io non sono in fondo quel sovrano difficile da contentare che tutti credono, non sono quel giovane imperatore di cui parlano i giornali francesi, il quale non può vivere in pace con nessun cancelliere ed ha sempre bisogno di cambiar consiglieri. Ho ognora avuto la più grande stima del conte Caprivi, ma vi assicuro che mi ha fatto passare dei brutti quarti d'ora e esercitare una pazienza di cui non mi credeva neppur capace. Io voglio dirigere la politica del mio Paese, voglio comandare io, ma non mi rifiuto mai di discutere col mio cancelliere. Or bene, Caprivi mai volle discutere meco: ad ogni grossa quistione che si presentava, egli veniva da me colla sua soluzione bella e pronta, e se non dividevo incondizionatamente il suo parere, mi presentava le sue dimissioni. Quattro volte questo caso si è presentato e ho sempre ceduto; la quinta volta ho accettato senza più le dimissioni offertemi. In occasione delle divergenze sorte circa le disposizioni contro i partiti sovversivi fra il Caprivi e Eulenburg, quest'ultimo, cedendo ai miei consigli, accettò quasi interamente le idee del primo; il relativo schema di legge fu compilato e tutto pareva terminato, quando, a mia grande sorpresa, giornali che passavano per rappresentare le idee di Caprivi, pubblicarono articoli quasi ingiuriosi contro il conte Eulenburg; invitato a sconfessarli, Caprivi vi si rifiutò, allegando che egli non aveva certo ispirato quegli articoli, ma non potea disapprovarli. e mi mandò le sue dimissioni. Non mi rimaneva che accettarle! E le accettai tanto più volentieri che vedevo il cancelliere cedere all'influenza di certi personaggi del partito progressista e si dimostrava ormai completamente in opposizione alle mie idee di ménager la piccola e grande aristocrazia tedesca (il partito agrario) che con mio dolore stava distaccandosi da me e che dopo il perdono che essa era venuta a chiedermi, (alludeva alla deputazione della Prussia orientale da lui ricevuta in udienza), io desiderava di nuovo poco per volta far beneficare della mia sovrana clemenza».

Nel corso della conversazione essendosi pronunciato il nome del barone Marschall, Sua Maestà ne fece le più gran lodi, come abile parlamentare, conoscitore profondo di materie commerciali, e lo designò come un coadiutore molto efficace del nuovo cancelliere che infatti lo fece nominare, come già ho in altro rapporto accennato, ministro di Stato e membro del Ministero prussiano, continuando nella sua carica attuale di segretario di Stato al Dipartimento degli esteri. Sua Maestà lasciò però sfuggire una parola che non ho mancato di raccogliere: « ... Marschall che s'intende di più delle cose interne che di politica estera ... ». Questo giudizio di Sua Maestà mi fa ritenere possibile che, se non ora più tardi, il barone Marschall possa ricevere qualche destinazione nell'amministrazione interna e altri lo surroghi al Dipartimento degli esteri. Chi sa che non sia un giorno il successore del BCEtticher. La politica estera, anche sotto il nuovo cancelliere, sarà sempre, credo, nelle mani del barone Holstein che fu lungo tempo sotto gli ordini del principe Hohenlohe nella diplomazia e che godeva allora tutta la sua fiducia.

Che il conte Caprivi sia caduto per non più rilevarsi, lo si rileva da ogni parola dell'imperatore, non così devo dire del conte Eulenburg, le cui dimissioni Sua Maestà accettò con fine tatto politico nelle circostanze attuali, ma con rincrescimento ch'egli non nasconde 1•

686

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

Roma, 16 novembre 1894, ore 14,55.

Quel che ho detto a Mahmoud Nedim 2 è che una grave questione sorgerebbe per la Tripolitania quando il Governo ottomano non ne determinasse finalmente i confini e gli hinterland e non assicurasse effettivamente la libertà e l'indipendenza delle tre vie carovaniere che per la Tripolitania e per la Cirenaica rilegano il Mediterraneo coi centri africani. V.E. può all'occasione confermare questa dichiarazione in relazione coi buoni uffici che non dubito le presteranno i colleghi amici.

2 Con R. riservato 1002/417 del 3 novembre, non pubblicato, Catalani aveva comunicato il senso di un rapporto di Mahmud Nedim sul suo colloquio con Blanc.

685 1 Si pubblicano qui due passi del R. 1646/633 di Lanza del 12 dicembre 1894: «Ieri prima che si iniziasse la discussione del bilancio del Reichstag, il cancelliere dell'Impero principe Hohenlohe pronunciò un discorso che egli disse non essere un discorso-programma, giacché la sua entrata in ufficio non significava un cambiamento della politica del Governo; si affrettò però subito a soggiungere che con ciò non intendeva dire che seguirebbe in tutto la via tracciata dal suo predecessore. Questo esordio, accolto con applausi dai banchi di destra; il non aver ricordato con alcun altro accenno il conte Caprivi; l'aver nel seguito del discorso lamentato che siasi finora tenuto in maggior conto i bisogni della industria che non quelli dell'agricoltura; il mal celato biasimo al trattato di commercio colla Russia, con pericolo di far cadere parte del biasimo sull'imperatore, che tanto si adoprò personalmente per la conclusione di quel trattato, e sul barone Marschall, tuttora in carica, che ne fu il sostenitore più efficace, lasciano vedere, forse fin troppo, l'intenzione del principe Hohenlohe di choyer i partiti conservatori e calmare l'agitazione. l'opposizione degli agrarii. Dico: fin troppo. giacché resta a vedere se sia poi possibile alle parole far corrispondere i fatti che valgano a contentare quei partiti senza soverchiamente scontentare gli altri ... È noto che il conte Caprivi non annetteva grande importanza alla politica coloniale. Di altro parere sembra essere il principe Hohenlohe. I motivi che indussero la Germania a entrare ultima fra le Potenze nel campo coloniale, sono, dice egli, di natura economica, nazionale, religiosa. Era necessario procurare nuovi sbocchi al commercio e dar mezzo all'attività sovrabbondante della patria di svilupparsi. A questo vantaggio di carattere economico, cui le nostre colonie vanno ogni dì più efficacemente soddisfacendo, si aggiunge il benefico effetto che esercitano sul sentimento nazionale il quale ha trovato così un nuovo campo di azione; esse costituiscono un nuovo e solido legame fra tutti gli Stati dell'Impero, fra tutte le classi della popolazione e rafforzano l'idea dell'unità germanica. La politica coloniale finalmente ha una base ideale e religiosa: il nome tedesco sarebbe meno apprezzato nel mondo se il popolo tedesco non prendesse parte alla missione di civilizzazione che ha estirpato gli orrori della schiavitù e porta la luce del cristianesimo in quella parte del mondo che ancora è allo scuro. "Il mantenimento dei nostri possessi coloniali, prosegue il principe Hohenlohe, ci è imposto dal nostro onore nazionale; noi sapremo mantenerli. Ma dovremo curare che essi prendano forma e costituzione tale da avere perfetta indipendenza economica, non siano soverchiati, schiacciati, dai possedimenti vicini, e l'avvenire della politica coloniale tedesca non sia posto in pericolo". (Queste parole evidentemente all'indirizzo dell'Inghilterra furono accolte da applausi di ogni parte)». 686 1 Minuta autografa.

687

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 1050/488. Madrid, 16 novembre 1894 (per. il 21 ).

Animato dal desiderio di stabilire vieppiù un utile precedente, mi sono permesso accennare nel mio rapporto n. 980/454 1 alla convenienza di prender atto del contegno serbato il mese passato dal Gabinetto di Madrid, in occasione del congresso cattolico di Tarragona e delle disposizioni emanate, tanto per il divieto ai pubblici funzionari d'assistere a dette assemblee ed ai festeggiamenti cui esse servono d'incentivo, quanto per l'arresto dei fanatici che persistono ad inneggiare al papa re.

Codesto r. ministero è consapevole delle difficoltà che costantemente qui incontransi in siffatte occorrenze. Ho a sazietà spiegato che in questo Paese, sia per l'eccessivo sentimento religioso prevalente, sia per abitudine antica, quelle riunioni vengono annoverate, specie in provincia, fra le primarie solennità dell'annata, delle quali formano ornamento di rito le autorità, anche se fosse al potere il più democratico dei Governi.

Laonde, l'aver conseguito a Tarragona che non intervenisse al congresso l'elemento militare e, sovratutto che il capitano generale residente nella capitale della Catalogna, rompendo la tradizione inveterata, non si recasse colà, per portare il gonfalone nella processione di chiusura; che il governatore civile, non appena furono profferite le frasi offensive all'Italia, si ritirasse dall'aula, e finalmente che a Barcellona fossero tradotti in arresto gli autori del grido «viva il papa re», compongono, a parer mio, un cumulo di circostanze abbastanza eccezionale ed importante, perché ne sia tenuto conto.

Non avendo ricevuto avviso in contrario da V.E. anzi essendomi pervenuti i due dispacci ministeriali nn. 267 e 269 2 , coi quali V.E. compiacevasi manifestarmi l'approvazione del mio operato, mi considerai autorizzato a porre in esecuzione il precitato divisamento.

Infatti, giova rammentarlo, dacché ebbe luogo, anni sono, il primo consesso cattolico a Madrid, quelle congreghe si sono succedute periodicamente, ed in prova l'anno venturo se ne convocherà un'altra nella clericalissima Burgos. Esse s'assomigliano tutte, negli antecedenti, nelle concomitanze e nelle conseguenze.

Si bandisce la data della riunione. La r. ambasciata subito chiama l'attenzione del Governo spagnuolo, affinché non si avverino sconvenienze. Il ministro di Stato assicura invariabilmente, e voglio anche ammettere in buona fede, che ogni misura di precauzione è stata adottata, perché si possa calcolare sopra un'attitudine corretta. Ma ciò non toglie che, nella prima seduta stessa, qualche oratore violento, il più delle volte laico, inveisca contro l'Italia, quindi immediato reclamo della r. rappresentanza e risposta delle autorità, dolendosi dell'accaduto, e prodigando proteste di amicizia.

687 1 Del 24 ottobre, non pubblicato. 2 D. 40617/267 del 27 ottobre e D. 40747/269 del 29 ottobre, non pubblicati.

Questa, la storia di quanto è occorso, V.E. ben lo sa, in tutti 1 congressi anteriori a quello di Tarragona; ed è per cotale ragione che, avendo alla fine ottenuto un risultato realmente pratico, e costitutivo d'un nuovo stato di diritto, ho bramato farlo constare in via ufficiale.

Indirizzai, perciò, il 27 dello spirato mese al signor Moret la nota che acchiudo in copia 3 , ed egli mi rivolse in riscontro la comunicazione che pure trasmetto 3 .

Imitando l'esempio dato dal signor Sagasta, nel foglio da me spedito col mio rapporto delli 19 ottobre n. 965/448 4, l'ex ministro di Stato cerca, con assai debole argomentazione, di attenuare la gravità del caso.

Effettivamente, come V.E. rileverà, egli intraprende una difesa accademica del preteso diritto che spetta agli oratori laici ed ecclesiastici, di esporre le loro idee religiose, mentre io avevo unicamente mosso lagnanze per la presenza di alti impiegati alle sedute, ove i noti discorsi vennero pronunciati.

Il signor Moret si affrettò a soggiungere, però, che nonostante queste considerazioni, appena io credetti scorgere un'ingiuria all'Italia, il Governo della regina reggente, arrendendosi alle mie osservazioni, aveva premurosamente impartiti gli ordini opportuni per allontanare persino l'ombra d'un sospetto, che in qualche guisa fosse per approvare gli atti del congresso di Tarragona.

Passando poi a parlare degli arresti in Barcellona delle persone che gridarono «viva il papa re» «per fini e motivi a me cogniti», egli asserisce che quel provvedimento di rigore era la conseguenza logica delle dichiarazioni del presidente del Consiglio alle Cortes nello scorso aprile e conchiude, quindi, esprimendo la soddisfazione da lui provata che «questo incidente abbia servito, come altri analoghi, a stringere sempre più le relazioni che esistono fra i due Paesi».

Mi lusingo che quanto precede sia per tornar accetto al Governo del re.

Le allusioni da me sottolineate si riferiscono ai raggiri carlisti da qualche tempo di nuovo manifestatisi, siccome rassegnerò in separato rapporto 5•

688

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. RISERVATISSIMO 2209. Massaua, 16 novembre 1894 (per. il 15 gennaio 1895).

La situazione, che mi è sempre parsa difficile verso il sud, mi pare che diventi anche più difficile per tre motivi, cioè: per l'invio di messi da parte di Menelik al presidente della Repubblica francese e per l'ordinazione di armi in Francia; per le spedizioni scioane nel bacino dell'Uebi; per la diffidenza destata nell'animo di

4 Non pubblicato.

5 R. 1058/491, pari data, non pubblicato. 688 1 Parzialmente ed. in O. BARATIERI, Memorie d'Africa 1892-1896, Torino, Bocca, 1898, pp. 71-75.

Makonnen dalla delimitazione dei confini coll'Inghilterra, e per la tendenza odierna in lui di non uscire dall'orbita scioana.

Io non so fino a qual punto si possa sostenere, rispetto alle Potenze europee, la validità del Trattato di Uccialli quando la Francia si dichiarasse favorevole alle pretese di indipendenza assoluta messe innanzi dal negus neghesti; né so come Menelik possa denunciarne le clausole che non gli tornano, dopoché, in grazia al nostro appoggio, egli ha cinto la corona di tutta Etiopia e dopo che è stato riconosciuto il nostro diritto di influenza in Etiopia e paesi dipendenti. Questo mi pare sicuro che, se da un lato Menelik agogna ad avere mano libera, dall'altro non si affida agli agenti francesi e teme un tranello in ogni proposta di convenzione da parte di un bianco.

Del resto la sua indole circospetta lo rende tardo all'azione, ed alla tardanza e neghittosità naturali, contribuiscono le disparate idee di chi l'attornia, il costume ed il rammarico di essersi troppo affrettato cogli italiani.

Si aggiunga l'obbligo vero o simulato che il negus confessa verso il Governo italiano, di attendere la risposta al messaggio affidato al colonnello Piano e le incertezze verso le provincie settentrionali di Etìopia, dove è sempre più manifesto l'affiatamento fra la Colonia Eritrea e ras Mangascià, il quale malgrado l'ossequio ad Adis Abeba, è rimasto il più temuto fra i ras abissini.

Tutto ciò insieme alle pratiche che V.E., per avventura, crederà di iniziare a Parigi, potrà darci tempo: e il tempo è più prezioso in Africa che altrove.

Ma frattanto la potenza di Menelik aumenta ancora, forse fino al momento non lontano nel quale i germi latenti e palesi di dissoluzione, l'accasceranno. Notizie dalle parti più diverse dello Scioa come del Tigrè, dall'Harar come da Assab e perfino dallo Zanzibar, parlano di un'avanzata degli scioani verso sud-est, forse in direzione di Ime, probabilmente seguendo i torrenti che scendendo dai monti dello Scioa e dell'Harar, vanno a formare lo Uebi. A giorni dovrebbe cominciare la scorreria, e già la fervida fantasia abissina corre col pensiero ai mercati ricchi di merce che si tengono all'Uebi e sul Ganana (Giuba), confondendo Bari con Log e con Bardera, e ai pascoli ricchi di armenti dei Somali e dei Galla.

Ora tutto questo territorio è sotto il protettorato italiano appunto mercé i nostri diritti sulle popolazioni e sui territori dipendenti dall'Etiopia. Ma frattanto come possiamo noi intervenire, come far atto di autorità, come proteggere le tribù? Impossibile: ogni nostra ingerenza ad Adis Abeba oltre che essere tarda, peggiorerebbe la situazione a danno del paese, a danno dell'influenza che vogliamo acquistare, a danno del prestigio che si offusca quando alle proteste non si può far seguire la forza. Ma frattanto cresce l'autorità di Menelik sovra i capi, e cresce la difficoltà di distaccarli da lui e di agire con sollecita energia verso lo scopo, tanto più che la premura in quell'ambiente, corre molto rischio di riescire dannosa, perché può sciupare le buone relazioni che con molta pazienza intrattengo coll'ombroso ras Makonnen.

Ras Makonnen si dimostra amico all'Italia ed alla Colonia Eritrea. A vendo io esternato desiderio di fare una piccola rimonta all'Harar, egli si è affrettato a darmene consenso, ha espresso subito il di lui dispiacere che la spedizione fatta verso Faf per punire gli uccisori degli abissini, sia degenerata in una razzia; ha dichiarato esplicitamente che egli non avrebbe toccato l'Aussa senza espliciti ordini dell'imperatore; ha manifestato in più di un'occasione la di lui ammirazione per la vittoria di Cassala, e non ha nascosto le sue diffidenze verso i mestatori francesi. Certo egli subisce l'ascendente della Colonia Eritrea.

Ma non conviene crearsi illusioni. Ras Makonnen è sempre sotto le impressioni delle troppe lunghe carezze da noi fatte a Menelik coll'accordargli quanto egli chiedeva, anche quando il di lui contegno era a noi avverso. E non pare punto disposto a mettersi allo sbaraglio, tanto più che aspetta con innata pazienza la di lui volta, e lo ha tocco vivamente la convenzione del 5 maggio. «Vi siete spartite le nostre terre: il paese fino al mare è sacra proprietà dell'Abissinia». L'idea del protettorato non entra nel di lui cervello: e bisogna procedere guardinghi nel farla entrare, perché senza di lui l'Harar non si occupa, non si paralizza l'azione di Menelik e non si separano i francesi dallo Scioa. D'altronde i francesi residenti all'Harar hanno buon gioco, coi giornali e colle notizie, a porre in guardia ed a destare l'ombrosità del principe dell'Harar, il quale come quasi tutti i capi abissini, suole usare della lingua, per nascondere le intenzioni.

Non credo per ora prudente inviare un incaricato speciale all'Harar per trattare con ras Makonnen perché senza dubbio ciò desterebbe i sospetti, e il ras si racchiuderebbe in se medesimo e si appellerebbe all'imperatore. Il cavalier Felter, che è qui giunto ieri sera, non ha potuto ancora trovare occasione di iniziare qualche trattativa, sulla base del riconoscimento del protettorato nostro; e mi pare che sarebbe tutto compromettere inviare ora altro messo palese (troppo palese per la persona, pel tempo, pel modo) coll'incarico di sbrigare un trattato segreto. Un tale contegno sarebbe troppo disforme dalle consuetudini abissine, troppo pericoloso pel rase molto prababilmente ci farebbe perdere i vantaggi ottenuti: e si può prevedere che il ras, a scanso di responsabilità, inviterebbe il nuovo inviato a recarsi allo Scioa.

Quando tutto fosse preparato e propizia l'occasione, allora soltanto invierei un messo, che potrebbe essere il maggiore Toselli (ovvero un altro), a concludere definitivamente circa il riconoscimento del protettorato nostro colle clausole contenute nel Trattato di Uccialli ed in quello di Roma 5 maggio 1894. Frattanto, valendomi dell'approvazione data da V.E. ad una mia proposta accennata colla relazione del 22 agosto 2 , dopo avere preparato il terreno all'Aussa, invio colà il capitano cav. Persico il quale per tutto, esperienza e capacità, merita l'intera fiducia del Governo, colla massima di meglio attirarci Mohammed Anfari, di dargli modo per difendersi da eventuali razzie, di assicurarlo di fronte allo Scioa, di consigliarlo intorno al contegno da tenere nelle possibili vicissitudini.

Per guadagnare tempo con Mangascià, allo scopo di poter condurre all'unisono gli affari del Tigrè e dell'Harar, mi serve la situazione rispetto ai dervisci, così dell'Abissinia come dell'Eritrea. Quindi, profittando dell'imminente ritorno ad Adua del ras tigrino e valendomi particolarmente del clero, insisto affinché egli intraprenda una scorreria verso Tomat, la quale o distrarrebbe l'attenzione del capo del Ghedaref, o lo sgomenterebbe per la sua linea di ritirata, quando fosse in marcia od in posizione verso el Fascer, o comunque in movimento contro l'Eritrea.

A dir vero, malgrado le promesse, spero assai poco sopra l'intervento abissino, sia perché troppe discordie interne fanno temere intorno alla riuscita di un'operazione lontana, sia perché gli abissini da un lato, anche dopo la presa e l'occupazione di Cassala, si esagerano la potenza dei dervisci, dall'altro perché ormai si sentono

di essere al sicuro sul proprio territorio, avendo gli italiani un forte tanto avanzato. V'è forse anche in taluni fra i maggiorenti, il timore di romperla decisamente con Menelik, il quale non ama che i suoi si mescolino nelle cose di occidente. Mangascià medesimo espresse l'idea di seguire nella eventuale spedizione la riva destra (nord) del Tacazzè perché, scendendo per la riva sinistra, sarebbe entrato nel territorio del negus neghesti.

A proposito di dervisci, ho anche inviato un messo con lettera a ras Adal, esponendogli la sitùazione ed additandogli il Gallabat come aperto teatro di guerra contro gli infedeli, con ricco bottino per gli abissini. Ma è più che altro per non lasciare nulla che possa giovare e per fare un tentativo che non può nuocere. Il negus del Goggiam non sembra sia più il feroce nemico della Mahadia di un tempo, sia perché creda non convenga stuzzicare i dervisci armati di fucile, ora che non minacciano la frontiera; sia perché creda più conveniente guadagnare terreno verso sud e sud-est contro i Galla, male armati e poco guerrieri; sia perché ora è legato al carro di Menelik, il quale malgrado le dichiarazioni di cristianità, pare non ami la guerra contro la Mahadia, la quale ha ormai sgombrato i monti di Abissinia.

687 3 Non si pubblicano gli allegati.

688 2 Cfr. n. 516.

689

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Massaua, 17 novembre 1894.

Come scrivo anche in una lettera ufficiale 1 , mi pare che si debba procedere molto guardinghi nelle trattative con ras Makonnen per non correre il doppio rischio di indurlo a stringersi maggiormente col negus neghesti e di spingere questi a venire ad una convenzione colla Francia, alla quale sino ad ora sembra alieno. Io temo forte che inviando subito, senza la necessaria preparazione, una persona, distinta come si conviene, al capo dell'Harar si può indurlo a manifestare ogni cosa allo Scioa mentre con noi tirerebbe innanzi a forza di promesse. In ogni caso non crederei opportuno valersi di qualcuna delle persone già famigliari con Makonnen perché temo che esse si figurino la cosa assai più facile di quello che effettivamente non sia.

Cogli abissini occorre tempo e finezza, massime nelle contingenze attuali e colla diffidenza che regna contro di noi, come contro tutti gli europei.

Abbiamo potuto opporre Menelik a Giovanni perché avevamo un lavoro, condotto con perseveranza da parecchi anni innanzi: ora si tratta di mutare radicalmente linea di condotta ed innalzare Makonnen, senza che quest'ambizioso ed accorto signore ci sfugga di mano al momento opportuno, !asciandoci peggio di prima.

Abbiamo lasciato passare (due anni ed un anno addietro) due volte il momento opportuno, sempre sperando nella conversione di Menelik, e in questa speranza inviando prima la missione Traversi, poscia la missione Piano: e ciò non dico per vanto di aver sostenuto una politica più energica di fronte allo Scioa; ma per mostrare come massime in questo ambiente e dovendo condurre all'unisono le trattative col Tigrè e coll'Harar, è necessario guardare bene ad ogni passo e non farsi illusioni.

Mi parrebbe conveniente che il Governo di Sua Maestà, sia pure col massimo segreto, voglia confidarmi fin dove avrebbe intenzione in casi estremi di arrivare nella questione dell'Harar, cioè se arriverebbe fino ad una spedizione militare, la quale, secondo me, non si potrebbe fare con meno che con due battaglioni indigeni eritrei. Per ora neppure in parte questi battaglioni potrebbero togliersi dalla Colonia; e per costituirli a nuovo occorre molto tempo e molta spesa, tanto più che non abbondano né il reclutamento né le cariche.

Mi permetto di esprimere crudamente le mie idee perché so che V.E. preferisce la franchezza e che non vuole mettersi nel caso di fare opera vana.

Ad ogni modo io spero che venga il momento opportuno e spero di non !asciarlo passare. Le stesse spedizioni di Menelik possono racchiudere il germe della sua rovina: e poi vi è sempre da sperare nell'ambizione di ras Mangascià.

La pubblicazione delle lettere di Chefneux ha fatto un po' di chiasso all'Harar, dove è stata inviata la Nazione, e non a nostro favore.

Il cavalier Felter, che viene or ora da Gibuti, mi dice che il signor Lagarde coi sottufficiali ond'è circondato fa un po' di chiasso a Gibuti; ma pare che il Governo francese non si curi gran fatto dell'espansione della sua Colonia, la quale, lasciata senza soldati, non esercita nessun ascendente né verso I'Harar né verso lo Scioa. E questo so anche da altre fonti.

Scusi, Eccellenza, le mie lunghe lettere e le attribuisca al desiderio vivissimo che ho di vedere procedere le cose nostre coloniali coll'ordine e sicurezza necessari a vincere le prevenzioni della madre patria, cui si associa la speranza di collaborare con lei e sotto di lei all'assettamento della nostra influenza in Africa 2 .

689 1 Cfr. n. 688.

690

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 2968. Tangeri, 18 novembre 1894, ore 15,20 (per. ore 18,40).

Gianatelli Gentile comunica Governo marocchino dichiara ritirerà presto sua nave da guerra ed aderisce a tutte le proposte del Governo del re circa stato maggiore, equipaggio, munizionamento. Gianatelli Gentile procurerà si proceda pagamento ultima rata munizioni. Prenderà accordi perché competenze ufficiali,

paga equipaggio siano regolarmente somministrate dalle dogane. Scrive occorrergli tempo per definire tutto ciò con lettere imperiali.

689 2 Cfr. n. 707.

691

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI,

A···'

L. PERSONALE. Roma, 19 novembre 1894.

Accludo la nota che le avevo promesso ieri sera. In verità non ce ne era di bisogno, perché nella memoria del 2 settembre 2 fu scritto quanto era necessario per chi avrebbe avuto buona volontà di tenere la data parola.

Duolmi che il 2 settembre il mio plico non sia stato rimesso nelle di lei mani. Ed ora temo ch'ella sia stata tratta in inganno, il di lei linguaggio essendo in contraddizione con quello di monsignor Carini.

Monsignor Carini, a voce col mio capo di Gabinetto, e per lettera a me, il 7 corrente confermò che il decreto pontificio era stato firmato sin dal 4 corrente, e che solo restava tradurlo in latino. Egli me ne riferì il contenuto e, soggiunse che Sua Santità aveva concesso più di quanto aveva promesso in principio. V.E. disse al contrario, che il decreto fu firmato il 13, e ne diminuiva l'importanza, limitando la estensione del territorio sul quale la prefettura apostolica eserciterà la sua giurisdizione, ed escludendone le zone d'influenza, nelle quali sarebbe fortuna l'introduzione della civilità cristiana; il che sarebbe facile mercè l'ausilio del Governo italiano.

Voglia indietreggiare. Guardi attorno a sé; e che la influenza straniera non mortifichi un'opera con tanta giustizia iniziata 1 .

692

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO 43855/293. Roma, 23 novembre 1894.

La ringrazio del suo interessante rapporto del 12 novembre 1•

2 Nella quale erano descritti i possedimenti italiani in Africa.

1 Si pubblica qui un passo del diario di Crispi dell'S ottobre: «La Francia in Africa ed in Asia manda prima il prete, il quale apre la strada; poscia manda il soldato ed occupa ed invade. Ecco perché noi temiamo i vicariati francesi». 692 1 Cfr. n. 682.

Ne rilevo che la preponderanza francese presso il Governo spagnuolo sarebbe ormai da ritenersi poco meno che definitiva 2 ; che l'estensione della «zona d'influenza» francese alla Spagna, collegata allo straordinario miglioramento notato a Vienna delle relazioni tra Germania e Francia, sarebbe dalla diplomazia austro-ungherese considerata sotto un aspetto favorevole, cioè quale nuova guarentigia di pace; e che coesisterebbero anche buone intelligenze con la Russia.

Comunque, l'E.V. riterrà per norma del suo linguaggio verso il Governo spagnuolo che non prenderemo ormai consiglio se non dai nostri speciali interessi sia nelle questioni commerciali, sia negli affari marocchini, sia di fronte alla condizione anormale di cose che si va manifestando nelle acque ispano-marocchine, ove di recente un bastimento di commercio inglese ed una nave di commercio italiana in viaggio da Filadelfia a Napoli furono depredati come al tempo in cui il Mediterraneo era infestato dalla pirateria barbaresca.

691 1 Da ACS, Carte Crispi; ed. in CRISPI, Politica interna, cit., pp. 142-143. La lettera è indirizzata a «Caro monsignore». probabilmente monsignor Costantini.

693

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 2663 1 . Roma, 24 novembre 1894, ore 11,30.

Voglia avvertire Silvestrelli che fino a nuovo ordine non devesi parlare di pubblicare accordi del maggio.

694

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

D. CIFRATO 43970/336. Roma, 24 novembre 1894.

Dopo le assicurazioni dateci a Londra ed a Berlino, e le promesse alquanto più vaghe di Vienna, per un appoggio ai nostri passi presso la Porta, circa ai

confini ed hinterland tripolini 1 , ritengo opportuno che V.E. trovi modo e forma per esprimere alla Porta la domanda nostra che essa faccia il suo dovere; ma non faccia per ora nuova domanda d'appoggio ai colleghi.

Ci converrà constatare a tempo opportuno l'inesecuzione, dovuta a Testa, delle istruzioni date a Radolin, e l'astensione di Calice.

In quanto a sir Philip Currie, egli ha già abbastanza da fare con l'Armenia.

692 2 Cfr. quanto aveva comunicato Maffei con R. riservato 906/494 del 2 ottobre: «La vicina Repubblica nulla tralascia per ingraziarsi questa penisola. Io ne ho fatto frequente cenno a V.E., nei miei rapporti portanti la rubrica di "Francia e Spagna", ed a simile palese predominante desiderio, devono ascriversi le reiterate visite di squadre ed eziandio di bastimenti isolati. che si verificano in questo litorale ... Ciò che, invero, non deve passar inosservato, in ispecie oggidì che la Germania accentua cotanto il proprio risentimento, è l'insistenza pertinace colla quale la Francia ricerca le opportunità di rendersi qui popolare, e non mi stancherò dall'additarlo ... Sinora ... né il partito conservatore né il liberale, attualmente al potere, sono caduti nell'agguato. Tanto il duca di Tetuan quanto il signor Moret non hanno deviato dalla condotta leale che da qualche anno si tracciarono. Ma, la situazione che si attraversa è grave assai: non invocherò mai abbastanza su di ciò l'attenzione di V.E.». 693 1 Minuta autografa.

695

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1004/524. Londra, 24 novembre 1894.

Con dispaccio delli 30 maggio di quest'anno n. 20022/248 1 V.E. chiamò la mia attenzione sovra un grave nostro interesse. Le era stato riferito che si stavano facendo presso il Gabinetto di Londra degli sforzi energici per indurlo a modificare il trattato anglo-tunisino del 1875 ed a rinunciare al trattamento della Nazione più favorita da quel trattato assicurato ai sudditi ed al commercio britannici nella Reggenza. In previsione della denuncia del trattato italo-tunisino, per la quale il termine utile scade in settembre 1895, il Governo nostro, per vari rispetti, è interessato a conoscere quale accoglienza il Gabinetto di Londra si disporrebbe a fare alle sovra indicate domande.

Partendosi dalla supposizione che il trattato di commercio fra la Gran Bretagna e la Tunisia non abbia scadenza, nel dispaccio del 30 maggio venivano svolte alcune considerazioni circa il vantaggio che deriverebbe all'Italia se la convenzione anglo-tunisina rimanesse immutata. Le istruzioni di V.E. mi ingiungevano di indagare gli intendimenti del Governo della regina e mi autorizzavano a lasciar intendere al medesimo che noi avremmo veduto nel rifiuto dell'Inghilterra alle insistenze del Governo tunisino una nuova prova della sua amicizia a nostro riguardo.

Il primo passo che convenivami fare consisteva nello accertarmi che veramente presso il Gabinetto di Londra si stessero facendo gli sforzi energici che a V.E. erano stati segnalati. Sembravami poco conforme all'indole delle fiduciose relazioni stabilite fra questa r. ambasciata ed il Foreign Office che lord Kimberley mi avesse fatto mistero delle pratiche presso di lui eseguite o direttamente dal Governo del bey, o dalla diplomazia francese in nome di esso. Ebbi un colloquio con Sua Signoria nel quale acquistai la certezza che nessuna pratica era stata qui intavolata in epoca recente. Questo ministro per gli affari esteri ebbe infatti a dichiararmi in termini assai precisi che egli non avea inteso parlare del trattato di commercio con la Tunisia dacché avea assunto questa volta il ministero. Egli proponevasi tuttavia di indagare se fossero intervenute trattative durante il Governo dei suoi predecessori. Dell'interesse nostro in questa materia Sua Signoria si rendeva intanto perfettamente conto.

Nel mio rapporto del 5 giugno (n. 496/266) 2 ebbi l'onore di riferire a V.E. le cose dettemi dal conte Kimberley.

Ricevetti di poi il dispaccio ministeriale delli 16 ottobre ultimo (n. 39366/540) 2• In esso mi veniva ordinato di sollecitare da lord Kimberley una risposta circa le pratiche che sarebbero state fatte dal Governo tunisino o dal francese presso quello di Sua Maestà Britannica per la modificazione del trattato di commercio fra la Gran Bretagna e la Tunisia. Con parole benevole a mio riguardo, ella, signor ministro, esprimevami la fiducia che la avrei tenuta a giorno di quanto si pensa e si spera qui a questo proposito.

Non avendo io alcun motivo di dubitare della sincerità delle dichiarazioni fattemi nei primi dì di giugno da questo principale segretario di Stato per gli affari esteri della regina, era cosa naturale che io dovessi interpretare le istruzioni del R. Governo nel senso di ripigliare con lord Kimberley il discorso sovra questo soggetto per dargli l'occasione di dirmi l'esito delle indagini che egli proponevasi fare circa le trattative che avessero potuto aver luogo anteriormente al suo ministero, e per accertarmi che, dopo il colloquio avuto con lui in giugno, nessuna novità si fosse prodotta. Debbo notare che, quando io mi ero abboccato con Sua Signoria relativamente al trattato di commercio anglo-tunisino, egli si era completamente dimostrato ignaro che nel 1890 la questione della revisione di quell'accordo era stata messa innanzi qui dalla Francia. Fu in seguito alla menzione da me fattagli di quelle trattative che il conte di Kimberley avea espresso il pensiero di far investigare ciò che in quel tempo poteva essere occorso. A me non premeva molto di conoscere l'esito delle indagini che si sarebbero eseguite al Foreign Office a tal riguardo; né io credetti che il r. ministero il quale, nel mio carteggio scritto e telegrafico dal l o al 22 luglio 1890 3 possiede quanto basta per sapere la parte da me presa per isventare il pericolo che per noi nasceva dalle entrature fatte qui dal signor Waddington, potesse avere un vivo interesse ad esserne informato un'altra volta. Al momento in cui mi giungeva il dispaccio delli 16 ottobre lord Kimberley era in villa, mi rivolsi dunque, in assenza di lui, a sir Thomas Sanderson. Ricordai a questo alto funzionario che, in un colloquio avuto con me in giugno ultimo, lord Kimberley mi avea assicurato non aver egli, dacché era entrato al ministero, sentito parlare del trattato anglo-tunisino; e ricordai pure la riserva fatta da Sua Signoria di indagare se un negoziato avesse avuto luogo anteriormente ed a quale punto in tal caso esso fosse rimasto. Mi premeva, dissi a sir Thomas, essere in grado di informare il mio Governo dell'esito delle investigazioni suddette e dei mutamenti che avessero potuto prodursi negli ultimi mesi. Mi rispose il sotto segretario di Stato, a titolo però confidenziale, che la questione della revisione del trattato anglo-tunisino del 1875, per quanto a lui era stato possibile di accertare, appariva essere stata messa innanzi una sola volta nel luglio 1890 dalla Francia. Verbalmente e non formalmente era stata fatta in quel tempo la proposta che quel trattato abbia a finire nel 1896 quando verrà a spirare quello dell'Italia con la Tunisia, e che allora esso abbia ad essere rimpiazzato con una semplice assicurazione (a simple assurance) relativa al trattamento della Nazione più favorita. Non risulta al

695 2 Non pubblicato. 3 Cfr. Serie II, vol. XXIII, nn. 562, 577, 587, 598, 602, 608, 625.

Foreign Office che lord Salisbury abbia dato una definitiva risposta circa l'idea della revisione del trattato; ma egli si era certamente astenuto dallo esprimere una opinione circa la forma del nuovo accordo da concludersi nel caso di modificazione della convenzione esistente. Sir Thomas Sanderson mi assicurava che di questa materia non si era più fatta allusione dal Governo francese dopo l'entrata al ministero di lord Kimberley.

Rimase così messo in sodo che fino alla fine di ottobre di questo anno, non solamente non si erano fatti sforzi energici da chicchessia a Londra per introdurre variazioni nel trattato anglo-tunisino, ma neppure era stata presentata a tale intento una proposta. La sola trattativa di cui il Foreign Office avea memoria, era quella a noi già nota del luglio 1890 ed era escluso che da essa fossero nati impegni per il Governo britannico.

L'accertamento di questi fatti era sicuramente soddisfacente per il presente, ma non mi parve bastasse ad assicurare per l'avvenire. Era mestieri che io aspettassi il ritorno a stabilire dimora in Londra di lord Kimberley per ripigliare con lui uno scambio di idee efficace.

Nel 1890 il Gabinetto di Parigi, non avea insistito nella sua proposta di revisione del trattato del 1875 fra l'Inghilterra e la Tunisia. Sei anni in quel tempo dovea ancora durare il trattato di Tunisi con l'Italia e la Gran Bretagna avrebbe continuato a godere di tutti i vantaggi dei quali era in possesso poiché li avrebbe potuti pretendere a titolo di trattamento della Nazione più favorita. Ma questa condizione di cose sta per mutarsi radicalmente. La domanda di revisione del trattato della Reggenza con l'Inghilterra potrà essere dalla Francia con molto maggiore profitto suo rinnovata quando contemporanemente sarà denunciato il trattato dell'Italia con la Tunisia. Questa ha fatto con la Gran Bretagna due convenzioni: una il IO ottobre 1863 la quale regola il diritto di proprietà reale dei sudditi britannici nella Reggenza ed un'altra il 19 luglio 1875 intitolata «Generai Convention» la quale costituisce il vero trattato di commercio fra i due Paesi. La prima è stipulata senza alcuna indicazione di durata. Ad essa sarebbero pertanto applicabili le norme non poco controverse relative al termine delle stipulazioni internazionali nelle quali esso non è preveduto. Nella seconda invece è chiaramente ammessa la clausola della revidibilità in qualunque tempo dopo decorsi i primi sette anni dalla data della stipulazione. Non avrebbero né la Tunisia né la Francia, almeno per ora, alcun interesse a promuovere la cessazione o la modificazione della convenzione del 1863. Ma, al momento in cui verrà a spirare il trattato italo-tunisino del 1868, è di manifesta evidenza che il Governo francese sarà molto probabilmente indotto a rinnovare la domanda di revisione della convenzione del 1875 fra l'Inghilterra e la Reggenza. Per l'Italia si tratterà, quando quel tempo sarà venuto, puramente di rinnovazione del trattato. La posizione dell'Inghilterra sarà alquanto migliore poiché essa potrebbe eccepire che se sovra i termini della revisione non si stabilisce l'intesa, il patto antico rimane vigente. Ma è questa una questione prematura intorno alla quale riuscirebbe totalmente inutile il voler indurre un ministro inglese a pronunciarsi.

Lo scambio di idee che fin d'ora io potevo praticamente avere con lord Kimberley dovea conseguentemente restringersi a condurre questo ministro ad esprimere i suoi intendimenti circa il mantenimento in ogni ipotesi della clausola del trattamento della Nazione la più favorita nei rapporti commerciali dell'Inghilterra con la Tunisia. Se questa clausola sarà mantenuta ferma si eviterà il pericolo che nella Reggenza s'introduca in vantaggio di altri un trattamento differenziale di favore.

Trovai sulle prime lord Kimberley assai poco preparato ad esprimersi con chiarezza sovra questo soggetto. Egli rispondeva alle mie argomentazioni con la osservazione che in tutti i Paesi e in tutte le sue convenzioni, l'Inghilterra avea sempre cercato di assicurare ai suoi sudditi ed ai suoi commerci il trattamento della Nazione più favorita. Mancava, a parer suo, ogni fondato motivo di supporre che tale tradizione della politica commerciale inglese sarebbe abbandonata nella ipotesi di una revisione della convenzione con la Tunisia. Dovetti ritornare più d'una volta sovra questa questione prima che Sua Signoria consentisse ad esprimere un pensiero abbastanza ben definito perché io lo potessi comunicare al mio Governo. Nella conversazione da me avuta con lui il 23 corrente potei finalmente raccogliere la dichiarazione che il Governo della regina non ha alcuna intenzione di abbandonare la clausola relativa al trattamento della Nazione la più favorita nei suoi accordi commerciali con Tunisi. Egli mi disse che non potrebbe prendere un impegno che lo vincolasse o che vincolerebbe il Governo inglese a non mai prendere in considerazione un'altra linea di condotta; ma egli può, in quanto lo concerne, promettere che farà niente in un senso contrario senza preventivamente consultarsi con il Governo italiano.

Non mi fu possibile condurre le cose a miglior punto. La dichiarazione di lord Kimberley non avrà valore che se egli rimarrà ministro e nessuno sarebbe in grado di presagire con sicurezza se nel 1896 il presente Gabinetto conserverà ancora il potere, ma ad ogni modo la dichiarazione dell'attuale ministro per gli affari esteri vale, così come è, ad assicurarci che qui non esiste veruna intenzione di nascondersi da noi per trattare con Tunisi o con la Francia relativamente a nuovi accordi commerciali e che le disposizioni attuali sono invece di mantenere uno scambio di idee con l'Italia in un affare riconosciuto di comune interesse.

Se, come è probabile, entro qualche mese il nostro trattato con la Francia verrà denunciato e di quello dell'Inghilterra con la Reggenza sarà domandata la revisione, io mi lusingo che la base di un concerto preliminare tra i Gabinetti di Roma e di Londra si potrà trovare in quanto fu ora da me praticato.

694 1 Cfr. nn. 647. 650 e 657. 695 1 Non pubblicato.

696

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 1102/500. Madrid, 25 novembre 1894 (per. il 30).

Il ministro di Stato intervenne iersera ad un banchetto che diedi a quest'ambasciata in onore del nuovo rappresentante di Francia.

A vanti di accomiatarsi, il ministro di Stato mi prese in disparte e mi pregò di appoggiare la buona accoglienza della proposta contenuta nella nota indirizzatami il 22 corrente rispetto alla prolungazione del modus vivendi commerciale.

S.E. m'aggiunse quindi essere vivo desiderio del Governo spagnuolo di mantenere le sue buone relazioni colla Triplice Alleanza e di appianare il dissidio colla Germania.

697

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. Roma, 26 novembre 1894 (per. il 28).

I have the honour to enclose a memorandum1 respecting an expedition which has been sent by ras Makunan into the Ogaden Country.

The Earl of Kimberley has directed me to communicate the information contained therein t o Y our Excellency as the Ogaden country is within the ltalian sphere of influence on the Somali Coast and I am to add that, if the ltalian Government desire it, Her Majesty's Government will temporarily withhold from ras Makunan the permission which was granted to him last year to import arms and ammunition through Zeyla and of which he now wishes to avail himself. Lord Kimberley, however, desires me at the same time to point out to Your Excellency that such action on the part of Her Majesty's Government would be of little advantage, as ras Makunan would have no difficulty in obtaining arms through the French ports on the Somali Coast.

698

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3016. Londra, 28 novembre 1894, ore 19,52 (per. ore 21,55).

Kimberley mi disse che le ultime notizie ricevute qui dal Cairo e comunicate già di là al R. Governo portano a quindicimila uomini le forze dervisci in moto per attaccare nostre linee e che qualche scontro avamposti era già segnalato. Sua Signoria sembrava preoccupato di ciò 1 . Colsi l'occasione per accennare ad un articolo Gazzetta di Westminster che incita Inghilterra prendere offensiva contro dervisci. Sua Signoria rettificò mio dire. Egli aveva letto articolo che diceva attuali circostanze dare da pensare se non sarebbe venuto per Inghilterra momento di spingersi avanti nel Sudan egiziano, e mutò soggetto conversazione.

697 1 L'allegato non si pubblica. 698 1 Cfr. n. 700.

699

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 248911076. Parigi, 28 novembre 1894 (per. il 1° dicembre).

L'attacco contro gli addetti militari persiste, e fa oggi grande sensazione in tutto il corpo diplomatico estero un articolo del Matin intitolato «Danger national -Organisation régulière de l'espionnage en France» che annunzia la ferma risoluzione di continuare la campagna finché la Francia sia sbarazzata dai medesimi. L'articolo che qui accludo 1 è pieno d'insinuazioni perfide e di accuse anche dirette le quali prendono in ispecie di mira quest'ambasciata germanica, chiamata «il principale centro dello spionaggio» e l'addetto militare germanico.

Poc'anzi, nella mia conversazione col signor Hanotaux, riferendomi a ciò che nell'ultima udienza settimanale io gli avevo detto circa i primi attacchi prodottisi contro gli addetti militari esteri, io non solo non gli nascosi la penosa impressione che aveva prodotto in me e che doveva produrre in tutti i miei colleghi il linguaggio insanamente sfacciato del Matin, ma osservai che potrebbero non essere esenti da pericoli serj, attacchi così poco misurati, atti a provocare le più ardenti e più irritanti polemiche.

Il signor Hanotaux n'era difatti preoccupato ed espresse un severo biasimo su questo nuovo tentativo di seminare germi di discordia, mentre il Governo faceva convergere ogni suo atto verso scopi di pace. Egli disse che farebbe indagini, per quanto siano difficili, sulle origini di questa campagna, accesa come tante altre da gente irresponsabile, spinta o da sete di lucro o da altri segreti moventi, e che si adoprerebbe per mettervi un freno. Ma questa volta pure dichiarò che non gli pareva opportuna o utile una dichiarazione del Governo intesa sia ad infliggere un pubblico biasimo al Matin, sia a coprire gli ufficiali accusati.

L'ambasciatore di Germania ed il ministro di Svezia si proponevano di fare anch'essi una viva rimostranza per l'articolo del Matin a questo signor ministro degli affari esteri. Messo direttamente in causa, il conte Miinster mi disse che domanderebbe al signor Hanotaux la protezione del Governo della Repubblica contro simili attacchi e insisterebbe per avere una soddisfazione2 .

700

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO 96. Roma, 29 novembre 1894.

Circa le preoccupazioni di lord Kimberley 1 voglia all'occasione fargli intendere che il generale Baratieri non aspetta aiuto alcuno dagli anglo-egiziani, e che confida poter respingere da solo all'occasione l'attacco dei dervisci 2 .

2 Annotazione a margine: «Alla guerra». 700 1 Cfr. n. 698.

2 Per la risposta cfr. n. 701.

699 1 Non allegato al rapporto.

701

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1024/534. Londra, 29 novembre 1894 (per. il 4 dicembre).

Il telegramma di V.E. in data di oggi 1 con il quale ella mi dice che all'occasione io faccia intendere a lord Kimberley che il generale Baratieri non aspetta alcun ajuto dagli anglo-egiziani e che confida poter respingere da solo l'eventuale attacco dei dervisci, mi fa supporre che, a cagione della brevità del linguaggio telegrafico, abbia potuto essere stato dato a ciò che fu da me segnalato al R. Governo ieri circa la preoccupazione di lord Kimberley 2 , un significato non corrispondente al vero.

La preoccupazione di questo ministro non si palesava nel senso di dubitare che le nostre forze non potessero essere sufficienti per respingere l'aggressione. Egli mi avea, in una occasione precedente, detto di aver sentito con soddisfazione che noi eravamo ben apparecchiati a respingere l'eventuale aggressione dei mahdisti. Ma prima che le ultime notizie dessero per certa la riunione delle forze del mahdi e loro marcia contro di noi, Sua Signoria pareva avere una certa inclinazione a non credere alla eventualità di un simile evento prestando egli fede più volentieri alle informazioni secondo le quali i capi si dimostravano restii ad accorrere alla chiamata alle armi e l'anarchia si sarebbe surrogata nel Sudan alla tirannia del mahdi. La preoccupazione sua era dunque prodotta più che da altro dal risveglio del mahdismo al quale pare non avesse fin qui creduto e dalla considerazione ben naturale delle conseguenze che ne potrebbero derivare anche quando gl'italiani respingessero vittoriosamente l'aggressione. Ciò che più volte durante la mia missione a Londra ebbi l'occasione di esporre al Governo di Sua Maestà mi dispensa di dare maggiore sviluppo alle cagioni della preoccupazione che mi sembrò osservare ieri in lord Kimberley quando spontaneamente egli mi comunicò le notizie ricevute dal Cairo circa la marcia dell'esercito dei dervisci. Mi preme soltanto di escludere, per amore di verità, che di siffatta preoccupazione apparisse essere motivo una insufficiente fiducia nei nostri mezzi di resistenza e di contr'offesa.

702

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3032. Madrid, 30 novembre 1894, ore 19,36 (per. ore 22,40).

Oggi al ricevimento ebdomadario del ministro di Stato ho, sulla questione del trattato di commercio, conformato linguaggio al tenore del dispaccio ministeriale in

701 Cfr. n. 700.

Cfr. n. 698.

data 22 corrente 1• Di nuovo S.E. mi ha espresso il desiderio che il R. Governo prolunghi il modus vivendi. Il Belgio vi ha acconsentito sine die; l'Austria-Ungheria sino al l o aprile. Ministro di Stato però richiederà che la proroga sia di sei mesi al pari di quanto spera ottenere dall'Italia.

703

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Roma, 30 novembre 1894.

As Your time must be very precious just at present I am unwilling to trouble You with a visi t, but I am anxious to carry out an instruction which I have received from Lord Kimberley and which reached me yesterday after I had had the pleasure of seeing you.

A report has reached Lord Kimberley to the effect that the ltalian Government has informed the Spanish Government that ltaly would hence forward reserve to herself full liberty of action so as to protect her own interests not only in commerciai matters, but in the affairs of Morocco 1 . Lord Kimberley is anxious to learn the exact purport and intention of such a communication in the event of its having been made. I hope it will be in your power to Jet me hear, most confidentially, what reply I can give Lord Kimberley on this matter. When I was Ambassador in Spain a few years ago and when there was a talk of a Conference being held at Madrid to reopen the affairs of Morocco with special reference to the Protection question, but which Conference was never held, Count Tornielli at that time Italian Ambassador a t Madrid acted in complete harmony with me o n the M o rocco question; an d I have no reason to believe that since that date the Italian Government are disposed to act in Morocco affairs outside of England. In ali my dealings with you since I have had the honor of representing the Queen of England at this Court I have found you invariably disposed to act in perfect agreement with me, and I have no reason to suppose that you have any wish to withold from me your confidence in the treatment of such matters as are of common interest to both Italy and England.

I can well realize the present position of affairs at Madrid and the feeling of annoyance which is entertained by the German Government at the tedious delays which are experienced in settling the commerciai matters between Germany and Spain. I have heard that the German Ambassador there has declared to Moret that henceforth Germany would hold aloof from taking any part in Spanish affairs and that he even went so far as to say that it was a matter of positive indifference to Germany whether Spain should throw herself in the arms of France or not 2 .

Now this latter contingency is a matter which I think you will agree with me to be anything but desirable. Spain at the present moment find herself in an exceedingly

2 Cfr. n. 682.

difficult position, and I cannot help thinking that her condition will not be improved should her old friend turn their backs upon her! On the contrary I am of opinion that just now she needs a little encouragement to help her in her task of tiding over her difficulties. However that may be I count upon your kindness to put me in a position to answer the query which Lord Kimberley has addressed to me and if you desire to see me personally on this matter I am at your orders at any time you may like to appoint 3 .

702 1 Cfr. n. 692, in realtà del 23 novembre. 703 1 Cfr. n. 692.

704

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD 1

L. RISERVATA. Roma, 30 novembre 1894.

Je désire ne pas tarder un instant à répondre, en voie toute confidentielle autant que la rapidité d'une dictée le permet, à ce que vous voulez bien me demander par votre lettre particulière d'aujourd'hui 2 de la part de lord Kimberley, en vous donnant de franches indications sur la portée des avertissements amicaux que nous avons cru devoir donner au Gouvernement espagnol. Vous y reconnaìtrez, j'en suis sùr, le mème esprit qu'a présidé à toutes nos négociations sur !es affaires du Maroc.

Le Gouvernement du roi a donné ordre à ses agents, pour !es affaires du Maroc, de procéder entièrement d'accord avec I'Angleterre quelque fùt l'attitude des autres Puissances, et il a exprimé au Gouvernement espagnol la conviction que celui-ci, en suivant la mème ligne, assurerait !es intérèts communs de l'Espagne et de l'Italie dans la Méditerranée; l'ltalie ayant lieu de compter que l'appui de ses alliés ne lui aurait pas manqué dans cette politique pacifique et conservatrice.

Mais, d'une part, le Gouvernement espagnol a témoigné de considérer plutòt la question marocaine comme étant avant tout une affaire de transactions franco-espagnoles, où il ne pourrait procéder que d'accord avec la France. Il serait superflu de rappeler nos efforts pour le détourner d'un contròle collectif sur !es douanes et d'un prèt au Maroc offert par un syndicat français pour l'indemnité de Melilla. Si ce contròle et ce prèt ont pu ètre empèchés, en revanche nous n'avons pas réussi à faire partager par l'Espagne le just point de vue du sultan du Maroc qui dénonce l'abus des protections politiques de la France sur des puissants chefs des tribus marocaines, comme un péril pour l'indépendance et l'intégrité du Maroc et comme un légitime motif d'exclure !es consulats politiques qui exerceraient cette protection à Fez; l'Espagne a mème sacrifié en fait son droit à avoir un consul !oca! et commerciai, comme l'Angleterre, à Fez, plutòt que de se séparer de la France sur la question des protections politiques sur d'influents sujets marocains. A nos conseils de préférer une entente avec l' Angleterre, !es hommes d'Etat espagnols ont objecté une opposition fondamentale qui, comme le soutenait la presse franco-espagnole, existerait entre !es intérèts espagnols en Maroc et ceux de la

704 1 Ed., con l'omissione del primo capoverso, in GP, 8, cit., n. 1966.

2 Cfr. n. 703.

Puissance qui occupe Gibraltar, et ils n'ont pas dissimulé qu'une action tutélaire éventuelle de l'Angleterre à Tanger serait considérée par eux comme contraire aux intérets de l'Espagne aussi bien que de la France, tandis que l'Italie y aurait vu un élément de sécurité pour !es intérets méditerranéens italo-espagnols. En un mot l'Espagne nous a paru inspirée, en matière politique aussi bien que commerciale, par l'idée de s'assurer, sinon des partages de territoires, du moins des participations avec la France, quand celle-ci mettrait à réalisation ses projets dans !es parties est et sud du Maroc; et pour cela de donner à la France des gàges de fait que l'Espagne n'est point liée aux intérets de la Triple Alliance; et de se servir, dans ses transactions avec la France -pour obtenir des meilleures conditions -des avantages memes que lui donnait l'appui de l'ltalie, appui que le Cabinet de Madrid présentait à Paris comme une base d'entente franco-hispano-italienne. Notre appui risquait donc, dans certaines circonstances, d'etre détourné de son but, et de nuire à l'entente hispano-anglaise que nous désirions au contraire faciliter.

D'autre part l'Angleterre, lorsqu'elle a bien voulu correspondre à notre désir de marcher d'accord avec elle avant tout au Maroc, l'a fait en nous annonçant à plusieurs reprises des accords déjà pris entre elle et la France, et auxquels elle nous conviait à nous joindre. Il nous sera permis d'observer seulement à cet égard que l'Espagne était par là d'autant plus encouragée dans ses tendances à des transactions avec la France elle-meme.

Le Gouvernement du roi, entendant ne pas dévier du principe que la Triple Alliance et l' Angleterre ont dans la Méditerranée des intérets communs, ne pouvait se preter aux équivoques qui s'étaient manifestés dans la politique espagnole. Nous avons l'entière confiance que tòt ou tard la communauté d'intérets don t je viens de parler sera pratiquement reconnue par le Cabinet de Saint-James, et nous n'avons pas l'intention de nous plaindre pour ce qu'il a pu y avoir de défavorable à l'ltalie dans !es transactions anglo-françaises en Afrique. Mais l'avenir de la politique espagnole ne saurait nous inspirer une confiance égale. Nous ne voulons pas nous faire juges des appréciations des ambassadeurs d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie à Madrid qui considèrent l'Espagne comme tombée dans ce qu'o n appelle déjà la zone d'influence française; nous ne rapprocherons pas non plus ce fait de celui signalé de Constantinople par l'ambassadeur d'Angleterre de la prépondérance reprise en Orient par la France, dont !es entreprises sur !es voies commerciales de la Tripolitaine au Wadai semblent ne devoir rencontrer aucun obstacle de la part du Gouvernement ottoman, à ce que nous savons aussi de Vienne. Nous croyons cependant utile, en ce qui concerne l'Espagne, de l'avertir amicalement, en la voyant engagée dans une voie où nous ne pouvons loyalement la suivre; où, dans l'attente de compensations que, pour notre compte, nous n'accepterions pas de la France, elle facilite indirectement, en ce qui dépend d'elle, les entreprises françaises qui menacent de s'étendre depuis le sud de l'Atlas jusqu'à la baie de Tadjoura; et nous serions heureux, soit comme Puissance méditerranéenne, soit comme membre de la Triple Alliance, soit comme solidaires de l'Angleterre en Afrique, de voir lord Kimberley apprécier dans un esprit équitable et amicai ce qu'il est de notre devoir de faire pour que nos intérets communs cessent de graviterà notre grave détriment vers la France plutòt que vers la Triple Alliance 3 .

703 3 Per la risposta cfr. n. 704.

704 3 Cfr. n. 770.

705

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1141/351. Tangeri, 1° dicembre 1894 (per. il 10).

Il vizir Garnit, in vari colloqui avuti col cavaliere Gianatelli Gentile, gli ha espresso con molta riservatezza il desiderio che l'Italia risponda alla lettera del sultano relativa alla questione della istituzione di consolati a Fez.

Come l'E.V. sa, la Spagna ha già risposto anch'essa alla lettera sceriffiana e, come ebbi l'onore d'informarla, il ministro di Germania, prima di recarsi alla Corte, aveva l'intenzione di proporre al suo Governo di fare altrettanto.

Scrivemi il cavaliere Gentile essere d'opinione che converrebbe che anche da parte nostra non si tardasse molto a rispondere alla lettera di Sua Maestà Abd el Aziz. Allo scopo però di non prendere per ora impegno alcuno, si potrebbe forse fare una risposta pressoché uguale a quella proposta dal ministro di Germania al suo Governo od all'ultima parte di quella fatta dal Gabinetto di JYiadrid. «Sempreché -aggiunge il r. segretario-interprete -entri nelle vedute del Governo di Sua Maestà di scrivere al sultano che trovandomi io alla Corte, il Makhzen potrebbe trattare con me dell'argomento. Da parte mia, mi lascerei pregare; non direi né sì né no. Prima di partire per Tangeri dichiarerei al Makhzen che la r. legazione informerebbe il Governo del re dei desideri espressimi dalla Corte sceriffiana, cioè che l'Italia non mandi per ora un ufficiale consolare a Fez. Una lettera di S.M. il Re-continua il cavaliere Gentile-nel senso sovra indicato, nella quale fosse dato a Muley Abd el Aziz il titolo di sultano di Marocco, Sus, Tafilelt, ecc. -il titolo di sultano di Marocco non soddisfa questi governanti -nel mentre a nulla impegnerebbe il Governo del re, sarebbe nelle mie mani un mezzo per ottenere il componimento degli affari affidatimi».

Per dare maggior valore al favore che dal sultano viene a noi richiesto, sarebbe forse utile accennare nella risposta quanto difficile sia per l'Italia di astenersi dal creare un consolato a Fez ove esistano già quelli di altre Potenze.

Non appena il ministro di Germania mi ebbe comunicato la proposta ch'egli desiderava fare al proprio Governo per la risposta alla lettera sceriffiana, io mi feci premura di portarne il tenore alla conoscenza del r. segretario-interprete. Il cavaliere Gentile non mi ha ancora fatto sapere se il conte di Tattenbach, attualmente alla Corte, abbia in qualsiasi modo toccato la questione dei consolati col Governo di Sua Maestà Sceriffiana1 .

705 1 Per la risposta cfr. •n. 723.

706

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 117. Costantinopoli, 4 dicembre 1894.

Essendomi tenuto in riserva con ambasciatore di Germania, questi spontaneamente mi ha fatto sapere ieri, per mezzo Bisio, essere pronto a appoggiare mie pratiche questione di confine Tripoli. Non v'è stata astensione da parte dell'ambasciatore d'Austria-Ungheria disposto a sostenere mie domande Sublime Porta. Ho indugiato iniziare trattative per motivo questione di Armenia. Parlo giovedì con Said, ma non ho bisogno di appoggio colleghi per ora 1•

707

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 45741/361. Roma, 4 dicembre 1894 1.

Apprezzo tanto più quanto ella mi scrive nel suo rapporto 2209 2 circa alla opportunità di non agire troppo affrettatamente presso ras Makonnen, che io stesso ho già avuto occasione di dare parere negativo a quante idee mi vennero sottoposte circa ad una nostra azione immediata più o meno ufficiale in Harar.

La necessità però di chiudere le vie dell'interno dal mare all'Barar ed allo Scioa mi ha sempre più preoccupato quanto più si è resa manifesta l'attività di agenti stranieri presso ras Makonnen, e specialmente presso Menelik.

A quanto ne so, anche V.E. si era in massima occupata dell'argomento, tenendo in conto specialmente il danno ed il pericolo che può derivarne dalle vie partenti dalle stazioni francesi di Obock e di Tadjura; e ciò mi ha viemaggiormente indotto a prestare la massima attenzione a quella parte che a ciò si riferisce del rapporto 3 ora indirizzatomi dal colonnello Piano sulla sua recente missione presso il negus, rapporto di cui le manderò copia. In base a quel rapporto io avevo nei giorni scorsi incaricato il colonnello Piano di stendermi un progetto di azione indiretta nell' Aussa; il colonnello Piano ha steso quel progetto insieme al dottor Traversi, che con lui si trovava allo Scioa, ed io avevo già espresso in massima la mia

non pubblicato. 707 Annotazione a margine: «Letto al presidente del Consiglio e da lui approvato il 5.XII.94».

2 Cfr. n. 688.

3 Datato Bologna, 29 novembre, non pubblicato.

approvazione alla proposta in esso contenuta, quando mi giunse ieri il succitato rapporto di V.E.

Ho trovato in quanto mi espone V.E. l'espressione di idee conformi; quindi il mio telegramma d'oggi stesso 4•

Le accludo dunque il progetto Piano-Traversi 5 , e la prego di telegrafarmi6 appena ricevuto questo mio dispaccio quale sia in proposito il di lei pensiero.

Intanto nulla ho da opporre all'invio del capitano Persico all'Aussa; ella è buon giudice. Non credo tuttavia inutile, a proposito dell' Anfari, osservare che dall'insieme della condotta da lui tenuta, sia verso noi che verso Menelik, apparirebbe che noi non possiamo avere in lui se non una fiducia relativa.

D'altro lato certo è che, scelto da lei, il capitano Persico agirà in modo ed in misura tali da dimostrare che possiede in sommo grado la virtù del tatto e della discrezione; ma tuttavia, trattandosi di un ufficiale del r. esercito, è da contemplare il caso che, appunto per non divenire compromettente, l'azione sua possa in qualche modo riuscire meno efficace.

È appunto questa ragione che mi aveva indotto a fermare l'attenzione sull'opportunità di affidare una missione ufficiosa allo stesso dottor Traversi, il quale, già praticissimo dei luoghi e delle persone, non ha d'uopo di fare noviziato, e d'altro lato potrebbe dimorare per qualche tempo in Assab con pretesti molto attendibili senza risvegliare l'attenzione né degli etiopi né degli europei. Il dottor Traversi ha avuto, è vero, qualche divergenza con altri africanisti; ma ciò è derivato principalmente dal fatto che egli riteneva dover esser chiuso il periodo delle blandizie verso Menelik, e dovere ormai la nostra politica coloniale fare astrazione dal beneplacito del negus.

Ora è questo precisamente il concetto che inspira attualmente la nostra politica coloniale, sia a Massaua per di lei merito, sia a Roma per concorde volere del presidente del Consiglio e mio.

Io non ho voluto dare alcun affidamento ufficiale al dottor Traversi prima di averne il di lei parere, sia pel giusto riguardo che le è dovuto, sia perché ho sempre pensato che avendo ella la responsabilità, oltre che militare, anche politica sul luogo, dovesse pur averne la direzione locale.

La prego però di voler considerare con la di lei consueta ed illuminata ponderazione, quanto io le son venuto esponendo, e di pormi al più presto in grado di prendere una deliberazione definitiva poiché il tempo stringe.

Quando ella approvasse in massima le linee principali del progetto Piano-Traversi, e ritenesse pure opportuno che il dottor Traversi fosse incaricato di attuarlo, disporrei perché il Traversi stesso, prima di recarsi ad Assab, si fermasse a Massaua per concertare con lei, e nel senso delle idee di V.E., i particolari dell'azione.

Nella fiducia che, anche a questo proposito, potrà essere pieno l'accordo tra

V.E. ed il Governo ...

' Datato Roma, 3 dicembre, non pubblicato: suggerimento di organizzare in Assab bande indigene per molestare le carovane francesi dirette allo Scioa.

1' Cfr. n. 762.

706 1 Il contenuto di questo telegramma è esposto in maniera più ampia nel R. 1224/509 del 3 dicembre,

707 4 Non rinvenuto.

708

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATISSIMO 1100/519. Madrid, 6 dicembre 1894 (per. l' 11).

In conformità delle istruzioni contenute nel dispaccio in margine segnato 1 , ho profittato della prima occasione favorevole per palesare, dopo qualche preambolo, al ministro di Stato che il R. Governo non prenderebbe oramai consiglio se non dagli speciali interessi nostri, sia nelle questioni commerciali, sia negli affari dell'Impero sceriffiano, di fronte alla condizione anormale di cose che si va manifestando nelle acque ispano-marocchine.

Il mio interlocutore ne rimase profondamente impressionato e subito mi chiese se tale fatto fosse il prodromo di una rinunzia da parte nostra alla rinnovazione dell'accordo scadente nel prossimo maggio. Io risposi che con lo stesso scrupolo d'esattezza da me impiegato nello sdebitarmi dell'incarico di V.E., potevo lealmente assicurarlo che non possedevo indicazione alcuna in proposito.

Era la prima volta che il ministro di Stato mi faceva un'allusione diretta a quell'atto importante, poiché già in modo vago egli vi aveva accennato nel ricevimento che ebbi in quest'ambasciata, cui riferivasi il mio rapporto cifrato del 25 novembre 2 , e mi aggiunse un particolare molto rilevante sul quale chiamo l'attenzione di V.E. «lo occupo, egli disse, l'attuale elevato posto d'ordine di Sua Maestà ed unicamente perché, onorato della sua fiducia, possa procedere alla rinnovazione di ciò che ella sa».

Per l'intelligenza di quanto precede debbo informare V.E. che sin da quando compariva inevitabile l'uscita del signor Moret dal Gabinetto, la regina preoccupavasi vivamente della scelta del suo successore, desiderando avere alla direzione degli affari esteri un personaggio che le offrisse ogni guarentigia di sicurezza per la citata rinnovazione. Infatti l'odierno ministro di Stato, antico diplomatico devoto alla Reggia, ne eseguirà sempre ciecamente i dettami, mentre che se quel delicato ufficio fosse stato affidato a chiunque altro, per esempio ai signori Abarzuza o Almodovar del Rio, candidati assai possibili in non lontani periodi, nel prossimo maggio ogni cosa certamente andrebbe a monte. Tutto ciò dimostra l'importanza che la reggente annette al prolungamento dell'accordo.

Or bene, se V.E. mi permette di recarmi in Italia prima della fine dell'anno, e parmi ogni giorno più urgente che io mi procuri l'onore di ricevere verbalmente le ispirazioni di lei, non potrò prescindere dall'uso di chiedere un'udienza di congedo alla regina. Essa, che sempre mi parla del patto di cui si tratta, me ne farà adesso assai probabilmente più ampia menzione ancora. V.E. potrà dunque, ove lo creda, mandarmi i suoi ordini circa il mio contegno in presenza di eventuali entrature di Sua Maestà, oppure lasciare che io mi limiti a porgervi semplice ascolto ad referendum, per esporre quindi le comunicazioni a viva voce in Roma3 .

2 Cfr. n. 696.

3 Per la risposta cfr. n. 727.

708 1 Cfr. n. 692.

709

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2740. Roma, 7 dicembre 1894, ore 20,20.

Affido alla sua iniziativa la scelta del momento più opportuno e più prossimo perché risulti da dichiarazioni sue avvalorate dai tre suoi colleghi alla Porta che le quattro Potenze ritengono stretto dovere della Turchia mantenere l'indipendenza delle tre vie commerciali che congiungono la Tripolitania e la Cirenaica all'interno dell'Africa. Non crediamo efficaci i passi delle Potenze alleate e dell'Inghilterra a tal uopo quando rimangano puramente confidenziali. Ho parlato oggi nello stesso senso a Nigra, in base al diritto nostro e all'interesse comune, per l'integrità di quel che rimane di possessi ottomani sulla costa africana del Mediterraneo 1 .

710

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

Roma, 8 dicembre 1894, ore 10,15.

La Porta non avendo creduto di dover corrispondere se non con procedimenti delusorii al leale consiglio di V.E. e del suo collega d'Inghilterra per una seria inchiesta sugli eccidii di armeni, voglia, nella più prossima opportunità, dichiarare alla Porta che non diamo più consiglio bensì avvertimento al Governo ottomano circa il pericolo in cui lo pongono le gravi condizioni delle popolazioni armene 2 .

711

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2745 1. Roma, 8 dicembre 1894, ore 12.

Ambasciatore d'Inghilterra mi notifica confidenzialmente che sir Philip Currie chiederà ai suoi colleghi di Francia e di Russia che i loro consoli ad Erzerum

T. 2746, pari data.

accompagnino la commissione d'inchiesta, cui sarà pure aggiunto, sull'invito del sultano, il console degli Stati Uniti a Costantinopoli. Voglia immediatamente concertarsi coi colleghi amici perché il r. console a Trebisonda, che ha giurisdizione ad Erzerum, accompagni anche esso la commissione d'inchiesta con pieno diritto di interrogare testimoni e di mandare rapporto separato al R. Governo 2 .

709 1 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino e Londra con T. 2741, pari data. 710 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 713. 711 1 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra, Pietroburgo e Vienna con

712

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

Roma, 8 dicembre 1894, ore 17,30.

Non dubito che la discreta allusione da me fatta alla Camera ad intelligenze confidenziali coll'Inghilterra sarà perfettamente compresa dai Gabinetti che hanno già cognizione confidenziale della dichiarazione del 5 maggio circa l'Harar.

713

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. PERSONALE 3091. Costantinopoli, 8 dicembre 1894, ore 22 (per. ore 22,50).

Governo inglese desidera evitare apparenza e conseguenze di un intervento internazionale in Armenia. Oltre a ciò, da quanto sospetto, temo che Francia Russia e Sublime Porta faranno difficoltà nostra partecipazione inchiesta 1 e manderanno a monte un progetto necessario sua esistenza. Temo che domani V.E. riceverà comunicazione telegrafica da Londra per pregare soprassedere nostra domanda 2 . Se il mio sospetto si verifica non vedo abbiezione aspettare fino a che Francia e Russia abbiano data adesione invito Kimberley; ma credo che sia conveniente stabilire sino da oggi che l'Italia parteciperà inchiesta. Aspetto istruzioni 3 . Prevengo V.E. che la Sublime Porta ha invitato Francia e Russia per suggerimento Governo inglese.

console Trebisonda dell'incarico che intendiamo affidargli soggiunga confidenzialmente che desideriamo inchiesta severa senza riguardo di persone». 712 1 Minuta autografa. 713 1 Risponde ai nn. 710 e 711.

Cfr. infatti il n. 718. ' Cfr. n. 716.

711 2 Con T. 2750 dell'S dicembre Blanc inviò a Catalani le seguenti istruzioni: «Quando avviserà

714

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1066/551. Londra, 8 dicembre 1894 (per. il 13).

Appena arrivato in questa città, io rimasi impressionato dal rumore che la stampa inglese dapprima, e ben presto anche quella del continente, seppero menare intorno ai rapporti attuali fra l'Inghilterra e la Russia. Erano pochi i giornali che non si facessero soverchie illusioni a tale riguardo e che si limitassero a constatare che le questioni più scabrose avrebbero lasciato un poco di tregua ai due Governi.

L'accordo conseguito nei negoziati di delimitazione del Pamir; l'accoglienza ricevuta in Russia dal principe di Galles, recatosi presso il morente imperatore Alessandro III; la parte presa da Sua Altezza Reale alle lunghe e solenni cerimonie funebri fatte pel defunto czar durante il passaggio attraverso alla Russia della sua salma accompagnata dalla Corte imperiale; l'acrimonia assai diminuita nelle vertenze africane ora in discussione fra i Governi di Londra e di Parigi, aprirono il campo alle più fantastiche induzioni, ed una certa stampa parlò senz'altro di nuove alleanze contrapposte a quella delle Potenze centrali, della prossima apertura dei Dardanelli e di un intervento della Francia, della Russia e dell'Inghilterra nella guerra fra il Giappone e la Cina.

Era mio stretto dovere di rendermi conto colla maggiore premura possibile della situazione per poter riferire a V.E. le mie impressioni. Arrivai in tal modo a persuadermi che le recenti vittorie riportate dai giapponesi che minacciano l'integrità e l'esistenza dell'Impero celeste, debbano aver certamente contribito a diminuire l'asprezza che finora esisteva nei rapporti dell'Inghilterra colla Russia e colla Francia, mentre ciascuna di queste Potenze esita ad affrontare il grosso problema del possesso dell'Asia, e preferisce di rimandarne la soluzione ad un più lontano avvenire. È pure indubitato che la morte improvvisa dello czar Alessandro III, e la parte presa ai suoi funerali dai principi di Galles, hanno reso più facile l'attuale ravvicinamento fra i Governi di Londra e di Pietroburgo.

Tale risultato è stato poi favorito da quella tendenza marcata dell'Inghilterra per la pace e la neutralità. Un esame accurato della situazione ci convincerà tuttavia che si tratta solamente di una fase passeggera della politica inglese, e che le più grosse questioni che formano oggetto di rivalità e di controversia fra questo Paese, la Russia e la Francia, sono state lasciate tutte quante momentaneamente da parte.

La delimitazione del Pamir non è che il compimento logico ed indispensabile di quella sulla frontiera afgana condotta a termine nel 1888. Come ho cercato di dimostrare nel mio rapporto in data di oggi n. 1067/5521, tale delimitazione allontanerà in quelle regioni il giorno del conflitto fra l'Inghilterra e la Russia; ma non basterà a far cessare quell'antagonismo che le tendenze, gli interessi e le tradizioni dei due Paesi rendono necessario e fatale. Altri accordi riguardo alla Cina non sembrano esistere, almeno per ora, e vanno escluse naturalmente le ipotesi, più

arrischiate, della prossima apertura dei Dardanelli e di alleanze dirette contro le Potenze centrali. Riguardo a questa ultima voce basterà riflettere che il momentaneo ravvicinamento del Governo di Londra con quello di Pietroburgo è motivato dal desiderio vivissimo di questo popolo di allontanare le probabilità di una guerra e non già da quello di gettarsi in una politica più attiva ed ardimentosa.

Il 5 corrente essendomi recato al Foreign Office con S.E. il conte Tornielli per la mia presentazione ufficiale a lord Kimberley, ed avendo assistito al colloquio del

r. ambasciatore col ministro inglese degli affari esteri sulle cose di Armenia, sentii dire a lord Kimberley che un'azione diplomatica che fosse esercitata dall'Inghilterra insieme alla Russia presso il sultano, varrebbe a scuotere la Sublime Porta dalla sua indolenza attuale. Ma Sua Signoria si affrettò a soggiungere: «Se si facesse questo passo, dove s'andrebbe a finire?» ed accennò di volo alle questioni d'Oriente e del Mediterraneo che si verrebbero in tal modo a riaprire.

Ho avuto anche occasione di sapere che le vertenze africane, ora pendenti col Governo francese, si stanno discutendo a Parigi fra il signor Hanotaux e lord Dufferin con uno spirito più conciliante di quello dei mesi scorsi. Ma le persone che mi davano questa notizia si affrettavano ad aggiungere che la questione d'Egitto sarebbe lasciata da parte.

Senza incorrere perciò nella tema di giudizii arrischiati, io non posso esitare a comunicare a V.E. la mia impressione che assistiamo ad una semplice sosta nelle gravi controversie che dividono l'Inghilterra dalla Russia e dalla Francia, e che malgrado le tendenze pacifiche del popolo inglese, le grosse questioni, adesso rimaste in sospeso, ritorneranno in campo assai più presto che a taluno non sembra. Il Governo di Londra non può disconoscere, che in quel giorno critico per la sua politica, dovrà rivolgersi di nuovo alle Potenze centrali ed all'Italia, dalla quale soltanto potrà sperare un appoggio.

714 1 Non pubblicato.

715

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 2752. Roma, 9 dicembre 1894, ore 13.

Catalani ha appoggiato l'ambasciatore britannico a Costantinopoli per l'inchiesta ed in tal modo s'è impegnato negli affari di Armenia. Egli ciò fece a richiesta di sir Philip Currie. Saremmo ora sorpresi se l'Inghilterra ci lasciasse in disparte tanto più che l'Italia, meglio d'ogni altra Potenza, può in favore degli armeni collocarsi sopra un terreno comune coll'Inghilterra e la Russia, fra le quali noi speriamo di vedere continuata l'intesa annunciata per gli affari d'Asia. Faccia d'urgenza una comunicazione verbale in questo senso 1 .

715 1 Questo telegramma fu comunicato a Biilow e a Clare Ford in pari data. Per la risposta di Silvestrelli cfr. n. 718.

716

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2753. Roma, 9 dicembre 1894, ore 14.

Ricevo suo telegramma 1• Stabilisca sin da ora nel modo che crederà più conveniente che l'Italia parteciperà all'inchiesta. In base alle affermate intelligenze anglo-russe sembra possibile trovare un terreno comune fra Inghilterra, Russia e Italia a favore degli armeni. Voglia telegrafarrni quanto crede più opportuno in proposito 2 .

717

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. Roma, 10 dicembre 1894, matin.

Je m'empresse de répondre à votre lettre confidentielle d'hier soir 1 . La Porte n'ayant donné qu'une suite illusoire au conseil que vous et nous lui avions adressé pour une enquete sérieuse, nous avons cessé pour notre part de lui donner d'autres conseils à cet égard, et ce n'est qu'avec sir P. Currie et au besoin avec ses collègues amis et non avec la Porte que Catalani est autorisé à se concerter pour notre participation à une enquete de consuls. Nous attendrons d'autant plus volontiers le résultat de vos démarches envers la Russie que nous avons vu avec plaisir !es symptomes d 'une entente entre vous et cette Puissance sur !es affaires d'Asi e en général; cette entente, si elle s'étendait à I'Asie Mineure, présenterait un terrain commun où nous pourrions d'autant mieux remplir !es devoirs spéciaux qui incombent à I'ltalie, où la culture arménienne a, vous le savez, à Venise et à Rome, des racines traditionnelles.

718

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3096. Londra, 10 dicembre 1894, ore 15,03 (per. ore 17,25).

Sottosegretario di Stato, al quale ho fatto comunicazione ordinata da V.E. 1 , mi ha detto che Francia a Russia non avevano ancora risposto circa invito loro

2 Cfr. nn. 719 e 720. 717 1 Non pubblicata in quanto il suo contenuto è analogo a quello del n. 718. 718 1 Cfr. n. 715.

consoli Erzerum accompagnare commissione d'inchiesta. Era anche dubbio consenso Russia. Kimberley prega quindi V.E. soprassedere domanda relativa intervento console Trebisonda perché essa complicherebbe adesso questione, e perché, se Francia, Russia non accettano invito loro rivolto, ne verrebbe situazione affatto nuova, e Governo inglese non potrebbe ancora dire ciò che farebbe. Sir Clare Ford ha avuto istruzione parlare in questo senso V.E. Qualora situazione in giornata si definisse sottosegretario di Stato ha promesso farmelo sapere.

716 1 Cfr. n. 713.

719

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3095. Costantinopoli, 10 dicembre 1894, ore 15,17 (per. ore 15.45).

Fino a questo momento nulla è stato concluso fra l'Inghilterra e la Russia circa partecipazione consoli inchiesta Armenia. Ambasciatore d'Inghilterra mi ha formalmente promesso «tenermi informato di ogni passo del negoziato, e non appena sarà giunto momento opportuno raccomanderà fortemente partecipazione nostro console». Sublime Porta propone che i consoli facciano parte commissione d'inchiesta e firmino rapporto. Inghilterra insiste che accompagnino commissione senza farne parte con il diritto di interrogare abitanti e spediscano rapporti separati. Dichiaro, assumendo responsabilità dichiarazione, che l'invito fatto dall'Inghilterra alla Russia non è effetto nuova orientazione politica inglese. Spedisco fra poco altro telegramma 1 che prego decifrare ella stessa.

720

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 120. Costantinopoli, 10 dicembre 1894. ore 16,50 (per. ore 17).

Prego decifrare ella stessa. Nelidow mette come condizione accettazione invito Inghilterra: l) che consoli Erzerum non facciano parte commissione inchiesta ma compongano commissione di controllo con incarico di rimanere Erzerum, ricevere relazione commissione turca e indicare a quest'ultima località da visitare e persone da interrogarsi; 2) che i consoli si astengano dall'interrogare abitanti per non dare

incentivo all'insurrezione; 3) che redigano relazione separata ed indipendente l'uno dall'altro. Nelidow ha ricevuto istruzioni da Giers di evitare ad ogni modo di sollevare questione armena. Proposte Nelidow non ancora accettate Foreign Office né da Governo russo. Quindi l'ambasciatore di Inghilterra prega nuovamente mantenere segreto più assoluto anche con Londra. Foreign Office telegrafa che Cambon conformerà sua condotta a quella dell'ambasciatore di Russia. Ambasciatore d'Inghilterra teme che Russia e Francia, le quali accettano poco volentieri partecipazione inchiesta, possano prendere pretesto partecipazione Italia per ritirarsi. Questo timore cesserà allorché avranno accettato definitivamente inchiesta da cui dipende esistenza Gabinetto inglese, essendo possibile che inchiesta sia seguita da una conferenza. Credo necessario che Italia partecipi commissione controllo.

719 1 Cfr. n. 720.

721

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. CONFIDENZIALE. Roma, 10 dicembre 1894.

In compliance with instructions which I have received from the Earl of Kimberley, I have the honour to enclose herein translations of letters which have been addressed to Her Majesty The Queen and to Sir H. Kitchener by Ras Mangasha Chief of the Tigré Province of Abyssinia and nephew of the late King John.

In communicating these letters confidentially to Y our Excellency Lord Kimberley desires me to ascertain what are the wishes of the ltalian Government with regard to the answer which should be sent to them 1 .

ALLEGATO I

IL GOVERNATORE DEL TIGRÉ, RAS MANGASCIÀ, ALLA REGINA DI GRAN BRETAGNA, VITTORIA

L. Makallé. september 21 1894.

I bow low before Your Majesty's feet. My father lived ali his !ife under the shadow of your friendship, and I beg to be accorded the same privilege. I beg also for your spiritual friendship.

When I heard thaJ English troops were coming, I went from Tigré to Amhara, and I remained there ali the winter till the summer, near the sea, but when no one carne I returned to Tigré. I now beg for your sincere friendship; to obtain that is my greatest desire. I have not sealed this, as I do not possess a seal. I therefore beg Your Majesty's permission to make a seal.

ALLEGATO II

IL GOVERNATORE DEL TIGRÉ, RAS MANGASCIÀ, AL SIRDAR DELL'ESERCITO EGIZIANO, KITCHENER

L. Makallé, september 22 1894.

Greeting to you!

How are you? Are you well? Thank God, I am well, thank you. May it please God to give me health. I remain in friendship to you as were my father and mother. I have remained at Amhara all this winter waiting, because I heard that you were coming, and therefore have waited for you from day to day, but you have not come. Even as my father and mother loved you, so do I; and no w you are in the piace of my father an d mother. I no w ask your friendship in return, and stand waiting for you with arms folded. I have sent this without seal, because you have not yet permitted me to make one; and when I hear from you, then shall I make one when you order me to do so.

721 1 Per la risposta cfr. n. 742.

722

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1638/629. Berlino, 11 dicembre 1894 (per. il 14).

Questo ambasciatore di Austria-Ungheria, col quale mi trovo nelle migliori relazioni personali, mi volle ieri sera, a scusare il suo Governo nella questione istriana, dar lettura di una delle consuete circolari sulla politica interna, che vengono da Vienna trasmesse agli agenti all'estero, per loro orientamento nelle questioni più importanti, e che appunto trattava delle note tabelle bilingui. Di quel documento confidenziale V.E. ebbe senza dubbio già comunicazione, o per lo meno il suo contenuto le sarà noto dalle conversazioni col barone de Bruck. Credo tuttavia farne cenno. In esso il Governo imperiale austriaco si scagiona dall'accusa di favorire l'elemento slavo a preferenza di quello italiano, e cita numerose istruzioni date alle autorità locali istriane perché entrambe le nazionalità siano ugualmente rispettate, protette; osserva che anche nelle località dove non è in maggioranza la popolazione slovena, le due lingue sono ammesse dinanzi ai tribunali; cita esempi di località ove le tabelle bilingui furono da tempo introdotte senza provocare lagnanze, e, dalla enumerazione delle scuole esistenti, trae argomento per provare che la popolazione italiana non ha diritto di ritenersi conculcata. Osserva finalmente che le tabelle bilingui sono una necessità per località ove vivono a contatto popolazioni delle due nazionalità, ma non si pensò mai di introdurle là ove la popolazione intera o in grandissima maggioranza è italiana. La circolare termina coll'assicurazione che il Governo imperiale si manterrà sempre fedele al principio di egual trattamento per tutte

le nazionalità, ma non intende in pari tempo tollerare esigenze non fondate di talune di esse.

Il signor Szogyeny lamenta però meco che la questione delle tabelle sia stata così inopportunamente sollevata in questo momento, senza pensare alle conseguenze che potevano derivarne anche nelle relazioni coll'Italia, conseguenze tanto più prevedibili che in Pirano, come rilevai subito gettando lo sguardo su una tabella che andava annessa alla circolare Iettami in fretta, e come non potei a meno di osservare al mio collega, contansi 16,000 italiani circa e 2000 sloveni.

Il fatto che il Gabinetto di Vienna cerca scusare la sua condotta in Italia con una circolare ai suoi agenti all'estero, è una prova che non si sente la coscienza netta. Speriamo che essa, insieme al contegno sì corretto del R. Governo a proposito delle interpellanze lmbriani e Colajanni, serva ad impedire il rinnovarsi di simili errori.

723

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT

Roma, 12 dicembre l 894, ore 24.

Informi Gentile che partirà fra breve lettera reale 2 conforme a sue indicazioni 3 . Egli potrà negoziare concessione di non stabilir consolato di carriera ed appoggiare il sultano contro protezioni abusive.

724

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2766. Roma, 13 dicembre 1894, ore 21,40.

Sembra probabile insuccesso dei tentativi d'accordi tra Inghilterra e Russia. Noi non volendo creare imbarazzi all'Inghilterra, dobbiamo ormai rimanere spettatori finché essa non ci faccia proposte formali. Dimostri riservatezza e continui sue ottime informazioni.

2 Datata 16 dicembre, che non si pubblica.

3 Contenute nel n. 705.

723 1 Minuta autografa.

725

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 27671. Roma, 13 dicembre 1894, ore 21,40.

Ringrazi lord Kimberley 2 e lo assicuri che non intendiamo insistere per partecipazione all'inchiesta quando non desiderata.

726

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3123. Londra, 14 dicembre 1894, ore 22,36 (per. ore 0,30 de/15).

Kimberley, al quale ho fatto comunicazione ordinata 1 , ringrazia V.E. e mi partecipa Inghilterra, Francia, Russia si sono messe d'accordo. Consoli di Erzerum non accompagneranno commissione d'inchiesta, ma vi manderanno delegato. Essi invece sopraveglieranno inchiesta da Erzerum. Kimberley mi partecipa che se V.E. desidera mandare delegato colla commissione d'inchiesta sua presenza sarà ben accetta Inghilterra. Sua Signoria offre anche l'alternativa mandare Erzerum r. console Trebisonda 2.

727

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO 47048/310. Roma, 14 dicembre 1894 1 .

Autorizzo V.E. a venire a suo te~po riferire circa desiderio Spagna di rinnovamento2. Ma prima ella accerterà che Governo spagnuolo abbia capito impossibilità di continuare a sagrificare sotto influenze francesi interessi comuni che rimangono lettera morta. L'appoggio dell'Italia è stato troppe volte sfruttato dai Gabinetti spagnuoli qual mezzo di ottenere migliori condizioni nelle incessanti loro transazioni colla Francia al punto che ne venivano talvolta compromesse le solidarietà che intendiamo mantenere superiori ad ogni sospetto con Germania ed Inghilterra.

Cfr. n. 718. 726 1 Cfr. n. 725. 2 Per la risposta cfr. n. 729. 727 1 La minuta autografa, conservata nelle Carte Blanc, è datata 12 dicembre. 2 Risponde al n. 708.

Si parve da codesti ministri considerare la questione marocchina come anzitutto franco-spagnuola, desiderare combinazioni finanziarie o politiche colla Francia per controlli comuni, cooperazioni o riparti d'influenze o di territorì. La Spagna non ha voluto adottare con noi il giusto punto di vista del sultano del Marocco, il quale denunzia l'abuso delle protezioni politiche della Francia come il principale pericolo per l'indipendenza e l'integrità del Marocco e come un sufficiente motivo di escludere i consolati politici che esercitassero quella protezione a Fez. La Spagna ha perfino sagrificato il suo diritto ad aver a Fez un console commerciale e locale come l'Inghilterra anziché dividersi dalla Francia sulla questione delle protezioni politiche esercitate sopra influenti capi marocchini da agenti politici di carriera. Ai nostri consigli di preferire una intelligenza coll'Inghilterra e con noi, gli uomini di Stato spagnuoli hanno obbiettato una opposizione fondamentale, che, come predica la stampa franco-spagnuola, esisterebbe fra gl'interessi spagnuoli al Marocco e quelli della Potenza che occupa Gibilterra; e non hanno dissimulato che un'azione tutelare eventuale dell'Inghilterra a Tangeri sarebbe considerata da essi come contraria agli interessi della Spagna come a quelli della Francia, mentre noi non vediamo perché l'Italia e la Spagna non si associerebbero all'Inghilterra, qualunque sia il contegno della Francia, in nome d'interessi mediterranei comuni. Abbiamo veduto dunque la Spagna avviata politicamente come commercialmente in una via ove come membri della Triplice Alleanza non potevamo lealmente seguirla. V.E. deve far intendere in alto luogo che per il rinnovamento accorrerebbero stipulazioni precise che ci guarentissero contro equivoci pericolosi nelle questioni pratiche relative al Mediterraneo e specialmente al Marocco. L'Europa ha considerato ultimamente il Governo spagnuolo come irresistibilmente attratto nell'orbita francese. Se ciò non è, occorrono guarentigie che non ci si ricada di fatto, e che non si copra la defezione di fatto sotto impegni presi sulla carta e puramente teorici.

V.E. tenendo colle forme convenienti un sincero linguaggio al signor Groizard dimostrerà con ciò stesso all'Augusta Sovrana quanto sia leale il desiderio nostro di consolidar seriamente gli accordi che io e V.E. ci onoriamo d'avere per i primi inaugurati. Confido che V.E. mi recherà venendo in Roma proposte precise e pratiche di codesto Governo.

725 1 Minuta autografa.

728

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 3129. Costantinopoli, 15 dicembre 1894, ore 10, 18 (per. ore 22,55).

Nel nostro colloquio Nelidow si è espresso nel modo pm deciso contro la partecipazione console d'Italia inchiesta. Ha detto che Italia non ha interessi m

Armenia; che il nostro concorso darebbe carattere politico alla inchiesta, ed ecciterebbe popolazioni ad insorgere. Ho ribattuto inutilmente argomenti trattandosi di risoluzione già presa. *Aspetto istruzioni 2• Telegraferò parere ambasciatore d'Inghilterra* 3 .

728 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, Questioni internazionali, cit., p. 246.

729

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 2772. Roma, 15 dicembre 1894, ore 15.

Ringrazi lord Kimberley 1 . Telegrafiamo istruzioni a Catalani per nostra partecipazione all'inchiesta 2•

730

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 1124/566. Londra, 15 dicembre 1894 (per. il 18).

Il poeta Giusti ha detto che sotto gli antichi sistemi in Toscana si parlava nihil de principe, parum de Deo: in Inghilterra adesso non si parla affatto della Francia, e pochissimo della Germania, e quel pochissimo non certamente in favore.

Si comprende la riserva assoluta riguardo alla Francia, mentre si sta facendo a Parigi un serio tentativo per aggiustare le divergenze della delimitazione del Congo francese, ed altre di minore importanza nei territori inglesi della costa africana dell'Atlantico. Per discutere pacatamente queste vertenze, l'Inghilterra ha già pagato il suo prezzo, non sollevando obiezioni alla guerra del Madagascar. Il trattato del 1890 le legava invero le mani, ma quando sono in giuoco grossi interessi, gli inglesi non usano guardar troppo rigorosamente ai trattati. Lord Kimberley si aspetta evidentemente dalla sua arrendevolezza il compenso d'una tregua nella questione d'Egitto; ma non è certo ancora se il signor Hanotaux gliela voglia accordare. Il Governo britannico però non vuole turbare in modo alcuno la discussione adesso affidata a lord Dufferin, e quindi silenzio assoluto e con tutti riguardo alla Francia. A proposito delle faccende d'Armenia, tanto sir T. Sanderson che lord Kimberley mi parlarono solo delle esitazioni della Russia, e fu dopo un'esplicita mia domanda,

Cfr. n. 734. 729 1 Risponde al n. 726. 2 T. 2774, pari data, non pubblicato.

che Sua Signoria mi disse come la Francia avesse dato assicurazioni amichevoli, ma aspettava ancora a pronunziarsi in modo definitivo. (Vedi mio rapporto n. 1074/557 dell'Il corrente) 1• Resta a vedere se a Parigi si metteranno d'accordo nelle discussioni africane sopra accennate, e questo sembra anche dubbio.

Le relazioni dell'Inghilterra colla Germania sono assai più complicate, e meritano uno studio più lungo. Io non volli in questi miei primi colloqui portare sulla questione lord Kimberley, perché non è colla soverchia precipitazione e collo zelo malinteso e mal fatto che si acquista l'altrui fiducia e si può servire utilmente il proprio Governo. Ho fatto tesoro però di quanto Sua Signoria ha voluto dirmi spontaneamente; dei discorsi di questi giorni fra lord Rosebery ed il conte Tornielli, da S.E. riferitimi; e delle conversazioni avute su questo importante argomento cogli ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria, che di loro iniziativa me ne parlarono nelle udienze d'etichetta chieste ed ottenute da loro dopo la presentazione delle mie credenziali. Non ho poi trascurato alcune sorgenti laterali di informazione, delle quali il lungo soggiorno altra volta fatto in questo Paese, ed i buoni amici che vi ho ritrovato, mi mettono in grado d'approfittare.

Il contegno attuale della Germania verso il Governo britannico può essere dettato o da scoraggiamento, in seguito alle continue esitazioni di questo Paese a prendere impegni definitivi nella politica estera, o da un machiavellismo profondo, che miri a condurre l'Inghilterra nella combinazione delle Potenze centrali senza condizioni di sorta, a semplice discrezione. Tale contegno è di creare imbarazzi continui al Governo di Londra, ed i tedeschi vi riescono pienamente.

Approfittando delle difficoltà suscitate dalla Francia, il Governo di Berlino impose ed ottenne la rinunzia al libero passaggio degli inglesi, sancito nell'accordo anglo-congolese, lungo la striscia sottile di territorio dello Stato del Congo, a nord del lago Tanganika. Facile fu quel trionfo della diplomazia germanica, ma i rancori durano ancora qui in Inghilterra e non saranno così presto sopiti. Venne poi la questione del Togo, ed ultimamente la politica brusca seguita in questi ultimi mesi dalla Germania verso la Spagna, e la sua indifferenza a gettare quella Potenza nella mani esclusive della Francia. «Credono a Berlino, *mi disse Kimberley * 2 , che la Spagna debba ritenersi una quantità trascurabile; ma essa non è trascurabile per le Potenze interessate all'equilibrio del Mediterraneo».

*Il conte di Hatzfeldt, ambasciatore di Germania qui a Londra, mi confermò in queste mie conclusioni coi giudizi severi che volle emettere sulla politica del Gabinetto Rosebery. «È un uomo assai ondeggiante nelle sue cose, mi disse, e sta a capo di un partito che ben presto diverrà minoranza. Per sostenersi ha bisogno di appoggiarsi sui radicali, e con i radicali inglesi non si fa né politica estera, né alleanze». Ed aggiunse che amava questo Paese, che aveva facilitato, tanto a Londra quanto a Costantinopoli, un accordo tra l'Italia e l'Inghilterra, ma che non poteva avere troppa fiducia nella politica estera di questo Governo. «È un Paese che ha bisogno di una guerra seria. Io non glielo auguro, ma se non è toccato sul vivo da qualcuno, e non è messo a serio cimento, s'avvierà a gran passi verso la decadenza» *3 .

2 I passi fra asterischi furono trasmessi in cifra.

3 Il 21 dicembre Blanc aveva dichiarato a Biilow: «Quanto prima il Gabinetto Rosebery cadrà, tanto meglio sarà per l'Italia e per l'Europa (Die Grosse Politik der Europiiischen Kabinette 1871-1914, band 9, Berlin, 1924, n. 2195).

«Il fondo della politica tedesca attuale, mi diceva un inglese assai competente,

* Sir Donald Mackenzie Wallace, che fu segretario particolare di lord Dufferin in India, che ha scritto un libro assai conosciuto sulla Russia, ed ora è uno dei principali redattori del Times, * è di trascinare il nostro Governo nella combinazione delle Potenze centrali; ma noi esitiamo ad impegnarci in alleanze di lunga durata: la nostra politica non ha però mutato nelle grosse questioni».

*Il conte Deym, ambasciatore d'Austria-Ungheria, è più ottimista del suo collega tedesco. Egli non crede che l'Inghilterra intenda menomamente distaccarsi dalla Germania e dalle Potenze centrali; essa cerca solo di aggiustare questioni secondarie con la Francia e con la Russia, ma le grosse questioni (Oriente ed Egitto) sono lasciate in disparte. A Berlino furono un po' troppo duri verso il Governo inglese in questi ultimi tempi, specialmente negli affari del Congo, ma capiscono adesso perfettamente, e spera che muteranno sistema.*

Io ho potuto constatare con piacere che le mie prime impressioni riferite a V.E., col rapporto dell'8 corrente n. 1066/551 4 , si sono pienamente confermate in questi giorni, e coincidono coll'opinione di persone autorevoli.

La politica inglese, per quanto attraversi una fase di ristagno, sinora rimane la stessa nelle grandi questioni. Tocca al R. Governo di fare in certo modo da mediatore negli attriti attuali colla Germania; e difatti è meglio un'Inghilterra impegnata virtualmente, se non esplicitamente, nella combinazione delle Potenze centrali, che un'Inghilterra la quale per suscettibilità offese se ne distacchi completamente. Giacché alla lunga questa potrebbe essere la conseguenza della politica seguìta dal Governo tedesco. Il R. Governo dovrebbe far sentire a Vienna e a Berlino come sia primario e comune interesse di conservare nella nostra orbita il Governo britannico, e facendo con tatto e con buon risultato simili pratiche, renderemmo un segnalato servizio al Governo di Londra, del quale esso non potrà a suo tempo non sentire riconoscenza.

728 2 Cfr. nn. 740 e 741.

730 1 Non pubblicato.

731

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. URGENTISSIMO 3131. Massaua, 16 dicembre 1894, ore 11,20 (per. ore 12,35).

Abissini, pretesto attaccare dervisci, riuniscono ingenti forze nel Tigré. Sproporzione di queste con promesse fatte, notizie dallo Scioa, contegno contraddittorio

731 1 Ed., con l'omissione della frase fra asterischi, in LV 87, p. 9, in BARATIERI, Memorie d'Africa, cit., p. 81, e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., pp. 290-291.

di ras Mangascià 2 , fan credere possibilità attacco tradimento. Vado perciò Asmara dove riunisco campo mobile e chiamo milizia mobile. Contegno Bat Agos sospetto. Contro di lui, per ridurlo obbedienza, inviai quattro compagnie. *Dervisci non accennano passare A t bara* 3 .

730 4 Cfr. n. 714.

732

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3132. Berlino, 16 dicembre 1894, ore 15,38 (per. ore 16,50).

Malet comunicò ieri sera a me ed a collega austriaco sua piena soddisfazione ultima conferenza avuta con segretario di Stato affari esteri e non dubita che mediante buon volere delle due parti, presto sparirà traccia ultimo spiacevole incidente. Ambasciatore d'Austria-Ungheria è tanto più soddisfatto questa comunicazione che Kalnoky si lascia molto impressionare da polemiche giornali e teme sempre cambiamento politica Germania; timore che egli come me crede per ora assolutamente infondato.

733

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 2785 1 . Roma, 16 dicembre 1894, ore 17.

Certo V.E. avrà comunicato a Suakin notizie minaccia abissini 2 che potrebbero influire sui movimenti dei dervisci.

3 Questo telegramma e il n. 733 furono comunicati all'ambasciata a Londra con T. 2786, pari data. Con R. riservato 1142/575 del 19 dicembre, non pubblicato, Silvestrelli riferì di averne dato notizia a Sanderson. 733 1 Minuta autografa.

2 Cfr. n. 731.

731 2 Su Mangascià cfr. quanto aveva scritto lo stesso Baratieri nel R. riservato 2481, datato Cheren, 12 dicembre: «Il residente mi telegrafa da Adua che Mangascià si è finalmente indotto a raccogliere un corpo sotto il comando di ras Agos pel giorno 17 ad occidente di Axum, allo scopo di operare sulla destra del Tacazzè, in direzione di Tomat, e quindi ai fianchi ed alle spalle del corpo del Ghedaref eventualmente in marcia contro Cassala. Non posso attribuire soverchia importanza all'azione abissina; ma essa può pesare notevolmente sulla bilancia e considero l'averla ottenuta, come un lieve risultato delle lunghe pratiche».

734

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 3137. Costantinopoli, 16 dicembre 1894, ore 18,43 (per. ore 19,45 ).

Non mi risulta finora che V.E. abbia ricevuto telegramma circa mio colloquio con N eli do w 1 . Parere ambasciatore inglese è di tentare egli ed io di convincere Nelidow opportunità partecipazione Italia inchiesta. Calice mi ha detto temere che sue pratiche saranno inutili e credere opportuno che Governo del re, Inghilterra e possibilmente Governi alleati facciano pratiche stato attuale delle cose. Mi fa notare però che 1'11 corrente Kalnoky dichiarò non volere reclamare partecipazione dell'Austria-Ungheria per non dare all'inchiesta carattere europeo. Credo più che mai utile partecipazione nostro console che è desiderata dall'Inghilterra, ma prima di iniziare pratiche ufficiali è necessario sapere sino a qual segno Governi amici sono decisi sostenere nostra domanda. Poiché Nelidow insistette che l'Italia non aveva interesse diretto in Armenia 2 , mio principale argomento fu che, per tale considerazione, il concorso dell'Italia dava maggior guarentigia alle popolazioni, alla Porta ed all'Europa di imparzialità e di giustizia. Calice ha ricevuto istruzione di dichiarare alla Porta che il suo Governo approva proposta inchiesta col concorso consoli. Nelidow mi ha detto che nella sua lunga esperienza situazione non era mai stata così grave come al presente.

735

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 3769/1267. Vienna, l6 dicembre l 894 (per. il 2l).

Al mio ritorno in Vienna ho trovato il conte Kalnoky abbastanza sereno, di fronte agli attacchi di cui era stato oggetto nel Parlamento ungherese, attacchi da cui del resto era stato difeso, benché con qualche ritardo, dal ministro presidente ungherese, signor Wekerle. Ma se il ministro imperiale e reale degli affari esteri si mostrò tranquillo e indifferente per quanto spetta alla sua posizione personale, non mi parve egualmente sicuro circa l'attitudine politica generale delle varie Potenze, quale ora si disegna in Europa. Il conte Kalnoky non dà importanza eccessiva all'accordo ora prodottosi circa alcune questioni territoriali tra la Russia e l'Inghilterra. Egli pensa che la stampa inglese esagera probabilmente nei suoi commenti, convertendo i desideri

in fatti. Ma questo linguaggio della stampa inglese gli sembra dover esser notato, perché esso è indizio delle disposizioni del popolo inglese.

D'altro lato, la condotta del Governo germanico verso la Francia in un senso e verso l'Inghilterra e la Spagna in un altro senso, mette il Governo austro-ungarico in una incertezza non priva d'imbarazzo, per non dire d'apprensione. Qui si osservano con rammarico non tanto i tentativi inutili che il Governo germanico va moltiplicando per mostrarsi benevolo verso la Francia, quanto l'attitudine ostile assunta dal medesimo verso la Spagna, in seguito alla rottura degli accordi commerciali, e il linguaggio acerbo della stampa germanica, più o meno ufficiosa, all'indirizzo dell'Inghilterra. Si ammette che il Governo inglese si sia mostrato malaccorto nelle sue relazioni coloniali colla Germania. Ma si pensa che le questioni di tal natura possono regolarsi tra i due Governi senza troppa diff.coltà, purché dalle due parti si metta una certa dose di buona volontà. In sostanza si è qui un po' sconcertati dall'attitudine presa dalla Germania verso l'Inghilterra, e la si deplora per il riflesso che può avere sulla Triplice Alleanza. L'opinione del conte Kalnoky si è che la Germania voglia semplicemente ricordare all'Inghilterra (che spesso li dimentica), i riguardi a cui ha diritto. Ed è possibile che questo sia il motivo determinante. Ma forse ce n'è un altro. Ormai, dopo l'allontanamento del principe di Bismarck dal Governo, la politica germanica va rivestendo un carattere personale, impressole dall'imperatore Guglielmo. Ora, è abbastanza noto che questi non ha alcuna simpatia per il Ministero liberale inglese e considera come un fatto pernicioso per il principio monarchico l'attacco diretto dal primo ministro britannico contro la Camera alta del Regno Unito. Se questo fosse il principale motivo dell'acerbità che ora sembra prodursi nelle relazioni della Germania e dell'Inghilterra, un cangiamento di Ministero in quest'ultimo Paese potrebbe, a suo tempo, rimettere le cose nello stato normale. Del resto, lo studio attento di queste disposizioni di spirito nei Governi e nell'opinione pubblica delle varie Potenze potrà condurre tosto o tardi a scoprirne le vere cause.

Intanto all'Italia, nell'interesse suo e in quello della pace europea, incombe l'obbligo di adoperarsi secondo le sue forze per far disparire o almeno diminuire la tensione attuale dei rapporti fra due grandi Potenze, che sono egualmente sue amiche. In questo senso io mi esprimerò qui coi miei colleghi di Germania e d'Inghilterra.

734 1 Cfr. n. 728. 2 Cfr. in proposito il n. 740.

736

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 3144 2 . Massaua, 17 dicembre 1894, ore 9 (per. ore 21,10).

**Per ultime notizie mandate Mulazzani da Adua diminuiscono preoccupazioni minaccia abissini**. Bat Agos, pur dichiarandosi devoto Governo italiano, raccoglie

armati Okulè-Kusai, si trincera Saganeiti e tiene ostaggi residente e due telegrafisti. Maggiore Toselli lo fronteggia con sei compagnie, quattro pezzi d'artiglieria, trattando per sua sottomissione. Fallendo trattative impiegherà la forza. *Verso il Sudan nulla nuovo. Stante situazione indecisa non ho dato né darò senza ordini

V.E. alcuna comunicazione a Suakin circa minaccia abissini* 3 .

736 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 291 e, con l'omissione anche del passo fra doppi asterischi, in LV 87, p. 9. 2 Annotazione a margine di Maissa: «Comunicato alla guerra 17 sera».

737

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO 3138. Londra, 17 dicembre 1894, ore 9,20 (per. ore 10,55 ).

Circa inchiesta armena, ad evitare inconvenienti verificatisi in casi analoghi, mi permetto suggerire dar ordini categorici nostro console o delegato agire d'accordo con collega britannico.

738

IL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

N. RISERVATISSI MA 400. Roma, 17 dicembre 1894 (per. stesso giorno).

Ringrazio l'E. V. della comunicazione fattami del telegramma in data di ieri l, col quale il generale Baratieri informa circa l'attitudine sospetta delle forze abissine che si concentrer~bbero in numero rilevante nel Tigrè.

È difficile ed anche poco supponibile che gli abissini nemici dei dervish per ragioni di razza e di religione e per le recenti lotte che produssero gravi cambiamenti nel regime etiopico, possano oggi diventare amici dei medesimi a danno nostro e contro di noi prendere le armi. È pur tuttavia possibilissimo che essi si apparecchino a piombare sopra di noi quando fossimo alle prese coi dervish o peggio ancora quando non avessimo la meglio in un combattimento con questi ultimi.

Questo Ministero non può a meno di preoccuparsi di questo stato di cose i cui pericoli non sfuggono certo all'acume della E.V. Mandare oggi ajuti di uomini e di armi al generale Baratieri (il quale del resto nella sua serenità di spirito non ha

creduto di farne richiesta) sarebbe impossibile quasi, non foss'altro per la strettezza del tempo: dargli consigli che potrebbero turbare la sua calma e la sua libertà d'azione non sarebbe neppurè opportuno. Quello che a me pare prudente sarebbe che l'E.V. invitasse il generale Baratieri a voler giornalmente e telegraficamente, finché dura una simile situazione, informarci dei cambiamenti nella situazione stessa.

Potrebbe pure chiedergli che cosa gli possa far bisogno e cioè armi, munizioni e vettovaglie per parare ad ogni evenienza (sebbene io creda che non siavi tale bisogno) e ciò che egli richiedesse potrebbe essergli spedito subito, anche sabato 2 .

È inutile poi che io dica alla E.V. che al pari di codesto ministero io riconosco la necessità che le comunicazioni del generale Baratieri e quelle che di conseguenza avverranno fra i due ministeri della guerra e degli esteri dovranno conservare il carattere della maggior riservatezza.

736 3 Cfr. n. 744. 738 1 Cfr. n. 731.

739

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. 2788. Roma, 17 dicembre 1894, ore 11.

Finché dura attuale situazione 2 prego informarmi giornalmente telegraficamente ogni mutamento. *Se V.E. desidera armi, munizioni, vettovaglie potrebbe farsene spedizione sabato ventidue* 3 .

740

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2791. Roma, 17 dicembre 1894, ore 13,45.

Osservi all'occorrenza che l'Italia è di tutti i Paesi d'Europa forse quello in cui la cultura e la religione armena hanno più salde e numerose radici, specialmente a Venezia ed a Roma. Anzi, la stessa libertà delle comunicazioni tra gli armeni e la Santa Sede, alla quale l'abbiamo garantita, era posta in questione ultimamente, a proposito di Azarian. Sono evidenti anche all'infuori dei trattati i nostri interessi, non solo, ma i nostri doveri in tale questione.

739 1 Ed., con varianti, in LV 117, p. 9. Il passo fra asterischi è ed. anche in CRISPI, La prima guerra d'Aji-ica, cit., p. 297.

Cfr. n. 731. 3 Per la risposta di Baratieri cfr. n. 746.

738 2 Cfr. n. 739.

741

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2792. Roma, 17 dicembre 1894, ore 14,30.

Abbiamo aspettato che partecipazione della Russia con l'Inghilterra all'inchiesta turca potesse effettuarsi, e non abbiamo voluto creare alcun imbarazzo all'Inghilterra, alla quale siamo grati di avere desiderato il nostro concorso. Non ci dissimuliamo peraltro la difficoltà di associare praticamente all'inchiesta turca inchieste consolari avendo quella e queste scopi manifestamente contraddittorii. Comunque, alle nostre responsabilità tocca a noi provvedere in presenza di fatti che già constano innegabili e purtroppo gravi. È necessario quindi si rechi in Erzerum chi autorevolmente possa associarsi eventualmente alle inchieste altrui, e ad ogni modo riferire separatamente a codesta r. ambasciata. Ella può disporre perciò anche di Scaniglia, come console in missione, del quale si riconoscerebbero i servigi, oltre che del personale più adatto sia sul luogo che da inviarsi.

742

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

N. 474951141. Roma, 17 dicembre 1894.

Con la nota di V.E. del lO corrente 1 ho avuto l'onore di ricevere copia delle lettere che ras Mangascià ha diretto a S.M. la Regina Vittoria e a Kitchener pascià. L'amichevole comunicazione riuscì assai gradita al Governo del re, ed io prego l'E.V. di volerne esprimere a quello della regina i più vivi ringraziamenti.

Poiché lord Kimberley si è compiaciuto di chiedere quali siano i nostri desideri in ordine alle risposte che, eventualmente, fossero date al ras del Tigrè, sarò grato a V.E. se vorrà far conoscere a Sua Signoria che il R. Governo gradirebbe che quelle lettere fossero inviate a Mangascià, per mezzo delle autorità di Massaua.

Sarebbe inoltre nostro desiderio che nelle medesime si dicesse al ras che non potrebbe dar prova più grata della sua amicizia verso la Gran Bretagna che quella di mantenersi fido all'Italia, di cui l'Inghilterra è amica 2 .

In attesa di cortesi comunicazioni dell'E.V. a questo proposito ...

742 1 Cfr. n. 721. 2 Cfr. n. 807.

743

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3144 bis. Costantinopoli, 18 dicembre 1894, ore 1,05 (per. ore 6,45).

Radolin è venuto a dirmi sapere da fonte autorevole, probabilmente dal suo Governo, che fra la Russia e l'Inghilterra siano state stabilite intelligenze, mercé le quali, in seguito inchiesta, la prima occuperà Armenia fino a che ordine non vi sia ristabilito, e l'Inghilterra in scambio non sarà molestata in Egitto dalla Francia, alla quale si darebbe altro compenso. Per tale ragione Russia si sarebbe opposta partecipazione Italia all'inchiesta. Benché io abbia taciuto con Radolin, sono convinto che la cosa finora non ha alcun fondamento.

744

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 2799. Roma, 18 dicembre 1894, ore 13,20.

Se V.E. non opina diversamente non vedrei inconveniente che suo scambio d'informazioni con gl'inglesi si estendesse anche alle cose abissine 1 .

745

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3147. Costantinopoli, 18 dicembre 1894, ore 14,45 (per. ore 15).

Sulla domanda dell'ambasciatore d'Inghilterra l'ambasciatore d'Austria-Ungheria ha chiesto a Kalnoky autorizzazione di far pratiche presso Nelidow per indurlo a non opporsi partecipazione Italia inchiesta. Ambasciatore di Russia a Londra ha dichiarato a Kalnoky che la Russia non avrebbe obbiezioni al concorso dell'Italia. Spero vedere da ciò che le obbiezioni fatte da Nelidow sono personali. Prego V.E. far fare pratiche a Pietroburgo dalla nostra ambasciata e dalla ambasciata d'Austria-Ungheria1 .

745 1 Istruzioni in tal senso furono inviate a Marochetti con T. 2803 e a Nigra con T. 2804 dello stesso 18 dicembre, non pubblicati. Per le loro risposte cfr. nn. 747 e 748.

744 1 Risponde al n. 736.

746

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 123. Massaua, 18 dicembre 1894, ore 19,55 (per. ore 20,40).

Continuano sospetti possibilità movimenti ostili Tigrè e connivenza con Bat Agos, malgrado ripetute dichiarazioni amicizia, parte Mangascià. Mulazzani ritorna ora Adiqualà. Avvennero numerose defezioni tra i partigiani Bat Agos: pare inevitabile rottura trattative. Confido ugualmente pronta soluzione. Milizia accorre regolarmente tutta Colonia. Qualunque sia soluzione incidente Bat Agos, necessita aumento forze regolari. Prego autorizzare telegraficamente: chiesto guerra quadri occorrenti. *Ringrazio offerta: 2 ora nulla occorre.*

747

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3164. Pietroburgo, 19 dicembre 1894, ore 17,03 (per. ore 19).

Armenia. Il 17, ancora oggi ho interessato Gabinetto imperiale nel senso dei telegrammi di V.E. \ Giers, pur accogliendo amichevolmente nostro pensiero, persiste considerare che conviene assolutamente evitare carattere europeo e politico alla inchiesta, lasciare a questa carattere locale, per così dire, tecnico: così dimostra scelta dei delegati locali che la sorveglierà. Questione non merita ancora essere portata sul terreno Trattato di Berlino.

748

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3165. Vienna, 19 dicembre 1894, ore 17,45 (per. ore 18,45).

Inchiesta Armenia. Domanderò a Kalnoky di approvare partecipazione Italia 1 , ma Kalnoky è recisamente opposto intervento di tutte le Potenze, e specialmente dell'Austria-Ungheria per le ragioni spiegate in precedente rapporto di questa ambasciata 2 , confermato con rapporto spedito oggi3.

2 Cfr. n. 739. 747 1 Cfr. n. 745, nota l. 748 1 Cfr. n. 745, nota l.

2 R. 3696/1237 dell'Il dicembre, non pubblicato.

3 Non pubblicato.

746 1 Ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 291 e, con l'omissione della frase fra asterischi, in LV 87, p. IO.

749

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 124. Massaua, 19 dicembre 1894.

Bat Agos ritirossi ieri da Saganeiti verso l'Halai ove fu attaccato vinto ed ucciso. Perdemmo 10 morti ventidue feriti, tutti indigeni. Perdite ribelJi ora incalcolabili: fuggirono inseguiti. *Credo che colpo toglierà presentemente intrighi con abissini*. Milizia tutta sotto le armi. *Attacco dervisci pare rimandato luna nuova*.

750

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2813. Roma, 20 dicembre 1894, ore 11,30.

Come le telegrafai il 17 dicembre 1 conservo dubbi circa possibilità ed utilità colJaborazioni consolari con i turchi nelJ'inchiesta. D'altronde altre Potenze vogliono evitare che l'inchiesta prenda carattere europeo. 2 Scaniglia dovrà riferire accuratamente ogni informazione anche suii'andamento deiie inchieste altrui sia turca che europee, ed i rapporti suoi costituiranno l'inchiesta che dobbiamo fare per conto nostro per responsabilità verso l'elemento armeno in Italia.

751

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO PERSONALE 106. Roma, 20 dicembre 1894.

Se V.E. lo può segretamente e senza compromettersi faccia pubblicare costì che Francia sta trattando con Inghilterra chiedendo Tuat e hinterland marocchino

cit., p-292. 750 Cfr. n. 741.

2 Cfr. nn. 747 e 748.

e offrendo capo Jubi e cessazione dell'ostruzionismo francese in Egitto. Ci telegrafi poi quanto venga pubblicato 1 .

749 1 Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi, in L V 87, p. l O e in CRISPI, La prima guerra d'Africa,

752

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 125. Massaua, 20 dicembre 1894.

Prosegue sottomissione disarmo Okulè-Cusai. Ras Mangascià scrive promettendo combattere ribelli e dervisci, ma riunione grosse forze Tigrè verso l' Agamè e notizie da Adua fanno sospettare tradimento *che, spero, sfumerà in seguito a morte di Ba t Agos.* Sono pronto a raccogliere tutte le forze disponibili ad Adi-Ugri.

753

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 21 dicembre 1894, ore 12.

Faccia osservare che corrispondenza da Vienna nel Times del 18 nuoce qui alla nostra politica invariabile nell'alleanza. Non dubito si ritenga utile smentire da Vienna2 .

754

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 282P. Roma, 21 dicembre 1894, ore 13,40.

Non faccia alcun passo nuovo per partecipazione inchiesta turca e si tenga più che mai in accordo col collega inglese.

era apparsa sull'Epoca. 752 1 Ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 292 e, con l'omissione delle parole fra asterischi, in L V 87, p. Il. 753 1 Minuta autografa.

2 Cfr. n. 755. 754 1 Minuta autografa.

751 1 Con T. riservato personale 126 del 21 dicembre, non pubblicato, Maffei informò che la notizia

755

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3180. Vienna, 21 dicembre 1894, ore 16,50 (per. ore 17,35).

Corrispondenza del Times 1 sarà qui ufficiosamente smentita; del resto non fu attinta ad alcuna fonte autorevo1e 2•

756

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. PERSONALE 1159/542. Madrid, 21 dicembre 1894 (per. il 31).

L'ambasciatore britannico a Vienna riferì al suo Governo di aver recentemente alluso, col conte Kalnoky, ai tentativi della Germania per ravvicinarsi alla Francia.

Il ministro austriaco avrebbe risposto sorridendo: «Si, l'imperatore Guglielmo ciò fa pel beneficio dell'Italia e dell'Inghilterra!», vale a dire a mo' di monito verso quelle due Potenze. Ciò interpretando in tal senso, sir A. Monson aggiunse «ed anche pel beneficio della Spagna!».

«Precisamente, replicò il conte Kalnoky. Infatti l'ambasciatore tedesco a Madrid ha istruzioni di rendersi il più disaggradevole possibile». Ho l'onore di rassegnare quanto precede a titolo strettamente confidenziale.

757

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3182. Costantinopoli, 22 dicembre 1894, ore 7,52 (per. ore 7,40) 1 .

Ambasciatore d'Inghilterra approva che io chieda oggi a Radolin di fare le pratiche necessarie presso Sublime Porta circa nostra partecipazione inchiesta. Dovrò astenermi? Prego V.E. telegrafarmi al più presto 2•

2 Sullo stesso argomento Nigra scrisse a Blanc in una L. personale del 23 dicembre: «Si smentirà qui l'assurda corrispondenza del signor Lavino sul Times del 18 corrente. Quella corrispondenza non poggia sopra nessuna base autorevole. Posso assicurarle che gli spiacevoli incidenti della nostra Camera non lasciarono nel Governo austro-ungarico la minima traccia. Qui si conta e si fa il debito apprezzamento sull'alleanza dell'Italia, e desiderano che il Governo italiano faccia sull'alleanza austro-ungarica il medesimo assegnamento». 757 1 Sic; le ore dei telegrammi inviati da Costantinopoli sono spesso incerte.

2 Per la risposta cfr. n. 758.

755 1 Cfr. n. 753.

758

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2825. Roma, 22 dicembre 1894, ore 11,30.

Autorizzo E.V. a fare qualsiasi passo concertato con ambasciatore d'Inghilterra per nostra partecipazione inchiesta 1• Confido si intenderà coi colleghi d'Inghilterra e di Germania sul contegno da prendere in caso rifiuto Porta, che sarebbe meglio evitare, se preveduto ed ammesso dai due colleghi. Nostro delegato potrà essere Negri di Lamporo adatto e disposto a partire; ma, ad ogni buon fine, faccia confidenzialmente constare che Monaco, anche solo, farà in Erzerum quanto ci occorre per indagare vera situazione.

759

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 127. Massaua, 22 dicembre 1894.

Sanguinetti e soldati italiani pngwnieri liberati. Okulè Cusai disarmato. Fratello Bat Agos con mezzo migliaio seguaci riparò Tigrè. Sembra sicuro accordo capi Tigrè con Bat Agos. *Ancora dubito probabilità attacco abissini, forse sostenuti dallo Scioa. * Nella zona Asmara dispongo oggi oltre quattromila fucili. Confido potere fare fronte qualunque eventualità. Prego inviare mille moschetti per balistite 2 .

759 1 Ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 292 e, con l'omissione del passo fra asterischi, in LV 87, pp. 11-12.

2 Lo stesso giorno Baratieri inviò il R. 2658 (ed. parzialmente in LV 87, pp. 12-14) del quale si pubblicano i passi seguenti: «... vedendo nel convegno di Addis Abeba tra Mangascià e Menelik un pericolo di avere sulle braccia in autunno sudanesi ed abissini, preparai la spedizione di Cassala collo scopo di distruggere la base di operazione della Mahadia e di imporre con una brillante azione militare all'immaginazione degli abissini ... Per ora mi pare che la rivolta abbia il suo fondamento nello Scioa e sia un episodio di un movimento generale etiopico contro di noi. Già a questo pericolo io accennavo nelle mie relazioni della scorsa primavera. Io speravo che la presa di Cassala, della quale ero sicuro, lo avrebbe scongiurato. E parve in effetto dal contegno del Tigrè che io avessi guadagnato il ras inducendolo anzi ad un movimento contro i dervisci. Anche or ora nei primordi della rivolta il ras, che era legato a noi dal trattato del Mareb e da evidenti interessi suoi e che sempre in ogni occasione mi aveva dato prova di attaccamento, mi ha scritto due lettere ricordando i termini del trattato "i tuoi nemici sono i miei nemici", prognosticando a Batha Agos fine infelice e promettendo di arrestarlo se entrava nel di lui territorio ... Ora la rivolta è domata, il capo spento, l'Oculè Cusai disarmato. Rimane la seconda parte del compito, quella di venire in chiaro degli intendimenti abissini, respingendo ove occorra la progettata invasione ed impedire che essa s'effettui quando le forze della Colonia siano impegnate contro i dervisci».

758 1 Risponde al n. 757.

760

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

L. PERSONALE. Roma, 22 dicembre 1894.

La ringrazio della sua lettera del 9 1• Abbia pazienza per le questioni finanziarie; spero tempi migliori. Mi conforta la sua previsione che respinto sul serio, come confidiamo, l'aspettato attacco dei dervisci, l'Egitto faccia per il Sudan, quel che abbiamo fatto per Cassala.

In quanto all'Abissinia siamo stati a giorno delle mire francesi presso Menelik il quale era in corrispondenza assidua con Bat Agos. L'ultimo incidente di Halai non può a meno di aver giovato, ma gl'intrighi in Abissinia continueranno finché non sarà cessato lo scambio di transazioni africane fra Londra e Parigi; transazioni nelle quali la dichiarazione segreta circa l'Harar e gli affari marocchini appariscono talvolta stranamente collegati colla questione di sapere se la Francia desisterà o no dall'ostruzionismo in Egitto, ma malgrado le difficoltà in cui ci pongono le oscillazioni del Gabinetto Rosebery, siamo per proposito cogl'inglesi in Africa senza condizioni ed anche talvolta senza reciprocità. L'avvenire dirà se in ciò siamo stati troppo generosi.

Per suo uso personale ed esclusivo le mando copia di due documenti che suppliranno alla deficienza dei soliti invii di stampati alquanto diminuiti ultimamente per ragioni speciali.

P. S. Complimenti per la commenda mauriziana.

P.S. In quanto a Morana che non sarà mai utile, ma che si vuoi costì mantenere nella speranza che non torni ad essere nocivo, egli è di ostacolo a che l'attività italiana cooperi in Egitto, come potrebbe, anziché limitarsi, come osservò una volta lord Cromer, a ricerche di impieghi. Ma se egli è autorizzato a considerarsi persona grata al Governo egiziano che lo nomina, se non si vuole costì approfittare della fine del quinquennio nell'anno venturo per dargli cortesemente il ben servito, non ci rimane che a subirlo. Faccia però intendere a lord Cromer che Morana è il solo vestigio che rimanga in Oriente della politica di oscillazioni per così dire, e che non è colpa nostra se non è sostituito da persona che dia maggiore guarentigia alla nostra solidarietà con l'Inghilterra.

760 1 Se ne pubblica il passo seguente: «J'ai vu ce matin Nubar pacha et j'ai été heureux que vos déclarations à la Chambre transmises par le télégraphe m'aient mis à mème de lui confirmer la pureté de nos intentions à l'endroit du Soudan. Je crois qu'il était venu chez moi un peu pour se l'entendre dire. Quant à Cassala, il m'a semblé trop pénétré de l'importance de cette station, pour croire que nous voudrions jamais en sortir, et pour ma part j'ai cru bien faire en m'abstenant de toute remarque sur ce sujet. Maintenant, tout dépend de ce que feront !es derviches. S'ils continueront à peloter, la situation actuelle pourra se prolonger assez longtemps. Mais s'il y a une attaque sérieuse et qu'elle soit sérieusement repoussée, c'est, qu'on le veuille ou non, l'ouverture de la question du Soudan et, comme je vous l'ai écrit, je crois que lord Cromer, malgré son peu de goùt pour cette aventure, se prépare à y faire face; soyez sùr que, s'il y est contraint, il le fera avec sa résolution habituelle; c'est un plaisir que de traiter !es affaires avec un te! homme».

761

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE S.N. Madrid, 22 dicembre 1894 (per. il 27).

Da più giorni mi trovo in possesso delle istruzioni che V.E. mi ha date 1 e non occorre affermare che solamente profitterò dell'autorizzazione di venire in Italia quando abbia completamente compiuto la missione affidatami. Essa impone riguardi tutto speciali ed io per assicurare se possibile il successo dei miei passi non ho voluto agire con precipitazione reputando opportuno prepararmi ponderatamente il terreno.

Non debbo celare a V.E. che mi si affacciano gravi difficoltà per fare ammettere il nostro punto di vista. Anzitutto il ministro di Stato crede poter coscienziosamente dichiarare non esistere intelligenze qualsiasi colla Francia, malgrado i tentativi della stessa per stabilirne 2• In secondo luogo le dicerie recentemente diffuse dai giornali di Parigi sulla convenzione da noi stipulata per gli affari marocchini con l'Inghilterra hanno risvegliato contro questa Potenza i sospetti appena sopiti dalla smentita della cessione di Peregil.

Insomma io farò del mio meglio. Perorerò, ascolterò e poscia riferirò ogni cosa a V.E.

Prego V.E. di farmi conoscere anche risoluzioni pel modus vivendi. Spero infine che ella sia rimasta soddisfatta della inserzione nell'Epoca 3 e susseguente telegramma all'agenzia Stefani.

Sebbene differita ed alquanto mutilata per abbondanza di materie, la pubblicazione del di lei discorso è giunta a tempo.

762

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 128. Massaua, 23 dicembre 1894, ore 9,30 (per. ore 9,20) 1 .

Persico iniziò, con grande oculatezza, azione nell' Aussa secondo i desideri V. E. 2 Crederei ora pericoloso mutarlo con Traversi che ebbe molte contrarietà con l'Anfari 3 .

761 Cfr. n. 727.

2 L'ambasciatore d'Inghilterra aveva riferito a Maffei una conversazione avuta con Groizard che gli aveva dichiarato «... non essere poi vero affatto che la Spagna sia nelle mani della Francia; al contrario, il Governo della Reggenza, sentendo tutto il pericolo di giacere fra un Paese retto a Repubblica ed un Regno in isfacelo al par del Portogallo, non anela che a mantenere buone relazioni con gli Stati monarchici». (R. personale 1160/543 di Maffei del 21 dicembre).

3 Cfr. n. 751, nota l. 762 1 Sic'

2 Cfr. n. 707.

3 Annotazione a margine: «Scrivere una lettera cortese al Traversi per avvertirlo che può tornare al reggimento». Si pubblicano qui due passi del R. riservato 24 dello stesso 23 dicembre inviato da

763

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO CONFIDENZIALE 130. Costantinopoli, 24 dicembre 1894, ore 16 (per. ore 22,30).

Said si è opposto 1 pro forma all'invio del console Erzerum ed alla nostra partecipazione inchiesta ed ha voluto farmi comprendere che la Russia e la Francia l'avevano costretto a dichiarare che egli impedirebbe partenza Monaco dirigendosi all'E.V. Nello stesso tempo mi fece travedere che egli fa assegnamento su noi per neutralizzare nella commissione d'inchiesta gli eventuali progetti della Russia e della Francia e per difendere l'integrità dell'Impero ottomano. L'incoraggiai nelle sue speranze confermando che noi soli siamo gli amici disinteressati della Turchia. Allora mi chiese consigli sulla presente situazione armena e se basterebbe destituire autorità colpevoli di delitti. Ogni armeno, disse, non ha pane, ma ha un fucile ed è sul punto di insorgere. In conclusione pregò vivamente V.E. e me di non far parola fino a venerdì prossimo invio console e partecipazione dell'Italia alla commissione di Erzerum, ciò probabilmente per evitare immediate lagnanze della Russia ed insistenza degli Stati Uniti dell'America del Nord. Mi pregò di un colloquio per giovedì. Monaco partito quattro pomeridiane.

764

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 129. Adi Ugri, 24 dicembre 1894.

Ras Mangascià raccoglie suoi numerosi armati nell'Entisciò. Io questa sera avrò sotto mano qui tremila trecento uomini. Mando invito Mangascià consegnare ribelli dell'Okulè-Cusai, licenziare gli armati, mantenere patti. Ancora nessun cenno

Persico a Baratieri: «Dal complesso del lungo colloquio avuto con Mohamed Anfari, dall'interessamento presovi contrariamente alle sue abitudini, almeno da quanto mi fu detto da chi prima di me avvicinò il sultano, debbo ritenere che effettivamente egli sia fedele al Governo di cui riconosce la grande potenza e protezione. Però mi sembrò molto preoccupato dell'attitudine di Menelik ... Nella prossima conferenza cercherò dissipare i timori esistenti nell'animo dell'An fari, e tenuto conto delle sue buone disposizioni vedrò legarlo sempre più a noi». 763 1 L'opposizione di Said era stata comunicata da Catalani con T. 3194 del 23 dicembre, non pubblicato. 764 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in L V 87, p. 15 e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 292.

ostilità. Okulè-Cusai sottomesso. Spirito truppe eccellente. *Sembra dervisci non incominceranno lento movimento verso il Gasch prima di gennaio*.

765

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

L. PERSONALE. Roma, 24 dicembre 1894.

J'ajoute un post-scriptum à ma lettre d'hier 1 . Voici la situation envers l'Abyssinie. Nous avions des informations précises sur !es menées d'agents français qui poussent Ménélik à accepter le protectorat de la France et à nous attaquer par le Tigré. Nous connaissions également la correspondance que Ménélik sous ces instigations entretenait avec Bat Agos et d'autres chefs du Tigré. Mangascià est suspect. Il est à prévoir que nous aurons des attaques peut-ètre simultanées des abyssins et des derviches. Baratieri à qui aucune demande de moyens de résistance n'a été refusée se croit en état de résister avec succès. Naturellement cette situation préoccupe ici d'autant plus qu'on ne se fait pas d'illusions que !es forces anglaises de Souakim prennent leur part du péril mème par une simple démonstration sur Berber, ni que !es anglais pensent à prévenir une manoeuvre française dans l'Harar.

En aucun cas d'ailleurs nous ne voudrions dépasser Cassala ni faire autre chose que de la simple défensive contre !es abyssins. Voilà tout ce que je puis vous dire pour le cas où vous auriez à en parler, ce que vous pouvez toujours faire à l'occasion, avec entière sincérité avec lord Cromer.

766

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

Roma, 25 dicembre 1894. ore 13.45.

Russia non appoggia ma ci ha dichiarato non opporsi nostra partecipazione 2 . Terremo per ora il segreto. Approvo suo linguaggio alla Porta"· Lascio al suo tatto far sì che di poi senza affettazione risulti dai fatti come il solo membro della Triplice che partecipi inchiesta sia in ispeciali intelligenze coll'Inghilterra.

2 T. 3174 di Catalani del 21 dicembre. non pubblicato.

Cfr. n. 763.

765 1 Si tratta probabilmente della lettera del 22 dicembre (cfr. n. 760). 766 1 Minuta autografa.

767

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 131. Adiqualà, 26 dicembre 1894.

Sono Adiqualà con tremila settecento uomm1. Contegno ras Mangascià in Entisciò apertamente ostile. Credo necessario prevenire sua congiunzione con ras Agos. Domani sarò al Mareb.

768

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 1170/592. Londra, 27 dicembre 1894 (per. il 10 gennaio 1895).

Nell'assenza di lord Kimberley che passa al suo castello le ferie natalizie, ho veduto oggi al Foreign Office sir T. Sanderson, ed alla fine del mio colloquio sono entrato in discorso accademico e del tutto confidenziale con lui circa la missione turca al capo dei senussi, che forma oggetto del rapporto del r. ambasciatore a Costantinopoli del 4 corrente gentilmente comunicatomi da V.E. con dispaccio del 16, Ufficio coloniale n. 47404/586 1•

Al Foreign Office non avevano avuto a tale riguardo alcuna comunicazione da sir Ph. Currie. Il sotto-segretario di Stato aggiunse che il califfa non abbisognava certo d'incitamenti per attaccare gli italiani o gli inglesi, e se non lo faceva ancora, era soltanto per la scarsezza dei mezzi di cui poteva disporre. Il capo dei senussi non si trovava sinora in rapporti coi dervisci: la sua influenza era grande nelle regioni africane ad occidente della valle del Nilo, e sopratutto nel Wadai: quanto alla sua missione religiosa ed ai suoi contatti con Costantinopoli, il motivo determinante andava forse cercato nel traffico degli schiavi, che egli sosteneva ed avviava alla costa tripolina col tacito consenso della Turchia.

lo volli osservare a sir Thomas Sanderson che dividevo i suoi apprezzamenti riguardo all'inutilità delle propagande guerresche coi dervisci: ma quanto al capo dei senussi, era certamente deplorevole che si prestasse al traffico degli schiavi: pur tuttavia occorreva andar molto a rilento nel menomare la sua potenza, essendo quella la sola forza musulmana capace di salvare dalla conquista francese le strade che collegano la Cirenaica al Wadai. Ed entrati così a discorrere del Wadai, credetti opportuno di comunicargli l'informazione riservata contenuta nel dispaccio del 17 corrente n. 47509/136 2• Del che sir Thomas mi fece cordiali ringraziamenti.

2 Non pubblicato: arrivo nel Wadai di 5 europei, probabilmente francesi o belgi.

767 1 Ed. in LV 87. p. 15 e in CRISPI. La prima guerra d'Aji·ica, cit., p. 292. 768 1 Non pubblicato.

769

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 3770/476. Trieste, 2 7 dicembre 1894 (per. il 29).

Che la così detta questione bilingue, comunque risolta o soffocata, dovesse inasprire la lotta di nazionalità che qui si combatte fra italiani e slavi, era prevedibile. Ma che, permanendo l'agitazione degli animi sì in !stria come a Trieste, il partito sloveno si arrischiasse e riescisse a strappare di nuove concessioni al Governo, nessuno credeva.

Questo, ciò nondimeno si è avverato e reso manifesto per via di un recente decreto in virtù del quale, senza che ne fosse sentito il bisogno, l'imperiale ministro di giustizia ha d'un tratto riformata la giuria nella bassa !stria.

Il decreto, già applicato al circolo giudiziario di Rovigno, prescrive che alle funzioni di giurato nella Corte di Assise non sieno chiamate se non quelle persone le quali sappiano oltre alla lingua italiana, la slava, o questa soltanto! E siccome nell'Istria, tutti coloro che esser possono giurati, se pur appartengono ad altra nazionalità, conoscono l'italiano; e gli italiani generalmente non parlano, né comprendono altro idioma all'infuori del proprio; così, e non senza fondamento di ragione si è giudicato che la riforma della giuria è intesa ad escludere gli abitanti delle città che sono italiani e formano la parte più eletta della regione, da un diritto loro acquisito, a beneficio dei rurali sloveni e croati.

Di qui le interpellanze di deputati e le proteste di consigli comunali, cui il ministro di grazia e giustizia ebbe in Parlamento a rispondere, non ha guarì, ma non ad accogliere.

E di qui una situazione che anche i più fiduciosi nelle forze del partito nazionale, e nella tenace resistenza del Paese all'invadente propaganda slava considerano assai peggiorata.

Mette soprattutto in pensiero il contegno del clero il quale colle parole, collo scritto, cospira sì in Istria che a Trieste, a danno della nazionalità italiana.

«Molteplici fatti avveratisi, ha testé detto, in pubblica seduta consigliare, il podestà di Trieste, diedero chiare prove che nel provvedere ai bisogni spirituali della nostra popolazione urbana, l'autorità ecclesiastica larga di ogni maggiore sollecitudine verso la nazionalità slovena, che forma una tenue parte della popolazione stessa, ne trascura e lascia pressocché in abbandono, la immensa maggioranza che è italiana.

I sacerdoti ai quali la cura d'anime è commessa, sono quasi tutti forestieri, ignari pertanto, nonché delle nostre abitudini, dei nostri bisogni, della lingua nostra.

Le prediche, in massima parte si tengono in lingua diversa dalla nostra, mentre le poche italiane, salvo rare eccezioni, sono prive di quella purezza d'eloquio che tanto si addice alla efficacia ed alla nobiltà di una sacra orazione.

Di fronte a questi fatti e considerando come il patrio Consiglio già in parecchie occasioni avesse fatto sentire la propria voce affinché da cui spetta vi fosse posto

riparo; vista anche l'inefficacia dei passi per lo addietro avanzati dalla rappresentanza cittadina, a difesa dell'italiana civiltà nostra; ritenne opportuno ed urgente di rivolgersi ormai direttamente all'augusto capo della Chiesa cattolica, affinché nella sua paterna sollecitudine voglia benevolmente interessarsi a favore di questi nostri sì importanti, vitali, quesiti».

Senonché sopravvenne il veto della i.r. luogotenenza, ed il memoriale a Sua Santità non sarà, pare, altrimenti recapitato. E frattanto, non lo ha detto il podestà di Trieste, perché non lo poteva dire, è costante che grazie al clero, le elezioni comunali di Pisino, baluardo d'italianità in Istria, pur ieri segnarono una nuova vittoria slava.

770

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. CONFIDENZIALE. Roma, 28 dicembre 1894 (per. stesso giorno).

Y ou will recollect having been good enough to send me a letter on the 301h of last November 1 in which you discussed very fully the attitude of the Italian Government towards Spain with regard to Morocco. I did not fai! to make Lord Kimberley acquainted (most confidentially) with your views on the subject, and I have now been favored with His Lordships' remarks respecting them. Her Majesty's Government have noted with satisfaction the friendly instructions sent to the Italian Representatives abroad to act in entire agreement with their English colleagues on the Morocco question, and they fully appreciate the friendly sentiments by which these instructions were dictated. They regret however that it should appear to the Jtalian Government that the agreements made by England with France in regard to Morocco have, as you observed, only tended to encourage Spain to persevere in her advances towards France. On this point Lord Kimberley has desired me to assure you that in the endeavours of Her Majesty's Government to keep in harmony with France in moorish affairs, there is nothing which can turn to the detriment of Italy, and that in pursuing this policy they are actuated by the feeling that it is the interest of ali the Powers that dissension and jealousy between them should be avoided as far as possible in dealing with the Shereefian Government. Lord Kimberley also wishes me to add an expression of the high sense entertained by Her Majesty's Government of the confidence and good will manifested by the Italian Government in the frank communication which you were so good as to make me of their views upon the situation in Morocco.

770 1 Cfr. n. 704.

771

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 3223. Costantinopoli, 29 dicembre 1894, ore 6 (per. ore 17,50).

Said mi ha detto «siccome vi è un accordo fra le quattro Potenze relativamente all'inchiesta, l'una di esse non potrebbe consentire senza il consenso delle altre alla partecipazione di un'altra Potenza all'inchiesta». Ha soggiunto confidenzialmente «che la Russia e la Francia hanno dichiarato che si ritireranno se l'Italia interviene all'inchiesta e la Turchia ha il coltello alla gola» 1•

772

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 2866. Roma, 29 dicembre 1894, ore 20.

Non sarà colpa nostra se l'astensione della Triplice Alleanza accentua ancora di più la rottura del concerto europeo che era base di sicurezza per la Turchia e per i suoi sudditi. Basterà dopo ciò alla nostra responsabilità che il nostro console a Erzerum riferisca senza riguardi di sorta anche per informazione eventuale del Parlamento circa i fatti accaduti e circa il corso qualsiasi delle quattro inchieste aventi scopi contraddittori e che risultano ormai riunite dal solo intento comune di guadagnar tempo 1

773

IL MINISTRO A BUCAREST, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 1576/270. Bucarest, 29 dicembre 1894 (per. il 6 gennaio 1895).

Col mio telegramma del 26 corrente 1 ebbi l'onore di riferire all'E.V. che l'agenzia telegrafica rumena aveva riprodotto, due giorni prima, un telegramma della « Stefani» secondo il quale duecentosettanta deputati italiani, di ogni partito, avrebbero indirizzato a S.E. il cavaliere Biancheri una calorosa mozione di simpatia a favore delle popolazioni rumene «che lottano nobilmente per difendere la loro indipendenza e la comune nazionalità latina»; come siffatta notizia avesse prodotto

772 1 Cfr. sull'argomento anche GP, 9, cit., n. 2200. 773 1 T. 3208, non pubblicato.

un entusiastico eccitamento nella Camera rumena e motivato appassionate discussioni intorno al tenore ed all'indirizzo della risposta di ringraziamenti che si volea immediatamente redigere e spedire, comunque il signor ministro degli affari esteri avesse proposto di temporeggiare dichiarando di non essere stato informato del fatto dal rappresentante rumeno a Roma, e facendo osservare che la Camera italiana era stata prorogata sine die. Aggiungevo, finalmente, che, ad ogni modo, il Gabinetto di Bucarest pregava l'E.V. di volergli far sapere per mio mezzo quello che vi fosse di vero circa la notizia in discorso.

Al domane mi giunse la risposta telegrafica 2 con la quale ella m'informava che trattavasi di una mozione preparata già da tempo, durante gli incidenti di Transilvania, e presentata in questi giorni alla presidenza della Camera, ma che né Governo né Camera ne avevano conoscenza officiale. Mi affrettai di darne contezza al signor Lahovary, il quale, mentre mi pregava di porgere i suoi più vivi ringraziamenti all'E.V., deplorava di non essere riescito ad impedire la trasmissione di un telegramma di gratitudine, firmato da tutti i deputati presenti a Bucarest (l 03) ed indirizzato al presidente della nostra Camera. Tra i firmatari non figurano, ben inteso, gli otto ministri né l'ufficio di presidenza; ed il Gabinetto fa intanto assegnamento sulla eventuale astensione del Governo del re 3 per regolare il proprio contegno, qualora la questione onde trattasi venisse a riaffacciarsi in Parlamento. L'opposione che, fin dal principio, ha saputo sfruttare l'incidente per creare nuove difficoltà al Governo, continua a provocare una certa agitazione in provincia, e difatti, non v'ha giorno in cui io non riceva telegrammi di simpatia e di riconoscenza per la «grande e generosa sorella latina» 4 .

P.S. Molti senatori hanno voluto imitare l'esempio dei deputati inviando a S.E. il cavaliere Biancheri il seguente telegramma: «Profondément touchés de la manifestation de 270 membres du Parlement italien, !es soussignés, membres du Sénat roumain, vous prient de bien vouloir exprimer à tous nos sentiments de reconnaissance pour la sympathie fraternelle témoignée à la cause roumaine».

771 1 Per la risposta cfr. n. 772.

774

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. CONFIDENZIALE 2830 1. Pera, 31 dicembre 1894, ore 11,33 (per. ore 13,55).

La risposta datami da Said il 29 corrente 2 , fu una conseguenza diretta del dispaccio confidenziale spedito da Berlino a Vienna, in cui il Governo tedesco

1 Annotazione a margine di Blanc: «Rispondere sicuro».

4 Annotazione a margine di Blanc: «Dispaccio cifrato per posta perché si risveglino le simpatie italiane». 774 1 Per errore il registro dei telegrammi in arrivo passa dal n. 3229 al n. 2830. 2 Cfr. n. 771.

approva astensione dell'Austria-Ungheria dal fare pratiche a Pietroburgo ed a Costantinopoli in favore della partecipazione Italia inchiesta Bitlis. Le parole dettemi da Said il 24 corrente 3 erano state effetto delle pratiche energiche di Testa, fatte a mia istanza quello stesso giorno.

773 2 T. 2851, non pubblicato.

775

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA

T. 2876. Roma, 31 dicembre 1894, ore 17,30.

Il Governo ottomano giustifica il suo rifiuto alle domande dell'Inghilterra e della Germania che l'Italia prendesse parte all'inchiesta armena, coll'asserire che il Gabinetto di Vienna si è astenuto dal far pratiche a Pietroburgo e a Costantinopoli nello stesso senso delle domande 1 .

776

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 2877. Roma, 31 dicembre 1894, ore 20,40.

Mentre siamo minacciati dai dervisci, Menelik, dopo corrispondenze a noi note cogli agenti francesi e coi capi tigrini, ha spinto Bata Agos, ras Agos e Mangascià ad attaccarci. Baratieri è andato con tremilasettecento uomini ad Adua donde intende ritornare a Keren dopo sciolta coalizione tigrina. Intanto, Menelik ha dai francesi, via Gibuti, armi, talleri, suggestioni tanto più efficaci, che abissini credonsi autorizzati a ritenere che Inghilterra si disinteressi degli aperti disegni 1 francesi sull'Harar e sullo Scioa 2 . Non sappiamo se e come codesto Governo possa considerare conformi agli interessi britannici simili complicazioni ed altre eventualmente dipendenti3 .

2 A questo punto il testo proseguiva con la seguente frase, poi cancellata: «come sembra disinteressarsi dell'avanzare dei francesi nell'hinterland tripolino e verso il Sudan».

3 Questo telegramma fu comunicato all'agenzia diplomatica al Cairo con T. 5 del 2 gennaio 1895 e a Baratieri con D. riservatissimo 301/8 del 4 gennaio, che reca l'invito a procurare notizie sull'azione francese nello Scioa e nell'Barar. Per la risposta da Londra cfr. n. 781.

774 3 Cfr. n. 763. 775 1 Cfr. n. 774. 776 1 In un primo tempo la minuta del telegramma recava «intrighi».

777

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO PERSONALE 135. Madrid, 31 dicembre 1894, ore 22,05 (per. ore 6 del 1° gennaio 1895).

Ho eseguito puntualmente gli ordini di V.E. contenuti nel dispaccio cifrato di grande importanza del 14 corrente 1• Nonostante difficoltà già accennate, ho ottenuto risposta in complesso favorevole. Ebbi ieri colloquio importante con Sua Maestà, la quale mi ha affidato incarico speciale. Prego V.E. di farmi conoscere quando posso partire 2 .

778

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. l. Vienna, JD gennaio 1895, ore 8,30 (per. ore 9,30).

Farò conoscere a Kalnoky le scuse allegate dalla Sublime Porta per rifiutare nostra richiesta partecipazione inchiesta 1 ; ma non insisterò perché ci raccomandi a Pietroburgo, giacché in questo momento una raccomandazione austriaca ci sarebbe decisamente dannosa.

779

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 1° gennaio 1895, ore 20,30.

Il Temps del trenta dicembre conferma la mala volontà ed il contegno in questi ultimi tempi dell'ambasciatore di Francia in Roma. Il signor Billot è stato una

2 Cfr. n. 785. 778 1 Cfr. n. 775. 779 1 Da Museo centrale del risorgimento. Carte Crispi, minuta autografa; ed. in CRISPI, Questioni interna::ionali, cit., p. 175.

eccezione nella diplomazia straniera presso il Quirinale, cospirando coi nostri avversarii e riferendo cose strane al suo Governo. Il suo linguaggio con alcuni suoi colleghi è stato sconveniente, e prova che nulla è possibile tra la Francia e l'Italia quando coloro che dovrebbero cooperarsi ad un accordo fra i due Paesi lavorano a sempre più inimicarli. Vi scrivo ciò per vostra norma, convinto come io sono che anche voi sarete impotente nella missione conciliatrice che vi avevo affidata. Sbagliano però Bill o t ed il suo Governo nei loro giudizii e nelle opere loro; il Governo italiano resisterà alle congiure comunque favorite dallo straniero.

777 1 Cfr. n. 727.

780

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO 138. Londra, 2 gennaio 1895, ore 11,23 (per. ore 14,30).

Circa spedizione russa mandai promemoria Kimberley lunedì. Questa mattina Times annunzia partenza spedizione da Odessa. Data attitudine attuale Russia questione etiopica e dichiarazione Meyendorff 29 giugno 1 , mia opinione personale sarebbe dichiarare categoricamente Pietroburgo qualunque azione politica Russia in Abissinia ci costringerebbe troncare relazioni diplomatiche Governo russo 2 .

781

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

Londra, 2 gennaio 1895, ore 11,23 (per. ore 14,15).

Kimberley ritornerà nove corrente. Procurerò trarre partito situazione per ottenere appoggio sincero nostra politica relativamente Scioa Harar. *Circa eventi Tigré-Sudan mia opinione personale Baratieri con truppe di cui dispone può resistere qualunque coalizione*.

780 1 Cfr. n. 398. 2 Cfr. però il n. 805. 781 1 Ed., con l'omissione del passo tra asterischi, in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 310. 2 Risponde al n. 776.

782

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 2 gennaio 1895, ore 20,30.

Il Temps continua con le sue perfidie ed essendo un giornale ufficioso mi prova che al Quai d'Orsay si fa una politica indegna d'un Governo civile. Sul mio conto si sbagliano e vedranno col tempo che corrono una via falsa, che mi obbligheranno a provvedimenti severi ma necessarii pel decoro d'Italia. Duolmi osservarvi che la missione vostra costà è ormai impotente 2 .

783

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 110. Roma, 2 gennaio 1895.

Nostre informazioni riservate da Parigi recano che il Governo francese forte di passati accordi con Inghilterra e con Germania in Africa, della posizione presa con Inghilterra e Russia negli affari armeni, e della preponderanza oramai acquistata in !spagna, dirige contro di noi sforzi che meritano l'attenzione delle Potenze giacché Baratieri è in presenza d'una grossa invasione abissina istigata e sussidiata dalla Francia. Produce grave impressione che gli organi officiosi del Quai d'Orsay pongano in causa la dinastia e con intimazioni di rompere l'alleanza 1•

784

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. RISERVATO 111. Roma, 2 gennaio 1895.

Mentre tentasi fare insorgere Abissinia contro noi fa senso l'imbarco ad Odessa della missione russa, oggetto mio dispaccio 26 dicembre 1 .

2 Per la risposta cfr. n. 790. 783 1 Per le risposte cfr. nn. 795 e 799. 784 1 Non pubblicato.

782 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi, minuta autografa.

785

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI 1

D. CIFRATO 159/2. Roma, 2 gennaio 1895.

La ringrazio del suo rapporto del 22 dicembre 2 . Poco importa che non esistano formali intelligenze di massima tra Francia e Spagna, anzi sono superflue, giacché in ogni questione la Spagna è sempre di fatto colla Francia contro gli interessi nostri mediterranei e contro quelli dell'alleanza. Inoltre ella stessa accenna che bastano le più assurde dicerie dei giornali francesi per eccitare contro l'Inghilterra e contro l'Italia le diffidenze della Spagna nella quale stentiamo a credere sincera tale ingenuità.

Tutto ciò mi fa dubitare che la Spagna sia disposta a prendere verso la sorella latina per ovvii interessi mediterranei comuni un contegno schietto come quello preso lealmente in una situazione assai più delicata dalla Rumania verso la Triplice Alleanza. In tal caso l'Italia deve considerare che col rinnovare patti di solidarietà, in realtà menzogneri, noi comprometteremmo la serietà e la lealtà della nostra stessa politica verso i nostri alleati.

Ho posto chiaramente questioni d'indole pratica sulle quali occorrono accordi pratici ed obbiettivi. Ella può recarmi in Roma le proposte spagnuole se corrispondono alle mie precedenti3 e presenti istruzioni.

786

IL GENERALE DAL VERME AL MINISTRO DELLA GUERRA, MOCENNI

L. PERSONALE. Roma, 2 gennaio 1895.

Le cose che ho letto ieri sera nella Tribuna, evidentemente ispirate dal Governo, quelle che mi hai detto tu l'altra sera, una lettera ricevuta ieri da Nerazzini, ciò che mi disse in questi giorni Traversi; tutto ciò messo insieme mi induce a scriverti intorno alla situazione nel Tigré. E vi sono incoraggiato dalla fiducia di cui mi hai sempre onorato ogniqualvolta era quistione di cose africane. Naturalmente scrivendo da qui e al fatto della situazione solo in parte, potrò errare. Tu prenderai quello che crederai. Io dico schiettamente il mio pensiero.

Cfr. n. 761.

Cfr. n. 727.

Premetto che dopo che ti lasciai, l'altra sera, io non sono stato più alla Consulta. E non so quindi altro all'infuori di ciò che ho letto sui giornali. Premetto anche che io ho tutta la stima di Baratieri. Ne è prova l'esser stato io uno dei pochissimi che hanno persuaso il Governo del tempo a nominarlo governatore.

Tutte queste cose premesse, ti dico schiettamente che temo egli sia sitibondo di gloria. E nota bene che non ho né pensato né detto mai questo di Orero, quando fece l'indentica punta su Adua. Erano altri tempi, non v'erano i dervisci, noi ad ovest giungevamo poco oltre Keren ed era necessario fare atto di potenza militare nel Tigré. Oggi la marcia di Baratieri con quasi 4000 uomini, pur ammettendo il ritorno al di qua del Mareb, è stata, a mio avviso, un soverchio ardimento. Dal momento che si dice che Mangascià non aveva fatto nessun atto di aperta ribellione, perché andarlo ad aizzare? Coi dervisci sull'Atbara era il caso, come ho detto, interpellato, alla Consulta (ove ero andato, per caso, insieme a Nerazzini, di passaggio), era il caso, dico, di accomodarsi, a qualunque costo, con Mangascià, dal momento che, come venivo assicurato, non si era ancora pronunciato ostile. Passando il Mareb dopo le fattegli intimazioni, voleva dire guerra. Orbene; potevano darsi tre eventualità: l) Che Mangascià battesse i nostri, il che era un disastro, e quale disastro, laggiù e qui! 2) Che Baratieri sconfiggesse Mangascià, e che cosa avrebbe fatto poi? Rimanere, era un problema, la cui risoluzione sarebbe costata decine di milioni e pericoli e complicazioni. Ritornare indietro, e in tal caso, tienilo bene a mente, era in faccia a tutta l'Etiopia la stessa cosa come essere stati battuti. 3) Che Mangascià evitasse battaglia. È successo questo, fortunatamente; ma potevano succedere gli altri due casi; e volendo anche escludere la nostra sconfitta, tu vedi che anche la sconfitta di Mangascià ci avrebbe posto in seri imbarazzi.

Ora, dietro quanto è successo, è facile riannodare buone relazioni con Mangascià e gli altri capi tigrini? È assai più difficile di prima. In ogni modo, facile

o difficile, è possibile, ed io ripeto a te quello che ho detto alla Consulta: bisogna accomodarsi coi capi tigrini a qualunque costo, per ora almeno. E perché questo accordo si faccia, è necessario, per ora, non fare atti di deferenza per Menelik. In ciò mi hanno dato ampia ragione Nerazzini e Traversi, i due più competenti in politica interna abissina. E ritieni pure che tutto ciò che ora s'è visto nel Tigré, è effetto di quella disgraziata politica antonelliana che mandò Piano a Menelik. Scusami se ti dico, ma a te non so tacerlo, che la scorsa primavera io ho detto, ripetuto, insistito, al punto da rendermi importuno, a te e a Bogliolo, di non concedere ad Antonelli né Piano né Sanminiatelli. Non fui ascoltato. A Piano che venne a chiedermi consiglio, dissi che accettasse solo nel caso si trattasse di missione militare, per un'azione comune contro i dervisci; ma non accettasse nessun incarico per il Trattato d'Uccialli, i confini ecc. Non mi diede retta. E così andò, fallì, ne rimase scontento Menelik, e scontentissimi i capi tigrini che videro l'Italia ritornare di nuovo agli amori scioani. E successe quel che è successo. E se per ora si accomoderà, avremo nell'avvenire non poche difficoltà, assai più di prima.

Queste cose io le pensavo appena seppi della rivolta, prima ancora di parlare a Nerazzini e Traversi. Questi due mi confermarono nel mio pensiero. Ed è perciò che io, l'altro giorno, diedi consigli di prudenza e di moderazione e di pace alla Consulta. Ma credo fosse tardi.

Finisco col pregarti, se non ti basta ciò che ti ho detto io, che non son stato sui luoghi, di sentire Nerazzini, Traversi, Albertone, tutti competenti. Possono sorgere gravi complicazioni ed io ti dico apertamente che non mi affiderei unicamente al governatore. Nella applicazione, nella esecuzione dei concetti del Governo sì; ma nel decidere egli sulla linea di condotta, sui concetti generali, no. E tu ne devi essere persuaso quanto io, tu che sai tutto quello che di lui m'hai detto l'altra sera 1 .

Perdona se ho parlato troppo chiaro, ma mi sentivo in dovere di farlo, pronto sempre a darti qualunque spiegazione che ti possa occorrere.

785 1 Ed. in CURATO, La questione marocchina, cit., pp. 518-519.

787

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 3 gennaio 1895, ore 0,45.

Le parole insidiose e menzognere dello ufficioso Temps del l o gennaio, rilevano il desiderio del Governo francese contro l'Italia e sono notevoli perché ripetono le dichiarazioni fatte da Billot il 15 dicembre ad alcuni suoi colleghi. Non mi sorprende questo indecente intervento straniero nelle cose nostre, ma solo vi dichiaro che la crisi, ch'essi sperano, non verrà e le finanze italiane saranno, come sono, in migliori condizioni delle francesi. Cotesti signori, cotesta guerra non farebbero ai tedeschi perché li temono, e perché il linguaggio d'Italia costà non si è fatto, né si fa sentire da qualche tempo 2•

788

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

Roma, 3 gennaio 1895, ore 11.

Missione russa partita da Odessa per Obock è rinforzo alle mene francesi in Abissinia e specialmente nell'Harar. Voglia informarci se ravvicinamento dell'Inghilterra con Francia e Russia manifestatosi nell'inchiesta armena si estenda dal Mar Nero al Mar Rosso 2 .

Baratieri è chiusa in un manicomio». 787 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

2 Per la risposta cfr. n. 790. Sulla questione cfr. BILLOT, La France et l'Jtalie, cit. pp. 92-99. 788 1 Minuta autografa. 2 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino e Vienna e all'agenzia diplomatica al Cairo con T. 13, pari data. Per la risposta di Silvestrelli cfr. n. 796.

786 1 Annotazione a margine di Mocenni: «Allude all'avergli io detto che una sorella del generale

789

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

Roma, 3 gennaio 1895, ore 11,10.

Missione russa partita da Odessa per Obock è appoggio alle mene francesi nell'Harare nello Scioa. È di grande importanza ostacolare con ogni mezzo simili comunicazioni con Menelik. Rinnovo offerta rinforzi per solida difensiva sul Mareb e a Cassala.

790

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. PERSONALE S.N. Parigi, 3 gennaio 1895, ore 15,20 (per. ore 19,15 ).

Ieri stesso feci al presidente del Consiglio dei ministri le più energiche rimostranze contro gli indecenti articoli del Temps 2 • Egli fu colpito dal mio linguaggio e promise di agire. Da molto tempo recrimino con forza e calore, ma alla opera mia nuoce ciò che viene dall'Italia stessa e credo anche da Billot. Vogliono strapparci alla Triplice Alleanza e [vedono] in lei e nel risorgimento, a lei dovuto, il maggiore ostacolo: inde irae. E per me sono pronto a qualunque suo ordine come funzionario e come amico, perché intendo servire non danneggiando colla mia presenza qui la sua politica.

791

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 9. Berlino, 3 gennaio 1895, ore 15,53 (per. ore 17,25).

Rifiuto Turchia nostra ammissione inchiesta Armenia è evidentemente risultato pressioni Francia e specialmente Russia, la quale temeva vedere da noi

790 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

2 Cfr. nn. 782 e 787.

appoggiata Inghilterra e accresciutane influenza. Barone Marschall vede in ciò conferma che vantato avvicinamento Russia e Inghilterra non esiste, o non resiste prima prova. Egli è sempre più persuaso raggruppamento Potenze rimarrà invariato, cioè: Triplice Alleanza con Inghilterra, abilmente da noi attratta, da un lato; Russia e Francia dall'altro.

789 1 Minuta autografa.

792

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 19. Roma, 3 gennaio 1895, ore 18,30.

Missione russa sarà scortata con sicurezza per cura dei francesi da Gibuti che è ormai base di operazione franco-russa fino all'Harar, ove verrà nel fatto distrutta la dichiarazione anglo-italiana del 5 maggio. Menelik, il quale già riceve per la stessa via armi e danari per fare impedire dai tigrini la nostra difesa isolata contro i mahdisti, si dimostra sempre più fermo nel convincimento che l'Inghilterra non è amica dell'Italia 1 .

793

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 20 1 . Roma, 3 gennaio 1895, ore 18,12.

Come schiarimenti di indole militare voglia dire se trattative con Mangascià continuano. Se fossero fallite quale attidudine hanno preso truppe abissine; se ella teme il loro ingresso nella Colonia; in ultimo se si sente sicuro di bastare con le sue forze ad ogni eventualità *specialmente nella non remota probabilità di un movimento anche dei dervisci* 2•

in Efitto con T. 21, pari data. 793 Ed., con varianti e l'omissione del passo fra asterischi, in LV 87, p. 17 e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 297.

2 Per la risposta cfr. n. 811.

792 1 Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino e Vienna e all'agenzia diplomatica

794

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 12. Madrid, 3 gennaio 1895, ore 22,40 (per. ore 7,30 de/4).

Mi consta che sultano si è rivolto ai Gabinetti di Madrid, Berlino, Parigi e Vienna affine di ridurre, mercè il loro intervento in Inghilterra ed in Russia, le esigenze di queste due in Armenia.

795

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 139. Berlino, 3 gennaio 1895.

Ho partecipato ufficialmente a questo signor ministro degli affari esteri affari Eritrea, oggetto del telegramma di ieri di V.E. 2 . Rimase impressionato e ha telegrafato ad Hatzfeldt appoggiare linguaggio Silvestrelli.

796

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 140. Londra, 3 gennaio 1895.

Sono in grado di assicurare V.E. questioni Mar Rosso non formarono oggetto discussione fra Inghilterra, Francia, Russia 1 . A parte negoziati con Russia per questione Asia centrale e con Francia per questioni africane secondarie non corsero fra i tre Governi intelligenze generali qualsiasi. Il sottosegretario di Stato permanente ha promesso di riferire a Kimberley nostre preoccupazioni 2 . Egli non è autorizzato a farmi dichiarazioni, ma è con me molto franco. Desidera però che io non faccia suo nome e non perdonerebbe indiscrezioni a tale riguardo. Esse farebbero cessare cordiale affiatamento attuale per me assolutamente prezioso.

Cfr. n. 783. 796 1 Risponde al n. 788. 2 Kimberley confermò quanto dichiarato da Sanderson (T. 23 di Silvestrelli del 5 gennaio, non pubblicato). Cfr. in proposito anche il n. 819.

795 1 Ed. in CRISPI,-La prima guerra d'Ajì-ica, cit., p. 310.

797

COLLOQUIO FRA IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, E L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BILLOT

APPUNTO. Roma, 3 gennaio 1895.

Intrattenendomi con S.E. Billot della marcia su Adua eseguita da Baratieri, egli affermò che la Francia se ne disinteressava completamente (ça ne nous regarde pas) considerando quel Paese come sotto la nostra influenza, e quindi quella marcia come un'operazione in casa nostra.

Proseguendo nel discorso protestò vivamente contro le insinuazioni dei giornali, dicendo testualmente: «J'espère qu'à la Consulta on ne croira pas un mot de ce que disent !es journaux de notre Gouvernement, qu'il aiderait et encouragerait !es abyssiniens contre !es italiens. Nous ne sommes pas responsables de ce que font Chefneux et !es autres français, qui sont là bas».

798

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. Roma, 3 gennaio 1895.

Ce n'est pas seulement l'Espagne qui ne croit pas à l'entente italo-anglaise et qui juge avoir de bonnes raisons pour prévoir la continuation des transactions anglo-françaises dans toute l' Afrique; c'est aussi Ménélik. Ce personnage a pris très au sérieux !es paquets de journaux de Paris annonçant notre marche sur Kartoum, que lui apportaient des agents français chargés de lui faire entendre que l' Angleterre ne serait pas fàchée de nous voir arrètés en chemin; Ménélik s'est mème chargé sur !es instigations des mèmes agents qui lui fournissaient par Gibuti thalers, munitions et armes, de nous faire attaquer par !es chefs du Tigré au moment où nous serions attaqués par !es derviches. On nous rapporte que c'est avec l'entière conviction de ne pas vous ètre désagréable en cela que récemment il a fait écrire directement à Londres. Il vous voit enfermés et inactifs à Zeila, qui ne communique plus guère avec l'intérieur; le port abyssin est devenu Gibuti, d'où !es caravanes pour le Choa, quand d'aventure elles sont dévalisées, sont indemnisées à deniers comptants par la France. Le couronnement de l'édifice franco-abyssin est la mission russe qui sera escortée avec sécurité pas !es soins des français de Gibuti à l'Harar, où elle détruira par le fait notre déclaration du cinq mai, dont le secret est exploité par la France. L'alliance franco-russe, un peu chimérique en Europe, a donc enfin trouvé un terrain d'action sur !es bords du golf e d'Aden con tre vous et con tre nous; la protection italienne sur l'Abyssinie, dont la France et la Russie elles-mèmes avaient pris acte, va ètre démentie avec éclat, au moment où !es organes officieux

du Quai d'Orsay mettent le roi en cause, Le Temps, le sommant de changer de Ministère et Les Débats lui intimant de se retirer de la Triple Alliance. Voilà, cher ambassadeur, la situation au moment où je vous écris 1•

799

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 13/7. Vienna, 3 gennaio 189 5 (per. il 5).

Ho segnalato al conte Kalnoky le preoccupazioni di V.E. circa le mene attribuite alla Francia contro la nostra posizione in Africa ed il linguaggio dei giornali ufficiosi francesi contro l'Italia e la sua dinastia 1 . Kalnoky non ha alcun ragguaglio circa l'azione francese contro la nostra Colonia africana, ma riconosce la tendenza ostile ed ingiusta della stampa francese contro l'Italia. Egli darà istruzioni al nuovo ambasciatore d'Austria-Ungheria, che parte fra alcuni giorni per Parigi, di chiamare l'attenzione del Governo francese su tale linguaggio offensivo ed ingiusto.

Kalnoky mi ha dato notizia che recentemente il Governo inglese, per mezzo del suo ambasciatore a Berlino, ha avuto col Governo germanico amichevoli spiegazioni circa le relazioni tra l'Inghilterra e la Triplice Alleanza, e tra l'Inghilterra e la Russia, le quali relazioni, secondo il linguaggio della stampa dei due Paesi, sembravano cambiate. Da questo scambio d'idee risultò che l'Inghilterra dichiara volere continuare nella politica seguita finora, favorevole alla Triplice Alleanza, e dal suo lato il Governo germanico assicurò che esso pure insieme coi suoi alleati vuole camminare d'accordo con l'Inghilterra in ogni grande questione e che non vede con dispiacere che essa si accordi con la Russia negli affari di Cina, del Pamir e dell'Armenia, che non presentano speciale interesse per la Germania. Kalnoky si è personalmente adoperato per provocare queste amichevoli spiegazioni tra la Germania e l'Inghilterra, e si mostra soddisfatto del favorevole risultato ottenuto.

Quanto agli affari d'Armenia Kalnoky mi disse che, essendo fin da principio rifiutata la partecipazione dell'Austria-Ungheria all'inchiesta, gli era difficile il chiedere la partecipazione dell'Italia, tuttavia Calice ebbe l'istruzione di mostrarsi favorevole alla domanda, se venisse fatta. Io mi astenni dal chiedere a Kalnoky la sua raccomandazione presso il Gabinetto di Pietroburgo ben sapendo che le rela

zioni tra l'Austria e la Russia non consentono una tale raccomandazione, la quale ci sarebbe più nocevole che utile presso il Governo russo.

798 1 Questa lettera fu comunicata da Blanc a Lanza e a Biilow, che la trasmise ad Hohenlohe con rapporto del 4 gennaio ed. in GP 8, cit., n. 2002. Il giorno precedente Blanc aveva scritto a Biilow la seguente lettera: «Baratieri est en présence de la menace persistante d'une invasion abyssinienne, préparée camme nous le savons depuis plusieurs mais à Obock et à Djibuti, où on attend maintenant le renfort de la mission russe, et où l'alliance franco-russe semble avoir trouvé un terrain d'action faute de mieux. Il est possible qu'en dépit des solidarités italo-anglaises affirmées le 5 mai pour le Harar et depuis pour le Soudan, les intelligences de l'Angleterre avec Russie et France, manifestées dans l'enquète arménienne, s'étendent de la Mer Noire à la Mer Rouge. En tout cas les invitations officieuses de Paris à sortir de la Triple Alliance semblent appuyées de propos délibéré par une grave menace contre l'Erythrée». (GP 8, cit., n. 1999). 799 1 Cfr. n. 783.

800

IL MINISTRO PLENIPOTENZIARIO PISANI DOSSI ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, LEVI

L. PERSONALE. Milano, 3 gennaio 1895.

Robecchi partirà la sera del 5 (sabato) per Roma. Prima che io lasciassi il ministero coll'autorizzazione di S.E., feci prendere impegno per l 0.000 lire sul capitolo della missione a favore di Robecchi 1• La somma fu da lui indicata come sufficiente e da noi accettata come equa. Ho però scritto al ministro che sarebbe prudente di far firmare a Robecchi una obbligazione ch'egli nulla più ripeterà dal ministero per maggiori spese, pur impegnandosi ad eseguire il programma che gli viene tracciato. Robecchi viaggerà con aspetto commerciale e come per conto suo. Perché possa arrivare ai senussi, sarà bene che s'intenda prima col console Grande che ha le fila dell'impresa. Sarei meno propenso a lasciar passare prima Robecchi in Egitto com'egli desidererebbe. Egli conosce colà molta gente, e tre o quattro banchetti con relativi brindisi gli farebbero spifferare tutto.

S'intende che la missione temporanea Ronchetti non solo non esclude ma prepara quelle di Bencetti a Bengasi e di Pogliani in altra località della Tripolitania. Di tutto ciò ho anche scritto a Maissa.

Nulla mi fai prevedere degli avvenimenti parlamentari; nulla mi dici della marcia di Baratieri.

Ottenesti qualche cosa per la povera signora Vassalli?

Che impressione t'ha fatto e ha fatto ad altri il libro da messa?

Quante domande! Vendicatene, non rispondendo a nessuna.

801

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 4 gennaio 1895, ore 0,40.

Finché Billot rappresenta in Roma la Repubblica francese è impossibile trattare con cotesto Governo. Billot ambasciatore e Giacometti agente segreto non han fatto che cospirare contro il mio Governo. Non è questo il modo di sciogliere la Triplice che il marchese di Rudinì rinnovò per altri dodici anni. Cogli odii che si alimentano non si preparano gli accordi e la pace fra i due Stati. Io non temo

cotesti signori e le loro arti a promuovere una crisi ministeriale non riusciranno. Comprendo che l'opera vostra riesce impotente e vedo che i dodici mesi del mio Governo, non per mia colpa, ma per proponimento dei ministri di Francia non è riuscita a migliorare, ma ha peggiorato le relazioni dei due Paesi. Aspetto ancora e provvederò poscia ai casi nostri.

800 1 L'ingegner Robecchi era stato incaricato di una missione segreta in Tripolitania. 801 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

802

IL REGGENTE IL CONSOLATO AD ODESSA, ROSSET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 15. Odessa, 4 gennaio 1895, ore 6,35 (per. ore 19,20).

Spedizione partita martedì incaricata società geografica russa unicamente scopo esplorazione scientifica composta professori Elisaieff incaricato studi antropologici, Sveagin topografici, capitano Leontieff, Antonio Ara celebre preparatore con dragomanno abissino parlante turco egiziano arabo e francese e frati per funzioni religiose ortodosse con sfarzose vesti talari onde colpire immaginazione abissini. Francesi promisero efficace appoggio Obock ove con elemento indigeno organizzerassi carovana onde proseguire interno Abissinia, visitando Menelik ed altri principi degiac 1 , Tigré ecc., recando loro doni. Tenterassi pure visitare paesi mahdisti e dopo 18 mesi circa per Massaua farebbesi ritorno. Si assicura che oltre lo scopo scientifico, spedizione abbia missione tentare spandere Abissinia influenza russa giovandosi specialmente miraggio grandezza Russia ed affinità culti religiosi. Segue rapporto 2•

803

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T RISERVATISSIMO S.N. Roma, 4 gennaio 1895, ore 13.

Decifri ella stessa. Tenuto conto imminenza gravi complicazioni che possono derivare da spedizione russa e necessità svolgere immediatamente azione efficace e complessa, parmi necessario che mentre Persico occupasi dell'Anfari, Traversi lasciato completare opera presso somali. Azione loro può e deve essere distinta, così da evitare contraddizioni e disaccordi. Traversi partirà prossimo corriere direttamente per Assab. Traversi non ha alcun carattere ufficiale e non dipende più ora né da Ministero esteri, né da Ministero guerra; quindi né Governo centrale né Governo Eritrea hanno responsabilità alcuna in qualunque eventuale azione sua. Pestalozza deve ora ignorare tutto ciò.

802 1 Annotazione dell'Ufficio Cifra: «tre gruppi sbagliati forse degiac». 2 Pari data, non pubblicato.

804

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 5 gennaio 1895, ore 16,10.

L'articolo del Temps del quattro gennaio è un libello famoso, contro il quale presenterei querela, se fossi sicuro dei giudici francesi. Il plico Giolitti censurato aspramente dal Senato, è nelle mani del giudice penale. Giolitti, temendo il processo, se ne è fuggito a Berlino. I ministri ispiratori del giornale ufficioso commettono un atto di slealtà internazionale, e voi siete impotente a frenarli. Il loro desiderio di farmi lasciare il potere non sarà esaudito. L'Italia non permetterà cotesto indecente intervento straniero, e saprà farsi rispettare 2 .

805

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 20. Londra, 5 gennaio 1895, ore 17 (per. ore 20,25 ).

Sottosegretario di Stato mi ha partecipato risposta Governo russo a ambasciatore d'Inghilterra che spedizione Abissinia non ha scopo politico. Questa ormai solita affermazione sembra sufficiente dispensarci dichiarazione recisa Pietroburgo.

806

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. PERSONALE S.N. Parigi, 5 gennaio 1895, ore 17,35 (per. ore 20 ).

Sdegnato del nuovo articolo del Temps, apparso avantieri sera, ho tenuto ora un discorso severo al presidente del Consiglio, cui aveva chiesto apposita udienza. Egli mi disse, che, con suo rammarico quell'articolo aveva preceduto ammonizione da lui data a quel giornale, come aveva promesso, e mi dichiarò che ben lungi

2 Per la risposta cfr. n. 809. 806 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

dall'essere complice di un simile linguaggio, spiegabile appena nel 1888, il Governo apprezzava le tendenze concilianti da V.E. mostrate dopo suo ritorno al potere, e che, malgrado tutto, era pur migliorato qui sentimento pubblico verso Italia. Respinse l'accusa di incoraggiare ingerenza nelle cose nostre interne, ed espresse fiducia, senza alcun riguardo, venire con noi a migliori termini.

804 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

807

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 21. Londra, 5 gennaio 1895, ore 17,51 (per. ore 20,2 5).

Sottosegretario di Stato mi ha letto minuta lettera Kimberley ras Mangascià, dove gli dice, per incarico della regina, che miglior prova che ras può dare della sua amicizia è di mantenersi fedele all'Italia 1• Lord Cromer pensa tale lettera avrebbe migliore effetto se mandata direttamente dallo stesso messaggero che portò lettera del ras 2 e che aspetta ancora al Cairo 3 .

808

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 24. Cairo, 5 gennaio 1895, ore 19,35 (per. ore 20,45).

Lord Cromer assicura ignorare esistenza di qualche transazione fra suo Governo ed il gruppo francese russo nelle questioni est-africane. Egli mi promise esaminare se, senza impegnarsi in spedizioni, cui si dimostra sempre ostile, fosse possibile combinare alla frontiera qualche movimento che, sebbene tenuto in proporzioni limitate, riuscisse ad impressionare mahdisti, dimostrando ad un tempo agli abissini disposizione per noi amichevole dell'Inghilterra. Prego, però, non fare uso di tal comunicazione riservata finché io non abbia risposta più precisa da lord Cromer.

2 Cfr. n. 721.

1 La lettera dell'Il gennaio con la quale Clare Ford comunicava a Blanc il testo integrale della risposta a ras Mangascià non si pubblica.

807 1 Ciò fu comunicato da Ford a Blanc il 7 gennaio e ne fu poi pubblicato un comunicato stampa.

809

L'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

T. S.N. Parigi, 5 gennaio 1895, ore 20,25 (per. ore 23,10).

Ricevuto il telegramma di V.E. 2 giustamente indignata. Ripeto 3 che ho incalzato il presidente del Consiglio con durezza come nessuno avrebbe osato. Egli ha riconosciuto e deplorato l'eccesso affermando che il Temps e l'autore degli articoli non obbedivano a suggerimento officioso se non in politica interna; ma s'impegnò a richiamare ancora da sé il direttore del giornale ed il redattore di cui accusalo di sbrigliatezza. Spero che non mentirà alle sue proteste.

810

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATO 113. Roma, 5 gennaio 1895.

Vedremo volentieri espulsione lazzaristi francesi se V.E. lo crede utile 1 .

811

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 142 2 . Adi Ugri, 5 gennaio 1895.

Clero incaricossi delle trattative con Mangascià. Difficile per qualche giorno conoscerne esito. Truppe Tigrè ritira tesi dal confine tendono concentrarsi presso Adua. Congiunzione credo avverrà domani o dopodomani. Stante scarsità loro numero, poco probabile grosso attacco, probabile qualche tentativo razzìa. Confido fare fronte con forze coloniali anche movimento dervisci malgrado situazione tanto mutata.

Cfr. n. 804.

Cfr. n. 806. 810 1 Cfr. n. 855. 811 1 Ed. in LV 87, p. 21 e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., pp. 293-294.

2 Risponde al n. 793.

809 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

812

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, RESSMAN 1

T. S.N. Roma, 5 gennaio 1895.

Parigi non è più per voi. Ritornate in Italia consegnando l'ufficio al consigliere Gallina che funzionerà fino all'arrivo costà di un nuovo ambasciatore.

813

PROMEMORIA SEGRETO 1

Roma, 5 gennaio 1895.

L'azione della politica inglese nella costa somala del golfo di Aden e nell'hinterland retrostante non può dirsi, certo, in armonia con gli interessi italiani nel Mar Rosso; essa non sembra tener conto dei vantaggi che l'azione politica e militare dell'Italia ha recato agli anglo-egiziani, minacciati dall'invasione mahdista.

La storia è ben nota. Il Governo britannico consigliò all'Egitto, sconvolto dagli avvenimenti del Sudan, l'abbandono della provincia di Harar e dei paesi adiacenti, abbandono che, col diretto intervento di funzionari inglesi, divenne un fatto compiuto alla fine del 1884; ne affidò il governo all'emiro Abdullay, che rovinò il paese con ogni maniera di arbitrii e di vessazioni, invaso da una morbosa animosità contro l'elemento europeo, fino ad ordinare ed eseguire la strage di una pacifica spedizione italiana condotta dal conte Porro.

Contemporaneamente allo sgombro delle truppe egiziane, la Francia pose un suo agente consolare ad Harar (novembre 1884), e, profittando del momento in cui la guarnigione egiziana di Tagiura, isolata e non protetta, si ritirava a Zeila, fece issare la bandiera francese a Tagiura, e dichiarò il suo protettorato sulla costa da Ras Alì a Ghubbet-Karab (gennaio 1885).

Il mal governo dell'emiro provocò il colpo di mano del re dello Scioa, che nei primi giorni del 1887 invase l'Harar e lo conquistò.

Dopo di che, l'attività francese nella costa del golfo di Aden e nell'Harar si esplicò in vari modi, dando luogo ai noti incidenti che precedettero l'accordo anglo-francese risultante dalle note scambiate il 2 e 9 febbraio 1888, in virtù del quale, assieme al porto di Ras Gibuti (il più sicuro ancoraggio lungo la costa fra Bab-el-Mandeb e Berbera), la Francia acquistava il mezzo di combattere più direttamente e più efficacemente l'influenza italianà in quelle regioni.

tunisina, cit., p. 130. 813 1 Da un appunto a margine risulta comunicato a Londra, Berlino, Cairo, Baratieri, Ford e Biilow. Alcuni elementi sono tratti da un promemoria di Nerazzini, datato 3 gennaio, non pubblicato.

In quell'accordo, le due parti contraenti si obbligarono, come è noto, reciprocamente, non solo a non annettersi, ma anche a non mettere sotto il loro protettorato l'Harar, e inoltre ad impedire il commercio degli schiavi e l'importazione della polvere e delle armi nei territori sottoposti alla loro autorità.

Ma gli impegni assunti non sono stati mantenuti: la Francia, mentre intende con tutti i mezzi a mettere l'Harar sotto la sua influenza, fa passare senza ostacolo, e in modo continuo, per la via di Gibuti-Abassuin-Biacaboba, cannoni, mitragliere, armi e munizioni di ogni specie per Menelik.

E, mentre i residenti inglesi di Zeila non hanno migliorato le condizioni di viabilità e di sicurezza della strada Zeila-Menda-Biacaboba (che si trova nella sfera d'influenza britannica ed è la migliore sotto tutti i rapporti), e non tralasciano mai di avvertire i commercianti europei come, al di là di dieci chilometri da Zeila, non assumono responsabilità alcuna nè per le persone nè per le sostanze, i francesi attirano i commercianti a Gibuti con lo stabilire a proprie spese un servizio bisettimanale di cammelli corridori fra quel porto e Harar, e hanno ottenuto da Menelik un ordine che obbliga tutti i commercianti abissini diretti dallo Scioa alla costa, e viceversa, ad abbandonare la strada inglese che sbocca a Zeila, e a prendere, invece, quella francese per Gibuti, non ostante sia più lunga, più costosa e meno sicura. Le carovane svaligiate hanno immediatamente adeguato risarcimento dal Governo francese, che paga in pronti contanti il valore delle merci perdute o rubate nella zona della propria influenza.

Tutto ciò assicura alla Francia il monopolio commerciale con l'Harar e con lo Scioa; tutto ciò costituisce una situazione apertamente avversa agli interessi italiani, e facilita la marcia accelerata verso i centri africani della Nazione che cerca in ogni modo di togliere all'Italia i vantaggi derivanti dalla legittima sua posizione in Africa.

L'Inghilterra, che non può ignorare essere programma francese, apertamente confessato da quella stampa, lo espandersi verso l'Harare l'Abissinia, non ci lascia tuttavia il mezzo diretto di provvedere ai nostri interessi, e di scongiurare, con una efficace base di operazione nel golfo di Aden, il pericolo che l'Harar cada di fatto in mano dei francesi.

Lascia anzi a costoro mano libera, rinunziando all'invio del delegato inglese incaricato di regolare con Makonnen le questioni delle tribù di frontiera, avvertendo, gli è vero, che l'invio del delegato britannico potrebbe dare alla Francia appiglio per mandare, essa pure, una missione nell'Harar.

È parso, così, talvolta che a Londra si volesse quasi considerare la situazione dell'Italia in Africa quale ostacolo a transazioni tra l'Inghilterra e la Francia, per le numerose questioni coloniali pendenti fra quelle due Potenze nelle varie parti del continente africano.

Così si spiegherebbero le lunghe resistenze trovate a Londra per definire d'accordo coll'Italia le rispettive sfere d'influenza nell'Africa orientale; come pure i non meno lunghi negoziati che hanno condotto ai due protocolli del marzo e dell'aprile 1891, e a quello del maggio 1894.

La politica di accordi e di transazioni seguita, ora specialmente, dal Gabinetto di Londra verso la Francia, non contribuisce certo a condurre quest'ultima ad un disinteressamento dai paesi abissini, nè a farci conservare intanto, effettivamente, quella limitata sfera d'influenza riconosciutaci dai tre suddetti protocolli.

Che anzi, dell'atteggiamento dell'Inghilterra i francesi approfittano per ordire in Abissinia a nostro danno mene che hanno per centri di operazione Obock, Gibuti, Barar e Scioa.

La stessa affermazione fatta da lord Kimberley a Parigi, con le istruzioni inviate al marchese Dufferin il 17 luglio 1894, di considerare in pieno vigore l'accordo del 1888 relativo all'Barar, mentre tendeva, è vero, a rispondere alle obbiezioni sollevate dalla Francia in seguito al protocollo anglo-italiano del 5 maggio 1894 e all'annessa dichiarazione, mirava, non a confermare, non a dare appoggio, non ad accordar valore alla dichiarazione stessa circa l'Barar, la quale, anzi, fu tenuta segreta dietro richiesta della Francia, che la voleva lettera morta, ma solamente ad ottenere che la Francia rimanesse il più possibile nei termini dell'accordo anglo-francese del 1888. Intanto la Francia, approfittando della condiscendenza che le dimostrava l'Inghilterra, sussidiava e armava Menelik, e lo spingeva a concertare coi capi tigrini (conosciamo le corrispondenze relative) un attacco agli italiani, contemporaneo alla prima mossa dei dervisci.

Non basta. Recentemente, una parte della stampa inglese ha denunziato come esplicazione della influenza italiana ciò che non era altro se non un intrigo fancese, quando attribuì al Governo italiano il progetto di spingere l'imperatore d'Etiopia ad estendere i suoi domini nella regione niliaca fino a Fashoda, al confluente del Nilo con il Bahr-el-Gazal 2 . Le mene e le mire francesi furono scambiate e imbandite ai lettori come progetti ed intrighi italiani.

Dopo l'occupazione a scopo difensivo di Cassala in conformità del protocollo del 1891, la stessa stampa francese ha insistentemente, con aiuto di qualche giornale inglese, annunziato una marcia italiana su Cartum; e gli agenti francesi fecero credere a Menelik che l'Inghilterra gli sarebbe stata grata di arrestare, con una diversione abissina, le supposte imprese italiane nel Sudan.

Altri fatti speciali non fanno difetto.

Può ricordarsi il permesso accordato ai signori Nolde e Kreutz (spedizione russa vera e propria) dal Foreign Office di partire da Berbera per una esplorazione, attraverso i paesi somali. al lago Rodolfo, con 200 fucili e 600 casse di munizioni, mentre era evidente (e ne fu anche scritto a sir Clare Ford) che nello stato attuale di relazioni fra noi e Menelik, l'Inghilterra, la quale, con Zeila, custodisce, per così dire, le porte dell'Barar e dell'Abissinia meridionale, avrebbe potuto, nel nostro e suo interesse, prendere un diverso atteggiamento.

In una recentissima comunicazione\ l'ambasciata britannica a Roma, mentre ci domanda se noi desideriamo che sia temporaneamente tolto a ras Makonnen il permesso d'importare armi da Zeila, soggiunge subito dopo che, però, ad ogni modo, tale proibizione sarebbe illusoria, poichè il governatore di Barar potrebbe procurarsi le armi dai porti francesi. La considerazione è giusta, ma deve pur considerarsi che l'introduzione delle armi in Abissinia da un porto inglese ha ben altro significato agli occhi di quelle popolazioni, come indizio che l'Inghilterra non sia amica dell'Italia, da quello che avrebbe se essa avvenisse dai porti dei nostri avversari.

Onde la mancanza di un atteggiamento più definito e deciso da parte dell'Inghilterra in nostro favore, per le cose abissine, ingenera in Abissinia il convincimento

Cfr. n. 697.

che non esista di fatto in Africa tra l'Inghilterra e l'Italia quella comunanza di vedute e d'interessi alla quale s'inspirava ormai irrevocabilmente, con dichiarazioni al Parlamento e col contegno preso a Cassala, la nostra politica coloniale; e che anzi la Gran Bretagna assista impassibile al provocante spettacolo degli intrighi che contro l'Italia suscitano i francesi in tutte le regioni il cui protettorato ci fu regolarmente riconosciuto dall'Europa.

Delle disposizioni dello spirito pubblico abissino a tale riguardo si ha una prova evidente nel recente invio diretto di lettere di ras Mangascià alla regina d'Inghilterra e a Kitchener pascià. 4

L'evidenza dei fatti è tale che non può essere sfuggita al Governo inglese.

È nota l'azione che, sotto gli occhi dell'Inghilterra, presso i suoi possedimenti di Zeila e di Berbera, agenti francesi diretti dal signor Lagarde, governatore di Obock, spiegano attualmente da quel porto e da quello di Gibuti verso l'Harar, a detrimento degli interessi dell'Italia e dell'Inghilterra. A dimostrare come l'azione della Francia in Abissinia è in aperta contraddizione con la posizione politica che il dispaccio Spuller del 20 ottobre 1889 ci ha riconosciuto in Etiopia, quando gli fu da noi notificato l'art. 17 del Trattato di Uccialli del 2 maggio 1889, si aggiunge anche l'attività di quei medesimi agenti francesi pei quali ogni mezzo è buono per screditare il nostro Paese innanzi a Menelik e a' suoi capi e per eccitarli contro di noi.

Non è mancato chi ha insinuato nell'animo di Menelik che l'Italia è rimasta isolata nella sua azione politica e militare in Africa, sia di fronte alla invasione mahdista, sia di fronte all'avanzarsi della Francia dal lato del golfo di Aden, essendosi l'Inghilterra completamente disinteressata al riguardo, permettendo che la Francia affermi sempre più la sua influenza ai danni dell'Italia, in un punto del litorale contiguo ad un possedimento inglese.

Si concede dal Governo francese alla Russia di sfruttare lo stabilimento di Gibuti come base di operazione per spingere in Etiopia certe missioni ecclesiastiche e militari che più o meno apertamente accennano ad assumere un carattere politico ed ufficiale; e l'opinione pubblica si adatta già al concetto della cessione di un porto alla Russia nello stesso golfo di Tagiura.

Ma non basterebbe un volume a contenere la lunga enumerazione dei fatti integranti l'azione francese contro l'Italia a Obock-Gibuti, nell'Harare nello Scioa. Bastino, come esempio, i seguenti:

conferimento di decorazione abissina al signor Lagarde (marzo 1894), e della croce della legion d'onore a monsignor Taurin de Cahagne, capo della missione apostolica francese di Harar, in ricompensa di servigi prestati presso Makonnen;

concessione alla compagnia franco-africana, diretta dal negoziante francese Savouré, dell'estrazione del sale dal lago Assai, sul quale Menelik ottenne, grazie alla nostra azione, il riconoscimento dei diritti di proprietà, e accanto al quale sventolava la bandiera italiana (marzo 1893);

viaggio di ras Makonnen a Gibuti per ordine di Menelik (aprile 1893) e susseguente conferenza con Lagarde per la questione dei confini, per la ferrovia francese Gibuti-Harar-Scioa, per il riconoscimento del protettorato francese sui

missionari di Harar, e per gettare le basi di un patto tendente a fare di Gibuti un porto di rifornimento a totale disposizione dell'imperatore di Etiopia;

impedimento frapposto a ras Makonnen di recarsi a Zeila e ad Aden, come era suo vivo desiderio;

recente arrivo a Gibuti del vapore francese «Pei-ho» con a bordo un ispettore delle Messaggerie marittime, per studiarvi la questione del trasferimento da Obock a Gibuti dell'agenzia francese e per preparare il terreno ad un attivo commercio fra lo Scioa, l'Harar e la costa francese.

Nello Scioa la propaganda anti-italiana è fatta anche su più larga scala; si può dire, senz'altro, che sia organizzata.

Il negoziante Chefneux, incaricato ufficioso della Francia, il negoziante Savouré, capo della Compagnia franco-africana, il signor Mondon de Vidailhet, giornalista, informatore di Menelik, l'ingegnere Ilg, per tacere di altri meno importanti, hanno teso alla Corte di Addis-Abeba una fitta rete d'operazioni, che dallo Scioa si diramano all'Harar e si estendono fino al Tigrè;

lo Chefneux e I'IIg si adoperano in Francia e in Svizzera a fare entrare Menelik nell'Unione postale; gli fanno, qua stampare dei francobolli, là coniare delle monete (100,000 talleri) con la sua effigie (agosto 1894) che sono già state inviate all'imperatore (novembre 1894); gli fanno pervenire armi e munizioni (l'ultimo invio è dell'ottobre 1894); ottengono la concessione di una strada ferrata da Gibuti ad Harar;

Savouré stipula un contratto con Menelik relativo ai trasporti per mezzo di carri fra Gibuti, Harar e lo Scioa (aprile 1894); il presidente della Repubblica francese invia direttamente a Menelik una lettera ufficiale il 5 agosto 1894;

l'llg si reca in questi giorni a Parigi in missione politica, ed ha ordine recentissimo di spedire di urgenza a Menelik per Gibuti un supplemento d'armi e di munizioni.

All'azione politica dei missionari francesi nel Tigrè, monsignor Coulbeaux e monsignor Crouzet, i quali informavano i nostri nemici dei movimenti delle truppe italiane ed aiutarono così la strage di Dogali, fa ora riscontro quella dei missionari francesi di Acrur, i quali ~ per voce comune della Colonia ~ spinsero Batha Agos alla ribellione. D'altro Iato, alle lettere che nel novembre 1893, nel febbraio e nel marzo 1894, i signori Mondon de Vidailhet e Chefneux dirigevano dalla Francia a Menelik per dargli false informazioni a nostro riguardo e per spingerlo contro di noi, succede, subito dopo, con mirabile coincidenza, l'attiva corrispondenza di Menelik con i capi tigrini, che ha avuto per epilogo la defezione e la ribellione del detto capo delle nostre bande dell'Okulè-Kusai, Batha Agos, sconfitto ed ucciso ad Halai nel dicembre scorso, e l'atteggiamento minaccioso di ras Agos e di ras Mangascià, contro i quali ci occorre mandar rinforzi al governatore Baratieri. E lo spirito etiopico è stato così bene eccitato contro di noi, da non tener più conto del tradizionale odio contro i dervisci; tanto che l'ultime informazioni recano che Mangascià ha inviato alcuni suoi messi nel Ghedaref, ove sono stati ben ricevuti da Ahmed Fadil.

L'Inghilterra assiste dunque passiva da Zeila ad una coalizione degli abissini coi dervisci sotto auspici franco-russi.

L'opera di distruzione, per parte della Francia, dei nostri accordi con l'Inghilterra del 5 maggio 1894, viene ora infatti compiuta con la missione militare russa, destinata: a sottrarre di fatto l'Harar ad ogni possibilità di protezione italiana; a stabilire in Abissinia un effettivo protettorato franco-russo, dando istruttori militari ai soldati del negus, ed istituendo missioni ortodosse presso il suo clero; ad appoggiare sopra un'Abissinia meridionale ostile all'Italia i capi del Tigrè, pronti ad attaccar l'Eritrea, ogniqualvolta questa sia alle prese coi dervisci.

Il Governo francese ha guarentito alla missione russa la sicurezza della via da Gibuti all'Harar. Si annunzia apertamente a Parigi un prossimo fatto, verso il Tigrè

o verso il Sudan, che ponga fine alla politica di leali intelligenze con l'Inghilterra, proclamata con schiettezza, che finora non ebbe eco a Londra, dal presente Ministero italiano.

812 1 Da Museo centrale del risorgimento. Carte Crispi, minuta autografa; ed. in SERRA, La questione

813 2 Cfr. nn. 531 e 538.

813 4 Cfr. n. 721.

814

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

L. PERSONALE. Roma, 5 gennaio 1895.

In tutta confidenza le mando copia d'un rapporto segreto 1 che ho comunicato in più copie a sir Clare Ford non come lagnanza ma come confidenza tra buoni e leali amici.

Credo che a Berlino come a Roma si giudica che l'Inghilterra farebbe bene a !asciarci Zeila, ma ella non lo deve domandare.

P.S. Unisco pure la copia d'una lettera privata da me diretta jer l'altro a sir Cl are Ford 2 .

815

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 28. Tangeri, 6 gennaio 1895, ore 10,30 (per. ore 13,20).

Secondo notizie pervenute direttamente Fez dal Tuat, truppe francesi sarebbero a tre tappe dalle oasi nord Tuat. Notizia stata confermata Gianatelli Gentile da gran visir Garni t 1•

Cfr. n. 798. 815 1 La notizia fu comunicata all'ambasciata a Madrid con T. 35 e alle ambasciate a Berlino e Londra e all'agenzia in Egitto con T. 36, pari data.

814 1 Cfr. n. 813.

816

COLLOQUIO FRA IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

APPUNTO. Roma, giovedì 6 gennaio 1895 2 .

Nel colloquio che precede la firma dei decreti, comunico al re il provvedimento preso per Ressman. Il re lo approva. All'l e 15 minuti pom. Ponzio Vaglia telefona, che il re vuoi conferire con me e fissa all'uopo le 21;2 pom. All'ora stabilita sono al Quirinale. Usciva dal Gabinetto di Sua Maestà il procuratore generale Bussola.

-Eccomi agli ordini suoi.

-Stamane dopo che ella era partita, il Blanc disse ad un suo vicino il richiamo di Ressman da Parigi. La parola passò fra i ministri, Barazzuoli, Boselli, Sonnino, Saracco. Tutti se ne sorpresero, perché non ne avevano avuto conoscenza.

-E non dovevano saperlo. Queste cose si fanno dal presidente del Consiglio, d'accordo col ministro degli affari esteri, che ne riferiscono al re. Il telegramma del richiamo di Ressman 3 è di stanotte, ed io, stamane, appena venuto all'udienza reale, ne informai Vostra Maestà. Si è fatto così dai tempi di Cavour sino ai tempi di Depretis.

-Ho voluto avvertirla perché lei sapesse tutto. -Ed io le ho detto qual è il metodo in questi casi. Non sono cose da Consiglio de' ministri.

Del resto, sono otto mesi da che Ressman doveva essere allontanato da Parigi. Io l'ho impedito, difendendolo presso il barone Blanc. Ora ho dovuto convincermi, che Ressman non poteva rendere utili servigi all'Italia. L'ambasciatore di Germania è venuto a felicitarsene 4 .

Ressman non ha influenza presso il Governo francese, e non gode la fiducia né dell'ambasciatore inglese, né del germanico. Gli s'imputa di aver detto un giorno, che la Triplice non era seria, e che, se scoppiasse la guerra, l'Italia si condurrebbe come al 1866. È una doppia indegnità.

Abbiamo un altro caso.

Un giorno l'addetto militare inglese diede alcune notizie a Panizzardi con la preghiera che non le avesse comunicate al suo ambasciatore. L'inglese temeva, che Ressman le avrebbe riferite al Governo francese.

-Basta uno dei due fatti per condannarlo.

-Ho fatto il mio dovere; resta a Vostra Maestà il dirmi, se ho mancato, o no.

816 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi. 2 Sic, ma il 6 gennaio 1895 era domenica.

Cfr. n. 812. 4 Cfr. n. 817.

-Ha fatto bene.

-Io dipendo da Vostra Maestà. Io nulla spero e nulla desidero. Sto al governo a malincuore. Sono al finire della vita, e mi è necessario il ritorno alla vita privata. -Niente affatto. Ella è necessaria al Paese, e non può privarlo dell'opera sua. -Io non so quello che ne pensi Saracco; ma io so di aver fatto quello che

dovevo.

-Faremo bene di vederlo.

-Ed io lo vedo e gli parlo in tutte le occasioni. Avrebbe torto se egli se ne

rammaricasse. Mi alzo ~ci stringiamo la mano, ed il re mi accompagna con parole cortesi sino alla porta.

817

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 6 gennaio 1895, ore 19.

Le mando copia di una lettera che ho scritta ora, dietro preghiera di Biilow, al generale Ponzio Vaglia.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE IL MINISTERO DELLA REAL CASA, PONZIO VAGLIA

L. CONFIDENZIALE. Roma, 6 gennaio 1895.

L'ambasciatore di Germania mi dà comunicazione verbale di un telegramma che egli ha ora ricevuto da Berlino, che reca: «S.M. l'Imperatore segue con attenzione e interessamento la situazione in Italia, farà plauso a quanto crederà S.M. il Re di fare per fortificare la posizione del Gabinetto amico della Triplice Alleanza; e fra i provvedimenti utili a tale fine considera non indifferente il richiamo del comm. Ressman da Parigi, cosa che crede opportuna anche in considerazione di tutte le informazioni che il Gabinetto imperiale ha ricevute ultimamente da Parigi». Perdoni la fretta colla quale le mando, signor generale, questa informazione, con pieno consenso dell'ambasciatore 2 .

2 Cfr. la dichiarazione di Crispi a Biilow ed. in GP 8, cit., n. 1457: «Vous aurez remarqué, avec quelle violence la presse française -et surtout !es journaux officieux -m'attaquent. La haine des français -et du Gouvernement français -contre moi provient de ce que l'Italie ne sortira pas de la Triple Alliance tant que je suis au pouvoir, je vous le garantis. Si je tombais, la politique étrangère de l'Italie changerait de direction». Analoghe dichiarazioni Crispi fece a Bruck. Ne riferiva Billot in DDF, XI, cit.. n. 337.

817 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

818

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, GALLINA, E AL MINISTRI DELLE FINANZE, BOSELLI, DEI LAVORI PUBBLICI, SARACCO, E DEL TESORO, SONNINO1

L. Roma, 6 gennaio 1895.

Al nostro arrivo al potere trovammo diffidenza assoluta nell'Inghilterra e nella Germania, per il mutamento di politica estera eseguito dal Gabinetto Rudinì e mantenuto dal Gabinetto Giolitti.

Rudinì aveva di fatto abbandonato il protocollo segreto di Londra che stipulava la cooperazione dell'Inghilterra con l'Italia quale membro della Triplice Alleanza; quel Gabinetto aveva stabilito come base di condotta per l'Italia, nell'eventuale casus foederis, la mediazione russa; combinazione questa che fu considerata a Berlino e a Londra quale negazione effettiva dell'alleanza e fu qualificata da un ministro britannico il ritorno dell'Italia alla politica dei Borboni di Napoli.

Ressman si credette autorizzato a dar alla Francia, e ad ogni modo diede, assicurazione che, in caso di complicazione europea, non saremmo militarmente pronti e potremmo perciò aspettar gli avvenimenti. Egli si prevalse apertamente presso il Governo francese dei buoni uffici della Russia; e quando Casimir Périer gli disse che si fortificava Biserta per le nostre concentrazioni in Sicilia 2 , fece intendere che l'Italia non contava più sui suoi alleati nè sull'Inghilterra per i suoi interessi africani, i quali si sarebbero aggiustati tra l'Italia e la Francia in caso di complicazione europea. In seguito a ciò il signor Billot dichiarava al ministro degli esteri che in caso di complicazione sarebbe facile intendersi sulla Tripolitania 3 .

La presenza di Ressman a Parigi essendo testimonianza e pegno così d'una politica qualificata a Berlino e a Londra di defezione agl'impegni presi, era tanto più necessario rimediarvi inquantoché l'Inghilterra non trovando più in noi l'alleato continentale che è tradizione sua ricercare, s'inoltrava sempre più sulla via di transazioni a noi dannose verso la Francia per gl'hinterland africani ed era imitata in ciò dalla Germania. Tra i rimedi era ovvia la traslocazione onorevole del diplomatico che era considerato garante d'un ritorno alla politica di defezione dopo un nuovo trentun gennaio. Ma quando il ministro degli esteri sottopose al Consiglio il movimento diplomatico relativo, si passò oltre per ragioni di opportunità. Intanto il ministro degli esteri lavorò indefessamente a ricondurre una leale intelligenza coll'Inghilterra, base di sicurezza e di difesa eventuale non solo per l'Eritrea, ma per le nostre stesse coste. Ultimamente le comunicazioni confidenziali, ma ufficiali, dei Gabinetti di Londra e di Berlino ci diedero la consolante assicurazione che alla nostra politica leale coll'Inghilterra era dovuto il risultato ormai ottenuto malgrado ogni apparenza contraria del ravvicinamento dell'Inghilterra alla Triplice Alleanza.

2 Cfr. n. 167.

Cfr. n. 625.

Per parte della Francia, però, la quale credeva aver il diritto di contare sul nostro abbandono almeno di fatto delle nostre alleanze, si considerò la permanenza a Parigi del diplomatico che aveva attentato quell'abbandono, quale prova di potere essa usare ogni mezzo all'interno e all'estero perché prevalesse finalmente la politica dei Ministeri precedenti; onde l'attacco preparato contro di noi in Abissinia, contemporaneo alla presentazione del plico Giolitti; e le insistenti intimazioni e minacce degli organi del Quai d'Orsay al re perché nell'interesse dinastico sciogliesse il Ministero e lasciasse cadere l'alleanza (Temps e Débats).

La r. ambasciata a Parigi intanto in tutti i suoi rapporti ed anche per il processo Romani, poneva il R. Governo dalla parte del torto.

Il movimento diplomatico sarebbe forse stato più opportuno se anteriore; ma è diventato inevitabile perché alle riannodate intelligenze anglo-germaniche possa unirsi l'Italia per la pace e per la propria sicurezza. La stessa Francia, è provato dall'esperienza, ci rispetterà di più quando ci dimostreremo coerenti alla politica leale da noi dichiarata in Parlamento.

Crederei opportuno dare alla traslocazione di Ressman, che si destinerebbe a Pietroburgo, un naturale complemento inviando a Parigi, se non un uomo politico, come avevo ritenuto possibile, un agente autorevole e capace come è il conte Tornielli; ed a Londra, possibilmente un ammiraglio che affermi la solidarietà delle due Potenze marittime.

818 1 Minuta, da Carte B1anc.

819

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. Roma, 6 gennaio 189 5 (per. il 7).

I have to thank you very much for your letter of last evening 1 , enclosing copies of a report on Italian affairs on the Somali coast. I shall consider its contents as strictly confidential and as communicated to me, as you say, between good and loyal friends.

I am happy to be able to acquaint you, as an apprehension appears to have arisen on the subject, that Lord Kimberley has authorized me to give you the assurance that there is no ground for suspicion that British Government have entered into any sort of understanding with either France or Russia about Abyssinia and the Red Sea. The subject has not been mentioned to or by either of the Government of those countries, and any discussion which may have been held with French Government, respecting Harrar, has been entirely in the sense desired by Italy.

An answer was sent last Friday evening through Lord Cromer to Ras Mangasha2 , entirely in the sense desired by your Government.

You will be interested to hear that Her Majesty's Ambassador at St-Petersburgh has informed Lord Kimberley that he has been assured at the Russian Foreign Office that the expedition which has been sent to Abyssinia by the St-Petersburgh Geographical Society has no politica! object whatever. M. Leontief a well known traveller is as the lead of it and he is accompanied by an astronomer. A doctor and an artist will also form part of the expedition and a captain lately in the artillery will undertake the topographical work.

The expedition is bound for Obock and thence for Harrar. Leontief is charged with a letter for the Negus from the Geographical Society. I am looking forward to the pleasure of seeing you tomorrow morning at 11 o'clock at the Consulta.

819 1 Con la quale Blanc comunicava a Ford il n. 813. 2 Cfr. n. 807.

820

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 40. Berlino, 7 gennaio 1895, ore 16,10 (per. ore 16,35).

Preoccupato notizie Tuat segnala temi 1 , mi recai stamane ministro degli affari esteri per sapere se era giunta qui conferma simili notizie. Marschall non sapeva nulla e opina trattarsi soliti annunzi marcia francesi su Tuat mai verificatasi. Non divido suo ottimismo e espressi mio timore Francia colga l'occasione attuale attitudine inglese per compiere suoi nascosti disegni in quella regione. Allora pregai Marschall meditare su questo punto.

821

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

L. PERSONALE. Roma, 7 gennaio 1895, ore 18.

Biilow è venuto a dirmi che essendo corsa voce che Ressman potrebbe essere mandato a Pietroburgo, egli da amico e dietro sue notizie da Berlino mi autorizza a dire che le informazioni germaniche circa le cose succedute a Parigi fanno considerar dal Governo imperiale cosa pericolosa inviar Ressman a Pietroburgo o a qualsiasi altra ambasciata in Europa.

821 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

820 1 Cfr. n. 815, nota l.

822

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. PERSONALE 12/2. Cairo, 7 gennaio 1895 1.

Come V.E. lo avrà rilevato dai miei telegrammi 2 che le confermo, mi sono pervenute le sue recenti comunicazioni relative ai nostri affari dell'Eritrea, in quanto si connettono coll'attitudine del Governo britannico in seguito al riavvicinamento che sembra essersi verificato fra esso e il gruppo franco-russo.

Ho parlato con lord Cromer di queste e delle altre cose menzionate da V.E., e ne ho tratto l'impressione che, per quanto almeno è a conoscenza di lui, se quel riavvicinamento ha esercitato un'influenza conciliatrice sulle relazioni di quelle Potenze e su questioni speciali nel Pamir o in Armenia, esso non ha arrecato verun cambiamento nel contegno dell'Inghilterra in ciò che tocca alle cose africane. Questo mi aveva detto lord Cromer, fino da quando lo intrattenni, giorni sono, di quegli affari. Stamane poi, essendo egli venuto a vedermi, mi mostrò un telegramma del Foreign Office che, in risposta ad una sua interrogazione, gli confermava nessuna transazione essersi verificata per parte dell'Inghilterra né per il Marocco né per l'Barar in correlazione cogli affari d'Egitto, aggiungendo che tutti gli atti del Gabinetto britannico in tali questioni erano stati comunicati al Governo italiano e da questo approvati, e che nulla si era fatto né si farebbe che potesse contrariare gli interessi italiani in questi Paesi. Un altro telegramma di lord Kimberley comunicava poi le dichiarazioni avute da Pietroburgo circa il carattere, che colà si pretende puramente scientifico, della missione Leontieff nell'Barar. Su codesto punto lord Cromer riconosceva esservi luogo a legittime diffidenze, ma egli soggiunse non vedere che cosa potesse farsi per impedire quegli intrighi. Come lo feci osservare a Sua Signoria, questi non sono indifferenti nemmeno per l'Inghilterra, giacché se l'influenza della Francia si insediasse stabilmente nell'Barar e nel Scioa, i suoi agenti potrebbero di là facilmente dare la mano ai loro connazionali che, sotto l'egida dell'ultima convenzione franco-belga, già si avvicinano al Bar el Gaza!; e una eventuale occupazione francese della regione intermedia dei Galla avrebbe praticamente per effetto di tagliare le comunicazioni fra il Sudan e l'Africa orientale britannica. Codesta eventualità che preoccupa seriamente, e non da oggi soltanto, gl'inglesi che seguono più davvicino tali questioni, viene però agli occhi di lord Cromer in seconda linea (come pure quella riguardante le oasi marocchine) di fronte all'altra più immediata che tocca al consolidamento dell'attuale stato di cose in Egitto.

È a questo pensiero per lui dominante che obbedisce l'agente britannico, ogni qual volta si parla di una spedizione nel Sudan, nella quale egli scorge una fonte di

Cfr. n. 808.

pericoli finanziari e politici tanto più gravi in quanto è difficile il misurarne anticipatamente l'entità. AI punto di vista politico, come ebbi ad accennarlo in altri miei rapporti, vi è il rischio, per non dire la certezza, che la questione del Sudan, una volta aperta, non si possa circoscrivere entro i limiti proprii; ma serva di base ad altre Potenze per acuire le difficoltà della questione dell'Egitto in generale. In quanto poi riguarda le finanze, Iord Cromer mi ripeteva, ancora pochi giorni or sono, che la spesa sarebbe certamente ingentissima; ora, soggiungeva Sua Signoria, egli è fuori di questione che un Gabinetto inglese osi domandare un aggravamento di tasse ai contribuenti del Regno Unito per una spedizione a Cartum; le sue spese dovrebbero adunque venir sopportate dall'Egitto; ma le finanze egiziane ora appena risorte dalla loro rovina, richiedono la più grande cautela e la vigilia stessa, mi diceva Sua Signoria, il consigliere finanziario sir E. Palmer era venuto da lui per dirgli che in presenza dell'attuale crisi agricola e mentre da un lato era giuocoforza alleviare le imposte, né per le difficoltà politiche si poteva metter mano sulle economie riscovate a guarentigia dei creditori esteri dello Stato, diveniva più che mai importante di sopprimere qualunque spesa non assolutamente indispensabile. Per rendersi conto del sentimento di lord Cromer in questa materia, non è soltanto da considerarsi la personale sua tendenza che, come è naturale, lo porta a vegliare con occhio geloso su quella che fu l'opera più meritoria della amministrazione da lui inspirata, ma vuolsi riflettere che la rigenerazione finanziaria dell'Egitto, mercé l'elasticità assicurata al bilancio, è quella che ha permesso finora di superare molte difficoltà anche politiche, tacitando con opportune concessioni più di un interesse ferito e conciliando oppositori che avrebbero potuto essere pericolosi.

Per questi motivi, si deve tener presente che qualunque progetto di spedizione militare troverà in lord Cromer una resistenza di massima, a meno di qualche fatto nuovo che sopravvenisse a modificare sensibilmente l'attuale situazione. Un fatto dì tal natura potrebbe essere, eventualmente, quello che più di una volta gli rappresentai, uno stato cioè di completa anarchia che in conseguenza ad esempio di una disgregazione del potere del Mahdi, si producesse nel Sudan; ma anche in quel caso, egli non si risolverebbe se non per assoluta necessità ad un'azione che, una volta iniziata, assorbirà per molto tempo tutte le forze dell'Egitto, in quanto che non si tratterà soltanto di conquistare il Sudan, ma di riorganizzare quella vasta regione rovinata da dieci anni di barbarie.

Ho creduto necessario di esporre con qualche insistenza codeste idee dell'agente britannico, per non lasciare illusioni circa quanto è da attendersi da lui nelle attuali circostanze nostre. Lord Cromer non vide di buon occhio la presa di Cassala, per tema precisamente che le difficoltà cui andrebbe incontro l'Italia con quella estensione del proprio territorio, dessero poi occasione a richieste di ajuti contro i mahdisti. Egli non si espresse meco in tali termini, ma potei accorgermi che quello era il fondo del suo pensiero; fin dalla prima volta che ebbi occasione di vederlo al mio ritorno in Cairo, egli mi disse: «al posto vostro io non avrei cercato di prendere Cassala, ma ora che ci siete, dovete fare ogni sforzo per mantenerla a qualunque costo». In seguito alle nuove complicazioni sorte ora nell'Eritrea per fatto della defezione di alcuni capi del Tigré e del contegno sospetto del ras Mangascià, non era quindi il caso di insistere per un'immediata azione anglo-egiziana, alla quale per certo lord Cromer non si sarebbe prestato, e tanto meno in via così incidentale. Mi sono perciò limitato a domandare se tenuto conto di tutte le circostanze accennate da V.E., non sarebbe possibile combinare, o da Suakin o da Uadi Haifa, una specie di dimostrazione che, senza impegnare le truppe in una vera spedizione, fosse però abbastanza importante per impressionare i dervisci e far loro credere ad un attacco: un simile movimento, io gli rappresentai, oltre a giovarci materialmente, distraendo almeno per un poco i mahdisti e dando tempo al generale Baratieri per isbarazzarsi intanto dei rivoltosi del Tigré, otterrebbe soprattutto lo scopo morale di dimostrare chiaramente agli abissini la solidarietà anglo-italiana e dissipare i dubbi che gl'intrighi degli avversari hanno fatto nascere alla Corte di Menelik circa la politica attuale del Governo britannico. A questa proposta, da me fatta, beninteso, a titolo puramente personale, lord Cromer obbiettò col dire che era troppo difficile l'iniziare un simile movimento di truppe senza correre il rischio di trovarsi poi impegnati in un'azione più seria che non si calcolasse. Dopo qualche insistenza da parte mia egli conchiuse però col dirmi che avrebbe riflettuto, ed esaminato se fosse possibile fare qualche cosa nel senso del mio suggerimento. Quando lo vidi stamane, lo trovai ancora dubbioso fra il suo evidente desiderio di dare soddisfazione in qualche maniera ai nostri interessi e la sua avversione al mettere in moto l'elemento militare il quale, una volta scatenato, mi disse Sua Signoria, farebbe certo del suo meglio per sfuggirgli di mano e condurlo là dove egli non vuole andare. Se, in conclusione, questo mio tentativo avesse un qualche risultato, non mancherò di avvisarne V.E.; nel caso contrario, il R. Governo non sarà per nulla compromesso da uno scambio d'idee al quale ebbi cura di conservare un carattere affatto privato.

Nel corso della medesima conversazione avendomi lord Cromer parlato della risposta alle lettere del ras Mangascià 3 oggetto del mio rapporto ufficiale di oggi 4, gli dissi parermi dubbio che i consigli al ras ottengano in questo momento un effetto positivo, mentre a quanto pare egli sarebbe ora sotto l'influenza degli incitamenti che contro di noi gli pervengono dalla Corte di Menelik. Lord Cromer soggiunse allora che, ove noi lo credessimo utile ed opportuno, si potrebbe anche far scrivere da Londra a Menelik stesso, e che in tal caso basterebbe che io gliene tenessi parola. Con la imperfetta cognizione che posseggo sulle condizioni attuali dei nostri rapporti verso la Corte del negus, non mi sono trovato in grado di rilevare sul momento codesta offerta, ma credo doverla partecipare a V.E. per quell'uso ch'ella stimasse di farne 5•

4 Non pubblicato.

5 Si pubblicano qui due passi di una lettera personale di Pansa a Blanc dello stesso 7 gennaio: <<. ..j'ai fait de mon mieux pour amener lord Cromer à nos vues, mais quoique je l'aie reboursé en tous sens, il s'est montré raide à la détente. Il n'est point aisé en effet d'engager à se battre quelqu'un qui est bien décidé à garder la paix et qui a au surplus de bonnes raìsons pour ce faire ... A la fin de notre entretien de ce matin il ne m'a pas cependant donné un non définitif, mais il m'a répété au contraire qu'il y penserai t encore, ce qui veut dire qu'il en parlera au sirdar. Mon espoir n'est pas grand, mais fin che c'é vita c'è speran::a, et quoi qu'il arrive, soyez assuré que je ne perdrai pas de vue vos instructions».

822 1 Il documento, conservato nelle Carte Blanc, non reca l'indicazione della data d'arrivo.

822 3 Cfr. n. 807.

823

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATO S.N. Roma, 8 gennaio 1895, ore 16,30.

Traversi partito. Gli fornisca segretamente armi e munizioni occorrenti. Ordini a Pestalozza di venire immediatamente Roma breve congedo per darmi informazioni.

824

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 46. Roma, 8 gennaio 1895, ore 20.

Ho ricevuto rapporto del 30 dicembre 1• Missione russa andrà da Gibuti all'Harar e Scioa senza incontrare autorità nostre. V.E. può dunque senza inconvenienti informare codesto Ministero degli affari esteri che gli abissini coalizzati con i dervisci sono in istato di ostilità verso di noi. Crediamo difficile che la missione russa non apparisca loro appoggio indiretto contro l'Italia. Tale è già qui considerata dagli organi repubblicani, i quali se ne prevalgono 2 .

825

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Roma, 8 gennaio 1895.

Before giving publicity to the Queen's reply to Mangasha 1 I should like to ask lord Kimberley whether Her Majesty's Government have any objection to such a course being taken.

In reply to the note you kindly sent me last evening 2 I can inform you that lord Cromer expressed his opinion last November that the reply to Mangasha might be sent through the authorities at Massowah.

I conclude that such a course will best meet your wishes on the subject.

2 Per la risposta cfr. n. 828. 825 1 Cfr. n. 807, nota l.

2 Non pubblicata.

824 1 Non pubblicato.

826

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO 116. Roma, 9 gennaio 1895, ore 16.

Procuri far pubblicare costì e telegrafare agenzia Stefani «i negoziati nel maggio 1894 iniziati dal Governo spagnuolo per la repressione del contrabbando delle armi tra l'Algeria ed il Marocco, falliti allora per l'opposizione del Governo francese, sono stati ripresi dall'inviato britannico a Fez» 1•

827

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, E A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 118. Roma, 9 gennaio 1895, ore 18.

Mangascià è al aelesa con armati minaccioso. La coalizione dei dervisci cogli abissini continua ricevere armi e munizioni dalla costa francese. In questa condizione, di ribellione secondo gli atti internazionali, di guerra secondo le pretese franco-russe, il diritto internazionale ci autorizzerebbe al blocco della costa. Non facciamo proposte ai Governi amici, ma constatiamo la gravità del caso 1•

828

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 64. Pietroburgo, 10 gennaio 1895, ore 16,06 (per. ore 17,55).

Abissinia. Giers nega qualsiasi carattere politico ed anche solo indirettamente ufficiale spedizione formata sotto gli auspici Società geografica con intento esclusivamente scientifico senza intervento Ministero degli affari esteri.

826 1 Maffei comunicò con T. riservato 147 dellO gennaio, non pubblicato, di aver eseguito le istruzioni. 827 1 Per le risposte cfr. nn. 831 e 835.

829

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Roma, 10 gennaio 1895 (per. l' 11).

In your letter of the 8th instant 1 you asked me whether there would be any indiscretion in your having published the sense of the letter sent to Mangasha. I can now inform you that in Lord Kimberley opinion it would be discourteous and unusual for a foreign Government to give publicity to the text of a letter from the Queen before the person to whom the letter is addressed has had an opportunity of receiving it. Nevertheless Lord Kimberley sees no objection to the purport of it receiving publicity should you consider that by so doing your position would be in any way strengthened 2 .

830

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 42/18. Madrid, 10 gennaio 1895 (per. il 29).

Per quanto molesto sia stato l'accidente che mi obbliga a restare in casa e di cui ho dato conto colla mia lettera particolare 1 , tuttavia esso è venuto in alcun buon punto, poiché, siccome giudicavo indispensabile per l'adempimento della mia missione di avere un abboccamento con Sua Maestà, l'unico mezzo di procurarmelo fu di domandarle un'udienza per presentarle i miei ossequi prima di usufruire del congedo da V.E. accordatomi.

La mia permanenza a Madrid, che avrebbe potuto parere strana dopo di ciò, è oggi, invece, pienamente giustificata dalla suddetta ragione, e non può dar luogo ad alcun commento.

Ho profittato di questa sosta per inculcare ognora più nell'animo del ministro di Stato la necessità di adottare verso noi per ovvi interessi comuni mediterranei un sincero e leale contegno. In una parola, ispirandomi ai concetti, a me svolti da V.E., ho fatto il possibile per mettere la questione in termini pratici, allo scopo di addivenire ad un accordo egualmente pratico e leale.

Quando telegrafavo a V.E. il 31 dicembre ultimo 2 , che nonostante le difficoltà anteriormente accennate, aveva ottenuto una risposta in complesso favorevole mi sono astenuto, per brevità, dall'entrare in particolari che mi riservavo di spiegare poscia a viva voce. Aggiungevo eziandio che importante era la mia conversazione

2 Per la risposta cfr. n. 833. 830 1 Non pubblicata.

2 Cfr. n. 777.

con la regina, la quale è ansiosa di veder stipulato il rinnovamento affidandomi su di ciò un messaggio tutto personale per la E.V.

Come già ho esposto, qui si nega assolutamente l'esistenza d'intelligenze con la Francia e si assicura nel modo più categorico che non si vogliono assumere con essa impegni di sorta. Su questo soggetto, la discussione diventa difficile altrettanto che oziosa e conforme al tenore delle ultime di lei istruzioni, mi sono sforzato a trasportare, lo ripeto, la questione sopra un terreno pratico, affine di concretare maggiormente i punti da sottomettere a V.E.

Infatti, ebbi nuovo colloquio confidenziale col ministro di Stato, e sono autorizzato a dichiarare:

l) che la Spagna riconosce la convenienza del rinnovamento;

2) che, a renderlo più efficace, giusta il contenuto del dispaccio del 14 dicembre3, la Spagna è disposta a esaminare con spirito amichevole le proposte che avesse a fare l'Italia all'oggetto sempre di rafforzare l'obbiettivo monarchico del patto e di tutelare sempre più gli interessi comuni mediterranei;

3) che la Spagna, a sua volta, reclamerà dall'Italia Io stesso benevolo ascolto per quelle osservazioni che avesse a formulare. In conclusione debbo rassegnare che il ministro di Stato aspetta quelle ulteriori comunicazioni che il Governo italiano stimerà opportuno dirigergli.

È dunque da parte di V.E. che devono venire i suggerimenti sopra i molteplici punti sì maestrevolmente tracciati nei suoi due dispacci del 14 dicembre e del 2 corrente 4• La causa che ritarda la mia partenza concede, suppongo, a V.E. di precisarmi i suoi intendimenti, ai quali io darei immediato corsoj.

Secondo quanto la regina e il ministro di Stato mi palesarono, si riterrà indispensabile render nota ai due capi del partito conservatore, signor Canovas del Castillo e generale Martinez Campos, qualunque innovazione fosse per essere introdotta.

829 1 Non pubblicata.

831

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 71129. Vienna. 10 gennaio 1895 (per. il 14).

Ieri ho ricevuto il telegramma 1 con cui V.E. espone che le forze italiane in Africa si trovano in presenza di una coalizione dei dervisci cogli abissini, i quali continuano a ricevere armi e munizioni dalla costa francese, e che perciò il Governo del re, secondo il diritto di guerra internazionale, potrebbe procedere al blocco della costa. II telegramma aggiunge che tuttavia il R. Governo non faceva alcuna proposta ai Governi amici, limitandosi a costatare la gravità del caso.

Cfr. n. 785. 5 Per la risposta di Blanc cfr. n. 889. 831 1 Cfr. n. 827.

Ho creduto interpretare l'intenzione di V.E. andando subio a riferire al conte Kalnoky il contenuto di questo telegramma, sul quale chiamai la sua attenzione.

Il conte Kalnoky ne prese notizia, e riassunse in quest'occasione l'attitudine tenuta costantemente dal Governo autro-ungarico circa gli affari dell'Africa orientale. Riferisco qui succintamente, ma fedelmente, le parole del conte Kalnoky:

Egli mi disse che il Governo austro-ungarico ha seguito con costante simpatia l'azione dell'Italia nell'Africa orientale, benché intrapresa all'infuori di ogni scambio d'idee con esso. Ha sempre accolto i nostri desideri circa le relazioni con Menelik e con altri capi africani, con cui l'Italia conchiuse trattati. A questo riguardo, esso continuerà a mostrare la stessa buona volontà e ad associarsi al modo di vedere delle Potenze amiche più interessate negli affari di quella regione. Però, l'Africa orientale è all'infuori non solo dell'azione dell'Austria-Ungheria, ma anche dei suoi mezzi d'informazione. Il Gabinetto di Vienna non è quindi nel caso di prendere l'iniziativa nemmeno d'un consiglio. Non ha titolo speciale per parlare di questi affari col Governo francese, che potrebbe rifiutare la sua ingerenza. Ma esso può raccomandar gli la conciliazione coll'Italia, e non mancherà di farlo all'occasione dell'invio a Parigi del nuovo ambasciatore austro-ungarico, conte Wolkenstein.

Il conte Kalnoky si mostrò meco inquieto dello stato delle nostre relazioni colla Francia. Egli espresse il timore che il richiamo del comm. Ressman e gli attacchi diretti da una certa stampa italiana contro il signor Billot possano produrre l'interruzione dei rapporti diplomatici dei due Paesi, e che l'opinione pubblica in Europa, o almeno una parte considerevole di essa, ne renda responsabile l'Italia. Io dissi al conte Kalnoky che non mi erano state comunicate le ragioni del richiamo del signor Ressman, ma che avevo la certezza assoluta che il Governo del re non solo non voleva provocare un raffreddamento o una rottura dei rapporti franco-italiani, ma desiderava vivamente (e ne avevo io stesso recentemente avuto l'assicurazione personale dal signor Crispi e da V.E.) che questi rapporti diventassero migliori e affatto amichevoli. Colsi quest'occasione per pregare instantemente il conte Kalnoky di profittare egualmente del prossimo invio del conte Wolkenstein a Parigi per far conoscere e far apprezzare queste non dubbie intenzioni del Governo italiano. E il conte Kalnoky mi promise che così farebbe.

Tornando agli affari africani, l'E.V. sarà, senza dubbio, d'accordo con me che tutti i nostri sforzi devono essere diretti a ottenere che l'Inghilterra si decida a cooperare coll'Italia. Questa cooperazione è un interesse inglese, al pari che italiano.

830 3 Cfr. n. 727.

832

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SIL VESTRELLI

D. RISERVATO 1139. Roma, 11 gennaio 1895.

L'ambasciatore d'Inghilterra è venuto ad assicurarmi che non esistono accordi per parte dell'Inghilterra sia colla Francia che colla Russia. Ho ringraziato l'ambasciatore osservando non essersi mai da noi supposta la stipulazione di simili accordi; avere soltanto il R. Governo rilevato i casi di fatto in cui la diplomazia britannica si era trovata in effettiva cooperazione coll'una e coll'altra Potenza e non con noi in affari che interessano l'Italia.

833

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. 1140. Roma, Il gennaio 1895.

Je n'ai jamais eu la pensée de désirer un acte peu courtois et insolite tel que celui de la publicité du texte d'une lettre de S.M. la Reine avant que la personne à laquelle elle est adressée ai t pu la recevoir 1 . Je crois avoir fai t allusion seulement au sens des conseils donnés à Mangacha; et mème à cet égard je ne crois pas qu'il nous appartienne de préjuger la mesure dans laquelle il peut convenir au Gouvernement britannique de faire connaìtre ses dispositions envers les hostilités des abyssiniens contre nous.

834

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. SEGRETO 92/45. Costantinopoli, 11 gennaio 1895 (per. il 16).

L'intervento delle tre Potenze nell'inchiesta turca in Armenia e gli accordi fra la Russia, la Francia e l'Inghilterra circa la suddetta inchiesta, hanno già prodotto, indirettamente, due pessimi effetti, cioè: la recrudescenza nelle relazioni fra la Francia e l'Italia e la baldanza dei giornali francesi e turco-francesi nell'insultarci.

Agli occhi del pubblico, l'inchiesta delle tre Potenze ha confermato la solidarietà della Russia e della Francia ed ha distaccato l'Inghilterra dalla Triplice Alleanza e soprattutto dall'Italia.

Nessuno sa meglio dell'E.V. che tale distacco è apparente; e che se l'Italia non partecipa all'inchiesta in Armenia ciò accade perché i predecessori dell'E.V. si erano disinteressati dell'Armenia; e quando l'E.V. giunse al potere il Governo del re non aveva nemmeno un agente consolare in Erzerum. Cionondimeno il pubblico non erra giudicando che da cosa potrebbe nascere cosa e che, dalla collaborazione dell'Inghilterra colla Francia e colla Russia in Armenia, potrebbero nascere migliori

sentimenti fra le tre Nazioni, e nuove intelligenze fra esse e nuove condiscendenze dell'Inghilterra; e l'Impero ottomano è vasto abbastanza per appagare le cupidigie di ciascuna delle tre Nazioni.

lo porto opinione che la Germania e l'Austria-Ungheria, (ed è colpa dei loro ambasciatori), non compresero l'importanza che potrà avere l'inchiesta; e l'Inghilterra che la comprese, sacrificò gli interessi dell'Italia ai suoi interessi.

È innegabile che lord Kimberley e sir Philip Currie hanno impedito l'azione deli'E.V. e la mia; ed in ricompensa la sola dichiarazione che l'ambasciatore d'Inghilterra a Costantinopoli ha fatto alla Porta ed agli ambasciatori di Russia e Francia, si limitò a questa sola: «Il Governo inglese vedrebbe con soddisfazione la partecipazione dell'Italia all'inchiesta di Bitlis». Sollecitato reiteratamente da me di far pratiche più insistenti col signor Cambon e col signor Nelidow, l'ambasciatore d'Inghilterra ha sempre risposto: «Il Governo inglese non rimarrà al potere se la Russia si ritira dall'inchiesta».

In conseguenza dell'egoismo dell'Inghilterra, e del contegno della Germania e dell'Austria-Ungheria, i giornali francesi ed i giornali turco-francesi, credendoci isolati, suppongono poterei assalire a man salva. E l'E.V. troverà nel giornale franco-turco qui unito, un esempio, fra mille, della loro audacia.

Lo stesso ambasciatore di Francia a Costantinopoli, il quale, fino a pochi giorni sono, mi manifestava il parere che l'Italia dovesse cooperare colla Francia in talune questioni d'interesse comune in Turchia 1 , mi fa ora supporre con velate allusioni, ch'egli abbia mutato pensiero.

Intanto l'Italia ha reso, in questi ultimi giorni, un importante servizio al Governo inglese, astenendosi di asserire il suo diritto di partecipare all'inchiesta; e non sarebbe troppo chiedere dal primo ministro d'Inghilterra di mettere in rilievo in qualcuno dei suoi numerosi discorsi, gli interessi dell'Italia nell'Impero ottomano e nella quistione dell'Armenia. Senza una qualche affermazione autorevole a Roma, a Londra, a Berlino od a Vienna, l'Europa non chiederà di meglio che di supporre che di sei Potenze soscrittrici del Trattato di Berlino, tre sole hanno interessi in Armenia.

Eppure dal fondo dell'Armenia partirà la via militare che traversando Costantinopoli e gli stretti sboccherà nel Mediterraneo dove sono tutti gli interessi italiani. Se i predecessori dell'E.V. non vi posero mente l'E.V. ve ne porrà.

Non vi è piccolo avvenimento che segue nel più remoto angolo dell'Armenia che non possa avere irreparabili conseguenze per la grandezza dell'Italia.

Ancoracché per la condiscendenza della Russia e dell'Inghilterra e per opera delle inconcludenti riforme che si stanno preparando a Yldiz, il Governo ottomano riescirà a conservare per qualche anno ancora il suo dominio su quella provincia, la perdita dell'Armenia pel Governo ottomano è irreparabile.

Ho l'onore di proporre all'E.V. l'istituzione di tre viceconsolati di carriera a Diarbekir, a Sivas ed a Van. La politica di codesto ministero è stata finora di fondare scuole in Turchia. AI momento in cui l'Impero ottomano crolla, la mia

proposta è d'istituire, senza indugio, e per ogni dove, viceconsolati di carnera, a scapito, se necessario, delle scuole.

La superiorità dell'influenza delle ambasciate d'Inghilterra, di Russia e di Francia si deve (in parte) alle informazioni rapide ed accurate che quelle ambasciate possiedono di tutto ciò che accade nell'Impero ottomano. Se il giorno del mio arrivo in Costantinopoli, che fu in agosto scorso, io avessi ricevuto un telegramma da Van che annunziava le stragi di Sassun, l'autorità del Governo italiano sarebbe in questo momento tutt'altra che ora non è. I genovesi diffusero la nostra lingua in Turchia non già coi maestri di scuola ma colle azioni.

L'istituzione di viceconsolati di carriera in Armenia (non appena avremo ricevuto il berat pel signor Monaco) sarebbe oltreacciò la migliore affermazione che si possa dare da noi degli interessi dell'Italia in Armenia, di cui fu legittimamente erede nel 1485, Carlo I, duca di Savoia, detto il guerriero.

833 1 Risponde al n. 829.

834 1 Nota del documento: «Leggasi il rapporto di quest'ambasciata sul trattato di commercio. n. 1415/597 del 28 dicembre scorso». [Non pubblicato).

835

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 151. Londra, 12 gennaio 1895.

Kimberley, al quale· comunicai confidenzialmente sostanza telegramma di V.E. in data 9 corrente 1, aggiungendo che V.E. non intendeva fare proposte, mi ha chiamato oggi al Foreign Office per dirmi che il solo blocco che potrebbe esserci utile sarebbe quello della costa francese di Gibuti; ma, secondo teoria sempre sostenuta dal Governo britannico, il blocco è un atto di guerra e non potremmo, a suo avviso, dichiararlo, senza venire ad una rottura con la Francia. Sua Signoria aggiunse che il suo consiglio, se glielo domandassimo, non sarebbe di andare tant'oltre.

836

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI 1

D. CIFRATO 1314. Roma, 12 gennaio 1895.

Sir Clare Ford avendomi chiesto che cosa poteva egli suggerire a lord Kimberley a proposito della nostra situazione in Africa, gli dissi che vogliamo !imitarci

836 1 Ed. in tedesco in GP 8, cit.. n. 2005.

alla difensiva contro dervisci ed abissini, sopportando lo stato di guerra alimentato da Gibuti e Obock. Sarebbe troppo grave bloccare la costa francese o fare una spedizione nell'Harar per tagliare le comunicazioni francesi o russe con Menelik, mentre la Francia, non potendo impegnar la Russia contro Germania o Inghilterra, cerca precisamente impegnarla contro di noi in Abissinia. Noi non chiediamo all'Inghilterra di agire direttamente, né da Suakin né da Zeila, e siamo pronti a sostener da soli il doppio sforzo degli abissini e dei dervisci. Ma, stanteché gli abissini credono di servire agli interessi inglesi nell'indebolire colla loro ostilità la nostra situazione verso il Sudan, il solo mezzo di convincerli del contrario sarebbe che essi ci vedessero insieme agli inglesi a Zeila, che è il porto dell'Harar e dello Scioa. Dissi a sir Clare Ford che non rinnoviamo domande precedenti per la cessione di Zeila e che lasciamo all'Inghilterra di decidere come essa possa mostrare di pigliar sul serio il nostro protettorato sull'Etiopia e la solidarietà italo-inglese in Africa.

835 1 Cfr. n. 827.

837

APPUNT0 1

Roma, 12 gennaio 1895.

Lo scopo propostosi dal Governo col richiamo di Ressman è stato completamente raggiunto. Ne fa prova, oltre all'impressione della stampa ufficiosa, la dichiarazione confidenzialissima fatta da Hanotaux al conte Gallina nel suo ricevimento del 9 corrente. Il ministro degli affari esteri francese disse al conte Gallina che il Governo era stato in dubbio se mandare qualcuno alla stazione per salutare Ressman che partiva (8 corrente), ma che alla fine prevalse il pensiero di comprensibile delicatezza verso l'ambasciatore e il Governo italiano, e non si mandò alcuno 2 . Fa riscontro a questa amabilità significativa, l'altra di Ressman che partì dicendo che gli verrebbe offerta l'ambasciata di Londra o di Pietroburgo, ma che mai accetterebbe, e preferirebbe aspettare se non gli fosse dato di tornare a Parigi. In quella medesima visita, che fu la prima ufficiale del nostro incaricato d'affari, il signor Hanotaux (conosciuto dal conte Gallina fin da Costantinopoli) si mostrò amabile e dall'insieme dei discorsi dimostrò non annettere gravità di sorta al richiamo di Ressman, disse: «Nous regrettons le départ de Mr. Ressman qui était un bon ami personnel à nous, mais le choix que le Roi Umbert voudra faire pour le remplacer ne rencontrera aucune difficulté de notre part».

Il Governo francese si è dunque fatto un'equa ragione del richiamo e non vi ha voluto intravvedere alcun spirito di ostilità, ciò che gli serve pure per non richiamare Billot, che gli è utile. Ressman non godeva del resto che delle apparenti simpatie ufficiali; il Governo era di una cortesia squisita con lui (varie volte per

esempio avendo Ressman chiesto udienza a Dupuy, questi un'ora dopo si recava personalmente alla nostra ambasciata); lo sapevano così sensibile allaflatterie e aux petits soins che ne profittavano a !or posta ben sapendo che come in adeguato ricambio egli non avrebbe mai saputo, nonché far la voce grossa, esprimere i più legittimi reclami. Egli li faceva infatti con estrema difficoltà e a malincuore. La sua pieghevolezza era notissima ai colleghi, che lo avevano in assai poca considerazione non solo per la meschina levatura, ma ancora per la sua ossequiosità della quale si parlò perfino nel mondo levantino --che è tutto dire -e che gli si rimproverava dai nostri nelle sue relazioni col Palazzo e colla Sublime Porta.

Ressman si mostrava inoltre, o si affettava, più che credulo alle dichiarazioni francesi. A chi in buona fede voleva metterlo in guardia contro una finta amabilità rispondeva: « Voulez-vous qu'il me ment? En aurait-ille courage? Je les connais et ils me connaissent depuis trente ansi».

Così nella rimostranza da lui debolmente fatta per gli articoli del Temps e dei Débats, Dupuy gli disse: «Come volete che comandiamo alla stampa se Périer stesso (che mosse perciò querela all' Intransigeant) non può esser protetto contro i suoi attacchi? Vi sono al Temps e ai Débats due redattori che hanno il diritto due volte all'anno di scrivere ce que bon leur semble sur n'importe quelle question. Questi due ne hanno profittato nel momento attuale. Per il primo giornale seppimo dell'articolo un peu vi{ dopo che fu stampato; ci rincresce, se avessimo potuto lo avremmo impedito». Ressman si accontentò di quelle risposte contraddittorie e nemmeno gli passò pel capo di farle rilevare, pur conscio com'è dei due milioni che il Governo francese spende per la stampa officiosa. Quello che ad animo calmo si può invece congetturare dalle parole di Dupuy si è che egli stesso trovava tardivamente troppo spinte e intempestive le proprie mosse. Ciò che bisognava fargli comprendere.

La violenza della stampa contro l'Italia non è né gioco di borsa (lo si vede dai listini), né manovra politica propriamente detta. Non è diretta contro Crispi. Caduto lui si sarebbe allo stesso punto. Essa risponde sincera e fedelmente all'universale malevolenza contro di noi. Una guerra contro di noi sarebbe à l'heure qu'il est una guerra popolare. Si dimenticano gli odi germanici. Anzi, al dire d'un ministro tedesco, nella categoria degli odi vien prima quello contro l'Italia, secondo quello contro l'Inghilterra, terzo quello contro la Germania. All'eventualità d'una guerra lo spirito pubblico è prontissimo, ma nel mondo ufficiale si aspetta un affidamento russo positivo, del quale pare si manchi ancora, un raffreddamento russo-germanico

o qualche mauvaise affaire en Allemagne, e un'occasione, che non sarebbe difficile ritrovare. Non risulta però che a questo movimento corrisponda la situazione vera del Paese. L'esercito sta compiendo la sua parabola discendente; dall'85 in qua non si fece che decadere; i generali che avevano preparato quella straordinaria organizzazione militare sono vecchi in parte, in parte impressionati dalle poco edificanti condizioni morali dell'ufficialità (pare che il caso Dreyfus non sia isolato). D'altra parte il fattibile fu fatto, e raggiunta la vetta non resta che discendere, poiché le forze di una Nazione hanno pur sempre il loro limite massimo, e in Francia lo si è toccato da un pezzo.

Essi ripongono tuttavia una grande speranza nei russi. Se tempo fa non si trattava che di un engoument popolare e giornalistico, ora la mania spinta alla

puerilità ha invaso anche le sfere dirigenti. I prestiti fatti alla Russia (il cui ministro delle finanze gode perciò di tale riputazione in Corte malgrado l'origine democratica -era agente di cambio -) ascendono ad una somma superiore alle indennità di guerra pagate alla Germania, e i russi ne se génent pas, colgono ogni occasione propizia. Correva i circoli diplomatici un grazioso aneddoto: due segretari d'ambasciata, un tedesco ed un inglese avevano scommesso che dopo la richiamata dalla frontiera con treno speciale di Boisdeffre e missione francese per assistere alle nozze di Pietroburgo (di che si fece artatamente grande scalpore a Parigi con denari ben dispensati nella stampa) i russi avrebbero dentro una settimana chiesto denari alla Francia. La scommessa fu vinta dentro tre giorni. Rothschild non voleva dare i 500 milioni chiesti, una parola del Governo lo costrinse ad acconsentirvi. In 24 ore il prestito era coperto. Ormai quasi tutti i fondi russi sono collocati in Francia. Malgrado ciò si crede che la Russia non darà man forte se non a buone condizioni fattele da essa in Oriente; sotto l'imperatore precedente si erano assicurati la pace, con l'attuale sperano andar più in là; cercano di circondarlo dell'elemento militare e della riconoscenza di Witte per la posizione fattasi mercè la Francia; questa cederebbe del resto in tutto e per tutto pur di raggiungere i suoi due grandi scopi: un grande Impero africano e una ripresa di preponderante situazione in Europa. Verrebbe a transazione coll'Inghilterra abbandonando i suoi possessi nell'Estremo Oriente per ottenere dal Dahomey a Tripoli ricongiungendo e unificando i suoi hinterlands. Lascerebbero i russi andare a Costantinopoli e dove vogliono purché almeno assicurino la neutralità o prestino aiuti contro la Germania, cui si riprenderebbero le due provincie e si tornerebbe a dividere in vari Stati. (On parle beaucoup du particularisme allemand dans la presse française de c es jours). Intanto si lavora in Africa a tutto vapore. E c'è da aspettarsi a tutto da quella parte, tranne la presa di Tripoli che sarebbe riservata per ultimo completamento. Certo è però che da una simile politica quello che di sicuro si intravvede è l'insussistenza avvenire di un accordo anglo-russo. Poiché se la Francia è disposta a conceder tutto alla Russia, perfino in Oriente ove ha tradizioni storiche e influenze di fatto, non è presumibile che su questo punto l'Inghilterra sia del pari disposta a simili concessioni. Eppure si assicura che la Russia non si muoverebbe che a tal prezzo. È il suo momento, e ne sa abilissimamente trarre partito.

La nomina di Tornielli a Parigi presenterebbe i seguenti vantaggi: l) la conoscenza di cose africane della quale Ressman era completamente destituito; 2) le sue relazioni col mondo inglese e quindi con Dufferin, che ha ora senza comparazione di sorta la più alta posizione diplomatica a Parigi, nonché politica a Londra, ove è considerato quasi più come uomo di governo che come ambasciatore. Con tutta probabilità il suo agrément verrebbe dato anche se non è dimenticato il discorso dallord maire 3 (a proposito delle accoglienze degli inglesi a Taranto in contrapposto ai colpi di grancassa per la squadra russa in Francia).

Ma la prontezza di questa nomina verrebbe indicata dall'opportunità di non lasciar sospettare in Francia altri motivi pel richiamo Ressman di quello vero e ben compreso al Quai d'Orsay e dalla convenienza che le relazioni con gli altri ambasciatori -specie con Dufferin -siano in questi importanti momenti mantenute da chi è rivestito di pari grado e di maggior autorevolezza di quella che possa

avere un incaricato d'affari per quanto personalmente altissimo e meritevole della più grande considerazione qual è il conte Gallina.

Quanto a Dufferin, egli è nei più intimi rapporti col Foreign Office, ove la sua parola può molto. Verso di noi non è né tenero, né ostile; in colloqui avuti con lui si comprese che non disconosce la comunità d'interessi che hanno su molti punti Inghilterra e Italia; ma è alieno da alleanze di principio, è un sostenitore della neutralità di massima e delle amicizie temporanee. Perciò data la conformità d'interessi, non saranno male accolti i casus fa:deris proposti volta per volta in uno scopo pratico e ben precisato.

Riassumendo la nostra posizione a Parigi è delle più diffiCili e il presentimento di avvenimenti gravi non è illusione di menti esaltate o di pessimisti per progetto, ma di gente pratica e calma. Mutare questa situazione sarebbe sogno. Essa risponde a tutto un vasto piano già concretato nella mente di quel Governo ed al quale certamente non derogherà. La missione d'un nostro rappresentante a Parigi non può essere che quella di mostrare molta calma, una pari franchezza, di far sentire che, dietro l'Italia, c'è qualcun altro, e non solo farlo sentire con opportunità col proprio linguaggio, ma farlo risultare dai proprii rapporti con Munster e sopratutto con Dufferin.

837 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi. L'autore non è stato identificato. 2 Annotazione a margine: «Hanotaux chiese il massimo riserbo su questa notizia, e quindi da non comunicarsi quanto meno a Ressman».

837 3 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 623.

838

APPUNTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI 1

Roma, 13 gennaio 1895.

All'udienza d'oggi il re mi narra aver visto Panizzardi, il quale gli parlò di Ressman, confermando le cose da me dette. La diffidenza dei nostri alleati e dell'ambasciata inglese, ed altri particolari. Il re conchiuse, approvando il richiamo del nostro ambasciatore da Parigi.

Alle ore 16 il Boselli mi raccontò che il re aveva riferito a Saracco le cose da lui sapute su Ressman. Alle ore 18 ricevo il Ressman. Gli fo le mie osservazioni dopo un discorso di lui affettuoso e pietoso.

In quanto alle mie lagnanze sul contegno del Governo francese mi dà ragione.

Nel 1894 feci il mio possibile per un accordo con la Francia. Otto o dieci uomini politici francesi, alcuni anche raccomandatimi da Billot, furono ricevuti con affetto e se ne andaron entusiasti, e promisero di metter l'opera loro presso i loro amici per una pacificazione dei due Paesi. Non ne ebbi alcun risultato.

Il Billot, invece di aiutare l'opera mia, ha cospirato e continua a cospirare coi miei nemici. Egli fa al suo Governo dei rapporti velenosi contro l'Italia ed il suo Governo.

838 1 Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi. Per i commenti francesi al richiamo di Ressman cfr. DDF, Xl, cit., nn. 326, 334 e 347.

839

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. RISERVATO 1679/33. Roma, 14 gennaio 1895.

Confermo il mio telegramma del 9 corrente 1 e segno ricevuta del suo rapporto

n. 71/29 2 .

Conforme all'art. 34 dell'Atto generale della Conferenza di Berlino (26 febbraio 1885), il protettorato dell'Italia sull'Etiopia è stato regolarmente stabilito colla notifica formale a tutte le Potenze, che ne hanno preso atto, d'un trattato perpetuo tra l'Italia e Menelik, divenuto negus grazie alle armi ed all'assistenza dell'Italia stessa, la quale gli conferiva una supremazia da lui non prima posseduta sugli altri capi abissini, ed insieme stabiliva, coll'esclusione di ogni altra Potenza, la propria influenza sull'Abissinia.

Non era in potere di Menelik rompere od eludere questa situazione di diritto senza il consenso dell'Italia.

Tuttavia la Francia ha creduto poter farsi forte di un cangiamento delle disposizioni di Menelik per infirmare il valore, sia della presa d'atto formulata in un dispaccio del signor Spuller del 20 ottobre 1889, sia della regola di diritto pubblico, in virtù della quale i protettorati africani, notificati che siano regolarmente, non potrebbero dipendere dalla mutevole volontà personale dei capi medesimi coi quali hanno trattato in origine gli Stati interessati, o degli altri capi eventualmente loro succeduti.

È in base a ciò che, quando abbiamo comunicato alle Potenze firmatarie dell'Atto generale della Conferenza di Berlino il protocollo di delimitazione fra Italia ed Inghilterra del 5 maggio u.s., abbiamo dichiarato di non poter accettare le riserve che il Governo francese ci esprimeva in proposito.

D'allora lo stato di difesa in cui si trova la nostra Colonia contro il mahdismo, in un interesse che è quello della civiltà europea, si è complicato di una coalizione dei dervisci con gli abissini, formalmente eccitati da individui, che pretendono d'agire nel nome della Francia, a rompere in ostilità contro l'Italia. Sono state da quegli individui ottenute concessioni sopra territori da noi protetti; per mezzo loro è stata scambiata una corrispondenza diretta fra Menelik e il Governo francese; essi hanno fatto coniare a Menelik monete colla sua effigie dalla zecca di Parigi col consenso di quel Governo; gli hanno fornito armi e munizioni, che giungono allo Scioa passando per Obock e per Gibuti; e Menelik incoraggiato chiedeva loro recentemente anche dell'artiglieria, mentre impartiva ai capi tigrini ordine di attaccarci.

Se noi fossimo nel caso di dover prendere atto delle tardive e contraddittorie riserve del Governo francese circa il nostro protettorato, potremmo, in presenza di questi fatti, ricordargli gli obblighi dei neutri nello stato di guerra fra Paesi che fossero indipendenti.

Data invece la nostra situazione incontestabile di Potenza protettrice dell'Etiopia, ove un'insurrezione è alimentata dall'estero contro di noi, potremmo valerci dei mezzi autorizzati dal diritto internazionale anche sulla costa di Gibuti e di

839 1 Cfr. n. 827. 2 Cfr. n. 831.

Obock, contro gli atti di stranieri tendenti a turbare l'ordine pubblico e la sicurezza privata in territori, sia italiani, sia sottoposti alla protezione italiana.

Nel recare la sostanza di tutto ciò a notizia di V.E., ho già aggiunto, che il Governo del re non intende però procedere per parte sua ad atti che possano dare occasione ad aperte ostilità per parte del Governo francese e per conseguenza al

casus j(Ederis.

Ora il barone Bruck è venuto ad informarmi che, essendosi V.E. espresso col conte Kalnoky in termini che l'ambasciatore stesso ripeteva conformi a quelli del mio telegramma del 9 corrente, quest'ambasciata d'Austria-Ungheria aveva istruzione di osservare all'occorrenza che il Governo austro-ungarico non ha interessi nell'Africa orientale, e si limita ad esprimere in simili questioni il desiderio di soluzioni concilianti e pacifiche. Tale è pure la sostanza di quanto il conte Kalnoky disse alla E.V.

Ho risposto al barone Bruck esserci ben note le disposizioni delle quali il suo Governo voleva rinnovarci la conferma, ed aver io soltanto ritenuto opportuno di recare a semplice informazione dei Governi amici uno stato di cose in cui non potrebbero essere più evidenti i sacrifici che l'Italia continua a fare alla pace generale. Lasceremo adunque, dissi, che il generale Baratieri provveda alla doppia difesa della nostra Colonia contro nemici sicuri di avere dall'estero aiuto continuo.

Il Governo francese, aggiunsi al barone Bruck, ci aveva dato atto della nostra dichiarazione di protettorato sull'Etiopia, mentre noi non abbiamo ricevuto notificazione né avuto a prender atto del protettorato francese sul Madagascar. Eppure, avremmo creduto mancare alle regole del diritto internazionale e alle relazioni pacifiche con altra Potenza europea, tollerando che nella zecca di Roma si coniassero monete per il tesoro di guerra degli Hovas, e si spedissero loro dall'Italia armi, munizioni e messaggi d'incoraggiamento alla guerra da agenti sedicentisi ufficiali e non efficacemente sconfessati.

Tutto ciò è da noi stimato legittimo ed opportuno argomento di confidenziali comunicazioni tra i Governi alleati. Tanto più che, malgrado le ampie dichiarazioni da me fatte in Parlamento circa il carattere delle nostre alleanze, carattere non solo pacifico, ma tale da permettere le più amichevoli relazioni colla Francia come colla Russia, il linguaggio del comm. Ressman e quello del signor Billot ci ha ripetutamente avvertito che simili relazioni non saranno mai soddisfacenti finché non saremo usciti dalla Triplice Alleanza. I mezzi d'influenza francese sono poi stati ostensibilmente adoperati con un'attività maggiore in Italia e nell'Africa italiana, dopoché anche la diplomazia dei nostri alleati ha constatato il successo di fatto dell'influenza francese in !spagna, e dopoché il Governo francese ha potuto constatare che incontravamo poco favore presso qualche Governo amico per la cooperazione nostra, desiderata dall'Inghilterra, nelle vertenze attuali in Oriente.

È evidente che la Francia ha luogo di supporre che il fascio delle nostre alleanze si è indebolito di fatto, e confida apertamente che venga sciolto con un mutamento di Governo in Italia, mutamento che il signor Billot dice apertamente inevitabile. Da questo stato di cose, che ci consta essere riconosciuto lealmente dal barone Bruck, V.E. potrà prender norma per il suo linguaggio 3 .

839 3 Questo documento e il n. 831 furono comunicati alle ambasciate a Berlino e Londra con dispaccio del 16 gennaio.

840

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 68/40. Londra, 14 gennaio 1895 (per. il 20).

I giornali di questa mattina riferiscono come ufficiale la notizia data da un telegramma della Exchange Telegraph Company, che sia stata conclusa a Parigi la delimitazione dell'hinterland della Colonia inglese di Sierra Leone nell'Africa occidentale. Essi parlano pure di un luncheon offerto ieri dal signor Hanotaux ai delegati britannici, e della imminente partenza del signor Phipps, già consigliere dell'ambasciata inglese in Francia, ora ministro a Rio, il quale aspetta appunto per recarsi al suo nuovo posto che siano terminati i negoziati africani ai quali prende parte.

Queste notizie ci mostrano la natura affatto secondaria delle questioni africane che si discutono a Parigi fra i due Governi, e ci fanno prevedere come prossima la fine delle trattative. Il vivo desiderio di lord Kimberley di condurre in porto tali negoziati varrà pure a spiegare la assoluta indifferenza di Sua Signoria verso i nostri reclami contro gli intrighi francesi in Abissinia, i quali reclami gli sono stati fatti purtroppo in un momento assai sfavorevole. Infatti lo stesso Gabinetto inglese di lord Rosebery, nel maggio 1893, ci fece comunicare dall'ambasciatore britannico a Roma (nota di Iord Vivian del 15 maggio 1893) 1 un promemoria sui maneggi francesi in Etiopia, per chiamare appunto su di essi la nostra attenzione; e fu in tale circostanza che acconsentì a riprendere i negoziati di delimitazione dalla parte del golfo di Aden, felicemente conclusi col protocollo del 5 maggio. Nelle disposizioni presenti del Governo di Londra verso la Francia noi non saremmo certamente riusciti a portare a termine tale delimitazione: ma possiamo aggiungere, a nostro conforto, che molti sono i punti di contatto fra l'Inghilterra e la Francia in Africa ed in Asia, e che la sosta attuale nella dichiarata rivalità di quelle due grandi Potenze sarà difficilmente di lunga durata.

841

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 88. Berlino, 15 gennaio 1895, ore 17,58 (per. ore 18,25).

*Rapporti Hatzfeldt da Londra lasciano credere che Gabinetto inglese si è persuaso sia suo dovere e sua convenienza fare qualche cosa d'accordo con noi in

Africa.* Ciò spiegherebbe passi di sir Clare Ford verso V.E., come risulta da lettera cifrata diretta Silvestrelli 2 , giuntami ora, ed il cui contenuto comunicherò domani Marschall. Quest'ultimo rallegrasi buon risultato sembra dare attitudine R. Governo e mi conferma suo costante appoggio a Londra.

840 1 Annotazione a margine: «È l'ambasciatore a Londra che in data del 4 maggio 1893 ci comunicò un memorandum contìdenziale rimessogli il 3 maggio 1893, per ordine di lord Rosebery, dal Foreign Office [cfr. serie II, vol. XXV, n. 373, allegato]. Non esiste negli archivi una lettera di Vivian del magfio relativa alle mene francesi». 841 Il passo fra asterischi è ed. in CRISPI. La prima guerra d'Africa, cit., p. 310.

842

COLLOQUIO FRA IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, MAISSA, E L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

APPUNTO. Roma, 15 gennaio 1895.

Per incarico del barone Blanc mi sono recato stamane alle 11 all'ambasciata britannica; ho visto sir Clare Ford e gli ho chiesto se lord Cromer avrebbe spedito la lettera della regina a ras Mangascià per mezzo delle nostre autorità di Massaua.

Egli mi rispose che avrebbe telegrafato oggi stesso a lord Cromer per saperlo.

Sir Clare Ford mi disse: « Vous n'avez pas de préférence, n'est-ce-pas?»; al che risposi che il nostro desiderio sarebbe stato che la lettera fosse recapitata pel tramite delle nostre autorità 1 .

843

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Cairo, 15 gennaio 1895.

La poste va partir dans 10 minutes et voici que je reçois une lettre de Cromer me communiquant le résultat de ses réflexions (et à ce qu'il parait de ses communications avec Londres). Je n'ai que le temps de vous communiquer le texte du passage en question. A vrai dire, je m'y attendais, mais tentare non nocet, et je crois qu'il n'y a aucun mal à l'avoir fait.

J'ai eu plusieurs entretiens intimes avec M. Chirol qui est, camme vous le dites, dans nos idées. Il a parlé plus d'une fois à Cromer dans ce sens, mais inutilement, l'ayant trouvé ancré dans ces convictions et sérieusement préoccupé de la question financière à laquelle il subordonne tout le reste. Etant donné la faiblesse

841 Cfr. n. 836. 842 1 Cfr. n. 843.

du Cabinet actuel, Chirol croit qu'un mouvement sérieux de l'opinion en Angleterre peut seui faire pour le Soudan ce qu'une manifestation analogue a fait contre l'abandon de l'Ouganda; mais naturellement ce sont là des résultats auxquels on ne pourrait arriver en un jour. Je crois qu'il écrira dans ce sens, mais le Times, m'a-t-il dit, n'a point encore pris position dans cette question. Il part demain pour le Haut Nil et reviendra ici dans un mois pour y séjourner quelque temps s'il y a du pain sur la planche. Je vous remercie des documents que vous avez bien voulu me communiquer et dont je ferai à l'occasion l'usage qu'ils comportent.

Pourrais-je connaìtre le texte de la déclaration annexée au protocole du 5 mai '94 1 , à laquelle vous faites allusion dans ces pièces?

Aujourd'hui Cromer m'a remis la réponse de Londres à la lettre de Mangascha mais on a oublié d'y joindre la copie de ce document qui est scellé à l'adresse du ras. Je l'ai néanmoins expédié ce soir à Baratieri en attendant la copie qui arrivera par le prochain courrier et sur le modèle de laquelle on fera également rédiger la réponse du sirdar.

Mais je dois envoyer cette lettre à la poste. Veuillez excuser la hate.

ALLEGATO

15 gennaio 1895.

As to the other point, I have consulted the military authorities here and I have telegraphed to London. I fear that we can do nothing. Our military people are very much opposed to action, unless the intention is to go on, and that for many obvious reasons, is at present impossible.

844

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 91. Massaua, 16 gennaio 1895, ore 8 (per. ore 8,30).

Coatit, 15. Ieri continuarono avvisaglie ed attacchi parziali, che furono tutti respinti, con gravi perdite tigrini. Ras Mangascià levò campo precipitosamente in ritirata verso lo Scimenzana. Parto per inseguirlo. Nelle due giornate abbiamo avuti circa centoventi morti e centonovanta feriti. *Sanguinetti, Scalfarotto morirono; Castellazzi, Soliani migliorati. Nessun altro italiano morto o ferito. Tigrini perso sette capi principali, molti sottocapi, moltissimi soldati.*

844 1 Ed. in L V 87, pp. 23-24 e, con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 295.

843 1 Cfr. n. 264. Annotazione a margine: «Si».

845

IL MINISTRO A T ANGERI, CANTAGALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 98. Tangeri, 16 gennaio 1895, ore 11 (per. ore 21,25).

Confermasi probabilità che sultano del Marocco in vista dell'avvicinarsi delle truppe francesi al Tuat intenda rivolgersi alle Potenze interessate.

846

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERJI

T. 84. Roma, 16 gennaio 1895, ore 19.

Il Governo del re felicitandola del successo 2 prega V.E. di farsi interprete del suo vivo compiacimento e di quello del Paese verso le coraggiose truppe da lei così sapientemente comandate. Il Governo confida pienamente nella di lei prudenza come nel di lei valore. *Io personalmente desidero sapere quali proposte V.E. creda convenienti* perché non vi sia più incertezza di sorta sulla sicurezza della Colonia ed il successo delle eventuali operazioni difensive. *Sono lieto di confermarle insieme la mia cordiale amicizia.*

847

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

D. RISERVATO 2171/18. Roma, 16 gennaio 1895.

In un colloquio che ebbi oggi con sir Clare Ford egli, a proposito della lettera colla quale la regina Vittoria consiglia Mangascià a rimaner fedele all'Italia, alleata dell'Inghilterra, mi confermò la comunanza degli interessi dei due Paesi in Africa; mi domandò quale fosse lo scopo preciso delle avvertenze da me fatte ai Governi amici, circa gli aiuti forniti dalla costa francese agli insorti abissini 1 ; e mi espresse

847 Cfr. n. 827.

il desiderio di sapere se noi non ritenevamo che l'Inghilterra tenesse in quella parte dell'Africa il contegno più amichevole possibile verso di noi.

Dissi a sir Clare Ford che avevo sufficientemente dimostrato, anche con dichiarazioni al Parlamento, che non invochiamo aiuto nella difesa della nostra Colonia. Abbiamo potuto provare qualche rincrescimento intimo nel vedere che da Suakin o da Wadi-Halfa non si faceva qualche dimostrazione, quando avevamo a sostenere l'attacco delle bande sudanesi; una tale dimostrazione avrebbe avuto per noi il pregio, non già d'un soccorso, bensì d'una conferma visibile, per parte dell'Inghilterra, della solidarietà da noi affermata; anzi d'una solenne smentita alle insinuazioni che da Parigi si fecero prevalere in Etiopia, che cioè gli etiopi rendessero un servizio all'Inghilterra coll'impedire la supposta nostra marcia su Kartum. Ma se nella parte settentrionale del nostro campo d'influenza, non possiamo che lasciare all'Inghilterra di giudicare fino a qual punto le convenga di mostrarsi a noi alleata anche di fatto, tutt'altra è la situazione per l'Harar e per lo Scioa, vie aperte al nemico per le comunicazioni e gli approvvigionamenti di guerra da parte di una Potenza che contrasta, non solo in diritto, ma di fatto la protezione italiana sull'Etiopia. Quella protezione non sarà mai una realtà per gli abissini, finché Zeila, che è il porto naturale dell'Harar e dello Scioa, e la via più breve e più facile da quel porto alle regioni da noi protette, saranno chiusi all'Italia.

Le stipulazioni anglo-italiane sull'Harar non solo sono rimaste lettera morta, ma la Francia ha ottenuto che venisse loro negata la consacrazione della pubblicità, e di ciò si è valsa presso Makonnen per dimostrare prevalente nella questione l'influenza francese. Altro più saliente successo della Francia negli affari deli'Harar è stata la rinunzia, consentita dall'Inghilterra, d'inviare una missione britannica all'Harar, rinunzia della quale la Francia si è avvantaggiata per stabilire anche nel fatto l'aperta negazione della protezione italiana, col sostituire all'abbandonata missione inglese una missione russa, la quale, inviata per due anni in Abissinia con istruttori militari e missionari ortodossi, stabilirà a profitto degli interessi franco-russi, per le vie di Obock c di Gibuti, l'influenza effettiva che l'Inghilterra non permise all'Italia di stabilire per la via di Zeila.

Non pretendiamo, aggiunsi io, che l'Inghilterra agisca da Zeila contro tali comunicazioni franco-russe-abissine; tanto è vero che noi stessi, per amor di pace, come non vogliamo usare del diritto di bloccar la costa francese, neppure vorremmo, se per supposizione fossimo ora in Zeila, dar occasione sulla via di terra a più aperte ostilità della Francia. Ma è chiaro, anche per gli abissini, che la possibilità d'una effettiva protezione nostra sull'Harar e sullo Scioa è preclusa dalla nostra esclusione da Zeila; come, per contrario, se la nostra bandiera sventolasse a Zeila, anche associata alla bandiera britannica, con ciò solo apparirebbe evidente che le vie naturali all'Harar e allo Scioa si aprirebbero inevitabilmente all'influenza italiana col tempo e colla forza pacifica delle cose.

Ora non ammettevo, dissi a sir Clare Ford, che nelle nostre lotte attuali per gl'interessi comuni si sospettasse dal Governo britannico che noi ci inspirassimo a desiderì di acquisti territoriali. La proposta di cambio tra Zeila ed i territori del capo Guardafui può essere ripresa in esame, ma unicamente per convenienza di interessi pienamente reciproci per l'Inghilterra come per noi. Quel che importa è la necessità di togliere di mezzo, nell'interesse inglese come nel nostro, la flagrante contraddizione che esiste in quelle regioni tra gli accordi presi in massima e la rispettiva situazione di fatto, situazione cui si porrebbe rimedio quando, in difetto del già accennato cambio di territorì, si combinasse almeno una forma qualsiasi di cooccupazione, lease, o altro impegno, che assicurasse contro ogni eventualità anche gli interessi locali del Governo dell'India; onde la coalizione dei dervisci cogli abissini non si trovasse più rafforzata da una cooperazione franco-russa, ma invece s'accorgesse essere una realtà la pacifica alleanza anglo-italiana.

Nel conchiudere il colloquio, dissi a sir Clare Ford che, se la Francia insegue sul golfo di Aden il sogno, evanescente in Europa, dell'alleanza franco-russa, noi pure, ma per fini più pacifici, persistiamo nel credere alla possibilità di trovare in Africa la base effettiva d'un'alleanza anglo-italiana. L'ambasciatore poteva vedere co' proprii occhi come l'Italia, all'interno come nella sua Colonia, sia presentemente fatta segno ad un supremo sforzo della Potenza che la vuoi sottrarrre ad ogni legame colla Triplice Alleanza e coll'Inghilterra. Sir James Hudson diceva un giorno a Cavour che l'unità italiana fatta dal Piemonte era una vittoria dell'Inghilterra sull'influenza russa, protettrice del Governo levantino dei Borboni di Napoli. Si cerca ora una rivincita contro quella vittoria, alla quale sono legate la conservazione della nostra unità e la sicurezza anglo-italiana nel Mediterraneo. Confidiamo che l'Inghilterra non lascerà che quella rivincita, tentata invano or fa un anno in Sicilia, incominci, a danno nostro e suo, sul golfo di Aden.

Pongo tutto ciò a conoscenza della S.V. perché possa venire, all'occorrenza, a preliminari scambi d'idee per la soluzione della grave questione delle nostre comunicazioni coi Paesi assicurati alla nostra influenza dal nostro protettorato sull'Etiopia e dal protocollo e dichiarazione del 5 maggio.

846 1 Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi, in L V 87, p. 24 e, parzialmente, in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., pp. 297-298. 2 Con T. 90 del 15 gennaio, non pubblicato, Baratieri aveva riferito sulla battaglia di Coatit.

848

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFET

0. RISERVATO S.N. 1 Roma, 17 gennaio 1895.

L'ambasciatore di Germania avendomi confidenzialmente informato che il suo Governo concorre nei concetti da me tracciati all'E.V. circa il rinnovamento dell'alleanza spagnuola con patti più precisi, ho credutodover chiamare specialmente l'attenzione del signor de Biilow sulla necessità che la situazione della Spagna verso

di noi diventasse non meno chiara anche davanti all'Europa di quella che hanno lealmente assunto l'Italia e la Rumenia le quali rispettivamente non si trovano in condizioni meno delicate verso la Francia e verso la Russia di quel che sia la Spagna verso il Governo della Repubblica; altrimenti alla tendenza di negare ogni affinità col nostro gruppo, alcuni uomini politici spagnuoli non mancherebbero di continuare ad aggiungere la tendenza a dimostrare coi fatti preferenze per la Francia; onde la conclusione di accordi di cui si contraddirebbe anche coi fatti l'esistenza produrrebbe un effetto contrario a quello della effettiva solidarietà pacifica che si vuole raggiungere.

Il signor de Biilow mi ha detto che avrebbe tanto più volentieri raccomandato ciò all'attenzione del proprio Governo inquantoché la sua personale espenenza a Bucarest e a Roma confermava la giustezza della mia osservazione.

848 1 Minuta di Blanc su cui egli ha annotato: «Da consegnare brevi manu a Maffei quando verrà». Un'annotazione di altra mano apposta al documento avverte: «N.B. Non fu poi consegnato perché il marchese Maffei non venne in Roma che nell'estate».

849

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, CRISPI, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. 93 bis. Roma, 18 gennaio 1895.

Mi felicito con te e con l'Italia per la vittoria riportata sugli abissini 2 , non solo dobbiamo lodarci del valore delle armi, ma della strategia del capitano che seppe, da vero garibaldino, vincere con forze minori un nemico più forte. Ormai il Tigrè è aperto all'Italia, sarà indulgenza nostra se non vorremo occuparlo.

850

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC1

T. 119. Berlino, 19 gennaio 1895, ore 15,20 (per. ore 15,40 ).

Imperatore e Governo si felicitano vittoria Senafè. *Seguesi qui con simpatica inquietudine nostra posizione in Eritrea*.

2 Allude alla battaglia di Senafè. 850 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in LV 87, p. 28, lvi, p. 25, le felicitazioni ufficiali di Kimberley e p. 28 quelle di Kalnoky.

849 1 Ed. in LV 87, p. 27.

851

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, FRIOZZI DI CARIATI

T. RISERVATISSIMO 120. Roma, 19 gennaio 1895.

Nel momento in cui una politica di bond-holders minaccia la piena indipendenza della Grecia, che tanto ci sta a cuore, è strano che un uomo di Stato tanto illuminato qual è Trikupis, non intenda come dando giusta e facile soddisfazione agli italiani della Pireo-Larissa la Grecia può ottenere appoggio dalla Nazione italiana contro la rinnovazione in Grecia del sistema applicato altrove in Oriente di espropriazioni politiche sotto pretesto di appoggio a banchieri. Ne parli al primo ministro confidenzialmente ed in via personale 1 .

852

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 121 1 . Roma, 20 gennaio 1895.

Domani le perverrà via Berlino mio dispaccio del 16 circa Zeila 2 . Sarà appoggiato da Hatzfeldt 3 . Confidiamo amicizia Governo britannico per soluzione d'interesse comune.

853

COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, E L'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, BRUCK

APPUNTO. Roma, 20 gennaio 1895.

L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie a dit à S.E. qu'il était à sa connaissance que M. Billot avait envoyée la fameuse dépèche à l'Havas qui annonçait la désapprobation des ambassadeurs d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie au sujet du rappel de M. Ressman.

Cfr. n. 847. 3 Sull'appoggio prestato dalla Germania cfr. G P 8, cit., n. 2006 sgg.

M. de Bruck qualifiait cette communication de Billot pour un «mensonge public» et venait protester contre cette façon d'agir comme il l'avait fait auprès de son Gouvernement.

M. Bi.ilow s'était exprimé le 18 dans des termes analogues.

S.E. répondit qu'il avait fait son possible pour que le rappel Ressman ne tournàt pas en affaire politique, qu'il avait mème proposé l'envoi immédiat du nouveau ambassadeur à Paris, mais qu'en présence de la conduite de M. Billot on ne trouvait pas opportun de régulariser la situation à Paris tant qu'elle ne l'était pas à Rome de la part de la France pour Billot.

Les justifications spontanées des deux ambassadeurs sont le meilleur gàge de la loyauté de notre politique.

851 1 Con T. 143 del 22 gennaio, non pubblicato, Cariati informò delle dimissioni di Trikupis. 852 1 Minuta autografa.

854

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A BUCAREST, CURTOPASSI

D. CIFRATO RISERVATISSIMO 2494/10. Roma, 20 gennaio 1895.

Con dispaccio di pari data 1 ho autorizzato la S.V. a dichiarare a codesto Governo che intendiamo continuare nel contegno di corretto riserbo già adottato, per quanto riguarda la mozione di taluni deputati italiani relativa alla questione dei romeni di Transilvania.

La lealtà che ci guida nei rapporti internazionali non c'impedisce però di tener conto delle simpatie che l'Italia gode fra i romeni, per la comunanza delle origini, e per la parte presa in favore della indipendenza della Romania. Quelle simpatie, vivissime ed espansive nei primi anni successivi all'ultima guerra di Oriente, si sono poi mano a mano in apparenza affievolite a beneficio della Francia nel nome e grazie al prestigio della latinità, che i romeni rappresentano in Oriente. Commerci ed industrie francesi se ne sono avvantaggiati a danno dei nostri, e l'influenza della Francia si è fatta tanto sentire nella società romena, da assumere, nei suoi effetti, carattere di partito politico, in opposizione agli intendimenti della dinastia e del Governo e ai veri interessi del Paese: questi vogliono la Romania unita alla Triplice Alleanza, alleanza che deve apparire ai romeni tanto più naturale e sincera, quanto più strette saranno le relazioni loro coll'Italia.

Ora, se il modo dell'agitazione parlamentare romena di risposta alle simpatie espresse dai deputati italiani, non ci consente di favorire l'agitazione stessa, nulla ci vieta però di far valere e i vincoli del sangue comune, e l'indole dei comuni interessi, a beneficio di più intimi, efficaci e proficui rapporti fra i due Paesi.

E su ciò richiamo riservatamente l'attenzione della S.V., contando all'uopo sul suo zelo e sulla sua intelligente attività.

854 1 D. 2493/9, non pubblicato.

855

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 130. Massaua, 21 gennaio 1895, ore 12,15 (per. ore 12,50).

Ho ricevuto con ritardo telegramma relativo espulsione lazzaristi 1 . Perquisizione eseguita conventi Akrur, Keren, Massaua non dà indizio colpabilità diretta nella ribellione. Li accusano relazioni con Bat Agos, fatte più intime negli ultimi tempi e voce pubblica. Hanno già avuto ordine da Parigi di partire tutti, comprese suore, dalla Colonia. Prego telegrafarmi se debbo tuttavia emanare decreto espulsione 2 .

856

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 105. Roma, 21 gennaio 1895, ore 15,10.

Necessario decreto espulsione affinché sia loro vietato il ritorno. Resta al di lei criterio stabilire termine esecuzione decreto.

857

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. 106. Roma, 21 gennaio 1895, ore 15,20.

Aspettiamo sue proposte sul modo di trar profitto dal successo. Due battaglioni partiranno il 30 corrente, altri due il 14 febbraio, salvo suoi desideri in contrario. Per la batteria da montagna attendiamo le proposte da lei preannunciate2 .

2 Per la risposta cfr. n. 856. 857 1 Ed. in LV 92, p. l. Il LV 92, presentato al Parlamento dal Ministero Rudinì, contiene alcuni documenti non pubblicati, o non pubblicati integralmente, nel LV 87 presentato da Blanc e nel LV 91, presentato da Rudinì ma predisposto da Crispi, Blanc e Mocenni.

2 Blanc aveva in un primo momento steso questa minuta del telegramma: «Aspettiamo sue proposte sul modo di sfruttare il successo e sulle date d'invio dei quattro battaglioni che teniamo pronti». La versione definitiva fu stabilita d'accordo con Crispi. Per la risposta di Baratieri cfr. n. 860.

855 1 Cfr. n. 810.

858

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. RISERVATO 122. Roma, 21 gennaio 1895.

Non abbisognamo azione degli anglo-egiziani nel Sudan ma la coalizione tra abissini e dervisci è fortificata dai fatti che Zeila ci rimane chiusa, che la missione inglese all'Harar è sostituita da una missione russa e che la cooperazione franco-russa alimenta da Gibuti l'ostilità dichiarata di Menelik. La questione di Zeila si pone dunque di nuovo in modo decisivo.

859

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 123 1. Roma, 21 gennaio 1895, ore 18,30.

Confermi che siamo pronti ad ogni accordo che renda impossibile il ritorno alla politica antibritannica che con sgomento rilevo a proposito di Zeila e dell'Harar rileggendo l'incomprensibile dispaccio Rudinì del 15 marzo 1892 diretto al r. ambasciatore a Londra 2 .

860

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 137. Massaua, 22 gennaio 1895, ore 12 (per. ore 13,40).

Per concretare proposte 2 , mi occorre conoscere intenzioni Governo del re, molto differendo preparazione per ognuna sottoindicate eventualità: l) per tutelare integrità sicurezza attuali confini Colonia; 2) prendere offensiva verso il Sudan, con o senza eventuale annessione nuovo territorio, e difensiva verso l'Abissinia; 3) offensiva verso l'Abissinia, con o senza eventuale annessione nuovo territorio, e difensiva verso il Sudan; 4) offensiva così verso l'Abissinia come verso il Sudan, con o senza eventuale annessione nuovo territorio; *5) quale e quanto calcolo può farsi su di un concorso anglo-egiziano.* Noto come sarà difficile e lungo completare arruolamento duemila indigeni e come difficilissimo impiegare truppe italiane in prima linea così tra i monti dell'Abissinia, come nelle torride pianure del Sudan 3 .

2 Cfr. serie II, vol. XXIV, n. 693. 860 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in LV 92, p. 2.

2 Risponde al n. 857.

3 Per la risposta cfr. n. 861.

859 1 Minuta autografa.

861

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

T. RISERVATO 125. Roma, 22 gennaio 1895, ore 19,30.

Le varie ipotesi dell'odierno telegramma di V.E. 2 ci fanno incerti sui di lei propositi di fronte alla situazione creata dagli ultimi avvenimenti. In quanto alle forze occorrenti, giova che V.E. si spieghi, non sapendo quale e quanto concorso ella possa avere dagli elementi locali. V.E. essendo sul luogo, potrà meglio di noi giudicare quello che praticamente si possa fare, ed entro quali limiti, in rapporto ai risultati che se ne possono ottenere. Sappia, in ogni modo, che non intendiamo prendere l'offensiva verso il Sudan. Le porte del Tigrè essendo aperte all'Italia, se

V.E. crede agire lo dica chiaramente, e manterremo l'invio dei rinforzi annunciati 3 .

862

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Berlino, 22 gennaio 1895 (per. il 25).

Mi riferisco al dispaccio riservato del 16 corrente2 di V.E. e ai due documenti che vi andavano uniti. Nel primo, sono riferite le parole del conte Kalnoky al r. ambasciatore a Vienna circa l'attitudine del Governo austro-ungarico negli affari dell'Africa orientale e le sue inquietudini per le nostre relazioni colla Francia. Nel secondo, V.E. accenna ad una conversazione avuta col barone Bruck, e me ne riferisce i particolari di cui ella mi invita a tener norma per il mio linguaggio. Sarà mia cura attenermi scrupolosamente a tale invito, e ciò mi riuscirà tanto più facile che alle considerazioni svolte da V.E. già mi sono, in massima, sempre attenuto nelle conversazioni avute con questo segretario di Stato al Dipartimento degli esteri, col cancelliere dell'Impero, ed anche, quando se ne offre l'occasione, con S.M. l'Imperatore. Ed ho la soddisfazione di poter constatare che se, da una parte, il Governo imperiale mi ha sempre dimostrato premuroso desiderio di sostenere a Londra la

2 Cfr. n. 860.

J Il telegramma fu redatto in base al seguente promemoria di Mocenni dello stesso 22 gennaio: «Al telegramma del generale Baratieri pervenuto il 22, a mio avviso si dovrebbe rispondere presso a poco come segue: Al 5° quesito non può rispondere che S.E. Blanc. Al 1° che l'integrità della Colonia deve essere mantenuta ad ogni costo. Al 2° Non è il caso di prendere l'offensiva verso il Sudan. Al 3° Che le porte del Tigrè sono aperte all'Italia. Al 4° Non è ammissibile un'offensiva doppia su i due fronti del Sudan e dell'Abissinia. Se il Baratieri crede agire nel senso indicato alla risposta fatta al 3° quesito lo dica chiaramente e noi manterremo l'invio dei rinforzi annunziati». Per la risposta di Baratieri cfr. n. 872. 862 1 Il testo che si pubblica è quello a stampa inviato per conoscenza alle rappresentanze diplomatiche.

2 Cfr. n. 839, nota 3.

nostra politica africana ed aiutarci a superare le difficoltà createci dall'attitudine egoistica e incomprensibile dell'Inghilterra, dall'altra parte, esso non divide le inquietudini del conte Kalnoky sulle relazioni nostre colla Francia e sulla nostra situazione interna. Quelle inquietudini mi erano note da confidenze fattemi dal mio collega d'Austria-Ungheria, il quale pur non dividendole, ne era preoccupato. Credo che a cancellarle contribuirà non poco l'autorevole parola del barone Marschall. In una recentissima conversazione (direi quasi da me provocata) fra il segretario di Stato al Dipartimento degli esteri e il signor Szi:igyenyi, il primo, ripetendo cose a me dette, non nascose la gravità della crisi che attraversa l'Italia sia per l'attitudine serbata dall'Inghilterra nella questione africana, e l'ostilità della Francia che ci portò alla situazione attuale nell'Eritrea, sia per le condizioni interne nostre e la guerra che, anche di Francia, si muove al capo del R. Governo. Nelle condizioni finanziarie del Regno, di gran lunga migliorate in questi ultimi tempi, nell'altezza raggiunta e sostenutasi dal corso della rendita, nell'alto senno del re e nell'energia del presidente del Consiglio, il Governo imperiale trova però motivi di guardar con fiducia l'ulteriore svolgersi degli avvenimenti. L'esistenza della Triplice Alleanza è un saldo baluardo, disse il barone Marschall, contro velleità aggressive della Francia verso l'Italia, della Francia che purtroppo non ridarà all'Italia le sue simpatie se questa non rinunzierà ad ogni politica propria, non ridurrà la sua forza armata, non si porrà addirittura in balia di essa. Se dall'Inghilterra e specialmente dal Gabinetto che in avvenire non lontano deve succedere all'attuale, si può aspettare un apprezzamento più sano della politica italiana verso la Gran Bretagna, un'intesa o almeno una minor tensione di rapporti fra l'Italia e la Francia, che sta nei desideri delle Potenze della Triplice Allean·za, non è certamente cosa facile. Come in Austria-Ungheria, anche in Germania fece impressione e destò qualche inquietudine, non il richiamo di Ressman, sibbene il non esser egli surrogato da altro ambasciatore; ma anche questo incidente, da cui la crisi presidenziale francese ha distratto l'attenzione per ora, verrà, non ne dubita il barone Marschall, che con tali parole chiuse la conversazione col Szi:igyenyi, dalla saggezza del R. Governo italiano risolto, senza che esso contribuisca ad inasprire di più le relazioni fra le due Nazioni.

861 1 Ed. in LV92, p. 2.

863

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 154. Londra, 23 gennaio 1895, ore 19,41 (per. ore 21,45).

*Dispaccio di V.E. in data 16 2 arrivato stamane da Berlino*. Ho dato a Kimberley memoria confidenziale conforme dispaccio e telegramma 3 di V.E. Sua Si

ffin.W. ·

Cfr. n. 852.

gnoria ha consentito discutere questione con me un altro giorno e parlare Rosebery. Non mi ha nascosto tuttavia difficoltà contentarci perché Governo britannico non si disgusterà colla Francia a cagione dell'Harar. Ho veduto stamane Hatzfeldt e mi ha promesso appoggiarmi 4 .

863 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, in CRISPI, La prima guerra d'Af'rica, cit., pp. 310-311.

864

COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, E IL MINISTRO DI ROMANIA A ROMA, LAHOVARY

APPUNTO. Roma, 23 gennaio 1895.

Il ministro di Rumania avendomi parlato della questione transilvana in relazione colle difficoltà sorte neli'Istria gli dissi che conveniva prescindere assolutamente dai due così detti irredentismi, ma rimediare peraltro all'isolamento in cui si sono trovati negli ultimi dieci anni le due Nazioni sorelle, che camminano parallelamente sulla stessa via, ma senza apparir conoscersi né intendersi. A mio parere, la recente manifestazione di legami d'interessi tra la Rumania e il nostro gruppo potrebbe essere a reciproco vantaggio completata dalla constatazione che facesse la Rumania che dei legami tra essa e la Triplice Alleanza il più naturale ed il più popolare è l'Italia. Non mancheranno peraltro occasioni che non dobbiamo né provocare né lasciar sfuggire, nelle quali si concreteranno le effettive solidarietà italo-rumene.

Nell'indicare quest'ordine di idee al nostro ministro a Bucarest 1 , ho inteso consolidare lealmente la politica che unisce la Rumania e noi ai nostri alleati colla fiducia che ne risulteranno da sé vantaggi morali nella situazione sia della Rumania che dell'Italia.

865

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 67/29. Madrid, 23 gennaio 1895 (per. il 29).

Drummond Wolff, il quale aveva riservatamente riferito a Londra l'incarico datomi da V.E. d'inculcare nel Governo spagnuolo la cattiva impressione destata dai continui rancori qui nutriti contro l'Inghilterra, ricevette in questi giorni, per mezzo di un corriere di Gabinetto, un'importante lettera in proposito da Kimberley.

Sua Signoria dichiarava che, se il Gabinetto di Madrid spinge il sentimentalismo al punto di non volere accostarsi alla Gran Bretagna a causa della occupazione di Gibilterra, la Spagna dovrà rinunziare per sempre a prender parte a qualsiasi accordo diretto a tutelare gl'interessi del Mediterraneo.

Kimberley sperava però che dal campo delle utopie la Spagna passerà a quello della sana ragione e che vorrà evitare coi suoi eterni ingiusti sospetti di trovarsi nell'isolamento e lasciata di fronte alla Francia che, tanto per la sua propaganda repubblicana quanto per lo sviluppo del suo programma africano, sarà costantemente opposta al vero bene della Spagna.

Drummond W olff ebbe contemporaneamente incarico di non nascondere che al Foreign Office produceva meraviglia come in Spagna gli uomini più seri si lascino dominare dalle voci, con animo ostile diffuse, circa accordi speciali fra l'Inghilterra e l'Italia per il Sudan ed il Marocco, non aventi altra base che il velenoso intento col quale a Parigi quelle invenzioni furono propalate. Il ministro di Stato suggerì d'infliggervi anche adesso una pubblica smentita, ma l'ambasciatore d'Inghilterra vi si oppose reputando preferibile di non risollevare quell'argomento.

Nel dar contezza di quanto precede, per informazione confidenziale di V.E., constato che, ai momenti in cui a lei dirigevo il mio rapporto cifrato del dieci corrente 1 , io avevo già dissipato ogni dubbio nella mente del ministro di Stato e di ciò fa fede la schietta proposta che in detto rapporto ho sottomesso.

863 4 Per la risposta di Blanc cfr. n. 866. 864 1 Cfr. n. 854.

866

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 126 1. Roma, 24 gennaio 1895, ore 15,45.

Non intendendo esercitare azione militare qualsiasi da Zeila all'Barar, come risulta dal mio stesso dispaccio dell6 2 , non capisco come lord Kimberley possa temere di disgustare la Francia concertando con noi accordi di fatto coerenti alla situazione che l'Inghilterra ci ha riconosciuto in diritto in territori di cui Zeila è la porta.

867

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Roma, 24 gennaio 1895.

Ho ignorato fino ad oggi 24, che uno scambio di telegrammi posteriore alle vittorie impegnasse tra il Ministero della guerra ed il generale Baratieri l'invio di quattro battaglioni in più 1 .

Da più giorni la stampa sobillata denunziò disegni di spedizione all'Barar. Ho da Parigi in via riservata che il Governo francese agisce a Londra per far credere a disegni ostili dell'Italia dalla parte di Tagiura.

Silvestrelli avendo fatto entrature a lord Kimberley per la questione di Zeila 2 , ove dichiaravamo non voler quando ci fossimo esercitare alcuna azione militare, lord Kimberley fece l'osservazione che non voleva disgustarsi colla Francia a cagione dell'Barar; la quale osservazione indicherebbe che le insinuazioni francesi hanno trovato ascolto.

Se si conferma l'invio di rinforzi credo che è difficile sperare un'attuale soluzione per Zeila.

865 1 Cfr. n. 830. 886 1 Risponde al n. 863. 2 Cfr. n. 847. 867 1 Ma cfr. i nn. 857 e 861 e anche il T. di Mocenni del 21 gennaio ed. nei LV 91 e 92, p. l.

868

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 126/71. Londra, 24 gennaio 1895 (per. il 28).

Ricevetti i telegrammi di V.E. del 20, del 21 e del 231, e contemporaneamente all'ultimo di essi mi pervenne da Berlino il dispaccio ministeriale riservato n. 2171118 in data del 16 corrente 2 .

Nello stato presente delle disposizioni del Governo britannico verso la Francia, e dopo le dichiarazioni fattemi da lord Kimberley il giorno 12 e da me riferite nel rapporto della stessa data n. 165/37 3 , pensai miglior partito fosse quello di presentare a Sua Signoria, al ricevimento settimanale, una memoria confidenziale, redatta in conformità delle istruzioni di V.E. e del suo colloquio con sir Clare Ford, chiedendogli che la prendesse ad esame ed acconsentisse a discutere con me la questione di Zeila e dell'Barar in altro giorno da destinarsi. Avrei evitato in tal modo il pericolo d'una risposta negativa immediata e di massima, ed avrei avuto il tempo di concertarmi coll'ambasciatore di Germania e dargli modo di far qualche passo in nostro favore.

Nella mattinata di ieri mi recai dal conte Hatzfeldt Wildenburg, ottenni promessa formale da lui d'appoggiarmi, e gli rimisi, a titolo strettamente confidenziale, una copia della memoria suddetta, della quale mando qui accluso un esemplare 4•

S.E. aveva parlato ultimamente dell'Italia con lord Kimberley, che si era espresso in termini di grande amicizia a nostro riguardo. Sotto la maggiore riserva mi disse però che credette scorgere nel ministro inglese l'impressione che noi cercavamo con ogni mezzo di guastare i buoni rapporti attuali fra l'Inghilterra e la Francia.

Recatomi quindi da lord Kimberley al solito ricevimento del mercoledì, gli consegnai la memoria, e gli dissi che V.E. desiderava di discutere la questione nel modo più amichevole possibile, coll'unico scopo di affermare sempre più la comu

2 Cfr. n. 847.

3 Non pubblicato, ma cfr. n. 835.

4 Non si pubblica.

nanza d'interessi che unisce in Africa l'Inghilterra e l'Italia, e senza mire da parte nostra di nuovi acquisti territoriali, decisi soltanto a conservare e difendere la posizione politica assunta in Abissinia, riconosciutaci dalle Potenze, ma minacciata adesso seriamente dai maneggi della Francia e della Russia. Non poteva essere conforme agli interessi dell'Inghilterra che dietro al suo protettorato del golfo d'Aden si stabilisse un'influenza a lei contraria, come sarebbe senza alcun dubbio l'influenza francese. Lord Salisbury e lord Rosebery avevano più volte avuto occasione di esprimere al conte Tornielli le loro preoccupazioni a tale riguardo.

Sua Signoria mi promise di discutere con me la questione tra qualche giorno, ed aggiunse che ne avrebbe anche parlato con lord Rosebery. Non mi nascose però che gli sembrava assai difficile di poter trovare una soluzione conforme ai nostri desideri, perché il suo Governo non intendeva assolutamente di guastarsi colla Francia a motivo dell'Barar e di Zeila, che considerava come questioni di secondaria importanza. L'Inghilterra aveva ceduto riguardo al Madagascar, e non attaccherebbe adesso querela coi francesi a proposito dell'Abissinia. Avrebbe veduto ben volentieri il nostro protettorato stabilirsi in quelle regioni, ma dovevamo procurare d'arrivarci dalla parte del settentrione.

Io replicai che l'aver ceduto nella faccenda del Madagascar, lasciando occupare dalla Francia una contrada importante situata sulla strada fra il capo di Buona Speranza e le Indie, non mi sembrava una ragione per tollerare adesso che un altro stabilimento francese assai rilevante si formasse sulla grande via che dal Mar Rosso conduce pure alle Indie. La Francia non aveva alcun diritto di contrastarci l'Barar; sinora non aveva interessi seri in quella regione, ed il solo movente dei suoi maneggi era di farci cosa sgradevole. Non era dunque presumibile che dichiarerebbe la guerra all'Italia a causa dell'Barar, e tanto meno che si guasterebbe coll'Inghilterra per tale questione. I giornali ed il Governo di Parigi avrebbero gridato un poco, e tutto si sarebbe ben presto tranquillizzato. Lord Kimberley mi lasciò dire, ma ripetè alla fine del mio breve discorso che la Francia sarebbe stata lo scoglio che gli avrebbe impedito di farci cosa gradita. «Ad ogni modo, aggiunse, queste sono osservazioni che credo di dovervi fare per mostrarvi che la questione è scabrosa e difficile: ma la discussione la faremo un altro giorno». Ed in tale intesa presi congedo da Sua Signoria.

Recatomi oggi dal conte Batzfeldt, col quale avevo preso appuntamento per l'l pomeridiana, affine di riferirgli la prima impressione ricevuta da lord Kimberley in seguito alle mie aperture, S.E. mi disse che ebbe ieri occasione di vedere lord Rosebery e gli parlò delle mie trattative. Sua Signoria credeva che insistevamo per una cooperazione armata nel Sudan (vedi annesso cifrato); ma l'ambasciatore tedesco s'affrettò a rettificare le sue idee, spiegandogli che il nostro punto debole era assai più al sud, e che domandavamo soltanto che non ci si seguitasse a chiudere l'accesso all'Barar. Lord Rosebery non oppose un rifiuto a tale comunicazione del conte Batzfeldt e si espresse anzi in termini benevoli verso l'Italia, riservandosi naturalmente d'esaminare la questione. Disgraziatamente il ministro degli affari esteri è lord Kimberley, il quale si preoccupa assai piu di lord Rosebery dei capricci del Governo francese: pur tuttavia S.E. mi disse che se eravamo discreti, qualcosa potevamo forse ottenere. E mi promise di riparlarne al primo ministro e di tenerne discorso con lord Kimberley. Io gli consegnai la memoria n. 2S, che conto presentare

quanto prima al Foreign Office, nella quale, per attutire gli scrupoli di questo ministro degli affari esteri, ho cercato di dimostrare come la Francia non avrebbe alcun diritto di reclamare, tanto contro di noi come contro gl'inglesi, il giorno in cui occupassimo Zeila puranche in comune, e l'Italia si servisse di Zeila per arrivare all'Harar colla propria influenza.

Io non divido purtroppo le rosee aspettazioni del conte Hatzfeldt, ma posso assicurare V.E. che nulla tralascerò per ottenere la stipulazione d'un accordo che affermi sempre più la solidarietà degli interessi fra l'Italia e l'Inghilterra in Africa. Qualunque sia il risultato delle mie pratiche, io ringrazio l'E.V. delle istruzioni impartitemi, e mi reputo ben fortunato di lavorare per una causa sì bella. Il posto di combattimento è stato sempre considerato posto d'onore, ed io non insisterò mai sulla difficoltà dei negoziati affidatimi per essere dispensato da ulteriori insistenze.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO

Le preoccupazioni di lord Rosebery sono forse provocate dalla campagna giornalistica, menzionata nel mio rapporto 1077/560 del 12 dicembre6 , e che hanno purtroppo ancora uno strascico (vedi inserzione annessa del Times d'oggi) 7 .

Alla campagna sopraddetta ho il sospetto purtroppo che non sia stato estraneo il conte Tornielli, indignato di lasciare quest'ambasciata.

Dopo le dichiarazioni di V.E. al Parlamento, sarebbe superflua qualunque comunicazione formale a tale riguardo, sia al Governo britannico che alla stampa.

867 2 Cfr. n. 863.

868 1 Cfr. nn. 852, 859 e 866.

868 5 Non si pubblica.

869

IL DOTTOR NERAZZINI ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, LEVI

L. PERSONALE. Gaeta, 24 gennaio 1895.

Le accludo quel tale lavoretto sulla divergenza religiosa fra le Chiese russa ed abissina. È bene avere prima di tutto un'idea chiara su quello che costituisce la base delle credenze etiopiche, perché meglio resulti in che consiste questa supposta e vantata analogia fra la Chiesa russa e l'etiopica. Ecco perché mi sono alquanto diffuso sul Concilio di Calcedonia, d'onde parte la storia della religione etiopica.

È un articoletto dal titolo «The ltalian Invasion of the Soudan». Con R. 153/86 del 29 gennaio, non pubblicato, Silvestrelli comunicò la smentita del Governo di Londra alle voci di avanzata nel Sudan delle truppe inglesi e italiane.

559 Del resto non è male conoscere con dettaglio i cardini fondamentali di quelle credenze religiose, che tanto hanno influito e influiscono sulla politica abissina.

Crederei cosa utile far pervenire al clero etiopico di Gerusalemme notizie esatte sulle divergenze religiose con la Chiesa russa e fomentare così una reazione nello stesso clero: per far ciò potrebbero servirsi del nostro console di Gerusalemme. Così pure sarebbe necessario mandare una copia a Felter all'Harar, non solo perché in casa Felter vanno molti preti abissini, ma anche perché egli si regoli nei suoi discorsi con Makonnen.

La prego di sorvegliare l'itinerario di monsignor Taurin, la cui discesa dall'Harar in questo momento è molto significativa. Il nostro agente consolare di Aden dovrebbe informarci, e se per caso monsignor Taurin venisse a Roma alla Propaganda Fide, io, che ne sono buon amico, farò di tutto per incontrarlo.

La ritirata di Mangascià nel Tembien significa una completa dissoluzione delle sue forze e grande depressione morale in lui. Un gran criterio per la politica da attuarsi sarà la conoscenza delle lettere che si dicono sequestrate nel campo di Mangascià: io però non credo che ve ne siano delle molto compromettenti per Menelik, giacché quando si tratta di cose serie in Abissinia si scrive poco e si mandano invece corrieri verbali.

In ogni modo sarò lieto di poter sapere qualche cosa, giacché ritengo che l'opera più seria e più difficile di Baratieri sarà quella di trovare la maniera per sfruttare nel miglior modo possibile le vittorie.

Le sarò grato se vorrà farmi accusare ricevuta del presente plico. Onoratissimo e lieto sempre di avere i loro comandi, la prego di presentare i miei ossequi a S.E ....

868 6 Non pubblicato.

870

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 155. Londra, 25 gennaio 1895, ore 8,33 (per. ore 11,20).

*Kimberley conviene che Francia ha torto in diritto, ma si preoccupa nonostante sua opposizione* 1• Assicuro V.E. che mi sono conformato strettamente dispaccio del 16 2 e terrò presente telegramma di V.E. di ieri sera 3 quando si farà discussione, intanto *Hatzfeldt ha parlato Rosebery appoggiando vivamente nostro desiderio e parlerà Kimberley*.

Cfr. n. 866.

870 1 I passi fra asterischi sono ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 311. 2 Cfr. n. 847.

871

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 130 1 . Roma, 25 gennaio 1895, ore 14,15.

Per sua informazione se accordo intervenisse per Zeila confiderei tanto nell'effetto morale di pacificazione in Abissinia che proporrei al Consiglio dei ministri di non continuare invio di rinforzi a Baratieri minacciato invece ora da ripresa di ostilità.

872

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 156. Massaua, 25 gennaio 1895, ore 19,20 (per. ore 20,40).

Governo del re, dopo vittoria Coatit, annunziommi invio quattro battaglioni bianchi, ordinandomi arruolamento vasta scala 2• Credetti intenzione Ministero prendere l'offensiva chiesi spiegazioni per determinare, preparare mia azione. Seguito ultimi telegrammi V.E. 3 , *ritengo sufficiente, per difesa territorio coloniale ed eventuale occupazione Tigrè e Agamè invio due battaglioni bianchi, formazione batteria indigena da montagna, e arruolamento fanteria indigena nei limiti ordinati Ministero guerra*.

873

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Roma, 25 gennaio 1895.

Qualunque malinteso eventuale è tolto da un biglietto ora scrittomi da sir Clare Ford in cui dice:

«The exigences of your military position in the Erytrea must be dealt with entirely irrespectively of the question which is now occupying us with regard to Zeyla».

872 1 Ed. in LV 92, p. 3. Il passo fra asterischi è ed. anche in LV 87, p. 30, in LV 91, p. 2 e in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., pp. 298-299.

2 Cfr. CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., p. 298.

Cfr. nn. 857 e 861.

871 1 Minuta autografa.

874

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

D. 3022/61. Roma, 25 gennaio 1895.

Facendo seguito al dispaccio 4 dicembre 1894 di n. 45382/356 1 , mi pregio di comunicare all'E.V. avermi il reggente del r. consolato in Aden segnalato come il Governo locale accordi facilmente il passaggio d'armi per Zeila, purché siano destinate a Makonnen od a Menelik.

Ultimamente un negoziante greco spedì a Makonnen un campionario di circa cento fucili per avere una forte ordinazione del modello prescelto.

È certo, scrive il cav. Bienenfeld, che il Governo di Aden, accordando tale favore allo Scioa e all'Harar è riuscito ad amicarsi ras Makonnen e ad ottenere che i somali, abitanti nei territori soggetti all'influenza inglese, non siano molestati da razzie di abissini; ché, se alcuno commette tali razzie, al suo ritorno all'Harar è severamente punito.

In ogni modo, tenendo presente l'offerta fattaci dall'Inghilterra, di togliere temporaneamente a ras Makonnen il permesso d'importare armi e munizioni da Zeila, rinnovo a V.E. la preghiera di farmi conoscere il suo pensiero circa la opportunità di accettare le offerte del Governo britannico; sebbene, come fu avvertito dal Governo britannico, rimanga aperta la via francese a quelle introduzioni d'armi.

875

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. Roma, 25 gennaio 1895.

Notre drapeau à Zeila ferait cesser l'hostilité des abyssiniens en détruisant leur illusion que l'Angleterre nous est contraire. Autrement ils continueront des hostilités que l'opinion italienne croit fomentées par la France, ce qui produit une irritation fàcheuse entre la France et l'Italie. Le Gouvernement français ne peut voir avec déplaisir des relations pacifiques s'établir entre l'Abyssinie et l'Italie, avec des relations de bon voisinage entre l'Italie, l'Angleterre et la France sur le golfe de Aden. Quant au Gouvernement de l'Inde aucun de ses intérèts à Zeila ne serait modifié par la présence du drapeau italien. Toute condition faite par le Gouvernement de l'Inde est non seulement acceptée d'avance par nous, mais désirée comme un signe de coopération et de solidarité inaltérable 1•

875 1 Questa lettera fu comunicata all'ambasciata a Londra con T. riservato 129, pari data.

874 1 Non pubblicato.

876

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 132. Roma, 26 gennaio 1895, ore 13,30.

Confido che lord Kimberley non sia sotto l'impressione che desideriamo mandar truppe all'Harar e tagliare le comunicazioni di Menelik con Gibuti. Il mio dispaccio del 16 1 esclude per terra come per mare qualsiasi occasione di conflitto colla Francia, colla quale non vogliamo che relazioni di buon vicinato nel golfo di Aden, non rendendo alcun Governo responsabile per le forniture di avventurieri a Menelik. Lasciamo Baratieri far fronte nel Tigrè all'ostilità degli abissini sui quali però avrebbe effetto morale di pacificazione anche il solo unirsi della bandiera italiana alla bandiera inglese in Zeila 2 .

877

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO 157. Londra, 26 gennaio 1895, ore 16,35 (per. ore 17,25).

Scrivo privatamente Kimberley per ribadire intenzioni pacifiche di V.E. circa Zeila 1• Mi astengo vederlo per non affrettare discussione, mentre nello stato presente disposizioni Sua Signoria è già risultato tenere trattative aperte.

878

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

Roma, 26 gennaio 1895.

*M. Hanotaux confida di porci in una falsa posizione mantenendo Billot che tiene ogni filo della cospirazione antigovernativa in Italia e !asciandoci la parte apparente di far quanto sta in noi per interrompere le relazioni e di non esserci riusciti.

2 Per la risposta cfr. n. 877. In pari data Blanc inviò a Clare Ford una lettera, che non si pubblica, dal contenuto analogo a quello del presente telegramma. 877 1 Cfr. n. 876.

Credo opportuno nominare Tornielli il quale tra pochi giorni suggerirà per le buone relazioni di surrogare Billot. Non è d'uso rifiutare simile suggerimento quando fatto confidenzialmente* 1 .

D'altronde Ressman è apparso accettare senza alcuna obiezione le asserzioni francesi contrarie al nostro protettorato; queste asserzioni vengono ripetute ora da Hanotaux in spiegazioni con Dufferin circa la dichiarazione del 5 maggio. Mi sembra pericoloso per parte nostra non interloquire e non lo possiamo fare in forma conveniente se non con dichiarazioni verbali di un nostro ambasciatore a Parigi consegnate nei suoi rapporti al r. ministero.

876 1 Cfr. n. 847.

879

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

Roma, 26 gennaio 1895.

Come già osservai a V.E., l'Italia, anche prescindendo dalla sua qualità di firmataria del Trattato di Berlino, non può essere indifferente ai dolorosi casi verificatisi a danno delle popolazioni armene, la cui coltura intellettuale e religiosa ha in Italia radici più estese e più profonde che in qualsiasi altro Paese d'Europa.

Quando gli eccidì di Bitlis commossero la coscienza universale, noi prestammo volentieri i buoni uffici che venivano chiesti a V.E. dal suo collega d'Inghilterra, perché con una inchiesta rigorosa si verificasse, sia i fatti accaduti ~i quali però, secondo noi, risultavano già abbastanza dai rapporti consolari ~ sia l'infelice condizione di cose tuttora persistente in quella regione, e che purtroppo dava a temere il rinnovamento dei fatti deplorati.

È a notizia dell'E.V. che il modo nel quale fu costituita l'inchiesta turca, ed il mandato pubblicamente conferitole d'investigare gli atti dei «briganti armeni» e non già gli abusi della così detta repressione, nella quale le autorità militari erano coperte da ordini precisi del sovrano, diedero luogo a proteste del Governo britannico. Vi si cercò un rimedio ~ la cui efficacia, a dire il vero, fu sin da principio da noi dichiarata dubbia~ coll'aggiungere all'inchiesta turca consoli stranieri. Il Governo ottomano propose dapprima un console degli Stati Uniti, e ne rifiutò dipoi un altro; mentre, in conclusione, ad un console inglese si aggiungevano un console russo e un console francese, soli consoli accreditati in Erzerum. Il Governo britannico riservava il diritto del suo console d'interrogare i testimonì e di spedire un rapporto indipendente.

Lord Kimberley ben volle esprimerci il desiderio che il maggior numero possibile di Grandi Potenze prestasse cooperazione per inchieste consolari, aggiungendo

879 1 Il testo che si pubblica, a stampa riservata, è privo di numero di protocollo. Il dispaccio fu comunicato alle altre ambasciate, alle legazioni ad Atene, Belgrado, Bucarest e in Montenegro, alle agenzie diplomatiche in Egitto e a Sofia e ai consolati a Trebisonda ed Erzerum.

che il Governo della regina si riservava la facoltà di fare appello alle Potenze firmatarie del Trattato di Berlino, per il loro giudizio, dopo autorevole constatazione dei fatti.

In quanto a noi, il consiglio che avevamo dato, al pari dell'Inghilterra, alla Sublime Porta, perché l'inchiesta turca presentasse anche per se stessa serie guarentigie, non avendo evidentemente avuto effetto, cessavamo di dar nuovi consigli al Governo ottomano; e V.E. fu autorizzata a concertarsi ulteriormente, non già colla Porta, ma coi suoi colleghi, per il seguito della vertenza. Noi avevamo veduto con piacere che intelligenze fossero intervenute tra l'Inghilterra e la Russia per gli affari dell'Asia centrale; e stimavamo che quelle intelligenze, ove si estendessero all'Asia minore, potevano presentare anche a noi un terreno comune d'azione pacifica ed utile all'effettivo miglioramento delle condizioni degli armeni.

Codesto ambasciatore d'Inghilterra aveva intanto espresso alla Sublime Porta la fiducia che, quando qualche altra Potenza firmataria del Trattato di Berlino volesse fare accompagnare la commissione turca dal suo rappresentante, tale desiderio non incontrerebbe alcuna difficoltà; ed il Governo britannico fece in seguito esprimere alla Porta il formale desiderio che all'inchiesta prendesse parte un rappresentante dell'Italia. Ma, per considerazioni cui ho già fatto allusione, non sembrò a noi che l'accompagnare la missione turca fosse l'unico mezzo di riunire gli elementi di un libero ed indipendente giudizio. Perciò telegrafavo a V.E. il 13 dicembre 2 di dimostrare riservatezza e continuarmi le sue ottime informazioni.

Giunsemi poco dopo da Londra la notizia che i consoli d'Inghilterra, di Russia e di Francia in Erzerum non avrebbero accompagnato la commissione d'inchiesta, ma l'avrebbero sorvegliata da Erzerum; avrebbero peraltro mandato rispettivi delegati ad accompagnarla a Bitlis. Lord Kimberley notificava al nostro incaricato d'affari il 14 dicembre 3 che, se il R. Governo desiderava mandare un delegato proprio alla commissione d'inchiesta, la sua presenza sarebbe bene accetta all'Inghilterra. Il Gabinetto di Berlino ci assicurava spontaneamente del sincero appoggio di codesta ambasciata germanica.

Considerammo allora che, come riteneva lo stesso Governo britannico, maggiori guarentigie verrebbero ottenute col controllo che da Erzerum venisse esercitato dai consoli, che non dalla presenza dei consoli (e tanto meno di delegati loro) a lato dei commissari ottomani; e che avrebbe avuto poca probabilità di riuscita, come si esprimevano gli stessi ambasciatori di Russia e di Francia, una inchiesta europea intralciata da funzionari turchi, i quali avrebbero opposto difficoltà ed esercitato intimidazione sui testimoni.

Perciò, abbiamo provveduto alla nomina in Erzerum d'un console, nella persona del signor Monaco, il quale ha incarico di riferire circa le condizioni attuali degli armeni, e circa i procedimenti dell'inchiesta turca, in assiduo scambio di comunicazioni, a noi assicurato dal Governo britannico, col suo collega d'Inghilterra in Erzerum.

Così consta che non sarà per difetto del concorso dell'Italia se, nello svolgimento della situazione in Armenia, mancherà al Governo ottomano la garanzia del concerto europeo, come mancarono agli armeni la sicurezza e la libertà stipulate dai trattati.

879 2 Cfr. n. 724. 3

Cfr. n. 726.

Aspettiamo ora i risultati delle informazioni indipendenti che il nostro console in Erzerum ha ordine di assumere; e ne prenderemo norma per la nostra ulteriore azione, quando, secondo la riserva già accennata dall'Inghilterra, verrà il momento per le Potenze firmatarie del Trattato di Berlino di emettere il loro giudizio.

878 1 Il passo fra asterischi è ed. in SERRA. La questione tunisina, cit., p. 132.

880

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 152/55. Berlino, 26 gennaio 1895.

Nel discorrere ieri sera col barone Marschall, in tesi generale, delle nostre cose d'Africa, mi parve scorgere ch'egli, pur dimostrando il massimo interesse per la politica da noi seguita, la massima ammirazione per il valore delle nostre armi, si astenesse con intenzione dal pronunciar giudizi sull'attitudine dell'Inghilterra nell' Africa orientale e per contro mi ripetesse con speciale insistenza la sua compiacenza di essere assicurato da Londra che l'Inghilterra sarebbe sempre con noi se qualche grossa questione sorgesse nei territori nord-africani. Mi rimase l'impressione che il barone Marschall, il quale parla poco, è vero, ma per contro pesa molto le sue parole e i suoi silenzi, volesse segnare una linea di demarcazione fra le questioni dell'Africa settentrionale, prevedute dai nostri trattati, e le altre molteplici esistenti,

o che possono sorgere in Africa. E di questa mia impressione credo dover mio fare cenno alla E.V.

Soggiungerò che il barone Marschall mi chiese quanto siavi di vero nelle notizie date dai giornali sull'espulsione dei missionari francesi dall'Eritrea 1 , sulla confisca dei loro beni ecc., misure ch'egli considerava gravi. Risposi che non avevo dati per confermare o smentire quelle notizie, ma che il R. Governo, qualunque siano i provvedimenti che possa essere costretto a prendere, avrebbe sempre agito colla prudenza di cui già diede tante prove nei nostri delicati rapporti colla Francia.

881

IL DOTTOR NERAZZINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

MEMORIA. Roma, 26 gennaio 1895.

Le vittorie di Coatit e di Senafè, per i loro effetti politici debbono essere considerate sotto due punti di vista, uno locale ed immediato, quello cioè che si

566 riferisce al Tigrè; l'altro generale, o per meglio dire etiopico, che ancora non ha avuto il tempo di manifestarsi. E ciò risponde alle circostanze che hanno dato origine al nuovo stato di cose rappresentate da un coefficiente locale, cioè la levata in armi di ras Mangascià con tutto quanto egli poteva riunire di armati onde tentare un colpo decisivo, incoraggiato dalla fiducia che buona parte delle nostre forze dovessero rimanere impegnate contro le orde del califfo; da un coefficiente generale, rappresentato dall'azione suggestiva dell'imperatore di Etiopia, che senza scendere direttamente in campo, perché non lo poteva e forse non lo potrà mai, ha spinto Mangascià contro le forze italiane. E questo con duplice scopo da raggiungersi qualunque fosse l'esito dell'impresa; cioè, o di far subire un grave scacco agl'italiani del quale avrebbe potuto profittare spingendo successivamente altre forze nell'Eritrea, o fiaccando la potenza di Mangascià e dell'elemento tigrino col quale è sempre latente l'antagonismo di razza e d'interessi, e rompendo così le basi di una alleanza italiana-tigrina della quale maggiormente paventa per i suoi effetti di successione dinastica.

Ras Mangascià è stato vinto e la di lui coalizione tigrina distrutta: dico distrutta perché, mentre ras Mangascià poteva sempre liberamente ritirarsi da Adigrat a Makallè, e conservare almeno una larva di prestigio, si è ridotto fra le montagne del Tembien come un bandito, che non può ulteriormente tenere l'aperta campagna, e non come un sovrano che cerca di riannodare le proprie forze e conservare la fiducia dei propri sudditi.

Per le naturali tendenze abissine, dove le masse seguono generalmente i vittoriosi e disertano le sorti di chi non può dare ulteriormente vantaggi e risorse materiali, comincia nel Tigrè un periodo di vera dissoluzione; capi che si distaccano dal capo principale per offrirsi come sudditi nostri, o per ingrossare le forze di altri capi per i quali sperano eventualità di potere; clero che si agita e si commuove come fattore di pace e di perdoni; agricoltori e mercanti che corrono dove si ha maggior sicurezza di traffico e maggiore difesa da eventuali aggressioni e razzìe. Risultato di ciò, indebolimento sempre maggiore delle forze proprie tigrine, bisogno crescente nelle popolazioni di un governo stabile e forte che ne tuteli l'esistenza materiale, accentuazione nelle tendenze di capi secondari da studiare pacatamente sotto il punto di vista di usarle a nostro interesse, esaurimento di forze morali e materiali a benefizio di chi assiste a questo spettacolo dal punto elevato che offre il forte dominio, la certezza della vittoria e che vi assiste come arbitro assoluto della situazione.

E giacché la ferma attitudine di prudente raccoglimento che ha assunto dopo le sue vittorie il generale Baratieri, unico che può giudicare il da farsi, essendo in possesso di tutti gli elementi di giudizio, mi dà coraggio a parlare, così parlo, esponendo quanto sia conforme ai miei convincimenti quest'attitudine di aspettativa per la quale nulla possiamo perdere e molto possiamo ancora guadagnare, dando tempo alla naturale evoluzione delle cose tigrine, al manifestarsi più chiaro delle intenzioni di Menelik, all'accentuarsi forse di una nuova e più potente discordia fra i capi tigrini e l'imperatore, mentre noi facciamo acclimatare le truppe nuovamente avviate al nuovo ambiente e ai nuovi contatti, aumentiamo i quadri e l'organizzazione di quelle truppe indigene che sole si prestano ai movimenti nella periferia del nostro possesso, e ci prepariamo alla definitiva risoluzione di un altro problema, quello cioè di ridurre all'impotenza la reazione che inevitabilmente ci minaccia dal lato dei dervisci.

La espansione territoriale, tanto facilmente eseguibile in questo momento anche con limitato numero di forze, non so se produrrebbe per noi effetti di maggiore solidità nel nostro possedimento avuto riguardo al doppio problema che oggi abbiamo da risolvere, ostilità contro l'Abissinia, ostilità contro il mahdismo.

Non avendo noi maniera di estrinsecare alcuna azione militare al sud che riguardi obiettivamente l'imperatore di Etiopia, non è men vero che occorre non disinteressarsi nell'azione politica. Quanto all'imperatore, ammesso pure che sia nata da lui l'idea della presa di armi di Mangascià, non credo che possa egli risolversi a un'azione effettiva, almeno per l'anno presente, giacché tutte le informazioni confermano trovarsi egli inoltrato nei paesi Galla del sud, mentre la stagione è troppo avanti per permettergli movimenti diretti a presentarsi sul fronte dei nostri confini. Anche l'improvvisa comparsa di ras Alula nel campo di azione tigrino mi sembra improbabile perché egli trovasi lontano quanto l'imperatore, perché venendo dallo Scioa dovrebbe portarsi dietro un buon nerbo di truppe, e al solito la distanza è grande e la stagione inoltrata. Siccome poi ras Alula dovrebbe muovere per iniziativa dell'imperatore, questi forse lo avrebbe già fatto per non lasciar combattere ras Mangascià da solo. La comparsa di ras Alula oggi sarebbe tardiva giacché non avrebbe troppa facilità a trovare molti seguaci dopo una sconfitta così completa delle armi tigrine.

Personalmente, ripeto, non credo all'intervento di Menelik per quest'anno, e lo credo poco probabile anche per gli anni futuri. Menelik ha fatto una disastrosa politica di espansione e la solidità del suo Impero è in ragione inversa dell'estensione che vuoi dargli. Il muovere truppe dai ricchi paesi dell'Harar, degl'Ittu, e delle altre provincie Galla circumambienti lo Scioa, significherebbe perdere tutto e perdere il meglio per l'incerto e meno buono. Spira in questo momento per Menelik un vento poco propizio, giacché il vecchio partito conservatore etiopico gli rimprovera il suo affaccendarsi verso le Potenze europee, i trattati fatti e i nuovi che ha intenzione di fare; i progetti di telegrafi, di ponti, di ferrovie; la sua oscillazione nello spingersi all'amicizia più di una che di un'altra Potenza; e la clamorosa sconfitta che le armi abissine hanno sofferto oggi dalle armi nostre, renderà più ardito quel partito conservatore, e la politica avventurosa di Menelik sarà maggiormente condannata.

Noi dobbiamo aspettare, e con molta attenzione, quali saranno gli effetti della notizia che avrà l'imperatore sulla disfatta di Mangascià, giacché egli dovrà certamente assumere un'attitudine meno nebulosa del solito, o rompendo arditamente le relazioni col Governo italiano col darsi un atteggiamento senza dubbio ostile,

o sconfessando quello che ha fatto Mangascià, ciò che è più probabile.

Intanto, siccome le relazioni con Menelik non sono effettivamente rotte, e siccome fino ad oggi abbiamo sempre tenuto verso di lui un contegno da fargli immaginare che per la nostra sicurezza nell'Eritrea ci fosse indispensabile la sua amicizia e la conferma del suo Trattato di Uccialli. non mi sembrerebbe fuor di luogo il dargli noi l'annunzio della vittoria, facendogli sentire la parola reale, ma con una intonanzione nuova e da lui inaspettata, presso a poco in questi termini:

«Quando i miei soldati e i miei generali erano occupati a combattere gl'infedeli, nostri comuni nemici, ras Mangascià ed altri capi del Tigrè, rompendo l'amicizia promessa con sacro giuramento, hanno levato le loro armi contro di noi. Il mio esercito con tre giorni di combattimento li ha vinti e distrutti, e la Divina Provvidenza mi ha dato la vittoria, permettendo che per mia mano fossero puniti

coloro che rompono la fede giurata sopra i Santi Evangeli. Sono lieto di mandar questa notizia a Vostra Maestà, essendo certo di farle un gran piacere».

Questa lettera non significa né politica scioana, né atto aggressivo verso l'imperatore: ma per l'imperatore, che ha mente da comprenderla, avrà la forza di significargli che noi ci sentiamo forti dei nostri diritti, fermi per qualsiasi eventualità, e stanchi delle di lui incertezze e dell'ingratitudine mostrata verso un Governo che lo ha elevato al trono di Etiopia.

Si potrebbe presso a poco fare lo stesso con ras Makonnen 2 con un altro scopo, quello cioè di toglierlo da quel contegno di riservatezza a cui si tiene, sapendo che un forte partito di Corte cerca di comprometterlo verso l'imperatore, accusandolo di accordi verso il Governo italiano nell'eventualità di future successioni al trono di Etiopia. Le relazioni nostre con ras Makonnen hanno duplice valore; e per la di lui posizione personale di capo fortissimo, di stirpe reale e quindi con la possibilità di una successione dinastica; e quale governatore di una provincia ricchissima, l'Harar, che ha i suoi confini politici con due Potenze europee, l'Inghilterra e la Francia, e quindi rappresenta la via per cui può affacciarsi nell'Etiopia del sud una influenza a noi antagonista.

Se l'imperatore può avere la più assoluta certezza sulle intenzioni di ras Makonnen e specialmente che le sue relazioni col Governo italiano sono rotte, allora acquisterebbe una grande libertà d'azione e di movimento. Se questa certezza non l'ha, l'imperatore è assolutamente immobilizzato nel circolo geografico dove ora si trova. Di qui l'importanza assoluta di una nostra politica attiva verso l'Harar e verso Makonnen; politica, che se riesce a portare Makonnen nell'orbita dei nostri interessi, tanto meglio; e se non vi riesce, che raggiunga almeno lo scopo di compromettere Makonnen agli occhi dell'imperatore.

Makonnen non è facile ad aprire l'animo suo, e nelle trattative politiche è di una prudenza incresciosa. Governa in Harar con criteri economici disastrosi, e forse, anzi certamente, lo comprende egli stesso. Ma lo fa per rispondere alle continue esigenze dell'imperatore che chiede e sempre chiede a lui danaro e tributi, credendo che l'Harar sia una sorgente inesauribile di ricchezza. Se Makonnen non versasse all'imperatore anche più di quello che l'imperatore domanda, il partito contrario al ras farebbe credere a Menelik che quello riunisce danaro per proprio conto e per scopi personali, e quindi rischierebbe di perdere il governo di quella provincia. Ecco le ragioni della disastrosa amministrazione di Harar: l'imperatore ha un appetito insaziabile, e Makonnen lo sfama gravando le mani sul paese che governa.

La posizione di Makonnen verso la regina Taitù, che è la testa di Minerva nella politica scioana, giacchè Menelik non agisce che per di lei suggestione, è tesa e sommamente tesa. Vi è una ragione di odio profondo cagionato da fatti domestici, e questa tensione che si accumula finirà un giorno con esplodere ed esploderà con fatti inaspettati e violenti. Questo deve esser tenuto in gran conto da noi, e vigilando, aspettare gli eventi.

Ora, nell'attuale situazione di cose, non essendo possibile né opportuno di fare verso Makonnen nessun passo ufficiale e molto meno di mandare alcuno per iniziativa nostra, bisogna però offrire a lui i mezzi di tenersi a contatto e in rapporto con noi. Non potendo agir troppo a Zeila, in attesa che il Governo inglese consenta

in quel porto un modus vivendi più proficuo ai nostri interessi, sarebbe utilissima la comparsa in quelle acque di una nostra nave da guerra, che si tenesse in crociera fra Perim, Zeila e Aden.

l) Perchè una nave da guerra nelle acque di Zeila avrebbe un effetto morale su Menelik, che proprio oggi manda lettere e doni al Governo inglese, supponendolo disinteressato nella politica nostra in Etiopia: ed il sapere una nave nostra in Zeila lo distrarrebbe da questa opinione e di nuovo gli farebbe credere che fra il Governo nostro e quello inglese vi è sempre accordo perfetto.

2) Perchè con una nave in quel porto si porrebbe stabilire un ottimo servizio d'informazioni, anche per ciò che si compie a Gibuti nel momento in cui sta per giungere la missione russa.

3) Perchè, senza dar sospetto e senza inconvenienti, un agente politico del nostro Governo potrebbe mettersi in rapporto diretto coll'agente ufficioso di Harar, e quindi informare di tutto rapidamente a mezzo del cavo telegrafico di Perim sia il governatore dell'Eritrea, sia il Governo centrale. Tanto meglio poi, anzi con scopo precipuo da raggiungere, se questo agente può mettersi in rapporto diretto con Makonnen stesso, e in date eventualità quando l'andamento delle cose lo richiedesse, avere un abboccamento con lui.

Sulle modalità per raggiungere nel modo più completo lo scopo politico che si vuoi desumere dalla presenza di una nave italiana in Zeila si può fare un più particolareggiato studio. Però onde la cosa assumesse un carattere di maggiore entità politica, dovrebbe esserne d'accordo e consenziente il Governo inglese, CIO che costituirebbe un progresso non indifferente nella definitiva sistemazione dei nostri interessi nel golfo di Aden'·

880 1 Cfr. nn. 855 e 856. 881 1 Ed. in LV 92, pp. 5-9.

881 2 Cfr. n. 897.

882

IL MINISTRO DEL TESORO, SONNINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

L. PERSONALE. Roma, 27 gennaio 1895.

Mi pare un po' forte la cosa 2 . Si vede che non vi eravate spiegati chiaramente. Al punto di vista della politica estera devi giudicare te, dell'importanza della cosa e delle conseguenze. All'interno farà in ultimo cattiva impressione; e la spesa sarà forte.

2 Cfr. in proposito il telegramma di Mocenni a Baratìerì del 27 gennaio (ivi, p. 13): disposizioni per l'invio in Africa di due battaglioni e di una batteria.

Mi pare che Nerazzini ragioni giusto 3 .

Io ho manifestato apertamente e nettamente la mia opinione a Crispi e a Mocenni. Non ne faccio, nelle circostanze attuali, questione di Gabinetto, ma disapprovo nettamente; perché gli stessi risultati si potevano ottenere meglio e senza spesa.

Oramai mi pare che l'invio dei primi due battaglioni sia difficilmente evitabile; io l'ho saputo troppo tardi perché il mio intervento fosse efficace, e non posso fare utilmente altri passi.

L'invio di altre truppe dopo queste, che si mandano il 30, sarebbe, nello stato delle cose, una vera follia 4•

881 3 Un punto di vista diverso da quello di Ncrazzini sosteneva la relazione dello stesso 26 gennaio del capitano Ruffillo Perini (ed. in LV 92, pp. 9-12) il quale auspicava un aumento delle forze militari in Africa e proseguiva: «Ma poiché questo aumento delle forze militari coloniali deve avvenire e poiché sulla frontiera sud dovrà tenersi un corpo di osservazione inerte, viene spontanea l'idea di liberare il territorio della Colonia dall'eventualità di una minaccia imminente. Ciò si ottiene spingendo queste truppe più in là, concedendo ai paesi del Tigrè che la chiedono la nostra protezione ... L'indole prudente di Menelik dà fondato motivo a credere che egli nulla tenterà contro di noi, molto più che un nostro atto decisivo gli accrescerà i nemici interni già così numerosi». La relazione di Nerazzini e quella di Perini furono date in visione a Sonnino. 882 1 Ed. in LV 92, p. 12.

883

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. SEGRETO S.N. Massaua, 28 gennaio 1895, ore 8,20 (per. ore 9,20).

Venne qui Traversi. Temendo intralciare [trattative] bene avviate Pestalozza con Anfari, lo consigliai astenersi qualsiasi trattativa con i dancali e limitare azione sua studiare preparazione presso i somali. Egli è persuaso opportunità mio consiglio tanto più necessario perché Anfari dimostra viva contrarietà per Traversi, e perché la di lui azione immediata sarebbe ora inutile essendo già sbarcata ad Obock la missione russa. Anfari mostra ottima disposizione verso l'Italia, grande diffidenza verso gli abissini, avversione Francia, Russia.

884

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

T. 135. Roma, 28 gennaio 1895, ore 15,55.

Può informare codesto Governo che nostro ambasciatore a Madrid ha istruzione 1 di appoggiare missione marocchina in ogni cosa che concerna l'indipendenza interna e l'integrità esterna del Marocco.

882 o Cfr. n. 881.

4 Annotazione a margine di Sonnino: «Ritorno i documenti mandatimi». Per la risposta di Blanc cfr. LV 92, p. 13. 884 1 T. 127 del 26 gennaio, non pubblicato.

885

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 180. Berlino, 28 gennaio 1895, ore 15,55 (per. ore 16,35).

Con parole di viva compiacenza nostre truppe in Africa e loro comandante

S.M. l'Imperatore diedemi ieri sera personalmente gradito incarico di chiedere ufficialmente autorizzazione S.M. il Re di dimostrare quei suoi sentimenti conferendo decorazione tedesca a Baratieri se e naturalmente dopo che S.M. il Re avrà concesso ricompensa di guerra a quel distinto generale in occasione ultimi fatti. *Se possibile pregherei risposta prima di mercoledì sera, dovendo allora rivedere imperatore* 2 .

886

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, GALLINA

T. RISERVATO 133. Roma, 28 gennaio 1895.

S.M. il Re avendo designato il conte Tornielli a suo ambasciatore a Parigi ed il R. Governo desiderando non porre indugio a coprire codesto posto per le buone relazioni dei due Paesi, voglia domandare l'aggradimento d'uso.

887

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 134. Roma, 28 gennaio 1895, ore 16.

Ci tenga informati a suo tempo della politica più o meno conforme alla nostra che dimostri il Governo spagnuolo in occasione della missione marocchina. Ne terremo conto per giudicare dell'utilità dell'eventuale rinnovamento segreto.

885 1 Ed., con l'omissione del passo fra asterischi e con varianti, in LV 87, p. 92. 2 Il re rispose ringraziando e riservandosi di decidere quale riconoscimento dare a Baratieri (T. 141 di Blanc del 30 gennaio, non pubblicato). Per il seguito cfr. n. 90 l.

888

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 135 1 . Londra, 28 gennaio 1895, ore 18,27 (per. ore 20,2 5).

Ho avuto una conversazione non formale con sottosegretario di Stato. In seguito assoluta impossibilità altra soluzione, ho proposto, di mia iniziativa e senza impegnare R. Governo concessione affitto temporaneo Zeila, lasciando tribù circostanti sotto protettorato britannico. In tal modo non potremo mandare truppe Harar senza attraversare territorio britannico e chiedere consenso Londra. Situazione presente verso Francia, creata all'Inghilterra dall'accordo 1888, rimane inalterata, senza che Italia faccia rinunzia o pregiudichi questione di diritto. Prego V.E. di farmi conoscere se approva questo compromesso, il quale se sarà accettato da Kimberley ci permetterà occupare intanto Zeila senza pregiudizio passi maggiori in avvenire 2 .

889

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO 3705/23. Roma, 29 gennaio 1895.

Ho precisato con la massima chiarezza le norme di politica mediterranea sulle quali può stabilirsi effettiva solidarietà italo-spagnuola. Ho persino indicato questioni che interessano Spagna ancora più di noi, cioè: abuso di protezioni politiche sul Marocco ed integrità del suo hinterland. Non ho domandato per gli interessi nostri e dei nostri alleati se non un contegno altrettanto aperto e leale per parte della Spagna come quello della Rumania. Mi sorprende dopo tutto ciò che il Governo spagnuolo si limiti a dire che è disposto ad esaminare le nostre proposte 1 . Siamo noi invece cui non rimane che da aspettare risposte precise a domande già precisate.

2 Blanc rispose con T. riservato 136 del 29 gennaio: «Approvo pienamente sua proposta sottosegretario di Stato». 889 1 Cfr. n. 830.

888 1 Il telegramma reca questo numero perché fu inserito per errore fra i telegrammi riservati in partenza.

890

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 240/87 1 . Vienna. 29 gennaio 1895 (per. il 2 febbraio).

Ho ricevuto il 24 corrente il dispaccio ministeriale del 18, col quale mi furono comunicati gli estratti di un telegramma di Costantinopoli del 31 dicembre scorso e d'un rapporto dell' 11 corrente2 diretti a codesto r. ministero dall'ambasciatore di Sua Maestà presso il sultano.

Circa il contenuto del telegramma debbo informare l'E.V. che avendo chiesto al conte Kalnoky se aveva ricevuto comunicazione d'un dispaccio confidenziale di Berlino in cui il Governo tedesco approva l'astensione dell'Austria-Ungheria dal fare pratiche a Pietroburgo e a Costantinopoli in favore della partecipazione dell'Italia nell'inchiesta sui fatti d'Armenia, il ministro austro-ungarico mi rispose che non aveva notizia d'un tale dispaccio e che certamente non gli era stato comunicato.

A questo riguardo stimo necessario di ripetere qui e completare l'esposizione della posizione presa dal Governo austro-ungarico in questa questione.

Quando nei primi giorni del dicembre scorso gli fu data dall'ambasciatore britannico a Vienna la comunicazione relativa ad una inchiesta da farsi per cura dell'Inghilterra, della Russia e della Francia sui fatti d'Armenia, il conte Kalnoky dichiarò che approvava che non si dessero a tale inchiesta le proporzioni di un intervento delle Grandi Potenze, e aggiunse che per suo conto il Governo austro-ungarico, benché un'importante comunità armena (i mechitaristi) avesse la sua sede principale in Austria, intendeva di non parteciparvi, riservando la sua partecipazione per l'accordo che dovrebbe intervenire fra tutte le Grandi Potenze circa le disposizioni che si ravvisasse necessario di consigliare alla Porta in seguito dell'inchiesta. Il conte Kalnoky appoggiò questa sua decisione sulle ragioni seguenti. In primo luogo esso dichiarò d'aver piena fede nell'imparzialità degli agenti delle tre Potenze più specialmente interessate, cioè della Russia, dell'Inghilterra e della Francia. In secondo luogo egli invocò la convenienza di non far intervenire senza necessità e per una semplice constatazione di fatti il sinedrio europeo, al quale si deve ricorrere soltanto quando si tratti di far adottare disposizioni che tocchino le condizioni dell'Impero ottomano secondo i pubblici trattati. Il conte Kalnoky espresse anche l'idea che fosse spediente l'evitare di mettere, per questo affare dell'inchiesta, tutte le Grandi Potenze in presenza reciprocamente le une delle altre. Questo modo di vedere del conte Kalnoky fu fatto conoscere a V.E. coi rapporti di questa r. ambasciata dell'Il e del 16 dicembre scorso 3 .

Dopo che il conte Kalnoky aveva in tal guisa risposto alla comunicazione fattagli circa l'inchiesta, l'E.V. mi comunicò, in data del 18 e del 31 dicembre, due telegrammi del r. ambasciatore a Costantinopoli 4• Nel primo di questi telegrammi quel r. ambasciatore chiedeva che il Governo austro-ungarico appoggiasse la nostra

Cfr. nn. 774 e 834. 3 Non pubblicati. 4 Cfr. nn. 745, nota l e 775.

domanda presso il Governo imperiale di Russia, e nel secondo riferiva che il Governo ottomano giustificava il suo rifiuto alla partecipazione dell'Italia all'inchiesta, col fatto che il Governo austro-ungarico si era astenuto dal far pratiche a Pietroburgo e a Costantinopoli nel senso della domanda italiana.

Recatomi dal conte Kalnoky il 19 dicembre, gli feci conoscere il contenuto del primo telegramma del comm. Catalani e gli chiesi di appoggiare presso la Sublime Porta la partecipazione dell'Italia all'inchiesta. Il conte Kalnoky mi ripetè in questa occasione le ragioni che avevano consigliato il Governo austro-ungarico ad astenersi dal partecipare all'inchiesta, e che furono esposte alla E.V. coi rapporti predetti dell' 11 e del 16 dicembre. Disse che per raccomandare la nostra domanda egli si trovava in un certo imbarazzo in seguito alla posizione da lui presa in questa questione ed alla opinione da lui manifestata al riguardo. Tuttavia mi promise di impartire al barone Calice l'istruzione di far conoscere alla Sublime Porta che il Governo austro-ungarico vedrebbe con favore che anche un delegato italiano prendesse parte all'inchiesta. Mi affretto a dire, fin d'ora, che il conte Kalnoky mi affermò poi che tale istruzione era stata mandata al barone Calice. Quanto alla raccomandazione della nostra domanda presso il Governo russo per parte del Governo austro-ungarico (raccomandazione che però io mi astenni dal chiedere), il conte Kalnoky mi lasciò comprendere che dopo la comunicazione da lui fatta al Gabinetto di Pietroburgo dell'astensione dell'Austria-Ungheria e delle ragioni con cui l'aveva giustificata, gli sarebbe stato difficile il fare ufficii in proposito in favore dell'Italia, e che d'altronde il Governo austriaco non aveva titolo per dirigersi, nello scopo predetto, al Governo russo, giacché il titolo fondato sull'alleanza che unisce l'Italia all'Austria-Ungheria non può invocarsi presso il Governo russo. A queste ragioni se ne deve aggiungere un'altra che sarà indicata in apposito rapporto annesso al presente.

Tale è la situazione presa dal Governo austro-ungarico nella questione dell'inchiesta. Il conte Kalnoky mi ha ripetuto anche ora, che la nostra domanda, osteggiata dalla Turchia, dalla Francia e dalla Russia, in presenza dell'astensione della Germania e dell'Austria-Ungheria dall'inchiesta, non poteva avere alcun esito favorevole, anche se il Governo austriaco, non tenendo conto dei motivi sovraesposti, si fosse deciso a fare, presso il Governo russo, una raccomandazione straordinaria.

Debbo poi confessare, che, salvo un ordine espresso di V.E., che non mi fu dato, a me sarebbe ripugnato che per mio mezzo l'Italia s'inducesse a sollecitare qualsiasi cosa a Pietroburgo sotto la raccomandazione dell'Austria-Ungheria o di altra Potenza. E a proposito della Russia, mi occorre rilevare come in un telegramma del r. ambasciatore a Costantinopoli 5 si invochi un detto dell'ambasciatore russo a Londra per indovinare il pensiero del Gabinetto di Pietroburgo circa la questione dell'inchiesta. Io conosco personalmente il signor de Staal, e do gran credito alle sue parole. Ma egli non è il ministro dirigente di Russia, e la sua opinione nel caso presente non vale di più di quella del signor Nelidoff. D'altronde parrà a V.E., come pare a me, che essendovi un'ambasciata italiana in Russia e una russa in Italia, il pensiero del Governo russo circa una vertenza trattata fra Pietroburgo, Roma e Costantinopoli deve pervenire a notizia del Governo del re da fonte più diretta e più competente che non sia l'ambasciata russa in Londra.

Cfr. n. 745.

Le conseguenze dell'inchiesta dedotte nel rapporto del r. ambasciatore a Costantinopoli dell' 11 corrente sono considerate da questo ministro imperiale degli affari esteri come esagerate. Sembra difatti eccessivo il conchiudere da quel fatto che l'Inghilterra, scostandosi dalla Triplice Alleanza, possa stringersi alla Russia e alla Francia. Se gli interessi del Regno Unito richiedessero questo riavvicinamento, esso si produrrebbe indipendentemente dalla questione della partecipazione dell'Italia all'inchiesta sull'Armenia. Per buona ventura dell'Italia e della Triplice Alleanza, gl'interessi ben intesi dell'Inghilterra la tengono più vicina al gruppo della Triplice Alleanza che a quello della Russia e della Francia. Certamente non bisogna contare su questa comunanza d'interessi più di quanto comporti la tendenza positiva ben nota della politica inglese, specialmente quando fosse applicata dai partiti radicali. Ma non bisogna nemmeno giudicarla sulla scorta di incidenti secondarii che non conviene ingrandire. È questa l'opinione del conte Kalnoky, che in generale suole apportare molta attenzione in tutto ciò che riguarda l'atteggiamento e le relazioni del Governo britannico.

ALLEGATO

ANNESSO CIFRAT06

La presenza dell'imperatore Francesco Giuseppe a Lemberg nello scorso autunno, l'accoglienza che vi ebbe dai polacchi e i discorsi che si tennero in quell'occasione dell'esposizione indisposero fortemente il Governo russo contro l'Austria. Il giovane imperatore ne fu particolarmente irritato, e Io mostrò facendo un'accoglienza marcatamente fredda all'arciduca Carlo Luigi, quando questi andò ai funerali di Alessandro III. V.E. ricorderà che l'arciduca colla scusa d'una indisposizione partì bruscamente da Pietroburgo senza assistere al pranzo imperiale.

Ora il principe Lobanow, che qui era persona grata, fu destinato a Berlino. E anche quest'atto inaspettato, che qui spiacque grandemente, è un segno della freddezza dei rapporti tra le Corti di Vienna e di Pietroburgo.

Segnalo a V.E. questo stato di cose. Il far patrocinare dall'Austria a Pietroburgo una domanda dell'Italia mi sembra un errore che nuoce all'intento e ci scredita. Del resto il credere che la Russia per fare piacere all'Austria voglia mettersi in opposizione colla Francia è pura illusione.

890 1 Annotazione allegata: «Riservato alle istruzioni di S.E. 3 febbraio 1895».

891

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL REGGENTE IL CONSOLATO AD ADEN, BIENENFELD

T. 144. Roma, 31 gennaio 1895, ore 12,35.

Alcuni giornali avendo accennato a spedizioni ali'Harar, le abbiamo assolutamente smentite, dichiarando nostre buone relazioni con Makonnen.

890 '' Un'annotazione a margine indica che l'annesso non andava incluso nei documenti a stampa inviati per conoscenza alle rappresentanze diplomatiche.

892

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 250/104. Costantinopoli, 31 gennaio 1895 (per. il 6 febbraio).

l. Ieri il patriarca armeno si recò alla r. ambasciata per ringraziarmi delle congratulazioni che gli avevo fatto pervenire 1 . La sostanza delle cose dettemi da Sua Beatitudine, in un colloquio di circa un'ora, fu la seguente:

2. -Il programma degli armeni (egli disse) si racchiude in un unico desiderio: ottenere sicurezza dell'onore, della vita, delle sostanze. Una tal sicurezza non si potrà mai godere in Armenia senza una guarentigia efficace data dalle Potenze. Nell'ultimo capoverso dell'art. 61 del Trattato di Berlino, le Potenze, dichiarando d'invigilare l'attuazione dei miglioramenti e delle riforme introdotte dalla Porta in Armenia, assunsero l'obbligo di tal guarentigia. 3. -«La quale (proseguì il patriarca), potrà essere concessa agli armeni da tutte le Potenze soscrittrici del Trattato di Berlino o soltanto da talune di esse». Con quest'ultima dichiarazione, ripetuta più volte nel corso della conversazione, Sua Beatitudine mi diede indizio del lavoro della Russia e della Francia che hanno posto mente a far credere ch'esse sole, insieme all'Inghilterra, hanno interessi in Armenia. 4. -I miglioramenti e le riforme (fece notare il patriarca) di cui si parla nell'art. 61 del Trattato di Berlino, dovranno essere quelle soltanto che le Potenze garanti dell'Armenia crederanno opportune. La nazione armena ed il suo patriarca non hanno alcun suggerimento, né alcuna proposta da fare sull'indole di esse. Altrettanto potrà dirsi circa l'essenza e la forma delle guarentigie. La nazione armena ed il suo patriarca non sono in grado di presentare alcun disegno, né di manifestare alcun parere. Essi fanno assegnamento non su loro medesimi ma sulle Potenze garanti. 5. -Da ultimo, rispondendo ad una mia interrogazione, il patriarca rammentò che nel 1880 le Potenze garanti avevano invitato la Porta ad accudire ad una separazione amministrativa degli armeni dai curdi; e ad una nuova distribuzione dei comuni, in modo da riunire gli elementi omogenei delle popolazioni, aggruppando insieme gli armeni, escludendo i curdi. Questi ultimi (conchiuse il patriarca) sono nomadi e vivono sulle montagne. 6. -Il patriarca è uomo fra i 50 e i 60 anni. Il volto austero indica lunghi patimenti; lo sguardo, indomabile risoluzione; la rigida compostezza delle membra padronanza di sé. Le parole del patriarca dimostrano il suo ardimento: la moderazione dei desideri, denota la sua destrezza. Questa e quello sembrano eguali alle difficoltà dell'impresa che gli sta dinanzi.

892 1 Con R. 167/87 del 25 gennaio, non pubblicato, Catalani aveva riferito di aver incaricato il dragomanno Cangià di recare le sue congratulazioni al nuovo patriarca armeno, monsignor Tsmirlìan.

893

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI

T. 155. Roma, 1° febbraio 1895, ore 10,30.

V.E. riceverà mio dispaccio del 26 1 circa l'esame indipendente che facciamo della questione armena. Potrà comunicarlo confidenzialmente a monsignor Ismirlian. Russia non lascerà rinnovarsi in Armenia l'esperienza delle autonomie mal riescite in Bulgaria e la Francia l'appoggerà. L'Inghilterra non è con entrambe in cooperazione se non per guadagnar tempo. In noi monsignor Ismirlian può trovare il più sicuro appoggio morale.

894

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

D. PERSONALE 4169/100. Roma, 1° febbraio 1895.

La mia corrispondenza privata con lei può appena tener dietro ai successi, pei quali ho da felicitarla ripetutamente. Più che mai, il Governo ed il Paese confidano in lei. Per mia parte, appunto per non premere neppure indirettamente sulla spontaneità dei suoi giudizi sul da farsi per la difesa, e sui mezzi a ciò veramente necessari, ho avuto col Ministero della guerra, in via del tutto amichevole, uno scambio riservato di comunicazioni sulle quali basterà a metterla a giorno l'unita copia d'una mia nota del 29 gennaio 2 •

Le dirò confidenzialmente che io sono d'accordo col presidente del Consiglio e col ministro del tesoro, e che non dubito di giungere ad effettivi concerti col mio egregio collega della guerra, perché sul di lui bilancio, il quale presenta maggiore ampiezza ed elasticità, e non sul mio, che non si presterebbe più se non con infrazioni alla regolarità amministrativa e parlamentare, siano portate le spese relative all'ultimo invio d'ufficiali, al battaglione partito il 14 dicembre, ai due battaglioni partiti il 30 ed ai supplementi di materiale; anzi, trovandosi già questo bilancio della Colonia in dissesto per l'organizzazione non prevista dei due battaglioni indigeni, converrà trovar modo di sgravare il Ministero degli esteri dalle spese che il nostro personale militare in Africa comporterebbe se prestasse servizio in Italia.

894 1 Ed. in LV 92, pp. 17-19.

2 lvi, pp. 14-15.

Tutto ciò almeno in vista dell'attuale impossibilità di fatto di procedere altrimenti, salvo a regolar meglio le cose con proposte al Parlamento.

Ella ha chiesto 3, caro generale, se i rinforzi a lei offerti in proporzioni eccedenti di non poco il bilancio coloniale fossero destinati nel pensiero del Governo ad ulteriori operazioni nell'interno del Sudano dell'Abissinia, o di entrambe le regioni. In quanto al Sudan, la posizione per noi politicamente più vantaggiosa è quella d'una pura e semplice, ma sicura difensiva in Cassala, con impedimenti d'incursioni dei dervisci nella regione tra Cassala e l'Eritrea. In quanto al Tigré, che ci è ormai aperto, la nostra situazione non può di certo né militarmente né politicamente ritornare allo statu quo ante; ed il concetto nostro è per quella regione una difesa non inerte; tale da impedire il pericolo, prevenuto recentemente dalla rapidità delle sue mosse, di un'incursione abissina su Massaua; tale altresì da non indebolir la difesa, dal punto di vista militare, con una eccessiva estensione di essa, e dal punto di vista politico coll'assunzione di domini diretti che potessero dar nuovo alimento alle ostilità delle popolazioni abissine. Quali sieno i punti da occupare e da fortificare neli'Oculè-Cusai o perfino nell' Agamè, quale protezione sia da concedersi alle popolazioni di Adua e di Axum, sono questioni che noi non possiamo definire se non dietro le ragionate proposte di lei; e che ella, conscio delle difficoltà finanziarie e delle tendenze dell'opinione pubblica ad aver per programma una difensiva sicura -difensiva che ella fece anzi gloriosa -studierà, senza prescindere dall'avvenire nostro in Abissinia, ma piuttosto col concetto d'una difensiva più larga e più completa, non necessariamente limitata ormai al Mareb.

In quanto all'Abissinia meridionale possiamo aspettare i risultati di ciò che fa

o lascia fare Menelik in regioni della sfera d'influenza britannica, e delle connivenze sue con francesi e russi. Le condizioni poco sicure della via da Gibuti e da Obock ali'Harar e allo Scioa permettono di supporre che non procederà indefinitamente il rifornimento dei nostri nemici per la via stessa. Ad ogni modo, la necessità di evitare un conflitto colla Francia, sia con un'azione navale, sia con una mossa per via di terra, è stata da noi formalmente riconosciuta nei negoziati tuttora pendenti coll'Inghilterra per la questione di Zeila; ove basterebbe, secondo noi, per ora, che sventolasse la bandiera italiana anche accanto all'inglese, perché gli abissini si persuadessero non essere vano il riconoscimento per parte delle Potenze amiche della nostra protezione di diritto sull'Abissinia compreso l'Harar, del quale Zeila è la porta.

Speriamo, d'altronde, poter mantenere buone relazioni con Makonnen. Le voci fatte correre di nuove spedizioni nostre, perfino a destinazione deli'Harar, furono una manovra francese per tentar di ottenere dall'Inghilterra che questa s'impegnasse verso la Francia a non aprirci mai a Zeila una via a tagliar le comunicazioni francesi; perciò io avevo desiderato che si differisse l'invio dei due ultimi battaglioni al momento in cui quel negoziato accennava di entrare in una fase decisiva. Ora che sono partiti ella giudicherà della misura e della durata dell'azione cui ella abbia a chiamarli; ma rimane inteso che la loro presenza non deve apparire a lei eccitamento a far più di quanto ella abbia creduto savio e necessario di fare per non lasciar perdere i risultati di maggior sicurezza ottenuti colla vittoria.

893 1 Cfr. n. 879.

894 3 Cfr. n. 860.

895

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACHIAVELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 242/56. Tunisi, 1° febbraio 1895 (per. il 9).

Parmi un fenomeno degno di esser notato che, mentre va crescendo nei reggitori della Tunisia la tendenza a considerare la qualità di francese come titolo ad uno speciale trattamento di favore, diminuisce il numero di coloro i quali vogliono acquistarla, rimanendo così frustrate le speranze che avevano inspirato il decreto presidenziale in data 29 luglio 1887 sulla naturalizzazione francese in Tunisia. Infatti il numero dei naturalizzati da 41 nel 1892 è sceso a 23 nel 1893, fra cui 6 uomini e 3 donne d'origine italiana.

Se questo fenomeno può spiegarsi in parte, considerando che gli effetti della coercizione morale sulle persone di nazionalità non francese a servizio dello Stato

o di grandi società ed imprese private dovevano scemare in ragione diretta del numero di coloro che avevano già ceduto o posto altrimenti fine alle pressioni, rinunziando all'impiego, vuolsene, a mio parere, ricercare la principale cagione nella vivacità del sentimento patrio resa anche maggiore per naturale reazione, sopratutto nella nostra Colonia, dall'ostilità dei francesi a Tunisi verso l'elemento straniero in genere e quello italiano in ispecie.

896

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 138. Roma, 2 febbraio 1895, ore 19.

Generale Ferrero non partirà per Londra se non dopo esito qualsiasi dei presenti negoziati per Zeila. Ricevo suo rapporto del 29 1 . Considero come vantaggioso a noi stessi quando fossimo a Zeila che le tribù circostanti rimangano per ora sotto l'influenza inglese e sia preclusa così la possibilità di conflitti tra noi e i francesi. Approvo intieramente testo proposto.

896 1 R. riservatissimo 152/85, del quale si pubblica solo il passo seguente: «... noi non prenderemmo impegni di sorta di disinteressarci dell'Harar; ma per andarci militarmente da Zeila dovremmo attraversare un territorio britannico, e ci occorrerebbe quindi il consenso del Governo di Londra. Con questo ripiego lord Kimberley può facilmente rispondere alle proteste francesi che la situazione di fatto creata dall'accordo del 1888 non è per nulla alterata».

897

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL CAVALIER FELTER

D. 4179/2 1 . Roma, 2 febbraio 1895.

Le trasmetto qui unita una lettera che io ho scritto a S.E. ras Makonnen.

La prego di prenderne conoscenza, di farla tradurre in amarico e poi di consegnarla sigillata al governatore di Harar insieme con la traduzione che ella avrà cura di far eseguire dall'interprete Casai, noto a questo ministero per aver lodevolmente servito la missione Nerazzini.

Se l'effetto della lettera portasse qualche informazione d'importanza da parte del ras, me ne informi telegraficamente via Aden, assicurandomi, in ogni caso, per posta dell'avvenuta consegna.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'HARAR, RAS MAKONNEN

L. Roma, 28 gennaio 1895.

Come sta la sua salute? Io la riverisco con molto rispetto. Ecco le mando una buona notizia. Ras Mangascia ed altri capi tigrini riuniscono tutti i loro soldati per attaccare le truppe nostre impegnate a combattere gli infedeli del kaliffa, nostro comune nemico. Questo fecero con vero tradimento e rompendo quell'amicizia che fu promessa con solenni giuramenti. Ma il nostro generale Baratieri e le nostre truppe in tre combattimenti hanno vinto e distrutto l'esercito di Mangascià che è fuggito nel Tembien con pochi seguaci. La Divina Provvidenza ha dato la vittoria alle nostre armi per punire coloro che ruppero un giuramento fatto sopra i Santi Evangeli.

La gente del Tigrè va dicendo che ras Mangascià ha fatto guerra agli italiani per ordine e per consiglio di S.M. l'Imperatore Menelik. Il nostro re e il nostro Governo non credono ancora che l'imperatore abbia mancato alla sua fede, perché, se fosse vero, il nome dell'imperatore di Etiopia sarebbe per sempre perduto nella storia dei re. Ma fino a tanto che non conosciamo bene la verità su queste voci che si sentono nel Tigrè, il nostro Governo non può mandare lettere a S.M. l'Imperatore.

Le nostre amicizie sono sacre, e posso assicurarla che il Governo italiano non dimentica la di lei amicizia: tutti ricordiamo sempre con piacere la sua venuta in Italia durante la

quale ci siamo bene conosciuti; e confidiamo che questa amicizia resterà sempre uguale a comune vantaggio dell'Italia e dell'Etiopia.

Prego la sua gentilezza di accusarmi ricevimento della presente lettera.

Che Dio le conceda ogni bene, e di tutto il bene che viene a lei saranno contenti i suoi veri amici.

897 1 Comunicato a Baratieri con D. 41781102, pari data.

898

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL MINISTRO DEL TESORO, SONNIN0 1

L. PERSONALE. [Roma], 2 febbraio 1895.

Mi si è detto, da persona che ha avuto al proposito un colloquio con te, che tu non intendevi occupartene 2• Mi duole aver creduto fosse così. La ragione è politica, e non esito a dirtela in via riservata, ed è che gli si è contrarii a Berlino e a Londra in ragione di antiche combinazioni col comitato Gambetta, che l'aveva designato come persona grata per il posto di Parigi, e di una recente ingerenza che gli si attribuisce nell'intervento del Figaro a Corte; onde nel doppio programma che ci fece perdere la fiducia degli alleati, egli avrebbe rappresentato non il nostro, ma quell'altro programma che fu quello di Depretis, sotto la cui amministrazione egli ebbe l'impegno che fu poi adempiuto colla sua nomina a Bruxelles. Il programma n. 2 potrà tornare in esecuzione, sotto Rudinì o altrimenti; ma il successo, che spero completo, della nostra politica estera dipende dalla fiducia che ispirino non le persone, che in questo caso non potrebbe essere più raccomandabile, ma la rigorosa adattazione dei convincimenti e dei precedenti allo scopo politico prefisso di accordo con Londra e Berlino. Se da fonte germanica o inglese otterrai informazioni sincere, saranno anche più precise.

In quanto all'anzianità non può computarsi, secondo gli usi ed i regolamenti, tra ministri. Meno anziani erano gli ambasciatori a Parigi ed a Pietroburgo, e fu favore la collocazione tra i ministri di primi classe in precedenza a chi aveva titoli ad ambasciate.

Mi duole assai pensare che tu sei contrariato dall'impossibilità in cui sono di agire altrimenti. Debbo sagrificare ogni considerazione, e le mie stesse convenienze, allo scopo importantissimo da attenersi, che per poco non fu irreparabilmente compromesso con incoerenze cui non possiamo più impunemente esporci.

P.S. Quando egli venne ultimamente a vedermi gli dissi che ne avrei parlato al presidente del Consiglio. Ne parlai a lui ed anche a due ambasciatori, i quali, pur rendendo piena giustizia alla persona, sconsigliarono. Credi pure che ho proceduto col desiderio di farti piacere se possibile.

2 Risponde ad una lettera pari data (ivi, p. 123) in cui Sonnino chiedeva spiegazioni sui motivi che avevano indotto Blanc a proporre al Consiglio dei ministri la nomina di Curtopassi a Pietroburgo. saltando De Renzis.

898 1 Da Archivio Sonnino; ed. in SoNNINO, Carlefo~io 1891-1913. cit, pp. 123-124.

899

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 186/104. Londra, 2 febbraio 1895 (per. il 7).

Com'ebbi occasione di riferire a V.E. col mio telegramma del 30 u.s. 1 , lord Kimberley mi disse, al ricevimento settimanale tenuto in quel giorno, che stava ancora esaminando i documenti da me rimessigli per l'affare di Zeila, ed avrebbe fissato un giorno per la discussione. Il dì seguente ricevetti dall'ambasciatore di Germania il telegramma qui accluso 2• Recatomi da lui, seppi che aveva veduto lord Rosebery, il quale gli aveva affacciato difficoltà politiche e difficoltà provenienti dall'India Office; S.E. avrebbe avuto occasione di rivedere il primo ministro, e perciò voleva concertare insieme cosa potesse rispondergli.

Dopo breve discussione, accettò il mio suggerimento di far presente a lord Rosebery l'interesse evidente per l'Inghilterra di tenersi in intimi rapporti con noi, e di contentarci: davanti a considerazioni d'ordine così superiore, dovevano scomparire gli espedienti evasivi del Foreign Office e del Ministero dell'India. L'Italia desiderava che non le fosse chiusa la strada meridionale che conduce ai suoi protettorati etiopici; era pronta a discutere qualunque soluzione piacesse al Governo inglese di proporle, ed aveva già presentato un progetto assai discreto ed accettabile, che avrebbe reso del tutto ingiustificata qualunque lagnanza da parte della Francia. Lord Rosebery e lord Kimberley dovevano incaricare sir Thomas Sanderson di studiare la questione con buona volontà e spirito conciliante, e di discutere con me in via amichevole, come si fece l'anno scorso, in occasione delle trattative che condussero al protocollo del 5 maggio.

Seppi poscia dal conte Hatzfeldt che aveva parlato in conformità dei miei suggerimenti, tanto al primo ministro che a sir Th. Sanderson, ed ambedue gli avevano promesso di fare il possibile per arrivare ad un compromesso soddisfacente. Io doveva quindi recarmi da sir Th. Sanderson, aggiunse S.E., e spingerlo a farmi qualche proposta; tanto più che quel sottosegretario di Stato si era espresso in termini assai cortesi a mio riguardo, e gli aveva detto che discuteva con piacere con me tutte le volte che andava da lui al Foreign Office.

Prendendone a motivo l'affare di Gobwen e la spedizione Nolde e Kreutz, che formano oggetto di altri miei rapporti speciali di questa stessa data\ mi sono portato oggi da sir Th. Sanderson, e soltanto nel congedarmi da lui ho accennato alla vertenza di Zeila, raccomandandogli di studiarla e di suggerire qualcosa dal canto suo. Egli mi disse che aveva già pensato a cinque o sei soluzioni, ma tutte gli erano state scartate: studierebbe ancora ed avremmo discusso insieme a suo tempo; ci voleva pazienza. Accennò poi con un certo rincrescimento all'addebito fatto al

2 Non pubblicato.

3 Non pubblicati.

Governo inglese da V.E. nella sua conversazione con sir Clare Ford4 , di non aver voluto mandare la missione nell'Barar per condiscendenza verso i francesi: «Noi rinunziammo a quel progetto, perché altrimenti la Francia avrebbe fatto lo stesso, e la missione francese sarebbe stata ufficiale, numerosa, e sarebbe rimasta indefinitamente presso Makonnen; ciò non avrebbe favorito la vostra causa». La Francia, aggiunse, era adesso assai sensitiva nella questione dell'Barar, e questa era la maggiore difficoltà dei nostri negoziati. Ad ogni modo egli studierebbe ancora, animato dalle migliori intenzioni.

È evidente che appena verrà una proposta inglese, saremo almeno sicuri d'arrivare a qualche risultato, e la discussione impegnata sopra una base certa potrà portare dei frutti. Ma m'incombe l'obbligo di far presente a V.E. che tale discussione non potrà esser breve, ove si pensi che quella dell'anno decorso, cominciata in questi stessi tempi, e limitata a concordare le modificazioni ad una linea accettata in massima dalle due parti, si protrasse fino alla metà del mese d'aprile. Anche nella discussione di Zeila interverrà l'India Office, e quel ministero è assai lento; e su qualunque soluzione concordata vorranno certamente consultare, anche questa volta, il governatore dell'India, il che farà perdere delle altre settimane. D'altra parte qualunque nostra impazienza, qualunque domanda a lord Kimberley d'una risposta in via di massima, avrebbe ora per conseguenza certissima un rifiuto, motivato dal solito pretesto di non voler disgustare i francesi. Il conte Batzfeldt, è di questo medesimo avviso, ed insisté molto, l'ultima volta che lo vidi, perché aspettassi una proposta prima di impegnare la discussione. «Lord Kimberley, mi disse S.E., malgrado le dichiarazioni pacifiche del barone Blanc, diffida ancora, un poco dei vostri propositi, e vi crede assai bellicosi; et !es anglais ont peur de tout e n ce moment. Abbiate dunque pazienza se volete concludere qualche cosa».

Io riferisco questo a V.E. affinché voglia riflettere che cosa potrebbe significare la frase usata nel suo telegramma d'oggi s: 1<dopo l'esito qualsiasi dei presenti negoziati».

899 1 T. 197, non pubblicato.

900

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 160. Massaua, 3 febbraio 1895, ore 6,20 (per. ore 19,15).

Vittorie nostre giovarono molto Barar. Ras Makonnen promette ribellarsi ove Menelik apra ostilità contro Eritrea. Notizia segreta. Indiscrezione stampa guasterebbe.

Cfr. n. 896. 900 1 Ed. in LV 92, p. 21.

899 4 Cfr. n. 847.

901

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA 1

T. 172. Roma, 3 febbraio 1895, ore 20,50.

Il presidente del Consiglio ed io siamo lieti di comunicarle che S.M. il Re grato al pensiero di S.M. l'Imperatore 2 di conferire una decorazione germanica al generale Earatieri, ha decretato che questi venga promosso a tenente generale pei fatti di guerra nei quali si è tanto distinto. La decorazione che l'imperatore conferirà al generale Baratieri riuscirà gratissima a tutta Italia, come manifestazione della solidarietà militare fra le due Nazioni alleate.

902

IL DOTTOR NERAZZINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

RELAZIONE RISERVATA. Gaeta, 3 febbraio 1895 (per. il 9).

*A seconda del desiderio espresso da V.E., ebbi l'onore di essere ricevuto da

S.E. il ministro della guerra, il quale con benevola attenzione s'intrattenne lungamente con me permettendomi di esporre le idee principali sulla nuova situazione creatasi in Abissinia dopo gli ultimi avvenimenti.

I miei argomenti tendevano a dimostrare come* i criteri di indole militare e strategica dovevano non solo armonizzare coi criteri politici: ma in certe date eventualità, e rimosso il pericolo imminente di attacchi nemici, i criteri militari dovevano essere informati allo studio dei principali eventi politici, sia immediati che remoti. Niente di più facile oggi e di più naturale che cogliere il frutto delle vittorie con una conseguente occupazione del vuoto lasciato da un nemico vinto e disorganizzato, se il Tigrè fosse tutta l'Etiopia, e se Mangascià fosse l'unico capo abissino.

Incoraggia a far ciò la ragione precipua di non dar tempo al nemico di riorganizzarsi, gli atti di resa di vari capi che hanno disertato le bandiere di chi è stato vinto, le istigazioni del clero di Adua e di Axum, a cui, nella tutela dei propri interessi, preme di porsi sotto la salvaguardia del più forte; le vaghe aspirazioni di negus Teclaimanot, re del Goggiam, che prometterebbe di entrare nell'orbita degl'interessi nostri, purché il Governo italiano lo aiutasse (s'intende con armi e danaro) a svincolarsi dalla posizione di re tributario e soggetto all'imperatore. Tutte queste circostanze costituirebbero i criteri direttivi di un'azione militare immediata,

per la quale le nostre truppe dovrebbero immediatamente occupare la massima parte del Tigrè, coi punti principali di Adua, Axum, Adigrat; e, per sostenere tatticamente questi punti, portare il confine italiano al corso del fiume Takazè. *Esposi a S.E. che* questo piano d'invasione immediata, traspariva dall'intonazione data in alcuni articoli di periodici militari, ed anche di altri periodici, ma sempre quale riflesso della predominante opinione militare. E tutto questo con un nucleo di forze non di molto superiore a quello di cui attualmente dispone il governatore dell'Eritrea, computando pure i tre battaglioni di truppe nazionali recentemente inviati; e tutto questo pur sapendo che un forte nerbo di dervisci campeggia lungo il corso deli'Atbara, aspettando la stagione e il momento propizi per tentare una riscossa conseguente allo smacco subìto ad Agordat ed a Kassala.

Pure ammettendo la facilità e l'esito certo di un'immediata occupazione del Tigrè fino ai luoghi sopra riferiti, *mi permisi esporre a S.E.* l'opinione che tale occupazione avrebbe, dal punto di vista politico, non immediato ma neppure troppo remoto, l'effetto di dare origine a una vera guerra nazionale da combattere contro l'Etiopia, di cui il Tigrè non rappresenta che appena la quarta parte; e che una guerra nazionale contro l'Etiopia è guerra grossa, da non potersi affatto sostenere con quelle forze che potevano essere sufficienti contro il solo Mangascià ed altri capi tigrini. Sta bene che l'imperatore Menelik non è un avventuroso guerriero, che re Teclaimanot non è troppo amante dei rumori di battaglie, ma sarebbe impossibile che la loro dignità reale, a cui tengono molto, potesse sostenersi di fronte all'opinione dei soldati e del clero, se assistessero come pecore ad un attacco vero e proprio dell'Etiopia e di quella città specialmente che è consacrata dalle tradizioni religiose come città santa, dove s'incoronano quasi tutti gl'imperatori. La guerra sarebbe inevitabile, e in quel momento tutto l'antagonismo fra tigrini e scioani cadrebbe per far fronte alla conquista straniera. E per quanto Menelik possa anche astenersi dal condurre l'esercito, potrà sempre riunire un numero ragguardevole di truppe e mandarle avanti sotto il comando dei capi che tiene nel Lasta e nel Beghemeder, uno dei quali assolutamente avverso a noi perché fratello della regina Taitù. *Esponendo francamente la mia opinione, modesta sì, ma basata su profonda convinzione, dichiarai che* la conquista del Tigrè fatta oggi, ci avrebbe inevitabilmente portati alla guerra coll'Etiopia propriamente detta, non certo nei mesi presenti, ma in un avvenire non remoto.

*Mi permisi inoltre di esternare il mio parere sul* valore da darsi a queste manifestazioni del clero, a queste sottomissioni dei capi, agli eventuali propositi del re del Goggiam, al quale credo che piacerebbe molto di scimmiottare la politica fatta dal re Menelik, che, per entrare nell'orbita degl'interessi italiani, e svincolarsi dalla subordinazione all'imperatore Giovanni, trovò modo di far moneta e di armare i suoi soldati colle nostre elargizioni, per poi ricompensare nel modo ben noto un Governo che Io ha tanto validamente soccorso, fino al conseguimento della corona etiopica. *E mi permisi di richiamare l'attenzione di S.E. sulle* non liete pagine di storia eritrea a riguardo dei capi che hanno fatto sinora proteste di amicizia e di devozione a noi, e che poi, ingranditi colle nostre armi e coi nostri sussidi, hanno finito coll'abbandonarci e col costringerci a combatterli, a ucciderli

o a chiuderli nelle nostre prigioni. Così il Debeb, Ato-Ambessa, Masfin, altri capi di bande armate, e per ultimo Batha A-gos, che fu la creatura prediletta del Governo coloniale. *Esposi a S.E. come* la conoscenza del Tigrè, dei capi tigrini e delle loro manifestazioni non è sufficiente per farsi un'idea esatta dei veri sentimenti etiopici çli cui il Tigrè è una quinta parte. La vera Abissinia comincia oltre il Mareb, e i nostri ufficiali che hanno la fortuna di esser vicini ai nostri battaglioni, alle nostre artiglierie e che generalmente si aggirano nella sfera vera del nostro dominio immediato o in una zona che risente gli effetti morali e politici della prossimità di questo dominio, non possono farsi idea delle correnti di opinioni che liberamente possono manifestarsi nell'Etiopia propriamente detta, non influenzate dalla paura

o dall'interesse o dalla soggezione dell'inferiore verso il superiore. Per cui bisogna essere guardinghi nell'accettare e giudicare, quali spontanee manifestazioni dell'animo, queste tenerezze del clero, questa facilità nei capi di ricercare il nostro aiuto e il nostro dominio; e rimanere sempre pronti e preparati a un istantaneo cambiamento di scenario.

*S.E. il ministro accolse con molta attenzione i miei personali apprezzamenti, e comprese la gravità della situazione politica cui darebbe luogo una conquista immediata del Tigrè, assicurandomi che con nessun atto personale aveva incoraggiato un tale ordine d'idee o influenzato minimamente l'attitudine che in forza delle circostanze crederà di prendere il generale Baratieri. Si compiacque di espormi* le ragioni per cui credè d'insistere sull'invio di altri due battaglioni, *ciò che per i suoi sentimenti* non significa prepararsi a nuove conquiste, ma consolidare le posizioni militari, e prendersi quelle maggiori garanzie, di cui egli deve sempre rispondere, per una situazione militare affidata quasi esclusivamente alle armi indigene. E *nell'esporre* queste ragioni fu di una logica molto stringente, sopratutto per una riflessione che mi fece molto effetto, cioè: che, col genere di truppe indigene di cui noi ci serviamo, paragonabili ai soldati mercenari, a tenerle sempre compatte e fedeli bisogna vincere sempre. Un insuccesso, o un semplice movimento tattico di ritirata (a cui nelle vicissitudini di guerra si può sempre essere costretti) con quel genere di truppe non si può sostenere e compiere con sicurezza, essendo in tal caso facilissimo il panico, e quindi l'abbandono e lo sbandamento. Per tale ragione essere *secondo lui* indispensabile l'esistenza di forti nuclei di truppe italiane, cui appoggiarsi validamente al bisogno e intorno a cui riordinarsi pacatamente nel caso di uno di questi tali eventi di guerra.

*Di fronte a una tale arguta e giusta considerazione, così rispondente all'indole dei popoli fra i quali si reclutano i nostri soldati indigeni, io non potei che ammirare la rettitudine del ragionamento*.

Convenendo che il dominio dell' Agamè possa essere il pomo di discordia fra vari pretendenti a quel territorio, e un obiettivo dello stesso Mangascià se riuscisse a riannodare forze sufficienti; e convenendo pure che la via che per l' Agamè entra nei nostri possedimenti é una via strategica di massima offesa per un nemico che dal Lasta e dall'Endertà minacci di entrare nel nostro territorio, compresi benissimo che l'occupazione delle posizioni fronteggianti l'Agamè, magari spingendosi fino ad Adigrat, possa essere richiesta come una necessità difensiva * e soggiunsi che a mio credere* l'occupazione di quei luoghi non implicava quegli stessi effetti politici, che erano inevitabili per l'occupazione di Adua e di Axum, e quindi non poteva condurre a una vera e propria reazione etiopica.

*Esposi poi a S.E. l'importanza di* una politica attiva verso ras Makonnen governatore di Harar, atta, se è possibile, a *distaccarlo dall'imperatore e se a questo non si riesce per lo meno atta a mantenere una certa diffidenza fra ras Makonnen e l'imperatore stesso, per la quale diffidenza si crea una ragione validissima per *immobilizzare l'imperatore Menelik nel cerchio geografico dove ora si aggira.* E di questo S.E. il ministro convenne pienamente con me.

Ecco le linee generali che furono argomento della mia conversazione con S.E. il ministro della guerra, tendenti a dimostrare come *un'attitudine di osservazione su quanto si può svolgere e nel Tigrè e nel resto dell'Etiopia, con relativo afforzamento della nostra posizione di fronte all'Agamè, possa oggi politicamente avere vantaggio sopra un'immediata occupazione del Tigrè fatta in un momento in cui dobbiamo ancora fronteggiare un nemico che si aggira verso le nostre posizioni avanzate sull'A t bara.

* Per incidenza, e nella più confidenziale manifestazione di quei rapporti amichevoli di cui S.E. il ministro Mocenni da vari anni mi onora, mi accennò a qualche piccolo inconveniente di servizio fra ministero e ministero, per la comunicazione dei telegrammi, per qualche fatto inerente alla politica coloniale di cui non è completamente informato (come sarebbe una supposta missione del dott. Traversi) per un certo difetto nel più ampio scambio d'idee, che è indispensabile nel momento attuale. A ciò poco potei rispondere, perché non avevo nessuna cognizione dei fatti citati: solo a riguardo dello scambio d'idee, mi permisi di fare osservare a S.E. che tutto quello che per mia parte avevo detto e scritto nel Gabinetto di V.E., era a lui pervenuto in copia ed a voce coll'attuale mia visita, che facevo per espresso desiderio di V.E.

Da tutto l'insieme mi sembra di comprendere che il modo di vedere di V.E. armonizza del tutto con quanto pensa personalmente S.E. il ministro della guerra, e che certe idee di una politica esclusivamente conquistatrice e basata soltanto sopra criteri militari, non rispecchiano fedelmente la di lui opinione.

Spero di avere con notevole approssimazione interpretati i concetti espressi da

S.E. il ministro della guerra, e se non vi son bene riuscito confido che V.E. vorrà scusarmene, riconoscendo la difficoltà di tenere a memoria un sì lungo discorso, e concernente così gravi argomenti*.

901 1 Ed. in LV 87, p. 94. 2 Cfr. n. 885. 902 1 Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi e con varianti, in LV 92, pp. 19-21.

903

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 141 1. Roma. 4 febbraio 1895, ore 22,05.

In ultima linea e in difetto di meglio ci contenteremo che, rimanendo in Zeila ogni servizio che interessi il Governo dell'India, un nostro commissario civile di carattere sicuro e tranquillo vi risieda con bandiera italiana salvo a concordare poi fra i due Governi le attribuzioni sue e del suo collega inglese.

903 1 Minuta autografa.

904

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 123/49. Madrid, 6 febbraio 189 5 (per. l'11).

Ringrazio l'E.V. delle nuove istruzioni comunicatemi col suo dispaccio cifrato del 29 gennaio 1 , che mi affretterò eseguire scrupolosamente.

Sono tanto più in posizione di tenere un linguaggio categorico che già andai fino all'estremo limite impostomi dai riguardi dovuti alla regina, la quale mi aveva particolamente raccomandato il successo del mio negoziato con un uomo facile ad allarmarsi come l'attuale ministro di Stato, carico di anni e con poca esperienza della politica estera.

In tal condizione le difficoltà da me incontrate furono grandi. I miei sforzi avevano per iscopo di ottenere proposte concrete; ma da parte di un ministro senza iniziativa, come quello con cui sto trattando, tutto ciò che ho potuto strappare sino ad ora fu quanto rassegnai il dieci gennaio 2 . Munito oggi degli ultimi cenni di V.E., tornerò a presentare nettamente la questione e ne trasmetterò la risposta.

Quando fui ricevuto dalla reggente io credevo essere sul punto di recarmi a Roma e Sua Maestà avevami incaricato di un suo messaggio personale per V.E. assai lungo, ma che si può compendiare in poche parole, vale a dire: appello a V.E. per facilitare la continuazione ed il consolidamento dell'accordo di cui ella fu l'inspiratore e preghiera d'interporre tutta la di lei influenza per appianare il conflitto con la Germania. La regina pareva avere queste due cose sommamente a cuore.

905

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 207/117. Londra, 7 febbraio 1895 (per. l'11 ).

Martedì sera il segretario particolare di lord Kimberley mi fece sapere che Sua Signoria desiderava vedermi il giorno seguente. Mi recai quindi ieri al solito ricevimento settimanale.

Lord Kimberley entrò subito in discorso della questione di Zeila, e cominciò col raccontarmi come l'ambasciatore di Francia si fosse espresso con lui in termini assai vivaci sulla notizia pervenuta al Governo della Repubblica, di minacce da parte nostra di bloccare le coste del golfo d'Aden. «Sarebbe un caso di guerra», avrebbe detto il barone de Courcel, facendo seguire tale dichiarazione da un'altra, altrettanto recisa, che la Francia non avrebbe mai permesso a chicchessia dei tentativi contro l'Harar. «lo mi limitai a rispondere all'ambasciatore francese, soggiunse Sua Signoria, che non sapeva nulla di tale progetto, né l'Inghilterra

l'aveva consigliato all'Italia». Poi mi disse: «Conosco bene quali fossero le intenzioni del barone Blanc a proposito del blocco, ed ho sentito che non intende fare spedizioni militari all'Harar; ma vi riferisco il discorso dell'ambasciatore di Francia per mostrarvi che a Parigi sono assai sensitivi nella questione del golfo d'Aden, e che perciò le difficoltà da me prevedute ingrossano invece di diminuire».

Io cercai di confermare a Sua Signoria le intenzioni pacifiche di V.E. ed il suo desiderio di non accendere una querela colla Francia: cercai di osservare che le affermazioni del barone de Courcel erano i vecchi espedienti della politica francese, non essendo presumibile che il Governo della Repubblica si lanciasse in una guerra per la questione dell'Barar. Del resto il progetto che di mia iniziativa aveva presentato a sir Th. Sanderson, e che era stato in seguito approvato da V.E. 1 , lasciava intatta la situazione di fatto creata dall'accordo del 1888, e toglieva alla Francia qualunque pretesto plausibile di lamentarsi. Non senza dire poi che la Francia, avendo riconosciuto la nostra posizione politica in Abissinia, non aveva alcuna ragione d'opporsi alle nostre legittime aspirazioni sopra l'Harar.

Sua Signoria non si lasciò convincere, e disse che la Francia non riconosceva il nostro protettorato sull'Abissinia, perché Menelik aveva denunziato il trattato. Dovetti rispondergli che il negus non aveva alcun diritto di denunziare il trattato perpetuo del 1889; che sotto alla ratifica di quel patto figurava la firma del re d'Italia, e non potevamo, non solo ammettere, ma neanche discutere, che un capo africano avesse facoltà di stracciare un simile documento. Lord Kimberley mi rispose che in politica non contano troppo i ragionamenti: la situazione di fatto era che la Francia non riconosceva il nostro protettorato, ci avrebbe impedito d'andare ali'Harar, e qualunque nostro sbarco a Zeila, anche se accompagnato da condizioni le più restrittive, le avrebbe fatto denunziare a Londra l'accordo del 1888. «Noi che non vogliamo i francesi all'Harar, aggiunse Sua Signoria, saremmo costretti a far la guerra od a !asciarceli andare, e l'opinione pubblica non ci perdonerebbe d'aver fatto cadere la convenzione del 1888 per soddisfare ad un vostro desiderio».

Io dissi che queste apprensioni e questi scrupoli mi sembravano francamente eccessivi: era notorio che la Francia intrigava a viso aperto allo Scioa ed all'Harar, ove cresceva ogni giorno la sua influenza: se l'Inghilterra credeva di premunirsi dal pericolo d'un grosso possedimento coloniale francese nel golfo d'Aden colle stipulazioni del 1888, tale guarentigia mi sembrava ben meschina, dal momento che la più discreta concessione fatta all'Italia avrebbe bastato, al dire stesso di lord Kimberley, a far stracciare ai francesi quel patto.

Sua Signoria senza replicare passò ad un altro ordine di considerazioni: l'Inghilterra era stata molto amabile verso di noi in occasione delle trattative che condussero al protocollo del 5 maggio, il quale le aveva procurato grandi noie a Parigi: non si aspettava davvero che pochi mesi dopo le avremmo chiesto qualche altra cosa, e volessimo metterla in altri imbarazzi. Ali'Harar ed allo Scioa eravamo impotenti (powerless), ma il Governo di Londra non poteva aiutarci: e Sua Signoria aveva tutta l'aria di voler dire, sebbene non lo dicesse, che il Governo inglese aveva molto piacere che fossimo impotenti. «Non si chiede ad uno Stato la cessione

o l'occupazione d'un territorio, e Zeila non ve la possiamo lasciar occupare».

Io ripetei, ma inutilmente, che V.E. non aveva di mira acquisti territoriali: voleva stipulare soltanto un qualche accordo che affermasse sempre più la conformità dei nostri interessi in Africa, e valesse a premunire l'Inghilterra e l'Italia contro il pericolo comune dell'espansione francese nei paesi etiopici. Ma contro al partito preso le ragioni non servono, ed il partito preso del Governo di Londra è di non crearsi imbarazzi colla Francia, e di fare verso di noi la politica del cane, tanto prediletta dall'Inghilterra nelle questioni coloniali: all'Harar ed allo Scioa non ci debbono andare i francesi; non ci vogliono andare gli inglesi; ma non ci deve andare neanche l'Italia; il mahdismo sarebbe abbastanza indebolito da ricevere il colpo di grazia: ma nel Sudan non ci debbono andare gli egiziani; non ci vogliono andare gli inglesi, ed anche noi non dobbiamo mirarci. L'occupazione di Zeila fatta nel 1884; il modo come l'Inghilterra vi rimane, senza trame alcun profitto ed alcun partito, mostrano chiaramente che il suo solo scopo è d'impedire ai francesi ed agli italiani di prendersi quello scalo. E la lunga esperienza dei nostri negoziati di delimitazione, ai quali sino dal 1890 ho avuto l'onore di prender parte, mi convince che la teoria della politica del cane è la sola che valga a spiegare l'attitudine egoistica degli inglesi nelle questioni africane. Tale attitudine apparisce assai chiara dalle lunghe conversazioni che ho avuto oramai con lord Kimberley sulla questione dell'Abissinia e dell'Harar, e sarebbe cecità imperdonabile da parte mia disconoscerlo, e mancherei al mio dovere nascondendolo a V.E. Riguardo al contegno verso di noi dell'Inghilterra nelle questioni africane, io debbo sottoscrivere pienamente l'opinione espressa dal r. ambasciatore a Berlino nel suo rapporto del 22 u.s. 2 gentilmente comunicatomi da V.E., la quale opinione è divisa pure dal Governo tedesco. Io sono convinto che i rapporti attuali di deferenza benevola e paurosa verso la Francia si muteranno ben presto e fatalmente in un contegno più aspro e diffidente, in seguito alle pretensioni sempre crescenti del Governo di Parigi; credo che avremo, al momento opportuno, la possibilità di stipulare qualche accordo relativo al Mediterraneo; la speranza però, d'avere l'appoggio e la cooperazione dell'Inghilterra nell'Africa orientale mi sembra assai fallace per farci sopra il minimo fondamento. Noi non avremo l'Inghilterra contraria, ed essa farà sempre buon viso ai nostri successi, come avvenne per Cassala; ma se vogliamo, com'è oramai nostro compito, affermare sull'Abissinia la nostra esclusiva supremazia, dovremo contare sulle nostre forze soltanto.

Ritornando al mio colloquio con lord Kimberley, vedendo cadere ogni possibilità d'una intesa, io cercai almeno d'accertarmi sino a che punto Sua Signoria intendeva d'arrivare coi suoi rifiuti, e gli domandai quindi se doveva informare

V.E. che la nostra piccola trattativa non aveva approdato ad alcun risultato. Lord Kimberley mi rispose recisamente di no, e mi disse che aveva voluto mostrarmi soltanto le difficoltà che si opponevano a soddisfare i nostri desiderii. Avrebbe seguitato a studiare la questione, e pregava anche me di pensare a qualche soluzione possibile, nel senso però non d'una occupazione anche parziale di Zeila, ma di metterei un agente italiano, il quale non dovrebbe avere carattere consolare, per evitare il pericolo che la Francia vi mandasse un console a sorvegliarlo. Un altro giorno avremmo potuto discutere sulle attribuzioni di quel funzionario, ed io non avrei dovuto frattanto ripetere a V.E. tutte le cose dettemi in questa conversazione,

perché molte cose le aveva dette in via assolutamente famigliare. Sua Signoria teneva molto alla nostra amicizia; ci considerava degli alleati assai validi e preziosi, e voleva fare il possibile per contentarci. Aggiunse infine che avrebbe cercato con ogni mezzo di non lasciar andare i francesi all'Harar, e siccome l'invio d'una missione inglese presso Makonnen sarebbe stato ben veduto da noi, egli l'avrebbe raccomandato al Governo dell'India. Io non gli nascosi che il campo lasciato ai miei studi mi sembrava un poco ristretto: ad ogni modo, avrei preso gli ordini da V.E.

E questo faccio adesso col presente rapporto, che non ho voluto far precedere da telegrammi, desiderando che l'E.V., prima di prendere le sue decisioni, avesse sott'occhio nel suo complesso tutta la conversazione di lord Kimberley.

Col mio rapporto del 12 gennaio u.s. n. 65/37 3 , io espressi subordinato parere che il momento presente non mi pareva opportuno per riaprire la questione di Zeila; ricevetti poscia i telegrammi del 20, del 21 e del 23 u.s. ed il dispaccio del 16 4 , ed eseguii puntualmente le istruzioni ricevute. Insieme al conte Hatzfeldt, e sempre di perfetto accordo con lui, ho fatto il possibile per riuscire nel nostro intento; lo schema d'accordo da me presentato al Foreign Office, e che V.E. credette di approvare, era discreto e conciliante: pur rispondendo ai loro argomenti, io non ho urtato davvero nelle mie discussioni né lord Kimberley, né sir Th. Sanderson. Persuaso del sommo valore che avrebbe un'intesa intima fra noi e l'Inghilterra nelle cose africane, ho cercato di gettarne il seme; ma il terreno sul quale è caduto era purtroppo infecondo. Nelle presenti disposizioni del Governo di Londra, e davanti alla politica del cane, adesso più che mai seguita dal Foreign Office, io non crederei alla efficacia di troppe insistenze, ma seguirò scrupolosamente le istruzioni che l'E.V. volesse darmi a tale riguardo.

Resterebbe ad entrare nell'idea di lord Kimberley e discutere sulle attribuzioni dell'agente italiano che ci lascerebbe stabilire a Zeila, procurando di avvicinarsi ad una soluzione come quella indicata nel telegramma di V.E. del 5 corrente 5 ma lasciata en dernier ressort. Non credo però che potrebbe parlarsi di commissario italiano e di commissario inglese a Zeila come di termini quasi equivalenti: il nostro sarebbe sempre un agente, e quand'anche gli si lasciasse inalberare la nostra bandiera, dovrebbe sempre considerarsi a Zeila un ospite e nulla di più. Noi cercammo però più volte d'avere un nostro agente a Zeila (Arch. Col. pos. 60 1891), ma ci vennero sempre dei rifiuti dal Governo di Londra: veda adesso V.E. se la nomina di un tal funzionario potrebbe considerarsi come un primo passo verso la soluzione della questione principalissima della nostra politica coloniale. Il conte Hatzfeldt, che ho voluto vedere quest'oggi, mi consiglierebbe di accettare e fissare le attribuzioni di questo agente. «Un agente, mi disse S.E., è più d'un console e può significare anche un commissario nella sostanza delle sue funzioni».

Io non vedrò lord Kimberley che mercoledì p.v., perché Sua Signoria m'ha promesso di studiare qualche cosa anche lui in questi giorni, e debbo !asciargliene il tempo. V.E. ha dunque modo di farmi conoscere le sue intenzioni e di dirigere i miei passi ulteriori nel difficile negoziato 6 .

4 Cfr. nn. 847, 852, 859 e 866.

5 Cfr. n. 903.

r. Per la risposta di Blanc cfr. n. 910.

904 1 Cfr. n. 889. 2 Cfr. n. 830.

905 1 Cfr. n. 888.

905 2 Cfr. n. 862.

905 3 Non pubblicato.

906

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 252/107. Berlino, 8 febbraio 1895 (per. il 21).

La rendita a 90, il cambio a 78 a Berlino, il risultato delle elezioni comunali di Milano, sono fatti qui molto favorevolmente commentati nel mondo politico e nel mondo finanziario, che ne ascrive il merito alla energia del R. Governo e, bisogna dirlo, alla proroga delle sedute del Parlamento.

S.M. l'Imperatore che di recente si rallegrava meco del buon andamento delle cose nostre interne, e non mi taceva i suoi ideali di Governo personale, citava appunto a conforto della sua tesi l'esempio dell'Italia che in poco tempo, senza Parlamento, potè conseguire risultati che, credo anch'io, difficilmente avrebbe ottenuto a Parlamento aperto.

Alla mia osservazione che non è facile in un Governo costituzionale tener a lungo il Parlamento chiuso, Sua Maestà mi dava una risposta di cui presi nota: «Basta saper cogliere il momento opportuno, come ha fatto Crispi, per chiuder la bocca ad un Parlamento troppo ciarliero, e quel momento saprò, se occorre, trovarlo anch'io, certo che, quantunque specialmente nel mezzogiorno io non sia molto amato, avrò la Germania dietro di me, la Germania ch'io ho la missione da' miei avi e da Dio, di tener tutta nella mia mano».

907

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. S.N. Massaua, 9 febbraio 1895, ore 10,55 (per. ore 13,25).

Presentemente Traversi Assab desta diffidenze fra dancali disturba ordini Persico. Missione russa essendo già Harar e inutile operazione Traversi per suscitare somali, crederei opportunissimo V.E. gli affidasse missione diversa informandomi 1 .

908

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 246. Massaua, 9 febbraio 1895, ore 11,40 (per. ore 13,35).

Impedire transito armi mumzwni da Obock-Gibuti-Zeila allo Scioa ricorrendo somali e danakil incerto o quasi impossibile. Per nostro litorale fino a Ta

giura posso provvedere con certezza. Per altri porti credo personalmente efficace blocco marittimo giustificato tensione nostri rapporti con Tigrè dipendente Menelik. Per assicurare blocco occorre altra nave da guerra e autorizzazione armare sambuchi veloci 1 .

907 1 Per la risposta di Blanc cfr. n. 909.

909

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. RISERVATISSIMO S.N. Roma, 9 febbraio 1895, ore 20.

Ho telegrafato a nota persona 1 perché rechisi Massaua. Lascio a V.E. decidere se si possa ancora utilizzare o debba ritornare Italia.

910

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO 144. Roma. Il febbraio 1895, ore 11,30.

Accettiamo senz'altro stabilire agente in Zei1a con bandiera 1 senza fare ora questione di attribuzioni né di eguaglianza col commissario inglese. Agente non deve avere carattere consolare. Ella deve intendere che a noi basta creare così qualsiasi addentellato a negoziati più soddisfacenti in più propizia occasione 2 .

911

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 321/136. Costantinopoli, 11 febbraio 1895 (per. il 19).

Ho ritardato a trasmettere all'E.V. il rapporto indicato qui di riscontro 1 , nel desiderio di accompagnarlo con le brevi considerazioni seguenti.

910. -1 Cfr. n. 905. 2 Per la risposta cfr. n. 915. 911. -1 R. riservato 276/118 del 6 febbraio. non pubblicato: invito di Catalani al gran visir a difendere la Tripolitania dalle usurpazioni francesi.

È noto all'E.V. che se non ho ripreso i negoziati per la delimitazione del confine tripolo-tunisino, in conformità delle istruzioni del dispaccio del 24 novembre scorso 2 , ciò si deve ascrivere al fatto che la condizione delle cose in Turchia è mutata dal giorno in cui le suddette istruzioni furono scritte. Una mossa risoluta da parte mia sulla questione del confine tripolo-tunisino sarebbe inutile e potrebbe essere nociva. Sarebbe inutile, perché il sultano non ha alcuna autorità per indurre la Francia a consentire ad una domanda su tale argomento ed ha ogni interesse a non far parola della questione. Potrebbe essere nociva, per le ragioni seguenti. L'E.V. è consapevole che per giungere all'orecchio del sultano qualsiasi domanda deve essere fatta "in iscritto; e per essere efficace deve contenere una minaccia. Ogni mia domanda sarebbe, senz'alcun dubbio, comunicata agli ambasciatori di Russia e di Francia dal loro agente confidenziale presso il sultano, Munir bey. Ed uno studio che ho fatto sui documenti di questo archivio rispetto alla Tripolitania, mi ha dimostrato che ogni nuovo tentativo fatto da questa r. ambasciata sulla questione della delimitazione è stato seguito da uno spostamento

o da un tentativo di spostamento fatto dalla Francia del confine tripolo-tunisino. Ed inoltre sono stato sempre convinto che la Francia avrebbe differito l'occupazione della Tunisia se gli agenti italiani avessero avuto il senso dell'inopportunità delle loro insistenze. Giunto a Costantinopoli il mio disegno, com'è noto ali'E.V., era di tentare d'indurre il sultano a ripristinare le trattative colla Francia. L'esperienza che ho acquistato in questi pochi mesi di soggiorno in Turchia mi consiglia di non fare alcuna mossa sulla questione se nuove istruzioni dell'E.V. o se nuovi avvenimenti non sopraggiungano.

Il mio pensiero è che le discussioni qui nuocciono; la sola azione può essere utile.

908 1 Per la risposta di Blanc cfr. n. 919. 909 1 Traversi. Risponde al n. 907.

912

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 264. Massaua, 12 febbraio 1895, ore 10 (per. ore 10,35).

Notizie stampa circa occupazione Harar pregiudicano opera mia presso ras Makonnen. Prego smentirle assolutamente, inviando anche smentita a Felter 1 .

911 Cfr. n. 694. 912 1 Per la risposta cfr. n. 913.

913

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 207. Roma, 12 febbraio 1895, ore 11,50.

Abbiamo smentito energicamente notizie d'origine francese circa spedizione Harar1 e avvertito telegraficamente Felter 2 nostra lettera amichevole a Makonnen.

914

COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, E L'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, BRUCK 1

Roma, 12 febbraio 1895.

Avant le dernier renouvellement de la Triple Alliance en 1891, la France maintenait la reconnaissance de notre protection sur l' Abissynie dont nous a vai t donné acte forme! la dépèche Spuller 3 ; et une négociation de délimitation entre !es zones d'influence de la France et de l'ltalie au delà de la baie de Tadjoura était arrivée à un tracé définitif qui laissait le Harar, comme partie de l' Abyssinie, en dehors de la zone française.

Cette négociation fut rompue par la France quand on n'avait plus qu'à en signer la conclusion, et la rupture fut motivée par la France sur le fait que l'ltalie avait renouvelé la Triple Alliance.

Ce renouvellement, qu'on avait cru à Paris pouvoir empècher, a porté la France à un redoublement d'activité contre !es intérèts italiens, ayant pour but de prouver pas l'expérience à l'Italie qu'il n'y a de salut pour elle, au dehors et au dedans, que dans la cessation de l'alliance. Les efforts dans ce sens sont arrivés au dernier degré d'intensité en présence de la fermeté politique du Ministère Crispi, à qui on suscita la révolution en ltalie et une hostilité fomentée en Abyssinie par !es moyens !es plus illégitimes au point de vue du droit public.

Dans cette politique le Gouvernement français a été encouragé par la conviction qu'il pouvait impunément prendre vis à vis de l'Italie le ròle d'accusateur; que !es alliés de l'ltalie la laissaient livrée à la nécessité de justifier sans cesse de ses intentions pacifiques; et qu'ainsi !es entreprises françaises pouvaient indéfiniment faire litière de tous !es intérèts italiens considérés d'un commun accord entre !es autres Puissances comme simple objet de compensation, ainsi qu'on l'a avoué sans détours dans !es répartitions africaines.

913. 1 Cfr. n. 912. 2 Con T. 208, pari data, non pubblicato. Per la lettera di Makonnen cfr. n. 897, allegato.

914 1 Ed. in SERRA, La questione tunisina, cit., pp. 455-457. 2 Annotazione a margine: «A Bruck, a Biilow, a Nigra». · 1 Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso. tomo VII, cit., p. 302.

En ce moment il n'est pas douteux qu'on n'ait connaissance à Paris d'une échéance prochaine qui intéresse la Triple Alliance; et des efforts allant jusqu'à des provocations parfois publiqués pour que la Couronne se soumette ou se démette, se sont multipliés en présence d'une telle éventualité. M. Hanotaux nie la valeur des accords anglo-italiens du 5 mai, et l'Angleterre déclare ne vouloir pas encourir des difficultés avec la France pour une telle question. La France a obtenu que la Turquie nous exclut de l'enquète arménienne, et la Porte s'est prévalue, à tort ou à raison, de l'attitude du Cabinet de Vienne pour empècher que l'entente anglo-italienne devìnt une réalité dans l'affaire arménienne. La France croit pouvoir compter sur l'Espagne contre toute éventualité d'entente entre l'Espagne et l'Italie à l'égard des abus des protections politiques qui préjugent l'indépendance du Maroc, et des entreprises sur l'hinterland qui en menacent l'intégrité. La France croit pouvoir compter sur la tolérance de l'Angleterre pour l'extension de l'Empire africain de l'Atlantique au golfe d'Aden; et déjà en Tripolitaine la zone contestée est occupée par la France, et Gadames et Ghat sont ouvertement menacés.

Contre tous ces empiètements sur le statu quo africain et méditerranéen, contre la guerre indirecte qui nous est faite au moyen de l'Abissynie, de mème que contre les atteintes portées aux droits que nous donnent les traités en Orient, l'Italie doit s'abstenir d'invoquer mème pacifiquement le casus foederis; et l'alliance apparait par cela mème une fiction en ce que toute efficacité en disparaìt dans la paix. En outre de la perte des avantages d'une alliance, l'Italie, et pour mieux dire, la Monarchie italienne, en raison de la faiblesse qu'on lui suppose en France, est exposée à découvert à tous les coups que la politique française dirige contre elle seule en jugeant prudent de s'en abstenir vis à vis des autres alliés.

Une telle situation n'est pas seulement la plus propice à la propagande républicaine et la plus favorable à la continuation indéfinie de la prépondérance qu'exerce la France sur la politique anglaise, espagnole et turque; elle est en outre dangereuse pour la paix générale, quelque abnégation que mette l'Italie à subir son sort sacrifié. C'est dans une telle situation que se présente un renouvellement prochain, dont le secret est déjà percé à jour à Paris, comme on le sai t et comme le démontrent d'ailleurs certaines indiscrétions de journaux; il s'ensuit une exacerbation de l'hostilité française contre l'Italie, sans que l'Italie rencontre chez ses alliés d'autres conseils que ceux que lui faisait parvenir dernièrement le comte Nigra, c'est à dire de tàcher de prouver à la France notre désir de bons rapports, et quant à l' Afrique et à la Méditerranée, de tàcher de nous entendre avec l' Angleterre, l es alliés s'en désintéressant.

Or on nous l'a dit clairement de Paris lorsque nous avons essayé d'affirmer que nos alliances n'empèchaient pas nos bons rapport avec la France: «ces bons rapports sont impossibles tant que l'alliance durera; de la conduite amicale de l'Italie envers la France lors d'une complication européenne ou lors de l'échéance des alliances, dépendra le consentement de la France à ce que l'Italie protège l'Abyssinie et occupe Tripoli». Il est difficile après cela de s'expliquer la signification des conseils transmis par le comte Nigra, le seui moyen de nous concilier la France étant de ne pas renouveler l'alliance espagnole, et de renoncer à notre entente récente avec l'Angleterre.

Il semble évident que la ligue de la paix n'ayant que des buts avouables, l'Espagne peut y prendre la mème position loyale et ouverte que la Roumanie; et que l'ltalie, si elle prend la responsabilité de relier l'Espagne à cette ligue, ne doit pas ètre abandonnée seule à tous !es périls de cette responsabilité, à toutes !es revanches que la politique française prendra contre la Monarchie italienne pour avoir encouru cette responsabilité mème, qui n'est et ne saurait ètre désormais un mystère et qui pose la redoutable question internationale des solidarités monarchiques vis à vis des propagandes républicaines; question devant laquelle le Gouvernemente espagnol montre une hésitation marquée.

Des accords entre l'Italie et l'Espagne ne peuvent avoir pour base pratique et pour raison d'ètre que !es intérèts méditerranéens communs; l'Espagne, invitée à faire des propositions sur cette base, s'en abstient entièrement; et il n'est que juste de reconnaitre que cette base manque en effet du moment où ces intérèts sont, pour quelque motif que ce soit, abandonnés de fait aux entreprises de la France, sans opposition, mème morale, des alliés.

Te! est le sens dans !eque! le baron Blanc a répondu à S.E. le baron de Bruck dans une conversation toute privée où l'ambassadeur avait ouvert, dans l'esprit le plus amicai, la question des intérèts africains de l'Italie et de ses relations avec l'Espagne.

915

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 165. Londra, 13 febbraio 1895, ore 19,02 (per. ore 21,10).

Ho detto a questo signor ministro degli affari esteri ci contentavamo agente Zeila con bandiera, senza carattere consolare, senza discutere ora attribuzioni 1 . Kimberley consulterà ministro India e mi darà risposta. Mi ha assicurato definizione negoziato questione di pochi giorni.

916

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO 151/62. Madrid, 14 febbraio 1895 (per. il 22).

Infruttuosi furono gli sforzi miei per indurre il ministro di Stato a farci proposte precise allo scopo di stabilire, nel senso indicatomi, la solidarietà italo-spagnuola.

In una conferenza in casa del ministro, che durò tre ore, addussi tutte le ragioni possibili, ma non valsi a distoglierlo dalla primitiva risoluzione cui pure non si venne se non dopo molte difficoltà, cioè che il Governo spagnuolo esaminerà con spirito amichevole le innovazioni che V.E. creda formulare reclamando uguale benevolo ascolto per le osservazioni che a sua volta ritenesse di muovere.

Il ministro di Stato mi dichiarò che sebbene gli fosse grato constatare l'identità delle sue vedute con le nostre riguardo ai due punti importanti delle protezioni e dell'hinterland marocchino, spettava al Governo del re indicare in qual modo la solidarietà precitata poteva rendersi più effettiva.

Essere l'attuale Gabinetto disposto a rinnovare il patto tale quale lo conchiuse il Ministero conservatore. Aver già annunziato che qualunque cambiamento dovrebbe venir sottomesso al signor Canovas, il quale per opposizione partigiana sicuramente respingerebbe le modificazioni d'iniziativa liberale, mentre probabilmente l'accetterebbe se suggerite dall'Italia, circa due questioni sulle quali virtualmente esiste accordo di massima.

Ogni mia argomentazione non riuscì a trionfare di questa sistematica resistenza, e ben fondatamente V.E. manifestavami, nel suo dispaccio cifrato del due gennaio 1 , che la condotta della Spagna destava il dubbio che essa fosse per adottare verso la sua sorella latina un contegno schietto come quello lealmente assunto in una situazione assai più delicata dalla Rumania rispetto alla Triplice. Toccai quel tasto con linguaggio conveniente altrettanto che esplicito, trovai però il mio interlocutore inaccessibile. Con vero o simulato convincimento egli mi disse esser la Rumania antico Paese vassallo, il quale da poco aveva scosso il giogo ed a lui non importare quali vincoli avesse ora stimato contrarre. La Spagna invece non è mai stata in simili condizioni e nonostante la sua decadenza odierna, le tradizioni della propria indipendenza costituiscono la più gloriosa eredità che le rimanga (sic).

Invano io rappresentai al ministro di Stato che equivocavasi; che mai si era voluto formare un parallelo fra la Rumania e la Spagna. Solo indicavasi a questa ultima l'esempio di una Nazione la quale non apparteneva alla Triplice, ma aveva ciò nondimeno preso verso la medesima la più franca attitudine.

Questi ed altri riflessi da me svolti non approdarono purtroppo ad alcun risultato.

Nel darne notizia a V.E. non ho d'uopo assicurarla aver io eseguito gli ordini suoi con quello scrupolo d'esattezza che suole essere la mia guida, e con quell'impegno che m'ispira la continuazione della grande opera politica dovuta all'impulso di lei. Sono perciò doppiamente dolente non essere in grado trasmetterle le proposte cui ella dopo quanto fece era certamente in diritto di aspettarsi.

È probabile che il ministro di Stato sopra tutto dopo che avrà conversato con la regina pondererà la responsabilità che su lui ricadrebbe se per colpa sua il rinnovamento non si effettuasse. Io comunque per ciò che mi concerne considero di non dover più ritornare su quel soggetto senza istruzioni di V.E. 2 .

915 1 Cfr. n. 910.

916 1 Cfr. n. 785. 2 Per la risposta di Blanc cfr. n. 933.

917

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 152/63. Madrid, 14 febbraio 1895 (per. il 22).

Col mio telegramma del 13 gennaio 1 riferii che questo ministro di Stato, al quale avevo partecipato le notizie da V.E. trasmessemi il 6 dello stesso mese 2 , circa la presenza delle truppe francesi a tre tappe dalle oasi di Tuat, non aveva saputo che cosa rispondermi, riservandosi studiare la questione.

Da quell'epoca, la situazione non ha guarì mutato. Tutte le volte che ho intrattenuto di ciò il signor Groizard, lo trovai se non indifferente, sempre nella stessa incertezza.

Purtroppo, anche la stampa di Madrid non si è commossa pel telegramma di Gibilterra pubblicato dai fogli italiani circa il progresso dei francesi nella citata regione, e che io feci riprodurre qui da qualche giornale.

Sono già l ungi i tempi in cui l' Imparcial ed altri dei suoi confratelli, scrivevano articoli di fuoco contro i progetti attribuiti al Governo della Repubblica nel Sahara.

La sola Marina militar y mercanti! di Barcellona gettò ora un grido di allarme che non risvegliò eco di sorta. Quell'apprezzato periodico scorge nelle mosse odierne della Francia «una prima conseguenza del recente voltafaccia dell'Inghilterra, che sembra essersi intesa con la Russia, e teme che, ad ottenere l'acquiescenza della Francia alle viste britanniche nell'Egitto, abbia lasciata libera la Repubblica nelle questioni del Marocco e del Madagascar».

Il foglio barcellonese ricorda con amarezza che la presunta occupazione francese nella provincia sceriffiana di Tafilet, la quale inizia lo smembramento del Marocco, ed infrange gli accordi stabiliti nella Conferenza di Madrid, accade ad un solo anno di distanza dagli avvenimenti di Melilla. Allora l'Europa intera fece pressione sulla Spagna perché non avanzasse di un passo, coi suoi 24 mila uomini, nell'interno del Rif e non si impadronisse della penisola capo Tres Forcas, così necessaria alla sicurezza della stessa Melilla. Adesso tutte le Potenze assisteranno a questo principio di smembramento, che apre il corso a tutte le ingerenze e cupidigie «europee».

Sarà questo vaticinio per verificarsi?

Non è mio animo intraprendere una discussione in merito dei giudizii pronunciati dalla Marina militar y mercanti! sui risultamenti da essa addebitati all'attitudine della Gran Bretagna. Ma questo m'offre l'opportunità di osservare che, certamente, il Gabinetto di San Giacomo non ha mai mostrato di prendere molto a cuore il pericolo delle usurpazioni francesi nel Sahara.

Tale è il concetto che non ho potuto a meno di formarmi, dal giorno in cui cominciarono i negoziati tra Roma, Londra e Madrid intorno alla questione di Tuat. Nel promemoria rimesso dall'ambasciatore d'Inghilterra a codesto r. ministero il 12 giugno 1892 3 , per informare che la Francia aveva dichiarato al sultano del Marocco, non ritenere per fondate le pretensioni di lui sulle oasi di Tuat, Gurara

2 Cfr. n. 815, nota l.

1 Non pubblicato nel vol. XXV della serie li (il n. 18 è un telegramma che ne riferisce).

e Teidikelt, il Foreign Office solo aggiungeva di aver consigliato di comunicare siffatta notizia al Governo italiano ed a quello di Sua Maestà Cattolica.

Il 4 agosto 1893 io mi consideravo in dovere d'invocare l'attenzione del r. ministero (documento diplomatico 1476 (XL)) 4 sull'apatia che intorno alla grave vertenza in parola incontravasi nelle sfere ufficiali spagnuole, altrettanto che inglesi.

Sventuratamente non posso che ripetere oggi lo stesso. Non ho lasciato ignorare a sir H. Drummond Wolff quanto in proposito V.E. telegrafato avevami il 6 gennaio, e quel mio collega tosto lo riferì al suo Governo, il quale si limitò a partecipargli poco dopo che, infatti, i francesi sono oggi solidamente trincerati ad Hassi-Chebaba, Hassi-el-Homem ed Hassi-Bon-Demain. Che potrebbero benissimo da questi punti spingere i loro fortilizi sino ad Aplissis e ad Ain-Souf, d'onde poi realmente sarebbero a due o tre marcie da Tuat. A Londra, però, si reputa che l'aver distolto buon nerbo di truppe dalle guarnigioni dell'Algeria per la spedizione di Madagascar sia un indizio che per ora la Francia non medita alcun colpo di mano nel Sahara. E questo fu tutto.

Il medesimo signor Moret mi parve molto intepidito. M'imbattei, giorni sono, con lui, e, discorrendo di vari argomenti, gli chiesi che cosa pensasse della minaccia che presto sventoli la bandiera della Repubblica a Tuat. «Caro mio, ei mi replicò, dacché non si seppe impedire alla stessa d'inalberarsi a Tombuctù, l'occupazione delle oasi del Sahara ha perduto importanza».

Nell'atto di chiudere questo rapporto sono in obbligo di non celare a V.E., come sfortunatamente in !spagna si faccia strada l'idea che dopo la dichiarazione categorica della Francia al sultano cui in alto alludo, notificata dall'Inghilterra, e passata senza protesta, sarebbe ozioso ormai di valeria oppugnare 5 .

917 1 T. 81, non pubblicato.

918

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. RISERVATO 488. Massaua, 14 febbraio 1895 (per. il 3 marzo).

Quando fu preso il campo tigrino a Senafè nella tenda di ras Mangascià fu trovata una cassa contenente gran parte della corrispondenza tenuta negli ultimi mesi dal ras coi principali capi abissini.

5 Nel R. 168/53 del 15 febbraio Cantagalli osservava, a proposito del contegno del Governo marocchino di fronte alla presunta avanzata dei francesi verso Tuat: «Due ragioni, mi sembra, possono spiegare la reticenza del Governo marocchino verso le Potenze amiche in questa circostanza; la notizia dell'avvicinarsi delle truppe francesi al Tuat non ha avuto conferma, ovvero è prevalsa nel Makhzen l'opinione che a nulla approderebbe il cercare appoggio da quelle, e che meglio convenga intendersi direttamente colla Francia. Questo è d'altronde il pensiero manifestato a varie riprese da Sid Mohammed Torres, i cui pareri vanno accolti in giornata con qualche deferenza a Fez. Ritengo quest'ultima ipotesi meglio fondata. È impressione radicata alla Corte che niun assegnamento possa farsi sull'efficace sostegno delle Potenze amiche contro le ambizioni della Francia. Indi, il silenzio del Governo marocchino ed il corrispondente accrescimento dell'influenza francese in questo Paese». 918 1 Ed. in LV 92, pp. 23-26 e, con l'omissione del capoverso finale fra asterischi, in LV 87, pp. 95-98 e in LV 91, pp. 3-6.

Quantunque sia costante uso degli abissini di non trattare per lettera gli affari importanti e particolarmente quelli segreti o compromettenti, tuttavia dal complesso delle lettere risulta indiscutibile l'accordo da tempo esistente fra l'imperatore Menelik, ras Mangascià e Batha Agos di strapparci tutto o gran parte del territorio etiopico a nord del Mareb-Belesa-Muna.

Trascrivo alcuni brani dei più importanti, salvo ad inviare all'E.V. gli originali se ella me ne farà richiesta.

L'imperatore Menelik scriveva a ras Mangascià in data del 2 marzo 1894 in risposta all'annuncio della nostra vittoria di Agordat e del nuovo concentramento delle truppe a Cheren: «che i dervisci erano stati battuti lo aveva saputo. Ora dal tuo biglietto sento che gli italiani ed i dervisci sono nuovamente ai ferri corti. Sappimi dire il risultato. È una cosa importante. Mando bigerondi Aptù che ti parlerà in proposito. Non posso spiegarmi per lettera. Quando poi ci troveremo ti parlerò di tutto».

E qualche giorno più tardi:

«Giacché i dervisci e gli italiani stanno per combattere non venire tu da me, ma sta attento». Il 18 aprile l'imperatore scriveva: «Ti ringrazio di quello che mi hai scritto circa i dervisci. Ti mando bigerondi

Gabresellasse Negussiè che ti dirà tutto».

**L'ultima e la più importante lettera di Menelik a Mangascià è del 28 agosto. Essa fa un po' di luce su quanto venne pattuito fra l'imperatore e il ras al convegno di Addis-Abeba.

V.E. ricorderà che, fin dal ritorno del ras a Macallè, riferii come corresse voce che ras Mangascià, basandosi sopra una lettera rilasciatagli da Menelik, doveva chiederci la restituzione dei territori a nord del Mareb-Belesa, e prepararsi intanto per potere, in caso di rifiuto da parte nostra, ottenere l'intento con la forza.

Il contegno dal ras assunto in quegli stessi giorni verso di noi, e più specialmente la circostanza che una parte degli armati tigrini, fra i quali lo stesso ras Alula, erano rimasti allo Scioa, davano poca fede a quelle notizie; ora invece è chiaro che erano fondate.

L'imperatore scrive:

«Ho ricevuto la tua lettera. Sono contento che Dio ti ha permesso di ritornare nel tuo paese prima delle piogge. Sono molto soddisfatto della prontezza colla quale mi hai restituito l'Amba Sochenchen. In seguito a ciò i tuoi nemici che sempre ti calunniano presso di me resteranno svergognati. Come siamo rimasti d'accordo a cominciare dal mese di settembre manda a dire che ti lascino il paese e di mano in mano che ciò si farà tu va avanti e fa in tutto come abbiamo parlato»** 2 .

Degiac Tedla Aiba dell'Endertà scrive a ras Mangascià in data 8 giugno 1894: «Degiac Batha si è lamentato con me perché non gli ho scritto. Gli ho risposto di non averne avuto permesso da lei».

Si vede che l'accordo fra Menelik e ras Mangascià dapprincipio era stato tenuto segreto anche per i capi più importanti; ne fa fede la lettera diretta il lo novembre 1894 da ras Oliè Butul a ras Mangascià:

«Dalla lettera che mi ha mandato non ho potuto capire con chi lei abbia l'inimicizia. Ha forse pensato di far questione cogli italiani? I termini della lettera non sono chiari. La prego di scrivermi di nuovo come stanno veramente le cose».

Ad una nuova lettera più esplicita di ras Mangascià ras Oliè risponde il 17 novembre: «Ho ricevuto la sua lettera che mi parlava della inimicizia fra lei e gli italiani. La ringrazio. Iddio l'aiuti».

Dalla corrispondenza dei capi del Tigrè con ras Mangascià risulta come la ribellione di Batha Agos e l'avanzata dei tigrini dovessero avvenire contemporaneamente e probabilmente verso il 20 dicembre. La precipitazione di Batha fu causa che il ras, non avendo ancora ultimata la riunione dei suoi armati, non fu in grado di venirgli subito in aiuto come pare avesse promesso.

Una lettera di scium Agamè Tesfai a ras Mangascià del 15 dicembre contiene:

«La lettera che mi ha mandato la ricevetti venerdì; il giorno seguente giunse degiac Tedla Aiba ed accampò con me. Io voleva dirgli che aspettasse ordini al suo paese, ma non l'ho fatto per tema che i suoi soldati si sparpagliassero. Ora non so come fare perché alla gente di Agamè io ho ordinato che ognuno stia pronto, ma al suo paese. Degiac Arerè e Blata Imut li ho fatti accampare il lOcorrente a Egri Maatso.

Intanto la prego di dire al suo schiavo le sue determinazioni».

Il giorno dopo scium Agamè Tesfai scrive:

«Come avevamo pattuito la gente di Oculè-Cusai ha imprigionato il tenente Sanguinetti, rotto e distrutto il telegrafo. In seguito a ciò io con degiac Tedla Aiba partirò al più presto e prego lei di non tardare. Dove avevamo fatto il patto di trovarci andiamo presto. Se lei ritarda perderemo molto. Il tempo è prezioso ed anche un giorno perduto vuoi dir molto».

Il ras evidentemente non è ancora in grado di muoversi e forse dubita della notizia. Infatti il giorno 18 egli scrive a ras Agos:

«La ribellione di Batha è certa. Batha stesso me ne ha avvertito con un corriere; ma siccome si trattava di persona che non concosceva, ho pensato che fosse uno stratagemma degli italiani per scoprire le mie intenzioni. Sicché gli ho mandato in tutta fretta un uomo di mia fiducia. Lei tenga pronti tutti i suoi soldati con viveri ed a quelli della parte di là che le avevano detto d'essere con lei risponda conven ien temente».

È ormai accertato che ras Mangascià aveva tentato di trarre dalla sua anche i capi del Seraè e dell'Arresa, ma sembra che questi nostri capi non abbiano bene accolte le proposte. Infatti ras Agos il 21 dicembre così risponde alla precedente lettera:

«Quello che lei mi manda a dire intorno alla ribellione di degiac Batha è una gran bella cosa che mi ha riempito di contentezza. Per quello che lei mi aveva incaricato di mandare a dire a quelli di là, io non lo farò se non sarò ben sicuro di

tutte le cose. Io mi trovo in Az-Daro. In Adi Agarà non andrò e rimarrò qui fino a che non riceverò ordini da lei». Il 22 dicembre scium Agamè Tesfai e degiac Tedla Aiba scrivono a ras Mangascià:

«Avevamo atteso in Euda Alghedà. Oggi con tutti gli armati riuniti abbiamo lasciato dietro di noi lo Scimenzana e siamo accampati in Aghir (Senafè). Ora attendiamo da lei che ci dica il luogo dove dovremo unirei con lei. Ma se lei ritarda non importa perché ci sentiamo di resistere e non ci lasceremo scacciare dal paese».

E sei giorni dopo:

«Abbiano saputo che il generale è passato in Seraè. Ha fatto bene a rispondere alla sua lettera (quella che gli diceva di ritirarsi dal confine e congedare i suoi armati). Noi siamo poco lontani dal mare alla discesa di Massaua. Ma ora che il generale è passato avanti è meglio ci uniamo a lei. Preghiamo di farci sapere la risposta del generale ed il luogo ove noi dobbiamo trovarci. Chi dà al generale i consigli sul come deve comportarsi contro di noi, lei lo conosce; è quell'uomo pagato che vive fra di noi» (allude a Schimper).

Avendo saputo l'arrivo delle nostre truppe ad Adua, i due capi il giorno 30 dicembre scrivono a ras Mangascià:

«Giacché il generale è in Adua noi pure ci siamo mossi e stiamo venendo. È inutile perdere tempo in consigli. Riuniamoci tutti ed andiamo addosso. Dopo che è entrato in Adua è proprio come se il nostro trono fosse in mano sua».

Ma pare che ras Mangascià non fosse così deciso ad attaccarci come i suoi sotto-capi; ed infatti, non astante sapesse da più giorni l'occupazione di Adua, egli finché rimanemmo in quella città non si mosse da Debra Damè. Invece, il giorno 2 gennaio, come seppe della nostra partenza, anche egli levò il campo e si avvicinò ad Adua trasferendosi ad Hoia donde inviò una lettera a ras Agos nella quale vuoi far credere di non averci attaccato a cagione dell'intervento del clero da noi incaricato di far la pace. Mangascià dice:

«Degiac Tedla Aiba, scium Agamè Tesfai erano andati in Oculè-Cusai; degiac Teclaimanot, degiac Tesfai, barambaras Calcai, fitaurari Tesfu, Asmac Singal (questi due capi a noi ribelli) li avevo mandati a Coatit ed io era accampato fra Acran e Debra Damò. Tutti gli italiani si sono riuniti e venerdì sono giunti ad Adua. Quando io era pronto per andare loro addosso mi hanno mandato i preti di Adua e Acsum per fare la pace. Nello stesso tempo sono partiti da Adua. Ora sono accampato in Hoia ed attendo suo arrivo. Venga presto».

Posteriormente al 2 gennaio non vi sono più lettere importanti essendosi i principali capi tigrini tutti riuniti.

*Nessuna lettera accenna a relazioni esistenti fra ras Mangascià ed i preti cattolici; tuttavia ciò non basta ad escludere che queste relazioni non vi siano state poiché, ripeto, cose di così alta importanza e tanto compromettenti non possono essere state trattate che a voce e probabilmente in Saganeiti stesso dove negli ultimi mesi pare di tanto in tanto giungessero segretamente messi di ras Mangascià e di Menelik *.

917 4 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 477.

918 2 Il passo fra doppi asterischi è ed. in CRISPI, La prima guerra d'Africa, cit., pp. 373-374.

919

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 230 1. Roma, 15 febbraio 1895, ore 23,20.

Provvedimenti navali contro introduzione di armi per Obock e Gibuti 2 implicherebbero guerra colla Francia. È forza limitarsi a sorvegliare, constatare ed impedire possibilmente transito per terra.

920

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

T. 231 1 . Roma, 15 febbraio 1895, ore 23,20.

Generale Baratieri segnala prossima importazione per Gibuti e Obock di considerevoli spedizioni di armi e munizioni agli abissini e chiede autorizzazione di armare sambuchi per bloccar costa. Abbiamo risposto 2 che per non incontrare dichiarazione aperta di ostilità della Francia dobbiamo astenerci da sorveglianza navale.

921

IL DOTTOR NERAZZINI ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, LEVI

L. PERSONALE. Spezia, 15 febbraio 1895.

Ebbi immediatamente risposta da S.E. il ministro Mocenni alla lettera che, per di lei consiglio, le scrissi subito.

È persuasissimo di non dover tentare guerra e occupazioni ulteriori in Tigrè per le ragioni politiche e finanziarie nelle quali egli conviene con S.E. il nostro ministro: dice solo come scrissi in quel mio resoconto di colloquio 1 , di non lasciarsi sfuggire una qualche posizione che ci garantisca da altre sorprese Adigrat per esempio, e ci permetta di attendere le conseguenze del dissidio interno che si afferma nel Tigrè e di ogni eventuale avvenimento favorevole a noi.

2 Risponde al n. 908. 920 1 Minuta autografa.

2 Cfr. n. 919. 921 1 Cfr. n. 902.

Così andiamo benone, e mi auguro che non sopravvengano cambiamenti d'indirizzo.

Mi aggiunge, che avendo parlato in Consiglio di ministri con S.E. il barone Blanc, questi gli promise di mandargli una mia memoria a proposito dello svolgimento di quelle tali idee, ma che ancora non l'aveva ricevuta. Ritengo che si tratti di quel resoconto di colloquio che scrissi da Gaeta: ma in tal caso, dovendogliene mandare una copia, sarebbe bene eliminare uno degli ultimi periodi che comincia: «Per incidenza e nella più confidenziale manifestazione ... » e che finisce con queste parole: «ed a voce coll'attuale mia visita che facevo per espresso desiderio di V.E.».

Credo opportuno ed anche io ho piacere che mandino a S.E. Mocenni copia di quella lettera, ma desidero che lei si prenda cura di far togliere il periodo surriferito.

Ha ricevuto la lettera dell'ambasciata di Parigi, riguardo a quel famoso negoziante francese di Harar? Gliela mandai raccomandata da Spezia. Oggi con una neve siberiana passiamo l'ispezione di S.A.R. il duca di Genova e andremo in riserva con la data del 20.

919 1 Minuta autografa.

922

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 244. Roma, 17 febbraio 1895, ore 12.

Per sua informazione noi non credendo prudente affidarci alle dichiarazioni del presidente della Repubblica che ripudia aiuti prestati agli abissini ostili e volendo ad ogni modo evitare conflitti con francesi abbiamo rifiutato al generale Baratieri 1 l'autorizzazione da lui chies taci 2 di esercitare sorveglianza navale sui continuati arrivi d'armi e di munizioni per la baja di Tagiura.

923

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATO 170/71. Madrid, 18 febbraio 1895 (per. il 24).

A continuazione del mio precedente rapporto 1 debbo riferirle che circa la vertenza dei consolati a Fez, il ministro di Stato ha un'idea assai singolare,

922 1 Cfr. n. 919. 2

Cfr. n. 908.

923 Cfr. n. 917.

che io, uniformandomi allo spirito delle istruzioni di V.E., cercai mvano di combattere.

Il signor Groizard, premettendo sempre che simile argomento non può essere definito se non con l'accordo di tutti i Governi, è però d'opinone che, se la Francia, come pare probabile, non consente ad aver colà un semplice agente commerciale locale come l'Inghilterra, ma insiste per conservarvi un console politico di carriera col pieno esercizio dei privilegi spettanti alla sua carica, sarà giocoforza che gli altri Paesi vi facciano altrettanto, considerando egli estremamente pericoloso lasciare ad una sola Nazione il vantaggio di quel poderosissimo mezzo d'influenza che le assicurerebbe una incontestabile superiorità.

Io sostenni che ciò non doveva ammettersi; che bisognava fare trionfare il punto di vista britannico; ma il ministro di Stato rimase irremovibile, mostrando una volta di più, siccome sagacemente osservavami V.E. nel di lei dispaccio cifrato del 14 dicembre 2 , che la Spagna sarà ognora disposta a « sagrificare il suo diritto di avere a Fez un console commerciale anziché dividersi dalla Francia».

In tal questione io non posso contare sopra alcun appoggio. Drummond Wolff non ha istruzioni di prestarmelo; quanto al signor Radowitz, sebbene a cognizione dei miei passi, egli non tralascia mai d'ostentare la perfetta indifferenza del suo Governo nella materia, ed il collega inglese si sbraccia a ben porre in chiaro questo stato di cose a Londra.

924

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 309/137. Parigi, 19 febbraio 1895 (per. il 22).

La gratuita supposiZione del Mémorial diplomatique che a me siano state impartite speciali istruzioni per un accordo commerciale con la Francia, è presa per punto di partenza di una nuova campagna della stampa francese. A titolo di saggio unisco qui gli articoli che sovra siffatto soggetto hanno pubblicato la France d'ieri e lo Intransigeant che porta la data di domani. Non esistendo il fatto posto a base della polemica, cadono forzatamente le argomentazioni; ma ne resta sempre lo spirito nel quale le medesime sono concepite.

Una nota più sensata, benché essa pure non amichevole, è comparsa circa le cose nostre nel Petit Moniteur d'oggi. Ne allego qui il testo 1 .

I maggiori giornali sembrano da qualche giorno inclinare ad una sobrietà di apprezzamenti di cui negli ultimi tempi non aveano dato prova.

923 2 Cfr. n. 727. 924 1 Non si pubblica.

925

L'INGEGNER CAPUCCI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

R. 36 2 . Addis Abeba, 19 febbraio 1895 (per. il 31 marzo).

Passato il primo sbigottimento, la notizia che i nostri non occupano il Tigré ha accelerato la reazione, ed ora pare che Menelik si sia messo in testa di aiutare sottomano i tigrini.

Dicono che fa così perché «chiunque sia perdente in questa lotta fra tigrini ed italiani egli avrà sempre un nemico di meno».

E questo è vero, ma è vero altresì che si troverà egli pure impigliato nella lotta e che accelererà così la caduta del suo Impero; come pure è vero che una volta abbattuti i tigrini non avremo più nessun nemico serio.

Se non avessimo anche i dervisc sulle spalle, sarebbe per noi ben facile il vincere gli abissini; ma questi due nemici ad un tempo devono darci seriamente a pensare. In questo frangente mi pare che sia necessario accelerare l'affare di Aussa, per mettere in condizione chi sarà colà di nuocere fortemente nel sud e richiamare l'attenzione sopra di lui.

Poiché i francesi non si peritano di portare armi e di offrirne altre apertamente a Menelik, mentre noi siamo in aperta lotta coll'Etiopia; e poiché Menelik non si perita di mandare aiuti di munizioni e forse di uomini ai tigrini affinché riprendano la guerra, mi pare che ancora da parte nostra si debbano abbandonare i riguardi e le mezze misure. Oso dunque insistere sulla formazione di un corpo di truppe di un 300 quasi regolari (e preferibilmente musulmani) all'Aussa, per servire di nucleo a tutti i danakil predoni, che si vorranno aggiungere e saranno certo più di l 0.000.

Con questa gente, oltre al potere tagliare tutte le strade, si possono, in caso di bisogno, razziare tutti i paesi del pendio est di Abissinia e dell'altipiano di Harar e bruciare magari Ancober e Gildezza. Un corpo di truppa così formato non costa che ciò che costano i 300 uomini nell'Eritrea, ed anche meno, e può produrre danni enormi materiali e morali. E avendo il deserto a tergo può sempre arrivare inatteso dovunque ed ha sempre la ritirata sicura. Mi pare questo un mezzo semplice ed economico per tagliare ogni strada ed ogni speranza ai nostri avversari, per assicurarci Harar e per evitare una guerra costosa dal nord.

Ancorché Menelik fosse intenzionato di farci seriamente ed apertamente la guerra, cosa che non credo, per quanto alcuni qui me lo dicano, non potrà cominciare che dopo le piogge, cioè ad ottobre al più presto; e fino ad ottobre ha tutto il tempo di cambiare idea. Le stesse cartucce che manda, saranno nel Tigrè al minimo fra un mese a mezzo.

925 1 Ed. in ZAGHI, La conquista deli'Ajrica, cit., pp. 923-924. 2 Trasmesso parzialmente in cifra.

926

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 149. Londra, 20 febbraio 1895, ore 10,50 (per. ore 12,55).

Governo britannico ha ora consultato telegraficamente vicerè India circa stabilimento agente italiano con bandiera Zeila; ho buone speranze.

927

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

Roma, 20 febbraio 1895, ore 18,30.

Situazione sembra aggravarsi fra inglesi e khedive. Ci tenga informati di ogni opportunità di intelligenze fra lei e Cromer 2 .

928

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

D. 6489/86. Roma, 20 febbraio 1895.

A chiarire le condizioni poco soddisfacenti in cui il presente Gabinetto trovò le relazioni tra l'Italia e la Francia, basterebbero i documenti relativi agli affari di Aigues-Mortes, nella cui presentazione al Parlamento si dovette, per ispirito di conciliazione, omettere le gravi dichiarazioni fatte dal Governo francese al nostro ambasciatore. Credo opportuno aggiungervi, per informazione personale dell'E.V., copia d'istruzioni riservate da me dirette al comm. Ressman il 12 marzo scorso (vedi annesso I) 1 .

Il nostro contegno, fin dal primo momento, davanti a tale stato di cose, risulta non solo dalle istruzioni stesse, ma anche dai discorsi da me pronunziati alla Camera dei deputati il 3 e 5 maggio 1894, nei quali è lealmente affermato il principio che le nostre alleanze pacifiche non solo non impediscono, ma implicano per parte nostra una politica di buoni rapporti tanto colla Francia come colla Russia.

927 1 Minuta autografa. 2 Per la risposta cfr. n. 939.

928 Cfr. n. 169.

Il Governo francese per altro ha dimostrato in ogni circostanza, e talvolta non ci ha neppure taciuto, di ritenere che quei buoni rapporti non erano possibili se non colla cessazione dei nostri legami colle Potenze centrali, alla quale dovevano condurci la perturbazione economica e politica prodottasi in Italia e l'impossibilità per gli interessi italiani in Africa di trovar sicurezza se non mediante accordi colla Francia. La sola esistenza della Triplice Alleanza fu ritenuta dal Governo francese quale motivo di poterei chiedere ripetute spiegazioni sulle nostre intenzioni pacifiche in ogni più innocua circostanza anche d'ordine interno; come quando certi nostri provvedimenti bancari di necessità purtroppo stringente erano rimproverati al nostro ambasciatore quali destinati a risorse di guerra 2 ; e come quando il presidente del Consiglio Casimir Périer significava al comm. Ressman che le nostre misure di repressione in Sicilia costituivano un pericolo per la vicina costa africana e costringevano la Francia a fortificare Biserta 3 . Del pari nelle questioni esterne l'alleanza rinnovata fu dichiarata dal Governo francese motivo per esso di abbandonare ogni base anteriore di conciliazione tra gli interessi francesi e gli italiani, anzi ogni cooperazione generale in base ai trattati tra Grandi Potenze, e perfino a scopi di umanità come negli affari armeni; la Francia ponendo così apertamente una grave questione d'ordine europeo che noi abbiamo sempre evitato di far intervenire nelle relazioni tra i due Paesi, quella del casus foederis tra noi e le Potenze centrali.

Tale politica della Francia, si manifestò con dichiarazioni esplicite nelle due questioni che più praticamente interessano i nostri rapporti con essa: la guerra delle tariffe e le difficoltà africane.

Anteriormente al rinnovamento della Triplice Alleanza nel 1891, la Francia riconosceva la nostra protezione sull'Abissinia, di cui ci aveva dato atto formale il dispaccio del ministro Spuller del 20 ottobre 1889 4 . I negoziati che ne furono la conseguenza per la delimitazione tra le zone d'influenza della Francia e dell'Italia nell'hinterland della baia di Tagiura erano arrivati ad un tracciato definitivo, concertato coi signori Ribot e Hanotaux, e non mancavano che le firme, quando il Governo francese rompeva l'accordo stabilito. Il motivo fu dichiarato più tardi dal ministro Develle al nostro ambasciatore, ed era che l'Italia aveva nel frattempo rinnovata la Triplice Alleanza 5 .

In quanto alle relazioni economiche tra l'Italia e la Francia, già un anno or fa io dichiarai a questo rappresentante della Repubblica che qualunque fosse la tendenza crescente in Francia ad un protezionismo talvolta proibitivo, eravamo pronti a convenire sanz'altro colla Francia nella reciproca applicazione del trattamento della Nazione più favorita; ma non bastò che da noi venisse rimossa così ogni difficoltà d'ordine commerciale; il Governo francese non ci dissimulò che sussisteva un impedimento politico nel risentimento cagionato nell'opinione francese dalla nostra posizione nell'alleanza, e mantenne la tariffa di guerra doganale esclusivamente diretta contro l'Italia, mentre il Governo italiano aveva fin dal 1889 abolito la sua tariffa differenziale.

Cfr. n. 167. 4 Cfr. L"Italia in Africa. ltalia-Mar Rosso, tomo VII, cit., p. 302. 5 Cfr. serie II, vol. XXV, n. 397.

L'esperienza e l'autorevolezza acquistate dall'E.V. in altre importanti missioni gioveranno, non ne dubito, a rimuovere del tutto, in quanto dipende da noi, un modo così anormale e pericoloso di porre le questioni esistenti tra noi e la Francia; modo che per parte nostra ripudiamo, e del quale non crediamo che la Francia voglia indefinitamente assumersi la responsabilità.

Dopo le dichiarazioni esaurienti da noi fatte in Parlamento, non ci resta che a stabilire coi fatti il carattere inappuntabile del nostro pacifico e conciliante contegno, specialmente nelle due questioni principali sopra mentovate. Perciò l'E.V. è autorizzata a ricordare come ci siamo dimostrati disposti a concedere la reciprocità alla Francia quando essa ci avesse applicato il regime qualsiasi accordato alla Nazione più favorita, benché le sue tariffe generali siano assai meno liberali delle nostre; e l'E.V. è pure autorizzata a dichiarare che quando la Francia voglia procedere alla firma degli accordi già stabiliti nel 1891 per la rispettiva delimitazione africana, noi siamo pronti ad acconsentirvi senz'altro (vedi annesso 11) 6 .

Consti dunque che non sarà per fatto nostro se le questioni di buon vicinato non saranno trattate come conviene tra due Stati indipendenti, sul solo terreno dei veri interessi rispettivi. L'E.V. saprà ad ogni modo far risultare la schiettezza dei nostri intendimenti, e riuscirà, ne ho fiducia, ad escludere le complicazioni che deriverebbero dall'introdurre nelle relazioni tra l'Italia e la Francia questioni estranee alle condizioni fortunatamente pacifiche in cui si trova l'Europa7 .

-Annotazione a margine: «Una copia del dispaccio fu mandata a S.E. Barazzuoli il 20 giugno 1895».

928 2 Cfr. n. 97.

928 6 Dell'annesso II, un promemoria che fa la storia delle trattative itala-francesi per la delimitazione delle zone di influenza in Africa orientale, che fu comunicato in pari data alle rappresentanze a L'Aja, Berlino, Bruxelles, Copenaghen, Lisbona, Londra, Madrid, Stoccolma, Vienna e Washington si pubblicano i due passi seguenti: [il 31 maggio 1891] «proprio quando, cioè, il negoziato era virtualmente definito e condotto a conclusione, esso venne invece improvvisamente troncato. La ragione di questo fatto tanto insolito veniva data ufficialmente due anni dopo dal signor Develle, allora ministro degli esteri, al comm. Ressman. Il signor Develle, infatti, rispondendo alla proposta italiana di riprendere il negoziato per la delimitazione sulla base convenuta nel maggio 1891, gli diceva, il 25 maggio 1893, che "avrebbe preso nota di quella data, ripetendo la promessa già fatta altra volta, che prenderebbe notizia delle ultime istruzioni inviate al rappresentante di Francia in Roma nel 1891; ma osservando che allora le trattative non avevano approdato, perché, nel momento in cui pareva prossimo un accordo, era stata rinnovata dall'Italia la Triplice Alleanza". Non è qui il caso di rilevare la gravità internazionale di questa dichiarazione. Tutto il diritto pubblico relativo all'Africa verrebbe scosso, e si porrebbe a repentaglio il valore delle convenzioni concluse dalla stessa Francia per l'Africa ed in Africa, se la validità dei protettorati stabiliti in conformità dell'Atto di Berlino si facesse dipendere dalle variazioni cui possono abbandonarsi i capi africani. o dai rapporti estranei all'Africa stabilitisi fra le Potenze per la pace del continente europeo ... Il Governo italiano non può dunque considerare che come un argomento di politica interna parlamentare le riserve recentemente fatte alla Camera dal signor Hanotaux sulla convenzione anglo-italiana del 5 maggio 1894 per I'Harar; come non vuole rendere responsabile il Governo francese degli intrighi che agenti di ogni genere, laici ed ecclesiastici, hanno in questi ultimi tempi moltiplicato in Etiopia contro l'Italia, fomentando la defezione e la rivolta, con armi, munizioni, denaro, e promettendo con lettere e dichiarazioni agli etiopi l'appoggio della Francia contro l'Italia. L'Italia si mantiene strettamente sul terreno del diritto internazionale; vuoi credere che altrettanto si faccia dalla Francia. E il Governo italiano, a dimostrare che, non solo si guida correttamente, ma è ispirato dal desiderio di mantenere colla Francia rapporti cordiali in Africa come in Europa, è disposto a considerare come conclusi gli accordi per la delimitazione franco-italiana nell'Africa orientale, già precisati nei negoziati del 1891, sulla base delle pr-oposte presentate il 24 maggio 1891, per incarico del signor Ribot, dall'ambasciatore francese a Roma, signor Billot». Silvestrelli con L. a Blanc del 24 marzo, non pubblicata, suggerì alcune correzioni· al promemoria.

929

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 265/149. Londra, 20 febbraio 189 5 (per. il 2 4).

In seguito alle istruzioni contenute nel telegramma di V.E. dell'Il corrente 1 mi diedi premura di partecipare a lord Kimberley che ci saremmo contentati d'avere un agente a Zeila; non era il caso di discutere o d'occuparci adesso delle sue attribuzioni, escludendosi tuttavia ch'egli dovesse aver carattere consolare; volevamo però gli si riconoscesse il diritto d'alzare la bandiera italiana alla sua residenza. Sua Signoria mi disse che non poteva darmi alcuna risposta, senza prima consultare il ministro dell'India; provò quindi a fare alcune obbiezioni relativamente alla questione della bandiera, ma mi riuscì di tagliar corto ai suoi argomenti facendogli osservare che oramai, in via di fatto, a quella sola concessione si riducevano le nostre domande; perché degli agenti non riconosciuti e senza bandiera potevamo tenerne quanti ne volevamo a Zeila, in forza dell'articolo II del protocollo del 5 maggio, col quale si convenne di estendere reciprocamente le clausole dell'Atto generale di Berlino ai porti e ai territori del protettorato britannico e dell'Ogaden. Lord Kimberley mi disse che non intendeva di farmi obbiezioni formali; era costretto tuttavia di riservare la sua risposta.

Passò quindi a parlarmi della missione che il Governo inglese procurerebbe a suo tempo d'inviare presso Makonnen, qualora l'Italia nulla avesse in contrario. Io gli risposi di credermi autorizzato a dichiarargli che V.E. avrebbe anzi veduto con piacere l'invio di tale ambasciata. E Sua Signoria aggiunse ch'essa avrebbe potuto patrocinare presso il ras la causa delle tribù somale del protettorato razziate continuamente dagli abissini; e che avrebbe cercato di far comprendere a Makonnen come fosse suo interesse di tenersi in intimi rapporti coll'Italia anziché coi francesi. «La nostra missione non deve allarmarvi, ripeté lord Kimberley, perché sapete bene che noi non abbiamo mire sopra I'Harar». Disgraziatamente però la sua politica attuale, in via di fatto, è di voler escludere anche noi da quella regione!

Sua Signoria disse poi che per favorire il commercio di Zeila avrebbe lasciato passare da quel porto delle limitate quantità di armi e di munizioni dirette all'Abissinia. Io gli osservai che quelle armi avrebbero purtroppo servito a razziare i so mali; il Governo inglese doveva quindi riflettere se ciò fosse nel suo interesse. Lord Kimberley mi replicò che se le armi non passassero da Zeila, passerebbero da Gibuti; e ciò essendo inevitabile, era meglio che il residente inglese di Zeila si tenesse in tal modo in relazione colle autorità dell'Harar, e che quel commercio, per quanto insignificante, fosse fatto da sudditi inglesi anziché francesi.

Ho avuto occasione negli scorsi giorni di vedere tanto lord Kimberley che sir Th. Sanderson al Levée del principe di Galles del 15 u.s., ed al Drawing room di

S.M. la Regina, di ieri; ma nessuno dei due mi parlò di Zeila, né mi disse quando potrà avere la risposta relativa all'agente; e, date le consuetudini e le suscettibilità inglesi, io devo forzatamente aspettare. Mi conforta tuttavia a sperar bene l'accluso biglietto dell'ambasciatore di Germania, che in via strettamente confidenziale trasmetto a V.E. 2 . Il fatto che il governatore dell'India è stato adesso consultato per telegrafo mostrerebbe che la questione a Londra è stata favorevolmente risoluta; e sebbene non sia mia abitudine di farmi soverchie illusioni, non ho potuto dispensarmi dallo spedire a V.E. un telegramma ottimista 3 .

929 1 Cfr. n. 910.

930

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, MAISSA, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA

L. CIFRATA. Roma. 21 febbraio 1895.

Ho letto con interesse il tuo rapporto del 2 febbrajo 1•

L'atteggiamento inaspettato dell'Austria a Sofia potrebbe fors'anche essere il corrispettivo di concessioni che l'Austria avrebbe ottenute dalla Russia a Belgrado ed è prudente non essere noi a Sofia più anti-russi degli austriaci.

931

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SIL VESTRELLI, E ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. 271. Roma, 22 febbraio 1895, ore 13,15.

Baratieri informa 1 frazione Habab uscì nostro confine intenzionata stabilirsi territorio egiziano. Alle pratiche da lui fatte Cairo, governatore Suakin rispose essere falliti tentativi indurre Habab tornare. Baratieri crede autorità egiziane non estranee esodo, e si preoccupa che contegno benevolo Egitto verso dissidenti Habab faccia sospettare discordia Italia con Inghilterra con comune danno rispetto dervisci 2 .

3 Cfr. n. 926. 930 1 R. 100/38 non pubblicato: vertenza austro-bulgara sui diritti di accisa. 931 1 T. 289 del 15 febbraio, non pubblicato.

2 Per la risposta da Londra cfr. n. 936.

929 2 Non pubblicato: confidenziale dichiarazione di Sanderson di non credere che il Governo delle Indie avrebbe fatto obiezioni alla presenza a Zeila di un agente italiano con diritto di alzare la bandiera.

932

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. RISERVATISSIMO 6614/145. Roma, 22 febbraio 1895.

Il rapporto dell'E.V. del 10 gennaio 1 , ed un colloquio amichevole e privato di cui ben volle prendere l'iniziativa con me il barone Bruck, hanno intavolato in via confidenziale la questione dei nostri rapporti colla Francia; stimo conveniente dunque inviare all'E.V. due copie, anche per opportuna comunicazione confidenziale a S.E. il conte Kalnoky, quando lo desideri, di un dispaccio con annessi da me diretto al r. ambasciatore a Parigi il 20 corrente2 .

Vi aggiungo poi, per informazione personale dell'E.V., un resoconto riservato del linguaggio privatamente da me tenuto al barone de Bruck nell'occasione sopra menzionata 3 .

V.E. ben sa che il presente Gabinetto non si è mai fatto un merito presso il Governo austro-ungarico del suo corretto contegno nelle diftìcoltà relative all'irredentismo; né ha invocato la qualità, comune alle due Potenze, di cofirmatarie del Trattato di Berlino per chiedere alla sua alleata quel concorso stesso che ci prestava l'Inghilterra a compimento dei doveri speciali dell'Italia verso gli armeni, la cui cultura intellettuale e religiosa ha in Italia radici più estese e più profonde che in qualsiasi altro Paese d'Europa 4 ; né infine ha fatto appello alla solidarietà, pur dichiarata in massima, dell'Austria-Ungheria coll'Italia nella consolidazione economica e civile delle autonomie balcaniche in conformità dei trattati, per indurre la Porta, in un interesse di conservazione, a non chiudere alle relazioni, perfino economiche, dell'Italia, le coste ottomane dell'Adriatico e dell'Egeo.

Non vogliamo discutere in una parola il doppio fatto che, mentre in Oriente gli interessi dell'Austria-Ungheria non associano a sè i nostri, in Africa l'Austria-Ungheria si dichiara semplicemente disinteressata e ci lascia di fronte alla necessità contraddittoria d'intenderei colla Francia da una parte e coll'Inghilterra dall'altra.

Il consiglio di conciliare nel Mediterraneo ed in Africa gli interessi dell'Italia con quelli della Francia e dell'Inghilterra, avvalorato da dichiarazioni di disinteressamento del Gabinetto di Vienna in quelle questioni, è stato seguito dai nostri predecessori con una costanza che risulta anche dai documenti pubblicati sin dal 1882; da essi emerge l'assiduo lavoro cui si dedicò la diplomazia italiana, anche esponendosi a diftìdenze non dissimulate a Berlino e perfino a Londra, per farci anello di congiunzione tra Francia ed Inghilterra, considerando come irrealizzabile quel desideratum di riavvicinare l'Inghilterra alla Triplice Alleanza, il quale fu invece la persistente speranza degli uomini che siedono ora nei consigli della Corona. Non dipende da noi l'escludere per l'avvenire il ritorno a quei tentativi di accordo fra le Potenze occidentali, cui la politica spagnuola dimostrò speciale tendenza ad

932 1 Cfr. n. 831. 2 Cfr. n. 928.

Cfr. n. 914. 4 Sull'originale Nigra ha posto a margine un punto interrogativo e ha scritto: «La sede principale dei mechitaristi è in Austria. Quelli di Venezia ne sono una dipendenza».

associarsi 5 ; ma il presente Ministero constatando che i tentativi stessi, dal Congresso di Berlino in poi, non risultarono utili agli interessi italiani, ha ritenuto essere suo stretto dovere di riprendere, e lealmente intende di mantenere, non fosse che come un ultimo tentativo, il programma seguito dal 1887 al 1891, il quale consiste nel fondare i nostri interessi nel Mediterraneo, cioè in Africa ed in Oriente, sulle solidarietà, che confidiamo possano ancora realizzarsi, tra la Triplice Alleanza e l'Inghilterra; e se questa fermezza e rettitudine nostra in una politica che riteniamo nazionale, continuerà ad avere per effetto malgrado il suo carattere eminentemente pacifico e conciliante, di renderei unico ed isolato bersaglio ai colpi diretti contro l'alleanza da una Potenza che ha per aperto programma di costringerci ad uscirne, non ci rimarrà che a lasciar giudici di tale situazione i nostri alleati e l'Europa.

Senza dunque porre davanti alle Potenze alleate il casus foederis che, nostro malgrado, la Francia pone come questione pregiudiziale nelle sue relazioni coll'Italia4, mi limito a pregarla, signor ambasciatore, a voler semplicemente informarmi se il Governo austro-ungarico intenda, come cofirmatario dell'Atto di Berlino del febbraio 1885, emettere un apprezzamento, e quale, sulla situazione rispettiva della Francia e dell'Italia relativamente all'Africa orientale 6 .

933

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. 6790/43. Roma, 23 febbraio 1895.

Ho ricevuto il rapporto riservato di V.E. n. 151/62 del 14 febbraio 1 .

Avremmo formulato noi stessi, e non chiesto alla Spagna di formulare, proposte precise per la tutela dei comuni interessi mediterranei che più specialmente concernono l'Italia, se per questi ultimi avessimo preteso aiuti dalla Spagna.

Invece, essendo supposto che le questioni marocchine interessino più specialmente la politica nazionale della Spagna, abbiamo voluto lasciare alla Spagna stessa d'indicare se intende che quelle quistioni continuino ad essere anzitutto, come sono ora notoriamente, argomento di transazioni franco-spagnuole, o se è disposta invece a dichiarare, nel patto da rinnovarsi, «che la Spagna e l'Italia si dichiarino solidali per mantenere e difendere all'occorrenza l'indipendenza interna del Marocco contro le protezioni politiche abusive, e l'integrità del Marocco anche nei suoi hinterlands», hinterlands che toccherebbe alla Spagna di precisare.

Se la Spagna preferisce la libertà di transigere o con formali convenzioni o col chiedere compensi per fatti compiuti, colla Potenza il cui Impero africano mira

6 Annotazione di Nigra: «La minuta della risposta [cfr. n. 969] fu rimessa al r. ministero per gli archivi riservati del ministero stesso. Quella risposta mette le cose a segno e rileva quanto c'è di inconsulto nella presente elucubrazione ministeriale. L'Austria non ha mai preso impegni circa l'Abissinia. L'Austria ha accettato con soddisfazione la nostra alleanza ma non l'ha mai chiesta. Essa fu chiesta dall'Italia, e Bismarck dichiarò nell'82 che per giungere a Berlino l'Italia doveva passare per Vienna». 933 1 Cfr. n. 916.

apertamente a dominare le comunicazioni tra il Mediterraneo ed i centri africani, in tal caso rimane vieppiù dimostrata la necessità per noi di premunirei contro l'eventualità per cui, mentre noi siamo legati alle Potenze centrali, i nostri accordi rinnovati colla Spagna c'impegnerebbero indirettamente per fatto suo con altra Potenza o con un altro gruppo di Potenze; situazione questa praticamente insostenibile, oltre che non conforme ad una politica di lealtà.

Quando dunque il Governo spagnuolo non vede l'opportunità di stipulazioni chiare e sicure per gl'interessi comuni mediterranei, i quali sembrano da esso considerati come abbandonati dalle stesse Potenze centrali alla sorte degli avvenimenti, la guarentigia-necessaria per noi -nel rinnovamento dell'alleanza non può consistere che: o nella partecipazione diretta dei nostri alleati al patto da rinnovarsi, o, in ogni caso, nell'aperto e leale riconoscimento, per parte della Spagna, dell'alleanza italiana; non essendovi giustificazione, ed essendovi anzi grave danno per gli interessi nostri, nel continuare una situazione equivoca a Madrid mentre non vi è equivoco a Roma.

Il Governo del re insomma accetta la conferma, ma effettiva e non delusoria, del patto tale e quale fu conchiuso; in modo cioè che non venga rivolto contro il suo scopo; in altri termini che non si possa vincolare indirettamente l'Italia a combinazioni politiche fra Spagna e Francia, e il segreto sull'esistenza stessa d'intelligenze italo-spagnuole non induca la politica dei varii Gabinetti che si succedono a Madrid a fornire indefinitamente pegni alla Francia contro solidarietà tra la Spagna ed il nostro gruppo che essi usano negare in massima e smentire coi fatti.

La condizione minima ad evitare tali dannose incoerenze sarà dunque la leale affermazione, mancata sin qui, dell'alleanza italo-spagnuola. Ella può fare francamente queste dichiarazioni al signor Groizard, il quale confido vi risponderà con una schiettezza uguale alla nostra 2 .

932 5 A margine punto interrogativo di Nigra.

934

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. CONFIDENZIALE. Roma, 23 febbraio 1895 (per. stesso giorno).

Many thanks for the confidential memorandum you sent me last evening on the subject of the Franco-ltalian negotiations respecting Harar1 . I am sure that Lord Kimberley will like to see it and I shall seize an early opportunity of forwarding to him a copy of it. I understand that His Lordship has lately had a conversation with Silvestrelli respecting Zeyla 2 , on which occasion His Lordship went fully into the question

23 febbraio, ne fu trasmessa copia anche a Catalani. 934 1 Cfr. n. 928, nota 6.

2 Cfr. n. 929.

and that he informed him that he was not prepared to do anything which might open questions of serious difficulties with France and might even load to dangerous complications.

Nevertheless Lord Kimberley assured Silvestrelli that he was stili anxious to find some way of showing his goodwill towards Italy and His Lordship spoke on the subject of a possible renewal of the idea of sending a mission to Harar and of an ltalian agent being appointed at Zeyla; but you will, of course, be in possession of ali that passed at the interview.

933 2 Copia di questo dispaccio fu inviata a Biilow e Bruck; con D. riservatissimo 6900/76, dello stesso

935

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD

L. 6795/32. Roma, 23 febbraio 1895.

Merci de votre aimable mot de ce matin 1 . Nous n'avons aucune intention de négocier avec la France pour une délimitation; nous constatons simplement que notre protection sur le Harar a été parfaitement reconnue par la France par le passé, et que aucune objection sérieuse ne peut etre faite aux arrangements anglo-italiens du 5 mai dernier.

Silvestrelli attend une décision qu'on a demandé au Gouvernement de l'Inde pour un agent italien à Zeila. Je n'ai pas connaissance de la reprise du projet d'une mission anglaise au Harar 2 .

936

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 271/153. Londra, 23 febbraio 1895 (per. il 27).

Con telegramma in data di ieri 1 V. E. mi partecipa la notizia riferita dal generale Baratieri, dell'esodo d'una frazione degli Habab, favorito dalle autorità egiziane, le quali avrebbero dato risposte evasive alle nostre osservazioni. La preoccupazione principale di V.E. e del governatore era che tale contegno delle autorità di Suakin faccia credere ai dervisci che l'Italia e l'Inghilterra si trovino in disaccordo; dal che ne verrebbe danno ad entrambe.

Il fatto ora avvenuto non è nuovo, né purtroppo anormale, mentre assai attivi sono stati negli anni decorsi i maneggi delle autorità di Suakin per attrarre nell'oasi di Tocar le tribù mussulmane stanziate nell'Eritrea. Le risposte ai nostri reclami

2 Il n. 929 giunse infatti il 24 febbraio. 936 1 Cfr. n. 931.

furono sempre evasive, e se talvolta (estate 1892) il generale Barati eri fu costretto a proibire colla forza l'emigrazione, ne vennero reclami persino dall'ambasciata britannica a Roma, col pretesto che si trattava di Az Sciaraf, e che il territorio d'origine degli Az Sciaraf era situato a nord di ras Kasar. Se non che il pessimo ricordo della dominazione egiziana, che dura ancora fra le tribù Agazi e Bedgià dell'Eritrea, la protezione effettiva da loro trovata nei nostri territori, e la salda organizzazione del Governo di Massaua resero insignificanti sinora tali conati di spopolare le regioni del Gasc e del Barca. Sarebbe però una grossa illusione di contare sulla cooperazione degli egiziani in simili casi, e le autorità di Massaua faranno cosa savia a seguitare a cercar da sole i rimedi opportuni. È purtroppo tradizionale la gelosia colla quale gli egiziani guardano i progressi che facciamo nell'Eritrea, ed in altri rapporti mi sono sforzato a mostrare a V.E. che nella fase attuale della politica del Gabinetto Rosebery possiamo fare assai limitato assegnamento anche sull'appoggio dell'Inghilterra nelle cose africane.

La preoccupazione sopra riferita, dimostrata da V.E. e dal generale Baratieri, porta tuttavia la questione sopra un terreno assai superiore ed elevato; e le nostre osservazioni in tal senso non potranno a meno di richiamare tutta l'attenzione del Governo di Londra. Io mi propongo perciò di parlarne mercoledì pross1mo con lord Kimberley al suo ricevimento settimanale 2•

935 1 Cfr. n. 934.

937

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 360. Parigi. 24 febbraio 1895, ore 15,17 (per. ore 17,40).

Hanotaux mi ha domandato, a titolo di schiarimento informativo, i motivi del decreto espulsione emanato dal governatore della Eritrea contro i lazzaristi francesi. Il rumore fatto dalla stampa in proposito gli faceva desiderare tale informazione. Risposi che l'ambasciata li ignorava; che governatore doveva procedere con i criterì e poteri che sono inerenti al comando militare in tempo di guerra; e feci sentire che l'ordine religioso non poteva avere carattere nazionale francese, ciò che Hanotaux non ha contestato, osservando soltanto che i lazzaristi erano in grande maggioranza francesi, e che ciò spiegava l'interesse che si prendeva qui di essi. Le domande di questo ministro degli affari esteri, già riferite dal Gallina 1'8 corrente 1 , hanno carattere amichevole e non presero nemmeno lontanamente forma di reclamo. Sarei d'avviso che io dovessi essere autorizzato a esporre verbalmente i fatti che motivarono la decretata espulsione 2 .

mi disse autorità Suakin faranno possibile per farli ritornare». 937 1 Si fa riferimento in realtà ad un rapporto del 9 febbraio, non pubblicato.

Cfr. n. 952. '

936 2 Con T. 382 del 27 febbraio Silvestrelli comunicò: «Circa esodo Habab, sottosegretario di stato

938

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. RISERVATO PERSONALE 151. Roma, 24 febbraio 1895, ore 19,30.

Finché rimangono incerte destinazione agente italiano a Zeila e pubblicazione della dichiarazione riservata del 5 maggio 1 , noi non possiamo recare alcun giudizio sull'attuale opportunità di una missione inglese ali'Harar 2 .

939

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 366. Cairo, 25 febbraio 1895, ore 19,25 (per. ore 21,50).

Lord Cromer mi disse che, avendo conferito oggi col khedivè, il quale ha rinunziato cambiare Gabinetto, situazione può considerarsi pel momento come rischiarata.

940

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 168. Londra, 25 febbraio 1895, ore 10,07 (per. ore 12,25).

Lettera Hatzfeldt 1 spedita in originale a V.E. giustifica mie buone speranze soluzione questione agente italiano Zeila. Occorre tuttavia qualche giorno ancora di pazienza; e se generale Ferrero non deve trattare tale questione, sarebbe opportuno differire qualche giorno suo arrivo 2 . Quanto a dichiarazione riservata cinque maggio, ho motivo ritenere sarà presentata quanto prima Parlamento britannico.

2 Per la risposta cfr. n. 941. 940 1 Cfr. n. 929, nota 2.

2 Per la risposta cfr. n. 943.

938 1 Cfr. n. 264.

941

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 363. Londra, 25 febbraio 1895, ore 10,07 (per. ore 12,10).

Mi credetti autorizzato dispaccio di V.E. in data del 16 gennaio e telegramma di V.E. in data 21 gennaio 1 dire Kimberley avremmo veduto con piacere invio missione inglese Harar2 , ma le mie parole presumevano implicitamente soluzione questione agente italiano Zeila. È facilissimo perciò, quando V.E. lo voglia, di fare qualsiasi riserva.

942

IL REGGENTE IL CONSOLATO AD ADEN, BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 167. Aden, 25 febbraio 1895, ore 11,10 (per. ore 22,35).

Felter -Harar 11 febbraio -mi ha incaricato trasmettere all'E.V. seguente telegramma: «Makonnen sembra finora animato da ottimi sentimenti verso l'Italia. La fermezza del nostro contegno potrà mantenervelo. Qualunque atto di debolezza ce lo alienerebbe».

943

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 289. Roma, 25 febbraio 1895, ore 17.

Generale Ferrero non giungerà a Londra prima di giovedì 1• Potrà differire visita Foreign Office sino a sabato. Ella anche dopo suo arrivo potrà concludere personalmente per Zeila.

2 Risponde al n. 938. 943 1 Risponde al n. 940.

941 1 Cfr. nn. 847 e 859.

944

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE S.N. Madrid, 25 febbraio 1895 (per. il 6 marzo).

Prego decifrare ella stessa. Credo mio dovere dare avviso che quest'ambasciatore d'Austria ha ricevuto comunicazione di un rapporto in cui il barone de Bruck riferisce come il signor Biilow faccia il possibile per influenzare V.E. contro l'accordo con la Spagna 1• Secondo Drummond Wolff anche Kimberley si mostra abbastanza freddo a quel riguardo, non essendo egli troppo fautore di stipulazioni segrete.

945

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI

T. 297. Roma, 26 febbraio 1895, ore 19,20.

Appena ella avrà ricevuto il promemoria del 20 febbraio relativo all'Barar 1 lo comunichi al Foreign Office esprimendo il desiderio che venga compreso nel prossimo relativo Blue Book2.

946

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, LANZA, A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SIL VESTRELLI

D. 1. Roma, 26 febbraio 1895.

*L'ambasciatore d'Italia a Madrid c'informa 2 che quel Gabinetto ritiene inutile, dopo la presa di Tombuctu, occuparsi del fatto che le oasi dell'hinterland

2 Per la risposta di Silvestrelli cfr. n. 951. 946 1 Il dispaccio fu inviato a Londra col n. 7089/83, a Vienna col n. 7090/161 e a Berlino col n. 7091/62.

2 Cfr. n. 923.

marocchino nel Sahara siano abbandonate alla Francia. Riferisce inoltre che, secondo il signor Groizard, la Francia non consentendo ad avere a Fez un semplice agente commerciale, come l'Inghilterra, ma insistendo per fare riconoscere in Fez un console col pieno esercizio anche di protezioni politiche, la Spagna non può, in tale questione, separarsi dalla Francia, né rinunziare a prendere una eguale posizione.*

Fin dal 23 novembre u.s. 3 segnalavo al r. ambasciatore a Madrid la necessità per noi, di fronte a simili mancanze alla solidarietà affermata in massima tra Spagna e Italia, di non prendere ormai consiglio se non dai nostri speciali interessi nelle nostre relazioni con la Spagna; e l'ambasciatore d'Inghilterra a Roma avendomi domandato confidenzialmente informazioni sul senso del linguaggio tenuto in conseguenza dal r. ambasciatore a Madrid, gli ho risposto, pur confidenzialmente, nel modo che risulta dal pro-memoria qui unito in copia 4 .

Il contegno del Gabinetto britannico nel frattempo non si è mutato; anzi *il Gabinetto di Madrid giustifica il persistente suo contegno allegando l'indifferenza, se non la condiscendenza, della Inghilterra e delle Potenze centrali verso la politica francese al Marocco, alla quale perciò non rimarrebbe alla Spagna che di conformarsi. *

Ad ogni buon fine ritengo opportuno che V.E. (V.S.) prenda accurata notizia di tale situazione, e mi dia il suo autorevole giudizio in proposito 5•

944 1 Per la risposta cfr. n. 965. 945 1 Cfr. n. 928, nota 6.

947

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 383. Parigi, 27 febbraio 1895, ore 20,20. 1.

Comunicai oggi, giorno di ricevimento, al ministero la memoria relativa Harar 2• Dissi ad Hanotaux che, quando ne avrà presa notizia, io ero preparato parlare con lui di questo soggetto; intanto era mestieri che da me gli si indicasse lo scopo della comunicazione, la quale è destinata a mettere in sodo il fatto delle trattative seguitesi fra l'Italia e la Francia, e la conclusione alla quale erano pervenute quando furono sospese o interrotte. Il mio Governo era disposto a con

4 Cfr. n. 704.

5 Allegato alla minuta del dispaccio è il seguente appunto: «Di questo dispaccio fu comunicato un estratto (la parte segnata in matita azzurra) a Bruck e a Biilow 28 febbraio 1895». La parte segnata è quella qui posta fra asterischi. 947 1 Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

2 Cfr. n. 928, nota 6. Istruzioni in tal senso erano state date a Tornielli con T. 296 del 26 febbraio, non pubblicato.

siderare come conchiusi gli accordi sulla base della proposta presentatagli a Roma da Billot. Hanotaux mi rispose che avrebbe preso in esame memoria e avrebbe esaminato incartamento delle trattative passate. Egli fece osservare che l'opinione pubblica sovreccitata negli ultimi tempi, ora tende a calmarsi e quando il silenzio si sarà fatto la situazione sarà più favorevole alla buona riuscita dei negoziati nei quali egli è disposto a portare la miglior disposizione per conciliare tutti gli interessi. Replicando, notai con insistenza che la comunicazione non tendeva precisamente a ripigliare in questo momento il negoziato interrotto nel 91, ma bensì a mettere in sodo i fatti e ciò che ne risultava, e che ciò era necessario che da noi si facesse in uno spirito amichevole, appunto perché potrebbe darsi il caso in cui a V.E. occorresse di far noto pubblicamente ciò che nelle passate trattative con la Francia era occorso. Comunicherò le altre copie della memoria agli ambasciatori secondo le istruzioni impartitemi 3 . Alla domanda di Hanotaux, se avessi ricevuto alcuna cosa circa lazzaristi Eritrea risposi che aspetto una comunicazione a tale riguardo 4 io sapeva però che il mio Governo non è disposto a tener il francese responsabile dei maneggi di emissari laici od ecclesiastici, che ultimamente crearonci imbarazzi in Etiopia 5 .

946 3 Cfr. n. 692.

948

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE 291/124. Berlino, 27 febbraio 1895 (per. il 2 marzo).

Il mutato linguaggio di parte della stampa francese verso la Germania, la recente deliberazione della «Société nationale des Beaux Arts» di prender parte quest'anno all'Esposizione di belle arti di Berlino, e più di tutto l'accettazione del Governo francese di farsi rappresentare da parte della flotta alla prossima solenne apertura del canale fra il Mar Baltico e il Mare del Nord, sono fatti tanto importanti da far sorgere spontanea la domanda: sono essi veramente solo dovuti ai varii atti di cavalleresca cortesia compiuti da S.M. l'Imperatore in occasione della morte di Carnot, della morte di Canrobert, e recentemente in occasione dei timori sulla sorte della «Gascogne»? Ed è questa domanda ch'io rivolgeva ieri al barone Marschall quando mi annunziava il promesso intervento della flotta francese alle feste di Kiel. Invece di limitarsi a poche parole come suoi fare, ora che è tanto occupato dalle questioni interne, il segretario di Stato al Dipartimento degli esteri accogliendo di

4 Cfr. n. 952.

5 Non si pubblica il R. riservato 3761171, pari data, che ripete più estesamente il contenuto di questo telegramma.

buon grado l'occasione ch'io gli forniva, si compiacque rispondere abbastanza diffusamente a questa mia domanda e alle varie osservazioni che nel corso della conversazione mi vennero sulle labbra. Ecco in riassunto le sue parole:

«Gli atti di cortesia di S.M. l'Imperatore furono da noi, che pur siamo chiamati i suoi consiglieri, ma al cui consiglio egli non sempre ricorre, trovati eccessivi; bisogna però convenire ch'egli ebbe, come al solito, una felice ispirazione ed un intuito speciale dell'effetto che quegli atti avrebbero prodotto.

Egli fu solo guidato dal suo istinto cavalleresco e dall'idea di dimostrare che egli, che la Germania non nutre sentimenti di odio verso la Francia e desidera vivere in pace con essa. L'effetto fu superiore all'aspettativa, ché le sue cortesie toccarono una corda sensibile della Francia e permisero a chi colà ancora ragiona di riconoscere, senza farsi dichiarare traditore della patria, che l'idea della revanche aveva acciecato i francesi al punto di farli dimentichi di altri loro vitali interessi. Non bisogna nell'attuale atteggiamento della Francia vedere un ritorno a sentimenti amichevoli verso la Germania, bensì un riflesso delle disillusioni subite dalla politica dell'Inghilterra. Per l'idea della revanche hanno i francesi dato l'Egitto in mano agli inglesi, e non avrebbero osato intraprendere la spedizione di Madagascar se le stesse idee continuassero a prevalere. Comunque sia, noi vediamo di buon grado l'evoluzione che sembra volersi compiere nell'attitudine della Francia verso la Germania, se essa avrà per risultato di far sempre più passare in seconda linea le aspirazioni verso l'Alsazia-Lorena e allontanare il pericolo della guerra; non abbiamo però fatto nulla che possa incoraggiar la Francia e farle credere mutata la nostra politica generale. Colla Francia abbiamo proceduto d'accordo in una sola grossa questione, quella del trattato anglo-belga dell'anno scorso, e tranne che in cose affatto secondarie come quelle dei creditori della Grecia, non ci fu mai alcun scambio d'idee su questioni di politica europea, né abbiamo intenzione di mutare condotta».

Presi atto delle dichiarazioni fattemi dal barone Marschall, esprimendo la speranza che come verso la Germania, voglia la Francia rinsavire verso l'Italia e comprendere che non le siamo nemici. Purtroppo però non vedo quel giorno vicino, se non sorge qualche fatto inaspettato, o non influisce sui sentimenti della Francia, giacché trattasi di sentimenti, la piega che prenderanno le sue relazioni colla Germania.

Poco tempo fa toccavo Io stesso argomento in una conversazione con S.M. l'Imperatore mentre con lui stavo ammirando i progressi fatti dai suoi ufficiali nel ballare il «minuetto», da Sua Maestà introdotto fra le danze della Corte! «Vedo -dissi -che la stampa francese fa gli occhi dolci a Vostra Maestà». «Già, già, -rispose il sovrano-quei signori ... hanno paura, e dicono che se l'imperatore di Germania è diventato cortese verso di loro, è segno che trama qualche cosa e bisogna accarezzarlo». Ma dopo questa boutade, Sua Maestà parlando seriamente mi espresse la sua convinzione che il regime attuale della Francia non possa durare, che tutto fa temere prossimo lo scoppio di una crisi. «Se questa condurrà Rochefort alla presidenza della Repubblica, tanto meglio; allora son certo che avrò con me tutti i Governi monarchici d'Europa, e sapremo tenere in freno la Francia; ma se avviene una dittatura militare, una restaurazione monarchica, non voglio si possa accusarmi di ostilità verso la Francia e dar pretesto ad altre Potenze (sempre la Russia!), di unirsi ad essa contro di noi».

947 3 Con D. del 21 febbraio, non pubblicato.

949

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 377/172. Parigi, 27 febbraio 1895 (per. il 2 marzo).

Ringrazio V.E. per gli schiarimenti favoritimi circa la condizione in cui negli ultimi tempi si sono trovate le relazioni nostre con la Francia e per le istruzioni contenute nel dispaccio del 20 corrente 1 consegnatomi ieri, dal signor generale Ferrero. Mentre mi corre l'obbligo di assicurare V.E. che avrò presenti ognora le direzioni che emergono dalla fattami comunicazione e dalle carte alla medesima allegate, mi trovo oggi nel caso di dovere spiegare le ragioni che mi indussero, nel colloquio che ebbi con il signor Hanotaux per presentargli il memoriale relativo allo Harar, a mantenermi strettamente sul terreno che l'indole di quel documento ed il contenuto del dispaccio del 21 corrente 2 che l'accompagnava, mi suggerivano.

V.E. nel primo dei precitati dispacci mi autorizza fin d'ora a dichiarare che qualora la Francia voglia procedere alla firma degli accordi già stabiliti nel 1891 per la rispettiva delimitazione africana, il Governo di Sua Maestà è pronto ad acconsentirvi senz'altro. Mi parve che sarebbe stato prematuro e forse anche incauto il valermi fin d'ora di così larga facoltà. Preferii precisare lo scopo della comunicazione del promemoria nel senso che esso mira soltanto a mettere in sodo lo stato delle cose così come questo è risulta t o dalle trattative del 1891 e dalle susseguenti circostanze di fatto. Non avrei voluto, lasciando intendere troppo presto la nostra disposizione a conchiudere una vera e propria stipulazione, imbattermi in un precipitoso rifiuto da parte del signor Hanotaux, appoggiato da considerazioni di un ordine che per certo non si può ammettere. Parmi possa invece giovare all'intento che il R. Governo si prefigge, il lasciare che questo signor ministro per gli affari esteri, a mente riposata, rifletta sovra ciò che vi ha di anormale nello far entrare, nel regolamento degli interessi africani, considerazioni di un ordine politico generale europeo. Sta in fatto che il Gabinetto di Parigi, male ispirandosi ai propri interessi particolari i più meschini ed al desiderio forse anche di non suscitare contro di sé malsane opposizioni nella Camera e nella stampa, ha perduto di vista, nelle relazioni con l'Italia e principalmente in Africa, la direzione dalla quale non può dipartirsi la politica internazionale di una Grande Potenza. Perché esso ritragga il passo dal male scelto cammino, bisogna, a parer mio, procedere cauti nel metterlo nell'occasione di ripetere sconsigliate dichiarazioni. Con la pratica verbale da me oggi iniziata presso il signor Hanotaux, io non l'ho messo al cimento di dichiarare se egli ritenga il Gabinetto di cui fa parte in grado di affrontare lo schiamazzo di coloro che protesterebbero in Francia contro la sottoscrizione di una stipulazione con l'Italia. Ciò che io gli ho offerto è il mezzo di dichiarare lealmente all'Italia che nella posizione reciproca di questa con la Francia, creata dai contatti in Africa, non si

nasconde alcun prestabilito disegno di nuocerei e che sulla base delle ultime proposizioni francesi, accettabili come concluse dalle due parti, può formarsi un'intesa che allontana ogni pericolo di malintesi fra di loro.

Si vedrà dall'accoglienza che al promemoria sarà fatta dal signor Hanotaux, ciò che si potrà seriamente presagire per un avvenire prossimo. Un Governo che troppo teme i contrasti e le influenze della opinione estremamente mobile di questo Paese, non può avere molta stabilità di concetti direttivi ed, in vista anche di questa considerazione, ritengo corrisponda agli interessi nostri il condurmi in guisa da evitare possibilmente di pregiudicare in maggiore misura l'avvenire.

949 1 Cfr. n. 928. 2 Non pubblicato.

950

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, RIVA, AL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, MAISSA

L. PERSONALE. Sofia, 27 febbraio 1895 (per. il 5 marzo).

Grazie della lettera cifrata del 21 corrente 1• Credo necessario osservare che: l'Austria osteggiando il Gabinetto bulgaro attuale che si appoggia sugli elementi russofili continua a fare politica anti-russa, benché nel fondo la sua condotta produca effetto contrario per l'antipatia che si viene creando. Controprova di quella politica mi sembrano gli sforzi, finora infruttuosi, del mio collega per calmare lo sdegno mortale del principe Ferdinando verso Stambuloff. Per conto mio seguo una linea di condotta che mi tenga bene con tutti. Circa la riconciliazione colla Russia mi attenni fin dal principio, nei miei discorsi, al consiglio del governatore spagnuolo di Manzoni al suo cocchiere: «Avanti se potete, ma con giudizio».

951

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, SILVESTRELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 395. Londra, 1° marzo 1895, ore 17,09 (per. ore 20).

Ho consegnato sottosegretario di Stato per gli affari esteri promemoria Harar esprimendo desiderio venisse incluso prossimo Blue Book 1• Sottosegretario di Stato mi ha detto ne riferirebbe Kimberley.

950 1 Cfr. n. 930. 951 1 Risponde al n. 945.

952

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

D. 7536/112. Roma, 1° marzo 1895.

Dal telegramma del 27 febbraio u.s. 1 scorgo come siano stati egregiamente interpretati da V.E. gl'intendimenti da cui il Governo del re è stato mosso nel riassumere in un promemoria i rapporti e definire la rispettiva posizione dell'Italia e della Francia nell'Africa orientale, e nèll'autorizzare l'E.V. a dare di quel promemoria comunicazione al Governo della Repubblica 2 .

La questione è, così, posta nettamente, né può prestarsi ad equivoci.

Del pari approvo il modo con cui V.E. ha risposto al signor Hanotaux circa all'espulsione dei lazzaristi dall'Eritrea. In proposito le unisco altro pro-memoria 1 che ella potrà pure comunicare a codesto Governo, facendo ove occorra comprendere che anche questo siamo disposti a rendere di pubblica ragione.

La politica del Governo del re in tutta questa questione è sempre stata ed è così leale, e si fonda tanto, più ancora che sugli interessi italiani, sul diritto internazionale, che noi non abbiamo nulla da aggiungere. Non non intendiamo quindi aprire negoziati, come anche l'E.V. ha fatto comprendere al signor Hanotaux, tanto più che il linguaggio tenuto dal signor Hanotaux alla Camera sulla questione dell'Harar, ponendo in questione, per quanto indirettamente, i diritti nostri, già dalla Francia esplicitamente riconosciuti, ce ne toglierebbe in ogni modo l'opportunità.

A noi non rimane che di vedere se oggi il Governo francese intende fare onore alle proposte del 1891, che siamo disposti a considerare come da noi già accettate, per spirito di conciliazione, e in caso diverso, far giudici, per ogni buon fine, le altre Potenze, dei veri termini della vertenza.

953

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

D. CIFRATO PERSONALE 7949/52 1 . Roma, 1° marzo 1895.

Ho avuto occasione d'intrattenermi oggi col barone di Bruck delle informazioni reca temi dai rapporti di V.E. del 6 e 14 febbraio nn. 49 e 62 2•

2 Cfr. n. 928.

3 Dello stesso 1° marzo, non pubblicato. 953 1 Probabilmente il documento fu protocollato e spedito più tardi del 1° marzo, come risulta dal fatto che il n. 956 ha come protocollo 7724.

Cfr. nn. 904 e 916.

Io dissi in sostanza al barone di Bruck che sarebbe ammissibile da parte dei ministri spagnuoli il negar l'esistenza di accordi coll'Italia, se affermassero essere inutili stante la conformità d'interessi e di politica dei due Governi. Ma quei ministri non affermano ciò ed attuano una politica contraria. Ci rimarrebbe a consentire, per deferenza verso la regina, di limitare gli accordi alla pura affermazione degli scopi di pace, se la Spagna non persistesse a rinnegare, come Pietro ad ogni cantar del gallo, perfino l'esistenza di qualsiasi accordo coll'Italia. Ma poiché ad una politica contraria a quella dello statu quo, oramai rovinato in Africa, la Spagna aggiunge l'aperta rinnegazione di ogni accordo tra i due Stati, il rinnovamento puro e semplice degli impegni esistenti non solo sarebbe un inganno, ma non potrebbe avere per effetto che di confortar la Spagna nelle sue tendenze ad allontanarsi sempre più dalla Triplice Alleanza, tendenze cui è costantemente sollecitata di aggiungersi l'Italia.

Osservai al barone di Bruck che tale questione assume oramai una portata d'ordine più generale, anche astrazione fatta dalla circostanza che simili patti sembrano oramai avere per effetto di eccitare l'ostilità francese contro l'Italia sola, e di dar mezzo alla Francia d'ottenere dagli stessi alleati pegni e compensi a detrimento per l'appunto degli interessi italiani. In questo momento in cui la nomina del conte Lobanoff riavvicina la politica russa a quella delle Potenze centrali, è venuta per gli alleati l'opportunità di riflettere seriamente sulla loro indifferenza, o per dir meglio, acquiescenza alla politica imperiale della Francia in Africa; conseguenze che non possono essere, a lungo andare, se non di confermare a Londra, a Madrid ed a Roma che, l'Africa essendo abbandonata alla Francia, è colla Francia sola che i rispettivi Governi possono intendersi per i loro interessi africani; e di spingere così tutto l'Occidente dell'Europa ad unirsi in nuove combinazioni politiche, ispirate alle tendenze di una parte delle opinioni popolari, in presenza di un principio di ricostituzione del Kaiserhund delle tre Potenze del nord.

Noi abbiamo col nostro contegno evitato di suscitare qualsiasi ostacolo al riavvicinamento della Russia alla Triplice Alleanza per scopi di pace, ed il barone di Bruck, interrompendomi, me ne rese testimonianza. Ma, aggiunsi io, è tanto più necessario che gli alleati cessino di prestare alla Francia in Africa, contro gl'interessi italiani, quel tacito appoggio che per l'appunto giova quale pretesto alla Spagna per scostarsi sempre più dal nostro gruppo. La pubblica opinione italiana accuserebbe un giorno il Governo per avere colla sua fedeltà alla alleanza consentito che l'influenza italiana fosse non solo esclusa dall'Oriente ove gli ultimi riparti di provincie ottomane tra le altre Potenze hanno rotto il concerto europeo, che solo guarentiva i diritti delle popolazioni cristiane e gl'interessi italiani, ma venisse perfino lasciata isolata nell'Africa, di fronte sia a violazioni dell'Atto di Berlino nella questione deli'Harar, sia ad imprese contrarie all'indipendenza ed all'integrità del Marocco; sacrificandosi così dagli alleati stessi anche la possibilità di accordi pratici fra l'Italia e l'Inghilterra.

Di quanto precede ella può intrattenersi confidenzialmente col suo collega d'Austria-Ungheria.

952 1 Cfr. n. 947.

954

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 323 1 . Roma, 2 marzo 1895, ore 19,10.

Dovunque i nostri s'incontrino cogl'inglesi confido che non trascureranno nulla per stabilire cooperazione e solidarietà 2 .

955

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 411. Massaua, 2 marzo 1895, ore 19,50 (per. ore 23,10).

Ras Mangascià dal Gheralta andò ad Haussen con circa 2000 fucili. Agos Tafari sempre Agamè. Ieri giunto Blata Garenchiel, uomo fiducia ras Mangascià con lettere ras per Sua Maestà e me. Dichiara inimicizia essere opera di Satana, dice desiderare pace per loro, Sua Maestà giudice nella questione. Risposi io pure amare pace, deplorare versamento sangue cristiano; ma non poter trattare se prima ras Mangascià non congeda truppe raccolte con chitet, e con solita scorta si porti ad Adua od altra località opportuna. Allora nostro incaricato potrà trattare condizioni pace. *Persico giunto Assab; Anfari manderà Massaua suo figlio per ossequio. Missione russa ebbe buona accoglienza clero sottoposto, fredda da ras Makonnen. Russi e francesi vi spargono notizie nostre sconfitte, cessione Obock alla Russia. Ras Makonnen scrisse Menelik dicendo sperare sia estraneo tradimento ras Mangascià, invitandolo giustificarsi con me. Ras Makonnen mi scrive deplorando accaduto offrendosi mediatore pace. Cassala è tranquilla. Domani vi giungerà linea telegrafica. Feriti rimasti in cura 53, tutti via guarigione.*

956

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

D. 7724/67. Roma, 2 marzo 1895.

In un colloquio confidenziale che ho avuto con l'ambascitore di Germania gli ho detto che benché la Francia ci ponesse il casus foederis per rifiutarsi alle intelli

2 Questo telegramma fu comunicato alle rappresentanze a Londra e in Egitto con T. 324, pari data. 955 1 Ed. in LV 92, pp. 33-34 e. con l'omissione del passo fra asterischi, in L V 87. p. l 05 e in LV 91, p. 13.

genze cui eravamo pronti m base alla vera situazione di diritto e di fatto nelle questioni pendenti tra esse e l'Italia, io non volevo invitare gli alleati a seguir la Francia sul terreno del casus foederis stesso. Non era dunque come alleato, bensì come firmatario dell'Atto di Berlino che il Governo germanico ci sembrava chiamato dalle ultime dichiarazioni deii'Hanotaux al Parlamento ad esprimere un suo autorevole apprezzamento sulla quistione di diritto africano, anzi europeo, sollevata dalla Francia a proposito dell'Barar, quistione che stimavo essere stata elucidata dalla memoria di questo ministero del 20 febbraio scorso 1 .

954 1 Minuta autografa.

957

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CONFIDENZIALE: 316/133. Berlino, 3 marzo 1895 (per. il 7).

Al suo ritorno da Vienna S.M. l'Imperatore mi onorò d'una sua visita personale per esprimermi, come disse, la sua soddisfazione di aver potuto stringere la mano a S.A.R. il Duca d'Aosta in occasione dei funerali dell'arciduca Alberto. La visita durò a lungo e Sua Maestà parlò un po' di tutto: della Francia, verso la quale egli sarà «polijusqu'aux extremes limites, sauf à l'étrangler quand l'occasion viendra»; della Spagna ch'egli disprezza e con cui non vuol più aver che fare finché non venga a resipiscenza nelle questioni commerciali; della Russia, ove Sua Maestà teme diventi troppo grande l'influenza dell'imperatrice madre, inspirata a sua volta, e non certo in senso favorevole alla Germania, dalla Corte di Danimarca; dell'Inghilterra sul cui Governo attuale non si può fare alcun assegnamento; dell'Austria finalmente o ve gli duole veder l'imperatore sì isolato dopo la morte dell'arciduca Alberto, mentre tutti gli altri arciduchi sono o troppo giovani o persone di nessun conto.

Fermandosi specialmente a discorrere dell'Austria, della sua impolitica condotta nell'Istria ecc. Sua Maestà mi disse aver trovato il conte Kalnoky meno inquieto per le nostre relazioni colla Francia, ma pur sempre alquanto preoccupato che noi possiamo considerare la Triplice Alleanza non sufficientemente vantaggiosa per noi sol perché non ci dà subito in piena pace il mezzo di giungere alla realizzazione dei nostri desiderii, delle nostre aspirazioni sui territorii del nord-africano e altri. Sua Maestà avendo soggiunto: «Aspettate, lasciate che venga l'occasione e avrete tutto quel che volete», mi affrettai, non volendo per avventura che le parole del Kalnoky lasciassero qualche cattiva impressione sull'animo del mio augusto interlocutore, ad osservare che Sua Maestà e il suo Governo conoscevano troppo bene la nostra politica, l'attitudine presa dall'attuale Gabinetto verso l'Inghilterra nelle cose d'Africa, il nostro desiderio di farci veramente il tratto d'unione fra l'Inghilterra e le Potenze della Triplice Alleanza, per dubitare

che noi vogliamo con intempestivi conati suscitar complicazioni, che anzi facciamo sacrifizii per evitarli. Soggiunsi che siamo sempre stati e siamo consci dei nostri doveri e dei nostri diritti, che ci premeva anzitutto lo statu quo nel Mediterraneo minacciato dalla Francia, e non sapevo spiegarmi le preoccupazioni del conte Kalnoky. Se ci allarmiamo dei continui tentativi della Francia per estendersi in Africa, questi allarmi non sono infondati, chè quei tentativi, non mai ostacolati, potrebbero un giorno condurre ad uno stato di fatti compiuti -e citai il porto di Biserta -cui la guerra sola che vogliamo tutti scongiurare, potrebbe riparare. Sua Maestà che mi sembra persuasa di queste cose, apprezza la nostra politica verso l'Inghilterra, è sempre disposta ad appoggiarla, e fa voti perché sotto i successori di Rosebery e Kimberley, i quali non possono tardare molto a venire al potere, essa trovi quella favorevole accoglienza e quella cooperazione che finora abbiamo indarno cercato. Del resto voglio credere che le parole dette dal conte Kalnoky non avessero veramente la portata che Sua Maestà vi ha dato e fossero piuttosto una ripetizione di quelle dirette al conte Nigra e da questi riferite a V.E. nel suo rapporto del l O gennaio 1 , di cui ebbi recente comunicazione. Ho stimato però mio dovere farne cenno a V.E. in via affatto confidenziale, come confidenziale fu la conversazione avuta con S.M. l'Imperatore.

956 1 Cfr. n. 928. nota 6.

958

IL SENATORE VISCONTI VENOSTA ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Milano, 3 marzo 1895.

Ho ricevuvuto il vostro articolo jeri l'altro e oggi mi giungerà il numero della Nuova Antologia che lo contiene. Avrei desiderato che vi fosse stato possibile di trovare una forma per dire che la missione di Vimercati a Metz era stata un fatto del re, all'infuori del Ministero. In verità, se Vimercati ha portato a Metz il progetto di trattato austriaco (il che ho imparato dal vostro scritto), non si comprende come il Governo italiano abbia mandato Vimercati a Metz per proporre un trattato che esso non aveva accettato, quando il conte Vitzthurri glielo presentò a Firenze 1 .

Vi domandate quale impressione produrrà in Francia questo capitolo di storia? Vi si vedrà innanzi tutto, benignamente, un tentativo indiretto contro la luna di miele colla Russia. Voi sapete come sia poco rimunerato dalla gratitudine umana il parlare a un innamorato, anche colle migliori intenzioni, del passato della sua bella. E poi, in Francia s'è fatta una raccolta di griefs contro di noi. Uno avulso non deficit alter. Quello più recente della Triplice Alleanza non è retrospettivo e basta a tenere il posto degli antichi. Desidero assai che tra noi e la Francia si stabiliscano

958 1 Sulla questione cfr. i documenti ed. in Serie I, vol. XI.

delle relazioni meno malaticce, meno turbate da continui incidenti, più eque e avviate a un migliore avvenire. Ma non potrà essere che l'opera di un lavoro calmo e previdente, in cui i ricordi del passato non avranno parte. Pei francesi, e per molti altri, a dir vero, è più facile dimenticare che ricredersi. Voi credete che altrove l'impressione sarà buona. Anche in Germania? Perché i difetti latini noi li conosciamo, ma anche i non latini hanno quello di non voler rendersi conto delle circostanze speciali in cui gli altri potevano trovarsi, e di non ammettere quello che non era e non è nel filo preciso delle loro opinioni o dei loro interessi 2 .

957 1 Cfr. n. 831.

959

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI 1

Roma, 4 marzo 1895, ore 17,35.

Ricevo e leggo ora il suo rapporto del 29 gennaio 3 . Commosso e lieto come italiano, fiducioso come ministro, nuovamente mi felicito con lei e coi valorosi suoi cooperatori, sicuro che così bene affidata la bandiera italiana sarà sempre nell'Eritrea la bandiera della vittoria, come è quella della civiltà.

960

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 621/201. Vienna, 4 marzo 1895 (per. il 7).

Come annunziai per telegrafo a V.E. sin dal 28 febbrajo u.s. 1 , il principe Lobanow, già ambasciatore di Russia in Vienna, fu definitivamente nominato ministro degli affari esteri dell'Impero russo. Questa nomina è accolta, con ragione, dalla stampa e dalla opinione pubblica di questo Paese con segnalata soddisfazione. Essa è considerata come una nuova e seria guarentigia del carattere pacifico della politica estera della Russia. L'Italia deve pure vedere con favore questa nomina, giacché il principe Lobanow, pur essendo un sincero e caldo patriota russo, è co

un articolo polemico del Figaro sui fatti del 1870. 959 1 Ed. in LV 87, p. 106.

2 Trasmesso in chiaro.

3 Ed., con data 25 gennaio, in LV 87, pp. 31-91. Si tratta di una lunga relazione con la quale Baratieri rendeva conto a Blanc delle operazioni militari degli ultimi mesi. 960 1 T. 388, non pubblicato.

nosciuto per uomo temperato e ben lontano dall'avere predilezioni per gli elementi panslavisti del suo Paese. Certamente non converrà che i Governi della Triplice Alleanza nutrano l'illusione che il principe Lobanow rinunzierà alla situazione eccezionalmente vantaggiosa che procura alla Russia l'infeudazione della Francia alla sua politica, ma si può sperare che non abuserà di tale situazione, e che baderà a conservare fuori di pericolo il principio monarchico di cui lo tsar è nel mondo il più rigido rappresentante.

Il principe Lobanow deve lasciar Vienna per Pietroburgo il 7 corrente 2 .

958 2 Non si pubblica una lunga lettera che Visconti Venosta scrisse a Nigra il 25 marzo a proposito di

961

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 432. Berlino, 5 marzo 1895, ore 18,07 (per. ore 18,40).

Barone Marschall mi ha promesso darmi in settimana suo apprezzamento questione Harar di cui memoria di codesto ministero venti febbraio 1 . Mi ha promesso eziandio prendere seria considerazione politica Spagna Marocco, sulla quale ho vivamente richiamato sua attenzione, riservandosi riparlarmene.

962

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 661/217. Vienna, 5 marzo 1895 (per. i/13).

Ho letto con attenzione il dispaccio di V.E. del 26 febbraio scorso 1 , pervenutomi il 3 corrente, relativo alla politica della Spagna al Marocco nonché il promemoria che vi era annesso.

V.E. mi fa l'onore di chiedere il mio avviso circa la situazione quale risulta dagli ultimi scambi d'idee del R. Governo col Gabinetto di Madrid.

a Lobanov: «Di spirito aperto e gioviale, affabilissimo di modi, d'un'intelligenza pronta e vivace, d'apparenza straordinariamente giovane, egli ha saputo conquistarsi ovunque le universali simpatie. Vogliono taluni che con questa scelta si avvierà un avvicinamento della Russia alle Potenze del gruppo centrale, e non hanno forse torto, però non bisogna farsi soverchie illusioni al riguardo, giacché, seppure l'ipotesi sino ad un certo punto si avverasse, il principe Lobanoff, che conosce a fondo le correnti e gli interessi della Russia attuale non abbandonerà quell'aurea via di mezzo, sulla quale lo ha, con tanto successo per la situazione internazionale della Russia, preceduto il suo illustre predecessore». 961 1 Cfr. n. 928, nota 6. 962 1 Cfr. n. 946.

In esecuzione di questo suo desiderio, mi pregio di sottometterle le osservazioni seguenti.

Stimo inutile il chiedere ciò che non si può ottenere. Il Gabinetto spagnuolo non consentirà mai a dichiarazioni che lo compromettano colla Francia. Esso sa, che in caso di conflitto tra la Spagna e la Francia, non può contare in nessuna guisa né sull'ajuto della Germania, né su quello dell'Austria-Ungheria. Se possa contare su quello dell'Italia senza i suoi alleati, l'E.V. è meglio di me in caso di giudicare. Tentare pressioni sopra un Gabinetto così altamente suscettibile come lo spagnuolo in tali condizioni non considero cosa giovevole. E a questo riguardo non si deve dimenticare quale è in realtà il sentimento intimo del popolo spagnuolo. Esso non nutre simpatia per la Francia, ma non darebbe il suo appoggio a nessun Ministero che si presumesse poterlo condurre a una rottura col potente Paese vicino.

D'accordo colle viste di V.E., io penso che il Governo del re nelle questioni marocchine ha interesse ad agire d'intesa coll'Inghilterra. Questo è il primo punto e il più importante, circa il quale scorgo con soddisfazione che l'E.V. non ha alcuna esitazione. Quindi parrebbe a me che il Governo del re debba continuare nei suoi sforzi per mantenere la condotta del Governo spagnuolo in generale nel cerchio segnato dalla Triplice Alleanza e dall'Inghilterra, senza spingere le cose al di là di quanto la situazione speciale della Spagna possa consentire. Non si può paragonare a questo riguardo la Spagna colla Rumania (noto di passaggio che il paragone a questo riguardo ferì vivamente l'amor proprio spagnuolo), giacché la Rumania, se minacciata, sarebbe difesa dalla Germania e dall'Austria-Ungheria, mentre la Spagna non potrebbe contare su tale protezione. Riguardo alla questione concreta degli impegni che scadono prossimamente, il R. Governo dovrebbe chiedere il loro rinnovamento, il quale si otterrà, se puro e semplice.

Questo programma presenterebbe, fra gli altri, anche il vantaggio di avere l'appoggio del Gabinetto di Vienna, il quale dichiara esser pronto a raccomandarlo al Gabinetto di Madrid, e ad usare a tal riguardo di tutta l'influenza di cui dispone.

Dal promemoria annesso al dispaccio a cui rispondo parrebbe risultare agli occhi di V.E. essere convinzione degli ambasciatori di Germania e d'Austria-Ungheria a Madrid che la Spagna sia ormai caduta nella sfera d'influenza francese. Ho voluto appurare il fondamento di tale induzione e ne interrogai appositamente il conte Kalnoky. Questi mi rispose senza esitazione col darmi l'assicurazione che finché la regina reggente sarà alla testa del Governo della penisola, la Spagna non cadrà mai sotto l'influenza francese. Il conte Kalnoky crede che nell'attribuire al conte Dubsky la convinzione contraria, ci deve essere un errore o un malinteso, giacché questi, nella sua corrispondenza ufficiale e non ufficiale, non si lasciò mai sfuggire una parola che possa dar credito a tale supposizione.

Il procedere d'accordo coll'Inghilterra nelle questioni marocchine, come in ogni altra questione mediterranea, non è certamente una guarentigia assoluta e sempre sicura per la tutela degli interessi italiani, ma ·nella pratica è la migliore che abbiamo. Le Potenze alleate dell'Italia non hanno, secondo la loro confessione, altri interessi sulla costa dell'Africa settentrionale e orientale che quello del libero passaggio dei loro bastimenti (e di questo si tengono sicure finché l'Inghilterra è a Gibilterra e in Aden), e quello, per loro indiretto, dell'Italia, giacché questa in dati casi è ammessa a invocare il casus .foederis presso la Germania. Ora nel caso d'un accordo dell'Inghilterra, della Francia e della Spagna sugli affari del Marocco, è molto dubbio se all'Italia converrebbe l'invocare il casus foederis, giacché l'Inghilterra, benché esclusa in massima dall'oggettivo delle stipulazioni, sarebbe nel fatto implicata in una guerra che fosse intrapresa per distrurre la sua opera; ed è d'altronde lecito il chiedersi se, malgrado la buona volontà del Governo tedesco, l'opinione pubblica in Germania, e si può aggiungere in Europa (fattore oramai indispensabile per la giustificazione d'una grossa guerra europea), permetterebbe al Gabinetto di Berlino di accettare la conseguenza del casus foederis nella fattispecie sopra indicata.

Ma l'E.V. con ragione si astiene dal considerare in questo momento le varie possibilità di tale casus foederis e a me, che non sono in diretta comunicazione col Governo germanico, non spetta di insistere sull'argomento 2 .

960 2 Si pubblica qui un passo del R. 70/31 di Bottaro Costa da Pietroburgo del 2 marzo, relativo

963

IL MINISTRO A PECHINO, BARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 28/24. Pechino, 5 marzo 1895 (per. il 21 aprile).

Se avessi potuto stenografare il secondo colloquio che ho avuto col viceré Li Hung-Chang, quando gli ho restituito la visita, V.E. avrebbe una viva immagine del come qui si trattano gli affari più importanti, dai quali possono dipendere le sorti del Paese, anche da chi passa pel più illustre uomo di Stato, quello senza dubbio più conosciuto in Europa e che è stato più in contatto con europei.

Nei pochi giorni da lui passati in Pechino per vedere l'imperatore ed i rappresentanti delle Grandi Potenze, il viceré ha alloggiato in un tempio per nome Hsien-liang-sso (il «tempio dell'onestà dei sapienti») vicino allo Tsung li Yamen. Fui ricevuto là, col solito cerimoniale, in una sala mezzo cinese, mezzo europea, divisa dal resto dell'appartamento da una tenda per la quale non hanno cessato d'andare e venire, durante il nostro colloquio, persone di servizio ed impiegati subalterni, alcuni dei quali si fermavano per udirei meglio, altri, dalla stanza accanto, sollevavano addirittura la tenda per perdere il meno possibile di quanto si diceva. È questo un tratto caratteristico della vita ufficiale cinese, che spiega come al Giappone si sia così bene informati di tutto ciò che qui si dice e si fa.

Da parte mia, ho ripetuto al viceré quello che gli avevo detto nel primo colloquio, da me riferito a V.E. nel rapporto del 26 febbraio scorso n. 25/21 1• Ho insistito cioè perché egli partisse al più presto, non sottilizzasse sui termini dei suoi pieni poteri e si mostrasse arrendevole alle domande del Giappone. Quando ogni giorno di ritardo permette ai giapponesi di avanzarsi e può avere per la Cina le più gravi conseguenze, sapevo che un primo progetto di pieni poteri pel viceré era

8923/98 (posiz. Triplice Alleanza) [cfr. n. 972], e al generale Lanza al quale il dispaccio suddetto fu spedito a sigillo alzato con preghiera di far proseguire». 963 1 Non pubblicato.

stato formulato in guisa che la domanda di trattare sembrasse venire non dalla Cina, ma dal Giappone. Se questa formula passava inosservata, chi sa qual trionfo la diplomzia cinese avrebbe creduto di riportare!

La serietà che si addice ad una lettera ufficiale, m'impedisce di riferire a V.E. molto di quello che ha detto il viceré. Non posso però esimermi dal menzionare un punto che è stato come il fondo dei suoi discorsi. Dopo avermi fatto l'elogio della nostra marina, e parlato d'alcune delle nostre navi in guisa da far vedere che ne ha sufficiente cognizione, egli mi chiese, in termini chiari e precisi, se l'Italia gli avrebbe venduto la flotta o se almeno gliel'avrebbe ceduta per continuare la guerra.

Una domanda simile, a quanto mi raccontò a Chefoo l'ammiraglio inglese sir E. Fremantle, comandante la squadra della Cina, fu fatta a lui dal viceré in una visita a Tientsin. L'interrogazione che questi ora dirigeva a me, per quanto strana, mi sorprendeva meno dopo un tal precedente. Insistendo egli, chiesi se parlava sul serio o per ischerzo. «Sul serio» egli mi rispose; ma siccome non accennavo a volerlo seguire su questo terreno, egli uscì col domandarmi se l'Italia aveva paura del Giappone. Non ebbi bisogno di rispondere io, l'interprete signor Vitale mi prevenne rispondendo egli che l'Italia non ha paura di nessuno. «Allora quando telegraferete a Roma?» -«Quando avrete conchiuso la pace». Così misi fine a questo singolare colloquio.

Il viceré è partito stamane, non lasciando, a dir vero, né in me, né nei miei colleghi grande speranza che vorrà o saprà concludere la pace. Molto dipenderà però dal Giappone. Ieri ho visto alcune lettere ufficiali pervenute da Tokio al mio collega d'Inghilterra. Vi si parla delle intenzioni concilianti del primo ministro conte Ito, che sarà anche plenipotenziario per le trattative di pace, ma al tempo stesso di un forte partito della guerra che mira ad uno smembramento della Cina fra Giappone, Russia, Francia e Inghilterra.

Il luogo fissato per la riunione dei plenipotenziari è Schimonoseki, alla punta occidentale dell'isola Hondo, in prossimità della Corea.

962 2 Annotazione a margine: «Comunicato al generale Ferrera come annesso al dispaccio 11.3.95 n.

964

IL CAVALIER FELTER AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 4113. Harar, 5 marzo 1895 (per. il 31).

Mi onoro di accusare ricevuta all'E.V. dei seguenti dispacci:

n. -1900/4 7 de Ili 17 gennaio, n. -4179/2 delli 2 febbraio, n. -4923/125 delli 8 detto 1 ,

telegramma in data 12 febbraio, ricevuto pel tramite del r. consolato di Aden 2 .

964 1 Cfr. n. 897. Gli altri dispacci non sono pubblicati. 2 Cfr. n. 913, nota 2.

Le lettere del signor dottore Nerazzini furono sempre da me stesso consegnate a S.E. ras Makonnen.

Anche la lettera dell'E.V., accuratamente tradotta, fu consegnata.

Curai, per quanto mi fu possibile la diffusione della memoria sulla differenza fra le religioni russa ed abissina. Diedi comunicazione a ras Makonnen del telegramma 12 febbraio.

Sollecitai invano le risposte alle lettere consegnate, Makonnen dopo avermele promesse successivamente per due corrieri finì col dichiararmi che attende schiarìmenti dall'imperatore.

Ed io credo di non errare nel supporre che la corrispondenza andò allo Scioa, e che il ras attende la nota da Menelik per rispondere. Ciò sembrerebbe apparentemente in contraddizione col mio telegramma 11 febbraio\ trasmesso per mezzo del r. consolato di Aden, e coi miei precedenti rapporti.

Ma se mi si permette una breve digressione, ne emergerà facilmente la coerenza dei fatti. Ciò che è di prammatica in Europa, nelle relazioni diplomatiche coll'Abissinia non va assolutamente, e, a seconda delle circostanze, può anche riuscire nocivissimo. Le lettere cordiali, le dichiarazioni di amicizia, i regali, gli invii di missioni etc., sono dal naturale presuntuoso abissino, ritenuti quali atti di debolezza, e sono ben lontani dall'inspirare a loro fiducia, e dal far raggiungere a chi li fa, lo scopo al quale tende. Infatti, uno dei momenti nel quale le azioni italiane furono in rialzo, fu quando il conte Antonelli, rotte le sue trattative con Menelik, nel 1891, partiva portando seco tutti i funzionari del Governo. Si videro allora e imperatore e ras Makonnen, fare umilmente i primi passi, e non tornare al loro solito sistema, che quando furono sicuri che il R. Governo, se non sconfessava apertamente l'Antonelli, quanto meno dimostrava di non essere disposto a seguirne l'indirizzo.

Momento ottimo, fu quando si ricevette la notizia della repressione felice Batha Agos, e dell'occupazione di Adua, e che si credeva che ad Adua saremmo rimasti, e quando precisamente la stampa gabellava la notizia di una nostra eventuale occupazione di Harar.

Per una settimana, Makonnen, l'uomo prudente e chiuso per eccellenza, avendo io giudicato il momento favorevole e presentate le credenziali avute dal Governo dell'Eritrea, trattò francamente con me di ribellione, nel caso Menelik facesse una levata di scudi contro l'Italia, e per l'accettazione incondizionata del Trattato italo-etiopico, qualora gli prestassimo man forte a salire sul trono. E Menelik, reduce trionfante dallo zemeccià nei Wollamo, atterrito dalla piega che stavano prendendo gli avvenimenti, e dalle lettere significanti che riceveva da Makonnen, rispondeva scolpandosi dell'accusa di complicità ed implorando pace.

Quando, dalla costa giunge la notizia che le nostre truppe si sono ritirate da Adua, e dall'interno quella che era Mangascià che ne le aveva sloggiate di viva forza.

Cominciarono allora le tergiversazioni, caratteristiche, precisamente come quelle usate da Menelik, quando dovea ribellarsi a re Giovanni.

\

Le quali, malgrado la successiva vittoria riportata su Mangascià e discussa fino a questi ultimi giorni, accentuaronsi viemaggiormente quando Makonnen fu assicurato, e che noi non avevamo intenzioni sul Harar, e che si teneva molto alla sua amiCIZia.

E così dalla ribellione, siamo retroceduti alla seguente dichiarazione, che ras Makonnen volle solennemente fare anche alla presenza di mia moglie, forse perché sapeva che era in procinto di rimpatriare.

«Sono e sarò sempre sinceramente amico dell'Italia. Se Dio vorrà che diventi imperatore, non farò trattati con altre Potenze, ma soltanto con essa. L'imperatore Menelik è mio padrone, e lo ubbidirò fino alla sua morte. Spero di riuscire a metter pace».

Dichiarazione tutta abissina, fatta semplicemente perché Makonnen non crede ancora giunto il momento opportuno, e non ha scelto ancora una linea di condotta. Chè, per poco che gli avvenimenti nell'Eritrea avessero ad incalzare e ad esserci

favorevoli, il ras sarà egli stesso il primo a chiedermi la ripresa delle trattative. Concludendo, è mio debole parere, che sia poco giovevole affrettarsi troppo nel rassicurare circa le nostre pacifiche intenzioni.

Un po' di paura, è salutare !asciarla loro, tanto più che una delle caratteristiche principali dell'elemento scioano è la codardia, e da essa non vanno esenti né Menelik né Makonnen. I quali finora, nell'attivo delle loro glorie militari, non contano che dei massacri compiuti in numero preponderante e con armi a fuoco, contro miserabili popolazioni Galla inermi.

Né è a temersi un'azione comune di sorpresa contro la nostra Colonia, di qualche importanza, inquantoché, Menelik e Makonnen, appunto pur la loro pusillanimità, sono partigiani delle mezze misure. Informino gli acclusi rapporti del signor ingegner Luigi Capucci 4 .

E ciò, senza nemmeno tenere calcolo degli abbondanti elementi di disgregazione che esistono nell'Impero etiopico, e che non permettono a chi ne regge i destini, di ingolfarsi in un'avventura simile, senza la quasi certezza di perdere il trono.

In quanto alle mene dei nostri avversari, pur non trascurando di tenerli d'occhio, credo che non dovrebbero preoccupare troppo.

Dei risultati pratici, a tutt'oggi, ne hanno avuti soltanto dei negativi. E sono sempre nella luna di miele del dare; bisogna attenderli al giorno in cui parleranno dell'avere, ed è probabile che li vedremo pareggiare le partite in tutta perdita.

La missione russa è partita per lo Scioa. Meno il dottore, che è ridisceso alla costa colla scorta francese, dichiarando finita la sua escursione. Sarà opportuno non perderlo di vista.

Intanto qui la reazione è completa, e si parla del soggiorno della missione come di una carnavalata, alla quale non mancò neppure la nota scandalosa. È decisamente l'aver voluto assumere carattere religioso, che le impedirà di ottenere un qualunque risultato, se uno ne cercasse.

964 3 Cfr. n. 942.

964 4 I rapporti di Capucci sono ed. in ZAGHI, La conquista dell'A.fi'ica, cit.

965

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO 153 1 . Roma, 6 marzo 1895, ore 19,15.

Dalla mia lettera cifrata del lo marzo 2 ella rileverà il linguaggio che tengo a Bruck e a Bulow e l'assurdità della supposizione della influenza a quest'ultimo attribuita3 .

966

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, FORD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. PERSONALE. Roma, 6 marzo 1895 (per. il 7 ).

I am exceedingly obliged to you for sending me the map on which is clearly defined the lines of demarcation which were proposed when in 1891 the Franco-Italian negotiations were going on and which were so unexpectedly broken off.

I quite understand the matter and that the Italian Govemment have no intention whatever of renewing the negotiations and are determined to adhere to their contention that Italy's right to protection over Harrar was recognised in the past by France and that no serious objection can possibly be made to the Anglo-Italian agreement of May 5th 1894.

967

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

Roma, 8 marzo 1895, ore 13.

Gioverebbe sapere il vero circa le affermazioni attribuite a Martinez Campos in Parigi della comunanza di interessi franco-spagnuoli contro azione italiana anche per la nave al Marocco 2•

2 Cfr. n. 953.

3 Cfr. n. 944. 967 1 Minuta autografa.

965 1 Minuta autografa.

968

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. RISERVATISSIMO 8531/201 1 . Roma, 8 marzo 1895.

Nel mio dispaccio del 26 febbraio 2 veniva delineata la situazione rispettiva della Spagna e dell'Italia quale io la esponeva con schiettezza nei miei colloqui confidenziali cogli ambasciatori d'Austria-Ungheria e di Germania, in seguito alla iniziativa che essi sapevano essere stata presa verso di noi dal Gabinetto di Madrid per il rinnovamento degli accordi segreti di prossima scadenza tra i due Governi.

Ci risulta ora che il contegno del Gabinetto britannico con cui lo stesso Gabinetto di Vienna ci raccomandava di procedere d'accordo nelle questioni del Mediterraneo, dimostra più che mai freddezza, anzi sfavore verso le stipulazioni segrete che si tratterebbe di rinnovare tra noi e la Spagna, la quale d'altronde non dissimula di voler continuare a prescindere, nella sua politica effettiva, dalle teoriche solidarietà italo-spagnuole, ed a negar perfino che esistano intelligenze al riguardo.

Davanti a tale situazione debbo confermare il desiderio del R. Governo di essere illuminato dal pregevole parere riservato dell'E.V. 3 . Autorizzo V.E., quando lo creda opportuno, ad inviar una persona sicura al confine per impostarvi quanto abbia a comunicarci.

969

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 662/218. Vienna, 9 marzo 1895 (per. l' 11).

Ho ricevuto, il 25 febbraio scorso, per mezzo del colonnello Bertarelli, primo aiutante di campo di S.A.R. il duca d'Aosta, il dispaccio riservatissimo di V.E. del 22 dello stesso mese 1 , nel quale, in seguito al mio rapporto del lOgennaio precedente 2 e di un recente colloquio privato da lei avuto con S.E. il barone di Bruck, è trattata la questione delle relazioni dell'Italia colla Francia, specialmente per quanto riguarda l'Africa orientale. Il dispaccio era accompagnato, per comunicazione a S.E. il conte

2 Per la risposta cfr. n. 988. 968 1 Annotazione a margine: <<Comunicato al generale Ferrera quale annesso al dispaccio Il marzo l 895 n. 8923/98 (pos. Triplice Alleanza) [cfr. n. 972]. Comunicato pure al generale Lanza al quale il dispaccio suddetto fu spedito a sigillo alzato con preghiera di far proseguire». Stessa annotazione reca il n. 969.

2 Cfr. n. 946. ' Cfr. n. 962, non ancora giunto a Roma. 969 1 Cfr. n. 932.

Cfr. n. 831.

Kalnoky, se da lui desiderata, dalla copia di un dispaccio con due annessi, diretto da

V.E. -al r. ambasciatore a Parigi il 20 corrente 3 . - V.E. -osserva però che nel procurare questa informazione non si avrà a porre davanti alle Potenze alleate il casus foederis, che, nostro malgrado, la Francia mette come questione pregiudiziale nelle sue relazioni coll'Italia.

In obbedienza a queste istruzioni, non ho mancato di porre al conte Kalnoky la questione nei termini stessi in cui è formulata da V.E., facendo specialmente notare al ministro i. e r. ciò che vi era di insolito nel proposito del Governo francese di invocare, a giustificazione della sua attitudine ostile all'Italia nell'Africa orientale, il fatto dell'alleanza dell'Italia cogli Imperi centrali.

Il conte Kalnoky accettò la comunicazione dei documenti diretti da V.E. all'ambasciata d'Italia a Parigi, e mi promise di esaminare la questione e di farmi tenere al più presto possibile la sua risposta.

Nel fare questa comunicazione, ho creduto dover interpretare le intenzioni di

V.E. astenendomi dal partecipare al conte Kalnoky le osservazioni contenute nel dispaccio del 22 febbraio, che si riferiscono all'azione dei varii Ministeri che in questi ultimi tempi si succedettero in Italia. Agli occhi dei Governi esteri non vi può essere che un Governo del re e una politica estera italiana. Questa politica, in quanto io ne fui qui l'interprete, fu costantemente questa: «fedeltà alle alleanze; procedere d'accordo coll'Inghilterra nelle questioni mediterranee, e ciò col consenso delle Potenze alleate; mostrare che le alleanze dell'Italia non escludono nel Governo italiano, come nei Governi alleati, disposizioni sinceramente amichevoli verso la Francia, e naturalmente verso la Russia». Da quando ebbi l'onore di rappresentare l'Italia in Austria-Ungheria io non ricevetti mai istruzioni contrarie a questa politica, né ebbi ad occuparmi di combinazioni politiche diverse da quella che ha per base la Triplice Alleanza e l'amicizia dell'Inghilterra.

Ora il conte Kalnoky mi mandò la sua risposta, contenuta nella lettera particolare di ieri, 8 corrente, che qui accludo in originale. A questa lettera è annessa la copia di un dispaccio al barone de Bruck, egualmente qui unita, il cui contenuto è già noto a V.E., sia per le comunicazioni fattele dallo stesso ambasciatore austro-ungarico, sia per la lettura del mio rapporto del 10 gennaio scorso.

Nella sua risposta il conte Kalnoky conferma l'attitudine costantemente tenuta dal Gabinetto di Vienna nelle questioni coloniali, non solo rispetto all'Italia, ma rispetto alla Germania, che consiste nell'astensione completa di un'ingerenza qualsiasi, anche sotto la forma di un consiglio o di un avviso, pur seguendo con simpatia i nostri successi e prendendo atto delle conquiste e dei protettorati italiani ogni volta che gli furono comunicati, come risulta dall'annesso alla lettera dello stesso conte Kalnoky.

Nella conversazione da me avuta col ministro i. e r. prima che mi facesse pervenire la sua risposta, questi mi fece osservare che nell'Atto di Berlino non

è contenuto nulla che lo possa indurre a pronunziarsi, anche solo teoricamente, circa la questione abissina. E in seguito alle mie istanze perché in generale l'azione austro-ungarica si esplicasse in modo più deciso nelle questioni che interessano l'Italia nel Mediterraneo, il conte Kalnoky si espresse con molta franchezza, riproducendo le sue spesso ripetute dichiarazioni. Egli disse: «L'Austria-Ungheria non è nel caso di esercitare nelle questioni coloniali, e nemmeno sulle coste africane del Mediterraneo un'azione materiale. Non vi è obbligata da nessun accordo, e in fatto non ne ha la possibilità. Quanto ad un'azione diplomatica, essa è disposta ad associarsi, sempre che sia creduto utile, all'iniziativa delle Potenze più obbligate, come la Germania, e più interessate, come l'Inghilterra. Ma il Governo austro-ungarico non è, nella situazione di dover prendere un'iniziativa in questioni di tal natura».

Avendo il conte Kalnoky fatto una allusione alla risposta da lui data nell'agosto del 1890, quando la sua attenzione era stata chiamata da S.E. il cav. Crispi sulla situazione della Tripolitania, mi pregio di unire al presente rapporto la copia di due telegrammi scambiati in allora fra Vienna e Roma in data del 5 e del 6 agosto 1890 4 .

Il conte Kalnoky mi informò poi, durante la stessa conversazione, che il signor Lozé, ambasciatore di Francia presso questa Corte, tornato recentemente da Parigi, aveva portato l'assicurazione del signor Hanotaux, che il Governo francese, nelle sue relazioni coll'Italia, apporterebbe sentimenti di equanimità, buon volere, e sincero desiderio di evitare dissidii tra i due Paesi.

Appena ho bisogno di dire che il presente rapporto, come pure i suoi annessi, hanno un carattere strettamente confidenziale.

ALLEGATO

IL MINISTRO DELLA CASA IMPERIALE E REALE E DEGLI ESTERI AUSTRO-UNGARICO, KALNOKY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. Vienna. 8 marzo 1895.

En me faisant dernièrement certaines communications dont M. le baron Blanc vous a vai t chargé, vous m 'avez posé au su jet des colonies italiennes en Afrique une question concrète à laquelle votre ministre désirait obtenir une réponse de la part de notre Cabinet, à savoir: «Si le Gouvernement impérial et royal a l'intention comme co-signataire de l'Acte de Berlin de 1885, d'émettre une opinion et laquelle, sur la situation respective de la France et de l'ltalie relativement à l'Afrique orientale?»

Voici ma réponse: Le Gouvernement impérial et royal ne saurait s'engager à donner une opinion quelconque ni sur !es questions coloniales africaines en général, ni en particulier sur la situation de l'ltalie et de la France dans l' Afrique orientale -et cela par deux raisons: l) parce que l' Autriche-Hongrie dès qu'elle a vu ses alliés s'engager dans des entreprises coloniales en Afrique, n'a pas tardé à se désintéresser nettement de ces questions qui se trouvent en déhors du cercle de ses intérèts et de ses engagements, et

2) parce que, l'Autriche-Hongrie ne possédant pas de colonies et ne s'occupant par conséquent que d'une manière générale de tout ce qui concerne !es affaires coloniales d'Afrique, le Gouvernement impérial et royal se sent absolument incompétent de donner son opinion sur !es contestations très-épineuses qui peuvent y surgir entre !es Puissances intéressées.

En vous priant, cher comte, de vouloir bien transmettre ce qui précède à M. le baron Blanc, je crois utile de joindre à cette lettre, copie d'une dépéche que j'ai adressée au baron Bruck il y a deux mois pour préciser le point de vue du Gouvernement impérial et royal à l'égard des questions coloniales et autres.

ANNESSO

IL MINISTRO DELLA CASA IMPERIALE E REALE E DEGLI ESTERI AUSTRO-UNGARICO, KALNOKY, ALL'AMBASCIATORE D'AUSTRIA-UNGHERIA A ROMA, BRUCK

D. CONFIDENZIALE 8. Vienna, Il gennaio 1895.

Le comte Nigra est venu aujourd'hui me communiquer un télégramme de Rome dans !eque! M. le baron Blanc représente la situation dans la Colonie Erythrée comme menacée par une action combinée des abyssiniens et des tribus arabes. C'est à des influences étrangères que le baron Blanc croit devoir attribuer l'attitude hostile à l'ltalie de ces populations africaines qui obtiennent armes et munitions par la voie des ports français dans la Mer Rouge. Le baron Blanc ajoute que l'ltalie aurait, en présence de ces circonstances, le droit d'imposer le blocus à ces ports ~ que cependant elle n'en fera rien.

l'avance ne pas avoir pu nettement saisir le but de cette communication destinée sans doute à tous !es Cabinets amis.

En causant confidentiellement avec le comte Nigra sur !es complications dans lesquelles la Colonie Erythrée pourrait entraìner l'Italie, il me sembla utile de préciser nettement le point de vue du Cabinet impérial et royal concernant la politique coloniale italienne. Voici le résumé de mes énonciations sur ce point.

L' Autriche-Hongrie a sui vi avec intérét l'action de l'Italie en Afrique orientale quoiqu'elle ait été entreprise en dehors de tout échange d'idées avec elle. Le Cabinet impérial et royal a toujours accueilli !es désirs de l'ltalie concernant ses relations et traités avec Ménélik et autres chefs africains. Il continuera à montrer le méme bon vouloir et à s'associer à la manière de voir des Puissances amies plus intéressées dans ces régions. Mais l' Afrique orientale est non seulement en dehors du cerci e d es intéréts de l'Autriche-Hongrie, mais aussi de celui de ses informations. Le Cabinet de Vienne n'est donc pas dans le cas de prendre l'initiative méme d'un conseil et il n'a pas de titre spécial pour parler de ces affaires au Gouvernement français. Tout ce qu'il pourra faire, si l'occasion s'en présente, ce serait de lui recommander des idées de conciliation entre l'Italie et la France dans l'intérét de la paix générale. Peut étre cette occasion se présentera-t-elle lors du prochain envoi du comte de Wolkenstein à Paris.

Ne doutant pas que M. le comte Nigra aura transmis fidèlement à son Gouvernement ce que je lui ai dit, je tiens à vous en informer, afin que V.E. soit à méme de s'énoncer dans ce méme sens si un des ministres abordait la question de la Colonie Erythrée et des difficultés dont elle est menacée.

969 3 Cfr. n. 928.

969 4 Cfr. serie II, vol. XXIII, nn. 670 e 675.

970

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. RISERVATO 170. Massaua, 10 marzo 1895, ore 18 (per. ore 18,50).

Malgrado offerte pace, ras Mangascià continua riunire uomini, chiedere aiuti Scioa. Ha ora circa 4.000 uomini Hauzèn e aspetta ras Alula con circa mille per invadere Agamè. Gli inviai ordine di licenziare armati: frattanto formo campo osservazione Senafè con due battaglioni, una batteria e bande. *Cassala tranquilla.*

971

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL VICECONSOLE DESTINATO A MONASTIR, ROSSET

D. RISERVATO 8830/18 1 . Roma, 10 marzo 1895.

Nell'intento di ottenere informazioni esatte sulle condizioni attuali della Macedonia, il Governo del re ha istituito a Monastir un vice-consolato di carriera, e, con decreto del 28 febbraio, Vossignoria fu nominato titolare di quell'ufficio.

Ella verrà così a trovarsi in un centro importantissimo di osservazione. Come le è noto, bulgari, serbi, kutzo-valacchi, greci, albanesi popolano quella regione, ed ognuno di questi elementi etnici si sforza di affermare la propria vitalità. Ne nasce una lotta d'influenza che si esplica nella scuola e nella Chiesa, i due baluardi delle nazionalità oppresse nell'Impero ottomano; ed in questa rivalità sta il germe degli avvenimenti che potranno un giorno modificare lo stato politico di quella contrada. Lo studiare quindi quale sia la rispettiva importanza numerica delle razze che vi abitano, quale la forza espansiva ed assimilatrice di ciascuna di esse, quanta presa la Chiesa bulgara e la ecumenica abbiano rispettivamente sulla popolazione, il distinguere fra gli istituti educativi delle diverse comunità, che si sono moltiplicati in questi ultimi tempi, quelli che hanno vita propria e salde radici e quelli che l'hanno fittizia e superficiale, l'osservare l'atteggiamento dal Governo turco tenuto fra tanto contrasto di elementi, lo indagare infine quale parte abbiano a queste lotte i Governi stranieri, è cosa di sommo momento per evitare le sorprese dell'avvenire; e su tutti questi punti ella dovrà portare la sua attenzione.

Un altro argomento ci sta ugualmente a cuore; ed è di vedere se in queste regioni balcaniche, a noi sì vicine, non sia possibile di dare al commercio italiano maggiore sviluppo. La strada ferrata che collega ora Salonicco con Monastir ha

aumentato l'importanza commerciale di quest'ultima e modificato forse le condizioni di concorrenza delle importazioni straniere. Un attento esame della situazione attuale del traffico e della possibilità per noi di valerci delle nuove facilità offerte ai trasporti, costituirà pertanto la seconda parte del compito che l'è affidato.

L'istituzione d'un vice-consolato di carriera a Monastir desterà diffidenze e sospetti dei quali, per vero dire, poco ci dobbiamo curare. È tuttavia mio desiderio che, per questo riguardo, il contegno di Vossignoria sia tale da non dare vita alle ombre; l'atteggiamento suo tanto coi colleghi quanto colle autorità e coi notabili del luogo coi quali le avvenisse di aver contatto, dovrà essere sempre corretto e prudente: né, sinché abbia avuto altri ordini dal Governo, ella assumerà parte che non sia quella d'un semplice osservatore.

Non è mio intendimento col presente dispaccio di darle istruzioni complete; ma solo di tracciarle la via. Nel recarsi da Odessa a Monastir Vossignoria si presenterà a Costantinopoli a S.E. il commendator Catalani dal quale avrà norme più particolareggiate per la sua condotta.

Aggiungerò soltanto che, nel desiderio di !asciarle piena iniziativa e libertà di studio, ho disposto che il vice-consolato di Monastir abbia a considerarsi autonomo per quanto lo comportano le attuali disposizioni regolamentari. Ella corrisponderà direttamente sia col ministero sia colla r. ambasciata a Costantinopoli per tutti gli affari politici ed amministrativi, e la sua dipendenza dal consolato di Salonicco sarà mantenuta soltanto per l'esercizio della giurisdizione, rispetto al quale ella si uniformerà agli articoli 78, 111 e seguenti della legge consolare. Né le sue relazioni coll'autorità locale potranno essere causa di difficoltà poiché Monastir è capoluogo del vilaiet e la circoscrizione del vice-consolato comprenderà appunto l'intiera provincia.

Per gli altri particolari mi riferisco al dispaccio che in data d'oggi le sarà diretto dall'Ufficio del personale 2• Mi lusingo che ella saprà corrispondere alla fiducia che io le dimostro destinandola a posto sì importante, e acquistarsi a Monastir titoli di benemerenza.

970 1 Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi, in LV 87, p. 106, in LV91, p. 13 e in LV92, p. 34. 971 1 Annotazione a margine: «Copia di queste istruzioni fu comunicata alla r. ambasciata a Costantinopoli con dispaccio dell'Ufficio personale in data IO marzo 1895, n. 8831/1 01>>.

972

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, FERRERO

D. 8923/98 1 . Roma, 11 marzo 1895.

In relazione col dispaccio da me diretto al r. ambasciatore a Costantinopoli il 26 gennaio 1895 circa l'inchiesta sui casi di Armenia qui unito in copia (annesso I) 2

972 1 Annotazione a margine: «Questo dispaccio cogli annessi fu inviato, con preghiera di far prose guire, al generale Lanza, il quale ne ebbe così comunicazione».

2 Cfr. n. 879.

e sul quale richiamo la sua attenzione, le invio confidenzialmente per sua informazione la sostanza di un rapporto del comm. Catalani del l o marzo (annesso 11)3.

Unisco pure due rapporti del conte Nigra sulle questioni dell'Barar e del Marocco (annessi III e IV) 4 ed un dispaccio mio in data 8 marzo al conte Nigra sulle nostre relazioni colla Spagna (annesso V) 5 .

Una volta di più sta rinnovandosi la dimostrazione che finché non si realizza il nostro voto del riavvicinamento dell'Inghilterra alla Triplice Alleanza, voto cui non si presta, purtroppo, l'attuale Gabinetto britannico, gl'interessi italiani saranno sagrificati in Oriente ed isolati in Africa. Non ci rimane che a tenere ogni porta aperta per il ritorno dell'Inghilterra alla coscienza della necessità per essa di schiette intelligenze con noi, se non adotterà il concetto, propugnato da qualche pubblicista inglese, di rinunziare alla sua posizione marittima nel Mediterraneo.

971 2 Non pubblicato.

973

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. PERSONALE 237/106. Madrid, 11 marzo 1895 (per. il 25).

È in verità un ufficio assai ingrato che oggi ho a riempire, per dare conto dei miei passi presso il signor Groizard, in eseguimento delle istruzioni contenute nel dispaccio di V.E. del 23 febbraio 1, a me rimesso il 6 corrente dal vice-console Milazzo.

Il giorno 7 ebbi dal ministro di Stato una lunghissima udienza, nella quale adoperai ogni studio a sviluppare minutamente e con la maggiore chiarezza i pensieri dell'E.V. sui gravi soggetti che formano il tema degli attuali negoziati, usando quella franchezza da lei raccomandatami, nell'intento d'indurre il signor Groizard a rispondermi in un modo ugualmente schietto.

Tralascio, per brevità, d'entrare in tutti i particolari di quella conversazione. Ho già ufficialmente additate le difficoltà enormi che offre qualsiasi discussione con un uomo come l'attuale ministro di Stato, la cui mente ristretta non oltrepassa i confini del più limitato orizzonte, e la cui timidità diffidente non ha riscontro che coll'ostinatezza che è compagna inseparabile di simiglianti caratteristiche. Egli si racchiuse fin dal passato dicembre nella dichiarazione che non ha altro compito se

4 Cfr. nn. 962 e 969.

Cfr. n. 968. 973 1 Cfr. n. 933.

non quello di rinnovare il patto tal quale lo trovò. Che qualsivoglia alterazione lo snatura; che dovrebbe essere sottomesso ai conservatori, l'assenso dei quali gli pare dei più dubbiosi, e riesce impossibile di smuoverlo da quel terreno.

Le sue allegazioni d'acconsentire ad esaminare amichevolmente le modificazioni che ci sembrassero desiderabili, e l'insistenza da lui spiegata a volercene abbandonare l'iniziativa, non furono che degli artifizi per trarsi momentaneamente d'impaccio. Il suo primitivo proposito di rifiutarsi ad innovazioni, rimane incrollabile, ed evidentemente egli non intese mai di scostarsene, massime per ciò che concerne la posizione dell'Italia.

Nel mio colloquio del 7, ho seguito la stessa classificazione di concetti del dispaccio di V.E. Cioè, dopo di avere esposto i criterii pei quali noi bramavamo lasciàre alla Spagna la cura d'indicare la via di giungere a stabilire, nel suo proprio vantaggio, la nostra solidarietà negli affari del Marocco, ho chiesto al signor Groizard se, come accenna l'E.V., il Gabinetto di Madrid è pronto a mettersi d'accordo con noi per mantenere e difendere all'uopo l'indipendenza interna del Marocco, contro le protezioni politiche abusive, e l'integrità dell'Impero, anche nei suoi hinterland, che toccherebbe alla Spagna di determinare.

Queste stipulazioni speciali riflettenti interessi comuni mediterranei, non entrando sfortunatamente nei gretti calcoli del ministro di Stato, parlai allora della guarentigia che a noi sarebbe necessaria nel ripristinamento del patto, consistente nella partecipazione diretta al medesimo dei nostri alleati, e sovratutto nell'aperto e leale riconoscimento, da parte di questo Governo, della alleanza italo-spagnuola. Per ben due ore ho argomentato su di ciò, urtando ad ogni pié sospinto negli ostacoli che il mio interlocutore, con una testardaggine davvero irritante, mi opponeva.

Naturalmente la partecipazione diretta delle Potenze amiche all'accordo, tornerebbe accetta al signor Groizard; ma tutto il resto divenne fonte di interminabili discussioni senz'alcun pratico risultato.

In simile situazione, profittando del momento in cui il ministro di Stato mi parve alquanto scosso e propenso a farmi delle concessioni per spirito di conciliazione, mi accomiatai, avvertendolo che sarei tornato da lui due giorni più tardi, per porgli sott'occhio, avanti di riferirne all'E.V., quanto ritenevo emergere dal nostro abboccamento, allo scopo d'evitare ogni possibile malinteso.

A tale effetto ho redatto una bozza di cui unisco copia (annesso 1), nella quale indicai sommariamente le obbiezioni mossemi dal signor Groizard, in un col minimum delle concessioni che avevo potuto ottenere, come quella sopratutto relativa allo scambio di note posteriori all'accordo, per precisare la nostra solidarietà.

Frattanto era arrivato a mie mani il dispaccio riservato del l o marzo 2 , del cui contenuto l'E. V. autorizzavami a discorrere col mio collega d'Austria-Ungheria, il quale in tutta questa questione mi ha prestato il più cordiale e valido appoggio. Il conte Dubsky, per riguardi personali a S.M. la Regina Reggente, è vivamente interessato al rinnovamento dell'accordo; egli, inoltre, esercita una innegabile influenza sul ministro di Stato. Credetti, dunque, conveniente di metterlo confidenzialmente a giorno dell'ultimo mio colloquio, non che della bozza precitata, che

venne da lui intieramente approvata, considerandola egli, che appieno conosce l'aspro cammino che ho dovuto percorrere, come mezzo efficace di proseguire le trattative, con buona speranza di giungere ad un'intelligenza, e mi promise che si sarebbe recato immantinenti dal signor Groizard, per prepararlo a non sollevarmi ulteriori inciampi. Il mio collega austro-ungarico si portò effettivamente da lui, e quindi venne a porgermi l'assicurazione che, sebbene il ministro di Stato continuasse ad essere in preda ai suoi soliti timori e sospetti, tuttavia gli aveva prodotto l'effetto d'essere conforme alle mie vedute, non escluso quanto concerne il summentovato scambio di note, relativo alla solidarietà fra l'Italia e la Spagna per gli affari del Marocco, che avea costituito il punto più arduo da me trattato.

Se non che, tutte queste induzioni favorevoli si trasformarono nella più completa delusione. Ieri mattina, domenica, andai, giusta l'appuntamento preso, in casa del signor Groizard e gli diedi lettura di quanto intendevo sottomettere all'E.V. Però, contrariamente alla prima impressione che io aveva ricavato, ed alla conferma ricevuta dal conte Dubsky, il ministro di Stato mi palesò fermamente che non poteva decidersi a stabilire a priori ed isolatamente con noi una linea di condotta così importante, circa le faccende interne dell'Impero sceriffiano. Che quel cambio di note, che pur mi avea promesso, dovrebbe aver luogo simultaneamente colle Potenze firmatarie del patto. Mi provai, persino, a persuaderlo di abilitarmi a proporre all'E.V. che, in codesta ipotesi, venissero prima dall'Italia e dalla Spagna concertate le basi dei comuni interessi mediterranei, da presentarsi, quindi all'accettazione degli altri Gabinetti; ma neppure ciò venne da lui ammesso.

Lo pregai, allora, di dirmi recisamente che cosa io potessi rispondere al mio Governo, ed acconsentendovi egli mi affretto ad unire (annesso II) la formula laconica con la quale il signor Groizard penserebbe procedere, e che io scrissi sotto la sua dettatura. V.E. sarà giudice del suo valore.

Che potrei io aggiungere a questa genuina narrazione?

Una cosa sola, ed è che, nell'intervallo fra la prima e la seconda mia visita al ministro di Stato, ravvisai l'utilità di vedere il signor Moret, per più di un motivo. Ma principalmente perché data la posizione importante che nel partito liberale occupa quell'illustre personaggio, il quale con V.E. condivise il merito dell'originale accordo, ho voluto che, per qualunque eventualità futura, non ignorasse, sotto il suggello della massima segretezza, la lealtà della nostra maniera di agire per la conservazione di quella grande opera. Orbene, il signor Moret, quando ebbe contezza dei termini nei quali contemplavo aprir l'adito ad una soluzione, li sanzionò incondizionatamente. D'identico avviso fu non solamente il mio collega d' Austria-Ungheria, ma quello di Germania, al quale non ho stimato di dovere celare queste mie pratiche, e lo stadio cui sono giunte.

Ho rassegnato i fatti. A V.E. gli apprezzamenti. Non spetta a me il dire se sulla formola del signor Groizard sia lecito tener vivo ancora il negoziato ed insistere per migliorarlo nel nostro senso.

Bensì quel che m'incombe di non passare sotto silenzio, è questo. Il conte Dubsky opina che siccome né la regina, né lo stesso ministro di Stato, vogliono lasciare naufragare il patto, forse un ultimatum, od un monito che, a meno di certe condizioni, si addiverrebbe ad una rottura, potrebbe produrre un salutare effetto.

Un'altra considerazione. Più che mai i francesi stringono la Spagna da vicino. Essi le stanno offrendo, secondo una espressione del signor Groizard «oros y moros» ossia «mari e monti». Per conseguenza, essendo, d'altronde, inevitabile la caduta dell'odierno Gabinetto in un più o meno prossimo avvenire, varrebbe la pena, in siffatte condizioni, perdere un accordo, che sempre possiede qualche valore, per la caparbietà d'un ministro, destinato, molto probabilmente più di ogni altro suo collega, a scomparire, anche se solo scoppiasse una crisi parziale?

Nessuno è più di V.E. al caso di pronunciare la sentenza.

ALLEGATO I 3

La Spagna, malgrado la sua identità di vedute con l'Italia sulle questioni del Marocco concernenti gl'interessi comuni nel Mediterraneo, non può accettare di stabilire, come lo indica il barone Blanc, una solidarietà fra le due Potenze nel patto da rinnovarsi, perché ne modificherebbe sensibilmente la natura, e potrebbe trascinare la Spagna verso ogni sorta cfi complicazioni. Il signor Groizard pensa, inoltre, che ciò equivarrebbe alla imposizione di un vero protettorato sull'Impero sceriffiano, la qual cosa renderebbe anche più grave una situazione che i conservatori, già scandagliati, ed ai quali dovrà essere fatto conoscere qualsiasi mutamento, non accetteranno giammai.

Rimane, quindi, l'altra combinazione dal barone Blanc additata come una garanzia a lui necessaria, qualora il Governo spagnuolo non ritenga opportuno fissare stipulazioni per gl'interessi mediterranei, vale a dire la partecipazione diretta degli alleati dell'Italia al patto da rinnovarsi. Questo risponde completamente alle vedute della Spagna, che fin d'ora vi sottoscrive, lasciando al Governo italiano la cura di far approdare simigliante soluzione. Il signor Groizard vorrebbe sapere se anche l'Inghilterra sarebbe parte contraente, la qual cosa egli vedrebbe con molta soddisfazione.

Per quanto riguarda l'affermazione dell'alleanza italo-spagnuola, il signor Groizard domanda schiarimenti. Egli bene non comprende in qual guisa potrebbe farsi spiccare simile carattere, data l'indole segreta del patto, la quale dovrebbe continuare a sussistere. La posizione della Spagna di fronte alla Francia esige tale segretezza.

È mestieri che l'Italia non cada in errore circa i sentimenti della sua sorella latina. La Spagna dichiara lealmente che non inclina in qualsiasi guisa verso il Governo della Repubblica, e per dare una prova della sua alleanza con l'Italia nelle questioni mediterranee, sarebbe disposta ad attestare, con uno scambio di note posteriore alla rinnovazione dell'accordo, la solidarietà italo-spagnuola, allo scopo di mantenere e difendere all'uopo la indipendenza interna del Marocco contro l'esercizio abusivo del diritto di protezione e l'integrità dell'Impero stesso negli hinterlands da designarsi.

ALLEGATO JI 4

El seiior Groizard està dispuesto a renovar el pacto en los mismos términos que antes, pero acepta que a él participen directamente: Austria. Alemania e Inglaterra.

Todas las demas cuestiones referentes a Marruecos y al Mediterraneo, quedaran sometidas al acuerdo generai, esperando que sea facil establecer unos mismos puntos de vista entre las dos hermanas latinas, en la iniciaci6n de las cuestiones que han de discutirse.

972 1 Di tale R. cifrato 466/196 si pubblica solo il passo seguente: «Fuori dell'Impero ottomano, il fatto principale che domina la situazione anche in Turchia è la tensione dei rapporti fra l'Inghilterra e la Germania. L'ambasciatore d'Inghilterra mi confida aver saputo ora che l'origine di essa è il rancore dell'imperatore di Germania contro Rosebery, sovvertitore dei principi conservatori ed, oltre a ciò, amico del conte di Bismarck. "Un tale rancore fu la cagione del riavvicinamento dell'Inghilterra alla Russia". Ed io debbo aggiungere dell'inchiesta a tre e dell'esclusione dell'Italia dalla commissione di Bitlis».

973 2 Cfr. n. 953.

273 3 Il documento reca il titolo: «Sunto delle idee svolte dal signor Groizard nell'abboccamento del 7 marzo 1895». 4 Il documento reca in testa l'annotazione seguente: «Quanto segue è stato detto personalmente dal signor Groizard come l'espressione esatta dei suoi pensamenti, addì lO marzo 1895».

974

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE S.N. Madrid, 12 marzo 1895 (per. il 25).

Prego decifrare ella stessa. Ringrazio l'E.V. per le interessanti comunicazioni fattemi col suo dispaccio del primo corrente 1 , le quali mi riuscirono della maggiore utilità.

Io non aveva mai dubitato un istante dell'assurdità della supposizione attribuita all'attitudine di Biilow presso di lei; ma ho creduto dover mio informarne V.E. per sua norma.

Detta supposizione non è di fonte spagnuola né recente. Secondo le informa-' zioni mie essa sarebbe da attribuire al barone de Bruck, poiché Kalnoky ne parlò con l'ambasciatore d'Inghilterra che lo riferì a Londra. Garantisco l'esattezza di tale particolare.

Ho curato di esporre con chiarezza nel mio rapporto ufficiale 2 l'ultimo negoziato col ministro di Stato. In questo foglio più riservato ancora non debbo omettere di rassegnare che le difficoltà maggiori da lui sollevatemi furono a proposito della necessità da me rappresentatagli di ben precisare il carattere della solidarietà italo-spagnuola. Sarei indegno della fiducia onde V.E. mi onora se io le tacessi simile circostanza.

P.S. Mi propongo trasmettere domani due corrispondenze dirette da Roma a giornali spagnuoli in cui si afferma che i nostri recenti passi presso il Gabinetto di Madrid per la questione dei rapporti di commercio, furono istigati dalla Germania, la quale vorrebbe vederci agire con la lesinata durezza da essa adottata.

975

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 581/230. Parigi, 13 marzo 1895 (per. il 18).

Durante la visita che oggi, giorno di ordinario ricevimento del corpo diplomatico, feci al signor Hanotaux questi mi disse che il memoriale da me rimessogli circa i limiti del possedimento francese di Obock 1 , era stato esaminato con la scorta

degli incartamenti relativi ai negoziati in quel documento ricordati 2 . Si vede, così cominciò il signor Hanotaux il suo discorso, che il promemoria è opera di persona tecnica. Esso ha l'impronta di quello spirito di polemica che i tecnici sogliono portare nelle questioni. Soggiungeva però tosto questo signor ministro che egli non era intenzionato di replicare minutamente alle cose esposte nella nostra relazione. Egli dovea però osservare, in modo generale, che molte di quelle cose non avrebbero potuto essere da lui ammesse senza diverse riserve. Il memoriale era evidentemente scritto dal punto di vista italiano; si appoggiava per argomentare sovra appunti di conversazioni che non erano stati riscontrati fra coloro che alle stesse aveano partecipato. Dopo quattro anni decorsi ormai, riuscirebbe cosa difficile lo precisare non solamente le cose dette, ma anche il senso che allora a queste si attribuiva di comune accordo. Era citata fra l'altre una conversazione che egli, il signor Hanotaux, avea avuto col signor Silvestrelli. Quella conversazione era un colloquio che due uffiziali amministrativi, in sott'ordine, aveano avuto fra di loro. Egli non potrebbe oggi trovare nella sua memoria un ricordo del citato colloquio. Queste osservazioni non erano intese ad impegnare con me una discussione sovra le singole affermazioni del memoriale. Lo scopo loro era di spiegare il motivo per cui dianzi egli mi diceva che avrebbe avuto molte riserve da fare circa la parte narrativa del documento da me consegnatogli. Preferiva però passar oltre per il momento e prendere invece in considerazione la conclusione del documento stesso, cioè l'accertamento del fatto che le trattative condotte fra l'Italia e la Francia fino al marzo 1891 erano rimaste sospese o per dir meglio non aveano avuto esito. A questo riguardo al ministero francese si conservava perfetta memoria di cosa ripetutamente stata detta nel corso del negoziato che cioè lo scopo di questo era la determinazione di una linea circoscrivente il possedimento di Obock, oltre la quale la Francia non avrebbe esercitato la influenza sua, senza però che questa rinuncia francese inchiudesse riconoscimento alcuno di uno speciale stato di cose, oltre la linea stessa. Dagli atti esistenti al Ministero del Quai d'Orsay risultava che il dibattimento verteva sovra la determinazione del punto dove la linea di demarcazione da stabilire dovea attaccarsi alla linea stabilita nell'accordo franco-inglese del 1888. Voleva la Francia che questo punto di congiunzione fosse la città stessa di Harar indicata come testa di linea nell'accordo anzidetto. Insistette l'Italia perché la città di Harar rimanesse al di là dalla linea d'influenza francese, e così fuori della influenza stessa. Il Gabinetto di Parigi avrebbe dimostrato buona disposizione ad acconsentire a questa domanda italiana qualora però l'Italia avesse dal canto suo dato un corrispettivo allargando alquanto la zona francese verso il nord nella direzione del Sultanato di Raheita. Fu quando le trattative erano giunte a questo punto che si produsse la sospensione perché il marchese di Rudinì dichiarava di non poter consentire a tale allargamento e poco dopo avvenivano cambiamenti di persone alla direzione degli affari, sicché le pratiche non furono più ripigliate.

Lasciai che il signor Hanotaux svolgesse tutto ciò che egli avea in animo di dire e poscia gli presentai l'obbiezione che dal memoriale nostro veniva messo in sodo il fatto che era intervenuta una dichiarazione esplicita dell'ambasciatore fran

cese a Roma, la quale avea appianate le difficoltà relative al tracciato della linea intorno alla quale ogni divergenza pareva conseguentemente essere cessata"· Il ministro non rispose in termini molto chiari a questa osservazione mia. Il signor Billot, disse egli, è tutt'ora a Roma; di qui gli saranno mandate le note che furono prese nell'esame del recente memoriale italiano. Egli le confronterebbe con i proprii personali ricordi. Non soggiunse però il signor Hanotaux se il signor Billot sarebbe incaricato, in conseguenza di ciò, di intrattenere V.E. sovra questo soggetto, oppure se egli sarebbe soltanto invitato a mandare a Parigi i suoi ricordi per averli qui a complemento di uno studio retrospettivo del negoziato del 1891.

A me non parve cosa opportuna lo interpellare in proposito il signor Hanotaux. L'indole della comunicazione fatta qui mediante la presentazione del factum relativo a quel negoziato, rimane sempre inalterata anche se questo signor ministro per gli affari esteri non conviene in tutte e singole le circostanze che quel documento ha per iscopo di assodare. Noi abbiamo qui dichiarata la disposizione nostra a considerare come concluso l'accordo precisato nei negoziati del 1891 e la conseguente intenzione nostra di regolare la nostra azione come se quell'accordo stesso fosse stato definitivamente stipulato.

Il signor Hanotaux, dal canto suo, non escluse in modo esplicito che le divergenze fossero cessate nel 1891 in seguito alle dichiarazioni fatte al R. Governo dall'ambasciatore di Francia a Roma. Il signor Billot non era peranco stato sentito. Ciò che il ministro mi diceva, risultava a lui dallo esame degli incartamenti esistenti in Parigi. In sostanza non era escluso un supplemento d'indagini, in seguito del quale la questione si troverebbe più completamente studiata. È in questo senso che io accolsi le parole del signor Hanotaux circa l'intenzione da lui manifestata di volere mandare al signor Billot a Roma gli appunti presi nello esame del memoriale nostro.

Ora pare a me che dal discorso tenutomi oggi dal signor Hanotaux si rilevi questo punto sostanziale che questo ministro non è disposto ad accettare come frontiera fra l'Harar (provincia etiopica) e la colonia di Obock altra linea che quella che lascerebbe fuori della influenza francese a brevissima distanza la stessa città di Harar. È di tutta evidenza che pare al signor Hanotaux che il diritto della Francia sul territorio situato ad occidente della linea che da Bia Kabouba seguendo la strada carovaniera di Zeila ad Harar passa per Gildessa, sia stato riconosciuto nell'accordo anglo-francese del 1888 e che conseguentemente il portare il punto di congiunzione della linea da tracciarsi in un accordo franco-italiano più al nord costituirebbe per la Francia una rinuncia ad un diritto da essa già acquisito. Ben comprendo tutto ciò che ad un siffatto concetto si può obbiettare ed opporre; ma io stimo che per impegnare con qualche probabilità di successo una discussione, giovi anzi ogni altra cosa il rendersi esattamente conto del punto di vista dal quale la parte contraria contempla la questione.

Se non erro non fu mai ben determinato il punto di confine fra la provincia di Harar, occupata nel 1887 da Menelik e data in amministrazione a ras Makonnen, ed il dominio egiziano preesistente, sul litorale, alla conquista del re dello Scioa. Quando gli egiziani stavano a Zeila ed estendevano il loro dominio più o meno

effettivo e costante all'interno entro un raggio non determinato, nessuna linea di frontiera stabiliva i limiti della provincia di Harar. Nella memoria spiegativa delle linee tracciate sulla carta francese (Lannoy de Bissy) e sulla italiana (de Chaurand), allegata al dispaccio 20 febbraio ultimo di V.E., il generale Dal Verme scrive che circa il limite del dominio etiopico, cioè del Governo di ras Makonnen, le due carte sono alquanto discordi; ciò che si comprende agevolmente poiché a fissare tale confine solo intervennero, io credo, le occupazioni eseguite dagli scioani quando gli egiziani evacuarono il paese. E mi conferma nell'idea di una somma incertezza del punto dove finisce al nord la provincia di Harar, il fatto, di cui il r. ministero conserva certamente la memoria, dei numerosi e ripetuti inviti fattici dal Gabinetto Salisbury di far rispettare da ras Makonnen certe località situate nella direzione di Zeila dove questo governatore abissino spingeva innanzi i suoi avamposti ed erigeva fortilizi contrariamente ai diritti che l'Inghilterra era disposta a riconoscergli.

È di manifesta evidenza che l'accordo intervenuto nel 1888 fra l'Inghilterra e la Francia relativamente alla reciproca rinunzia di esercitare una influenza nella provincia di Harar non ha aggiunto chiarezza alla questione dei limiti di questa provincia. In quell'accordo è scritto: «Les protectorats exercés ou à exercer par la France et la Grande Bretagne seront séparés par une ligne droite partant, etc ... jusqu'à Bia Kabouba, et de ce dernier point elle suivra la route des caravanes de Zeylah à Harar passant par Gildessa». Il presente ministro francese per gli affari esteri interpreta questa clausola nel senso che la linea di demarcazione non si ferma a Gildessa, o ad altro punto sulla strada carovaniera di Zeila, ma mette capo alla città stessa di Harar sicché il Governo della Repubblica avrebbe interdetto a se stesso l'esercizio della sua azione o del suo intervento nel paese situato all'est di quella linea e l'Inghilterra si sarebbe ugualmente interdetta l'azione o l'intervento ad ovest della linea medesima. È chiaro che una siffatta interpretazione non permette di conciliare questa clausola dell'accordo del 1888 con l'altra che interdice ai due Governi di Francia e della Gran Bretagna di tentare di annettersi lo Harar e di sottoporlo alloro protettorato. Quest'ultimo punto dell'accordo determina implicitamente che la frontiera, indicata dalla linea di demarcazione, dovea finire dove la frontiera del territorio della provincia etiopica dello Harar tale linea interseca. Ma è pur vero che negli atti anglo-francesi il luogo d'intersezione non è nominato. Indico tutto ciò non già per emettere una opinione sul fondamento che potrebbe avere l'una o l'altra interpretazione degli accordi franco-britannici relativi allo Harar; ma unicamente per averne motivo a riferire a V.E. la convinzione mia che il signor Hanotaux si dimostrerebbe ostinatissimo a mantenere le ragioni che, a parer suo, l'Inghilterra ha riconosciuto alla Francia sul territorio ad ovest della linea che ha una delle teste ad Harar, nel caso in cui le trattative con l'Italia dovessero essere ripigliate da lui.

Il fatto della esistenza di queste disposizioni nell'attuale ministro degli affari esteri della Repubblica non esclude, a mio credere, che il Governo di Sua Maestà possa ventilare il pro ed il contro che potrebbero derivare da una ripresa di trattative con la Francia.

Il modo con il quale oggi si è espresso con me il signor Hanotaux non accennava ad un desiderio suo di riprendere il negoziato: non lo escludeva neppure; ma io ebbi l'impressione che, per giungere a conclusione, noi dovremmo essere preparati ad accettare che l'hinterland di Obock si estenda fino a breve distanza a settentrione di Harar città.

Il Governo di Sua Maestà, nelle sue trattative del 1891, ebbe due punti fissi: difendere il territorio etiopico e le sue dipendenze da ogni pretesa che sovra di esso la Francia volesse arrogarsi; guarentire l'accesso al lago Assai delle popolazioni poste nella zona italiana che da quel lago si provvedono di sale. Ma se per questo secondo punto io non vedo ragione che possa presentemente farci mutare di apprezzamento, così non è per ciò che al primo dei punti stessi si riferisce. Fino al 1891, ed anteriormente a quell'anno, la condotta dell'imperatore etiopico, nelle sue relazioni con l'Italia, poteva indurre quest'ultima a tutelare con vigore le ragioni territoriali di quel sovrano anche là dove esse non appariscono nettamente definite. Ma la posizione presa negli ultimi tempi da Menelik e da una parte dei suoi ras verso l'Italia, pare a me, debba farci considerare la questione della delimitazione della nostra zona d'influenza verso la colonia francese di Obock, in modo affatto indipendente da ogni considerazione di speciale riguardo verso quell'imperatore ed i suoi capi. Non vedrei in verità perché a noi importerebbe di salvare a quel principe una zona di territorio hararino quando, abbandonandolo alla influenza francese, noi potremmo conseguire lo scopo di tracciare intorno ad Obock una linea al di là della quale l'influenza stessa non si potrebbe più esercitare. Che i francesi siano a Gildessa od a pochi chilometri dalla città di Harar, l'irradiazione della loro influenza non ne sarà né diminuita, né accresciuta nel vasto Impero etiopico. Ma se la Francia, in un accordo con l'Italia, stipulasse che al di là della linea di demarcazione che sarebbe tracciata nell'accordo stesso, si interdice ogni espansione d'influenza propria, l'effetto che noi ne avremmo sarebbe considerevole. Una situazione definita e tranquilla in quella regione dove siamo in contatto con la Francia avrebbe per l'Italia vantaggi certamente equivalenti al malumore che per siffatto accordo potrebbero sentire il re dello Scioa ed il governatore dello Harar, tanto più dacché tale disposizione dell'animo loro sarebbe dovuta alle pretensioni territoriali francesi.

Gli inglesi hanno accettato, nel maggio dell'anno passato, che la linea di demarcazione fra la loro e la nostra zona mettesse capo a Gildessa. Se noi consentissimo alla Francia di prendere un punto più al sud sulla linea Gildessa-Harar come testa di quella destinata a circoscrivere il possedimento di Obock, si avrebbe per conseguenza che il paese situato a sud e ad ovest della linea di demarcazione contemplata nel protocollo del 5 maggio 1894 fra l'Italia e l'Inghilterra diverrebbe confinante con la zona francese nel tratto che da Gildessa si estenderebbe verso il sud fino in vicinanza della città di Harar. Non vedrei alcun inconveniente a che ciò avvenisse poiché, anche nelle ipotesi contemplate negli accordi nostri precitati con la Gran Bretagna, quest'ultima in nessun caso potrebbe, neppure a titolo temporaneo, esercitare una sua azione ad ovest della linea Gildessa-Harar in forza del suo patto del 1888 con la Francia. Neppure sotto il punto di vista di mettere in armonia l'accordo italo-britannico con quello che si concerterebbe con la Francia, io non saprei dunque scorgere difficoltà che non possa essere facilmente superata.

M'importava esporre la questione così com'essa mi si affaccia, prendendo in considerazione le disposizioni presenti del Gabinetto di Parigi e del signor Hanotaux in particolare.

Ma ora entra ancor più nel compito mio lo esporre un altro ordine di considerazioni le quali nascono primieramente dal dubbio che veramente e sinceramente qui si sarebbe disposti, nelle circostanze d'oggi, a conchiudere l'accordo di delimitazione con l'Italia verso lo Harar ed in secondo luogo dall'incertezza che la vita del presente Gabinetto francese abbia durata che basti per condurre a buon fine una trattativa della quale la riuscita potrà dipendere in parte dal non dimostrarci frettolosi di conchiudere.

V.E. ben intende che io non posso spingere le mie preliminari indagini circa le disposizioni a trattare di questo Governo prima di conoscere appieno gli intendimenti di quello del re sul punto sostanziale del luogo dove sulla linea Gildessa-Harar dovrebbe allacciarsi quella di circoscrizione della zona francese di Obock. Fin qui io ritengo questi governanti molto titubanti in tutto ciò che può suscitare dibattiti nel Parlamento e nella stampa. I ministri attuali non dimostrano, neppure in parole, la risoluzione necessaria per guidare una maggioranza parlamentare. Il loro atteggiamento mi lascia sotto l'impressione che, intavolando con essi una trattativa, si corra il rischio di vedere ogni cosa intralciata od abbandonata appena si destasse qualche clamore contro la trattativa stessa. Circondando ogni eventuale pratica del più scrupoloso silenzio, mantenendo verso tutti gli altri Gabinetti, anche verso quelli a noi più amici, quello stesso segreto di cui ci dettero non rari esempi nelle loro trattative per l'Africa, si scanserebbe forse in parte il pericolo di intempestive divulgazioni e così la causa immediata di inopportuni clamori della tribuna e della stampa. Ma queste considerazioni, per quanto appariscano di ordine secondario, sembrano a me da non trascurare poiché per certo alle relazioni dell'Italia con la Francia non gioverebbe una ripresa di negoziati che dovesse come le precedenti fallire od affogare sotto un cumulo di malintesi.

Né il Governo di Sua Maestà si aspetta certamente che io possa predire con sicurezza la durata della esistenza del Gabinetto Ribot. Ma egli può a giusta ragione esigere di essere informato da me, in vista della apertura di una trattativa d'indole molto delicata, della previsione che si può formare circa la probabilità di poter condurre a termine il negoziato con le stesse persone con le quali esso verrebbe incominciato. Ora io sento a dire da molte parti che nel Parlamento si accorda una tregua al Ministero per poter condurre a termine la discussione e la votazione dei bilanci; ma che, quando queste siano compiute, le opposizioni ripiglieranno l'attacco ed il Gabinetto non avrà forza per trionfare da esse. Vero è che il signor Hanotaux ha nel Gabinetto attuale, come l'ebbe nel precedente, una posizione speciale che potrebbe permettere di presagire la sua permanenza al Quai d'Orsay anche in altre future combinazioni ministeriali. La di lui competenza tecnica è tenuta in gran conto e certamente non sono poche le voci che affermano la necessità che, nei mutamenti frequenti cagionati da questioni di ordine interno, non vada compromesso l'interesse della continuità indispensabile alla politica esteriore di una Grande Potenza. Pare a molti che dallo insediamento nel Ministero degli affari esteri del signor Hanotaux, nel quale la competenza tecnica prevale sulla posizione politica, si sia ottenuto un vantaggio al quale non converrebbe rinunciare in occasione di futuri rimaneggiamenti o combinazioni ministeriali. Da ciò risulta che la probabilità della caduta del Ministero Ribot riesce di parecchi gradi superiore a quella che il mutamento si estenda alla persona dell'attuale ministro degli affari esteri.

Mi pare di aver esposto in questo rapporto tutto ciò che deve essere posto da parte mia sotto gli occhi di V.E. acciocché ella possa giudicare così della convenienza di accostarci ai concetti del signor Hanotaux in riguardo alla circoscrizione di Obock, come della opportunità di riaprire un negoziato a tale riguardo. Né altra può essere la conclusione di questa mia relazione che quella di aspettare la comunicazione delle risoluzioni che il R. Governo fosse per prendere in proposito, prima di muovere altri passi 4 .

974 1 Cfr. n. 953. 2 Cfr. n. 973. 975 1 Cfr. n. 928, nota 6.

975 2 La versione di Hanotaux del colloquio in DDF, XI, cit., n. 417.

975 3 Cfr. serie II. vol. XXIV, n. 310.

976

IL CAVALIER FELTER AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 44/4. Harar, 16 marzo 1895 (per. il 14 aprile).

Mi onoro di trasmettere all'E. V.: un piego Capucci, una lettera di S.M. Menelik per il nostro Augusto Sovrano, una lettera di S.A. ras Makonnen per I'E.V., allegati n. 2 e 3, traduzioni delle due lettere scritte in amarico, allegati n. I e 4, traduzioni di lettere indirizzate dall'imperatore Menelik e ras Makonnen a S.E. il governatore dell'Eritrea 1 , note esplicative del telegramma che precede i suddetti documenti.

ALLEGATO I

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

Addis Abeba, 27 gennaio 1895.

La salute sia con lei.

Prima che io partissi in ispedizione nei Galla, ras Mangascià mi scriveva dal Tigrè, che gli italiani gli avevano domandato aiuto per battere i dervish, e mi chiedeva il permesso di darlo loro. Gli risposi, che i dervish, essendo i nemici di tutti, facesse pure, e che Dio lo aiutasse. Però, quando fui di ritorno dalla spedizione, intesi che le truppe italiane, dall'Asmara eransi recate a saccheggiare la città di Adua, e che ras Mangascià e gli italiani si erano battuti.

Io avevo ritirato dal Tigrè ras Alula, e lo tenevo con me qui allo Scioa, per evitare le questioni fra italiani e tigrini. E non dubitavo mai che facessero guerra fra cristiani, ma desideravo che tigrini ed italiani andassero a battere i dervish, nostro comune nemico.

Accaddero questi fatti col di lei consenso? Spero che me lo farà sapere presto 3 .

ALLEGATO II

IL GOVERNATORE DI HARAR, RAS MAKONNEN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

L. Harar, 16 marzo 1895.

La salute sia con lei. Ho ricevuto la rispettata di lei lettera 4 . Che il generale Baratieri e ras Mangascià abbiano questionato e versato sangue, siamo tutti dispiacenti. lo non avrei mai creduto che succedesse una cosa simile. E non ho ancora potuto appurare il motivo pel quale hanno questionato.

Spero però che questi fatti finiranno a volgere in bene. La guerra, anziché fra di noi, era meglio fosse fatta al kalifa, aiutandoci scambievolmente, perché se noi ci combattiamo, i musulmani ne saranno contenti ed avranno riposo.

ALLEGATO III

NOTE ESPLICATIVE

Harar, 16 marzo 1895.

Forma delle lettere. Mancanza palese di convenienza, riconosciuta anche da ras Makonnen, nell'indirizzo, ove non si indica che il nome di Umberto e Baratieri, senz'altro, come se si trattasse di servi del Ghebì.

Assenza totale di quelle frasi, che formano la principale caratteristica dello stile epistolare abissino, e cioè numerosi complimenti in capo alla lettera, ripetuti in parte alla chiusa.

Sua Maestà viene trattata col lei, e Baratieri col tu, e ciò sarebbe a seconda della prammatica abissina, ma esiste il precedente, ancora dai tempi di re Giovanni, di dare della Maestà ( Gianhoi) ai sovrani esteri, ed invariabilmente del lei, a tutti gli europei.

Quando si parla della nostra marcia su Adua, Menelik si serve della parola zarafa, che vuoi dire rubare, saccheggiare, mentre per le sue prodezze nei Wolamo, si serve del zemeccià, spedizione.

La responsabilità di queste mancanze nella forma, potrebbe anche in gran parte risalire a grasmacc Jusuf, e Menelik avere solo peccato di lèggerezza.

Sostanza delle lettere. Esaminata superficialmente, non appare subito che sia tale da giustificare i telegrammi spediti, e potrebbe far credere le lettere inspirate a false informazioni venute dal Tigrè. Ma esaminiamola.

Anzitutto le lettere portano la data corrispondente al 27 gennaio. Rimasero nelle mani dell'imperatore fino al 2 marzo, giorno in cui venivano offerte al signor Capucci per essere portate a destinazione. Rifiutandovisi il signor Capucci, le lettere venivano copiate dal 2 al 4 marzo, modificandone la chiusa, ma conservando loro sempre la data 27 gennaio. Il 4 marzo partivano per Harar, ove arrivavano il 15, con ordine a Makonnen di prenderne conoscenza, chiuderle, consegnarmele, ritirandone ricevuta.

È evidente che l'imperatore, con una furberia tutta abissina, ingenua ed infantile, vuole riservarsi il diritto di avere scritto il 27 gennaio, cioè quando non aveva ancora ricevuto, né la comunicazione ufficiale dei fatti dal governatore dell'Eritrea, né le informazioni dettagliate da ras Makonnen e dallo stesso Tigrè, tutte giunte allo Scioa prima della fine di febbraio.

Dice, che prima di partire in ispedizione, ras Mangascià gli scrisse che noi chiedevamo aiuto contro i dervisci. È possibile che Mangascià abbia scritto questo, ma che Menelik lo abbia creduto, e soprattutto lo creda e lo scriva ora, è qualcosa che rasenta l'insolenza. Come rasenta l'insolenza quando dice che ha ritirato ras Alula dal Tigrè per evitare noie. Si sa come ras Alula si trovi allo Scioa, come allo Scioa si ritenga che esso sia il nostro incubo, e come per questo Menelik lo citi precisamente sopra la domanda imperativa, con cui ha l'aria di chiedere spiegazioni, e come minacciando di sguinzagliarcelo contro, nel caso esse non siano soddisfacenti.

Fatte tutte queste riflessioni, visto il rapporto del signor Capucci, sentiti gli apprezzamenti di ras Makonnen, che dichiarò francamente Menelik avere perduto la testa, e non essere quella la maniera di scrivere, nemmeno quando si ha intenzione di far la guerra, ho telegrafato, affinché maggior latitudine di tempo rimanesse al Governo centrale e a quello dell'Eritrea per provvedere.

Aggiungo, che ras Makonnen ventilò con me l'opportunità di trattenere le lettere, e che io ne lo dissuasi, giacché credo sia meglio che si sappia la verità. Makonnen aveva preparato delle lettere per questo corriere, che dovette in fretta cambiare, per mettersi in armonia col linguaggio dell'imperatore. E credo che questa armonia durerà, fino a quando da parte nostra non si sarà agito con energia, e dimostrato coi fatti, che si ha la ferma intenzione di punire le intemperanze di Menelik.

975 4 Cfr. n. 984. 976 1 Non si pubblicano. 2 Annotazioni a margine: «Comunicata in copia all'an. Sonnino in via confidenziale 18-4-95». <<Comunicata a S.M. il Re 22-4-95». 3 Annotazione di Felter: <<Rilasciata ricevuta della presente lettera dal sottoscritto il 16 marzo 1895 a S.E. ras Makonnen».

976 4 Cfr. n. 897, allegato.

977

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARA TIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. 525. Massaua, 17 marzo 1895, ore 11 (per. ore 22,35).

Capucci 11 febbraio dallo Scioa afferma grande impressione prodotta notizia nostra vittoria; crede Menelik non invierà aiuti prima di ottobre. Ras Mangascià scrive negando riunire soldati; insiste per trattative di pace. *Giunto Cecchi.*

978

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI E WASHINGTON E ALLE LEGAZIONI A PECHINO E TOKIO

Roma, 18 marzo 1895.

II ministro del Giappone è venuto oggi a vedermi, e mi ha detto che il suo Governo fa speciale assegnamento sopra di noi, in ragione della politica liberale da

noi seguita nell'Estremo Oriente, per esercitare, durante i negoziati di pace, la nostra influenza verso le Potenze europee in senso favorevole agli scopi di civiltà e di sviluppo economico di cui il Giappone è divenuto, da più anni, rappresentante in quelle regioni. Difatti, tra le questioni da trattarsi per la pace, sarà quella delle future relazioni tra il Giappone e la Cina, cosa che può interessare il commercio, la navigazione ed in generale la pacifica attività italiana. Le altre condizioni concernono l'indennità di guerra e le cessioni territoriali.

In quanto alla questione dell'indennità, le spese di guerra, quali furono approvate dal Parlamento, risultarono sinora di 250 milioni di dollari; oltre la quale somma, relativa alle sole spese militari effettive, la Cina dovrebbe pagare altra indennità, in conformità anche di precedenti, come quello del Trattato di Santo Stefano. Parte di simili indennità dovrà inevitabilmente prendere forma di cessioni territoriali, le quali, per necessità politiche, comprenderanno le isole cinesi (Formosa ed altre minori) ed un tratto del territorio della Manciuria, necessaria base di protezione per la indipendenza della Corea.

Per ciò, il Giappone confida nei buoni uffici dell'Italia.

Io ho domandato al ministro del Giappone se il suo Governo aveva qualche assicurazione contro l'eventualità che la cessione di territorio cinese al Giappone sollevasse le pretese di altre Potenze limitrofe della Cina per rettificazione di confini; o se il Giappone prevedesse ed ammettesse, in qualsiasi grado, tali rettificazioni.

Il ministro del Giappone non mi è parso escludere le seguenti supposizioni:

l) che la Russia esigesse i territori necessari per rendere più breve il tracciato della sua ferrovia dalla Siberia a Wladivostok;

2) che l'Inghilterra volesse assicurarsi qualche stazione puramente navale; 3) che un accordo tra gl'interessati potesse stabilirsi su tali basi, se la Francia a sua volta non ponesse innanzi altre pretese. Io dissi al ministro del Giappone che l'Italia non desidera acquisti territoriali nell'Estremo Oriente, ed è disposta ad associarsi all'opera di sviluppo economico cui la Cina oppose sinora tanti ostacoli, con danno, come si è visto, della stessa sua forza viva; l'Italia essendo dunque, tra le Grandi Potenze europee, una di quelle sulle quali il Giappone può con maggiore sicurezza e fiducia appoggiarsi, essa sarà in grado di prestare i suoi buoni uffici con efficacia e con diritto tanto maggiori, se la cooperazione d'ordine civile ed economico in discorso prenderà carattere positivo. Invitai il ministro del Giappone a considerare sin da ora, e mi dichiarai pronto ad esaminare con lui nella più prossima opportunità, gli obbiettivi verso cui si potesse di comune accordo stabilire il concorso, sia marittimo, sia agricolo, sia industriale, ecc., dell'Italia nell'opera che, seéondo noi, deve essere considerata ormai comune al Giappone ed alla Cina. Un'intelligenza a tale effetto segnerebbe all'Europa la via più pacifica e più feconda per le sue relazioni future con l'Estremo Oriente, e renderebbe meno probabili le complicazioni che potrebbero risultare da tendenze a riparti di territori cinesi fra Potenze europee. Il ministro del Giappone ha in ciò convenuto in massima.

977 1 Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi e con varianti, in L V 91, p. 17 e in LV 92, p. 38. 978 1 Il dispaccio venne inviato a Berlino col n. l 0098/99, a Parigi col n. l 0099/181, a Londra col n. 101001112. a Washington col n. 10101/32. a Pechino col n. 10102/4 e a Tokio col n. 10103/11.

979

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 587/251 1 . Costantinopoli, 18 marzo 1895 (per. il 25).

Trasmetto all'E.V. un importante rapporto del signor Cangià circa l'azione che il Governo italiano potrebbe esercitare in Macedonia ed in Albania 2 .

2 Di tale rapporto confidenziale di Cangià a Catalani, datato anch'esso 18 marzo, si pubblicano i passi seguenti: «L'E.V. mi ha dato l'incarico di riferire circa ai quesiti seguenti: l) se il consolato d'Italia in Epiro, debba essere ristabilito a Giannina o rimanere a Prevesa; 2) se convenga agli interessi italiani di stabilire un vice consolato ad Uskub; 3) quale è l'indirizzo politico che converrebbe dare a questi consolati. Al primo quesito ho l'onore di rispondere che io credo che le cose di Albania c di Epiro si possono vedere e seguire assai meglio da Giannina che da Prevesa. Oltreché da alcuni anni, se le mie informazioni sono esatte, l'importanza commerciale di Prevesa avrebbe scemato per essersi il movimento portato verso il vicino porto di Salaora, sta in fatto che Giannina è centro politico importante e sede di governatore generale e che ivi la lotta fra le diverse nazionalità ed influenze è di maggior interesse. Per queste ragioni mi pare che convenga togliere il r. consolato da Prevesa e ristabilirlo in Giannina. Circa il secondo quesito credo sia miglior partito di non suscitare per ora le diffidenze dell'Austria che vigila gelosamente ad Uskub e di lasciare che il vice consolato di Monastir prenda posizione e suggerisca col tempo se più converrebbe stabilire un consolato ad Uskub o altrove. Quanto al terzo quesito la soluzione dipende dalla politica che il R. Governo intende seguire nella Turchia d'Europa. Ma siccome io credo che l'Albania sia in particolar modo per l'Italia argomento di preoccupazione riferirò circa la questione kutzo-valaca che mi sembra di molto interesse su questo proposito. Sono sparsi per la Macedonia, I'Epiro e l'Albania, gran numero di kutzo-valachi (chiamati attualmente da alcuni scrittori: rumeni della Macedonia) i quali vantano origine latina e parlano infatti un dialetto che si avvicina alla nostra lingua più di certi dialetti d'Italia... Un certo numero di kutzo-valachi furono mandati in Rumania per compiere i loro studi e poter fondare e dirigere col tempo scuole fra i loro. Trattavasi principalmente d'impedire che la Grecia, a poco a poco, colle scuole, colla cooperazione del clero e colla comunanza di odii contro i turchi riuscisse ad ellenizzare i kutzo-valachi. La lotta continua tuttora; impotente ad agire sull'elemento slavo, la propaganda ellenica volge lutti i suoi sforzi sull'elemento valaco e sugli albanesi. Anima del movimento è fin dal 1865 Apostolo Margaritu, kutzo-valaco di nascita, uomo colto e di rara energia. Ebbi occasione di conoscere il Margaritu due anni or sono ed alcune volte egli mi parlò dei valachi e mi espose le sue idee circa l'avvenire politico che vagheggia per loro ... Egli mi assicurò confidenzialmente che ad a!Trancarc completamente i valachi dall'influenza greca si giungerebbe persino a distrarli dalla dipendenza dal patriarcato ortodosso per unirli alla Chiesa romana. E questo progetto sarebbe già noto ad alte personalità in Rumania, che lo approverebbero ed al Vaticano; ed ho ragione di credere che monsignor Bonetti vescovo di Costantinopoli ne abbia conoscenza anch'egli. Frattanto mi risulta in modo positivo che una deputazione venuta dalla Macedonia da ultimo presentò alla Porta una petizione firmata da più di quattromila persone con cui viene chiesto il riconoscimento d'un capo della Chiesa valaca. il quale avrebbe sede in Costantinopoli o a Monastir. Se ciò si ottenesse il primo passo sarebbe fatto e l'unione alla Chiesa romana non sarebbe più che una questione di tempo o di opportunità... Secondato dal governo turco colla cui politica i suoi progetti si conciliano, Margaritu preferisce lo statu quo che rispetta la nazionalità dei valachi c dà loro la possibilità di assicurare l'affrancamento al quale ho accennato e la conservazione del loro carattere individuale di razza. Ma per il giorno che mutazioni politiche sopravvenissero nella Turchia d'Europa Margaritu vagheggia una autonomia dei valachi in unione cogli albanesi. Anche costoro a parer suo vogliono conservare il loro carattere nazionale di fronte ai greci ed agli slavi cd hanno speranze d'autonomia. Vero è che parte degli albanesi ortodossi del sud pendono verso la Grecia; ma fra gli altri. (musulmani e cattolici), che costituiscono la parte la più influente e la più ricca. la propaganda ellenica è impotente e l'idea d'indipendenza progredisce. Tra quelli della Macedonia ed anche tra quelli del sud ai quali ho accennato non vi sarebbe dubbio che col tempo e mercé l'istruzione antiellenica che ricevono i loro figli l'idea medesima si diffonderà; [Margaritu] accennò all'Italia come quella Potenza che egli stima mag

Risulta dalle informazioni raccolte dal signor Cangià che i cutzo-valachi, lentamente e cautamente, si vanno preparando ad affermare la loro nazionalità per ottenere, al momento propizio, un'autonomia in unione agli albanesi. Essi desiderano staccarsi dall'elemento greco che tende, da varii anni, ad assorbirli; e, per cagioni geografiche, non hanno alcuna speranza di potersi riunire alla Rumania.

I capi dei cutzo-valachi o, in ogni modo, i principali fra di essi, volgono in questo momento gli occhi verso l'Italia, la sola Nazione il cui appoggio sarebbe scevro di pericoli, e desterebbe le loro vive simpatie.

È indubitato che l'Italia avrebbe grandissimo interesse a proteggere le nazionalità valaca ed albanese, e ad opporsi all'accrescimento dell'influenza ellenica sull'Adriatico e di quella degli slavi in Macedonia, specialmente al nord. È noto che, fra le Nazioni minori, nessuna osteggia l'Italia più della Grecia e nessuna potrebbe recare maggiori danni al nostro commercio ed alla nostra navigazione.

Secondo il signor Apostolu Margaritu, il capo riconosciuto del movimento cutzo-valaco, l'influenza italiana in Macedonia ed in Albania potrebbe cominciare a propagarsi per mezzo delle stesse scuole cutzo-valache, le quali in questo momento sono 81, ed in quattro di esse si insegna già l'italiano.

Ho letto colla massima attenzione il rapporto del signor Cangià, e dichiaro che il progetto di cui egli e il signor Margaritu sono autori è ai miei occhi di singolare importanza. Esso potrebbe costituire un avviamento ad esercitare quell'influenza politica e commerciale che l'Italia dovrà possedere in Albania. Un tentativo di attuarlo non potrà compromettere questa r. ambasciata, e non cagionerà gran spesa. Se l'E.V. me ne concede l'autorizzazione, io entrerò personalmente, in modo cauto, in relazione col signor Margaritu, per ottenere da lui che lo studio dell'italiano sia reso obbligatorio nelle principali scuole cutzo-valache, cominciando da quella che sarà istituita fra breve a Durazzo. Non posso prevedere quali concessioni il signor Margaritu vorrà chiedermi in iscambio, ma probabilmente l'appoggio morale del R. Governo potrà per il momento sembrargli sufficiente.

Se, dopo ciò, mediante l'opera dell'E.V., la ferrovia da Sofia a San Giovanni di Medua potesse divenire un fatto compiuto, si renderebbe alla patria un memorabile servizio.

giormente interessata alla sorte dell'Albania, in caso di mutamenti nella Turchia d'Europa e nel tempo stesso unica fra gli Stati vicini il cui appoggio sarebbe premurosamente gradito dagli albanesi e dai valachi, perché scevro di ogni pericolo per loro ed accompagnato di naturali simpatie. L'Italia mi disse egli non ha interesse politicamente né commercialmente a favorire l'espansione ellenica sulle coste dell'Adriatico, meno ancora di permettere che altre Potenze preparino a loro vantaggio esclusivo cangiamenti importanti in Albania. Perciò essa sarebbe in ottime condizioni per diffondere un'influenza conforme alla sua politica ed in pari tempo benefica sugli albanesi e sui kutzo-valachi ... Egli non ha speranza sull'intervento della Rumania, questo Stato non essendo in condizioni né politiche né geografiche tali, da poter efficacemente secondare gli interessi di razza dei valachi mediante un'unione con essa. Quanto all'Austria egli vedrebbe un pericolo da che questa Potenza va portando il suo centro di gravità verso gli slavi e va facendo nell'Albania del nord, propaganda a suo vantaggio. Data dunque la supposizione che l'Italia non intenda disinteressarsi dell'Albania, credo che potrebbe giovare alla sua politica di attrarre nella sfera della sua influenza i kutzo-valachi, i quali potrebbero facilitare di molto i suoi intenti rispetto agli albanesi. E da quest'ordine d'idee dovrebbe ispirarsi la condotta dei consolati che s'intende istituire. Ai nostri agenti il compito sarebbe agevolato di molto dal fatto che non pochi di quei kutzo-valachi godono influenza e credo pure che sarebbe facile d'intendersi col Margaritu per diffondere quanto più sia possibile la lingua italiana, mercé le sue scuole e per procurare ai nostri agenti il concorso di persone atte a rendere sia come impiegati consolari, sia altrimenti importanti servigi ».

979 1 A margine il testo reca: «In continuazione del rapporto n. 537/230 dell'Il marzo 1895». Tale documento non viene pubblicato.

980

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATISSIMO 397/165. Berlino, 19 marzo 1895 (per. il 22).

Per potermi fare un giusto concetto della situazione nostra verso la Spagna, di cui è oggetto il dispaccio di V.E. del 26 febbraio u.s. n. 7091 1 desideravo prima di tutto appurare quale fondamento abbia la convinzione che, come risulta dalla memoria a quel dispaccio annessa, si attribuisce all'ambasciatore di Germania a Madrid, che, cioè, la Spagna sia ormai completamente caduta nella zona d'influenza francese. Desideravo inoltre assicurarmi delle disposizioni del Gabinetto di Berlino, che da Madrid, ed anche da Vienna, sono segnalate tali da lasciar credere ch'esso si disinteressi completamente della politica della Spagna. Rivolsi perciò categoriche domande a questo segretario di Stato al Dipartimento degli esteri in una conversazione avuta oggi, e n'ebbi in risposta che il barone Radowitz, nei suoi rapporti al Governo imperiale, non ha mai accennato alla crescente influenza francese in Spagna, e che neanche da Parigi giunsero notizie di lavorio speciale del Governo francese per raggiungere tale scopo.

«Il Governo imperiale, soggiunse il barone Marschall, fu ed è tuttora irritatissimo per il modo con cui la Spagna agì nelle ultime trattative commerciali; esso diede istruzioni al suo ambasciatore di far sentire col suo contegno, che la Spagna non ha ad aspettare favori dalla Germania, finché non venga a migliori consigli; il barone Radowitz può aver esagerato il suo atteggiamento e le sue parole in conversazioni private, ma mai egli ebbe istruzioni, mai il Governo imperiale pensò di voler far credere ch'esso si disinteressi dalla politica della Spagna nel Mediterraneo, ed abbia abbandonato i principii su cui posano gli accordi italo-spagnuoli ai quali intende mantenersi fedele».

Non vi ha dubbio che l'attitudine troppo riservata, troppo rigida del Gabinetto di Berlino, congiunta al contegno attuale dell'Inghilterra, esercitano una influenza per noi molto nociva sul Gabinetto di Madrid, e non mancai di farne la osservazione al barone Marschall. Il quale, pur ritenendo esagerati i miei timori, non potè trovarli completamente infondati e mi espresse la speranza che una détente possa presto avvenire fra Berlino e Madrid. Già S.M. l'Imperatore che, or non è molto ancora, non voleva sentir parlare di Spagna, le mandò invito, espresso in termini cordiali, di intervenire alle feste di Kiel, inviò condoglianze amichevoli per la perdita della nave «Regina Reggente», e da Madrid sono segnalate tendenze per un ritorno a relazioni commerciali, della cui rottura la Spagna soffre più della Germania, ed a cui non sono forse estranei i moti di Cuba.

Così stando le cose, e persuaso, convinto d'altra parte che l'Inghilterra non rinunzierà mai alla sua posizione nel Mediterraneo, e presto o tardi ritornerà ad un più giusto apprezzamento dei suoi interessi, dai quali è ora distolta per motivi di politica interna; così stando le cose, dico, io non vedo altra attitudine per l'Italia che quella da V.E. giustamente definita colle parole: «tenere ogni porta aperta». Una di queste porte sarebbe la rinnovazione tale e quale degli accordi colla Spagna che stanno per scadere, nei quali avremo sicuro l'appoggio della Germania, nonché, come vedo dalla corrispondenza del conte Nigra, quello del Gabinetto di Vienna.

Se poi coi nostri consigli a Madrid potremo contribuire alla ripresa delle relazioni commerciali colla Germania ed a togliere gli attriti attuali, ne risentiremo certamente anche noi vantaggio, togliendo ogni pretesto alla Spagna di dirsi abbandonata dalle Potenze della Triplice Alleanza, e permettendo alla Germania una politica più attiva nel senso da noi desiderato.

980 1 Cfr. n. 946.

981

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARA TI ERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATO 172. Massaua, 20 marzo 1895, ore 19 (per. ore 19,40).

Console di Sua Maestà in Aden telegrafa che venne colà richiesto permesso transito per Zeila 4.000 fucili, portati da vapore francese, diretti ras Makonnen. Propongo Aden pervengano al ras per mezzo Governo italiano. Avendo autorità locale richiesto istruzioni Londra, prego V.E. provocare da Londra istruzioni conformi mia proposta 1 .

982

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. RISERVATO 683/261. Parigi, 20 marzo 1895 (per. il 25).

Il dispaccio di V.E., in data 16 marzo 1, relativo ad informazioni pervenutele dallo Scioa e dall'Eritrea, mi è pervenuto soltanto questa mattina.

982 1 D. 9607/162, non pubblicato, che trasmetteva notizie inviate da Capucci.

Le notizie dello Scioa, comunicatemi con quel dispaccio sono in data del 6 e 17 febbraio. È mestieri analizzarle. Il fatto capitale, se fosse dimostrato vero, sarebbe la offerta fatta dal Governo francese, per mezzo della Compagnia franco-africana, al re Menelik di 15 mille fucili Gras, con la loro dotazione di cartucce, al prezzo di talleri 6 cadauno, e posti a Gibuti. Il corrispondente che dà tale notizia, aggiunge che al sovrano etiopico sarebbe pure stato offerto un prestito per mettersi in grado di tutelare la propria indipendenza. Però il corrispondente stesso dubita della esattezza di quest'ultima parte delle sue informazioni. I signori Chefneux e Clochette tennero con vari capi abissini un linguaggio direttamente in opposizione con i nostri interessi, di ciò non sarebbe lecito il dubitare, anche soltanto riflettendo che gli scopi di speculazione d'affari, per i quali essi si sono recati in quella parte d'Africa, sarebbero raggiunti tanto più facilmente se l'influenza francese vi signoreggiasse e l'influenza italiana le cedesse totalmente il posto. È ben certo che lo avere il Clochette portato al re dello Scioa lettere del presidente della Repubblica francese e del ministro degli affari esteri di Francia, deve aver favorito gli intenti di quel cittadino francese ingrandendone la posizione agli occhi di quel sovrano. Però se, come riferisce il corrispondente di codesto r. ministero, la lettera di Casimir Périer si limita ad annunziare il ritorno del signor Lagarde, governatore di Obock, a vantarne l'energia, l'intelligenza e l'affetto per l'Etiopia ed a esprimere la fiducia nella continuazione di buon vicinato fra la Colonia francese ed il limitrofo territorio etiopico, il procedimento sarebbe stato scorretto nella forma, non nella sostanza. Il corrispondente anzidetto avverte che, nella lettera del ministro per gli affari esteri, sono ripetute presso a poco le medesime cose con minore espansione e che, né nella lettera del presidente Casimir Périer, né in quella del ministro degli affari esteri, sono accennati i nomi di Clochette, di Chefneux o di Mondon.

Da un privato per nome Ilg, il re dello Scioa avrebbe avuto copia del decreto che proibisce il transito di armi a Gibuti e questo decreto conterrebbe una eccezione per le armi destinate alla Etiopia ed al suo imperatore. Vi fu un tempo in cui anche noi avremmo desiderato che l'Inghilterra facesse simile eccezione per il transito delle armi a Zeila ed a più riprese domandammo che l'eccezione fosse conceduta per certi convogli d'armi diretti allo Scioa. Tuttavia, prima di argomentare sovra questo punto, parmi sarebbe cauto il procacciarci anche noi copia di quel decreto che non può, per l'indole stessa sua, essere tenuto segreto. Se potrò procurarmelo per indiretta via, non mancherò di farlo conoscere a V.E. E se invece il r. ministero già ne possedesse copia, bramerei averne io pure comunicazione. I si dice, relativi ai 400 soldati del genio francese destinati a costrurre una ferrovia nel caso gli italiani premessero troppo dal nord ed altri discorsi tenuti dai od attribuiti ai mestatori svizzeri-francesi che vanno e vengono continuamente fra la Colonia di Obock e lo Harar, non potrebbero dare appiglio serio di presentare osservazioni. Tali dicerie e discorsi mi sembrano da mettere insieme con l'asserzione del capo della missione moscovita relativa alla cessione di Obock che entro sei mesi sarà fatta dalla Francia alla Russia. Troppo è nota la tendenza di tutti coloro che prendono parte a spedizioni lontane, e vivono in colonie poste in contatto con paesi semi-barbari, ad esagerare l'importanza propria e di tutto ciò che li riguarda e li circonda, perché sia mestieri ribattere una ad una tutte queste affermazioni le quali non sembrano poter sussistere nel confronto che ognuno può fare di esse con i fatti che si svolgono, le tendenze che si rivelano e le stesse dichiarazioni scambiate dai Governi fra di loro.

La informazione pervenuta dall'Eritrea, in data delli 10 corrente2 , mi parve assai più precisa e grave. Mangascià fingerebbe propositi pacifici soltanto per guadagnare tempo e riunire nuovi armati. Egli aspetterebbe anzi i soccorsi che dallo Scioa gli conduce ras Alula.

Nello trasmettermi queste informazioni d'indole confidenziale, la E. V. volle lasciare in mia facoltà di decidere l'uso che a me converrebbe di farne, avvertendo soltanto non essere, per ora, il Governo del re intenzionato di avere per accertata l'azione ufficiale del Governo francese in Etiopia contro lo spirito e la lettera dell'Atto generale di Berlino del 26 febbraio 1885. Parve a me, dopo attenta lettura delle comunicazioni ricevute, che non potesse giovare in modo alcuno il tenermi completamente silenzioso circa il primo e sostanziale fatto dello sbarco progettato di 15 mille fucili Gras a Gibuti. Mi recai dunque oggi stesso dal signor Hanotaux, poiché questo era il giorno stabilito per il generale ricevimento dei capi di missione, e gli dissi che da documenti, non diretti a me, ma comunicatimi in via informativa dal r. ministero, mi risultava che al re Menelik erano stati offerti 15 mille fucili modello Gras da essere consegnati a Gibuti. M'interruppe il signor Hanotaux protestando essere la cosa impossibile perché una tale quantità di quei fucili non avrebbe potuto sortire che da depositi governativi francesi. Poscia si riprese il ministro osservando che una certa quantità di fucili del sistema Gras era stata alienata; ma che non era prevedibile che una casa di commercio avesse potuto riunire un così grosso numero di quelle armi. E siccome il ministro pigliava la penna per vergare in proposito una noticina per memoria sua, io gli dissi che, per essere ben certo di non dimenticare alcun particolare relativo alla notizia da me avuta, era cosa preferibile che io stesso prendessi in proposito un appunto che avrei in forma particolare potuto fargli consegnare senza ritardo. L'atteggiamento preso dal mio interlocutore nello interrompermi, mi mosse a spingere più innanzi la mia osservazione e dissi al medesimo che lo stato delle cose nel Tigrè e le notizie che si aveano del campo di Mangascià che, mentre chiedevaci pace, radunava nuovi armati ed aspettava rinforzi, doveano essere tenuti in conto dall'amministrazione francese per comprendere l'opportunità di vegliare in modo speciale a che non penetrino da Gibuti armi da guerra e tanto più poi se queste armi, sia pure in conseguenza di un provvedimento d'intendenza militare, dovessero sembrare uscire dagli arsenali governativi francesi per essere fornite ad un principe che si trova verso l'Italia in una situazione d'ostilità se non dichiarata almeno latente. Restammo d'accordo che il ministro, tosto che riceverebbe da me in forma privata le indicazioni dei fatti pervenuti a mia cognizione, ne farebbe soggetto di sollecita ed accurata indagine.

Quando pure si volesse ritenere che il diniego del signor Hanotaux, fondato appunto sulla considerazione che 15 mille fucili non potrebbero essere forniti altrimenti che da un arsenale militare, copra, con signolare prontezza di spirito, la verità di un fatto non ammissibile e quando pure si volessero considerare come simulazioni le premure, dimostrate da questo ministro, di ricevere da me particolareggiata notizia del fatto medesimo, io ritengo che la comunicazione, da me eseguita oggi, non possa che condurre a buoni effetti; poiché, o le armi non saranno date, ciò che sarebbe praticamente la miglior cosa, o saranno fornite a noi tali spiegazioni che dovranno escludere la diretta connivenza delle autorità francesi nella fornitura di quei fucili ad un sovrano che palesemente o segretamente è contro di noi in istato di ostilità. In ogni ipotesi, il Governo francese sarà stato in modo amichevole e corretto messo sull'avviso per evitare che dal suo territorio di Obock si compiano cose contrarie ai patti internazionali del 1885 e condannate anche dalle norme che regolano la condotta reciproca di Governi amici fra di loro. Epperò, tosto che fui rientrato in casa, scrissi al signor Hanotaux in forma particolare che io gli trasmetteva la informazione relativa ai fucili offerti agli abissini e da sbarcare a Gibuti e che gli sarei molto obbligato se egli la prenderebbe in considerazione. La noticina inchiusa nella lettera è poi così testualmente concepita: «Par l'entremise de la compagnie commerciale franco-africaine, on a offert aux abyssins l'achat, au prix de 6 thalers pièce, de 15.000 fusils Gras, modèle 1870, fabriqués en Styrie, avec leur munitionnement. Ils devraient ètre consignés a Jibouti. Menelik aurait autorisé Makonnen, gouverneur de l'Harar, à accepter cette offre».

Mi lusingo che V.E. vorrà approvare il passo da me fatto. L'ho circondato da forme che escludono in modo assoluto qualunque intenzione che non sia quella amichevole di eliminare cause di sospetti e di malintesi. E ritengo sia stato accettato nello stesso senso.

981 1 Cfr. n. 983.

982 2 Cfr. n. 970.

983

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, FERRERO

T. RISERVATO 156. Roma, 21 marzo 1895, ore 13,20.

Baratieri telegrafa: (Ripetere il telegramma da Massaua del 20 marzo) 1 . In questo senso ho scritto a sir Clare Ford che mi aveva chiesto parere Governo italiano in proposito. * Dalla risposta del Governo inglese potremo trarre indizio sulle sue intenzioni circa istituzione di un agente italiano a Zeila *2•

983 1 Cfr. n. 98 I. 2 Il passo fra asterischi è sulla minuta di pugno di Blanc.

984

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

D. 10615/204. Roma, 22 1narzo 1895.

Nel trasmetterle il promemoria 20 febbraio sull'Barar 1 , e nell'autorizzarla a darne comunicazione a codesto Governo, io dava a V.E. l'istruzione (che ha rettamente eseguito) non già di riaprire negoziati per la delimitazione delle sfere d'influenza italiana e francese in quella regione, ma di stabilire nettamente: anzitutto la posizione di diritto dell'Italia di fronte alla Francia; in secondo luogo il riconoscimento di quella posizione da parte della Francia stessa, riconoscimento che, dopo esserci stato comunicato nel 1889, era poi giunto praticamente sino alla definizione di una linea di confine risultante da trattative condotte nel maggio 1891, linea sulla quale erano caduti d'accordo i due Governi di Parigi e di Roma 2 .

Le difficoltà dunque che incontrerebbe ora il Governo della Repubblica nel concludere una convenzione per la delimitazione del possedimento di Obock, non ci riguardano. Alle cose dette dal signor Banotaux, potremmo osservare, ad esempio, circa a Gildessa, che questa località avendo indubbiamente fatto parte della provincia di Barar anche prima della conquista etiopica, ed essendo anche ora sede delle dogane, e per ciò solo praticamente ed ufficialmente riconosciuta da tutti come compresa in quella provincia (vedi carta Lannoy de Bissy), non potrebbe essere messa in discussione. Ma alla discussione stessa osta una pregiudiziale. Il Governo italiano non difende solo l'integrità dell'Etiopia, ed il tracciato della linea concordato nel 1891 è considerato da noi, non già alla stregua delle convenienze di Menelik e del suo attuale contegno verso l'Italia; ma sempre ed esclusivamente in relazione al fatto che l'Etiopia e tutte le sue dipendenze sono comprese in diritto nella sfera dei protettorati dell'Italia; ed il Governo italiano, sostenendo l'integrità di quei possedimenti, non sostiene e non sosterrebbe mai che interessi proprii, come la stessa Francia ha riconosciuto, prendendo debitamente atto della notifica, debitamente fatta, del nostro protettorato su quella parte dell'Africa.

La questione fondamentale sta adunque in ciò: che la Francia sia con le dichiarazioni al Parlamento del signor Banotaux sull'Barar, sia in tutti quegli altri modi che non ho d'uopo di ricordarle, rinnega oggi quel riconoscimento, contesta il nostro protettorato; e così, per motivi estranei all'argomento, e significatici nel 1892, rende ora impossibile la conclusione proposta dalla Francia nel 1891 ed accettata da noi.

La Francia non può, difatti, pretendere ragionevolmente di riaprire, sulla base del non riconoscimento della nostra situazione di diritto in Etiopia, i negoziati che venivano condotti sulla base del riconoscimento stesso.

Ci basta dunque di aver fatto constatare il contegno rispettivo dell'Italia e della Francia, unico scopo della comunicazione del promemoria 20 febbraio. E non mi occorre ripeterle che a nessun risultato positivo si potrà giungere, se il Governo francese non ritorna ad un apprezzamento della situazione più rispondente alle norme che regolano in Africa il diritto internazionale.

984 1 Cfr. n. 928, nota 6. 2 Risponde al n. 975.

985

IL REGGENTE IL CONSOLATO AD ADEN, BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 173. Aden, 23 marzo 1895.

Trasmetto seguente telegramma Harar, in data del 16 marzo: «Menelik scrive lettera irriverente S.M. Re Umberto, insolente Baratieri 1 . Capucci segnala intenzioni ostili. Seguono documenti» 2 .

986

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BOTTARO COSTA

D. RISERVATO 10846/36. Roma, 23 marzo 1895.

Dal rapporto 13 marzo 1895 del conte Tornielli 1 , di cui le unisco copia, e dal mio dispaccio di risposta (22 marzo 1895 2) di cui le do pure comunicazione, ella vedrà quale sia esattamente il punto di vista a cui si è messo e intende di rimanere il Governo italiano, circa alla delimitazione del possedimento francese di Obock.

Ella ne trarrà norma pel linguaggio da tenere col principe Lobanoff, quando questi torni sull'argomento del nostro promemoria 20 febbraio, che ella contava presentargli il 20 corrente.

2 Cfr. anche quanto scriveva Capucci a Baratieri con R. 60 del 23 marzo (ed. in ZAGHI, La conquista dell'Africa, cit., pp. 936-937): «Ora profezia a tutti nota dice che Menelik morirà prima di potersi battere con gli italiani, così vuole Iddio affinché non si versi sangue cristiano. Tra i soldati il malcontento è grandissimo. Tutti dicono che se vengono gli europei sono ben contenti perché saranno meglio pagati e non saranno costretti trasportare continuamente pietre come ora. I grandi sciùm pure sono malcontenti. Non vi è che qualche sciùm mezzano che faccia proposito patriottico di morire pel suo re». 986 1 Cfr. n. 975.

Cfr. n. 984.

Nel suo rapporto del 14 corrente' ella mostra di ritenere che la cancelleria di Pietroburgo possa esercitare -in questa come in altre questioni -una influenza moderatrice sul Gabinetto di Parigi, e che tale influenza potrebbe condurre ad un accordo sulla base proposta dallo stesso ministro degli affari esteri della Repubblica nel maggio 1891.

V.S. è in grado di rendersi conto delle disposizioni attuali della cancelleria russa, lascio quindi al di lei tatto di decidere se convenga di aver fatto al principe Lobanoff una semplice comunicazione, o di entrare con lui nel vivo dell'argomento.

In quest'ultimo caso, V.S. terrà conto, da un lato che le riserve fatte dal Governo di Pietroburgo nel 1889 alla notifica del nostro protettorato nell'Etiopia 4 , non riflettevano che la Turchia, e che a quelle riserve, da noi debitamente confutate, il Governo imperiale non dette seguito; e che poi le riserve del 1894 erano, come ebbe a dire il signor di Giers, suggerite da amicizia verso la Francia.

D'altro lato, la spedizione russa in Etiopia, quantunque codesto Governo ne abbia negato il carattere ufficiale, fa credere all'intendimento suo di intervenire in un qualsiasi modo in quella regione dei nostri protettorati.

Potrebbe essere dunque questa occasione opportuna di sincerarsi dei veri intendimenti della cancelleria imperiale.

985 1 Cfr. n. 976, allegati.

987

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE S.N. Madrid, 23 marzo 1895 (per. il 26).

Gli avvenimenti hanno talmente precipitato, ed il piroscafo nazionale al quale è stato affidato l'invio della mia corrispondenza riservata 1 essendo solo partito iersera da Barcellona, l'esposizione dei colloqui da me avuti col signor Groizard giungerà a mani di V.E. quando un altro Governo sarà insediato.

In questo stato di cose, aspetto un cenno telegrafico da V.E. colle sue istruzioni 2 .

Se sarà il duca di Tetuan il nuovo ministro degli affari esteri ho già stipulato con lui il primo rinnovamento del patto: mi sarà dunque facile entrare in materia. So per esperienza quanto ei sia restio alle innovazioni. Ma mi accingerò doppiamente con zelo all'opera, appena ne riceva l'ordine.

986 ' Non pubblicato.

4 Cfr. serie Il, vol. XXIII, nn. 121, 124 e 149. 987 1 Cfr. nn. 973 e 974.

2 Quando pervenne questo rapporto Blanc aveva già inviato le istruzioni telegrafiche (cfr. n. 993).

988

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO RISERVATISSIMO 716/274. Parigi, 23 marzo 1895 (per. il 25).

Per rispondere alla domanda d'informazioni contenuta nel telegramma di V.E. in data 8 corrente 1 , dovetti aspettare l'occasione di fare utili investigazioni presso alcuni miei conoscenti spagnuoli.

L'ambasciatore di Spagna invitò il ministro degli affari esteri a pranzo con Martinez Campos quando questi ritornava da Vienna e il mattino seguente il signor ministro degli affari esteri invitò l'ambasciatore di Spagna e il maresciallo a colazione. Nelle due occasioni assistevano alcuni uffiziali dell'ambasciata spagnuola, ma nessuno qui ha ripeteuto cose che sieno state dette da Martinez Campos e che meritassero speciale attenzione. L'attuale ambasciatore a Parigi non mi risultò mai particolarmente nostro amico e lo stesso si può dire di Martinez Campos. Però V.E., al pari di me, conosce quest'ultimo e sa che, fra le altre cose, non sarebbe capace di tenere una conversazione in francese. Ho tuttavia fatto sentire in tono di scherzo al mio collega spagnuolo che mi erano stati ripetuti propositi del maresciallo relativamente alle cose del Marocco che avrebbero potuto sembrare una stonatura al mio Governo.

Naturalmente, l'ambasciatore protestò contro tale supposizione. Se questa non ha fondamento alcuno, la mia osservazione resterà senza peso. Se invece essa avesse qualche fondamento, l'ambasciatore si terrà per detto che anche nei complimenti di circostanza vi è una misura da osservare.

989

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 566. Massaua, 24 marzo 1895, ore ... (per. ore Il ,20).

Senajè. 23. Mangascià non obbedendo intimazione disarmo e continuando molestie nell'Agamè, domani varcherò confine, dopodomani sarò Adigràt alla testa delle truppe. Ho meco, oltre forza già segnalata, una compagnia cacciatori ed una sezione zappatori italiani.

989 1 Ed. in LV 87, p. IlO, in LV 91, p. 17 e in LV 92, p. 38.

988 1 Cfr. n. 967.

990

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI E VIENNA

T. 442. Roma, 24 marzo 1895, ore 19,25.

Menelik scrive lettere provocanti al re e al generale Baratieri 1 e dimostra propositi d'ostilità. Vengono segnalate nuove spedizioni d'armi per mezzo vapori francesi destinate all'Etiopia. Mangascià minacciandoci dall'Agamè, Baratieri è in marcia sopra Adigrat 2 .

991

L'AMBASCIATORE A LONDRA, FERRERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 408/216. Londra, 24 marzo 1895 (per. il 28).

Ho preso accurata conoscenza del rapporto del r. ambasciatore a Parigi in data del 13 corrente n. 581/230 1 trasmessomi da V.E. col dispaccio ministeriale del 20, Ufficio coloniale n. 101171115.

Ritengo molto importante che il signor Hanotaux abbia riconosciuto come allorquando il negoziato di delimitazione venne bruscamente ad interrompersi nel 1891, la Francia si fosse mostrata disposta a portare la linea di confine della sua sfera d'influenza sino a riattaccarsi alla linea dell'accordo anglo-francese del 1888, ed in modo da lasciar fuori la città d'Harar. Il conte Tornielli si dimostra propenso ad accogliere la pretesa del signor Hanotaux, di portare il limite meridionale della sfera d'influenza francese sino ad un punto della strada Zeila-Harar situato a mezzogiorno di Gildessa; ed io convengo con lui che la questione sarebbe ridotta ad un mero puntiglio, e ci converrebbe di cedere. È indubitato che la scelta di Gildessa fu determinata nei negoziati di Londra del 1894 dalla considerazione che quel punto segna il confine fra i Galla soggetti all'Etiopia e i somali quasi indipendenti: e tale considerazione varrebbe anche nel caso di una delimitazione colla Francia. Ma il vantaggio di fermare la espansione francese verso l'Harar e lo Scioa sarebbe di gran lunga superiore all'inconveniente di lasciar entrare la sfera d'azione della Francia nel lembo settentrionale del paese degli Ittù e del Ciarciar; e stipulando perciò che il villaggio di Gildessa restasse tutto all'Italia e che il punto da scegliersi sulla strada Zeila-Harar, che segnerebbe il limite dell'espansione francese, venisse preso a qualche miglio dalla città d'Harar, sarebbe ancora buona fortuna se la delimitazione riuscisse a concludersi.

Cfr. n. 989. 991 1 Cfr. n. 975.

990 1 Cfr. n. 985.

992

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 574. Parigi, 25 marzo 1895, ore 14,40 (per. ore 16,55).

Risposta al dispaccio cifrato 21 marzo 1 , osservo che senza maggiori indicazioni riuscirà quasi impossibile scoprire presenza in Parigi del signor Ilg. Dal mio rapporto 20 corrente 2 risulta che Hanotaux fu avvisato che da noi si segue con attenzione vendita fucili francesi all'Etiopia. Cercherò di sapere se negli ultimi tempi amministrazione francese abbia venduto importanti partite fucili Gras. È però notorio che questi sono in vendita, e si cedono a speculatori privati. Se io fossi autorizzato dichiarare Governo francese stato guerra fra l'Italia e l'Etiopia nascerebbe immediatamente situazione di neutralità colle sue conseguenze ed i suoi doveri pei confinanti dell'Harar, ma nelle speciali condizioni dell'Etiopia verso l'Italia può esservi stato di guerra che suppone due belligeranti indipendenti?'

993

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO PERSONALE 157. Roma, 2 5 marzo 189 5, ore 18, 15.

Decifri ella stessa. Si astenga da ogni iniziativa per il rinnovamento. Quando proposte le vengano spontaneamente fatte dal nuovo Gabinetto, dichiari non poterle trasmettere se non con precisi schiarimenti sulla loro conformità o meno colle sue precedenti istruzioni. E, dopo chiarite e trasmesse a me le proposte stesse, voglia ad ogni buon fine esprimere l'opinione personale che, in seguito alla pubblicazione degli impegni esistenti tra Austria-Ungheria e Germania, la nuova conclusione fra Italia e Spagna di patti segreti la cui stessa esistenza possa essere rinnegata anche con i fatti porrebbe le due nostre Monarchie di fronte ai due Imperi in una condizione di disuguaglianza incompatibile colla loro dignità e con i loro interessi.

2 Cfr. n. 982.

' Per la risposta cfr. n. 994.

992 1 Non pubblicato.

994

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

T. 448. Roma, 25 marzo 1895, ore 19,40.

Non possiamo ammettere per Menelik e Mangascià i diritti di belligeranti 1 , ma stante la loro aperta ribellione armata e le ostilità in corso, ella può richiamare ufficiosamente per ora il Governo francese all'osservanza del diritto internazionale che, per parte nostra, crederemmo di violare se permettessimo invio agli Hovas di armi, munizioni, denaro di guerra coniato nelle nostre zecche e lettere ufficiali, benché non abbiamo mai avuto a prendere atto del protettorato francese sul Madagascar, come la Francia ha preso atto del nostro protettorato sull'Etiopia 2 .

995

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A TANGERI, D'ASPREMONT, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 281/86. Tangeri, 25 marzo 1895 (per. il 4 aprile).

Nel mio rapporto del l o dicembre 1894, n. 1141/351 1 esponevo all'E. V. l'opinione che sarebbe stato di mestieri dare una risposta alla lettera che il sultano aveva indirizzato al nostro Augusto Sovrano per pregare Sua Maestà di non istituire consolati nelle città interne del Marocco. Il r. segretario-interprete era pure della medesima opinione. L'E. V. si compiaceva poco dopo inviarmi le lettere reali 2 colle quali S.M. il Re rispondeva a S.M. Sceriffiana.

Trasmisi senza indugio le prefate lettere reali al r. segretario-interprete e lo incaricai di rimetterle all'alta loro destinazione nel momento in cui ciò gli sarebbe parso più opportuno. Il cav. Gentile scrisse qualche tempo dopo alla r. legazione che egli era venuto nella determinazione di ritardarne la consegna essendosi formata in lui, da certi indizi, la convinzione che i governanti marocchini avrebbero posto come condizione sine qua non pel compimento degli affari relativi alla nave da

2 Questo telegramma fu comunicato il 26 marzo all'ambasciata a Pietroburgo con T. 450 e all'ambasciata a Londra con T. 449 che reca la seguente aggiunta: «Questo stato di cose rende vieppiù urgente decisione Governo britannico circa consegna fucili Makonnen». 995 1 Cfr. n. 705.

Cfr. n. 723.

guerra «Bascir» ed alla nostra missione militare, la rinunzia per parte dell'Italia alla creazione di consolati nelle città dell'interno. Però i viziri, sapendo che il nostro agente a Fez era stato incaricato di rimettere al sultano le lettere reali concernenti una questione di sì grande importanza per il Makhzen, si trovavano nella necessità di regolare in un modo più sollecito ed in guisa corrispondente ai desideri nostri le due questioni del «Bascir» e della fabbrica d'armi, perché le lettere, nelle quali non dubitavano trovare appoggio e disposizioni a loro favorevoli, fossero consegnate al sultano. Molto a decidere poi il Governo marocchino a definire con noi sollecitamente l'affare della nave, contribuirono le assicurazioni da noi fatte in varie circostanze che il Governo italiano era favorevolmente disposto verso il Marocco nella questione delle protezioni abusive e della sua indipendenza. Dichiarazioni che vennero poi confermate ed avvalorate dalle istruzioni date dall'E.V. al r. ambasciatore a Madrid e delle quali la r. legazione diede comunicazione a Sid Mohamed Torres\ e, per mezzo del r. segretario-interprete, direttamente al gran vizir ed al vizir Garnit. Siffatte dichiarazioni produssero sul Makhzen le migliori delle impressioni.

Dopo la partenza da qui del r. ministro comm. Cantagalli, il cav. Gentile mi scriveva che avrebbe ritardato ancora un poco la presentazione delle lettere reali, finché fosse tolto di mezzo ogni impedimento alla consegna della nave, e che nella questione della fabbrica d'armi il Governo marocchino mostrasse le sue migliori disposizioni. Approvai il modo d'agire del r. segretario-interprete scrivendogli che dopo i ripetuti e non lievi pegni d'amicizia che erano stati dati dall'Italia al Marocco, il Makhzen doveva dare una prova della sua gratitudine regolando a nostra soddisfazione gli affari pendenti; che per la consegna delle lettere scegliesse egli il momento più opportuno. Ora avendo il Makhzen addimostrato le buone sue disposizioni per ritirare la nave e mantenere al suo servizio la missione militare, è stato utile rimettere nelle mani del sultano le lettere del nostro Augusto Sovrano.

Il r. segretario-interprete chiese un'udienza ed ottenne che in tale circostanza

S.M. Sceriffiana ricevesse pure il tenente-colonnello Ferrara, reggente la nostra missione militare. L 'udienza ebbe luogo il giorno 17 corrente.

«All'udienza, scrive il cav. Gentile, assisteva il gran vizir. Consegnata che ebbi la lettera di S.M. il Re nelle mani del sultano, Sid Ahmed ben Mussa ne lesse la traduzione e mostrassi oltremodo compiaciuto della reale risposta.

Al tenente-colonnello cav. Ferrara che intrattenne Sua Maestà delle cose della fabbrica d'armi, il gran vizir rispose che Mulay Abd-el-Aziz avrebbe continuato alla missione militare italiana la stessa benevolenza che aveva per essa il defunto sultano e che non avrebbe mancato di dare il suo appoggio per il funzionamento della fabbrica d'armi. Il gran vizir disse in nostra presenza al giovine sultano che il colonnello Bregoli non avrebbe più fatto ritorno a Fez e che il Governo italiano era venuto nella determinazione di stabilire la missione sopra altre basi.

Uscendo dall'udienza, il tenente-colonnello Ferrara ed io ci recammo a complimentare il ministro della guerra ed il vizir Garni~».

L'udienza accordata al cav. Ferrara assume un'importanza considerevole, poiché essa è una prova non dubbia delle buone intenzioni del sultano e del gran vizir riguardo alla fabbrica d'armi ed una formale smentita agli avversari nostri i quali persistevano ad emettere dubbi sulla permanenza degli ufficiali italiani al servizio del sultano. Infatti, nel ricevimento accordato dal sultano al cav. Ferrara, tutti hanno veduto la solenne affermazione della nostra missione militare.

Nella risposta poi data da S.M. il Re alla lettera sceriffiana sull'affare dei consolati, il sultano ed il Governo suo vedono, ne sono certo, la conferma della sincera amicizia che l'Italia nutre per il Marocco, e del desiderio del Governo del re di sostenere e difendere l'indipendenza dell'Impero maghrebino e l'autorità del sultano.

994 1 Risponde al n. 992.

995 3 Cfr. n. 884.

996

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA

T. RISERVATISSIMO 158. Roma, 26 marzo 1895, ore 12,55.

Pel caso d'intelligenze fra Italia e Giappone per stazione nostra di commercio marittimo e concessione ferrovie nel territorio cinese conquistato, mi telegrafi sua opinione personale sulle località da preferirsi per noi 1 .

997

COLLOQUIO TRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, E L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, BÙLOW

APPUNTO. Roma, 26 marzo 1895.

Sul rinnovamento colla Spagna, di cui mi parlò Biilow, gli dissi: la Francia dichiarando di porci fuori dal diritto internazionale per motivo che apparteniamo alla Triplice Alleanza, ed il casus foederis così posto dalla Francia trovandoci isolati da qualsiasi appoggio degli alleati che se ne disinteressano, dobbiamo, riguardo alla scadenza degli accordi italo-spagnuoli considerare:

l) che quegli accordi non possono più aver per base comuni interessi dinastici dopo il matrimonio colla èasa di Bourbon che ne farebbe un pacte de famille;

2) che neppur la base ne può essere gl'interessi africani nei quali la Spagna non dissimula essere costretta a procedere anzitutto per via di transazioni con la Francia;

3) che l'unica base precisa di accordi segreti rimarrebbe un impegno comune tra la Triplice Alleanza e la Spagna di escludere assolutamente il veto francese contro la candidatura pontificia gradita a noi;

4) che in ogni caso, dopo la pubblicazione degli impegni esistenti fra Germania e Austria-Ungheria, non è più possibile all'Italia di ammettere per accordi suoi colla Spagna una segretezza che permetta di rinnegarne, non solo in parole ma anche in fatti, l'esistenza.

996 1 Per la risposta cfr. n. 999.

998

IL DOTTOR NERAZZINI ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, LEVI

L. PERSONALE. Spezia, 26 marzo 1895.

Il tempo strettamente necessario per rispondere alla lettera di S.E. il signor ministro ras Makonnen lo avrebbe avuto: 1 e nel dubbio che il di lui silenzio possa fare una impressione non buona e al signor ministro e a lei mi permetto di esporle una mia opinione, cioè esser molto probabile, per non dire certo, che Makonnen abbia immediatamente inviata all'imperatore una lettera di tanta importanza; e che per rispondere aspetti di avere l'intuonazione dall'imperatore stesso. E se così fosse, credo che sarebbe ottima cosa, perché al punto in cui siamo è bene di aver dati molto positivi e certi sull'attitudine di Menelik, qualunque essa sia. Il silenzio e l'incertezza sono i meno desiderabili.

Ho letto e privatamente mi è stato anche scritto dal ministro della guerra, che l'occupazione di Adigrat debba essere oggi un fatto compiuto. Il passo è serio ma necessario: e tanto più necessario in quanto mi convinco ogni giorno di più che l'esercito di ras Mangascià non fu disfatto a Senafè, ma fu solamente sbandato e respinto.

Adigrat non solo vale molto per se stesso, ma vale soprattutto perché oltre essere necessaria posizione difensiva, costituisce un punto di minaccia permanente sopra Adua. Le dirò di più: Adua non è una regione dove si possa fare un concentramento forte di truppe abissine: manca di risorse logistiche. I veri campi di osservazione con forti eserciti, fino dai tempi del morto imperatore Giovanni, non si tenevano in Adua, ma nell'ampia vallata di Hauzen dove migliaia di soldati trovano acqua, pascoli e risorse di ogni genere. Ora Adigrat domina in modo assoluto la vallata di Hauzen, e ciò costituisce un requisito strategico importantissimo per chi tenga validamente come la terremo noi quella posizione.

Le trattative con Mangascià sulle basi da lei accennatemi erano problematiche. Se assolutamente egli fosse rimasto come sembrava dai primi rapporti, con un piccolo mucchio di seguaci forse avrebbe dovuto mordere il freno: ma se Mangascià ha mantenuto tante truppe da poter tentare a momento opportuno qualche atto aggressivo, si capisce come mancava la ragione efficiente che imponeva a lui di scendere a patti qualsiasi. Quanto poi alla pietra al collo mi dispiace, caro signor Levi, ma non divido la sua opinione: non perché non mi fosse piaciuto quell'atto a favore del nostro prestigio, ma perché nessun capo abissino che si rispetti lo farebbe mai di fronte a una Potenza europea, a meno di non doversi nascondere per sempre e rinunziare a qualsiasi velleità di comando. Credo che tale costumanza, mentre è facile fra loro e verso i loro re, non è altrettanto facile verso i dominatori stranieri. Ridotto a quelle strette era più probabile che Mangascià o fuggisse nell'interno o si tirasse un colpo di revolver. La storia dice qualche cosa: il re Teodoro, dopo la battaglia di Arrogé nella quale ebbe 2/3 dell'esercito distrutto e quando vide che la fortezza di Magdala cadeva e s'incendiava per i proiettili inglesi lasciando oramai l'adito aperto alle colonne di lord Napier, costretto a scendere a patti e dimandare la vita al vincitore, piuttosto che commettere un viltà dinanzi ai suoi, con una pistola si fece saltare in aria il cervello. Ora le condizioni di Mangascià dopo Senafè sono state ben diverse da quelle di Teodoro dopo Arrogè, chiuso senza speranza di uscita dentro Magdala che cadeva. Ne conviene? Scusi se mi sono permesso di dirle tanto francamente la mia opinione. Del resto se le trattative non hanno avuto seguito, credo che per noi importi ben poco: anzi, se in seguito avremo occasione di potergli infliggere perdite materiali più serie e concludenti acquisteremo sempre maggior diritto a fare eventuali trattative con più spiccati vantaggi e con maggiore certezza che non possano essere rotte con tanta facilità.

Tengano sempre di mira il rifornimento di munizioni: dallo Scioa potranno venire a Mangascià cartucce per Remington, ma non per Wetterly, dei quali Mangascià ha un discreto numero. Dunque la sorveglianza severa della costa è di assoluta necessità; e delle cartucce Remington ve ne sono abbastanza in giro per il Mar Rosso!! Non mi risponda che questo consiglio è superfluo e che naturalmente a Massaua un tal fatto non può essere sfuggito; perché io posso dirle che la sorveglianza della costa non si è fatta mai sul serio e son certo che nessuno mi può contraddire.

La missione russa pagherà il suo obolo di regali, di promesse, di aspirazioni: i preti e i capi abissini sfrutteranno, come è loro arte, il buon cuore dei visitatori e quando avranno digerito tutti i regali, tutte le proteste di amicizia ecc. ecc., contraccambieranno con parate, suoni di negarit, promesse di accordi, esortazioni all'invio di nuove missioni con nuovi doni. Ma non credo per niente che giungano a risultati veri e positivi, e che si possa assistere ad un passo a due fra l'abuna e l'archimandrita. Sarò curioso di leggere, se me lo permetteranno, il rapporto che scriverà Felter sui ricevimenti di quella missione.

Se non le resta d'incomodo la prego accusarmi ricevimento della presente. Le riscriverò ai primi di aprile giacché in quei giorni è facile che mi possa recare a Montepulciano in breve licenza: ma se muovo da Spezia la avviserò avanti.

998 1 La lettera di Makonnen a Blanc (allegato Il al n. 976) giunse a Roma solo il 14 aprile.

999

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, PANSA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. RISERVATISSIMO PERSONALE 174. Cairo, 27 marzo 1895, ore 14,55 (per. ore 15,45).

Esclusa Corea due soli porti commerciali esistono nel territorio cinese finora conquistato: 1 lo Niuchuang, da cui è progettata ferrovia per raggiungere a Mukden futura linea verso Kirin; 2° Chefoo in posizione migliore ed accessibile anche in inverno. Entrambi hanno però avvenire commerciale limitato, e quanto a concessione ferroviaria in Cina, ritengo che avrebbe per noi valore negativo; che se poi si tratta di semplice stazione navale, parmi che buona posizione sarebbe al sud del capo di Shantun.

1000

L'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 592. Parigi, 27 marzo 1895, ore 19 (per. ore 21,50).

Hanotaux mi disse ostinatamente che Governo francese ha per regola generale d'impedire il commercio delle armi da guerra coi capi africani, eccettuato Menelik, al quale la partecipazione agli Atti di Bruxelles sembra dare una speciale posizione. Dopo di aver prese informazioni, egli poteva assicurarmi che a cagione del pericolo che le armi vendute passino al Madagascar è stata in Francia proibita assolutamente ogni vendita di armi da guerra; conseguentemente gli agenti di Menelik qui non potranno procurarsene. Le informazioni sue denunziano una importantissima esportazione che con altre armi nascoste in colli simulanti altre mercanzie presentemente si fa da Anversa e da Amburgo. Si dice sono spedizioni per la China ma potrebbero fermarsi per strada. La Francia ha un interesse proprio superiore al nostro di premunirsi contro siffatta esportazione. Questo ministro degli affari esteri nega assolutamente i rapporti del Governo francese con Ilg e con altri che trattano di speculazioni millantate. Egli studierà la questione del diritto transito. Se l'Italia fosse in guerra, soggiunse, certamente applicheremmo subito le leggi della neutralità. Nello stato attuale procureremo che il diritto, se esiste, si eserciti entro i limiti più ristretti e ciò in uno spirito di quella reciproca benevolenza che noi contiamo di trovare da parte del Governo italiano.

999 1 Risponde al n. 996.

1001

L'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. 4381181. Berlino, 27 marzo 1895 (per. il 30 ).

Il barone Marschall mi confermò ieri in parte le notizie comunicatemi da V.E. col dispaccio n. l 0098/99, confidenziale del 18 corrente 1 circa le trattative di pace fra la Cina e il Giappone; egli ritiene però, e taluni dispacci d'oggi sembrano confermarlo, che le condizioni chieste dal Giappone siano molto più gravi; gravi al punto da far prevedere la rottura delle trattative, o perlomeno un lungo protrarsi di esse. D'altra parte il Governo del Mikado sembra non potere o non volere rifiutare al partito militare la soddisfazione di entrare in Pekino.

Il Governo imperiale, che sempre dimostra speciale simpatia pel Giappone, che considera le sue vittorie come opera sua, essendo stati educati a Berlino tanti ufficiali giapponesi, che ora ha iniziato col Giappone trattative per accordi commerciali, comincia anch'esso a temere che quest'ultimo diventi troppo esigente e oltrepassi la misura. La condotta del Giappone è però troppo simile a quella della Germania nel 1870, perché questa possa permettersi intervenire ed essa si asterrà, credo, anche dal dar consigli, finché non vi sarà costretta dalle circostanze. Non devo tacere che qui intanto, anche nella stampa ufficiosa, si parla del dovere della Germania, qualora l'Inghilterra chieda qualche stazione navale nell'Estremo Oriente, di esigere pure che sia ad essa ceduta qualche isola della costa cinese e di preferenza l'isola di Tschusan.

La condotta dell'Italia nel conflitto che sta per risollevarsi nell'Estremo Oriente è chiaramente e, secondo me, saggiamente tracciata da V.E., nel dispaccio sopra accennato.

1002

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. URGENTE 599. Massaua, 28 marzo 1895, ore 8 (per. ore 9,30).

Per mantenere tranquillo Agamè, soddisfacendo desiderì popolazione, credo necessario proclamare annessione Agamè Colonia. Prego V.E. provocare atto

1002 1 Ed. in L V 92, p. 42. Il passo fra asterischi è ed. anche in LV 87, p. 113 e in LV 91, p. 20. Il periodo finale è ed. in L V 86, p. 88.

sovrano, ovvero concedermi autorizzazione. u Ad Adigrat sorge fortificazione località opportunissima per mille duecento soldati, che lascierò presidio. Ras Mangascià sempre in ritirata. Paese tranquillo. Tigrè aspetta occupazione italiana.* Pattuglia nostra A t bara, nord Tomat, attaccò dervisci, uccidendone parecchi facendo prigionieri.

l00 l Cfr. n. 978.

1003

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI

T. 463. Roma, 28 marzo 1895, ore 13,10.

Governo inglese fa premura 1 perché si regolarizzi frontiera Ras Kasar prima stagione calda. Salvo contrario avviso V.E. consentirei 2•

1004

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

R. CIFRATO PERSONALE 332/140. Madrid, 28 marzo 1895 (per. il 4 aprile).

Siccome indicai nel mio telegramma del venticinque corrente 1 , il signor duca di Tetuan nel suo primo ricevimento diplomatico mi espresse il proponimento di mantenere la più stretta amicizia con l'Italia, facendo anche un accenno ai leggeri screzi che avevano esistito col Ministero precedente.

L'accento significante impiegato dal duca mi permise di capire il suo desiderio di porre immediatamente la conversazione sul soggetto dell'atto da noi stipulato quattro anni or sono. Toglievami poi ogni dubbio l'osservazione fattami altresì dallo stesso duca che S.M. la Regina lo aveva messo a giorno del colloquio avuto con me nello scorso dicembre 2 .

lo però a quel momento essendo privo di istruzioni giudicai prudente astenermi da qualsiasi entrata in materia e non rilevai quelle allusioni.

1002 2 Della relazione fatta da Baratieri sulla occupazione di Adigrat (R. riservato 40 del 27 marzo, ed. in L V 87, pp. 111-113, in LV 91, pp. 18-20 e in L V 92, pp. 39-41 ), si pubblica solo il seguente passo: «Ad ogni modo l'occupazione dell'Agamè ed il forte di Adigrat saranno la risposta più degna al contengo di Menelich, ed un grave avvertimento per lui a desistere dalle velleità ostili alla Colonia». 1003 1 Con lettera del 26 marzo di Ford, non pubblicata.

2 Baraticri rispose con T. 613 del 30 marzo: «Accettabile proposta inglese regolare frontiera». 1004 1 T. 576, non pubblicato. 2 Il colloquio aveva avuto luogo il 30 dicembre (cfr. nn. 777 e 830).

Quando nella medesima notte del venticinque ricevevo quindi il telegramma riservatissimo di V.E. 3, mi fu di somma soddisfazione di vedere che avevo rettamente interpretato col mio riserbo la linea di condotta tracciatami, e che seguirò fedelmente.

Quantunque io creda che il duca di Tetuan sia più al caso del suo predecessore di apprezzare l'importanza politica per la Spagna del rinnovamento, tuttavia non posso che confermare a V.E. il mio convincimento che sarà restio alle modificazioni. Inoltre egli si schermirà dietro l'opposizione sollevatami dal Gabinetto liberale, e di cui, se non dall'ex ministro di Stato, avrà avuto contezza dalla regina in persona.

Ciò non di meno, è evidente che il partito conservatore annetterà un grande interesse a migliorare le relazioni con le Potenze centrali, in ispecie colla Germania, con cui cercherà probabilmente di adottare qualche temperamento per appianare,

o almeno attenuare il conflitto commerciale.

Questa è l'opinione manifestatami dal Radowitz, il quale dopo la dimostrazione di non assistere al primo ricevimento del duca di Tetuan trovò poi modo di vederlo. Quel mio collega rimase abbastanza soddisfatto del suo abboccamento e mi disse che il duca gli chiese se la Germania faceva dipendere la natura dei suoi rapporti politici dai commerciali, al quale quesito affermativamente rispose.

1005

IL GENERALE DAL VERME ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, LEVI

ESTRATTO DI LETTERA 1 . Sorrento, 28 marzo 1895.

Facendo scorrere il primo volume dell'opera inglese The Map ofAfrica by Treaty sono arrivato al ben noto Atto di Bruxelles 2 luglio 1890. Io lo conoscevo, ma era un pezzo che non lo riguardavo. Or bene; oggi quell'atto può essere da noi citato con. pieno diritto per dimostrare come nella nostra sfera d'influenza abbiamo fatto tante delle infinite cose che dalle Potenze firmatarie con quell'atto si vorrebbero più che altri non abbian fatto; ma chi mette gli ostacoli, chi agisce in piena opposizione alle Potenze e all'atto solennemente sottoscritto, persino da quell'infelice sultano di Zanzibar, maestro giubilato di schiavitù, è il cosiddetto sovrano civile e cristiano, Menelik!

Legga, la prego, quell'atto e lo faccia leggere al ministro, anche soltanto scorreria, soprattutto i primi articoli. Vedrà se c'è roba da cacciare in gola al signor Hanotaux. Ben si può dire che in tutta la nostra vasta sfera d'influenza in Etiopia e in Somalia e nei Danakil il solo vero slave-hunter (cacciatore di schiavi) è re Menelik! La schiavitù che si trova in Somalia è schiavitù domestica tollerata direttamente anche dalle altre Potenze. Bisogna servirsi di quest'arma che viene a taglio; è il momento.

l 004 3 Cfr. n. 993. 1005 1 Nelle Carte Levi esiste la lettera completa. Si è tuttavia preferito pubblicare questo estratto conservato nel fondo Ministero dell'Africa italiana.

1006

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC 1

T. URGENTE 625. Massaua, 31 marzo 1895, ore 7,10 (per. ore 19 ).

Domani sarò Adua, dove, riunita da Macallè colonna volante, avrò intiero corpo, eccetto presidio Adigrat e le bande. Ad Adigrat comincia organizzazione. Paese tutto tranquillo. *Giunto prefetto apostolico* 2 .

1007

L'AMBASCIATORE A LONDRA, FERRERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC

T. 623. Londra, 31 marzo 1895, ore 13,20 (per. ore 14,55).

Fucili essendo proprietà privata 1 , Kimberley suggerisce !asciarli passare da Zeila liberamente, informando Makonnen che ciò avvenne colla conoscenza e autorizzazione Governo italiano. Console d'Italia Aden sarebbe formalmente consultato dal residente inglese a Zeila e gli significherebbe consenso Governo italiano 2 .

l 006 1 Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi, in LV 87, p. 114, in LV 91, p. 21 e in LV 92, p. 43.

2 Si pubblicano qui alcuni passi del lungo R. 41 di Baratieri, datato 30 marzo: «In seguito al convegno di Addis-Abeba fra il negus Menelik e ras Mangascià ... pensai essere per avventura utile a noi il crearci alleati nelle popolazioni Dancale e Galla che, dall'Aussa e dal Biru, si stendono verso la lunga cresta del ciglione dell'altipiano etiopico dal parallelo di Adua a quello di Addis-Abeba e possono in date contingenze costituire un avvertimento, con minaccia od un pericolo all'Etiopia, quando si fosse dichiarata a noi ostile ... Decisi quindi inviare presso Mohammed Anfari in Aussa, il capitano Persico con le istruzioni di scrutare gl'intendimenti di quel sultano verso l'Italia ... Dalle conferenze con Mohammed Anfari egli potè convincersi che l'animo del sultano era completamente avverso così ai francesi come a negus Menelik ... Ma i dancali coll'Aussa non possono costituire a mio modo di vedere che la base, il nucleo dei nostri alleati fra le tribù protette su questa plaga. Conviene estendere la nostra azione alle tribù Galla ... In questo modo con sceik Thala, con ras Micael e i suoi Vollo Galla coi Galla dell'Auasch si potrebbe formare una confederazione appoggiata ai Dancali di Aussa, tutta costituita da tribù protette dall'Italia ... E questa confederazione servirebbe a tenere l'equilibrio delle forze nell'Etiopia meridionale e centrale ed a paralizzare le velleità offensive del sud contro la Colonia Eritrea. Io mi adopero con perserveranza, prudenza ed energia a questo scopo pur non nascondendomi le difficoltà della situazione. Tuttavia confido che, colle misure prese e con quelle in corso di attuazione, potrò avere per l'ottobre venturo, epoca nella quale potrebbe avanzarsi un esercito dallo Scioa, il concorso di tutte o di parte quelle tribù». l 007 1 Per i precedenti cfr. n. 983.

2 Questo telegramma fu ritrasmesso a Baratieri con T. 502, pari data, con la seguente aggiunta: «Salvo suo parere contrario siamo disposti accettare».

1008

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, ADAMOLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, LANZA

D. URGENTE 11590/114. Roma, 31 marzo 1895.

Prego l'E.V. di voler richiamare l'attenzione di codesto Gabinetto sopra una questione che tocca gl'interessi commerciali e, da un certo punto di vista, anche politici delle Potenze in Tunisia.

Il Governo tunisino non è più vincolato cogli Stati europei che da due trattati di commercio: quello coll'Italia del 1868 (il tempo utile per la cui denuncia scade 1'8 settembre del corrente anno) e quello colla Gran Bretagna dell879 (non soggetto a denuncia, ma soltanto a revisione in qualunque epoca).

A quanto mi viene ora assicurato, detto Governo maturando il disegno di formare della Reggenza e della Francia un solo territorio doganale coll'accordare la franchigia ai prodotti francesi, intende riprendere la propria libertà d'azione, denunziando dapprima il trattato che ha coll'Italia e proponendo, poscia, all'Inghilterra la revisione di quello che ad essa la unisce, revisione intesa ad abolire la clausola della Nazione più favorita, unico ostacolo che dopo la denuncia del trattato nostro, ancor gl'impedirebbe di raggiungere il suo intento.

Ora se il Gabinetto di Londra si lasciasse indurre a modificare in questo senso il suo trattato (cosa che non mi risulta essere nelle sue intenzioni, ma che non può escludersi in modo assoluto nell'ipotesi di considerevoli vantaggi che fossero offerti dal Governo tunisino per l'entrata di prodotti di esclusiva esportazione britannica) è facile arguire il gran pregiudizio che ne verrebbe al commercio in Tunisia delle altre Potenze i cui prodotti si troverebbero soggetti ad un trattamento enormemente differenziale, in confronto di quelli francesi.

La Francia si renderebbe, in tal modo, esclusiva padrona di quel mercato e non resterebbe a noi che far valere, possibilmente, quei diritti che ci derivano dalle capitolazioni mantenute col protocollo del 1884, salvo quanto riguarda la sospensione della giurisdizione.

La questione, com'ella vede, è della massima importanza ed attualità poiché dipende dal contegno dell'Inghilterra e dal suo proposito di mantenere la clausola della Nazione più favorita, la facoltà in cui si troverebbe il Governo della Reggenza di attuare la sua idea in favore al commercio francese.

Sebbene si tratti della tutela di interessi economici, questi nel caso attuale, sono più che mai collegati a quelli politici; giacché è ovvio prevedere quale accrescimento di preponderanza la Francia verrebbe ad acquistare in Tunisia, quando ne venisse escluso l'elemento commerciale delle altre Potenze.

Gradirei conoscere se anche codesto Gabinetto considera la questione dallo stesso nostro punto di vista e quali passi, eventualmente intenda fare. La prego quindi di voler confidenzialmente e in via affatto riservata assumere delle notizie in proposito. Accludo, ad ogni buon fine, al presente dispaccio una copia di un rapporto 1 che, su quest'argomento, mi è stato diretto dal r. agente diplomatico a Tunisi.

1008 1 Del 4 marzo, non pubblicato.

1009

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, BLANC, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, TORNIELLI

D. 11596/235. Roma, 31 marzo 1895.

Prendo nota delle buone disposizioni espressele il 27 marzo corrente dal signor Hanotaux 1 , circa all'appoggio morale e materiale che gli etiopi in ribellione e in defezione trovano da parte di Francia e di francesi; ma non posso lasciare senza replica alcune dichiarazioni di codesto ministro degli affari esteri.

Che l'Etiopia e quindi il suo imperatore siano da considerarsi di fronte all'Italia -e anche a maggior diritto -nella medesima posizione che gli Hovas e la loro regina verso la Francia, è cosa che non sembra più discussa dal Governo francese, stando alla promessa che il signor Hanotaux ha creduto di doverle fare circa alla importazione, per mezzo francese, delle armi e delle munizioni nelle regioni a noi soggette e a noi ribellatesi. Ma, se la partecipazione di Menelik all'Atto generale della Conferenza di Bruxelles ha potuto consigliare sin qui il Governo francese a fare a di lui favore una eccezione circa al commercio delle armi, basterà il ricordare come avvenne quella partecipazione, a persuadersi che essa non costituisce ora che un titolo di più per la legittimità della nostra domanda che a quella eccezione sia posto fine.

Anzitutto, partecipazione vera e propria di Menelik alla Conferenza di Bruxelles, non vi fu; e non vi fu anche per obbiezioni sollevate dal signor Ribot, allora ministro degli esteri, il quale contestava, fra l'altro, a Menelik il titolo e la qualità di re dei re dell'Etiopia, titolo e qualità da lui assunti, dopo la morte di re Giovanni, col nostro consenso, e grazie alla nostra azione militare in quelle regioni 2 .

Vi fu bensì da parte di Menelik adesione agli atti della Conferenza di Bruxelles e vi fu secondo l'articolo 17 del Trattato di Uccialli per mezzo del Governo italiano; il quale notificava quella adesione al principe di Chimay il 28 agosto 1890.l. E il principe di Chimay, con nota del 29 ottobre stesso anno\ ci dava atto di quella notifica e c'informava di averla trasmessa a tutti gli Stati firmatari dell'Atto di Bruxelles.

Ora, astraendo dalle riserve formulate allora dal Governo francese sul titolo e la qualità di Menelik per partecipare alla conferenza e per aderirvi, è possibile l'ammettere che un atto da Menelik compiuto per mezzo dell'Italia. grazie alla rappresentanza dello Stato etiopico che da questa era stata assunta e debitamente notificata e di cui era stato debitamente preso atto dalle Potenze, a incominciare dalla Francia, possa ora essere invocato, a danno dell'Italia, e in favore di Mene

1009 1 Cfr. n. 1000.

2 Cfr. serie II, vol. XXIII. n. 381.

· 1 lvi, n. 714.

4 Non pubblicata nel vol. XXIII della serie II.

lik, nella sua defezione all'Italia stessa, defezione che non cangia affatto la sua posizione giuridica verso di noi, secondo il diritto internazionale?

Ammetterlo, sarebbe come dire che la Francia, mentre disconosceva i titoli e le qualità di Menelik, sinché egli ci era fedele, li riconosce soltanto pel fatto che egli è divenuto infido ed ostile. E ciò, oltre che in contraddizione coi doveri internazionali, sarebbe pure in contraddizione con quelle disposizioni amichevoli che il signor Hanotaux si è compiaciuto di manifestarle.

Se pur dunque Menelik si trovò già di fronte all'Europa in condizione di essere escluso dall'impedimento al commercio delle armi da guerra coi capi africani che il signor Hanotaux dice essere regola del Governo francese, quella condizione è cessata.

Che poi, ad onta del pericolo che armi da guerra passino al Madagascar, e della relativa proibizione, armi in quantità sieno state e sieno sempre esportate dalla Francia in Etiopia, dimostrano -oltre agli ultimi carichi di cui fu segnalato l'arrivo dalle informazioni che le trasmisi il 16 marzo corrente 5 --anche i 4000 fucili che, come ci fu comunicato dal Governo inglese, stanno ora in Aden su vapore francese, in attesa di sbarco 6 .

Se dunque la Francia ha un interesse proprio superiore al nostro di premunirsi contro siffatta esportazione, e poiché noi teniamo a questo riguardo il contegno più scrupolosamente corretto verso di lei, voglia fare riconoscere al signor Hanotaux che, né Menelik ha diritto ad un trattamento di favore contro di noi, né la Francia ha, contro di noi, motivo di riconoscerglielo. L'Italia non è, e non può essere in istato di guerra con Menelik -data l'indole dei rispettivi rapporti -e quindi, né la Francia né altri può applicare le legge della neutralità, come giustamente ha osservato il signor Hanotaux. Ma l'Etiopia essendo in istato di ribellione e di defezione all'Italia, questa ha il diritto di chiedere al Governo francese di non porsi in contraddizione e con lo stato di pace vigente fra i due Paesi, e con le disposizioni amichevoli da noi dimostrate e che il signor Hanotaux le si è dichiarato disposto a ricambiare.

È per ciò che -quanto alla questione delle armi -contiamo sopra una conforme deliberazione che esca da quello studio del diritto di transito che il signor Hanotaux le ha dichiarato di voler fare. Ma poiché codesto ministro nega assolutamente i rapporti del Governo francese con Ilg e con altri speculatori, voglia far considerare al signor Hanotaux che Menelik non può credere alla insussistenza di tali rapporti, quando quegli speculatori medesimi gli recano lettere del presidente della Repubblica, lettere e doni in armi e munizioni del signor Lagarde, ora confermato governatore di Obock; che Menelik deve credere anzi all'appoggio della Francia contro di noi. E poiché quell'appoggio non è nelle intenzioni del Governo francese, noi non chiediamo nulla che il Governo francese non possa consentirci, chiedendogli di aderire a quei nostri desideri che sono, oltre a tutto, l'applicazione pura e semplice al caso attuale, delle norme universalmente riconosciutte del diritto internazionale.

l 009 " Cfr. n. 982, nota l.

Cfr. n. 981.

<
APPENDICI

APPENDICE I

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

(Situazione dal 15 dicembre 1893 al 31 marzo 1895) 1

MINISTRO

BLANC barone Alberto, senatore del Regno.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

ANTONELLI conte Pietro, deputato al Parlamento, fino al 4 maggio 1894; ADAMOLI Giulio, deputato al Parlamento, dal 21 giugno 1894.

GABINETTO DEL MINISTRO E DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Apertura della corrispondenza -Avviamento degli affari che si trattano in tutte le divisioni del ministero -Relazioni al ministro e al sottosegretario di Stato -Affari politici riservatissimi -Affari confìdenziali -Corrispondenza particolare -Relazioni col Parlamento e col corpo diplomatico -Udienze -Convocazione del Consiglio del contenzioso diplomatico e del Consiglio del ministero -Ordini del giorno -Ultima revisione delle pubblicazioni ministeriali -Comunicazione ai giornali e alle agenzie telegrafiche -Rassegna della stampa politica nazionale ed estera -Tribuna diplomatica -Cifrari coi regi uffici all'estero -Telegrafo e cifra -Portafoglio del ministro -Servizio d'ùpezione dei regi uffici e degli istituti italiani all'estero.

Capo del Gabinetto: PISANI Dossi Alberto, consigliere di legazione, dal 12 gennaio al novembre 1894; MAISSA Felice, console, facente funzioni, dal dicembre 1894.

1 L'ordinamento degli uffici del Ministero degli affari esteri qui riportato è quello istituito dal R.D. 28 dicembre 1893 n. 700.

Addetti all'ufficio: LEVI Primo, incaricato delle questioni economiche e coloniali; CuccHI BoAsso Fausto, segretario di legazione, fino all'agosto 1894; LEBRECHT Vittorio, vice console, fino al 6 giugno 1894; CARLOTTI Andrea, addetto di legazione (dal 12 luglio 1894 segretario di legazione), segretario particolare del ministro; CAUMONT CAlMI Federico, addetto (segretario particolare del sottosegretario di Stato dal 15 giugno al 25 novembre 1894); PRINETTI Emanuele, addetto, dal 28 novembre 1894 (segretario particolare del sottosegretario di Stato dal 18 dicembre 1894).

Segretario: VoLTATTORNI Gabriele, dal giugno 1894.

Volontario: CONTARINI Salvatore (vice segretario dal 22 luglio 1894).

Interprete: TKALAC Emerico.

UFFICIO PER L'ERITREA ED I PROTETTORATI

Capo dell'ufficio: SILVESTRELLI Giulio, segretario di legazione (dal 24 giugno 1894 consigliere), fino al 7 dicembre 1894.

Segretario: AGNESA Giacomo, dal dicembre 1894.

Vice segretari: DuRANO DE LA PENNE marchese Enrico, dal 12 luglio 1894; RANDACCIO Ignazio, dal dicembre 1894.

TIPOGRAFIA DI GABINETTO

Direttore: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

DIVISIONE I

AFFARI POLITICI

Direttore capo di divisione: PucciONI Emilio, fino al 31 ottobre 1894; MAGLIANO Roberto, dal Io novembre I894 all'II marzo 1895; VACCAJ Giulio, reggente, dal I2 marzo I895.

SEZIONE I

POLITICA GENERALE

Carteggio in materia politica (esclusi gli affari riservati al Gabinetto) -Stipulazione e interpretazione dei trattati politici -Pubblicazione dei documenti diplomatici -Reclami di carattere essenzialmente politico verso Governi stranieri -Espulsioni di natura politica -Polizia internazionale -Rettifiche ed accertamenti di frontiere -Croce rossa.

Capo sezione: FASSATI DI BALZOLA Ferdinando.

Segretari: CUGNONI Guglielmo; KocH Ernesto; CANONICO Edoardo, fino al novembre 1894; AGNESA Giacomo, fino al novembre 1894.

Addetti all'ufficio: SQUITTI Nicola, barone di Palermiti e Guarna, vice console (dal 15 aprile 1894 console), fino al ]0 dicembre 1894; JONA Giulio, vice console, dal 10 marzo 1895.

SEZIONE II

POLITICA COMMERCIALE

Carteggio relativo alla stipulazione e interpretazione degli atti internazionali di natura commerciale, industriale, ferroviaria, telegrafica, postale -Studi e indagini di politica commerciale -Pubblicazioni d'indole economica -Esposizioni -Sconfinamenti doganali -Sanità pubblica -Urti in mare di navi mercantili.

Capo sezione: MAYOR Edmondo, fino al 18 aprile 1894; PASSERA Oscarre, dal 29 novembre 1894 al febbraio 1895; VACCAJ Giulio, dal marzo 1895.

Segretari: BARILARI Pompeo; ANIELLI Lorenzo.

Vice segretari: GARROU Mario, fino al 13 giugno 1894; MACCHI m CELLERE Vincenzo, fino al novembre 1894.

Addetti ali 'ufficio: FRACASSI RATTI MENTONE marchese Domenico, segretario di legazione, dal 4 agosto 1894.

SEZIONE III

COLONIE E SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

Emigrazione e colonie -Bollettino del Ministero degli crffari esteri -Scuole, associazioni ed istituti all'estero -Personale delle scuole all'estero -Esplorazioni commerciali, scoperte geografiche e viaggi scientifici -Indagini statistiche fuori del Regno.

Capo sezione: PASSERA Oscarre, fino al 28 novembre 1894; PELUCCHI Carlo, dal 29 novembre 1894.

Segretari: PELUCCHI Carlo, fino al 28 novembre 1894; GIACCHI Giuseppe, fino al dicembre 1894; CELESIA DI VEGLIASCO Alessandro, fino al novembre 1894; CANONICO Edoardo, dal dicembre 1894.

ISPETTORATO GENERALE DELLE REGIE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO

DE LucA APRILE Gerolamo, provveditore agli studi.

Segretari: BoccoNI Luigi, dal dicembre 1894; FIORETTI Vittorio, vice segretario di ragioneria.

DIVISIONE II

AFFARI PRIVATI

Direttore capo di divisione: BIANCHINI Domenico.

SEZIONE I

EUROPA E COLONIE EUROPEE

Questioni ed affari di nazionalità, di estradizione, di protezione consolare, di successioni e d'ogni altro ordine non politico nè commerciale nei rapporti cogli Stati europei (salvo gli Stati compresi nella penisola balcanica e la Grecia) e colle relative Colonie -Rogatorie -Pensionati all'estero-Atti giudiziari-Atti di stato civile-Stipulazione ed interpretazione di trattati relativi a dette questioni.

Capo sezione: VACCAJ Giulio, fino al febbraio 1895; PASSERA Oscarre, dal marzo 1895.

Segretari: MIRTI DELLA VALLE Achille; RICCI Arturo.

Vice segretari: RANDACCIO Ignazio, fino al novembre 1894; GALLIAN Massimo; MACCHI DI CELLERE Vincenzo, dal gennaio 1895.

SEZIONE II

AMERICA

Questioni, affari ed interpreta::.ione, come nella sezione JG, nei rapporti cogli Stati d'America.

Capo sezione: DE GAETANI Davide.

Segretari: LANDI VITTORJ Vittorio; ANDREOZZI conte Pietro, fino al febbraio 1894; CELESIA DI VEGLIAsco Alessandro, dal dicembre 1894.

Volontario: PICCONO DELLA VALLE Remigio, fino al febbraio 1894.

Addetti all'ufficio: F ALLETTI DI VILLAFALLETTO Paolo, segretario di legazione, fino al 12 dicembre 1894; CoRsi Giunio, vice console.

SEZIONE III

TURCHIA, GRECIA, STATI BALCANICI E STATI INDIPENDENTI NELL'ASIA, NELL'AFRICA E NELL'OCEANIA

Questioni, affari ed interpretazione, come nelle sezioni re 2°, nei rapporti colla Turchia e cogli Stati asiatici, africani, oceanici.

Capo sezione: BROFFERIO Tullio, fino al dicembre 1894.

Segretari: VOLTATTORNI Gabriele, fino al giugno 1894; BoccoNI Luigi, fino al novembre 1894.

DIVISIONE III PERSONALE E CERIMONIALE

Direttore capo di divisione: BARILARI Federico.

SEZIONE I PERSONALE

Personale di ogni categoria dipendente dal Ministero degli affari esteri (quello delle scuole escluso) -Uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Note caratteristiche degli impiegati-Esami-Pensioni-Annuario del ministero e Bollettini del personale -Istituzione e soppressione di posti diplomatici e consolari.

Capo sezione: BERTOLLA Cesare. Segretari: SERRA Carlo; ANDREOZZI Pietro, dal marzo 1894. Vice segretario: MoRI UBALDINI ALBERTI conte Alberto, fino al 3 febbraio 1894.

SEZIONE Il CERIMONIALE

Cerimoniale -Lettere reali -Atti pubblici -Atti del ministero -Dccora:::ioni italiane e straniere -Rcda:::ionc di pieni poteri. credenziali, lettere di richiamo. ccc. -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti all'estero ed agli agenti stranieri in Italia -Visite e passaggi di sovrani. principi. capi di uno Stato c grandi personaggi -Tiro a segno -Richieste .fè•rroviarie e pei viaggi marittimi degli impiegati -Copisteria calligrafìca.

Capo sezione: MINA BOLZESI Giuseppe.

Segretario: VALENTINI Claudio.

DIVISIONE IV ARCHIVIO E REGISTRO GENERALE

Direttore capo di divisione: 0RFINI conte Ercole, fino al 18 agosto 1894; PucciONI Emilio, dal novembre 1894.

SEZIONE I ARCHIVIO

Distribuzione della corri~ponden:::a ordinaria -Conservazione ed incremento delle colle:::ioni manoscritte del ministero e degli uffici all'estero -Conserva::ione degli originali degli atti interna:::ionali conclusi dal Regno d'Italia e dagli Stati italiani soppressi-Ricerche storiche-Sunti. memorie. compila:::ioni archivistiche -Copie, duplicati, autentica:::ioni -Conscrva:::ione dei registri di stato civile dei na:::ionali all'estero; stampati per la formazione di detti registri; corre:ione ed annota:::ione di sentcn:c -Raccolta delle circolari ministcriali e delle disposi:::ioni di massima -Ricupero di carte di Stato -Archivi degli uffìci all'estero e inventari (esclusi i libri e il mobilio) -Statistiche della corri.1ponden;::a e degli atti d'ufficio e rela:::ioni periodiche -Trasmissione in genere e corrieri di Gabinetto -Registra:::ione e sunto delle carte in arrivo e in parten::a -Ricerca dc· precedenti -Rubriche per ragione di luogo, di materia e di persone -Schedario generale.

Direttore degli archivi: GoRRINI Giacomo.

Addetto all'ufficio: SALLIER DE LA TouR Giuseppe, segretario di legazione, fino al 2 novembre 1894.

SEZIONE Il BIBLIOTECA

Conservazione cd incremento della biblioteca de/ministero c di quelle dci regi ulfici all'estero -Scambi di pubblicazioni con altri ministeri od istituti del Regno o di Stati esteri -Inventari, cataloghi, schedari -Associazioni a giornali e riviste -Fornitura e corredo degli u.ffìci diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PASQUALUCCI Loreto.

UFFICIO DI SPEDIZIONE

Spedizioni periodiche -Francatura c .fl"anchigia postali-Svincoli doganali

Dotazione per gli uffici di nuova istituzione -Magazzino.

Spedizioniere: PASANISI Francesco.

DIVISIONE V RAGIONERIA

Direttore capo di divisione: GUGLIELMINETTI Giuseppe, capo divisione di ragioneria, dal 27 dicembre 1894 console generale.

SEZIONE I BILANCIO ATTIVO -MOVIMENTO DEL DENARO -CONTI CORRENTI -CONTI GIUDIZIALI

Contabilità di bilancio relativa all'entrata -Resoconti periodici delle riscossioni e dei versamenti riferentisi ai proventi degli uffici all'estero -Movimento del denaro -Contabilità della cassa -Compilazione dei mandati di pagamento -Cmitabilità del bollettino del ministero -Contabilità dei proventi dell'ufficio dei passaporti e dei riconoscimenti di firma -Liquidazione delle spese d'ufficio -Conti correnti coi regi funzionari all'estero -Conti giudiziali -Protocollo ed archivio.

Capo sezione: BELLISOMI Ludovico.

Segretario: CASA Dro Carlo.

Vice segretari: FANO Alberto; VINARDI Giuseppe (cassiere); MARCONI Alfredo; BoRRONI Agostino.

SEZIONE II

BILANCIO PASSIVO -INVENTARI -CONTRATTI -SERVIZIO D'ECONOMIA -DIREZIONE

SUPERIORE DEL PERSONALE DI SERVIZIO

Compilazione del bilancio passivo -Resoconti periodici riferentisi al bilancio passivo -Inventari del materiale degli uffici all'estero, mobili, ecc. -Inventari degli oggetti esistenti nel ministero compresa la biblioteca -Bandiere, sigilli, stemmi, e casse forti per gli uffici all'estero -Palazzi all'estero -Registrazione e spedizione dei mandati di pagamento -Contratti -Acquisto di mobili -Manutenzione dei locali -Direzione e disciplina del personale di servizio.

Capo sezione: CALVARI Ludovico.

Segretari: BoNAMICO Cesare; D'AVANZO Carlo.

Vice segretario: SuGLIANI Augusto.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

PRESIDENTE

BLANC barone Alberto, senatore del Regno, ministro degli affari esteri.

VICE PRESIDENTE

TABARRINI Marco, vice presidente del Senato, presidente del Consiglio di Stato.

SEGRETARIO

PucciONI Emilio, direttore capo di divisione al Ministero degli affari esteri, fino al 26 ottobre 1894; FASSATI DI BALZOLA Ferdinando, capo sezione al Ministero degli affari esteri, dal 27 ottobre 1894.

CONSIGLIERI

ARTOM !sacco, senatore del Regno.

AURITI Francesco, senatore del Regno, procuratore generale alla Corte di cassazione di Roma.

BIANCHERI Giuseppe, deputato al Parlamento.

BoccARDO Girolamo, senatore del Regno, consigliere di Stato.

CANONICO Tancredi, senatore del Regno, presidente di sezione della Corte di cassazione di Roma.

CAPPELLI marchese Raffaele, deputato al Parlamento.

DAMIANI Abele, deputato al Parlamento.

ESPERSON Pietro, professore di diritto internazionale nell'università di Pavia.

FE' n'OsnANI Alessandro, senatore del Regno, dal 24 febbraio 1895.

FusrNATO Guido, deputato al Parlamento.

INGHILLERI Calcedonio, senatore del Regno, consigliere di Stato.

MALVANO Giacomo, consigliere di Stato.

MESSEDAGLIA Angelo, senatore del Regno.

PAGANO GUARNASCHELLI Giambattista, senatore del Regno, primo presidente della

Corte di appello di Roma.

PIERANTONI Augusto, senatore del Regno, professore di diritto internazionale nell'università di Roma.

APPENDICE II

AMBASCIATE E LEGAZIONI ITALIANE ALL'ESTERO

(Situazione dal/5 dicembre 1893 al 31 marzo 1895)

ARGENTINA

Buenos Aires-ANFORA DI LICIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 18 dicembre 1894; ANTONELLI conte Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal gennaio 1895; FERRARA DENTICE Enrico, segretario, fino al 27 febbraio 1894; POLACCO Giorgio, segretario, dal 14 giugno 1894.

AUSTRIA -UNGHERIA

Vie1ma -NIGRA conte Costantino, ambasciatore; AvARNA DI GuALTIERI duca Giuseppe, consigliere, fino al 21 dicembre 1894; CusANI CoNFALONIERI marchese Luigi, segretario; FIGAROLO DI GROPELLO Luigi, segretario, dal 24 agosto al 27 novembre !894; CoBIANCHI Vittore, segretario, dal 30 novembre 1894; CAUMONT CAIMI conte Federico, addetto, fino al 14 giugno 1894; DELLA ToRRE Giulio, addetto onorario; ANCILOTTO Giuseppe, addetto onorario, fino al 23 gennaio 1895; PoLuo Alberto, colonnello, addetto militare; VoLPE Raffaele, capitano di vascello, addetto navale (residente a Berlino) 1 .

BAVIERA

Monaco -CovA barone Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 13 giugno 1894; TUGINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal luglio 1894; MELEGARI Giulio, segretario, fino al 13 giugno 1894; CuccHI BoAsso Fausto, segretario, dall'agosto 1894.

1 Nei primi mesi del 1894. per motivi di economia, furono richiamati tutti gli addetti navali.

BELGIO

Bruxelles -DE RENZIS DI MoNTANARO barone Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio, segretario (dal 24 giugno 1894 consigliere), fino al 7 luglio 1894; MALASPINA DI CARBONARA Obizzo, segretario, dal lo settembre 1894; CARIGNANI Francesco, addetto, fino al 17 gennaio 1895; ANCILOTTO Giuseppe, addetto onorario, dal 24 gennaio 1895; PANIZZARDI Alessandro, tenente colonnello, addetto militare (residente a Parigi).

BOLIVIA

SEGRE David, ministro residente (residente a Lima).

BRASILE

Rio dc Janciro -TuGINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 6 luglio 1894; NoBILI Aldo, segretario, incaricato d'afTari dal 7 luglio 1894.

CILE

Santiago -BRACESCHI Paolo, ministro residente.

CINA

Pechino -BARDI Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 4 maggio 1894; GALLINA conte Giovanni, segretario, fino al 30 maggio 1894 (incaricato d'affari fino al 3 maggio 1894); VITALE DI PoNTAGIO Guido, interprete, dal lo marzo 1894.

COLOMBIA

Bogotà-PISANI Dossi Alberto, ministro residente, fino all'Il gennaio 1894; CoDAZZI Lorenzo, vice console, reggente la legazione dal 12 gennaio 1894.

COREA

BARDI Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 4 maggio 1894; GALLINA conte Giovanni, segretario, incaricato d'affari fino al 3 maggio 1894 (residenti a Pechino).

COSTARICA

GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

DANIMARCA

Copenaghen -CATALANI Tommaso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 3 agosto 1894; GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro p1enipotenziario, dal 16 settembre 1894; MATTIOLI PASQUALINI Alessandro, segretario, incaricato d'affari dal 4 agosto al 15 settembre 1894.

FRANCIA

Parigi -RESSMAN Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, con credenziali di ambasciatore, fino al 5 gennaio 1895; ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, ambasciatore, dal 14 febbraio 1895; MALASPINA DI CARBONARA Obizzo, segretario, fino al 7 maggio 1894; DE GREGORIO marchese Paolo, segretario, dal 29 agosto al 12 ottobre 1894; GALLINA conte Giovanni, segretario, dal 20 ottobre 1894 (incaricato d'affari dal 6 gennaio al 13 febbraio 1895); BRUNO Luigi, segretario, fino al 9 febbraio 1895; QUARTO DI BELGIOIOSO Antonio, conte del Vaglio, segretario; PAULUCCI DE' CALBOLI Raniero, segretario, dal 6 febbraio 1895; CARIGNANI DI NovoLI Francesco, segretario, dal 22 marzo 1895; RASPONI conte Giulio, addetto, fino al 5 febbraio 1895; CAHEN Teofilo Rodolfo, marchese di Torre Alfina, addetto; PANIZZARDI Alessandro, tenente colonnello, addetto militare; RosELLINI Giovanni Battista, capitano di vascello, addetto navale.

GERMANIA

Berlino-LANZA conte Carlo, tenente generale, ambasciatore; MAYOR DES PLANCHES Edmondo, capo sezione con funzioni di consigliere (dal 24 giugno 1894 consigliere), dal 19 aprile al 24 agosto 1894; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio Carlo, consigliere, dal1'8 luglio 1894; DALLA VALLE DI POMARO marchese Alessandro, segretario, fino al 14 aprile 1894; VISONE conte Vincenzo, segretario, fino al 28 novembre 1894; FALLETTI DI VILLAFALLETTO Paolo, segretario, dal 13 dicembre 1894; DE MARTINO Giacomo, addetto; GIANOTTI Enrico Romano, addetto onorario; ZucCARI Luigi, tenente colonnello, addetto militare; VoLPE Raffaele, capitano di vascello, addetto navale.

GIAPPONE

Tokio -DE MARTINO Renato, inviato straordinario e mmtstro plenipotenziario, fino al 18 agosto 1894; 0RFINI conte Ercole, incaricato d'affari, dal 19 agosto 1894; GAsco Alfonso, interprete; CASATI Luigi, interprete, dal 6 gennaio 1895.

GRAN BRETAGNA

Londra -ToRNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, ambasciatore, fino al 7 dicembre 1894, FERRERO Annibale, generale, ambasciatore, dal 4 marzo 1895; HIERSCHEL DE MINERBI conte Oscarre, consigliere, fino al 24 giugno 1894; SILVESTRELLI Giulio, consigliere, incaricato d'affari dall'8 dicembre 1894 al 3 marzo 1895; PAULUCCI DE' CALBOLI Raniero, segretario, fino al 5 febbraio 1895; RANUZZI SEGNI conte Cesare, segretario, dal 22 marzo 1895; DE BosDARI Alessandro, addetto, dal 22 febbraio 1895; CoRSINI Andrea Carlo, addetto onorario; PERSICO Alberto, capitano di vascello, addetto navale.

GRECIA

Atene -FE' D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino all'agosto 1894; PISANI Dossi Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 26 marzo 1895; FRIOZZI Lorenzo, principe di Cariati, segretario, incaricato d'affari dal settembre 1894 al 25 marzo 1895; BoLLATI Riccardo, segretario, dal 30 novembre 1894 al 5 febbraio 1895; DE BOSDARI Alessandro, addetto, fino al 21 febbraio 1895; MARINI Pietro, tenente colonnello, addetto militare (residente a Costantinopoli), sostituito da TROMBI conte Vittorio, maggiore, addetto militare (residente a Costantinopoli).

GUATEMALA

Guatemala -GREPPI conte Antonio, ministro residente.

HONDURAS

GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

MAROCCO

Tangeri -CANTAGALLI Romeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CARAVADOSSI THOET D'AsPREMONT Giulio, addetto, dal 25 agosto 1894; GIANATELLI GENTILE Agesilao, segretario interprete; LAREDO Abramo, vice console.

MESSICO

Messico -CENTURIONE marchese Enrico, ministro residente.

MONTENEGRO

Cettif{I1C-BIANCHI DI LAVAGNA e DI CASTELHIANCO marchese Francesco, ministro residenk, fino al 6 giugno 1894; SANMINIATELLI conte Fabio, ministro residente, dal 7 giugno 1894.

NICARAGUA

GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

PAESI BASSI

Aja -GERBAIX DE SoNNAZ conte Carlo Alberto, inviato straordinario e m1mstro plenipotenziario; POLACCO Giorgio, segretario, fino al 13 giugno 1894; DE GREGORIO marchese Paolo, segretario, dal 13 ottobre 1894.

PARAGUAY

ANFORA DI LICIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 18 dicembre 1894; ANTONELLI conte Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal gennaio 1895 (residenti a Buenos Aires).

PERSIA

Tehcran -DE REGE DI DoNATO Alessandro, ministro residente, fino all'S settembre 1894.

PERU'

Lima -SEGRE David, ministro residente.

PORTOGALLO

Lisbona -SPINOLA marchese Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BERTI Emanuele, segretario, fino al 12 ottobre 1894; BoLLATI Riccardo, segretario, dal 28 settembre al 29 novembre 1894.

ROMANIA

Bucarest-CURTOPASSI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 2 febbraio 1895; BECCARIA INCISA Emanuele, inviato straordinario

e ministro plenipotenziario, dal 3 febbraio 1895; BOLLATI Riccardo, segretario, fino al 7 maggio 1894; MELEGARI Giulio, segretario, dal 14 giugno 1894; OuvoTTO Teodoro, interprete archivista; MARINI Pietro, tenente colonnello, addetto militare (residente a Costantinopoli), sostituito da TROMBI conte Vittorio, maggiore, addetto militare (residente a Costantinopoli).

RUSSIA

Pietrohurr;o -MAROCHETTI barone Maurizio, ambasciatore, fino al 15 gennaio 1895; BOTTARO CoSTA Francesco, segretario, incaricato d'affari dal 16 gennaio 1895; PICCONO DELLA VALLE Remigio, volontario, dal 22 febbraio al novembre 1894; CESANO Pietro, colonnello, addetto militare; CRESPI Francesco. capitano di vascello, addetto navale.

SALVADOR

GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

SERBIA

Belgrado -GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 15 settembre 1894; AvARNA duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 22 dicembre 1894; RANUZZI SEGNI conte Cesare, segretario, fino al 21 marzo 189 5; PoLLIO Alberto, colonnello, addetto militare (residente a Vienna).

SIAM

BARDI Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 4 maggio 1894; GALLINA conte Giovanni, segretario, incaricato d'affari fino al 3 maggio 1894 (residenti in Cina).

SPAGNA

Madrid -MAFI'EI DI BoGuo marchese Carlo Alberto, ambasciatore; DE FoRESTA Alberto, segretario (dal 24 giugno 1894 consigliere); LEVI Giorgio, addetto (dall'8 ottobre 1894 segretario), fino al1'8 gennaio 1895.

STATI UNITI

Washington -FAVA barone Saverio, ambasciatore; IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, segretario; VINCI GIGLIUCCI Giulio Cesare, segretario, dall'l l gennaio 1895; RusPOLI Mario, addetto onorario.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -ZANNINI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FERRARA DENTICE Enrico, segretario, dal 28 febbraio 1894.

SVIZZERA

Berna -PEIROLERI Augusto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VIGONI Giorgio, consigliere, fino al 23 giugno 1894; MAYOR DES PLANCHES Edmondo, consigliere, dal 25 agosto 1894; VINCI GIGLIUCCI conte Giulio Cesare, segretario, fino al 10 gennaio 1895; COBIANCHI Vittore, segretario, fino al 29 novembre 1894; BRUNO Luigi, segretario, dal IO febbraio 1895; FIGAROLO DI GROPELLO Luigi, segretario, fino al 27 novembre 1894; SACERDOTI DI CARROBIO Vittorio, addetto, dal 24 gennaio 1895; PANIZZARDI Alessandro, tenente colonnello, addetto militare (residente a Parigi).

TURCHIA

Costantinopoli -AVOGADRO DI CoLLOBIANO ARBORIO Luigi, ambasciatore, fino al 2 luglio 1894; CATALANI Tommaso, ambasciatore, dal 13 agosto 1894; GuAsco DI BISIO Alessandro, consigliere, fino al 2 febbraio 1895 (incaricato d'affari dal 3 luglio al 12 agosto 1894); BAROLI Carlo, segretario; SALLIER DE LA TouR Giuseppe, segretario, dal 3 novembre 1894; FIGAROLO DI GROPELLO Luigi Gabriele, segretario, dal 30 novembre 1894 al 5 marzo 1895; BOLLATI Riccardo, segretario, dal 6 febbraio 1895; SALVAGO RAGGI marchese Giuseppe, addetto, fino al4 ottobre 1894; SoMMI PICENARDI marchese Gerolamo, addetto onorario; BARONE Antonio, interprete; CHABERT Alberto, interprete; CANGIA' Alfredo, interprete; MARINI Pietro, tenente colonnello, addetto militare, sostituito da TROMBI conte Vittorio, maggiore, addetto militare.

EGITTO

Il Cairo -MACCIÒ Licurgo, agente e console generale, fino al IO marzo 1894; PANSA Alberto, agente e console generale, dall'Il marzo 1894.

TUNISIA

Tunisi-MACHIAVELLI Giovambattista, agente e console generale; GAVOITI Fabrizio, vice console, fino al 27 febbraio 1894; CARLETTI Tommaso, vice console; MISSIR Oscarre, interprete, fino al 23 febbraio 1894; SciALOM Giuseppe, interprete, dal 24 febbraio 1894.

BULGARIA

Sofia.-RIVA Alessandro, agente e console generale; SAINT MARTIN Giuseppe, vice console, fino al 29 marzo 1894; Rossi Lorenzo, vice console, dal 30 marzo 1894; BoTTALICO Enrico, interprete.

URUGUAY

ANFORA DI LrciGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 18 dicembre 1894; ANTONELLI conte Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal gennaio 1895 (residenti a Buenos Aires).

VENEZUELA

Caracas -PIRRONE Giuseppe, ministro residente, dal 12 aprile 1894.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

( Situa::ione dal 15 dicembre 1893 al 31 mar::o 1895)

Argentina: DEL Vrso Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino all'Il marzo 1894; DEL Vrso Antonio junior, primo segretario, incaricato d'affari dal 15 marzo 1894.

Austria-Ungheria: VON BRUCK barone Karl, ambasciatore; VON EPERJESY Albrecht, consigliere; SzECSEN conte Nikolaus, segretario (dal giugno 1894 consigliere); DUMBA Konstantin, segretario, fino al gennaio 1894; F0RSTENBERG Karl Emi!, addetto, dal 20 gennaio 1894; voN HERBERSTEIN conte Maximilian, addetto; VON MITSCHA, addetto, dal marzo 1894; VON PoTT Emi!, colonnello, addetto militare; SoLTYK conte Stanislav, tenente di vascello, addetto navale.

Baviera: VON PODEWILs-DDRNIZ barone Klemens, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VON GuTTEMBERG, barone, segretario (dal giugno 1894 consigliere).

Belgio: VAN Loo August, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MoNCHEUR barone Ludovic, consigliere; SAINCTELETTE Maurice, primo segretario.

Brasile: REGIS DE OLIVFIRA Francisco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 21 dicembre 1893; LrsBOA Enrique, primo segretario, fino al marzo 1895; CII A VES Bruno, primo segretario, dal marzo 1895; RODRIGUEZ ToRRES Alfredo, secondo segretario.

Cile: BuLNES Gonzalo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; IRARRAZAVAL ZANARTU G., primo segretario; lRARRAZAVAL ZANARTU Alfredo, capitano di cavalleria, addetto militare, fino al maggio 1894; GoNI Roberto, colonnello di fanteria, addetto militare, dal settembre 1894. (La legazione aveva sede a Berlino).

Cina: Su-:· Fu-CHENG. inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario, fino al giugno 1894; KuNG T A-JEN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. dal 16 marzo 1895. (La legazione aveva sede a Londra).

Colmnbia: HuRTADO José Marcelino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE CASTRO Aurelio, colonnello, primo segretario, fino all'agosto 1894; CASAS Nicolas José, primo segretario, dall'agosto 1894; DE SANTA MARIA Manuel, secondo segretario.

Danimarca: DE KNUTH conte Joachim Sigmund Ditlev, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

hancia: BILLOT Albert, ambasciatore; DE LAVAUR DE SAINTE FoRTUNADE visconte Henri, consigliere; PATENÒTRE Louis, secondo segretario; PASCAL Henri, terzo segretario; CmvoT Georges, addetto, dal 27 dicembre 1893; GIRARD-PINSONNIÈRE Félix. tenente colonnello. addetto militare; LE NEPVOU DE CARFORT, conte, capitano di fregata, addetto navale, fino al maggio 1894; JoussELIN Lucien, tenente di vascello, addetto navale, dal maggio 1894.

Germania: zu SoLMS SoNNENVALDE conte Everard, ambasciatore, fino al 26 dicembre 1893; BDww Bernhard, ambasciatore, dal 25 gennaio 1894; VON MDLLER Felix, consigliere; VON BELOW-SCHLATAU, secondo segretario, fino all'agosto 1894; VON HoHENLOHE-OEHRINGEN principe Hans, secondo segretario, dall'agosto 1894; VON REuss principe Heinrich XXXI, addetto, dal novembre 1894; VON WILLICH Alfred, addetto; voN ENGELBRECHT Karl, tenente colonnello, addetto militare; VON PLESSEN barone Wulff, capitano di fregata, addetto navale, fino al marzo 1895.

Giappone: NAKASHIMA Nobuyuki. inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al luglio 1894; T AKAliiRA Kogoro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 23 ottobre 1894; ANENOKOSI Kintomo, segretario; ADATCI Mineiteiro, addetto, dal gennaio 1894; JJITI Hikojiro, tenente di vascello, addetto navale, fino al luglio 1894; KOICHI Fujii, tenente di vascello, addetto navale, dal luglio al novembre 1894.

Gran Bretagna: FORD sir Francis Clare, ambasciatore, dal 12 gennaio 1894; EDWARDES Henry G., primo segretario, incaricato d'affari fino all'li gennaio 1894; STRONGE Francis William, secondo segretario, fino al novembre 1894; FAIRFAX CARTWRIGIIT L., secondo segretario, dal novembre 1894; RAIKES Arthur Stewart, secondo segretario; BARCLAY Georges Head, secondo segretario, fino al novembre 1894; FRASER Edmund, secondo segretario, dal dicembre 1894; R USSELL Theo, addetto; LE CLERC Egerton George, capitano di vascello, addetto navale; NEVILLE CUSTANCE Reginald, capitano di vascello, addetto navale; SLADE John Ramsay, tenente colonnello, addetto militare.

Grecia: CoUNDOURIOTIS D., incaricato d'affari.

Guatemala: CRUZ Fernando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. (La legazione aveva sede a Parigi).

Messico: EsTEVA Gonzalo A., mm1stro residente: LERA Carlos Amerigo. primo segretario, fino al novembre 1894; CANEDO Salvador, primo segretario, dal gennaio 1895: MoRALES Vicente, secondo segretario. fino al settembre 1894: EsTEVA Eduardo A., addetto. fino all'ottobre 1894; LA VISTA RafaeL addetto. dal marzo all'agosto 1894; MARIN Francisco. addetto, dal marzo all'agosto 1894.

Paesi Bassi: VAN WESTENBERG Bernard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN MAREES; VAN SwiNDEREN Renato. segretario. fino al maggiO 1894; VAN CnTERS Adolf. segretario. dal maggio 1894.

Peni: CANEVARO José Francisco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ALZAMORA Lizardo. primo segretario; DE ALTHAUS Augusto, colonnello.. addetto militare.

Portogallo: DE CARVALHO Y V ASCONCELLOS Mathias. inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SEQUEIRA TlllcDIM Augusto, primo segretario.

Romania: LAHOVARY Alexandru E., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; KRETZULESCU Emanuel, primo segretario, fino all'ottobre 1894: ZAMFIRESCU Duilius, primo segretario, dall'ottobre 1894; GHIKA Theodoro. secondo segretario. tino all'ottobre 1894; BmEscu Spiridion, secondo segretario. dall'ottobre 1894.

Russia: VLANGALY Aleksandr, ambasciatore: DE MEYENDORFF barone Erncst. consigliere; BARATOV principe Nikolaj. primo segretario. fino al novembre 1894: BAGGOVOUT Victor. secondo segretario (dal novembre 1894 primo segretario): KELLER conte Aleksandr, secondo segretario, dal tebbraio 1895; DE KREUZ conte. addetto, fino all'aprile 1894; TRUBECKOJ principe Nikolaj, tenente colonnello. agente militare.

Serbia: SIMI( Dorde, inviato straordinario e ministro plcnipotcnziario. fino al 23 gennaio 1894: STEié' Pjotr. inviato straordinario c ministro plenipotcnziario, dal 13 dicembre 1894; BARLOVATZ Dorde, primo segretario, fino al 12 dicembre 1894 (incaricato d'affari dal 24 gennaio al 12 dicembre 1894). (La legazione aveva sede a Vienna fino al dicembre 1894).

Siam: VADHANA principe, inviato straordinario e ministro plcnipotenziario; LUANG VISAIT, primo segretario; WILBERFORCL WYKE, segretario; LUANG VISUTR, addetto; LUANG BIIAKDI, addetto. (La legazione aveva sede a Parigi).

Spagna: RAscoN conte Juan Antonio. ambasciatore; DE RoJAS Y ALol\SO Federico. primo segretario, fino al 28 ottobre 1894; PEREZ CABALLERO Juan, primo segretario. dal 29 ottobre 1894; AYALA Ramon Gaytan. dc, secondo segretario. fino al 6 gennaio 1895: CRESPO Servando, secondo segretario. dal 7 gennaio 1895: TOVIA Y MARTINEZ Fernando, terzo segretario, fino al IO luglio 1894: GONZALEZ DE SALA ZAR ] uan. terzo segretario, dal 23 luglio 1894; DE LA GANDARA Y PLAZAOLA marchese José, addetto: VALLES Camilo, colonnello, addetto militare, dall'aprile 1894.

Stati Uniti: PoTTER William, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al lO marzo 1894; MAC VEAGI-I Waine, ambasciatore, dalr Il marzo 1894; WHITEHOUSE H. Remsen, segretario, fino all'ottobre 1894; ANDERSON Larz, segretario, dall'ottobre 1894; BINGHAM Theodor, capitano, addetto militare, fino all'ottobre 1894; ScRIVEN George Percival, capitano, addetto militare, dall'ottobre 1894; VREELAND C.E., tenente di vascello, addetto navale.

Sre::ia e Nonegia: DE BILDT barone Cari Nils Daniel. inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Svi::::era: BAVIER Simon, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario; Pl(mA Jean Baptiste, consigliere, fino al dicembre 1894; GRAFFINA Gustave, primo segretario, dal dicembre 1894: DE SALIS Ferdinand, addetto (dal dicembre 1894 secondo segretario).

Turchia: MAIIMUD Nedim bey, ambasciatore; PANGIRI bey. consigliere; CARATIIEODORY effendi. primo segretario, fino al marzo 1894: CouYOUMDJAN Ohanes bey, primo segretario, dal 28 maggio 1894; RECIIID bey, secondo segretario; FAHREDDIN bey, terzo segretario: AmL bey. addetto; NIZAMY Osman bey, colonnello. addetto militare.

Uruguay: VAZQUEZ-SAGASTUME José, inviato straordinario e mm1stro plenipotenziario (assente), fino al 28 aprile 1894; DIAZ Teofilo Eugenio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 29 aprile al 20 agosto 1894; ROVIRA Enrique, primo segretario. incaricato d'affari dal 21 agosto 1894; DE DoviTIIS Ubaldo Julio, addetto onorario: FERRARI Juan Manuel, addetto onorario.